Homo eroticus
Il siciliano Michele è in fuga dal suo paese della Sicilia: il motivo è da ricercarsi nei problemi creati dall’uomo alle donne del posto. Arrivato a Bergamo, si reca dal barbiere Tano con tanto di raccomandazione di un pezzo grosso locale. L’uomo riesce a farlo assumere da un suo cliente, l’ingegner Achille, sposato alla bellissima Coco.
L’ingegnere fa visitare il nuovo assunto, destinato a diventare un cameriere, dal suo amico medico, il dottor Mezzini, che durante la visita di controllo scopre che Michele ha non solo un apparato genitale fuori dal comune, ma è anche affetto da triorchismo, ovvero possiede tre testicoli. Con poco tatto, il medico informa della cosa l’ingegner Achille, che ne parla alla moglie: ben presto la notizia fa il giro della città, divertendo ma anche incuriosendo tutte le donne della buona borghesia. Le stesse signore iniziano a contendersi il giovane, che passa ben presto da un letto all’altro, non disdegnando nemmeno le cameriere delle donne.
Ma tanto super lavoro ha come risultato il nascere della gelosia di Coco, poco disposta a dividere l’uomo con le amiche. Nel frattempo Michele ne combina una delle sue: seduce la giovanissima figlia di Tano, non ancora maggiorenne, suscitando le ire del padre. Licenziato da Coco, Michele passa alle dipendenze di una affascinante ma dura capitano d’industria, Carla, che presto lo scarica per lo stesso motivo di Coco.
Sylva Koscina
Michele viene assunto allora da una nobildonna, Agnese Tresconi, ma fatalmente una sera, durante un amplesso, la donna muore tra le braccia dell’amante.A questo punto Michele, con la coda tra le gambe, torna dall’ingegner Achille, che lo riassume al suo servizio, mettendo a tacere con dei soldi anche Tano, che cercava il siciliano per vendicare l’onore della figlia. Ma è destino che per Michele le cose debbano essere cambiate per sempre: il trauma subito durante l’episodio della morte di Agnese, lo ha reso impotente. Per Michele sembra esserci solo una alternativa: il ritorno in Sicilia.
Luciano Salce
Brigitte Skay
Ma Tano gli offre la soluzione: lui sposa la ragazza che ha sedotto e in cambio i due lavoreranno assieme nella bottega da barbiere di Tano.
Diretto da Marco Vicario nel 1971, Homo eroticus è una discreta commedia; una festa per gli occhi, principalmente, visto il favoloso cast al femminile allestito dal regista. Dalla Koscina alla moglie dello stesso Vicario, la bellissima Podestà, passando per Femi Benussi, Paola Tedesco, Brigitte Skay, Ira Furstemberg,Adriana Asti,Giancaro,Angela Luce. Ottime anche le performance di Lando Buzzanca, Luciano Salce e Bernard Blier. Film godibile, sorretto da una discreta trama e sopratutto privo di volgarità e di nudi fini a se stessi: nel film l’unico topless è della splendida Sylva Koscina.
Il film è disponibile all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=2BXOifvpUa4 in una versione passabile.
Homo eroticus,,un film di Marco Vicario. Con Ira Fürstenberg, Femi Benussi, Adriana Asti, Rossana Podestà.Luciano Salce, Sylva Koscina, Lando Buzzanca, Angela Luce, Bernard Blier, Alberto Plebani, Evi Marandi, Sergio Serafini, Sandro Dori, Ugo Fangareggi, Jacques Herlin, Bruno Boschetti, Brigitte Skay, Fulvio Mingozzi, Catherine Diamant, Lino Patruno, Simonetta Stefanelli, Paola Tedesco, Michele Cimarosa, Shirley Corrigan, Nanni Svampa, Piero Chiara
Commedia, durata 111 min. – Italia 1971.
Rossana Podestà Cocò Lampugnani
Lando Buzzanca Michele Cannaritta
Luciano Salce Achille Lampugnani
Adriana Asti Agnese Trescori
Ira von Fürstenberg Moglie del dottor Mezzini
Evi Marandi Giusy
Brigitte Skay Cameriera
Angela Luce Cameriera
Femi Benussi Ersilia
Simonetta Stefanelli Figlia di Tano
Michele Cimarosa Tano Fichera
Paola Tedesco Amica di
Ugo Fangareggi Conducente del Taxi
Jacques Herlin Prof. Godé
Pia Giancaro Amica di Cocò
Federico Pietrabruna
Bernard Blier Dr. Mezzini
Sylva Koscina Carla
Piero Chiara Giudice
Nanni Svampa Bestetti
Lino Patruno Il cantante
Regia Marco Vicario
Soggetto Marco Vicario, Piero Chiara
Sceneggiatura Marco Vicario, Piero Chiara
Casa di produzione Atlantica Cinematografica (Roma) – Productions Roitfeld (Paris) – Optimax Film (Paris)
Distribuzione (Italia) Cidif
Fotografia Tonino Delli Colli
Montaggio Sergio Montanari
Musiche Armando Trovajoli
Scenografia Flavio Mogherini
Costumi Lucia Mirisola
Trucco Grazia De Rossi, Renzo Francioni, Maria Miccinilli, Michele Trimarchi
La patata bollente
Il Gandhi (il cui vero nome è Bernardo), è un operaio verniciatore con la passione per il pugilato e per la politica; infatti è un attivo sindacalista, iscritto al Pci. L’altra sua passione è la splendida fidanzata Maria; una sera, rientrando a casa, assiste casualmente ad una brutale aggressione nei confronti di un giovane da parte di alcuni militanti dell’estrema destra. Grazie all’intervento di Gandhi, Claudio, il giovane pestato a sangue, riesce ad uscire dalla brutta avventura con qualche livido e tanto spavento.
Il giovane è un omosessuale, e Gandhi, che lo ha portato a casa, si sente in imbarazzo sia con i colleghi che con i compagni di partito. Nasconde l’amicizia per il giovane anche a Maria,e ben presto la situazione degenera. I suoi compagni, assolutamente contrari all’omosessualità,lo deridono, e anche con Maria le cose si mettono male. Sarà proprio
Claudio a sistemare le cose: dopo aver detto a Gandhi di essere un fascista, il giovane verrà pestato da quest’ultimo, e la situazione tra Gandhi e la fidanzata, con i compagni di partito e i colleghi di lavoro si appianerà. Durante le nozze tra Maria e Gandhi arriva una lettera di claudio, che si è trasferito in Olanda: racconta di avere un compagno e sopratutto ringrazia Gandhi dell’amicizia mostratagli. I due neo coniugi passeranno il viaggio di nozze da lui.
La patata bollente è un film di Steno, diretto nel 1979 dal bravissimo regista romano; commedia gradevole e con gag irresistibili, questo film si segnala anche per i dialoghi frizzanti, ben lontani dalle banalità della commedia sexy ancora imperante nei cinema italiani.
Massimo Ranieri e Renato Pozzetto
Ben sorretto da una sceneggiatura robusta, il film si avvale anche di un cast di ottimo livello, nel quale fa un figurone Renato Pozzetto nella parte di Gandhi, il cantante Massimo Ranieri, ancora una volta in un ruolo cinematografico ben recitato nella parte dell’omosessuale Claudio, la splendida Edwige Fenech nei panni di Maria, fidanzata dapprima sconcertata, poi divertita del buon Gandhi.
Piccole partecipazioni anche per Adriana Russo e Clara Colosimo. Va anche segnalata la benevola presa in giro dell’apparato comunista, assolutamente chiuso al dialogo con la diversità sessuale. Steno non calca mai la mano, evitando di far scendere la commedia a livello di farsa.
