Nude per l’assassino
Durante una pratica d’aborto, una ragazza muore per arresto cardiaco; il dottore che le praticava l’aborto, sconvolto, chiama un amico per simulare un incidente, immergendo la ragazza in una vasca d’acqua. In qualche modo la ragazza è legata ad una agenzia fotografica, la Albatros,diretta da Gisella, un’ambigua donna con un marito voyeur e impotente .
Edwige Fenech
Da quel momento si vedranno cadere, sotto i colpi di un misterioso killer, molti dei suoi componenti. Il primo ad essere colpito è un fotografo, che viene brutalmente assassinato. E’ poi la volta di Lucia (Femi Benussi), una giovane modella che Carlo (Nino Castelnuovo), un donnaiolo fotografo dello studio, ha conosciuto in uno stabilimento al coperto, e che con lei ha avuto una breve relazione.
La polizia inizia ad indagare, e i sospetti sembrano concentrarsi proprio su carlo. Che, nel frattempo ha intrecciato una relazione con la bellissima Magda (Edwige Fenech),e che sembra essere al centro della vicenda. Tocca poi al marito di Gisella essere ucciso, e in rapida successione tocca alla donna stessa. Ormai la polizia è sulle tracce di Carlo, ritenendolo l’assassino seriale;ma Carlo, che ha seguito Gisella, ricattata da un personaggio misterioso, assiste all’omicidio di quest’ultima, e riesce a scattare, con una pellicola all’infrarosso, dei fotogrammi del misterioso assassino.
Che rapisce Magda, e la trascina a casa di Stefano e Doris, altri due personaggi legati alla Albatros, che vengono uccisi in maniera efferata. L’intervento provvidenziale di Carlo salva Magda , che alla fine scopre la vera identità e il movente dei misteriosi omicidi.
Nonostante i molti buchi della sceneggiatura, Nude per l’assassino è un thriller di discreta fattura, diretto da Andrea Bianchi nel 1975.Il titolo, molto ammiccante, risulta particolarmente adeguato alla pellicola; dalla Benussi con qualche chiletto di troppo, alla splendida Fenech, questa volta con una curiosa capigliatura alla maschiaccio, passando per Erna Schurer e Giuliana Cecchini, è tutto un proliferare di generosi nudi frontali. Che, se vogliamo, è comunque un bel vedere. Le musiche sono di Berto Pisano, che ben si adattano all’atmosfera leggermente dark del film, che per buona parte del secondo tempo è stato girato in penombra.
Forse il neo maggiore è nei dialoghi, spesso infantili. Ma una volta tanto le scene di sangue sono contenute, senza alcuna concessione allo splatter
Nude per l’assassino, un film di Andrea Bianchi. Con Femi Benussi, Nino Castelnuovo, Edwige Fenech, Erna Schurer,Solvi Stubing, Franco Diogene Drammatico, durata 93 min. – Italia 1975
Edwige Fenech -Magda
Nino Castelnuovo -Carlo Gunter
Femi Benussi-Lucia Cereser
Solvi Stubing -Patrizia
Giuliana Cecchini-Gisella Pozzani Mayer
Franco Diogene -Maurizio Pozzani
Erna Schürer -Doris
Regia Andrea Bianchi
Soggetto Andrea Bianchi
Sceneggiatura Massimo Felisatti
Casa di produzione Fral Cin.ca
Fotografia Franco Delli Colli
Montaggio Berto Pisano
Musiche Francesco Bertuccioli
Scenografia Sergio Palmieri
Costumi Adriana Manini, Clary Mirolo
Trucco Marcello Di Paolo
Quel gran pezzo della Ubalda, tutta nuda e tutta calda
Si potrebbe dire un titolo,un programma.
In effetti la pellicola di Mariano Laurenti non si discosta molto dal filone dei decamerotici,ovvero quei film che inondarono i cinema all’indomani del fortunato esordio del capostipite della file,Il Decameron di Pasolini,opera di ben altra fattura rispetto ai pruriginosi seguiti che proliferarono per molto tempo,saccheggiando il repertorio classico della letteratura boccaccesca italiana,con madonne dal caldo inferno,Masucci napoletani con le braghe in mano e altri titoli che per lo meno denotavano un buon sforzo di fantasia.
In questa pellicola la Ubalda,una splendida Edwige Fenech,è sposata ad un mugnaio,Mastro Oderisi,e d è insidiata,per la sua bellezza,da un soldato di ventura,uno sfigatissimo Pippo Franco,che è stato allontanato dal talamo coniugale dalla moglie,interpretata da Karin Schubert.
Dopo una serie di vicissitudini che potremmo definire boccaccesche,il mugnaio e il soldato di ventura decideranno di scambiarsi le mogli,ma non potranno farlo per la presenza delle cinture di castità.
Uno dei film che lanciò la bellezza sfolgorante della Fenech,e questo basterebbe a cantarne le lodi;in realtà il film,pur con qualche trovata divertente,non fece altro che ammiccare ad un certo tipo di cinema,quello pruriginoso e scollacciato che forte della liberalizzazione dei costumi cinematografici,impose per molto tempo una teoria di bellezze nude e impegnate in improbabili triangoli amorosi.
Pippo Franco e Gabriella Giorgelli
Il Decameron di Pasolini aveva tentato di giustificare il sesso come forma di liberazione,l’unica possibile,in un medioevo in cui ai poveri altro non era concesso,se non un libero e sfrenato erotismo;un’opera anti clericale e anti potere.
Il film di Laurenti invece,non avendo alcuna velleità,gioca tutto su un erotismo pecoreccio e su battute da caserma;ma in fondo,chi andava a vedere questi film,sapeva benissimo a cosa andava incontro.
E perlomeno,in mezzo a tanta immondizia che invase i cinema,Quel gran pezzo dell’Ubalda qualche risata riuscì davvero a strapparla.
Un film di Mariano Laurenti. Con Umberto D’Orsi, Edwige Fenech, Pippo Franco, Karin Schubert, Alberto Sorrentino, Pino Ferrara, Bruno Boschetti, Gabriella Giorgelli, Gino Pagnani, Carla Mancini, Renato Malavasi, Renato Montalbano. Genere Commedia, colore 91 minuti. – Produzione Italia 1972.
Edwige Fenech: La Ubalda
Pippo Franco: Olimpio de’ Pannocchieschi
Karin Schubert: Fiamma
Umberto D’Orsi: Mastro Oderisi
Pino Ferrara: frate manesco
Gino Pagnani: Mastro Deodato
Alberto Sorrentino: notaio Adone Bellezza
Renato Malavasi: medico
Dante Cleri: Cantarano Da Nola
Gabriella Giorgelli: ragazza nel fienile
Regia Mariano Laurenti
Soggetto Tito Carpi, Luciano Martino
Sceneggiatura Carlo Veo, Tito Carpi
Fotografia Tino Santoni
Montaggio Giuliana Attenni,
Musiche Bruno Nicolai
Scenografia Antonio Visone
Agostina Belli
Anna Maria Magnoni, in arte Agostina Belli, è nata a Milano il 13 aprile del 1949. Donna bellissima, dagli occhi molto espressivi, talento da vendere, Agostina ha avuto una carriera decisamente particolare, in bilico tra un cinema d’elite e uno molto più attento al commerciale.
Inizia a lavorare mentre è impegnata come commessa alla Rinascente, a Milano; è un lavoro che le sta stretto, così un giorno del 1968 si reca ad un provino dal regista Carlo Lizzani, che sta per avviare le riprese di Banditi a Milano, film ispirato alle tragiche gesta della banda Cavallero, che insanguinò Milano negli anni 60.
Giornata nera per l’ariete 1972
Nel film Vai avanti tu che mi viene da ridere
La prendono nel cast, nel quale c’è il grande Volontè; lei ha una piccola parte, ma basta per mostrare di quale bellezza, e di quale temperamento sia dotata. Nel 1969 arriva una parte leggermente più ampia, nel film Il terribile ispettore, di Mario Amendola, nel quale è Giorgina, al fianco della giovane promessa Paolo Villaggio e con consumati attori come Campanini e Mulè; nel 1970 accetta diversi lavori, quasi tutti di mediocre livello, come Faccia da schiaffi,Formula 1 -nell’inferno del Grand Prix e Angeli senza paradiso; nel film, diretto da Fizzarotti, è al fianco di Albano, che intrerpreta Schubert e della futura moglie di quest’ultimo Romina Power.
