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Fango bollente

Ovidio,Giacomo e Pepe.
Tre giovani,con un impiego tranquillo in un’azienda che produce calcolatori elettronici.
Ma che genera,nella loro psiche,un’alienazione dovuta ad una molteplicità di fattori.
Sopratutto in Ovidio,il più inserito socialmente,ma anche il più nevrotico dei tre amici;ha una famiglia,ma la moglie è più
un fantasma (spocchioso e supponente fra l’altro) troppo preoccupata nel fare carriera mentre sul lavoro il giovane è costretto a subire le angherie del suo capufficio.
Ben presto la mente del giovane raggiunge un punto di saturazione che esplode in comportamenti sociopatici;i tre in seguito ad un incidente stradale uccidono a coltellate un camionista.
E’ l’inizio di un’escalation del terrore che coinvolge innocenti vittime,mentre la polizia,che non riesce a trovare un legame nella serie di omicidi dei quali i tre si rendono responsabili,brancola nel buio.


Sarà il commissario Santaga a capire il nesso casuale delle cose e a indagare nella giusta direzione…
Diretto da Vittorio Salerno nel 1975,Fango bollente è un ottimo noir,bollato spregiativamente e frettolosamente come “poliziottesco” da buona parte della critica dell’epoca.
Un film teso e ottimamente diretto da Salerno,regista capace e invece inspiegabilmente autore di sole quattro regie,peraltro tutte di livello superiore come Libido (1965),No il caso è felicemente risolto (1973),Fango bollente e Notturno con grida (1981).
Incentrato sulla disumanizzazione della società dei consumi,sull’alienazione lavorativa,capace di creare nevrosi estreme nell’individuo,Fango bollente riprende la tematica di Arancia meccanica di Kubrick portandola in un’area metropolitana,quella di Milano,che per certi versi è l’emblema della società estraneante,quella che isola l’individuo rendendolo un automa sul lavoro e un essere invisibile fuori.


Attraverso una regia lucida,rigorosa,Salerno segue le imprese criminali dei tre giovani,che sembrano agire irrazionalmente,spinti solo da un confuso malessere che genera una violenza cieca e incontrollabile.
Che è poi quella che spingeva Alex De Large.
Ma le similitudini tra i due film finiscono quà.
Alle spalle di Fango bollente non c’è un robusto,splendido romanzo come A clockwork orange e ovviamente Salerno non è Kubrick;tuttavia il risultato è un film equilibrato,senza fronzoli e che centra perfettamente gli obiettivi che si era prefisso.
Ottima la prova attoriale,sopratutto quella di Enrico Maria Salerno,fratello del regista impegnato ancora una volta nel ruolo del commissario disilluso,ma anche lucido e intelligente.


Bene Joe Dalessandro,attore forse poco espressivo ma capace,in questo caso,di rendere perfettamente il personaggio dello psicotico Ovidio.
Ottima la Brochard e tutti gli altri attori del cast.
Film sottovalutato alla sua uscita,è oggi diventato un cult tanto da essere ricordato come uno dei prodotti migliori degli anni settanta.
Per chi volesse visionare il film,in rete c’è una riduzione dvix di discreta qualità (solo download) agli indirizzi http://fboom.me/file/5a5158739f917/S7v5ge.part1.rar
e http://fboom.me/file/18fd874a5d186/S7v5ge.part2.rar

Fango bollente

Un film di Vittorio Salerno. Con Enrico Maria Salerno, Carmen Scarpitta, Joe Dallesandro, Martine Brochard, Gianfranco De Grassi. Drammatico, durata 93 min. – Italia 1975.

Enrico Maria Salerno: Commissario Santagà
Carmen Scarpitta: Moglie del politico
Joe Dallesandro: Ovidio Mainardi
Martine Brochard: Alba
Gianfranco De Grassi: Giacomo
Guido De Carli: Pepe
Enzo Garinei: Direttore del Centro Ricerche
Sal Borgese: Il custode
Luigi Casellato: Questore di Torino
Umberto Ceriani: Commissario Tamaroglio
Claudio Nicastro:Primario clinica privata

Regia Vittorio Salerno
Soggetto Vittorio Salerno, Ernesto Gastaldi
Sceneggiatura Giovanni Balestrini, Ernesto Gastaldi, Lucille Laks, Vittorio Salerno
Produttore esecutivo Angelo Iacono
Casa di produzione La Comma 9
Distribuzione (Italia) Titanus
Fotografia Giulio Albonico
Montaggio Enzo Meniconi
Musiche Franco Campanino
Scenografia Emilio Baldelli

novembre 30, 2017 Posted by | Drammatico | , , , , | Lascia un commento

Milano rovente

Il calabrese Salvatore Cangemi si è fatto strada nella malavita milanese inserendosi con successo nel racket della prostituzione;tutto sembra filare liscio fino al giorno in cui scopre in una piscina il cadavere di una delle prostitute che lavorano per lui.
A ucciderla è stato Roger Daverti,un francese che invece è nel ramo del traffico di droga.
L’uomo propone a Cangemi di usare le sue prostitute per spacciare droga,ottenendo in cambio un netto rifiuto da parte di Salvatore.
Che però sa benissimo che in uno scontro tra bande avrebbe la peggio,per cui chiede aiuto a Billy Barone,chiedendo armi e uomini.
Da uomo di “affari“,Barone non si schiera con Cangemi,ben sapendo che in un scontro tra bande a rimetterci sarebbero tutti;ottiene così una tregua tra i due litiganti.
Nel frattempo Salvatore ha conosciuto la bellissima Jasmine,per la quale perde la testa.