La patata bollente,un film di Steno. Con Renato Pozzetto, Edwige Fenech, Massimo Ranieri, Mario Scarpetta, Adriana Russo, Loris Bazzocchi, Umberto Raho, Clara Colosimo, Luca Sportelli, Nazzareno Natale, Dario Ghirardi, Alberto Squillante. Commedia, durata 100 min. – Italia 1979.
Renato Pozzetto: Bernardo Mambelli, “il Gandhi”
Massimo Ranieri: Claudio
Edwige Fenech: Maria
Mario Scarpetta: Walter
Clara Colosimo: Elvira
Sergio Ciulli: Maravigli
Adriana Russo: amica di Maria
Loris Bazzocchi: operaio
Umberto Raho: il dottore
Regia Steno
Soggetto Giorgio Arlorio
Sceneggiatura Steno, Giorgio Arlorio, Enrico Vanzina
Produttore Achille Manzotti
Fotografia Emilio Loffredo
Montaggio Raimondo Crociani
Musiche Totò Savio
Costumi Silvio Laurenzi
Romy Schneider
Uno dei suoi film più famosi si intitola, Sissi, destino di un’imperatrice; verrebbe voglia, allora, di parafrasare il titolo del film e trasformarlo in Sissi, destino di un’attrice. Anche perchè la simbiosi tra Sissi, il suo personaggio più noto e lei, Rosemarie Magdalena Albach, in arte Romy Schneider è rimasta una delle costanti del grande schermo. Sono passati più di 50 anni, da quel debutto nei panni della giovane imperatrice d’Austria, ma quel ruolo, e sopratutto lei così fresca e bella negli abiti imperiali, sono uno dei passaggi obbligati di tutte le televisioni, che ne perpetuano il mito, che la ricordano anche a tantissimi spettatori che non hanno avuto la possibilità di vedere altri suoi film, ugualmente interessanti, ma meno famosi.
Sissi,destino di un’imperatrice
Romy con sua madre Magda Schneider in Sissi la giovane imperatrice
Anche perchè Romy ,proprio in virtù di quel destino cui accennavo all’inizio, è morta 27 anni addietro, a soli 44 anni, mentre era nel pieno della sua maturità artistica, affinata da oltre 60 film interpretati nel corso della sua comunque lunga carriera. Lunga perchè Romy esordi giovanissima, appena 15 enne, agevolata anche dal fatto che i suoi genitori erano due attori. E con la madre lavorò anche, nella trilogia dedicata a Sissi; Magda Schneider (della quale assunse il cognome) era infatti sua madre nelle pellicole girate quando aveva solo 17 anni, essendo nata a Vienna nel settembre del 1938.
Due scene tratte dal film Boccaccio 70
Non capita tutti i giorni di diventare una star a soli 17 anni, sopratutto di avere immediatamente fama mondiale; ma la sua bellezza, assolutamente straordinaria, la sua grazia e le naturali doti recitative le agevolarono di sicuro la carriera. Tre sono i film dedicati all’imperatrice d’Austria Sissi, ovvero Elisabetta di Baviera; La principessa Sissi (1955), Sissi, la giovane imperatrice,(1956) e Sissi – il destino di un’imperatrice (1957) tutti e tre per la regia di Ernst Marischka. Tre film in cui la giovane Romy assurge al rango di star e che le valgono scritture a valanga; tra il 1957 e il 1959 gira infatti ben 11 film, tra i quali si segnalano Un amore a Parigi (Monpti), regia di Helmut Käutner al fianco di Horst Buchholz,
Gli innocenti dalle mani sporche
Scampolo, regia di Alfred Weidenmann, Ragazze in uniforme per la regia di Géza von Radványi ,accanto a Lilli Palmer e L’amante pura (Christine), regia di Pierre Gaspard-Huit, sul set del quale conosce un attore che avrà una parte importante nella sua vita, il bel tenebroso Alain Delon.Ha solo 20 anni, Romy, ma è bellissima, cosi’ come il 23 enne attore francese è un sex symbol; insieme sono una coppia bellissima, e i due vanno a vivere assieme a Parigi. Il lavoro la porta a viaggiare molto: arriva in Italia per girare Boccaccio ’70 di Luchino Visconti nell’episodio “Il lavoro” (1962); nel film interpreta Pupe, moglie di un dongiovanni che è anche impelagato in un giro di prostitute. Un altro film importante del 1962 lo gira con il grande Orson Wells: si tratta di Il processo, nel quale è Leni. Il film tratto dal romanzo di Kafka, mette in risalto le sue doti drammatiche, confermate l’anno successivo dal ruolo di Regine nel film bellico I vincitori, un film di Foreman con un cast all star, nel quale figurano George Peppard, George Hamilton, Albert Finney, Melina Mercouri, Eli Wallach, Elke Sommer, Jeanne Moreau, Vince Edwards, Senta Berger, Rosanna Schiaffino e Peter Fonda.
Con Jean Louis Trintignant in Il montone infuriato
Romy Schneider con Michel Piccoli in L’amante
Un altro film importante è Il cardinale (The Cardinal), regia di Otto Preminger,nel quale è Annemarie von Hartman una studentessa amata nientmeno che da un futuro cardinale. Star affermata, lavora a getto continuo: è nei cast di Scusa, me lo presti tuo marito? regia di David Swift (1964), in Alle 10:30 di una sera d’estate regia di Jules Dassin (1966),in Agli ordini del Fuhrer e al servizio di Sua Maestà regia di Terence Young (1966), film basato sulla storia vera di Eddy Chapman, spia doppiogiochista, nel quale la Schneider è una splendida Contessa. Nel 1969 è nel film La piscina, diretto da Deray, accanto a quello che era il suo grande amore Delon; lei è Marianne, una giornalista moglie di uno scrittore fallito, che si troverà al centro di un intrigo amoroso con il suo ex amante. Nel 1970 interpreta un ruolo stupendo in La califfa, film di Alberto Bevilacqua; lei è la bellissima e volitiva Irene Corsini, detta la Califfa, che riuscirà a far innamorare di se l’industriale Doberdò, conquistandolo alle idee socialiste. Un ruolo drammatico che mostra come la ormai trentaduenne Romy sia un’attrice con i fiocchi.
Ma la sua vita privata diventa ben presto una collezione di fallimenti: dopo il fallimento del suo legame con Delon, divorzia dal marito,Harry Meyen, per poi risposarsi Iniziano i suoi problemi con l’alcool, che le causeranno frequenti crisi depressive. Ma è nel lavoro che la Schneider trova una parziale consolazione. Dal 1970 al 1972 gira altri otto film, fra i quali L’amante regia di Claude Sautet (1970),Uccidi uccidi, ma con dolcezza regia di John Newland (1970),Il commissario Pellissier ancora per la regia di Claude Sautet (1971),L’assassinio di Trotsky regia di Joseph Losey (1972), nel quale è Guita, la militante comunista che sarà la causa involontaria dell’omicidio del politico russo, interpretato da Richard Burton.
Come già detto, la vita privata di Romy è un naufragio continuo, mentre la sua carriera cinematografica si arriccihisce di splendide interpretazioni; Ludwig, regia di Luchino Visconti (1972), in cui ancora una volta è Elisabetta d’Austria. Ma un’Elisabetta-Sissi matura, madre del folle principe Ludwig. Gira Noi due senza domani (Le train), regia di Pierre Granier-Deferre (1973) il divertente Il montone infuriato regia di Michel Deville (1974) al fianco di Trintignant,, Trio infernale regia di Francis Girod (1974), in cui è la satanica moglie di Michel Piccoli, L’importante è amare regia di Andrzej Zulawski (1975),il controverso Gli innocenti dalle mani sporche, per regia di Claude Chabrol (1975), in cui è una moglie che ha una relazione adulterina con un uomo conosciuto casualmente,e che si troverà coinvolta in una storia a tinte nere.