Tre fotogrammi tratti da Barbablu, girato con Richard Burton
Durante la lavorazione del film è vittima di un grave incidente stradale, che la costringerà a lunghe e dolorose cure. Sempre nel 1970 accade un altro fatto che segnerà in maniera profonda la vita dell’attrice. Viene uccisa,nella pensione che gestisce, sua madre.
All’onorevole piacciono le donne
Con Gassman in Profumo di donna
La sua carriera decolla e si moltiplicano le offerte di lavoro; è un’attrice espressiva, capace di ricoprire ruoli drammatici o comici, senza grossi problemi. Arrivano così il musicarello Ma che musica maestro, Giornata nera per l’ariete nel ruolo di Giulia, al fianco di Franco Nero, lo spassoso ruolo di Fulvia nel film di Pasquale Festa Campanile La calandria, nel quale recita con la Bouchet e con Lando Buzzanca, l’idolo del momento.
Con un giovane Christian De Sica in Conviene far bene l’amore
Nel 1972 è sul set di film di grosso livello, e sopratutto film ben visti dalla critica e supportati da ottimi incassi: Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto, in cui recita al fianco di Gassman e di Paolo Villaggio, nel ruolo di Rosalia nel pluri premiato film della Wertmuller Mimi metallurgico ferito nell’onore, maiuscola prova di un giovane ,Giancarlo Giannini, nel graffiante e sottovalutato All’onorevole piacciono le donne, opera straordinaria di Lucio Fulci, nella quale rivaleggia in bellezza con la Antonelli e con la Strindberg, oltre che con la sfortunata Eva Czemerys.
Nel film di Risi Telefoni bianchi
A chiudere l’anno, strepitoso, arriva Barbablù, un successo internazionale conosciuto anche come Bluebeard. Lei è Caroline, una delle moglie di Barbablu, un grande Richard Burton. Il cast è stellare, e comprende Virna Lisi, Marilu Tolo,Nathalie Delon,Raquel Welch. Lei, con la sua bellezza delicata, non sfigura affatto.
Un taxi color malva
E’ una prova maiuscola, che le permette, nell’anno successivo, di avere la parte della protagonista in Sepolta viva di Aldo Lado; lei interpreta Christine, la moglie di un conte che viene fatta sparire in una torre per evitare che possa far cambiare politica al marito, dalla quale riemergerà con il classico happy end.Il successo è grande, e sul set del film conosce l’attore Fred Robsham, con il quale condividerà una lunga parentesi sentimentale. Il 1974 la consacra a star di prima grandezza; dopo aver girato film commerciali, che si chiamano Baciamo le mani, di Schiraldi, Quando l’amore è sensualità, con la bella e algida svedese Ewa Aulin, per la regia di Vittorio De Sisti, Revolver, di Sergio Sollima, al fianco di una star come Oliver Reed e di Fabio Testi, interpreta il ruolo di Veronica nel lacrima movies L’ultima neve di primavera. Il film, sorretto da una bella colonna sonora, di Franco Micalizzi, da una storia intrigante per il grande pubblico, diviene un campione d’incassi, portando la notorietà di Agostina a livelli eccellenti.Accetta molti ruoli, alcuni francamente interpretati solo per denaro; è il caso di Virilità, de Il lumacone e del film La governante. Ma accetta anche il ruolo di Sara nel capolavoro di Risi, Profumo di donna, film candidato all’oscar anche e sopratutto per la gigantesca prova di Vittorio Gassman.
Accanto al capolavoro di Risi, interpreta anche il pessimo Il figlio della sepolta viva,Il piatto piange di Paolo Nuzzi e Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno di Luciano Salce. Nel frattempo la Belli ha cambiato vita, andando a vivere nella quiete della campagna romana; è una donna che non ama la ribalta, e qualche giornalista è costretto ad inventarsi gli scandali essendo la Belli scevra da manie di protagonismo. Si moltiplicano le apparizioni:recita con Pozzetto in Due cuori e una cappella, diretta da Lucidi, in Conviene far bene l’amore di Festa Campanile, e sopratutto in Telefoni bianchi, da assoluta protagonista; il film di Risi non è un granchè, e si regge proprio sulla superba recitazione della Belli. Il successo internazionale riportato da Profumo di donna le permette di scegliere film che varcano i confini nazionale: lavora in Un taxi color malva, film diretto da Boisset,al fianco di Noiret, della Rampling e del mito Fred Astaire e in Holocaust 2000, al fianco di Kirk Douglas, nel discusso film di De Martino sull’anticristo che sulle orme di Daniel Thorne ripesca la storia di Omen-Il presagio cercando di riportarla in auge.
Holocaust 2000
I film successivi segnano una netta inversione di tendenza:Doppio delitto, Suggestionata, Disposta a tutto sono film di routine. Non c’è più quella scintilla che aveva caratterizzato le sue ultime interpretazioni, e dopo aver interpretato con bravura il film Enfantasme, di Claudia Lanza, nel 1978, rimane in disparte per 4 anni. Torna nel 1982 al fianco di Lino Banfi in Vai avanti tu che mi viene da ridere, di Giorgio Capitani, nel quale è Andrea, che si finge un travestito per sfuggire ad un killer.Una commedia spassosa, che mostra come Agostina sia in possesso di eccezionali capacitò comiche. Ma, imprevedibilmente, scompare dagli schermi. Nulla trapela sui motivi per cui sceglie di ritirarsi dagli schermi, e lei, che protegge la sua via privata in maniera maniacale, non spiega i motivi del ritiro. Appare solo in qualche fiction tv, poi, nel 1987 nei film Soldati-365 all’alba, diretta da Marco Risi e in Una donna da scoprire, per la regia di Sesani. Da allora, solo qualche particina in serie tv, prima della rentree prevista nel film Amore che vieni amore che vai
Un amour interdit
Una decisione, quella della Belli, apparentemente senza motivi; sopratutto inspiegabile, alla luce della grande popolarità che aveva sul finire degli anni settanta; un vero peccato, perchè Agostina ha calcato le scene con grazia, con bravura. Sopratutto con il suo enorme fascino.
Uno su due (2006)
Favola (1996)
Fratello dello spazio 1988
Una Donna da scoprire, (1987)
Soldati – 365 all’alba (1987)
Torna (1984)
La Guérilléra, 1982
Vai avanti tu che mi vien da ridere (1982)
Enfantasme 1978
Suggestionata 1978
Manaos 1978
Doppio delitto (1977)
Holocaust 2000 (1977)
Disposta a tutto (1977)
Un Taxi color malva 1977
Cara sposa (1977)
Telefoni bianchi (1976)
Giochi di fuoco (1976)
Conviene far bene l’amore (1975)
Due cuori, una cappella (1975)
Profumo di donna (1974))
Il Piatto piange (1974)
Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno (1974)
Il Figlio della sepolta viva (1974)
La Governante (1974)
Virilità (1974))
Il Lumacone (1974)
L’Ultima neve di primavera (1973)
Revolver (1973)
Quando l’amore è sensualità (1973)
Baciamo le mani (1973)
Sepolta viva (1973)
Barbablù 1972
All’onorevole piacciono le donne(1972)
Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972
Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto (1972)
La Notte dei diavoli (1972)
La Calandria (1972)
Giornata nera per l’ariete (1971)
Ma che musica maestro (1971)
Il Castello dalle porte di fuoco (1970)
Angeli senza paradiso (1970)
Il Caso ‘Venere privata’ (1970)
Faccia da schiaffi (1970)
Formula 1 – Nell’Inferno del Grand Prix (1970))
Il Terribile ispettore (1969)
Banditi a Milano 1968
Due cuori e una cappella, nella foto con Renato Pozzetto
Manaos
Con Oliver Reed in Revolver
Con Giancarlo Giannini in Mimi metallurgico
L’ultima neve di primavera
Il castello dalle porte di fuoco
Il genio
Fratello nello spazio
Formula 1 nell’inferno del Grand Prix
On ne le dirà pas aux enfants
Virilità
La guerillera
La governante
Il terribile ispettore
Il lumacone
Il genio
Il caso Venere privata
Giochi di fuoco
Cara sposa
Banditi a Milano
Favola
La notte dei diavoli
Angeli senza paradiso
Soldati-365 all’alba
Vi prego di dedicare pochi secondi per rispondere al sondaggio che segue:le vostre opinioni sono importantissime!