La donna infatti lo porta sull’orlo della rovina economica,costringendo Salvatore ad attingere dai proventi del malaffare destinati a Roger e Barone.
Ma i “soci” non ci stanno e Salvatore,tradito da Jasmine che in realtà era una complice di Roger,dal suo fidato braccio destro e sopratutto da Barone,che ha orchestrato tutto per liberarsi dagli scomodi soci,riesce a uccidere Roger e il suo braccio destro prima di cadere crivellato di colpi
dagli uomini di Barone.
Noir che attinge a piene mani da Milano calibro 9,a cui paga tributo praticamente in quasi tutta la sua durata,Milano rovente è diretto da Umberto Lenzi nel 1973,qui al suo primo “poliziesco” dopo i grandi successi ottenuti nel thriller nostrano con Orgasmo,Paranoia e Così dolce così perversa.
Ammiratore della trilogia del milieu di Di Leo,Lenzi usa le atmosfere di quest’ultimo unendole a quelle descritte da Scerbanenco nei suoi romanzi,ottenendo così un film che se non brilla per originalità della trama riesce tuttavia a convincere con una regia asciutta e una trama godibile.
La descrizione del “milieu” milanese non ha la forza d’impatto di quella di Di Leo,ma ha nell’asciuttezza del racconto,senza eccessivi fronzoli, sicuramente la sua forza.


Buono il ritmo,calibrato su interpreti misurati come Antonio Sabato e Philippe Leroy a cui si aggiungono Carla Romanelli e Marisa Mell,l’infida Jasmine che tradisce Salvatore consegnandolo alla vendetta dei suo soci.
All’altezza la colonna sonora di Carlo Rustichelli,buona la fotografia di Lamberto Caimi,che aveva già partecipato al film di Duccio Tessari La morte risale a ieri sera,tratto proprio da un romanzo di Scerbanenco e che era stato uno dei primi veri noir all’italiana.
Un film sicuramente da vedere,disponibile su You tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=Cp8YzuZVzrM con sottotitoli in inglese o all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=Cp8YzuZVzrM nella versione priva di sottotitoli,entrambi di qualità più che buona.

Milano rovente

Un film di Umberto Lenzi. Con Philippe Leroy, Antonio Sabato, Marisa Mell, Tano Cimarosa, Franco Fantasia,
Antonio Casagrande, Carla Romanelli Poliziesco, durata 101 min. – Italia 1973.

Antonio Sabàto: Salvatore Cangemi
Philippe Leroy: Roger Daverty
Marisa Mell: Jasmina
Antonio Casagrande: Lino Caruso
Carla Romanelli: Virginia
Alessandro Sperli: Billy Barone
Tano Cimarosa: Nino Balsamo
Vittorio Joderi: Giorgio
Ugo Bologna: Giudice

 

Pino Colizzi: Salvatore Cangemi
Sergio Graziani: Roger Daverty
Fiorella Betti: Jasmina
Michele Gammino: Lino Caruso
Rita Savagnone: Virginia
Sergio Fiorentini: Giudice

Regia Umberto Lenzi
Soggetto Ombretta Lanza
Sceneggiatura Umberto Lenzi, Franco Enna
Fotografia Lamberto Caimi
Montaggio Jolanda Benvenuti
Musiche Carlo Rustichelli

Carla Romanelli

Marisa Mell

Antonio Sabato

Philippe Leroy

novembre 27, 2017 Posted by | Drammatico | , , | Lascia un commento

Andavamo al cinema-World tour parte sesta

Sesto appuntamento con le vecchie sale cinematografiche sparse in tutti i continenti;alcune foto molto datate sono interessanti anche per ammirare edifici o semplicemente scordi di quotidiano di anni passati,spesso in un bianco e nero che sembra sospenderle in un passato senza età definita.

Cinema Paulista,San Paolo (Brasile)

Cine Teatro Apollo,Dusseldorf (Germania)

Cine Teatro Asmara,Eritrea

Cine Teatro Capitol,Singapore

Cine Teatro Dacia,Baia Mare (Romania)

Cine Teatro Olympia,Bogotà (Colombia)

Cine Teatro Russia,Mosca

Cinema Ahmadi,Kuwait City (Kuwait)

Cinema Apollo Palace,Kinshasa (Congo)

Cinema Apollo,Timisoara (Romania)

Cinema Astoria,Liverpool (Inghilterra)

Cinema Astoria,Stoccolma (Svezia)

Cinema August,Campulung (Romania)

Cinema Bokzai,Budapest (Ungheria)

Cinema Capitol,Stargard (Polonia)

Cinema Casinò Alpneum,Chamonix (Francia)

Cinema Coliseum,Barcellona

Cinema Colombia,Medellin (Colombia)

Cinema Diana,Teheran (Iran)

Cinema Eldorado,Parigi

Cinema Femina,Il Cairo

Cinema Gaumont,Lione

Cinema Imperial,Montreal (Canada)

Cinema Kursaal,Saint Ghislain (Belgio)