Nel film Una donna alla finestra
A colpire ancor più duramente il fragile equilibrio dell’attrice, arrivano due fatti personali diversi, ma legati: il fallimento del suo secondo matrimonio e sopratutto la tragica morte del giovane David, di soli 15 anni, morto accidentalmente infilzato dalla protezione di un cancello. E’ il 1981, l’attrice ha appena girato Chiaro di donna di Costa Gavras (1979), l’ottimo La morte in diretta di Bertrand Tavernier (1980) e sopratutto lo struggente Fantasma d’amore, regia di Dino Risi (1981), al fianco di Mastroianni, in cui interpreta una donna morta e che si materializza come un fantasma vivendo nel ricordo del suo uomo.
A fine 1981 interpreta il suo penultimo film, Guardato a vista ,regia di Claude Miller (1981) accanto a Lino Ventura e Michel Serrault. Nel 1981 si lega a Laurent Petin, ma subito dopo aver ultimato La signora è di passaggio titolo originale La passante du Sans-Souci, regia di Jacques Rouffio (1982) al fianco di Michel Piccoli, il 29 maggio 1982 Romy Schneider, forse stroncata da un infarto, muore improvvisamente a soli 44 anni. Il suo corpo, privo di vita, viene trovato proprio a casa di Petin; per alcuni la morte della Schneider è da attribuirsi ad un suicidio, ma la versione ufficiale sarà quella di morte per infarto.
Romy nel ruolo di Irene in La califfa, una sua splendida interpretazione
Scompare così, a sole 44 anni, una delle attrici più affascinanti dello schermo; bella, affascinante, ma dal sorriso triste. Un sorriso che non era più quello della leggendaria Sissi, ma quello di una donna con il male di vivere, quel male che divora dentro e che porta nella spirale terribile della depressione, che Romy tento di scacciare con l’alcool, finendo per pagare un prezzo altissimo alla fama e alla fortuna avuta per qualche anno.
Poco prima di morire tragicamente, la Schneider concesse un’intervista alla Tv francese (che potrete trovare in rete su Youtube o Dailymotion); è una donna stanca, quella che si concede al giornalista che la intervista: ha il volto bellissimo affaticato, sembra quasi spenta. Parla con fatica, quasi le pesasse quel doversi concedere alla tv dopo la terrificante morte del figlio. Una donna stanca, triste, che sembra accettare il suo ruolo di star solo perchè le è cucito addosso come una seconda pelle. Una volta aveva detto “« Je risque toujours le tout pour le tout. Je vais jusqu’au bout des choses. Je me donne sans compter. J’aime de tout mon coeur. C’est ainsi ” , “rischio sempre tutto per tutto, vado sempre a fondo nelle cose. Mi dono senza fare conti: seguo sempre il mio cuore, sono fatta così”
In questa intervista con poco tatto il giornalista le chiese, brutalmente, come avesse fatto a superare lo choc della morte di David; rispose con uno sguardo di una tristezza infinita, dicendo ““Life must go on. My work gives me strength.””, “la vita deve andare avanti, il mio lavoro mi da la forza di proseguire”
Uno splendido primo piano tratto da Fantasma d’amore
Agli ordini del Fuhrer e al servizio di sua maestà
La signora è di passaggio
Alle 10,30 di una sera d’estate
Sissi la giovane imperatrice
Scusa, me lo presti tuo marito?
Portrait de groupe avec dame
Mon premier amour
Mademoiselle Cricri
Male d’amore
Mado
L’amore di una grande regina
L’amante pura
La voleuse
La signora è di passaggio
Katia regina senza corona
Il processo
Il commissario Pellissier
Il cardinale
Guardato a vista
Gli amanti dell’isola
Delitto in pieno sole
Gruppenbild mit Dame
Jeune filles en uniforme
La principessa Sissi
L’enfer
Les choses de la vie
Annie
Eva confidenze di una minorenne
Gruppenbild mit dame
Le avventure di Robinson
L’incredibile affare Kopchenko
Linea di sangue
1982 La signora è di passaggio
1981 Guardato a vista
1981 Fantasma d’amore
1980 La banchiera
1980 La morte in diretta
1979 Chiaro di donna
1979 Linea di sangue
1978 Una donna semplice
1977 Gruppenbild mit Dame
1977 Tausend Lieder ohne Ton (TV movie)
1976 Una donna alla finestra
1976 Mado
1975 Frau Marlene
1975 Gli innocenti dalle mani sporche
1975 L’importante è amare
1974 Trio infernale
1974 Male d’amore
1974 Il montone infuriato
1973 Noi due senza domani
1972 Ludwig
1972 É simpatico, ma gli romperei il muso
1972 L’assassinio di Trotsky
1971 Un uomo in vendita
1971 Il commissario Pelissier
1970 La califfa
1970 Il cadavere dagli artigli d’acciaio
1970 Uccidi uccidi, ma con dolcezza
1970 L’amante
1969 La piscina
1968 L’incredibile affare Kopcenko
1966 Agli ordini del fuhrer e al servizio di sua maestà
1966 Alle 10:30 di una sera d’estate
1966 La voleuse
1965 Ciao Pussycat
1964 Scusa me lo presti tuo marito
1964 L’amour à la mer
1964 L’enfer
1963 Il cardinale
1963 I vincitori
1962 Il processo
1962 Gli amanti dell’isola
1962 Boccaccio ’70
1961 La rivolta di Lysistrata (TV movie)
1960 Delitto in pieno sole
1959 Katia regina senza corona
1959 Sissi la favorita dello zar
1959 Angelica ragazza jet
1959 Eva confidenze di una minorenne
1958 L’amante pura
1958 Ragazze in uniforme
1958 Sissi a Ischia
1957 Sissi – Il destino di una Imperatrice
1957 Un amore a Parigi
1957 Le avventure di Robinson
1956 Sissi – la giovane imperatrice
1956 Kitty
1955 La principessa Sissi
1955 Der letzte Mann
1955 4 fanteria
1954 L’amore di una grande regina
1954 Annie
1953 Wenn der weiße Flieder wieder blüht
Nazisploitation
Un genere cinematografico di nicchia, che ebbe un successo di spettatori davvero limitato, è stato quello del nazisploitation, ovvero quel genere di pellicole a basso costo imperneate sulle crudeli gesta di torturatori nazisti e feroci kapo che agivano nei campi di concentramento.
Il genere mescolava alcuni temi cari al B movie molto diffusi verso la metà degli anni settanta: il classico women in prison, una spruzzatina di sesso, violenza e crudeltà, torture.
La bestia in calore
Due scene tratte da L’ultima orgia del Terzo Reich
Nacquero così un mucchio di pellicole certo non memorabili, tutte basate su un festival di sadiche torture ai danni di prigioniere generalmente detenute nei lager. Uno dei pù famosi di questi film fu Ilsa la belva delle SS, uscito in Europa nel 1975, per la regia di Don Edmonds e con la partecipazione della prosperosa Dyanne Thorne, attrice dalle scarsissime doti cinematografiche, nemmeno bella, se vogliamo, ma dotata di due robustissimi seni che la portarono ad una certa celebrità, ovviamente limitata al sotto genere nazi.
Fu proprio Ilsa, la belva delle SS a fissare, in qualche modo, i canoni del nazisploitation: torture sadiche con dovizia di particolari, quasi esclusivamente riservate ad uno stuolo di belle fanculle, carneficine di massa, nudi a gogo, vendetta finale da parte delle prigioniere.