Justine, ovvero le disavventure della virtù
Mentre è rinchiuso in carcere, il marchese Geremy Donatien De Sade (Klaus Kinskj), si dedica alla scrittura di un romanzo, Justine e Juliette.
Le protagoniste sono due sorelle molto diverse tra di loro; mentre Juliette è libertina e dai costumi facili, Justine è una ragazza morigerata e dalle ferme virtù. Un giorno restano orfane, e sono costrette ad andar via dal collegio in cui vivevano.
Mentre Juliette trova immediatamente la sua strada, andando a lavorare in un postribolo, per Justine l’unica strada percorribile è quella della domestica.
Ma nella casa dove va a vivere, il padrone si incapriccia di lei, e poichè non vuol cedere alle sue avance, la ragazza viene ingiustamente accusata di furto, imprigionata e condannata a morte. Grazie alla Debois, una ladra famosissima che la prende in simpatia, evade dal carcere e segue la sua nuova protettrice a casa sua.
Dove ben presto diventa la preda ambita dei compagni di ventura della donna; qui Justine conosce il timido Raymond, un pittore, e si innamora di lui. L’uomo la strappa dai delinquenti e la porta a vivere con se; ma ben presto le guardie reali scoprono il suo nascondiglio, e lei fugge per andare a trovare rifugio da un nobile, il marchese di Bressac.
L’uomo, che ha in mente di uccidere la moglie, la mette al corrente delle sue intenzioni. Dopo aver commesso l’assassinio, Bressac decide di liberarsi di Justine, non prima di averla marchiata con l’infamante M, che distingueva i criminali dalla gente per bene. Ancora una volta Justine fugge, e questa volta trova rifugio in un convento.
Ma il convento è abitato da una masnada di monaci violenti, sadici e dediti ai piaceri della carne. All’interno dello stesso, infatti, altre ragazze sono costrette a soddisfare le voglie oscene dei prelati. Un incendio permette a Justine di fuggire, ma questa volta il nemico è la sua vecchia protettrice, la Dubois, che la costringe ad esibirsi in un circo, nuda. Alla vista dell’infamante M., il pubblico la indica come assassina, e per Justine sarebbe finita se in quel momento non passasse sua sorella Juliette………….
Diretto da Jesus Franco, il film, aldilà delle nudità generose di una giovane Romina Power, si segnala per l’ambientazione, per i costumi e per il cast, di alto livello, nel quale spiccano Terence Stamp, la Koscina, Kinsky, Rosalba Neri e Rosemary Dexter.Le musiche sono di Bruno Nicolai.
Justine, ovvero le disavventure della virtù
Un film di Jesus Franco. Con Klaus Kinski, Akim Tamiroff, Jack Palance, Sylva Koscina, Romina Power, Maria Rohm, Rosalba Neri Titolo originale Marquis de Sade: Justine. Erotico, durata 124′ min. – Italia 1969.
* Romina Power: Justine
* Klaus Kinski: Marchese de Sade
* Maria Rohm: Juliette
* Jack Palance: Fratello Antonello
* Akim Tamiroff: Mr. de Harpin
* Howard Vernon: Fratello Clement
* Horst Frank: Marchese de Bressac
* Harald Leipnitz: Raymond
* Sylva Koscina: Marchesa de Bressac
* Mercedes McCambridge: la Dubois
* Rosalba Neri: Florette
* José Manuel Martín: Victor
* Gérard Tichy: il Conte
* Carmen del Rio: Mme de Buisson
* Rosemary Dexter: Claudine
* Gustavo Re: Mr. Desroches
* Serena Vergano: una prigioniera
* Jesús Franco: un ciarlatano
* Claudia Gravi: Olivia
* Luis Ciges: Rudolf
* Oscar Angel Petit: Jasmin
* Mike Brandel: Pierre
Regia Jesús Franco
Soggetto Justine o le disavventure della virtù del Marchese de Sade
Sceneggiatura Harry Alan Towers
Produttore Towers of London,
Corona Filmproduktion,
Aica Cinematografica
Fotografia Manuel Merino
Montaggio Nicholas Wentworth
Musiche Bruno Nicolai
Scenografia Santiago Ontañón
Florinda Bolkan
Attrice brasiliana, nata a Uruburetama, un piccolo centro con meno di 20.000 abitanti, nello stato del Ceara, nel 1941. E’ arrivata al cinema relativamente tardi, a 27 anni, quando lavorava come hostess sulle linee aeree del suo paese; venne notata da Marina Cicogna,una produttrice cinematografica molto importante, che la volle con se per introdurla nel mondo del cinema. L’occasione arrivò immediatamente; il regista Luchino Visconti, che stava per girare La caduta degli dei, la volle nel cast del film, anche se con una piccola parte, quella di Olga.
La caduta degli dei
Florinda Bolkan in Una stagione all’inferno
Nel frattempo lavora con il regista italiano Giuliano Montaldo, che la portò nel cast di Gli intoccabili, nel quale l’attrice brasiliana intepreta il ruolo di Joni Adamo; è un film importante, con un cast di alto livello, nel quale spiccano gli attori Cassavetes e Falk, oltre a Gena Rowlands e Britt Ekland. Nel 1969 arriva il personaggio di Nina nel film di Giuseppe Patroni Griffi Metti una sera a cena;
La Bolkan nel film di Patroni Griffi Metti una sera a cena
Florinda è bellissima nel ruolo di Nina, moglie dello scrittore Michele, che avrà una torbida relazione con Max, da quale si separerà prima di avviare un menage a trois con il marito e l’amante. La bravura e la bellezza della Bolkan non passano di certo inosservate.
E dopo due lavori minori come Il ladro di crimini e Un detective, arriva Una stagione all’inferno, film diretto da Nelo Risi, nel quale Florinda interpreta il ruolo di Gennet,amore totale dello scrittore maledetto Rimbaud. Nel 1970 arriva la consacrazione a star di livello; dopo il buon E venne il giorno dei limoni neri, interpreta Augusta Terzi nel pluri premiato Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, d Elio Petri. E’ accanto ad un gigantesco Gian Maria Volontè, che nel film la uccide, prima di disseminare prove sul suo omicidio per vedere se il potere che rappresenta è davvero al di sopra di tutto.
Due fotogrammi con la Bolkan nel film Una ragazza piuttosto complicata
Arriva anche il successo di critica e di pubblico di Anonimo Veneziano, diretto da Enrico Maria Salerno, nuovamente al fianco di Toni Musante; questa volta il ruolo è da protagonista assoluta.
E’ Valeria, l’ex moglie di Enrico, che sta per provare, per la prima volta,la composizione Anonimo veneziano, il suo canto del cigno prima della morte. Un film molto bello, struggente, che la porta ad avere numerosi consensi per la bravura con cui recita nel ruolo drammatico di Valeria; la Bolkan sembra lanciatissima, e nel 1971 lavora in Incontro, del regista Piero Schivazappa, al fianco di Massimo Ranieri.
Una lucertola con la pelle di donna
Nello stesso anno è la protagonista assoluta di Una lucertola con la pelle di donna, di Lucio Fulci, nel quale è Carol; un film giallo con forti connotazioni erotiche. L’anno successivo lavora ancora con Fulci, nell’ottimo Non si sevizia così un paperino, nel quale è la Maciara, vittima innocente della superstizione della gente del posto. Seguono Un uomo da rispettare, al fianco di Kirk Douglas, un film mediocre diretto da Michele Lupo e Una breve vacanza, nel quale è Clara, una donna con tre figli da sfamare è una malattia polmonare.
Immagine tratta dal film Flavia, la monaca musulmana
La regia è di De Sica, al suo penultimo film dietro la macchina da presa. Il talento drammatico di Florinda, quel suo volto impassibile, capace però di grande espressività e istintivamente simpatico si esalta nel successivo Cari genitori, film sulla crisi generazionale diretto da Enrico Maria Salerno, prima di interpretare il mediocre Il montone infuriato.
