Filmscoop

Tutto il mio cinema

I flani del 1968-Prima parte

Ecco una selezione di alcuni flani di film del penultimo anno del decennio sessanta,il 1968.Alcuni film non sono famosissimi,ma i loro flani meritano sicuramente di essere ricordati.Una cosa;il materiale pubblicato non ha copyright ed è frutto di un paziente lavoro di ricerca.I colleghi che prendono le immagini dal mio sito sono liberissimi di farlo,tuttavia cortesia vorrebbe che citassero almeno la fonte da cui hanno prelevato il materiale.Buona lettura

Flano essenziale quello del film di Herman Due sporche carogne

Andree,l’esasperazione del desiderio nell’amore femminile

Uno dei capolavori di Leone:ecco il flano di C’era una volta il West

Cimarron

Bello il flano del film di Bava,versione cinematografica dell’omonimo fumetto delle sorelle Giussani:Diabolik

Il flano di un film oggi introvabile:Dolce novembre

Falstaff

Il flano di uno dei film scandalo degli anni 60,Helga

I dolci vizi della casta Susanna

I Nibelunghi

Il caso Thomas Crown

Molto bello il flano del capolavoro di Guerrieri,Il dolce corpo di Deborah

Il giro del mondo in 80 giorni

Un flop clamoroso ad onta del bel cast,Il marito è mio e l’ammazzo quando mi pare

Italian Secret Service

Flano del bellico La brigata del diavolo

Splendido film:La calda notte dell’ispettore Tibbs

La cintura di castità

Ancora un flano di un film bellico:La guerra dei sei giorni

La morte non ha sesso

La religiosa

Un noir splendido;La sposa in nero

L’astronave degli esseri perduti

Il flano del musicarello Nel sole

Relazioni proibite

 

settembre 30, 2017 Posted by | Flani | | Lascia un commento

Claudia Cardinale

Il circo e la sua grande avventura

Senilità

Su e giù per le scale

La tenda rossa

Audace colpo dei soliti ignoti

Fuori il malloppo

Enrico IV

Il magnifico cornuto

Qui comincia l’avventura

La rivoluzione francese

I soliti ignoti

And now Ladies and Gentleman

Quella strada chiamata paradiso

Libera amore mio

Mayrig

I professionisti

Piano piano non t’agitare

 

Certo,certissimo,anzi…probabile

C’era una volta il West

Cartouche

La viaccia

L’udienza

Vaghe stelle dell’orsa

Il gattopardo

Rocco e i suoi fratelli

Il regalo

Nell’anno del signore

Il giorno della civetta

Con Adolfo Celi

La Cardinale e Alain Delon

Con Anthony Quinn

Con Burt Lancaster

Ancora con Delon

Con Federico Fellini

Con Frank Zappa

Con Giuliano Gemma

Con Henry Fonda

Con John Wayne

Con Belmondo

Con Lino Ventura

Con Nino Manfredi

Con Paolo VI

Con Alberto Sordi

Con Yul Brinner

settembre 29, 2017 Posted by | Miscellanea | | 1 commento

Cinema:pensieri,parole e parolacce-Parte quinta

Vorreste che quando dipingo i ladri di cavalli dicessi è male rubare i cavalli?! Ma questo è affare dei giudici. (Cechov)
Dal film Il clan dei siciliani di Henry Verneuil (1969)

Pensiamo che sia difficile fare quello che è giusto. Difficile è sapere cosa è giusto fare. E quando si sa cosa è giusto, è difficile non farlo.
Dal film The Confession di David Jones (1999)

Un uomo deve decidere se stare dalla parte del giusto o dalla parte del vincitore. Qualche volta le due cose coincidono.
Dal film Una notte con Vostro Onore di Ronald Neame (1981)

Ogni nuovo bambino che nasce porta il messaggio che Dio non è ancora scoraggiato dall’uomo. (Tagore)
Dal film Lupo solitario di Sean Penn (1991)

– Siamo quattordici figli. Quando sono nato io, per ultimo, mio padre si era stufato e così mi ha messo nome Definitivo.
– Non si poteva stufar prima, che avevamo un chiacchierone di meno e la barba era finita?!
Dal film Amarcord di Federico Fellini (1973)

Stavo pensando… mi piacerebbe avere un figlio come te. Perché un giorno finirò con una pallottola nella schiena e non ci sarà un figlio che mi vendicherà.
Dal film Da uomo a uomo di Giulio Petroni (1967)

Nella spietata logica della società, i più forti inevitabilmente calpestano i più deboli. Ma, di tanto in tanto, si apre uno spiraglio alla giustizia. Non aspettiamoci niente di più.
Dal film Analisi di un delitto di Rowdy Herrington (1999)

– Prof. Hemlock ci tengo a dirle che il suo corso mi è piaciuto tanto… però ho un problema: se non mantengo la media dei voti
perdo la borsa di studio. Io voglio prendere un bel voto a tutti i costi… insomma sono disposta a fare qualsiasi cosa, tutto quanto se necessario… .
– Questa è una proposta molto invitante. Lei ha da fare stasera?
– No!
– Bene. Allora vada a casa, apra i libri e si consumi il culo a studiare. Questo è il metodo migliore per mantenere alta la media. Ah, senta, non lo consumi tutto!
Dal film Assassinio sull’Eiger di Clint Eastwood (1975)