Tra i film del genere si segnalano, ma solo per dovere di cronaca, non certo per il livello dei film, assolutamente scadente, il film di Luigi Batzella La bestia in calore, uscito nelle sale nel 1977, forse l’esempio più esplicativo del cinema a basso costo, con attori scadenti e con parti di film prese di petto da produzioni precedenti. In particolare, La bestia in calore si segnala per alcune scene gore come quella in cui il povero Salvatore Baccaro strappa il pube a morsi ad una vittima.
Le deportate della sezione speciale SS
Ilsa la belva delle SS
L’unica attrice che si può definire tale, in questo Z movie è Macha Magall; il resto del cast venne reclutato tra le comparse e il risultato finale si vede.
Altro film abbastanza famoso del genere è L’ultima orgia del terzo Reich, uno dei pochi ad avere una trama un tantino più complessa, ricalcata da Portiere di notte della Cavani; una giovane prigioniera, dopo aver assecondato il comandante del suo campo pur di salvarsi la vita, anni dopo, liberata, compie la sua vendetta sull’uomo. La star del film è una giovane e bellissima Daniela Poggi.
SS Lager, l’inferno delle donne
Camp 7 lager femminile, diretto da Lee Frost nel 1975, racconta invece l’odissea di Martha, collaboratrice di uno scienziato che ha messo a punto una nuova arma micidiale, e che finisce per essere detenuta in un bordello nazista.
Il tema del postribolo è anche quello dominante di Casa privata per le SS, film del 1977 diretto da Bruno Mattei, interpretato dalla ineffabile Macha Magall, dal solito Baccaro e dalla giovane Marina Daunia; in questo caso la trama ricalca il fortunato Salon Kitty di Brass, ovvero ragazze giovanissime cooptate per diventare spie attraverso la prostituzione nel solito bordello nazista.
Le deportate della sezione speciale SS , film di Rino De Silvestro, racconta invece la storia di una giovane detenuta in un castello e in attesa di essere deportata nel solito lager; la donna rifiuta le avance del comandante delle SS, che farà una brutta fine. L’unica attrice di una certa fama della pellicola è Erna Schurer.
E’ una costante del filone nazisploitation quella di non avere, nei vari cast, attrici di fama; i bassi budget a disposizione dei registi impediva, di fatto la possibilità di ingaggiare attori e attrici con esperienza, e i registi spesso erano costretti a puntare o su attricette in cerca di un’effimera fama oppure su personaggi ormai in piena decadenza.
Il solito Batzella gira nel 1977 Kaput Lager – Gli ultimi giorni delle SS , scritturando Richard Harrison e Gordon Mitchell oltre a Lea Lander; il risultato è modesto, così come non sfugge a questa regola KZ9 – Lager di Sterminio, di Bruno Mattei, in cui compare una giovane Sonia Viviani, in un film che racconta le vicissitudini di una ragazza costretta ad amori lesbici e tormentata dalle kapo del lager.
Lager SSadis kastrat kommandtur
Uno dei pochi esempi di film con un barlume di trama è Le lunghe notti della Gestapo, di Fabio D’Agostino, incentrato sulla storia di un gruppo di oppositori di Hitler che viene invitato ad una festa a base di sesso durante la quale verranno sterminati senza pietà. Cast striminzito, con in evidenza la bella Rosita Toros e Paola Maiolini.
Un cast di illustri sconosciuti è protagonista di SS Lager L’inferno delle donne , diretto sempre nel fatidico 1977 da Sergio Garrone; il film racconta al solito delle solite disgraziate deportate costrette a prostituirsi e dei soliti aberranti esperimenti fatti ai danni delle detenute.
Un cast di migliore levatura, se non altro a livello squisitamente visivo è la caratteristica di La svastica nel ventre; la bella Sirpa Lane è un’affascinante detenuta che fa innamorare il solito comandante nazista, diventando alla fine il suo braccio destro. Nel cast figurano anche Gloria Piedimonte e Cristiana Borghi.
Uno dei punti più bassi del genere nazisploitation lo si raggiunge con Lager SSadis kastrat kommandtur, già nel titolo ridicolo e trash; a dirigerlo è Garrone, con l’ausilio dello sventurato Mircha Carven, unico attore degno di menzione in un film trash oltre l’immaginabile, con scene che vanno da improbabili castrazioni a crocefissioni di detenute a testa in giù.
Ilsa la belva del deserto
Il filone ebbe vita effimera: gli spettatori ben presto si stancarono di questa monotona e insulsa ripetizione di violenze e sesso soft; solo la serie di Ilsa ebbe dei sequel, che si incentrarono sulla figura della crudele aguzzina delle SS, nonostante la stessa finisse uccisa nel primo film della serie. Dyanne Thorne girò altre quattro pellicole con protagonista Ilsa, per poi sparire nel nulla.
Il cinema nazi simise di essere fonte di guadagni, anche se relativi e scomparve nel nulla, per riapparire in pellicole di ben altro livello, che denunciavano davvero l’orrore della shoah e dei lager.
Delle “eroine” del filone non rimase invece alcuna traccia, fatta accezione per la Poggi e Sonia Viviani; il nazisploitation fini assolutamente dimenticato da tutti, e senza alcun rimpianto.
Le lunghe notti della Gestapo
Liebes lager
Kaputt lager
Liebes lager
Blue jeans
Blue jeans è lo pseudonimo utilizzato da Daniela, una ragazza con poco meno di diciotto anni, nel suo lavoro di giovane prostituta. Il nomignolo le deriva dall’utilizzo di hot pants in jeans, il suo abbigliamento usuale. Durante un incontro a pagamento con un maturo cliente, la ragazza viene fermata dalla polizia mentre è appartata in un auto, identificata e portata in commissariato.
Qui racconta al funzionario di polizia che la interroga di essere figlia naturale di un noto e ricco restauratore, Carlo Anselmi, che ancor prima della nascita di Daniela aveva avuto una relazione con la madre. Convocato in questura, Carlo si vede affibbiato la custodia di questa ragazza assolutamente disinibita, ed è costretto a portarla a casa con se. Carlo vive con Marisa, che ben presto è costretta a dover fare i conti con l’intrigante ragazza, che interrompe l’idilio con il suo compagno, rendendole ben presto la vita un vero inferno.
Ma non solo: la ragazza porta scompiglio anche nella tranquilla vita borghese dell’uomo, creando imbarazzo anche durante le riunioni con gli amici.Un giorno, mentre la tensione è al massimo, e Marisa ha dovuto lasciare la casa, stanca delle continue intrusioni di Daniela, compare uno strano individuo nella vita di Daniela e Carlo: è Stefano, un giovane muto che riesce a farsi ospitare nella bellissima residenza del restauratore.
Il giovane in realtà non è affatto muto, e in accordo con Daniela ha studiato un piano per far attribuire all’uomo la paternità di Daniela, ucciderlo e quindi permettere alla ragazza di ereditare i cospicui beni dell’uomo. Sedotto dalla bellezza e dalla freschezza di Daniela, Carlo cede e inizia una appassionata relazione con la ragazza. Che alla fine decide di non assecondare più il piano di Stefano: quando sta per scattare la trappola che dovrebbe portare alla morte Carlo, Daniela interviene, ma troppo tardi.
Il giovane uccide l’antiquario/restauratore, ma Daniela vendica l’amante facendo precipitare Stefano da una passerella, la trappola che avevano preparato assieme per uccidere Carlo.Rinunciando a proseguire nella sua rivendicazione dei beni di carlo, Daniela torna alla vita squallida della prostituzione.