Cinema Lux,Saint Josè (Costarica)

Cinema Lux,Phnom Pehn,Cambogia

Cinema Mausoleo,Razgrad (Bulgaria)

Cinema Metro,Bombai (India)

Cinema Moncitorul,Bacau (Romania)

novembre 26, 2017 Posted by | Vecchie sale cinematografiche italiane | | Lascia un commento

Il sesso del diavolo-Trittico

In una splendida villa di Istanbul,direttamente affacciata sul Bosforo,arrivano Andrea,un chirurgo,la di lui moglie Barbara e l’assistente personale dell’uomo,Silvia.
Nella villa vive Fatma,una donna turca che assisteva la proprietaria della casa,Claudine,morta suicida;una strana atmosfera accoglie i tre,tra accadimenti che sembrano di origine paranormale e le attenzioni che Fatma riserva a Barbara e Silvia.
Attenzioni che sfociano in approccio sentimental/sessuale,mentre nel frattempo Andrea,che è in rapporti problematici con sua moglie,cerca
di far luce su quello che accade nella villa.
Un misterioso attentatore cerca più volte di uccidere il chirurgo,che alla fine,grazie a Silvia,riuscirà a salvarsi la vita e scoprire quello che è realmente accaduto nella casa.


Il sesso del diavolo,distribuito anche come Trittico o con tutti e due i titoli assieme,diretto da Oscar Brazzi è un’amalgama di più generi cinematografici che spaziano dal thriller al paranormale per sfociare alla fine in un mistery,senza però appartenere ne come situazioni ne come soluzione finale a nessuno di essi.
Un film confuso,con pochissima tensione,girato in modo spartano da Brazzi che si ripropone in coppia con Rossano,suo fratello,in una pellicola
in cui mancano le suggestioni che avrebbero potuto dare ben altro impulso ad un film che invece scivola molto lentamente,facendosi apprezzare
più per la splendida location che per doti narrative quasi assenti.
La trama è incerta,alcuni personaggi aggiungono ancor più confusione (la bimba che si introduce nella villa) e la parte paranormale del film,che sarebbe dovuto essere l’asse portante della pellicola finisce per essere svilita e lasciata in disparte,quasi fosse un orpello necessario ad una non meglio identificata svolta psicologica del film.
Che è infarcito di dialoghi esistenziali,interrogativi, e tanto,troppo fumo.


Oscar Brazzi,regista di film dai titoli eloquenti come Il diario segreto di una minorenne (è nata una donna),Vita segreta di una diciottenne,Intimità proibita di una giovane sposa questa volta non spinge l’acceleratore sul pruriginoso,preferendo dare spazio ad una atmosfera rarefatta e esoterica che però,a conti fatti,delude clamorosamente per l’incapacità da parte del regista di ricreare i topos e le situazioni tipiche dei film con ambientazioni paranormali.
Rossano Brazzi si aggira nel film con un’aria torva ma monocorde,la Koscina è sensuale e brava come sempre ma palesemente spiazzata mentre Maitena Galli,qui al suo esordio cinematografico,appare acerba e poco espressiva.
Da segnalare le musiche di Stelvio Cipriani,che riprende In-a-Gadda-Da-Vida degli iron Butterfly e poi prosegue allegramente riproponendo lo stessa tema modificato ad ogni occasione che si presenta.
Film,in definitiva,molto noioso e di scarso appeal,che era letteralmente sparito e che è ricomparso grazie alla CSC che ha recuperato la pellicola e l’ha restaurata in una discreta versione che potrete visionare
all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=715JiS2mcbM

Il sesso del diavolo – Trittico
Un film di Oscar Brazzi. Con Rossano Brazzi, Sylva Koscina, Maltena Galli, Fikret Hakan Drammatico, durata 92 min. – Italia 1971

 

Rossano Brazzi …Andrea
Sylva Koscina …Sylvia
Maitena Galli …Barbara
Fikret Hakan …Omar
Güzin Özipek …Fatma
Aydin Tezel …Leonid Oblomov

Regia: Oscar Brazzi
Soggetto: Sergio Civinini, Paolo Giordano
Sceneggiatura: Sergio Civinini, Paolo Giordano
Fotografia: Luciano Trasatti
Musica: Stelvio Cipriani
Montaggio: Attilio Vincioni
Produzione: Chiara Films Internazionali

novembre 25, 2017 Posted by | Drammatico | , , , | Lascia un commento

Andavamo al cinema-Parte 28

Chiunque disponga di informazioni sulle sale non identificate di questo e dei numeri precedenti di Andavamo al cinema può postare nei commenti.Se possedete immagini di vecchi cinema potete contattarmi all’indirizzo mail paolobari@email.it

Cinema Arena del Sole,Roccabianca (Parma)

Cinema Ambasciatori,Milano (Grazie, Dana)

Cinema Arena,Manfredonia (Foggia)

Cinema Arena mare,Cervia

Cinema Cinegueli,Barrafranca (Enna)

Cassa del cinema Corallo,Milano

Cinema della gioventù,Torriglia (Genova)

Cinema Dux,Palermo

Cinema Excelsior,Viterbo

Cine Teatro Flora,Firenze

Cinema Gambrinus,località non identificata

Cinema Garofalo,Battipaglia (Salerno)