La Bolkan in Non si sevizia così un paperino, nel ruolo della Maciara
Nel 1974 è Flavia Gaetani in Flavia la monaca musulmana, una donna costretta a prendere i voti e che dopo l’assedio di Otranto si trova a simpatizzare per gli arabi che hanno massacrato settecento abitanti della cittadina pugliese. Arriva anche un piccolo gioiello, passato purtroppo quasi inosservato; si tratta di Le orme, film diretto da Luigi Bazzoni. Florinda è Alice, una traduttrice ossessionata da visioni notturne di frammenti di fantascienza.
Una rara immagine tratta dal film cult Le orme
Nel 1976 gira Il comune senso del pudore, debole film diretto da Sordi, e l’ottimo thriller La settima donna, di Franco prosperi, nel quale è ancora una volta una religiosa, stuprata da tre delinquenti. Poi, per cinque anni, non gira nulla; comparirà in Legati da tenera amicizia e in Acqua e sapone di Carlo Verdone, prima di approdare al serial Tv La piovra. Nel 1985 gira La gabbia, tornando a lavorare con Patroni Griffi, al fianco di una Laura Antonelli in declino; poi ancora un lungo black out, interrotto dalla partecipazione ad alcuni serial televisivi.
La Bolkan nell’ottimo La settima donna
Non lavora più in film di spessore, tant’è vero che i suoi film successivi si chiamano Portaritratto per signora, Miliardi, Delitto passionale, La strana storia di Olga O. La sua ultima apparizione cinematografica è del 2003,nel film Cattive inclinazioni di Pierfrancesco Campanella.
Nel film Quel rosso mattino di giugno
Ultimamente la Bolkan è stata ospite del programma tv I migliori anni della nostra vita, nel corso del quale ha ricordato gli esordi in Italia, paese che in pratica la ha adottata, e verso il quale sente di avere un grosso debito di riconoscenza.
Una carriera, quella di Florinda Bolkan,di ottimo livello, in cui ha mostrato un talento drammatico notevole; ancora oggi è ricordata con affetto dagli appassionati del cinema anni settanta, in cui ha dato sicuramente il meglio di se stessa.
Royal flash
Io non conoscevo tututu
Il diritto d’amare
Anonimo veneziano
Il comune senso del pudore
E venne il giorno dei limoni neri
Candy
Breve incontro
Indagine su un cittadino…..
Bela donna
Affari di famiglia
Una stagione all’inferno
La piovra
Una breve vacanza
Acqua e sapone
Il montone infuriato
La notte breve
La piovra 2
Tod im november
Delitto passionale
Ucciso in novembre
* Una ragazza piuttosto complicata 1968
* Gli intoccabili 1968
* Candy e il suo pazzo mondo (Candy) 1968
* Metti, una sera a cena 1969
* Il ladro di crimini (Le voleur de crimes) (1969)
* Un detective (1969)
* La caduta degli dei (1969)
* Una stagione all’inferno (1970)
* E venne il giorno dei limoni neri (1970)
* Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)
* Anonimo veneziano (1970)
* L’ultima valle (1970)
* Incontro (1971)
* Una lucertola con la pelle di donna (1971)
* Non si sevizia un paperino (1972)
* Un uomo da rispettare (1972)
* Una breve vacanza (1973)
* Cari genitori (1973)
* Il montone infuriato (Le mouton enragé) (1973)
* Flavia la monaca musulmana (1974)
* Le orme (1975)
* Royal Flash – L’eroico fifone (Royal Flash) (1975)
* Quel rosso mattino di giugno (1975)
* Il comune senso del pudore (1976)
* La settima donna 1978
* Legati da tenera amicizia (1983)
* Acqua e sapone (1983)
* La Piovra (1984) – miniserie TV
* La Piovra 2 (1985) – miniserie TV
* La gabbia (1985)
* Affari di famiglia (1986) – film TV
* La formula mancata (1989) – miniserie TV
* Portaritratto per signora (1989)
* Miliardi (1991)
* Missione d’amore (1992) – miniserie TV
* Delitti imperfetti (1993) – film TV
* Delitto passionale (1994)
* La Piovra 7 (1994) – miniserie TV
* La strana storia di Olga O. (1995)
* L’ombra abitata (1995) – film TV
* Un bacio nel buio (1999) – film TV
* Ombre (1999) – miniserie TV
* Eu Não Conhecia Tururu (2000) – anche produzione, regia e sceneggiatura (inedito in Italia)
* Incantesimo 5 (2002) – serie TV
* Cattive inclinazioni (2003)
* La notte breve (2006) – film TV
Profondo rosso
Ci sono opere cinematografiche a basso costo nate per caso,diventate per caso cult e per caso tramandate ai posteri come capolavori assoluti.Profondo rosso,diretto da Dario Argento nel 1975,è la sintesi perfetta del caso.Non ci sono molti attori ,nel film, quelli che ci sono all’epoca erano quasi degli sconosciuti,fatta eccezione per Clara Calamai,diva del cinema muto,ma da anni in disparte.La colonna sonora è affidata ad un gruppo assolutamente sconosciuto,i Goblin,capitanati da Claudio Simonetti,famoso all’epoca solo per essere il figlio di Enrico.L’unico a godere di una certa fama è proprio lui,il regista.Che ha esordito come sceneggiatore e aiuto regista,aiutato sicuramente dal fatto che il papà,Salvatore,era un valente critico e produttore cinematografico.Mangia pane e cinema,Dario.
Si fa le ossa come sceneggiatore e grazie all’aiuto del padre,produce e dirige L’uccello dalle piume di cristallo,che diventa il suo primo successo al botteghino,confermato poi da Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio.Nel 1975 nasce,come detto,il progetto Profondo rosso.La trama è universalmente riconosciuta,inutile quindi riproporla.Interessante,viceversa,curiosare tra le varie scene.In una di esse,per esempio,precisamente quella dedicata al primo omicidio,quello della sensitiva Helga Hulmann,interpretata magistralmente da Macha Meril,c’è una location che rappresenta un tributo di Argento ad un grande pittore americano,Hopper.Il bar che si vede nella piazza,ricostruito alla perfezione,altri non è che la trasposizione nella realtà cinematografica di Nighthawk,quadro dalla bellezza eccezionale.La scena dell’omicidio è magistrale.L’assassino colpisce con un’accetta Helga,mentre,dal basso,Mark e Carlo stanno parlando.
La scena è un piccolo gioiellino,perché porta su due piani temporali contemporanei lo spettatore;si assiste al dietro le quinte dell’omicidio,quasi in anticipo su quello che vede il vero protagonista della storia,il musicista Mark.Interpretato da David Hemmings,il pianista americano è un personaggio che ispira da subito simpatia.
Come del resto ispira simpatia Gianna Brezzi,una svagata giornalista qui interpretata dalla musa di Argento,Daria Nicolodi.
La colonna sonora dei Goblin,assolutamente impeccabile,continua a percorrere,con discrezione e in parallelo,le varie scene del film.Il momento successivo,la visita del misterioso assassino a casa di Mark,è scandita dalla nenia infantile che fuoriesce con discrezione dal magnetofono.Il passo successivo,l’assassinio di Amanda Righetti,la scrittrice autore del libro dal quale Mark ha tratto la foto della villa dei misteri ,è la scena più brutale del film.La donna viene selvaggiamente massacrata nel suo villino,sfracellata contro il bordo della vasca da bagno.La trovata geniale è il messaggio sullo specchio,che comparirà in seguito,quando Mark intuirà che con il vapore può far comparire il messaggio della sventurata scrittrice.Il crescendo è rossiniano.La morte del professor Giordani, ucciso con selvaggia ferocia,una morte che oggi definiremmo splatter;la visita di Mark alla misteriosa villa,il dipinto coperto da intonaco sulla parete,mentre l’ossessiva musica dei Goblin scandisce inesorabile gli eventi.
Poi la scuola,con Gianna colpita dalla mano invisibile,Carlo che finisce con la testa sotto le ruote di un camion della spazzatura e …..Il cast risponde appieno al delirio visivo di Argento:Hemmings è svagato quanto basta,la Nicolodi altrettanto;Gabriele Lavia rende bene il personaggio tormentato di Carlo,la Calamai è perfetta nel ruolo della psicotica madre di Carlo;Glauco Mauri è così perfetto nel ruolo di Giordani da essere identificato,negli anni successivi,con il personaggio del film.
Ma qual è il motivo del successo internazionale del film,del suo essere diventato cult?