Giallo abbastanza convenzionale, con piccole e timide concessioni ai nudi sempre apprezzabili di Gloria Guida, Blue jeans non si segnala per nessun merito particolare.
Anzi, i primi venti minuti, con l’interrogatorio della ragazza sono di una noia senza pari. Il film non decolla mai, e per tre quarti si limita a mostrare i tentativi i Daniela di distruggere la tranquillità della vittima predestinata, anche se va rimarcato il lodevole tentativo di Imperoli di non concedere tanto all’occhio lubrico dello spettatore, spingendo invece il film verso la connotazione thriller. Il finale riesce a salvare in qualche modo il film, con il classico delitto-castigo-espiazione.
La Guida, che interpreta la disinibita Daniela, è almeno convincente nella sua parte, cosa che invece non si può dire di Gianluigi Chirizzi, molto a disagio nei panni di Stefano. Paolo Carlini, personaggio centrale nei panni di Carlo, se la cava senza infamia e senza lode.
Blue jeans, un film di Mario Imperoli, con Gloria Guida, Paolo Carlini, Annie Carol Edel, Gianluigi Chirizzi, Mario Pisu, Rino Bolognesi, genere drammatico, Italia 1975
Gloria Guida … Daniela ‘Blue Jeans’ Anselmi
Paolo Carlini … Dr. Carlo Anselmi
Annie Carol Edel Marisa – amante di Carlo
Gianluigi Chirizzi … Sergio Prandi
Mario Pisu … Mario Mauri
Marco Tulli … Cliente di Daniela
Regia: Mario Imperoli
Sceneggiatori:Mario Imperoli, Piero Regnoli
Musiche originali:Nico Fidenco
Fotografia:Romano Albani
Montaggio:Sandro Lena
Costumi:Claudia Schiff
Emanuelle e gli ultimi cannibali
Ennesima variazione delle avventure dell’affascinante Emanuelle, la reporter di colore con l’hobby della fotografia; questa volta l’eroina interpretata da Laura Gemser si reca in un istituto per malattie mentali,per scoprire in che modo i pazienti vengano trattati da dottori e infermiere.
Durante il suo soggiorno nella clinica, Emanuelle assiste ad una scena agghiacciante: una paziente strappa a morsi il seno ad una infermiera. Emanuelle indaga sui perchè dello strano comportamento della donna,e grazie ad un tatuaggio sul corpo della ragazza, risale fino al
professor Lester, che dapprima la erudisce sul fenomeno del cannibalismo, e poi, divenuto l’ennesimo amante della donna, decide di accompagnarla alla ricerca della verità sul conto della ragazza.
La coppia giunge in Amazzonia, e incontra alcuni personaggi ambigui:Donald e Maggie McKenzie,che fanno credere di essere una coppia di cacciatori, Suor Angela e Isabelle .
Tra i vari personaggi si stabiliranno relazioni equivoche, puramente erotiche.In realtà i Mc Kenzie sono sulle tracce di un tesoro; ma quella caccia sarà loro fatale, perchè saranno i primi a cadere preda dei cannibali che vivono nella regione.
Donald viene fatto a pezzi, la moglie, dopo essere stata stuprata a turno,finisce per fare da pranzo alla tribù. Isabelle, catturata, viene stuprata a sua volta dagli indigeni, viene salvata provvidenzialmente da Emanuelle con uno stratagemma: la donna sorge dalle acque, nuda come Venere, mentre alle sue spalle esplodono alcuni fuochi artificiali.
Mentre i superstiziosi indigeni restano ammutoliti, la donna prende per mano l’amica e si allontana nell’acqua.
Aristide Massaccesi, firmandosi Joe D’Amato, dirige Emanuelle e gli ultimi cannibali nel 1977, nello stesso anno in cui esce il controverso Ultimo mondo cannibale;ma, a differenza del film di Deodato, Massaccesi spinge l’acceleratore sull’erotismo,
riempiendo il film di scene ad alta tensione erotica: a parte i coniugi Tinti, Gabriele e Laura Gemser, il regista romano chiama nel cast la bella Susan Scott,facendole interpretare il ruolo di
Maggie, e rendendola protagonista di una delle scene più calde del film, l’atto auto erotico in cui la bellissima attrice spagnola sembra girare senza l’ausilio di controfigure; chiama nel film la svizzera Monica Zanchi, nel ruolo di Isabelle,
e infine seleziona due attrici decisamente belle, Dirce Funari e Annamaria Clementi, affidando loro rispettivamente i ruoli della ragazza della clinica e di suor Angela.
Il film tutto sommato non è nemmeno malaccio, anche se D’Amato gioca, come al solito, tutte le sue carte sull’erotismo.
Ma un minimo di trama c’è, così come l’indubbio mestiere del regista romano.
Emanuelle e gli ultimi cannibali, un film di Joe D’Amato, con Laura Gemser, Gabriele Tinti, Susan Scott, Donald O’Brien, Monica Zanchi, Percy Hogan, Dirce Funari, Annamaria Clementi 1977
Laura Gemser: Emanuelle
Gabriele Tinti: professor Mark Lester
Monica Zanchi: Isabelle Wilkes
Nieves Navarro: Maggie McKenzie
Donald O’Brien: Donald McKenzie
Percy Hogan: Salvatore
Annamaria Clementi: Suor Angela
Dirce Funari: ragazza all’istituto mentale
Geoffrey Copleston: Wilkes
Germana Dominici: Emanuelle
Michele Gammino: professor Mark Lester
Serena Verdirosi: Isabelle Wilkes
Paila Pavese: Maggie McKenzie
Sergio Fiorentini: Donald McKenzie
Antonio Guidi: Wilkes
Regia Joe D’Amato
Soggetto Joe D’Amato
Sceneggiatura Aristide Massaccesi, Romano Scandariato
Produttore Fabrizio De Angelis
Fotografia Aristide Massaccesi
Montaggio Amedeo Moriani
Musiche Nico Fidenco
Scenografia Carlo Ferri
Costumi Carlo Ferri
Rosalba Neri
Rosalba Neri
Non è certo usuale, per un attore, girare quasi cento film nell’arco di un ventennio. E’ una media impressionante, circa 10 film all’anno; eppure Rosalba Neri dal suo esordio avvenuto nel 1955 al 1976 ha effettivamente partecipato a quasi cento produzioni cinematografiche, di cui ben 35 nell’arco di soli 4 anni,dal 1960 al 1964. Come ha dichiarato in un’intervista di qualche anno fa, Rosalba Neri avrebbe voluto un altro tipo di carriera cinematografica; non è completamente soddisfatta di ciò che ha fatto.