Cinema Ghigo,Moncalieri (Torino)

Cinema Impero,Avezzano (L’Aquila)

Cinema Iris,Castellammare Adriatico (Pescara)

Cinema Italia,Ercolano (Napoli)

Cinema Italia,Palmanova (Udine)

Cinema La Fraterna,Alessandria

Cinema Metropolitano,Aversa (Caserta)

Cinema Modernissimo,Campobasso

Cinema Moderno,Altavilla Irpino (Avellino)

Cinema Mondial,Roma

Cinema Nazionale,Milano

Cinema Olmi,Latiano (Taranto)

Sala cinema Teatro Luppi,Scortichino (Ferrara)

Sala Cine Teatro Ambrosio,Torino

Sala Cine Teatro Ariston,Gaeta

Sala Cinema Odeon Firenze

Sala Cinema Oratorio,Malegno (Brescia)

Sala Politeama Ruzzi,Vasto (Teramo)

novembre 23, 2017 Posted by | Vecchie sale cinematografiche italiane | | 7 commenti

Escalation

Luca Lambertenghi,figlio di Augusto,un industriale nel campo degli oli,ha scelto il totale disimpegno dagli affari della famiglia,vivendo da hippy
più per un atteggiamento anticonformista che per scelta di vita.
La sua vita si svolge pigramente a Londra,tra ozi,concerti di musica alternativa;vive vestito all’indiana,gira in bici con tanto di sitar sulle spalle
e con occhialini da intellettuale.
Il padre,stanco del suo disinteresse nei confronti del lavoro,lo riporta a casa e per cercare di ricondurlo sulla retta via gli affianca la psicologa Maria Carla.
La donna,con cinismo e freddezza,decide di perseguire un suo piano:far innamorare di lei Luca,farlo diventare socio del padre ed entrare nella famiglia Lambertenghi e assumerne con il tempo il controllo.


Augusto però fiuta il pericolo e mette in guardia il figlio sulle reali intenzioni della donna,rivelandogli di essere stato proprio lui a fare in modo che la donna lo seducesse.
Luca con freddezza avvelena sua moglie con dei funghi poi,denudato il suo corpo,la dipinge come un quadro di Warhol e alla fine
alla maniera indiana ne brucia il corpo.
Chiamato dalla polizia,riconosce in un corpo martoriato e sfigurato quello della moglie e prende il suo posto alla direzione dell’azienda di famiglia.
La recensione di Segnalazioni cinematografiche del 1968 esprime in maniera compiuta,perfetta la sintesi del film:””Il film sembra satireggiare una società che, integrandolo nel suo sistema senza anima, spersonalizza l’individuo e vanifica le sue più nobili aspirazioni. Alquanto fragile nella schematizzazione psicologica dei personaggi, il lavoro amalgama il sarcasmo e l’ironia fino a raggiungere formule
grottesche e paradossali, con un linguaggio estroso e agile, funzionale nel colore e nell’ambientazione. Tuttavia non riesce dl tutto convincente, per l’artificiosità e l’intonazione astratta delle motivazioni, le incertezze e i salti di tono tra la feroce caricatura realistica del padre e le nebulose aspirazioni del protagonista, dando troppo sovente l’impressione di risolversi in un puro gioco intellettualistico.


Un gioco intellettualistico;è vero in assoluto.Roberto Faenza esordisce nella regia,a soli 25 anni,con questo Escalation,film pesantemente datato uscito in quel 68 denso di pellicole anticonformiste che esprimevano compiutamente un bisogno di linguaggi anche cinematografici alternativi a quelli correnti.
Quello di Faenza non fa eccezione.
Il personaggio di Luca sembra essere quello di un anticonformista che rivolge la contestazione verso un mondo ipocrita e paludato,ma in realtà è solo quello di un imbelle,di un figlio di papà che non ha alcuna voglia di assumersi responsabilità non per scelta “ideologica” ma solo perchè così la vita è più comoda.
Ed è questo che Faenza intende stigmatizzare,la capacità cioè della società di amalgamare,omologare e alla fine irrigimentare chiunque tenti di opporsi al cambiamento.
Ma il linguaggio è,sia figurativamente che nel parlato,confuso e farraginoso.


Così dopo 15 minuti di sproloqui,immagini quasi dadaistiche,la noia prende il sopravvento e non lascia più lo spettatore.
Indubbiamente il film di Faenza è coraggioso,ma questo non basta a renderlo anche interessante.
Il finale è indubbiamente in bilico tra l’amaro e il grottesco (il potere,il successo e il denaro trionfano) ma è fine a se stesso.
Escalation è un film pesantemente datato;va visto,oggi nell’ottica del documento d’epoca,ma nient’altro.
Un festival anche del vintage,della noia,del deja vu.