– Mister Land, lei mi ha salvato la vita. Perché?
– Me lo chiedo anch’io. Be’, c’è una sola cosa da fare quando si è commesso uno sbaglio così grosso.
– Cosa?
– Ubriacarsi.
Dal film 20.000 leghe sotto i mari di Richard Fleischer (1954)

Io divido l’umanità in cinque categorie: ci sono gli uomini veri, i mezzi uomini, gli ominicchi; poi, mi scusi, i ruffiani e, in ultimo, come se non ci fossero, i quacquaracquà. Sono pochissimi gli uomini, i mezzi uomini pochi, già molti di più gli ominicchi, sono come bambini che si credono grandi. Quanto ai ruffiani, stanno diventando un vero esercito. E, infine, i quacquaracquà: il branco di oche.
Dal film Il giorno della civetta di Damiano Damiani (1968)

– Volevamo fare una rimpatriata. Domani sera mi esibisco in teatro!
– Oh, no. E che cosa fai, canti? Con la bocca o col culo? E dove?
– Al comunale di Bagnacavallo… . Ti ricordi quando mi mettevi sempre il cacciavite nell’ombelicolo?
– Era molto eccitante, eh?!
– Oh si si, non dico, ma mi hanno dovuto operare, sai? Me l’hanno fatto di plastica. Chi sa se ti piace ancora?!
– E le zie? Quelle lesbicone putrescenti sono in salamoia o le dovete surgelare?
Dal film La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone di Pupi Avati (1975)

… santa famiglia, sacrario di buoni cittadini, dove i bambini sono torturati finché non dicono la prima bugia,
dove la volontà è spezzata dalla repressione, la libertà è assassinata dall’egoismo… .
Dal film Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci (1972)

Si può togliere una donna dal fango, ma non il fango che ha dentro.
Dal film Codice Swordfish di Dominic Sena (2001)

Oh, scusi contessa, mi sono permesso di suonare il clacson. La prossima volta provo con un colpetto di tosse.
Dal film Se permettete, parliamo di donne di Ettore Scola (1964)

– Lei dice cazzo tante volte.
– E lei conosce bene l’oggetto.
Dal film L.A. Confidential di Curtis Hanson (1997)

Tu non hai il potere di farmi arrabbiare. Tu non conti abbastanza per farmi arrabbiare.
Dal film The Reader – A voce alta di Stephen Daldry (2008)

Guai se i poveracci sapessero che anche i ricchi diventano pazzi.
Dal film La classe operaia va in paradiso di Elio Petri (1972)

C’è uno scrittore del quale tengo i libri in camera mia e che rileggo continuamente, racconta di un inquilino che un giorno si insedia nell’appartamento sopra il suo. Lo scrittore lo sente muoversi, camminare, aggirarsi… . Poi, tutt’a un tratto sparisce e per lungo tempo c’è solo il silenzio. Ma, all’improvviso, ritorna. In seguito le sue assenze si fanno più rare e la sua presenza più costante: è la morte.
Dal film Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti (1974)

Una sola cosa non puoi comprare né in Europa, né in nessun altro posto: la vita. Una volta finita, non la puoi ricomprare.
Dal film La gatta sul tetto che scotta di Richard Brooks (1958)

Mio nonno mi diceva sempre: “anche se hai solo un piccolo vantaggio, figliolo, bada a non perderlo. Nella migliore delle ipotesi verresti considerato scemo”. E per quanto mi riguarda mi sono sempre trovato male a non seguire i consigli del nonno. Salve gente!
Dal film I quattro dell’Ave Maria di Giuseppe Colizzi (1968)

settembre 24, 2017 Posted by | La pazienza è quella cosa che prima o poi sotto pressione diventa un vaffanculo | | Lascia un commento

Il cinema di Agatha Christie

Assassinio al galoppatoio

Assassinio a bordo

Assassinio sul Nilo

Assassinio sul palcoscenico

Assassinio sull’Orient Express

Assassinio sul treno

Delitto sotto il sole

Testimone d’accusa

L’ora del supplizio

Dieci piccoli indiani (1945)

Dieci piccoli indiani (1965)

Appuntamento con la morte

Champagne per due dopo il funerale

E poi non ne rimase nessuno

Poirot e il caso Amanda

settembre 22, 2017 Posted by | Miscellanea | | 2 commenti

Matera nel cinema

Dopo lo speciale dedicato a Venezia,una delle location più sfruttate nel cinema,ecco Matera,capitale europea della cultura 2019.
La città lucana,grazie alle sue particolari caratteristiche geo fisiche,al suo paesaggio “lunare”,ha avuto numerose produzioni girate tra i caratteristici sassi.
La terra brulla,le case scavate nella roccia,le splendide costruzioni in pietra viva hanno fatto da sfondo a film di ispirazione biblica;da Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini (1964) sino ai recenti La passione di Cristo (2004) e Ben-Hur (2016) molte produzioni hanno sfruttato la bellezza selvaggia del capoluogo lucano,così simile alla geografia della Palestina.
Quella che segue è una galleria fotografica di alcune produzioni girate a Matera.