Eppure la oggi settantenne attrice romagnola (è nata a Forli nel 1939) ha spaziato in quasi tutti i generi cinematografici, dai primi peplum ai western, alle commedie fino alle produzione anni settanta, decamerotici, commedia sexy ecc. Con alcune partecipazioni sicuramente importanti, anche se a film di successo limitato; ma questa è una delle costanti della carriera cinematografica di Rosalba Neri, nonostante la brava attrice fosse preparata anche come impostazione sia linguitica che mimica, avendo frequentato la scuola di recitazione del centro sperimentale di cinematografia.Il suo primo film,I pinguini ci guardano, del 1955, lo gira con Leoni, al fianco di mostri sacri come Rascel, Isa Barzizza, Carlo Croccolo,Isa Miranda e Ave Ninchi; con Rascel lavorerà anche nel Corazziere, film del 1960
Da allora fino alla fine degli anni sessanta, Rosalba Neri interpreterà 62 film, i più noti dei quali sono:
La meravigliosa Angelica
Vivo per la tua morte
– Era notte a Roma, di Roberto Rossellini, con una piccola partecipazione accanto a Giovanna Ralli, Enrico Maria Salerno e Renato Salvatori;
– Toto, Peppino e la dolce vita, nel ruolo di Magda nel film diretto da Bruno Corbucci, accanto alla grandissima coppia Toto-De Filippo, film del 1961;
– Ercole al centro della terra, peplum targato 1961 di Mario Bava, nel ruolo di Helena ed accanto ad un’altra attrice di buone speranze, Ida Galli o Evelyn Stewart, come si farà chiamare in seguito;
– Cadavere per signora, di Mario Mattioli, produzione 1964, accanto a Sylva Koscina, Lando Buzzanca e al duo Franchi e Ingrassia;
– Il leone di Tebe, altro peplum datato 1964, accanto a Mark Forrest nel ruolo di Nais;
– Angelica marchesa degli angeli, sempre del 1964, film di grande successo che lanciò la bellissima Michele Mercier
– La meravigliosa Angelica, del 1965, ancora accanto alla Mercier;
– Dinamite Jim, di Balcazar, western che la vede protagonista di primo piano nel ruolo di Margaret,accanto a Fernando Sancho;
– Arizona Colt, di Michele Lupo, western del 1966 accanto a Giuliano Gemma e Fernando Sancho
Justine ovvero le disavventure della virtù
Uno dei film più importanti ai quali partecipa negli anni 60 è Justine ovvero le disavventure della virtù , diretto da Jesus Franco; il ruolo di Florette non è tra i più importanti, ma le consente maggiore visibilità, anche grazie al gran successo della pellicola, abbastanza osè per l’epoca, alla quale partecipa anche una giovanissima Romina Power nel ruolo della sfortunata eroina creata da De Sade. Altra parte secondaria in un film importante è in Barbagia, la società del malessere, film di Lizzani nel quale Rosalba Neri è una ragazza che partecipa al party con Terence Hill
Uno strano tipo
Sicuramente più importanti, cinematograficamente, gli anni settanta, che iniziano con il western Arizona si scatenò… e li fece fuori tutti, accanto a Anthony Steffen; il genere western è ormai al tramonto, all’orizzonte si affacciano la commedia sexy e il thriller all’italiana. Dopo aver partecipato a Mio padre Monsignore, nel 1971 è Anna Palmieri nel thriller di Fernando Di Leo La bestia uccide a sangue freddo; il film riscuote buon successo, sopratutto all’estero dove all’interno del film vengono aggiunte sequenze hard. Successivamente, Rosalba Neri partecipa al western Il giorno del giudizio, di Mario Gariazzo e al film di Welles La figlia di Frankenstein: è un film che la vede finalmente assoluta protagonista, nei panni di Tania Frankenstein, figlia del barone Frankenstein interpretato da Joseph Cotten.
Agente speciale LK
La bestia uccide a sangue freddo
Il buon successo ricevuto le permette di essere nuovamente la prima donna di Due maschi per Alexa, girato nel 1971 da Juan Logar, in cui Rosalba Neri è Alexa, giovane moglie del maturo Curd Jurgens, che tradisce il marito ma che i vedrà castigata in maniera terribile e sopratutto inusuale. Nel 1972, la ormai trentaduenne Rosalba è un’attrice matura dal punto di vista scenico: ha alle spalle, nonostante la giovane età, un mucchio di pellicole; gira ancora un western,Monta in sella, figlio di…! , di Tonino Ricci e sopratutto il divertente Meo Patacca, diretto da Marcello Ciorciolini, accanto a Gigi Proietti.
Sempre nel 1972 interpreta il suo ultimo western, Attento gringo, è tornato Sabata , di Alfonso Balcázar, ancora una volta accanto a Fernando Sancho; il western ha i giorni, anzi le ore contate, nonostante la ventata d’aria fresca portata dal duo Terence Hill-Bud Spencer, con i loro spassosi Trinità,così sempre nel 1972, ritroviamo la Neri nel film di petroni Crescete e moltiplicatevi, anonima commedia di scarso successo, girata con la simpatica Francesca Romana Coluzzi. Ancora più anonima è la partecipazione al film di Batzella Confessioni segrete di un convento di clausura , uno dei primi esempi di film decamerotico/ conventuale, in cui proprio la Neri è l’unico motivo per vedere il film.
Due fotogrammi da Lady Frankenstein
Il 1972 è un anno di gran lavoro; la ritroviamo sul set di L’amante del demonio, di Paolo Lombardi, discreto horror-sexy girato al fianco di Edmund Purdom, e subito dopo in Alla ricerca del piacere, di Silvio Amadio,nel ruolo di Eleonore, sorella di un romanziere torbido e fascinoso; nel cast del film, ad alta tensione erotica, c’è Barbara Bouchet, con la quale girerà una delle scene saffiche più memorabili del cinema anni settanta. Ma il 1972, anno d’oro della Neri, non è di certo finito; arrivano Colpo grosso, grossissimo… anzi probabile, di Marcello Ciorciolini, che fa il verso al successo Certo certissimo anzi probabile, film di buona fattura con Luciana Paluzzi e Nino Castelnuovo, la parte di Gianna nel Sorriso della iena, di Amadio, in cui però la vera protagonista è la giovane Jenny Tamburi,
Barbagia
Casa d’appuntamento, di Ferdinando Merighi,in cui torna ad essere protagonista assoluta accanto alla diva della dolce vita, Anita Ekberg e infine lo scadente Decameron 300 e Il prode Anselmo e il suo scudiero, simpaticissimo film di Corbucci, divertente e con un cast di ottimi comprimari, come la stessa Neri, la Baxa, Femi Benussi accanto ai più titolati Montesano, Noschese, Banfi e Montagnani.
Come raccontato dalla stessa attrice nel corso di un’intervista per Stracult, Rosalba accetta praticamente tutto ciò che le viene offerto, senza selezionare i lavori che le sottopongono; così finisce per partecipare ad un mucchio di pellicole poco interessanti,con il risultato di restare lontana da quelle più importanti. Un cruccio, il suo, alimentato anche dal fatto che non le offrano ruoli comici, per i quali si sente portata.
Primo tango a Roma
Il 1973 vede un notevole rallentamento della sua attività cinematografica; gira La morte incerta, una produzione spagnola di José Ramón Larraz, film passato praticamente inosservato, Il plenilunio delle vergini con Luigi Batzella, un altro B movie in cui è la contessa Dracula accanto a Matt Damon, Primo tango a Roma – Storia d’amore e d’alchimia di Lorenzo palli con l’altra bella dello schermo, Erika Blanc, il simpatico Lo chiamavano Tresette… giocava sempre col morto, diretto da Carnimeo, nel quale ritrova una collega di tanti anni prima, Evelyn Stewart e infine l’ottimo Tony Arzenta, forse il film più importante a cui partecipa in quegli anni, accanto ad Alain Delon.
L’attività cinematografica di Rosalba si avvia rapidamente alla conclusione; il 1974 la vede sul set di The Arena, conosciuto in Italia come La rivolta delle gladiatrici, varizazione sexy dei peplum anni 60, diretto da Steve Carver con la partecipazione della prosperosa Pam Grier e di Lucretia Love. I suoi ultimi film non sono davvero degni di menzione: Lo strano ricatto di una ragazza per bene, ancora una volta sotto la regia di Batzella, Dieci bianchi uccisi da un piccolo indiano di Gianfranco Baldanello e Cugini carnali di Sergio Martino sono davvero film da dimenticare, così come la sua ultima apparizione cinematografica,
Top sensation
Il pomicione di Roberto Bianchi Montero, al fianco della star di Hollywood Joan Collins; non ritornerà più sul grande schermo, mentre farà una fugace apparizione in Olga e i suoi figli, fiction tv diretta da Salvatore Nocita, a dieci anni di distanza dalla sua apparizione in Il pomicione.