Per quanto riguarda gli interpreti,bene Capolicchio alle prese con un personaggio odioso che rende al di là delle aspettative,bene una gelida e algida Claudine Auger,meno bene un isolito Ferzetti con un’acconciatura improbabile e per una volta sopra le righe.
Film di assoluta rarità,è presente in rete in una bellissima versione all’indirizzo https://fboom.me/file/df6135fbe0a90/Escalation.1968.mkv

Escalation

Un film di Roberto Faenza. Con Gabriele Ferzetti, Leopoldo Trieste, Claudine Auger, Lino Capolicchio, Didi Perego, Dada Gallotti Drammatico, durata 95 min. – Italia 1968

Gabriele Ferzetti: Augusto Lambertenghi
Lino Capolicchio: Luca Lambertenghi
Leopoldo Trieste: Il sacerdote; il santone
Claudine Auger: Carla Maria Manini
Didi Perego: L’investigatrice privata
Dada Gallotti: L’infermiera

Regia Roberto Faenza
Soggetto Roberto Faenza
Sceneggiatura Roberto Faenza
Fotografia Luigi Kuveiller
Montaggio Ruggero Mastroianni
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Giorgio Giovannini

 

 

novembre 21, 2017 Posted by | Drammatico | , , , , | Lascia un commento

Cinema:pensieri,parole e parolacce-Speciale Charles Bronson

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Ho visto tre spolverini proprio come questi tempo fa. Dentro c’erano tre uomini.
E dentro agli uomini tre pallottole.

Dal film C’era una volta il West di Sergio Leone (1968)

Jerry, io non sono una persona carina.
Sono un pessimo individuo, egoista, figlio di puttana.
Tu cerchi una storia. Io cerco un assassino e quello che cerco io viene prima.

Dal film Dieci minuti a mezzanotte di J. Lee Thompson (1983)

– Ma perché quando sono con te finisco sempre col trovarmi in mezzo al sangue e alla violenza?!
– Tutta la città è sempre piena di sangue e di violenza.

Dal film Città violenta di Sergio Sollima (1970)

Quel Gauche ha un sacco di buon gusto, sa come si tratta una signora,
è molto più giovane di me, più bello e maledettamente più ricco…
non capisco cosa ci trovi in lui!

Dal film Sole rosso di Terence Young (1972)

– Avanti, signor Dobbs, li raccolga.
– Lei paga un delitto a prezzo di liquidazione… ?
– Io pago la tranquillità di mio marito e nient’altro.
– Perché dovrei essere un grattacapo per suo marito?
– Dato che non è tornato, non sa niente. La pago per dargli tempo, signor Dobbs!
– Tha… si tenga i suoi soldi, li raccolga e li metta via!
Ho la faccia di uno che prende i soldi del menage a una donna?!

Dal film L’uomo venuto dalla pioggia di René Clément (1970)

Ho promesse da mantenere e miglia da percorrere prima di riposare… .

Dal film Telefon di Don Siegel (1977)

– Vogliamo salvare la vita degli ostaggi, non vogliamo un’altra Monaco!
– Noi non eravamo a Monaco. Stavolta agiamo noi.
– Lo so, ma nessuno assumerà iniziative di alcun genere finché Rabin e il Governo non sapranno che siamo pronti.
– E noi lo saremo… .

Dal film I leoni della guerra di Irvin Kershner (1976)

– Dove vai?
– Che differenza fa? Un uomo va dal posto dove nasce al posto dove muore.

Dal film I cannoni di San Sebastian di Henri Verneuil (1968)

In cielo o all’inferno, se questa notte è il mio destino… così sia.

Dal film Sfida a White Buffalo di N. Lee Thompson (1977)

– Sono pulito, Charlie!
– Può darsi, ma stai spingendo un secchio pieno di merda con un bastone corto, ti avverto.

Dal film Candidato all’obitorio di J. Lee Thompson (1976)

– Stramaledetti figli di puttana!
– Dov’è Jay?!
– Signor Colton… .
– Sta zitto! Mi sento in vena di rompere qualcuno, ti avverto!
Ho delle domande da farvi e voi mi risponderete!

Dal film 10 secondi per fuggire di Tom Gries (1975)

– Ora che mi hai messo una paura da morire…, che cosa diavolo vuoi?
– Primo: voglio regolare i conti vecchi; secondo: vorrei sapere dov’è Vermont?
– Vermont? E’ potuto scappare da voi?!
– Tu l’avresti abbandonato, ma noi no. Dov’è? Lo so che è venuto qui.
– Non capisco… .

Dal film L’uomo dalle due ombre di Terence Young (1971)

Se un uomo è un assassino, un incendiario, un baro e un vigliacco,
non ci si deve meravigliare troppo se si rivela anche un bugiardo.

Dal film Io non credo a nessuno di Tom Gries (1975)

– Sei americano?
– Un po’ tutto, dipende da chi paga.
– Tu sei francese?
– No, ubriacone ed egoista.

Dal film Due sporche carogne – Tecnica di una rapina di Jean Herman (1968)

– Accidenti, le parole che dice!
– Che parole?
– Eh, ha detto: gambe.
– Gambe? Beh, che ci trovi di male? Ce le ha le gambe, no?!
– Sì, è vero, ma è una di quelle parole che una signora che è stata educata in città non dovrebbe mai usare.
– Perché no?
– Perché non sta bene. Non si parla di gambe. E un uomo deve stare attento a quello che dice davanti a una signora.

Dal film Valdez il mezzosangue di Duilio Coletti (1973)

– Chi cazzo sei tu?
– La morte.

Dal film Il giustiziere della notte 4 di J. Lee Thompson (1987)

– Lo sai, credo che Franco abbia ragione stavolta.
– Radersi con l’acqua fredda non ci fa migliori soldati… .