L’albero di Guernica (1975)

Viva l’Italia (1961)

I basilischi (1963)

La lupa (1953)

Il conte di Matera (1957)

Gli anni ruggenti (1962)

Il demonio (1963)

Il Vangelo secondo Matteo (1967)

Made in Italy (1965)

C’era una volta (1967)

Non si sevizia un paperino (1972)

Il tempo dell’inizio (1974)

Allonsanfan (1974)

Qui comincia l’avventura (1975)

Cristo si è fermato ad Eboli (1979)

Tre fratelli (1981)

King David (1985)

Il sole anche di notte (1990)

Anno uno (1974)

L’uomo delle stelle (1995)

Ben Hur (2016)

La passione di Cristo (2004)

 

Mariangela Melato sul set di L’albero di Guernica

Lina Wertmuller sul set di I basilischi

Lattuada a Matera gira La lupa

Nino Manfredi gira Gli anni ruggenti

Daliah Lavi a Matera sul set del film Il demonio

Matera:Pasolini sul set di Il vangelo secondo Matteo

Rosi dirige la Loren e Omar Sharif in C’era una volta

Florinda Bolkan in una pausa di lavorazione del film Non si sevizia un paperino

Francesco Rosi sul set di Cristo si è fermato ad Eboli

Rosi sul set di Tre fratelli

Richard Gere sul set di King David

I fratelli Taviani a Matera sul set di Il sole anche di notte

Roberto Rossellini dirige Anno uno

Matera:il set di Ben Hur

La passione di Cristo

settembre 19, 2017 Posted by | Miscellanea | | Lascia un commento

Alberto Sordi Foto biografia

Sotto il sole di Roma (1948)

Lo sceicco bianco (1952)

I vitelloni (1953)

Il seduttore (1954)

Un americano a Roma (1954)

Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956)

Venezia la luna e tu (1958)

La grande guerra (1959)

Il vigile (1961)

Il giudizio universale (1961)

I complessi (1965)

Il medico della mutua (1968)

Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968)

Nell’anno del signore (1969)

Il Prof. Dott. Guido Tersilli primario della Clinica Villa Celeste (1969)

Detenuto in attesa di giudizio (1971)

Bello onesto emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata (1971)

Lo scopone scientifico (1972)

Polvere di stelle (1973)

Un borghese piccolo piccolo (1977)

Il malato immaginario (1979)

Il marchese del Grillo (1981)

Con Claudia Cardinale

Con Monica Vitti

Con Carlo Verdone

Alberto Sordi e Totò

Con Anna Magnani

Con la Loren

Con Vittorio De Sica

Con Eduardo De Filippo

Con Ingrid Bergman

Sordi e Virna Lisi

Con Federico Fellini

Con Delia Scala,Tognazzi e Rascel

Con Manfredi e la Vitti

Con il Presidente della Repubblica Sandro Pertini

Sordi e Aldo Fabrizi

Con Gassman e Dino De Laurentis

Con Giovanni Paolo II

Con Bette Davis e Joseph Cotten

Sordi a Venezia

Con il Presidente della Repubblica Ciampi

Con il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti

Con Manfredi

Con Monicelli 

Ancora con Monicelli sul set di Il Marchese del Grillo

 

Con De Sica,Florinda Bolkan e la Vitti

A Canzonissima con Raffaella Carrà

 

 

settembre 17, 2017 Posted by | Miscellanea | | Lascia un commento

… Dopo di che,uccide il maschio e lo divora

Una giovane donna corre disperatamente tra gli alberi,inseguita da alcuni cani;un uomo osserva la scena con un telescopio e interviene.
La raccoglie e la porta in casa.
Lui è Don Miguel,un giovane aristocratico che vive in una lussuosa villa,solo.La mamma è infatti morta,come sua moglie.
La donna dice di chiamarsi Marta e di essere nei guai con la polizia;Marta infatti avrebbe ucciso un uomo che voleva aggredirla.
Miguel è turbato dall’impressionante somiglianza tra Marta e la sua defunta moglie Anna;durante il periodo in cui Marta resta nella villa Miguel scopre di essersi innamorato della donna,ma il passato dell’uomo riaffiora con prepotenza.
Miguel infatti ha sempre subito l’influenza di sua madre,che mal vedeva anche il matrimonio del figlio con Anna.
Così un giorno,preda di allucinazioni che gli avevano fatto scambiare la madre per la moglie,Miguel l’aveva uccisa,sprofondando lentamente nel baratro della follia.