In definitiva l’evolversi della storia cinematografica di Rosalba Neri mostra la tendenza ad un eccessivo presenzialismo in ruoli di contorno, mentre mancano, in realtà, ruoli veramente importanti, fatto salvo qualche raro episodio.Tuttavia va detto che le sue partecipazioni sono sempre state improntate a professionalità, tanto da creare, nel pubblico, la nascita di un nutrito gruppo di fans.
Forse il suo periodo migliore è stato quello degli anni 60, quando è entrata in produzioni forse ingenue, ma sicuramente legate ad una serie di fattori, come la mancanza da parte del pubblico di un’alternativa al cinema, che ne hanno agevolato la carriera. Rosalba Neri oggi è una simpatica signora settantenne, con sul volto quel sorriso a metà strada tra l’ingenuo e il malizioso, che poi è stato davvero il suo marchio personale.Quello di un’attrice di buon livello simpatica e apprezzata da tutti.
Totò Peppino e la dolce vita
The man to kill
The Arena
Superseven chiama Cairo
Per 50000 dollari maledetti
L’uomo da uccidere
Le piacevoli notti di Justine
Esther and the king
Ercole contro i figli del sole
Racconti proibiti
Due mafiosi contro Goldfinger
Blood rivers
Arizona colt
Sentivano uno strano, eccitante, pericoloso puzzo di dollari
Sartana non perdona
Sansone contro il corsaro nero
Password: uccidete agente Gordon
L’uomo del colpo perfetto
Lo strano ricatto di una ragazza perbene
La taglia è tua l’uomo lo ammazzo io
Kindar l’invulnerabile
Killer adios
Johnny Yuma
Io uccido tu uccidi
Il corazziere
I racconti di Viterbury
I lunghi giorni dell’odio
I grandi condottieri
I dominatori dell’universo
Era notte a Roma
El Cid
Dieci bianchi uccisi da un piccolo indiano
Cugini carnali
Coriolano eroe senza patria
Confessioni segrete di un convento di clausura
Con la morte alle spalle
Colpo grosso,grossissimo anzi,probabile
Cadavere per signore
Con la morte alle spalle
Decamerone 300
Gli invincibili tre
I due della legione
Il relitto
La ballata dei mariti
La valle dell’eco tonante
Libera,amore mio
Lo sceicco rosso
Monta in sella figlio di …
Sonora
Olga e i suoi figli” (1985) TV
Il pomicione (1976)
Cugini carnali (1974)
Dieci bianchi uccisi da un piccolo indiano (1974)
Lo strano ricatto di una ragazza per bene (1974)
The Arena (1974)
Tony Arzenta (1973)
Lo chiamavano Tresette… giocava sempre col morto (1973)
Primo tango a Roma – Storia d’amore e d’alchimia (1973)
Il plenilunio delle vergini (1973)
La morte incerta
I racconti di Viterbury – Le più allegre storie del ‘300 (1973)
La casa della paura (1973)
Libera, amore mio… (1973)
Sentivano uno strano, eccitante, pericoloso puzzo di dollari (1973)
Il prode Anselmo e il suo scudiero (1972)
Decameron ‘300 (1972)
Casa d’appuntamento (1972)
Il sorriso della iena (1972)
Colpo grosso, grossissimo… anzi probabile (1972)
Alla ricerca del piacere (1972)
L’amante del demonio (1972)
Confessioni segrete di un convento di clausura (1972)
Crescete e moltiplicatevi (1972)
Attento gringo, è tornato Sabata
Meo Patacca (1972)
Monta in sella, figlio di…! (1972)
Due maschi per Alexa
La figlia di Frankenstein (1971)
Il giorno del giudizio (1971)
La bestia uccide a sangue freddo (1971)
Mio padre Monsignore (1971)
Arizona si scatenò… e li fece fuori tutti (1970)
Le piacevoli notti di Justine
La taglia è tua… l’uomo l’ammazzo io (1969)
Barbagia (1969)
Il castello di Fu Manchu
Justine ovvero le disavventure della virtù
Top Sensation (1969)
99 donne (1968)
Sartana non perdona (1968)
Niente rose per OSS 117 (1968)
Vivo per la tua morte (1968)
Killer, adios (1968)
L’uomo del colpo perfetto (1967)
Per 50.000 maledetti dollari
Con la morte alle spalle
Agente speciale L.K.: operazione Re Mida
Johnny Texas
I giorni della violenza (1967)
I lunghi giorni dell’odio (1967)
Password: Uccidete agente Gordon (1967)
Arizona Colt (1966)
Johnny Yuma (1966)
Upperseven, l’uomo da uccidere (1966)
Dinamite Jim (1966)
Superseven chiama Cairo (1965)
I grandi condottieri (1965)
La meravigliosa Angelica
Due mafiosi contro Goldginger (1965)
Io uccido, tu uccidi (1965)
Angelica
Coriolano: eroe senza patria (1964)
Leone di Tebe (1964)
Le voci bianche (1964)
Cadavere per signora (1964)
Ercole contro i figli del sole (1964)
Gli invincibili tre (1964)
Il dominatore del deserto (1964)
Kindar l’invulnerabile (1964)
La valle dell’eco tonante (1964)
Sansone contro il corsaro nero (1964)
Lo sceicco rosso (1963)
Uno strano tipo (1963)
Ercole contro Molock (1963)
La ballata dei mariti (1963)
I due della legione straniera
Il peccato
Il sangue e la sfida (1962)
Ercole al centro della terra (1961)
El Cid (1961) (uncredited)
Vacanze alla baia d’argento (1961)
Il sepolcro dei re (1961)
Il relitto (1961)
Totò, Peppino e la dolce vita (1961)
La ragazza di mille mesi (1961)
Le italiane e l’amore (1961)
Esther and the King (1960)
Era notte a Roma
Il corazziere (1960)
Mogli pericolose (1958)
A Parigi in vacanza (1958)
Valeria ragazza poco seria (1958)
Vivendo, cantando che male ti fo? (1957)
Due sosia in allegria (1956)
I pinguini ci guardano (1955)
L’infermiera
Un fresco vedovo, Leonida, viene colto da infarto mentre si sta consolando con la moglie del custode del cimitero nel quale ha sepolto sua moglie. La notizia invece di turbare, rallegra gli avidi parenti prossimi dell’uomo, ansiosi di mettere le mani sull’azienda vinicola che Leonida possiede, in modo da poterla vendere ad un ricco imprenditore. Per far ciò però hanno bisogno che all’uomo sia fatale un secondo infarto; così il genero di Leonida chiama al capezzale dell’infermo una splendida e avvenente infermiera, con il palese intento di provocare nell’uomo un mortale infarto.
Ma la donna, all’inizio d’accordo con il piano, impara a conoscere e stimare Leonida; gli si affeziona, e decide di sposarlo. Così caccia dalla villa del futuro marito tutti i parenti e parte in viaggio di nozze con l’uomo. Ma a Leonida sarà fatale proprio la bellezza della moglie: non resiste, infatti, al suo charme e dopo un amplesso cade fulminato dal secondo infarto.Anna, divenuta sua erede, commossa tributa all’uomo dei solenni e fastosi funerali.