Dal film Quella sporca dozzina di Robert Aldrich (1967)

Se sbagli il primo colpo, puoi non avere il tempo di sbagliare il secondo.

Dal film I magnifici sette di John Sturges (1960)

– Tu ci credi in Dio, vero?
– Sì, ci credo.
– Allora vai a trovarlo!

Dal film Il giustiziere della notte 2 di Michael Winner (1982)

Amore e proiettili. Charlie

Dal film Tiro incrociato di Stuart Rosenberg (1979)

 

 

novembre 13, 2017 Posted by | La pazienza è quella cosa che prima o poi sotto pressione diventa un vaffanculo | , | Lascia un commento

Elizabet,the Golden Age

Inghilterra,1585
Elisabetta I Tudor regna dal 1558;ha dovuto superare grandi problemi,congiure di palazzo,attentati alla sua vita,l’ostilità dei sovrani europei
e infine quella papale.
Ma è riuscita comunque a rendere il suo paese una potenza.
Tuttavia i problemi principali in politica estera sono rappresentati da Filippo II di Spagna con il quale ha un conflitto che sta per sfociare in guerra aperta.
Elisabetta I incoraggia e finanzia sotto banco gli attacchi ai galeoni spagnoli carichi di ricchezze provenienti dal nuovo mondo.
Francis Drake,per esempio, agisce sempre più scopertamente assaltando navi spagnole,mentre la regina finanzia contemporaneamente la guerra nei Paesi bassi,ribelli nei confronti della Spagna.In ultimo la politica apertamente anti cattolica della Regina si scontra con quella fedele a Roma di Flippo II.


Elisabetta ha sempre rifiutato qualsiasi offerta matrimoniale che le sia stata proposta,rendendo così predominante il ruolo di Maria Stuarda, regina di Scozia,principale candidata al trono.
Maria Stuarda viene coinvolta in una congiura ai danni di Elisabetta e questo le costa la condanna a morte;la sfortunata regina di Scozia viene decapitata.
E’ la goccia che fa traboccare il vaso.
Filippo II organizza la più grande spedizione di sempre per invadere l’Inghilterra;la sua Invincibile Armata salpa le ancore per eliminare una volta per tutte l’eretica regina.
Ma grazie allo spirito indomito dei suoi sudditi,a molta fortuna e al caso,Elisabetta vede la sua flotta,nettamente inferiore a quella spagnola,comandata dal suo fido amante Sir Walter Raleigh e dal corsaro Francis Drake annientare quella spagnola.
Ma se le cose a livello politico e militare funzionano,la vita sentimentale della regina si rivela un fallimento.
Walter Raleigh infatti ha avuto una relazione con Bess,dama della regina,l’ha sposata senza il consenso di Elisabetta e ha avuto dalla stessa un figlio.
Elisabetta lo perdonerà,mentre il regno si avvia ad un lungo periodo di prosperità.
Elizabeth: The Golden Age fa seguito al fortunato Elizabeth del 1998 (si veda la recensione su questo sito https://filmscoop.org/2015/11/16/elizabeth/)


La regia è sempre di Shekhar Kapur che ripropone fastosi costumi e una veste grafica di prim’ordine,il cast fa il suo molto bene.
Tuttavia,tanto sfarzo e attenzione ai dettagli ha una grossa lacuna a livello storico;la sceneggiatura,infatti,è più favolistica che aderente alla realtà.
Una delle inesattezze più gravi riguarda l’attentato alla regina mostrato nel film,che nella realtà storica non avvenne mai;l’attentatore infatti enne bloccato in fase di elaborazione dell’ stesso
grazie all’efficiente servizio di spionaggio della regina.
In quanto al rapporto con Raleigh,nulla fa pensare che lui e la regina fossero amanti e tra l’altro Raleigh non partecipò mai alla battaglia contro la Invincibile Armata.
La figura storica di Filippo II è distorta,tra l’altro fisicamente il re spagnolo era molto differente da quello raffigurato.
La stessa Elisabetta viene mostrata quasi indifferente alle posizioni religiose del suo popolo;la regina vergine al contrario cercò in tutti i modi di limitare la libertà di religione,perseguitando con forza
tutti quelli che organizzavano movimenti alternativi a connotazione fortemente religiosa.


Oltre a queste citate,tante sono le inesattezze storiche,il che rende il film una buona opera dal punto di vista meramente visiva ma quasi inattendibile da quello storico.
Un critico ha liquidato il film con un lapidario “sotto il vestito niente“,citando in questo caso il titolo di un film di Vanzina;giudizio ingeneroso,perchè almeno la confezione c’è ed è di lusso e in fondo il film si lascia ben vedere.
Brava Cate Blanchett,da segnalare l’interpretazione di Clive Owen,di prim’ordine la fotografia di Remi Adefarasin.Premio Oscar 2008 a Alessandra Byrne per i migliori costumi e nomination per Cate Blanchett per la sua interpretazione nel ruolo di Elisabetta I.