L’alchimia perfetta della storia,non banale,delle musiche assolutamente straordinarie,della regia attenta,rigorosa di Argento,del cast perfettamente integrato alla storia.Non è mai facile riuscire a integrare le varie componenti,ma in questo caso funziona tutto.Un ricordo personale è legato alla prima del film,che vidi nella primavera del 1975.
Quando uscii dal cinema ero convinto di aver visto un capolavoro.
Solo l’Esorcista di Friedkin,Apocalipse now di Coppola e l’Arancia meccanica di Kubrick mi avevano colpito allo stesso modo.Ed evidentemente il pubblico che affollò le sale la pensava allo stesso modo.Profondo rosso fu il film più visto di quell’anno,e non dimentichiamo che quell’anno uscirono Amici miei,Qualcuno volò sul nido del cuculo,Barry Lindon e film di cassetta come Fantozzi.Un risultato straordinario per Dario Argento.Il punto più alto del suo cinema.Perché,come succede spesso,proprio con Profondo rosso Dario Argento segna la fine della sua parabola ascendente.
Il successivo Suspiria,pur opera di buona levatura,era una rivoluzione copernicana.
Niente giallo,ma incursione nell’horror parapsicologico.
Inferno segnerà una ulteriore caduta di tensione,che proseguirà con il pessimo Tenebre,l’incerto Phenomena fino al punto più basso,quel Il cartaio sconclusionato e brutto in maniera indecorosa.
Profondo rosso può essere definito,in pratica,il canto del cigno di un ottimo regista,che però da 25 anni ha quasi perso smalto e inventiva. Profondo rosso è disponibile su You tube in una versione pressoche perfetta all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=H7V_UjiGciE
Profondo rosso
un film di Dario Argento. Con David Hemmings, Clara Calamai, Macha Méril, Eros Pagni, Giuliana Calandra, Gabriele Lavia, Glauco Mauri, Daria Nicolodi, Attilio Dottesio, Furio Meniconi, Glauco Onorato, Mario Scaccia, Piero Vida, Aldo Bonamano, Lorenzo Piani, Vittorio Fanfoni, Piero Mazzinghi, Fulvio Mingozzi, Geraldine Hooper, Salvatore Baccaro, Salvatore Puntillo. Genere Giallo, colore 123 minuti. – Produzione Italia 1975.
David Hemmings: Marc Daly
Daria Nicolodi: Gianna Brezzi
Gabriele Lavia: Carlo
Glauco Mauri: prof. Giordani
Giuliana Calandra: Amanda Righetti
Clara Calamai: madre di Carlo
Macha Méril: Helga Ulmann
Eros Pagni: comm. Calcabrini
Nicoletta Elmi: Olga
Piero Mazzinghi: Bardi
Liana Del Balzo: Elvira
Aldo Bonamano: padre di Carlo
Vittorio Fanfoni: assistente dell’ispettore
Dante Fioretti: fotografo della polizia
Geraldine Hooper: Massimo Ricci
Jacopo Mariani: Carlo da bambino
Furio Meniconi: Rodi
Fulvio Mingozzi: agente Mingozzi
Lorenzo Piani: addetto impronte digitali
Salvatore Puntillo: agente della polizia
Piero Vida: agente grasso
Salvatore Baccaro: fruttivendolo
Bruno Di Luia: uomo preoccupato nel bagno
Attilio Dottesio: fioraio
Tom Felleghy: chirurgo
Mario Scaccia: partecipante alla conferenza
Franco Vaccaro: Pietro Valgoi
Regia Dario Argento
Soggetto Dario Argento, Bernardino Zapponi
Sceneggiatura Dario Argento, Bernardino Zapponi
Produttore Salvatore Argento, Angelo Jacono
Produttore esecutivo Claudio Argento
Casa di produzione Rizzoli Film, Seda Spettacoli
Fotografia Luigi Kuveiller
Montaggio Franco Fraticelli
Effetti speciali Germano Natali, Carlo Rambaldi
Musiche Goblin, Giorgio Gaslini
Scenografia Giuseppe Bassan
Costumi Elena Mannini
Trucco Giuliano Laurenti, Giovanni Morosi
Luigi La Monica: David Hemmings
Isa Bellini: Clara Calamai
Emanuela Rossi: Nicoletta Elmi
Corrado Gaipa: Furio Meniconi
Wanda Tettoni: Liana Del Balzo
“ Brindo a te, vergine stuprata! ”
“ Quello che credi di vedere, e quello che vedi realmente, si mischiano nella tua memoria come un cocktail. Tu credi di dire la verità, e invece dici soltanto la tua versione della verità ”
“ Tanto non mi sfuggirai. Ti ucciderò lo stesso, una volta o l’altra! ”
M:”Senti Carlo, m’ è successo un fatto strano, tanto strano che non so neanche se è vero! Quando entrai nella casa di quella donna la prima volta mi parve di vedere un quadro, ma dopo qualche minuto quel quadro non c’ era più! Cosa può essermi successo?”
C: “A te niente! Forse il quadro è stato fatto sparire perchè rappresentava qualcosa di importante…”
M: “Come hai detto?”
C: “Rappresentava qualcosa di importante!!!”
M: “No, no, non credo! A quanto mi ricordo, era… era una specie di composizione di volti, una cosa molto strana!”
C: “Guarda, magari hai visto qualcosa di talmente importante che non te ne rendi conto, sai, a volte le cose che vedi realmente e quelle che immagini, si mischiano nella memoria come un cocktail, del quale non riesci più a distinguere i sapori.”
M: “Ma io ti sto dicendo la verità!”
C: “No Mark.Tu credi di dire la verità e invece … dici soltanto la tua versione della verità. A me accade spesso…”
La realtà e la fantasia spesso si confondono come un Cocktail di cui non riesci a distinguere i sapori.
L’assassino è uno schizofrenico paranoico.L’individuo che uccide con quella furia lo fa solamente quando è in preda a un raptus.
Senti perché non molli tutto e sparisci? PERCHÈ STUZZICARE UN PAZZO? Perché è senz’altro un pazzo chi ha commesso un delitto così mostruoso.
“…sono entrata in contatto con una mente perversa. I suoi pensieri sono pensieri di morte via …via! Tu hai già ucciso e sento che ucciderai ancora.”
L’opinione di snaporaz 68 dal sito http://www.filmtv.it
(…) Già l’inizio con la musica incalzante dei Goblin ( e di Giorgio Gaslini) sui titoli di testa inframezzato dal piccolo flashback rivelatore (con annessa filastrocca infantile) fa davvero scorrere i brividi.
Argento fa virare il giallo classico verso il rosso pompeiano, esaltando gli aspetti parapsicologici e soprannaturali, zoomando su dettagli (le armi e i pupazzetti dell’assassino), sottolineando nella decorazione degli ambienti gli aspetti mostruosi e deformi, i colori accesi e le zone oscure.
Argento è talmente padrone del mezzo espressivo da sfidare lo spettatore facendogli vedere l’assassino nella scena del primo omicidio (provate a fare un fermo immagine su uno dei quadri orrorifici che “decorano” il corridoio della casa della parapsicologa, avrete una bella sorpresa) e mescolando abilmente ricordi e realtà in un cocktail di cui non riesci più a distinguere i sapori.