Marta,che in realtà è la sorella di Anna,spinge l’uomo a poco a poco all’estremo limite;d’accordo con la polizia la donna aveva organizzato tutto per spingere l’uomo alla confessione.
Finale tragico.
…Dopo di che uccide il maschio e lo divora,splendido titolo italiano in luogo dell’originale,stringatissimo Marta,riprende dal modo degli insetti l’abitudine della mantide religiosa di uccidere il maschio dopo l’accoppiamento.E in qualche modo è quello che accade nel film,un viaggio attraverso i meandri della follia nei quali ormai si dibatte Miguel,forse non del tutto colpevole dell’accaduto ma destinato a pagare a caro prezzo la sua sudditanza psicologica nei confronti della madre.
Diretto da José Antonio Nieves Conde,il film strizza più di un occhio al dramma di Hitchcock Rebecca,del quale riprende non solo le atmosfere ma anche il titolo femminile.


Un film di buona fattura,caratterizzato principalmente da una lunga introspezione psicologica sui due personaggi principali,l’enigmatica e bellissima Marta e l’ormai psicolabile Miguel.

Una discreta tensione,accompagnata dalle sobrie musiche di Piero Piccioni,unita alla splendida interpretazione della conturbante Marisa Mell danno un valore aggiunto ad una pellicola
come dicevo di pregio,in cui l’atmosfera claustrofobica del rapporto tra i due occasionali amanti è ben resa.
Del resto Condè aveva già diretto un altro thriller psicologico di buona fattura Nel buio del delitto,l’altra opera per cui ha avuto una certa notorietà in Italia.
La Mell,protagonista con la Koscina del film precedente,si mostra misteriosa,seducente e sfuggente.
La sua bellezza,unita ad un’aria enigmatica contribuiscono in maniera determinante alla resa della pellicola,che non annoia mai e che si lascia
guardare fino al finale.
Nonostante si tratti di una pellicola senza scene di nudo (almeno nella versione spagnola) e con blandissime scene di sesso,il film non ha avuto quella distribuzione televisiva che avrebbe sicuramente meritato,
restando nell’ombra anche oggi.Le uniche versioni che circolano in rete infatti sono tutte in lingua originale.
Per quanto riguarda il resto del cast,tutti se la cavano egregiamente,incluso Stephen Boyd; da segnalare la presenza di isa Miranda nel ruolo di Elena,la madre di Miguel.
Buona la fotografia per un film più che discreto.

…Dopo di che, uccide il maschio e lo divora
Un film di José Antonio Nieves Conde. Con Stephen Boyd, Marisa Mell, Howard Ross, Isa Miranda, Jesus Puente,George Rigaud Titolo originale Estado civil: Martha. Drammatico, durata 90 min. – Spagna 1971.

Marisa Mell: Marta & Pilar
Stephen Boyd: Don Miguel
George Rigaud: Arturo
Howard Ross: Luis
Jesús Puente: Don Carlos
Isa Miranda: Elena
Nélida Quiroga: Dona Clara

Regia José Antonio Nieves Conde
Soggetto Juan José Alonso Millán (lavoro teatrale “Estado civil: Marta”)
Sceneggiatura Juan José Alonso Millán, Tito Carpi, Ricardo López Aranda, José Antonio Nieves Conde
Produttore José Frade
Casa di produzione Atlántida Films, Cinemar
Fotografia Ennio Guarnieri
Montaggio María Luisa Soriano
Musiche Piero Piccioni
Costumi Anna Maria Tucci

 

settembre 16, 2017 Posted by | Thriller | , , , , | Lascia un commento

Pane e tulipani

La felicità è nelle piccole cose,quelle piccole cose che possono cambiarti la vita da un momento all’altro;basta un incidente di percorso,esemplarmente semplice,banalissimo,che però ti trasporta lontano dal quotidiano e ti costringe a fare i conti con te stessa,a reinventarti,a interrogarti.
E sopratutto a ricominciare,con la voglia pazza di lasciare alle spalle un quotidiano fatto di gesti ripetuti fino alla noia.
E’ il sunto iniziale,ma anche finale,di Pane e tulipani,primo grande successo cinematografico di Silvio Soldini.
Un film fresco e delizioso,girato quasi in stile favolistico,con un finale in esemplare continuum con la storia di Rosalba,anonima e inappagata casalinga pescarese,moglie di un piccolo imprenditore di successo nel campo dell’idraulica dal quale la donna è trattata poco meglio di una domestica e madre di due figli adulti che la considerano allo stesso modo.


Durante una vacanza in pullman a Paestum,Rosalba viene completamente “dimenticata” in un autogrill.
Con un improvviso “coup de tete“,Rosalba decide di andare a Venezia,uno dei suoi sogni nel cassetto,  lasciando per qualche giorno la routine quotidiana dei panni da lavare e della casa da rassettare.
Qui trova un impiego temporaneo presso Fermo, un fioraio anarchico e poeta,un alloggio in una piccola pensione e sopratutto stringe amicizia con una stravagante massaggiatrice,Grazia e un cameriere di una trattoria,Fernando.
Saranno incontri decisivi sia per lei che per loro;la vita cambierà,travolta dall’inaspettata entrata di freschezza,di allegria,di spontaneità che Rosalba porterà nelle loro esistenze e di riflesso nella sua.
Così come involontariamente cambierà la vita di Costantino,un dipendente di suo marito Mimmo costretto dallo stesso a improvvisarsi investigatore per rintracciare la fuggiasca Rosalba.