Elizabeth – The Golden Age

Un film di Shekhar Kapur. Con Cate Blanchett, Geoffrey Rush, Clive Owen, Rhys Ifans, Jordi Mollà, Abbie Cornish, Samantha Morton,
Aimee King, Laurence Fox, John Shrapnel, Susan Lynch, Elise McCave, Penelope McGhie, Eddie Redmayne, Stuart McLoughlin,
David Threlfall Drammatico, durata 114 min. – Gran Bretagna, Francia 2007

Cate Blanchett: Regina Elisabetta I
Geoffrey Rush: 

Clive Owen: Sir Walter Raleigh
Steven Robertson: Sir Francis Throckmorton
Abbie Cornish: Elizabeth “Bess” Throckmorton
Samantha Morton: Mary, regina di Scozia
Rhys Ifans: Robert Reston
Jordi Mollà: Re Filippo II di Spagna
Eddie Redmayne: Anthony Babington
Tom Hollander: Sir Amyas Paulet
Susan Lynch: Annette
Kristin Smith: Mary Walsingham
Adam Godley: William Walsingham
David Threlfall: dott. John Dee

Regia Shekhar Kapur
Soggetto William Nicholson e Michael Hirst
Sceneggiatura William Nicholson e Michael Hirst
Fotografia Remi Adefarasin
Montaggio Jill Bilcock e Andrew Haddock
Musiche Craig Armstrong e A.R. Rahman
Scenografia Guy Dyas e Richard Roberts
Costumi Alexandra Byrne

Roberta Pellini: Regina Elisabetta I
Mariano Rigillo: Sir Francis Walsingham
Fabio Boccanera: Sir Walter Raleigh
Francesca Manicone: Elizabeth Throckmorton
Domitilla D’Amico: Mary, regina di Scozia
Fabrizio Temperini: Robert Reston
Marco Guadagno: Sir Amyas Paulet
Graziella Polesinanti: Mary Walsingham
Roberto Stocchi: William Walsingham
Dante Biagioni: dott. John Dee

I volti nella storia

Elisabetta I Tudor

Sir Walter Raleigh

Sir Francis Drake

Re Filippo II di Spagna

Maria Stuart regina di Scozia

Sir Francis Walsingham

novembre 9, 2017 Posted by | Storico | , , | Lascia un commento

Festival di Cannes 1968

Quella del 1968 è l’edizione più controversa e contestata dell’intera storia del Festival di Cannes.
Sin dall’apertura,il 10 maggio,si respira un’aria strana;in tutta la Francia ci sono forti tensioni,scontri tra polizia e studenti originati da una serie concomitante di fattori,principalmente dalla rivolta dei giovani contro lo strapotere di De Gaulle, a cui si aggiunsero in seguito vasti strati della popolazione oltre che la quasi totalità del mondo operaio.
Ben presto il movimento spontaneo assunse la caratteristica di una contestazione generale al sistema,una vera e propria opposizione al potere nella sua globalità,alle istituzioni,alla cultura.
La contestazione varcò le frontiere e si estese a macchia d’olio in Europa;ma in Francia ebbe una fortissima eco,tanto da costringere De Gaulle,che era in visita ufficiale in Romania a rientrare per affrontare gli eventi.
Il 13 maggio è una data storica per la Francia;l’intero paese è completamente paralizzato da uno sciopero generale che nasce spontaneamente,sorprendendo gli stessi sindacati.
Centinaia di migliaia di persone partecipano ad un corteo a Parigi,il più grande dal 1936.
In questo quadro estremamente confuso,il 10 si inaugura il festival,con occhi e orecchie però più tese all’esterno che al festival.
Per la sua stessa composizione,per il parterre dei partecipanti,appare chiaro che non sarà un festival qualsiasi.
In giuria ci sono:

André Chamson, scrittore (Francia) – presidente
Claude Aveline, scrittore (Francia)
Veljko Bulajic, regista (Jugoslavia)
Paul Cadeac d’Arbaud, produttore (Francia)
Jean Lescure, scrittore (Francia)
Louis Malle, regista (Francia)
Jan Nordlander (Svezia)
Roman Polanski, regista (USA)
Robert Rojdestvensky, scrittore (Unione Sovietica)
Monica Vitti, attrice (Italia)
Boris von Borrezholm, regista (Germania)
Terence Young, regista (Gran Bretagna)

A creare un clima incandescente c’è anche la decisione da parte del ministro della cutura di rimuovere dalla carica di direttore della Cinémathèque française Henri Langlois pioniere del restauro e della conservazione delle pellicole cinematografiche e fondatore della stessa Cinémathèque.
François Truffaut, Jean-Luc Godard, Claude Lelouch,Louis Malle,illustri presenti al festival con le loro opere,contestano la decisione e organizzano una clamorosa manifestazione proprio sul palco di Cannes.


Gli stessi registi,pur con distinguo,si erano schierati con gli studenti e i manifestanti;Truffaut aveva detto:”Tutto ciò che ha valore ed è importante in Francia deve fermarsi” mentre Godard era stato ancora più duro: “Dobbiamo demolire le strutture di Cannes
In questa situazione caotica il Festival passa in second’ordine.
Il 17 maggio l’Assemblea d’azione e informazione del cinema francese con la partecipazione di 1000 professionisti riuniti presso la scuola nazionale di fotografia e cinema dirama un comunicato in cui definendosi “Gli stati generali del cinema” chiedono ai registi e produttori francesi presenti a Cannes di “opporsi,in armonia con i colleghi stranieri alla continuazione dei lavori,in segno di solidarietà
con gli studenti e i lavoratori in sciopero e per protestare contro il potere gollista e le presenti strutture dell’industria cinematografica


