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Complicità e sospetti


Will è un architetto, compagno della svedese Liv, che ha una figlia frutto del primo matrimonio, Bea, una ragazzina tredicenne autistica
con problemi comportamentali e di alimentazione, interessata solo alla ginnastica artistica, che segue ossessivamente,
Con il suo amico e collega Sandy, Will trasferisce nella zona di King Cross il suo studio ,dove però viene preso di mira da un misterioso ladro che sistematicamente lo deruba delle apparecchiature elettroniche, computer e personal; dopo l’ennesimo furto, Will e Sandy decidono di stazionare la notte fuori dallo studio fino a quando Will scopre l’autore dei furti.
Si tratta di un giovane bosniaco, figlio di una sarta profuga di guerra, Amira; con la scusa di farsi riparare una giacca Will va a casa della donna, ma il fascino di Amira lo coinvolgerà in una storia d’amore che metterà ancora più in crisi la sua relazione con Liv…
Complicità e sospetti,diretto nel 2008 da Anthony Minghella gioca tutte le sue carte da un lato sull’analisi delle relazioni amorose tra i protagonisti del film e dall’altra su un’analisi descrittiva della vita della Londra cosmopolita ma al tempo stesso estraneante, quasi indifferente proprio alla multi etnicità che necessariamente ospita.


Tutto ruota al perno principale della vicenda, Will, un architetto che vorrebbe essere l’artefice di uno sviluppo urbano sostenibile e che contemporaneamente deve fare i conti con una vita privata arrivata ad un punto morto;
sarà proprio l’incontro con Amira, che vive una condizione personale completamente opposta a quella del borghese e integrato Will a mettere in crisi l’architetto, le sue certezze e il suo rapporto con Liv, troppo distratta dall’angosciante quotidianità che deriva dalla faticosa gestione della figlia per accorgersi del progressivo allontanamento dell’uomo.
Il dramma sentimentale va quindi a complicare le cose.
La visione di Londra, con le sue contraddizioni, il suo urbanesimo sospeso tra il passato e la voglia di futuro fanno da semplice sfondo al vero fulcro del film, il sentimento.
L’eterno amore, ancora una volta, viene analizzato questa volta nella diversità di condizione sociale; se Will è il rappresentante della Middle Class londinese, bello e affermato, in possesso di tutti gli emblemi (effimeri) dello status quo, dall’auto di lusso alla bella casa,dagli abiti firmati agli orpelli tecnologici dall’altro per contraltare c’è Amira, profuga di una guerra sanguinosa,quella bosniaca; la donna,trapiantata in una Londra così lontana dal suo stile di vita, quasi un’emarginata, con una vita fatta di sacrifici,rinunzie,resa angosciante anche dalla consapevolezza della maternità delusa da un figlio irriconoscente,che vive ai margini della legge, ma anche della società.


Due esistenze inconciliabili che però troveranno un punto di contatto, un’attrazione in grado di abbattere anche se solo temporaneamente gli steccati innalzati proprio da una società stratificata in classi e che vuole ricchi e nullatenenti divisi proprio dal possesso.
Nel film non è che accada chissà cosa.
Siamo nei paraggi del genere sentimentale drammatico, affrontato da Minghella con un linguaggio semplice e diretto, teso a mostrare principalmente gli aspetti dell’amore messo di fronte a difficoltà apparentemente insormontabili; il finale restituisce allo spettatore un rassicurante quanto ipocrita
riallineamento dei valori iniziali.
Ognuno ritorna alla vecchia vita, forse arricchito personalmente dall’accaduto ma conscio delle differenze sociali che non possono essere colmate; non siamo al finale dolce delle favole, ma a quello realistico che vuole che anche le cose belle abbiano un termine.
Niente happy end.


O almeno non quello sciropposo e sdolcinato dell’amore che trionfa su tutto, ma un happy end c’è comunque perchè se da un lato Will comprende che il legame con Liv ne esce rafforzato,dall’altro Amira evita che suo figlio finisca in galera,marchiato per sempre.
Anzi, il giovane potrà ricavare dalla vicenda lo slancio per tentare una problematica integrazione,un inquadramento in una società che dovrà vederlo non come antagonista,ma come disciplinato cittadino.
Un film discreto, a cui giova sicuramente l’ottima prova del cast,che include un sempre affascinante Jude Law nei panni di Will, una bella prova offerta da Robin Wright (Liv) e dalla sempre brava Juliette Binoche (Amira),forse un tantino poco credibile nei panni di una donna bosniaca ma in grado,con la sua classe e con le sue grandi doti recitative di colmare il gap.

 

 

Complicità e sospetti

Un film di Anthony Minghella. Con Jude Law, Martin Freeman, Juliette Binoche, Robin Wright, Ray Winstone, Vera Farmiga, Rafi Gavron, Poppy Rogers, Juliet Stevenson, Ed Westwick Titolo originale Breaking and Entering. Drammatico, durata 120 min. – USA, Gran Bretagna 2006. – Buena Vista International Italia

Jude Law: Will Francis
Juliette Binoche: Amira
Robin Wright Penn: Liv
Rafi Gavron: Mirsad “Miro” Simić
Martin Freeman: Sandy
Ed Westwick: Zoran
Velibor Topić: Vlado
Rad Lazar: Dragan
Poppy Rogers: Beatrice
Anna Chancellor: Kate
Juliet Stevenson: Rosemary
Mark Benton: Legge
Ray Winstone: Bruno Fella
Vera Farmiga: Oana

Regia Anthony Minghella
Soggetto Anthony Minghella
Sceneggiatura Anthony Minghella
Fotografia Benoît Delhomme
Montaggio Lisa Gunning
Musiche Gabriel Yared, Underworld

aprile 15, 2020 - Posted by | Sentimentale | , , , ,

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