Pane e tulipani ha nella sua semplicità,nella sua freschezza la vera forza intrinseca.
Su un soggetto  esile,Soldini costruisce un film davvero intrigante,che dietro l’aspetto leggero impartisce bonarie lezioni sul saper vivere,sopratutto sul saper vivere bene.
La metamorfosi della frustrata Rosalba è mostrata per tutto il film con cadenze leggere,quasi impalpabili;perchè in fondo Rosalba altro non è che una crisalide in attesa di diventare una farfalla, una donna con un mondo interiore luminoso in attesa di uno squarcio di luce.
In una Venezia finalmente non da cartolina,ma vista nella sua quotidianità delle piccole piazze,cosi lontane dai fasti di Piazza San Marco o di Rialto,del canal Grande e della massa di turisti che,informi, popolano la città lagunare,Venezia dicevo appare finalmente in una luce “umana”.
Una lezione di buon cinema,quella di Soldini.
Agevolata anche da un cast assolutamente ideale;una bravissima,quasi soave Licia Maglietta,irresistibile nella sua iniziale goffaggine e via via sempre più conscia del suo nuovo ruolo a Bruno Ganz,umanissimo nel personaggio malinconico e dolce di Fernando passando per una splendida Marina Massironi,che è Grazia,strampalata massaggiatrice al tempo stesso candida sognatrice in attesa dell’amore.


E ancora un ottimo Felice Andreasi,all’apparenza burbero fioraio-poeta passando per Antonio Catania,il meschino e fedifrago marito di Rosalba.
Infine l’ottimo Giuseppe Battiston,impagabile nel ruolo dell’improvvisato investigatore Costantino.
Un film tutto da gustare,un ritorno alla commedia italiana gloriosa degli anni sessanta,quella realizzata con pochi soldi ma tante idee.
E sentimenti.Quelli giusti.
Premiato con 9 David di Donatello,5 nastri d’Argento,Globo d’oro e 7 Ciak d’oro;disponibile su You tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=uyEC0imYm_0
Il film è in lingua italiana.

Pane e tulipani

Un film di Silvio Soldini. Con Licia Maglietta, Bruno Ganz, Giuseppe Battiston, Marina Massironi, Antonio Catania,
Felice Andreasi, Don Backy, Silvana Bosi, Mauro Marino, Manrico Gammarota Commedia,durata 105 min. – Italia 2000

Licia Maglietta: Rosalba Barletta
Bruno Ganz: Fernando Girasole
Giuseppe Battiston: Costantino Caponangeli
Antonio Catania: Mimmo Barletta
Marina Massironi: Grazia Reginella
Felice Andreasi: Fermo
Don Backy: il cantante
Vitalba Andrea: Ketty
Tatiana Lepore: Adele
Tiziano Cucchiarelli: Nic
Matteo Febo: Salvo
Lina Bernardi: Nancy
Mauro Marino: Lello
Antonia Miccoli: Sami
Ludovico Paladin: Eliseo
Silvana Bosi: La madre di Costantino
Manrico Gammarota: uomo alla stazione
Massimiliano Speziani: Goran
Fausto Russo Alesi: l’Uomo dell’auto
Paola Brolati: cliente del negozio dei fiori
Giselda Volodi: cameriera della pensione
Nunzio Daniele: guida di Paestum (sé stesso)
Pierantonio Micciarelli: il venditore di pentole
Daniela Piperno: donna dell’auto

Regia Silvio Soldini
Soggetto Doriana Leondeff, Silvio Soldini
Sceneggiatura Doriana Leondeff, Silvio Soldini
Casa di produzione Mogatari, Istituto Luce, RAI
Distribuzione (Italia) Istituto Luce
Fotografia Luca Bigazzi
Montaggio Carlotta Cristiani
Musiche Giovanni Venosta
Scenografia Paola Bizzarri, Alessandra Mura, Stafania Pasinato

“Non mi aveva detto che lei aveva fatto un corso di grafologia? Poi ho parlato col commesso di una merceria che sostiene che l’altro ieri
sua moglie stava a fianco di sua madre sotto il casco di un parrucchiere a Chioggia. Questo mi fa dedurre che con ogni probabilità la signora Rosalba non si trova più a Venezia.
E questo spiegherebbe anche il motivo per cui non l’ho ancora rinvenuta…”

“Caponangeli, le dico solo una cosa: se fra tre giorni “n’è escito” (non è uscito fuori) niente, non solo ha chiuso con la Barletta Saniplus, ma con tutte le ditte di sanitari della costa adriatica!”

“Intendo calare negli Abruzzi e ricondurre qui Rosalba. Due compagni mi seguiranno nell’impresa.”

“Apparteneva al nonno di mia moglie, l’ultima volta ha sparato a Caporetto, ma come può notare è stato accuratamente preservato dalle insidie della ruggine e dall’usura del tempo; al suo posto eviterei qualsiasi azione che possa indurmi
a mostrare l’efficienza della sua meccanica.”