L’attore che incarna magistralmente questa confusione tra la realtà immaginata e quella veramente accaduta non può che essere il David Hemmings di Blow Up, anche qui alle prese con la indecifrabilità del reale (Antonioni docet). La violenza è iperespressa in un delirio estetico che solo un genio visionario può assecondare e incanalare in forma filmica. Argento inquadra in primo piano spartiti di musica, tasti di pianoforte, dischi di vinile, giradischi,registratori, fronti imperlate di sudore, occhi truccati o che spiano da una fessura (Psyco citazione dotta). Piccola chicca per gli amanti dell’arte moderna: dotto omaggio ai “Nottambuli” di Edward Hopper (Argento ne ricostruisce il bar nella piazza in cui Hemmings e Lavia discutono di sogno e realtà) tela dell’Art Institute di Chicago (…)
L’opinione del sito http://www.ilmiovizioèunastanzachiusa.wordpress.com
(…) Unico. Inimitabile. Straordinario. “Profondo rosso” rappresenta senz’altro la summa dell’intero genere giallo/thriller all’italiana, genere cui già aveva dato nuova linfa lo stesso Dario Argento con la sua opera prima “L’uccello dalle piume di cristallo”; qui però vi aggiunge una digressione paranormale e orrorifica che pone le basi per l’ormai prossimo e definitivo tuffo nell’horror e nel fantastico che sarebbe venuto subito dopo con “Suspiria”. Potente e robusto, visivamente affascinante e ricco di immagini inquietanti e malsane, il film mostra un certo gusto per una nuova estetica della violenza e le scene dei delitti, sempre più coreografate con cura e dettagli, sono volutamente disturbanti: mannajate alla schiena, acqua bollente, denti rotti sugli spigoli dei mobili… La cosa è stata spiegata anni fa dal compianto Bernardino Zapponi, co-autore della sceneggiatura: l’idea era proprio quella di creare disagio al pubblico mostrando omicidi efferati e cruenti nei quali però gli spettatori potessero ritrovarsi e in un certo senso identificarsi (tutti noi conosciamo la sensazione di scottarci con l’acqua bollente, ad esempio)… E mentre alcune scene più distensive sembrano concedere una tregua allo spettatore l’ansia e la morbosità fanno di tanto in tanto capolino (biglie luccicanti che rotolano nel buio, disegni infantili che ritraggono feroci delitti, cani che si azzuffano, lucertole infilzate con spilloni) per mantenere costantemente un senso di inquietudine… Merito anche di una regia solidissima, di un montaggio con qualche spunto subliminale e di una colonna sonora semplicemente strepitosa.(…)
L’opinione di undjing dal sito http://www.davinotti.com
Dario Argento firma la regia della sua opera più riuscita, che si distacca dalla triade di gialli precedenti perché presenta un nuovo modo di raccontare la paura, qua contaminato con atmosfere paranormali. Impeccabili sia la sceneggiatura opera di Bernardino Zapponi (e riscritta da Argento stesso), sia la musica di Giorgio Gaslini eseguita dai Goblin. Pur trattandosi di un giallo, Profondo Rosso ha qualcosa di “magnetico” e indefinibile che lo ha reso un vero e proprio capolavoro, mai apparso datato, visto ed apprezzato da diverse generazioni.
L’opinione di ilgobbo dal sito http://www.davinotti.com
Spaventone. Qui si preferisce (di poco) Suspiria, però siamo comunque nell’empireo: la “potenza di fuoco” di questo capolavoro è tale e quale all’epoca. Ottima la scelta di Hemmings (che esplicita il legame con Blow up che caratterizza gran parte del miglior cinema argentiano); il resto del cast (con fior di vedettes del teatro tricolore usate come carne da macello) spiega perchè il cinema italiano degli Anni Sessanta e Settanta è stato quello che è stato, e il cinema italiano odierno è quello che è. Sempre sia lodato
Piazza CLN a Torino
Villa Scott
Il liceo Terenzio Mamiani a Roma
David Hammings
Gabriele Lavia
Daria Nicolodi
Macha Meril
Clara Calamai
Giuliana Calandra
Nicoletta Elmi
Glauco Mauri
Da Wikipedia
La scena iniziale del film, con le prove del gruppo jazz di Marc, è stata girata all’interno del Mausoleo di Santa Costanza a Roma.[3]
La scena del congresso di parapsicologia è stata girata all’interno del famoso Teatro Carignano di Torino, in Piazza Carignano 6[4], attualmente riaperto dopo un accurato restauro. Questo teatro verrà in seguito riutilizzato dal regista 25 anni dopo per alcune scene del suo film Non ho sonno .
La fontana dove ha luogo il colloquio tra Carlo ubriaco e Marc, è la Fontana del Po, in Piazza C.L.N. a Torino[3][5].
Il palazzo dove viene uccisa la sensitiva Helga e dove vive anche Marc è sito a Torino in Piazza C.L.N., di fronte al civico 222 ma le riprese interne sono state fatte nei teatri di posa De Paolis a Roma.[3]
La scena del funerale della medium Helga è stata girata a Perugia, nella sezione ebraica del Cimitero monumentale.[3]
Il locale Blue Bar dove suona Carlo in realtà non è mai esistito. La scenografia fu costruita in Piazza C.L.N. vicino all’abitazione di Marc, ed è un chiaro omaggio al quadro Nighthawks di Edward Hopper.[3]
La scuola media Leonardo da Vinci, dove Marc e Gianna entrano di notte per cercare il disegno, è in realtà il Liceo Classico Terenzio Mamiani che si trova a Roma in Viale delle Milizie 30.[3]
La lugubre Villa del bambino urlante dove Marc rinviene il cadavere ed il disegno sotto l’intonaco, che nella finzione del film si trova nelle campagne intorno a Roma, in realtà è sita nel quartiere Borgo Po di Torino, in Corso Giovanni Lanza 57 ed è nota come Villa Scott; all’epoca in cui fu girato il film era di proprietà dell’ordine delle Suore della Redenzione (che avevano adibito la struttura a collegio femminile, con il nome di Villa Fatima), e per girare le scene la produzione pagò un periodo di villeggiatura a Rimini alle suore ed a tutte le ragazze allora ospitate nel collegio[6]. All’inizio degli anni 2000 la villa è stata ceduta a privati che l’hanno restaurata.
La sperduta casa di campagna di Amanda Righetti si trova a Roma, in via Della Giustiniana 773.[3]
La casa di Rodi e della piccola Olga si trova a Roma, in via Della Camilluccia 364.
Le mani guantate dell’assassino sono in realtà le mani di Dario Argento[7].
Il mangianastri con il quale l’assassino riproduce la famosa nenia infantile è un «Memocord K70»: realizzato fra gli anni ’50 e ’60, sia in Gran Bretagna che in Germania, veniva presentato agli uomini d’affari dell’epoca come una “banca della memoria” della durata complessiva di 90 minuti, ove poter registrare appunti di lavoro, appuntamenti e anche discorsi.
La notte che Evelyn uscì dalla tomba
Alan Cunningham, lord inglese, torna all’avito castello dopo una lunga degenza in una clinica psichiatrica. Vi è stato ricoverato dopo l’omicidio consumato ai danni della moglie, sorpresa mentre era a letto con un altro.
La moglie, una bellissima donna dai capelli rossi, continua a tormentare i ricordi di Alan, che mutua la figura della donna incarnandola in giovani prostitute dalla stessa caratteristica, una folta chioma rossa, prostitute che accoglie nel suo castello.
Anthony Steffen e Marina Malfatti
La sua mania sfocia però in una sorta di rivincita sadica nei confronti delle donne, che uccide in maniera violenta e brutale. Un giorno però conosce una splendida spogliarellista, Gladys, se ne innamora, la sposa e la porta a vivere con se; all’inizio sembra che tutto scorra bene, e Alan abbia dimenticato i suoi raptus omicidi.
Ma all’improvviso appare una figura misteriosa, un fantasma che assomiglia alla defunta moglie, e che terrorizza alcuni ospiti del castello, uccidendoli. Dalla tomba di Evelyn, la defunta, è scomparso il cadavere, e Alan, sull’orlo della follia, pensa che essa sia l’autrice dei fatti di sangue. Un’apparizione del fantasma sconvolge a tal punto il lord che la sua mente barcolla, e si rende necessario un nuovo trasferimento nella clinica psichiatrica.
In realtà è stata Gladys a organizzare il tutto, con l’aiuto di George, cugino di Alan; il motivo è da ricercare nel testamento dello stesso lord, che vede beneficiari sia la moglie che il cugino.E’ proprio quest’ultimo, che aveva usato come comparsa anche una prostituta, a uccidere le complici. Ma c’è spazio per il colpo di scena finale.
Siamo ai primi degli anni settanta, e questo film di Miraglia è uno dei primissimi esempi di giallo/gotico con sfumature horror proposti; un film di discreto livello, con un intreccio forse non credibile, ma che quanto meno tiene lo spettatore avvinto. Discrete prove per il cast, nel quale spiccano le superbe bellezze di Erika Blanc e di Marina Malfatti, angelica e demoniaca allo stesso tempo.
La notte che Evelyn uscì dalla tomba, un film di Emilio P. Miraglia. Con Anthony Steffen, Erika Blanc, Marina Malfatti, Giacomo Rossi Stuart, Rod Murdock, Umberto Raho, Roberto Maldera, Brizio Montinaro
Horror, durata 104 (99, 91) min. – Italia 1971.