Commedia sexy diretta da Nello Rossati nel 1975, L’infermiera si segnala per l’ottimo cast allestito dal regista e per la trama non disprezzabile, anche se il canovaccio resta abbastanza orientato sulle generose nudità della bellissima ex Bond Girl svizzera Ursula Andress; l’attrice, nel pieno della maturità fisica, è uno spettacolo per gli occhi.Il resto del film fila via sui binari della comicità non triviale, anche se abbastanza telefonata, e sulle gag dei numerosi co-protagonisti, a cominciare da Mario Pisu che interpreta Leonida, proseguendo per un’altra splendida Bond girl,
Luciana Paluzzi, e ancora con Duilio Del Prete (il genero di Leonida), Daniele Vargas, la bella Carla Romanelli, Lino Toffolo e come guest star Jack Palance, nei panni dell’industriale americano. In ultimo, il bravo Lino Toffolo, nei panni del servitore, costretto, per l’ennesima volta in carriera, a fare l’ubriacone.
Film tutto sommato non disprezzabile; a parte la musicalità del dialetto veneto, irresistibile, usato a piè spinto, la bella Andress da valore aggiunto alla pellicola. Memorabile il bagno in piscina, con l’attrice completamente nuda e generosamente esposta. Il regista adriese, reduce dal buon successo di La nipote, dirige quasi con taglio drammatico il film, rendendolo superiore alla media delle pellicole della commedia sexy.
Lino Toffolo e Carla Romanelli
Luciana Paluzzi
L’infermiera, un film di Nello Rossati. Con Duilio Del Prete, Daniele Vargas, Mario Pisu, Ursula Andress, Luciana Paluzzi, Jack Palance, Carla Romanelli, Lino Toffolo, Marina Confalone, Stefano Sabelli
Erotico, durata 105 min. – Italia 1975.
Ursula Andress: Anna
Duilio Del Prete: Benito Varotto
Mario Pisu: Leonida Bottacin
Daniele Vargas: Gustavo Scarpa
Carla Romanelli: Tosca Floria Zanin
Marina Confalone: Italia Varotto
Stefano Sabelli: Adone
Luciana Paluzzi: Jole Scarpa
Lino Toffolo: Giovanni Garbin
Jack Palance: Mr. Kitch
Attilio Duse: Dottor Pavan
Regia Nello Rossati
Soggetto Claudia Florio, Roberto Gianviti, Nello Rossati, Paolo Vidali
Sceneggiatura Claudia Florio, Roberto Gianviti, Nello Rossati, Paolo Vidali
Produttore Carlo Ponti
Produttore esecutivo Romano Dandi
Casa di produzione Compagnia Cinematografica Champion
Distribuzione (Italia) Interfilm
Fotografia Ennio Guarnieri
Montaggio Alberto Gallitti
Musiche Gianfranco Plenizio
Scenografia Toni Rossati
Costumi Toni Rossati
Trucco Francesco Corridoni, Maria Teresa Corridoni, Giulio Mastrantonio
Sette orchidee macchiate di rosso
Due delitti misteriosi in apparenza slegati fra di loro; la prima, Ines, è una prostituta siciliana misteriosamente chiamata la toscana. L’altra, Kathy è una pittrice che vive in una bella casa circondata da gatti. Sembra non esserci un trait d’union, ma l’ispettore Vismara è convinto del contrario. Anche perchè l’assassino ha lasciato una traccia inconfondibile, un misterioso ciondolo a forma di mezzaluna, in argento.
Gabriella Giorgelli è Ines, la “Toscana”
Quando poi a rischiare di morire è Giulia, la fresca sposa di uno stilista, Mario, il sospetto diviene certezza. Giulia si salva miracolosamente, e la polizia fa credere che sia invece morta. Mario inizia ad indagare sui misteriosi delitti, e scopre che tutti hanno in comune la frequentazione di un albergo in una località di villeggiatura. Tutto sembra ruotare attorno alla figura di un americano, che Mario riuscirà, dopo lunghe e laboriose indagini, ad identificare in un certo Fred.
Nel frattempo il misterioso killer ha seguitato la sua missione di morte, uccidendo ad una ad una tutte le donne che erano presenti il 29 settembre del 1969 nell’albergo. Tutto ciò nonostante la polizia abbia ormai identificato le possibili vittime e le abbia sottoposte a stretta vigilanza. Sarà Mario a dipanare l’intricata matassa, rischiando a sua volta la vita e giungendo alla scoperta dell’insospettabile colpevole.
Thriller di stampo classico, girato da Umberto Lenzi nel 1972, Sette orchidee macchiate di rosso ( sette sono le vittime dell’assassino, le orchidee sono i fiori che lo stesso omicida lascerà sulla tomba del misterioso perno della vicenda, Frank), si distingue per il buon impianto e per la sobrietà della storia, con l’unico omicidio veramente efferato effettuato con un trapano elettrico, concessione allo splatter di un film altrimenti abbastanza avaro di sangue e scene scabrose. Lenzi non è Dario Argento e si vede; la tensione latita alquanto, ma la sceneggiatura regge, e il film scorre via tutto sommato abbastanza bene e senza grosse contraddizioni.
Rossella Falk è Elena Marchi, la nuova vittima
Il cast, di primo livello, include Marina Malfatti nel ruolo di Kathy, la belloccia Uschi Glass in quello di Giulia, la grande Rossella Falk nel ruolo della pazza signora Marchi, di Claudio gora, un ambiguo Raffaele Ferri, di Gabriella Giorgelli, la prima vittima, la prostituta Ines e infine dei due protagonisti maschili, ovvero Antonio Sabato, che è Mario, il vero artefice della scoperta dell’assassino e di Pier Paolo Capponi, un tantino incolore nei panni dell’ispettore Vismara. Spazio a caratteristi di ottima fama come Carla Mancini (la cameriere di Anna Sartori), di Renato Romano (il prete), di Bruno Corrazzari (l’amante di Fred) e infine della bella Marisa Mell, nel doppio ruolo delle gemelle Sartori.
Marisa Mell, una delle gemelle Sartori
Film di buona fattura, quindi, che ha anche il pregio di essere stato girato nelle località più belle di Roma, da Piazza di Spagna a Piazza Navona, il tutto sorretto dalla sobria colonna sonora di Stelvio Cipriani. Buon thriller, quindi, dall’esito tutt’altro che scontato, anche se il finale poteva essere un tantino più lungo e meno frettoloso.
Sette orchidee macchiate di sangue, un film di Umberto Lenzi,Antonio Sabato, Uschi Glas, Pier Paolo Capponi, Marisa Mell, Claudio Gora, Marina Malfatti, 1972. Con Renato Romano, Nello Pazzafini, Linda Sini, Carla Mancini, Franco Fantasia, Bruno Corazzari, Fulvio Mingozzi, Tom Felleghy, Luca Sportelli, Lucretia Love, Enzo Tarascio
Antonio Sabato … Mario
Uschi Glas … Giulia
Pier Paolo Capponi L’ispettore Vismara
Rossella Falk … Elena Marchi
Marina Malfatti … Kathy Adams
Renato Romano … The Priest
Claudio Gora … Raffaele Ferri
Gabriella Giorgelli Inez Tamborini
Aldo Barberito … Lt. Palumbo
Bruno Corazzari … Barrett
Franco Fantasia … Lt. Renzi
Petra Schürmann … Concetta di Rosa
Linda Sini … Juanda
Nello Pazzafini … Raoul
Carla Mancini … Cameriera di Anna
Enzo Andronico … Portiere dell’hotel
Fulvio Mingozzi … Agente
Marisa Mell … Anna Sartori & Maria Sartori
Regia Umberto Lenzi
Soggetto Umberto Lenzi
Sceneggiatura Umberto Lenzi, Roberto Gianviti
Fotografia Angelo Lotti
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Riz Ortolani
Costumi Giulia Mafai