“Non vorrei sembrarle precipitosa, ma… se ci dessimo del tu?”

“Grazia guardami: ho passato con te i momenti più belli della mia vita, io sapevo che c’eri ma non sapevo dov’eri;
adesso ti ho trovata e adesso so cos’è la felicità, devi credermi, ti scongiuro.”

“Ancora una volta la felicità ha battuto invano alla mia porta.”

“Rosalba, da quando lei è partita la vita è una palude
la notte mi tormenta e il giorno mi delude
se ho fatto questo viaggio vi è un’unica cagione
che lei torni ad illuminar la mia magione.”

“Le canne non so’ droga, so’ canne.”

“Ma tu lo conosci l’Orlando furioso?-
-Ma chi è, quello che impazzisce e gli schizza il cervello sulla luna?”

Licia Maglietta

Felice Andreasi

Giuseppe Battiston

Bruno Ganz

Marina Massironi

Antonio Catania

settembre 13, 2017 Posted by | Commedia | , , , , | 7 commenti

Andavamo al cinema-Parte 26

Ventiseiesima puntata sulla storia dei nostri vecchi cinema.Chiunque possegga immagini e desideri vederle pubblicate può inviare tutto a: paolobari@email.it

Cinema Lux,Padova

Cinema Lumiere,Pisa

Cinema Lucciola,Bari

Cinema Lo Po,Catania

Cinema Italia,Mira (Venezia)

Cinema Impero,Trani

Cinema Impero,Salerno

Cinema Grande,Livorno

Cinema Globo,Pistoia

Cinema Garibaldi,Amatrice

Cinema Garden,Messina

Cinema Fiammetta,Milano

Cinema Estivo,Modena

Cinema Estivo Diana,Reggio Emilia

Cinema Dell’Aquila,Latina

Cinema De Amicis,Milano

Cinema Concordia,Mestre (Venezia)

Cinema Capitol,Udine

Cinema Capitol,Trieste

Cinema Alfieri,Corato (Bari)

Cinema Teatro Alcione,Torino

Cinema Alcazar,Roma

Cinema Adriano,Roma

Cinema Teatro Pomponi,Pescara

Cinema Excelsior,Trieste

Cine Teatro Edison,Seravezza (Lucca)

Cine Teatro Eden,La Spezia

Cine Don Orione,Messina

Cine Teatro Cecchini,Udine

Cine Rouge et Noir,Milano

settembre 12, 2017 Posted by | Vecchie sale cinematografiche italiane | | 9 commenti

Maccheroni

Scorrendo la lista dei film diretti da Ettore Scola, mi sono imbattuta in questo titolo che, a prima lettura, credevo fosse una pellicola a tema culinario, pensata e realizzata intorno alla tavola. Giacché sfuggo ai programmi televisivi che promuovono con insistenza talenti e anti talenti, poeti e macellai, amici e nemici della “tecia“, mi sarebbe dispiaciuto trascorrere la serata visionando un film a tema gastronomico. Quindi, al fine di evitare una delusione, ho effettuato una veloce ricerca per consultare qualche parere in rete. Premetto che non è mia abitudine condizionare la curiosità all’opinione altrui. Ciò non di meno, le informazioni in merito ai protagonisti e ai comprimari, alla colonna sonora o ai riconoscimenti ottenuti, possono rafforzare il mio interesse per la visione di un film. Ho scoperto, quindi, che se avessi optato per “Maccheroni” avrei dilettato i miei sensi con le presenze di Jack Lemmon, Marcello Mastroianni e Daria Nicolodi, e con le musiche del maestro Trovajoli, premesse che mi hanno invogliato ad assaporare la pellicola.
Anche se ad opinione di alcuni critici e recensori, “Maccheroni” non è “tra i memorabili di Ettore Scola“, farò del mio meglio per evidenziare quello che “Maccheroni” è o potrebbe essere nel caso uno scegliesse di visionarlo. Quanto alle valutazioni negative, preferisco lasciarle lievitare nell’immaginario sconfinato dei critici Saccharomyces Cerevisiae.

Siamo a Napoli, città in cui De Sica girò “Matrimonio all’italiana” (1964), Dino Risi collocò “Operazione San Gennaro” (1966) , Pasolini ambientò “Il Decameron” (1971) e Lenzi dirisse “Napoli violenta” (1976).
Ed è qui, a Napoli, che Scola fa arrivare Mr. Robert Traven (Jack Lemmon), manager di successo dell’industria aeronautica americana nonché veterano della Seconda Guerra Mondiale. Mr. Traven appare sin da subito stanco e svogliato dalle riunioni di lavoro, disinteressato all’ambiente che lo circonda, restio al contatto con il mondo napoletano. In preda a uno stato d’animo triste, sofferente per il mal di testa che lo tormenta, Mr. Traven si rifugia nell’alcool, rinchiudendosi in un’anonima stanza dell’Excelsior. Capita, però, che alla sua porta bussi con insistenza Antonio Jasiello (Marcello Mastroianni) il quale avendo assistito a una intervista televisiva del manager, è venuto a sapere della sua presenza in città. Antonio sventola con nostalgia una fotografia che ritrae il giovanissimo Mr. Traven, d’ora innanzi Bob, abbracciato a Maria Jasiello, sorella minore di Antonio, nel cortile della Chiesa di Santa Chiara, a Napoli, al termine della guerra. Antonio, entusiasta di ritrovare l’amico americano, si lascia andare a manifestazioni d’affetto che non trovano riscontro nel comportamento di Bob. Infatti, in preda alla rabbia, Bob reagisce malamente perfino alla scola (cura per il mal di testa) applicata da Antonio, scacciandolo con parole brusche.