Anthony Steffen è Lord Alan Victor Cunningham
Marina Malfatti è Gladys
Erika Blanc è Susy
Giacomo Rossi-Stuart è il Dott. Richard Timberlane
Rod Murdock è Enzo Tarascio
Regia Emilio P. Miraglia
Soggetto Fabio Pittorru, Massimo Felisatti
Sceneggiatura Emilio P. Miraglia, Fabio Pittorru, Massimo Felisatti
Produttore Antonio Sarno
Casa di produzione Phoenix Cinematografica Roma S.p.A.
Fotografia Gastone Di Giovanni
Montaggio Romeo Ciatti
Musiche Bruno Nicolai
Scenografia Lorenzo Baraldi
Costumi Lorenzo Baraldi
Trucco Marcello Di Paolo
“Un sacco di uomini per divertirsi hanno bisogno di fare cose strane“
“Non riesco a dimenticarla: mi ossessiona“
Lei, dottore: è davvero sicuro che Lady Evelyn sia davvero morta? “
Le recensioni qui sotto appartengono al sito http://www.davinotti.com
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
“Emilio Miraglia è un nome poco noto ai cultori dell’horror all’italiana, pur avendo firmato due curiosi titoli complementari per struttura narrativa: La Dama Rossa Uccide Sette Volte e La Notte che Evelyn Uscì dalla Tomba. Si tratta di pellicole abbigliate (con titoli e locandine) come horror puri, ma che virano nel finale al giallo ed al razionale, lasciando lo spettatore amareggiato/compiaciuto per l’inaspettato dirottamento narrativo dei film. Dei due titoli, questo (ben) presenta un morboso aspetto voyeristico (il rapporto s/m). Sferzato. “
“Impasto piuttosto bizzarro di giallo, horror, e erotismo morbos(ett)o, riveste un certo interesse di modernariato pop, rappresentando una delle più credibili approssimazioni cinematografiche allo “stile” (ehm ehm) dei fumettacci alla Renzo Barbieri, tipo Oltretomba, che hanno alimentato un certo immaginario. Bonissima la Blanc, Steffen come sempre tetragono nell’allontanare ogni sospetto di espressione (è il suo bello), il resto del cast è una delizia da serie B italiana fra tardi sixties e primi seventies. Per amatori.”
“Archetipo del giallo gotico, il suo valore storico supera quello cinematografico. Sono riconoscibili richiami agli horror dei ‘60, alle soggettive argentiane e ai complotti lenziani, ma la prolissa e spenta sceneggiatura vanifica quel minimo di tensione richiesto e finisce col rendere ridondanti e talora ridicoli i momenti erotici, affidati alle seducenti movenze della Blanc, della Malfatti e della Tofano. Steffen si cimenta in qualche tic e rituale s/m, ma non esce dalla sua consueta staticità. Un film più visivo che narrativo.”
“Inferiore a La dama rossa, non raggiunge la sufficienza. Miraglia non è un cattivo regista e anche la fotografia, nonostante qualche effetto notte discutibile, è piuttosto curata. Peccato che manchi il ritmo e che almeno nella prima ora la noia regni sovrana. Poi le cose lentamente migliorano e il finale, per quanto prevedibile, è curiosamente ben realizzato ed efficace. Discreto il cast ma mediocri le musiche. Comunque più vicino al giallo lenziano che al gotico. Solo per appassionati.”
“Il film inizia piuttosto male, apparendo banale e superficiale. Un uomo disturbato, le sue manie crudeli e le donne vittime delle sue perversioni. Poi una improvvisa evoluzione e la vicenda si afferma in contorni migliori, rendendosi anche avvincente. Atmosfera di genere, con villone di famiglia dagli affascinanti interni pacchiani dai colori forti. C’è molto nudo, con le bellissime di turno che non lesinano a mostrare (quasi) tutto. Le musiche del maestro Nicolai sono come sempre eccellenti. Il finalone è inaspettatamente cruento e sorprende. Un buon film!”
Susan Scott
Susan Scott, il cui vero nome è Nieves Navarro è nata il 10 novembre 1938 nel comune di Almería, nella regione dell’Andalucía, in Spagna. Inizia la carriera frequentando il mondo dello spettacolo a Barcellona, come modella, ma fu grazie ad una serie di spot pubblicitari che si fece notare, sia per la sua non comune bellezza, sia per quel tocco ineffabile di fascino che ne ha sempre caratterizzato la personalità.
Il suo primo film lo gira nel 1964, Totò d’Arabia, per la regia di José Antonio de la Loma, e si trasferisce in Italia, dove girerà la maggior parte dei film che interpreterà nella sua carriera.Nel 1965 gira due film western, Una pistola per Ringo e Il ritorno di Ringo, mentre l’anno successivo è sul set di Kiss kiss bang bang, poi di Che notte, ragazzi e infine di La resa dei conti,un film di Sollima nel quale recita accanto a Lee van Cleef e a Thomas Milian.
Con Toto in Toto d’Arabia
Nel 1967 interpreta il ruolo di Dolly nel film di Florestano Vancini I lunghi giorni della vendetta, accanto a Giuliano Gemma.Nel 1969 compare con lo pseudonimo Susan Scott, che non abbandonerà più, in I ragazzi del massacro, di Fernando Di Leo, accanto a Pier Paolo Capponi.Non diventa mai una stella di prima grandezza, tuttavia è ricercata dai registi non solo per la bellezza, ma per la capacità di catturare la scena; sempre nel 1969 compare nel film Amarsi male, sempre diretto da Di Leo, questa volta accanto a Gianni Macchia.
Una pistola per Ringo
Nel film Orgasmo nero
Due fotogrammi tratti da Emanuelle e gli ultimi cannibali
Nel 1970 è sul set di Le foto proibite di una signora per bene, un giallo di Luciano ercoli, accanto ad un’altra emergente, Dagmar Lassander.Nel 1971 gira ancora tre film, tutti e tre western; sono Indio Black,Una nuvola di polvere… Un grido di morte… arriva Sartana, diretto da Giuliano Carnimeo al fianco di Gianni Garko e infine Sette minuti per morire.
Susan in Sartana
L’anno successivo una svolta; dal western la Scott passa al thriller all’italiana, un genere che stava conoscendo una felicissima stagione.Interpreta la parte di Nicole nel film La morte cammina con i tacchi alti, di Luciano Ercoli, mentre successivamente è sul set del buon thriller diretto da Sergio Martino Tutti i colori del buio, con una giovane e sempre più bella Edwige Fenech. Sono parti di rilievo, ma mai di assoluta protagonista; la Scott entra nel set di Rivelazioni di un maniaco sessuale al capo della squadra mobile , diretto da Roberto Bianchi Montero, nel cast del quale figurano la Koscina,Annabella Incontrera,Silvano Tranquilli, Femi Benussi e Krista Nell.
Velluto nero
Con lo stesso regista torna al western, genere ormai agonizzante, con Hai sbagliato… dovevi uccidermi subito, per ritornare, sempre nel 1972 a interpretare un thriller, e questa volta da protagonista nella parte di Valentina; il film è La Morte accarezza a mezzanotte,su soggetto di Bruno Corbucci e la direzione di Luciano Ercoli.Un passo falso è Troppo rischio per un uomo solo , sempre diretto da Ercoli, un giallo girato al fianco di Giuliano Gemma, un film molto brutto che passa pressoche inosservato.
El fascista, doña Pura y el follón de la escultura
Nel 1973 gira Passi di danza su una lama di rasoio, un buon thriller; nei film ormai i registi le chiedono di mostrare il suo splendido corpo. E lei, con grazia, acconsente. Non ricopre mai ruoli eccessivamente scollacciati, limitandosi a nudi che per la morale dell’epoca sono anche fin troppo castigati. Dopo Chi ha rubato il tesoro dello scia?, film passato inosservato al fianco di Kinskj, gira Il giudice e la minorenne, e successivamente Il vizio di famiglia, al fianco della conturbante Fenech; siamo in pieno periodo della commedia erotica all’italiana, ma, paradossalmente, a poco alla volta Susan diminuisce le sue partecipazioni sullo schermo.
