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La pelle che abito


Robert Ledgard è un chirurgo plastico di successo.
All’inteno della sua grande villa, trasformata in una clinica privata, Robert si dedica a esperimenti di transgenesi con la pelle umana alla ricerca di
un tessuto in grado di replicare,migliorandola, la pelle.
In una stanza sotterranea della casa, guardata a vista da telecamere monitorate dalla sua domestica Marilia c’è una ragazza vestita solo di un body
e con uniche compagnie la tv che peraltro trasmette solo pochi canali e alcuni libri.
E’ su di essa che Robert ossessivamente compie esperimenti; le motivazioni hanno radici ne passato, quando Robert, sposato con la bella Gal ha assistito al tradimento della moglie con un prestante ma anche psicopatico uomo, Zeca, con il quale aveva tentato la fuga. Ma un incidente d’auto aveva bloccato il tentativo, la macchina aveva preso fuoco e la donna era rimasta orribilmente ustionata.

Robert le aveva salvato la vita, ma non era riuscito a curare l’aspetto fisico e la donna un giorno, guardandosi allo specchio, inorridita si era tolta la vita
proprio sotto gli occhi della piccola Norma, la figlia della coppia, con conseguente trauma profondo della stessa.
Mentre Robert è assente, nella villa arriva Zeca, vestito da tigre, alla ricerca di un luogo sicuro nel quale rifugiarsi dopo una rapina; l’uomo è figlio della domestica Marilia,che per sua sfortuna lo fa entrare in casa.
Qui Zeca, guardando i monitor, vede Vera intenta nei quotidiani, ossessivi esercizi di yoga e in lei riconosce le fattezze di Gal, della quale ignora la tragica morte.
Scende nella camera sotterranea e violenta Vera, convinto che si tratti della sua ex amante, ma l’arrivo provvidenziale di Robert salva la ragazza; il chirurgo uccide il violentatore.


Robert riprende il suo paziente lavoro di ricostruzione corporea di Vera e poco alla volta apprendiamo anche la storia della misteriosa ragazza.
Che in realtà in passato era un uomo.
Vicente, uesto il suo nome, ad una festa sotto l’effetto di droghe aveva abusato della giovane Norma, alla sua prima uscita dalla clinica psichiatrica nella quale era confinata per le cure richieste dalla sua grave malattia psicologica. L’effetto della violenza aveva minato ancor più la psiche della giovane, sconvolgendola del tutto:a ragazza aveva scelto di morire.
La vendetta di Robert è spietata e al tempo stesso orribile; sequestrato il giovane lo evira e lo trasforma in una donna con molte operazioni di plastica per poi trasformarlo nella copia della defunta moglie.
Il finale sarà drammatico.
La pelle che abito, diretto da Pedro Almodovar nel 2011 e tratto da un romanzo nero di Thierry Jonquet, Tarantola, è una contaminazione di più generi che vanno dal fantascientifico al thriller con forti connotazioni horror.
E’ anche l’Almodovar che non ti aspetti.


Graffiante, surreale, il regista spagnolo con uno humour nerissimo crea un film sconcertante che se da un lato è assolutamente poco credibile, dall’altro propone un’opera affascinante per l’intreccio di storie umane che caratterizzano la pellicola stessa.
Opera raffinata e elegante, La pelle che abito sfiora solo superficialmente il tema della follia, anche se tre dei protagonisti mostrano tutti i segni della stessa: Robert,ossessionato dalla morte di sua moglie prima e di sua figlia poi, varca il confine etico fra la morale accettabile e quella no,in questo caso rappresentata dalla transegenesi. Che nelle sue mani si trasforma in un’arma terribile, sperimentata su un essere umano non volontario anche se in qualche modo colpevole.
Così come colpevoli appaiono Zeca, pazzo oltre ogni dubbio lecito, psicopatico e sua madre Marilia, colpevole anche lei di osservare la lucida follia di Robert senza alzare un dito per contrastarlo.
I temi come la transgenesi, il confine tra lecito e illecito, la umana follia sono in qualche modo ignorati da Almodovar che preferisce mostrare gli effetti che essi partoriscono.


Un divertissement, non completamente compreso dalla critica; che tuttavia non ha potuto non elogiarne l’elegantissima confezione, la lucida “oscurità”, voluta da un Almodovar che rimane cineasta di primo livello.
Tutti concordi invece nel sottolineare la bravura di Antonio Banderas (Robert), capace di dare alla sua espressione quella luce di follia necessaria a rendere il personaggio interpretato un Lucifero con sembianze umane e quella di Elena Anaya, abilissima nel mostrare i cambi di volto,che vanno dalla noia alla paura, dall’impassibilità attraverso tutte le gamme richieste dalla pellicola stessa.
Bene tutti gli altri attori.
L’ambientazione claustrofobica è anche resa preziosa dalle pareti di un bianco abbacinante in contrasto con la luce azzurrina e l’atmosfera asettica della camera operatoria, nella quale la sventurata Vera affronterà operazioni che la renderanno una donna come involucro esterno ma con la mente, i pensieri di un uomo.
Gran bel film,del quale consiglio vivamente la visione.

La pelle che abito
un film di Pedro Almodóvar, con Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Jan Cornet, Roberto Álamo. Titolo originale: La piel que habito. Genere Drammatico, – Spagna, 2011, durata 120 minuti,distribuito da Warner Bros Italia

Antonio Banderas: Robert Ledgard
Elena Anaya: Vera
Marisa Paredes: Marilia
Jan Cornet: Vicente
Roberto Álamo: Zeca
Eduard Fernández: Fulgencio
José Luis Gómez: presidente dell’istituto di biotecnologia
Blanca Suárez: Norma
Susi Sánchez: madre di Vicente
Bárbara Lennie: Cristina
Fernando Cayo: psichiatra

Antonio Sanna: Robert Ledgard
Federica De Bortoli: Vera
Serena Verdirosi: Marilia
Emiliano Coltorti: Vicente
Alessandro Messina: Zeca
Angelo Nicotra: presidente dell’istituto di biotecnologia
Veronica Puccio: Norma
Alessandra Cassioli: madre di Vicente
Eleonora De Angelis: Cristina
Massimo De Ambrosis: psichiatra

Regia Pedro Almodóvar
Soggetto Thierry Jonquet (romanzo Tarantola)
Sceneggiatura Pedro Almodóvar, Agustín Almodóvar
Produttore Agustín Almodóvar, Esther García, Bárbara Peiró (produttrice associata)
Casa di produzione El Deseo
Distribuzione in italiano Warner Bros.
Fotografia José Luis Alcaine
Montaggio José Salcedo
Musiche Alberto Iglesias
Scenografia Antxón Gómez

Costumi Paco Delgado (collaborazione di Jean-Paul Gaultier)
Trucco Karmele Soler

marzo 5, 2020 - Posted by | Drammatico | , ,

2 commenti »

  1. Il primo vero “horror” del regista spagnolo, che mi è piaciuto moltissimo.
    Se non ricordo male, del romanzo a cui si ispira, già in passato ne era stata fatta una riduzione cinematografica, ti risulta?

    Commento di loscalzo1979 | marzo 15, 2020 | Rispondi

    • Sinceramente non l’ho mai saputo.Indagherò

      Commento di Paul Templar | marzo 15, 2020 | Rispondi


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