Ma, come spesso accade, il bene passato vince il male presente e Bob parte alla ricerca di Antonio con l’intenzione di restituirgli la fotografia e di porgergli le scuse per l’accaduto. Scopre, quindi, che Antonio è sposato con Carmelina (Isa Danieli) e che lavora come impiegato presso l’archivio storico del Banco di Napoli. Bob lo rintraccia e, da quell’istante, i due ritrovano la cordialità e la complicità dei tempi della giovinezza. Sembra quasi che l’intera città gioisca assieme a loro: dalla portinaia ai vicini di casa, ai parenti e agli amici di Antonio, tutti si rallegrano a vista di Bob. Come si verrà a scoprire in seguito, la calorosa accoglienza è dovuta alla costante corrispondenza che Bob avrebbe intrattenuto con Maria (Giovanna Sanfilippo). In verità, Antonio, in quarantanni, aveva scritto numerose lettere alla sorella, apponendo però la firma di Bob e facendole credere che l’americano girava il mondo come giornalista alle prese con missioni estreme in paesi lontani.

Gli incontri si susseguono inarrestabili: dapprima, il nipote di Maria, il “monaciello” energico sconvolge l’animo stanco di Bob; poi, i familiari di Maria, dal marito, ai figli e ai nipoti, tutti gli manifestano affetto e ammirazione. Infine, il figlio di Antonio, Giulio (Bruno Esposito), giovanissimo “figlio d’arte“, convince Bob a esibirsi al pianoforte.
Bob si lascia guidare da Antonio alla scoperta dei luoghi di una volta, in una Napoli ottimista, vestita per le tradizionali festività natalizie. I due percorrono la Galleria Umberto I con la sua scalinata imponente e condividono i deliziosi babà tridimensionali. Passeggiano, poi, sul lungomare di via Caracciolo illuminato dalla tenue luce dicembrina.

Bob è assorto dalla bontà e dalla genuinità dei sentimenti di Antonio. Dichiara che potrebbe trasformarsi in uno di quei reporter coraggiosi descritti nelle sue missive. Vorrebbe salvare la dott.ssa Di Falco (Daria Nicolodi) dalle grinfie dell’amante “feriale“. Vorrebbe contribuire alle finanze del teatro popolare per il quale Antonio lavora come sceneggiatore. Nel finale, Bob diventa l’eroe di Antonio salvando in extremis l’incolumità del figlio Giulio, coinvolto negli affari loschi della malavita napoletana.
In preda alla stanchezza, fortemente scosso dagli avvenimenti, Antonio trova la sua fine sulla spiaggia, accanto all’amico Bob.
A casa Jasiello la famiglia si è riunita per il pranzo funebre. Vengono serviti maccheroni col ragù per tutti i parenti, per Bob e perfino per il defunto Antonio Jasiello, disteso sul letto addobbato, con il filo di una campanella deposto tra le mani nell’eventualità di una miracolosa resurrezione, pensiero non del tutto infondato, visto che Antonio raccontava di essere risorto ben due volte in passato.
Napoli stessa spera nel compimento del miracolo, mentre la telecamera si sposta lentamente all’esterno sopra i terrazzi affacciati sul Cavone e sul golfo di Napoli animato dal suono di una campanella. Forse il prodigio è avvenuto veramente: Antonio Jasiello è risorto a Natale?!

Non c’è chi non possa intuire che “Maccheroni” sia stato girato con l’intenzione di conquistare anche il pubblico oltreoceano. Tuttavia, la pellicola non ebbe grossi riconoscimenti né in Italia né in America. Forse il titolo “Un americano a Napoli” avrebbe suscitato maggior interesse nello spettatore statunitense. Gli americani, paradossalmente, apprezzeranno il successivo “La Famiglia“, film che racconta una storia italiana al cento per cento.

Maccheroni” è un omaggio all’amicizia, un inno alla speranza, un incoraggiamento alla vita sopra e oltre la morte. Bellissimo il pensiero di Scola verso il collega Monicelli: il film che passa in tv a casa Jasiello è “La grande guerra“, più precisamente, la scena che rappresenta l’atto di coraggio dei soldati che improvvisamente diventano salvatori della patria. Scarpelli, Maccari e Scola ci insegnano che c’è sempre qualcuno o qualcosa valevole di salvezza.
Impeccabili le prove dei protagonisti, ottime le prestazioni dei comprimari, commoventi le musiche di Trovajoli. Una menzione particolare va fatta alla costumista, Nanà Cecchi, per l’eleganza informale, rilassata, dei completi da uomo e, sopratutto, per l’abbinamento delle cravatte Marinella.