Arrivano Noi siam come le lucciole, al fianco di Silvia Dionisio, Il medico e la studentessa, con Gloria Guida e Velluto nero,film non accreditato come sequel di Emmanuelle, al fianco di Laura Gemser.Da questo momento in poi le pellicole che interpreta sono solo ed esclusivamente a soggetto erotico: i film si chiamano Emanuelle e gli ultimi cannibali ,Emanuelle e Lolita,Cugine mie ,L’Infermiera nella corsia dei militari,Orgasmo nero, La Moglie in bianco… l’amante al pepe.
Rivelazioni di un maniaco sessuale
Nel 1981 una delle sue ultime apparizioni, nel film Miele di donna, diretto da Angelucci con la Spaak, la Goldmisth,Fernando Rey e Luc Merenda.La sua carriera declina progressivamente, e fino al 1989 non gira più nulla.Interpreta Fiori di zucca al fianco di Marina Suma, fino all’ultimo film ufficiale, Casa di piacere, che chiude di fatto la sua carriera. da quel momento si ritira dagli schermi, intervenendo solo a serate celebrative sul cinema.Susan Scott poteva avere una carriera sicuramente con ruoli più importanti, ma è rimasta prigioniera di un clichè che francamente le hanno cucito addosso: quello della bellona tutta forme. Un vero peccato, perchè aveva i mezzi per diventare un’autentica protagonista.
Casa di piacere (1989)
Fiori di zucca (1989)
El fascista, doña Pura y el follón de la escultura (1983)
Miele di donna (1981)
Dulce piel de mujer
La moglie in bianco… l’amante al pepe (1980)
Orgasmo nero (1980)
L’infermiera nella corsia dei militari (1979)
Candide Lolita (1979)
Cugine mie (1978)
Emanuelle e Lolita (1978)
Emanuelle e gli ultimi cannibali (1977)
La bidonata (1977)
Mauricio, mon amour (1976) (uncredited)
Velluto nero (1976)
C’è una spia nel mio letto (1976)
Il medico… la studentessa (1976)
Noi siam come le lucciole (1976)
Il vizio di famiglia (1975)
Los hijos de Scaramouche (1975)
Il giudice e la minorenne (1974
Chi ha rubato il tesoro dello scia? (1974)
Passi di danza su una lama di rasoio (1973)
Troppo rischio per un uomo solo (1973)
La morte accarezza a mezzanotte (1972)
Hai sbagliato… dovevi uccidermi subito! (1972)
Rivelazioni di un maniaco sessuale al capo della squadra mobile (1972)
Tutti i colori del buio (1972)
La morte cammina con i tacchi alti (1971)
Siete minutos para morir (1971) )
Una nuvola di polvere… un grido di morte… arriva Sartana (1971)
Indio Black, sai che ti dico: Sei un gran figlio di… (1971)
Le foto proibite di una signora per bene (1970)
Amor a todo gas (1969)
Amarsi male (1969)
Le paria (1969)
I ragazzi del massacro (1969)
El rojo (1967)
I lunghi giorni della vendetta (1967)
La resa dei conti (1966)
Che notte, ragazzi! (1966)
Kiss Kiss… Bang Bang (1966)
Il ritorno di Ringo (1965)
Una pistola per Ringo (1965)
Totò d’Arabia (1964)
La resa dei conti
La bidonata
Due sequenze da L’infermiera nella corsia dei militari
La morte accarezza a mezzanotte
Le foto proibite di una signora per bene
La morte cammina con i tacchi alti
Passi di danza su una lama di rasoio
Orgasmo nero
La moglie in bianco… l’amante al pepe
Kiss kiss bang bang
Indio Black
I Ragazzi del massacro
I lunghi giorni della vendetta
Emanuelle a Lolita
Casa di piacere
Una spia nel mio letto
Hai sbagliato dovevi uccidermi subito
La bidonata
Totò d’Arabia
Miele di donna
Le paria
Il vizio di famiglia
Colorado
Amor a todo gas
Una pistola per Ringo
Casa di piacere
Una nuvola di polvere,un grido di morte…arriva Sartana
L’ultimo colpo
El Rojo
Avere vent’anni
Avere vent’anni è il film più controverso e discusso di Fernando Di Leo, vuoi per la storia, forse un tantino velleitaria e irrisolta nei suoi aspetti fondamentali, vuoi per le noie che il film stesso ebbe con la censura italiana, a causa principalmente della scena lesbo tra la Carati e la Guida, ma anche e sopratutto per le violentissime immagini finali.
Gloria Guida
Tanto che il film uscì in diverse versioni, una delle quali, edulcorata, passò nei cinema permettendone così la visione ai maggiori di anni diciotto. Un film a tratti confuso, a tratti vibrante, tipico prodotto del cinema di Di Leo, uno che comunque il suo mestiere sapeva farlo.
La storia di Lia (Gloria Guida) e Tina (Lilli Carati), due giovani molto confuse sia sul presente che sull’avvenire, si incrociano fatalmente con quella di Michele il Nazariota, uno strano tipo che vine in una sorta di comune abitata da personaggi stravaganti, quando anche non rifiuti volontari di una società che non accettano e che non li accetta.
Vittorio Caprioli, il Nazariota
Caricate durante un autostop, le ragazze finiscono per fare la conoscenza del mimo Arguinas (Leopoldo Mastelloni) e sopratutto di Rico (Ray Lovelock), un personaggio ambiguo del quale si innamora Tina, oltre a quella di Patrizia (Licinia Lentini), una donna femminista ante litteram, che ha avuto una relazione con Riccetto (che è in realtà un informatore della polizia).
Lilli Carati, Tina
Quest’ultimo ha il compito di spiare i vari personaggi che entrano in contatto con gli appartenenti della scombinata comune, per identificare i fornitori di droga che riforniscono i vari frequentatori del posto. Le ragazze restano un po nella comune, concedendosi varie avventure sessuali e consumando anche un rapporto lesbico; per vivere cercano di vendere enciclopedie, ma un giorno un’irruzione della polizia scombina i loro piani. Vengono rispedite a casa con un foglio di via, e mentre stanno tornando a casa, entrano in una trattoria nella quale c’è un malavitoso di rango e i suoi uomini.
Imprudentemente, le ragazze si mostrano dapprima disponibili con gli uomini, per poi rifiutare le avances quando queste divengono più esplicite.Le ragazze fuggono, ma, inseguite, vengono dapprima stuprate selvaggiamente e alla fine trovano una morte orribile.
Un film che ha alcuni passaggi interessanti, che cerca di mostrare il volto confusamente libertario di due ragazze facendole assurgere a simboli di un femminismo troppo spinto, che alla fine termina nel modo più cruento possibile. Un tentativo che riesce a metà, forse perchè troppa è la carne al fuoco, e forse perchè il racconto non è lineare, ma frammentario. Le due attrici, la Guida e la Carati, raccolsero molte critiche, anche se, in realtà, svolgono davvero bene il loro compito. Cammei per Vittorio Caprioli e per Giorgio Bracardi, nel ruolo del commissario.
Il film è ora disponibile su You tube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=bZL-K_h42cc in versione integrale ed in un’ottima qualità video.
Avere vent’anni, un film di Fernando Di Leo. Con Vittorio Caprioli, Gloria Guida, Lilli Carati, Ray Lovelock. Leopoldo Mastelloni, Fernando Cerulli, Daniele Vargas, Vincenzo Crocitti, Licinia Lentini, Giorgio Bracardi, Serena Bennato, Daniela Doria Italia 1978
Gloria Guida: Lia
Lilli Carati: Tina
Ray Lovelock: Rico
Vincenzo Crocitti: Riccetto
Vittorio Caprioli: Michele Palumbo, “il Nazariota”
Licinia Lentini: Patrizia
Silvano Spadaccino: chitarrista
Daniele Vargas: professor Affatati
Giorgio Bracardi: commissario Zambo
Leopoldo Mastelloni: Mimo Arguinas
Serena Bennato: automobilista lesbica
Daniela Doria: Patrizia
Raul Lovecchio: vice commissario
Fernando Cerulli: funzionario in pensione
Franca Scagnetti: venditrice ambulante
Roberto Reale: capo degli stupratori
Regia Fernando Di Leo
Soggetto Fernando Di Leo
Sceneggiatura Fernando Di Leo
Produttore Vittorio Squillante
Casa di produzione Dania Film
Fotografia Roberto Gerardi
Montaggio Amedeo Giomini
Musiche Francesco Campanino
Scenografia Francesco Cuppini
Costumi Francesco Cuppini