L’appello viene raccolto e Truffaut,Malle,Lelouch,Godard ritirano i loro film;a Cannes improvvisati oratori e registi,gente di cinema e giornalisti si ritrovano a dibattere più che di film di politica e sociale.
Louis Malle, Monica Vitti e Roman Polanski si dimettono dalla giuria e sabato 18 maggio,quando viene ritirato anche il film di Saura,l’edizione numero ventuno del Festival di Cannes viene chiusa senza attribuire premi.
Salta cosi la presentazione dell’atteso film di Resnais,il programma finsice per essere accantonato.
Ci fu spazio anche per uno scontro,molto violento,tra Polanski e Truffaut e Godard;il regista polacco accusò i due registi di essere intransigenti e di ricordargli “il clima stalinista polacco“.
Lo stesso Polanski era giunto a Cannes con sua moglie Sharon Tate che esattamente un anno dopo sarebbe stata massacrata dalla famiglia “satanica” di Charles Manson.
L’edizione del 1968 tuttavia ebbe anche la conseguenza di “liberalizzare” la partecipazione al Festival stesso,con una maggior attenzione alle opere di qualità e sopratutto vide la nascita della Quinzaine des Réalisateurs, organizzata dalla Société des Réalisateurs de Films,mostra parallela che dal 1969 proietta opere di alto valore.

 

Nuda sotto la pelle (The Girl on Motorcycle), regia di Jack Cardiff (Gran Bretagna/Francia)
Mali vojnici, regia di Bato Cengic (Jugoslavia)


Un lungo giorno per morire (The Long Day’s Dying), regia di Peter Collinson (Gran Bretagna/USA)
Les gauloises bleues, regia di Michel Cournot (Francia)


Vingt-quatre heures de la vie d’une femme, regia di Dominique Delouche (Francia/Germania)


Girando intorno al cespuglio di more (Here We Go Round the Mulberry Bush), regia di Clive Donner (Gran Bretagna)


L’errore di vivere (Charlie Bubbles), regia di Albert Finney (Gran Bretagna)

I protagonisti, regia di Marcello Fondato (Italia)


Al fuoco pompieri! (Horí, má panenko), regia di Milos Forman (Cecoslovacchia)
Tuvia Vesheva Benotav, regia di Menahem Golan (Israele/Germania)


L’armata a cavallo (Csillagosok, katonák), regia di Miklós Jancsó (Ungheria/Unione Sovietica)
Venti lucenti (Fényes szelek), regia di Miklós Jancsó (Ungheria)


Petulia, regia di Richard Lester (USA)
Zywot Mateusza, regia di Witold Leszczynski (Polonia)


Banditi a Milano, regia di Carlo Lizzani (Italia)
Un’estate capricciosa (Rozmarné léto), regia di Jirí Menzel (Cecoslovacchia)
La festa e gli invitati (O slavnosti a hostech), regia di Jan Nemec (Cecoslovacchia)
Il castello (Das schloß), regia di Rudolf Noelte (Germania)
Trilogy, regia di Frank Perry (USA)


Je t’aime, je t’aime, regia di Alain Resnais (Francia)


Grazie zia, regia di Salvatore Samperi (Italia)
Feldobott kö, regia di Sándor Sára (Ungheria)
Joanna, regia di Michael Sarne (Gran Bretagna)


Frappé alla menta (Peppermint Frappé), regia di Carlos Saura (Spagna)
Kuroneko (Yabu no naka no kuroneko), regia di Kaneto Shindô (Giappone)


Anna Karenina, regia di Aleksandr Zarkhi (Unione Sovietica)
Doctor Glas (Doktor Glas), regia di Mai Zetterling (Danimarca)


Seduto alla sua destra, regia di Valerio Zurlini (Italia)

Claude Lelouch,Jean Luc Godard e Francois Truffaut sul palco

L’arrivo al festival di Sharon Tate e suo marito Roman Polanski

Tre giurati a passeggio sulla Croisette:Louis Malle,Monica vitti e Roman Polanski

La Croisette affollata:si proietta Via col vento

George Harrison con sua moglie Patti Boyd,Ringo Starr con sua moglie

Incidenti sul palco

La sala delle proiezioni occupata da studenti,intellettuali e operai

La grande manifestazione a Cannes organizzata dagli “Stati generali del cinema”

Clima incandescente mentre parla Truffaut

 

novembre 8, 2017 Posted by | Festival di Cannes | | Lascia un commento

I pirati sul grande schermo

Capitan Sinbad 1963

Gordon il pirata nero 1961

Il bucaniere 1958

I pirati del fiume rosso 1962

I pirati della costa 1960

I pirati della Malesia 1964

Il conquistatore di Maracaibo 1960

La tigre dei 7 mari 1962

Il corsaro della mezzaluna 1957

Il corsaro nero 1976

Morgan il pirata 1960

Il filibustiere della costa d’oro 1964

Il segreto dello sparviero nero 1961

Robinson nell’isola dei corsari 1960

La venere dei pirati 1960

Sandokan la tigre di Mompracem 1963

Il pirata del diavolo 1964

I moschettieri del mare 1961

L’avventuriero della Tortuga 1960

Ciclone sulla Giamaica 1965

novembre 5, 2017 Posted by | Miscellanea | | Lascia un commento