Maccheroni

Un film di Ettore Scola. Con Jack Lemmon, Marcello Mastroianni, Daria Nicolodi, Marta Bifano, Franco Angrisano, Isa Danieli, Marc Berman, Giovanni Mauriello, Ernesto Mahieux, Orsetta Gregoretti, Jean-François Perrier, Maria Luisa Santella, Clotilde De Spirito, Patrizia Sacchi, Bruno Esposito, Giovanna Sanfilippo, Fabio Tenore, Aldo De Martino, Vincenza Gioioso, Alfredo Mingione, Daniela Novak, Umberto Principe, Giovanni Riccardi, Corrado Taranto, Carlotta Ercolino Commedia, durata 107 min. – Italia 1985.

Jack Lemmon: Robert Traven
Marcello Mastroianni: Antonio Jasiello
Daria Nicolodi: Laura Di Falco
Isa Danieli: Carmelina Jasiello
Maria Luisa Santella: portiera
Patrizia Sacchi: Virginia
Bruno Esposito: Giulio Jasiello
Orsetta Gregoretti: giovane attrice nel teatro
Marc Berman: 1° produttore discografico francese
Jean-François Perrier: 2° produttore discografico francese
Giovanna Sanfilippo: Maria
Fabio Tenore: Pasqualino
Marta Bifano: Luisella
Aldo De Martino: Cottone (manager del teatro)
Clotilde De Spirito: la donna del cattivo nella commedia teatrale
Carlotta Ercolino: giornalista TV
Vincenza Gioioso: Donna Amalia
Ernesto Mahieux: giovane attore nel teatro
Giovanni Mauriello: Severino
Alfredo Mingione: manager Aeritalia
Daniela Novak: Daniela Cecere, la fidanzata di Giulio
Umberto Principe: Michele Vitale
Giovanni Riccardi: Eugenio
Corrado Taranto: Alberto
Franco Angrisano: Palla di riso, strozzino

Regia Ettore Scola
Soggetto Ruggero Maccari, Furio Scarpelli, Ettore Scola
Sceneggiatura Ruggero Maccari, Furio Scarpelli, Ettore Scola
Produttore Franco Committeri, Aurelio De Laurentiis, Luigi De Laurentiis
Casa di produzione Filmauro
Fotografia Claudio Ragona
Montaggio Carla Simoncelli
Musiche Armando Trovajoli
Scenografia Luciano Ricceri
Costumi Nanà Cecchi
Trucco Francesco Freda

“- Io non ricordo granché del periodo di guerra, per fortuna. E ho una pessima memoria anche per fatti più recenti. Comunque, mi dica in che cosa posso aiutarla, insomma, in che cosa posso esserle utile?
– Utile?
– Sì, sì, utile. Ha capito benissimo. Ci sarà bene una ragione se è venuto qui. Se mi dice che accidenti vuole, eh?! Cristo, io sto cercando di capire che cosa diavolo posso fare per lei, ha capito?!
– Lei non può fare niente per me. Forse può fare qualche cosa per se stesso.
– Sarebbe a dire?
– Sospettare sempre che gli altri siano mossi da uno scopo o da un interesse, invece che da un sentimento, è un brutto segno. È segno di aridità.”

“Cara Maria, volevo finalmente fare un salto a Napoli per riabbracciarti ma debbo invece precipitarmi in Amazzonia, al seguito di una spedizione umanitaria che recherà soccorso ad una tribù in estinzione. In quelle plaghe tutto è immobile tranne le sabbie che, notoriamente, ingogliano un bisonte in pochi secondi.”

“- Un uomo non vale per quello che è ma per quello che potrebbe essere.
– Bella frase, schiaffala in una tua commedia.
– Già fatto.”

“Mamma dice che la vita è una cosa che ti devi guadagnare, meritare. È così che si sconfigge la morte. Questo è il concetto. Perché la morte in se stessa, Robe’, non esiste. Cancella forse quello che un uomo ha fatto in vita? No. Annulla i suoi meriti, la memoria? No. E allora, morte, ma chi sei, ma chi ti conosce?! Cosa conti? Tu non conti niente. Tu vorresti essere importante, presa in considerazione come la vita, eh? Ma la vita dura una vita, cara mia, invece tu, morte, tu duri solo un momento, l’istante in cui ti presenti. Insomma, bisogna essere seri, alla morte non si deve dare spago.”

“Ah, com’è bello perdere tempo!”

“Ho comprato una dozzina di cartoline per spedirle agli amici ma non mi viene in mente nessuno. Me le porto in America e le spedisco tutte a te… .”

“- E non poteva chiederli a me [i soldi]?
– Eh, io gliel’ho pure suggerito. “Mai, mai!” mi ha gridato. E io gli ho detto: “Ma allora l’amicizia a che serve?”. E lui mi ha risposto: “A non rompere i coglioni agli amici.”

settembre 3, 2017 Posted by | Commedia | , , | 2 commenti