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L’uomo che amava le donne

L'uomo che amava le donne locandina 1

Tenero,malinconico,amaro,struggente.
Quattro tra i tanti aggettivi qualificanti che si potrebbero usare per descrivere L’uomo che amava le donne,
opera della piena maturità di Francois Truffaut,uscito nelle sale nel 1977,nel periodo quindi di massima liricità del regista e scrittore parigino.
Dopo Effetto notte,Adele H., una storia d’amore e prima di L’ultimo metrò,la grande opera che avvierà al termine la sua straordinaria carriera,Truffaut sceglie una commedia (o dramma leggero,ammesso che si possa coniare simile termine) basata sull’amore e sulla vita,tra eros e thanatos,quindi quindi sulla caducità dell’umano,sull’effimero eppure al tempo stesso su una delle esperienze più coinvolgenti dell’uomo,quella che riguarda la sfera più intima,quella dei sentimenti.
Truffaut parte dalla fine per raccontare il percorso di vita di Bertrand Morane,ovvero il suo funerale.
Un triste avvenimento,al quale presenziano solo donne,le uniche che davvero abbiano importato qualcosa nella vita di Bertrand, incallito seduttore capace di amare tutte (ma forse solo fisicamente),indistintamente,le donne che hanno popolato e reso imprevedibile la sua vita.

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E’ Genevieve,una delle tante,a raccontare la vita di un uomo la cui esistenza è stata condizionata,sin dall’infanzia,dal ruolo femminile.
A cominciare dalla rigida (nei suoi confronti) madre,una donna dagli inesauribili appetiti sessuali,che aveva coinvolto il giovane Bertrand nel vorticoso giro dei suoi amanti,costringendolo nel ruolo di postino inviato a recapitare missive d’amore ai suoi amanti.
Condizionato anche dal primo rapporto sessuale,consumato con una professionista;per il timido Bertrand l’universo femminile inizia a popolarsi di donne,ognuna con il proprio carattere e con la propria fisicità.
Il ragazzo passa rapidamente dalla condizione di timidezza a quella di accalappiatore di giovani donne.Tutto ciò che è femminile lo attrae come le sirede di Ulisse,in particolare adora le gambe,la fisicità e la sensualità,le rotondità del corpo femminile:”Niente è più bello da guardare di una donna con il vestito o la gonna ondeggianti al ritmo dei passi” pensa Bertrand.

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Ma curiosamente non dovrebbe piacere alle donne,visto che non è particolarmente bello,ha una voce anche abbastanza antipatica,insomma è agli antipodi del ruolo di tombeur de femmes.
Ma le donne lo amano.
E lui le ricambia,donandosi con passione ad ognuna di loro;spesso senza amore,direi sempre,ma con un entusiasmo che non scema mai.
Però impedisce a tutte di accedere ai suoi veri sentimenti,ammesso che coltivi,dietro quella sua maschera di libertino,sentimenti nobili.
Non passa mai una notte con nessuna di loro.
E così consuma la sua vita in una girandola di avventure,tutte probabilmente vuote,ma per lui gratificanti.
Fino al fatale incontro con una donna matura,una over 40 che tenta inutilmente di corteggiare.
Per la prima volta scopre il rifiuto,così decide di interrogarsi sulla sua vita,sul senso di quello che ha ottenuto.
Lo fa scrivendo un’autobiografia,nella quale racconta il suo vissuto,le sue conquiste,le sue donne.
Ma una sera,in pieno periodo natalizio,sarà proprio la sua passione per le donne a portarlo in fin di vita.
Per inseguire un’altra “preda” attraversa senza guardare e viene travolto da un auto.
E in ospedale ancora la passione per le donne gli sarà fatale,quando per corteggiare una bella infermiera
finirà per staccare una flebo,morendo così in modo stupido,ma in fondo in linea con la sua vita,all’apparenza e oltre priva di un vero significato.
Al suo funerale le donne che ha sedotto (amato o forse no?) getteranno sulla sua bara una manciata di terra mentre sarà proprio la narratrice,Genevieve,a raccontare quello che lui era attraverso la sua autobiografia.

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Ottica dalla quale guardare il film;Truffaut non elegge Bertrand a modello,tutt’altro,probabilmente il personaggio gli sta anche antipatico.
E’ il complesso mondo femminile,con le sue contraddizioni ad essere impietosamente analizzato al microscopio.
Donne di ogni genere compaiono nella vita di un uomo che in realtà non è mai cresciuto,una sorta di cacciatore di prede costantemente alla ricerca di qualcosa di impossibile da trovare.
Di tutte le donne che conquista,nessuna gli appartiene.
Perchè fondamentalmente è un superficiale.
Una delle sue frasi;“Si rammenta quando, diversi anni fa, sono uscite le minigonne? Gli uomini erano come impazziti. Ma io ero piuttosto preoccupato, perché ho pensato: be’, a questo punto non possono più accorciare, e dovranno per forza allungare”.

Una superficialità disarmante.
Ma anche le donne a questo punto lo sono.
Nessuna di esse appare in grado di cambiare un libertino in essere sensibile.
E’ vero,se la sensibilità non la hai è difficile che tu la possa trovare.
Ma il ruolo di una donna,generalmente la parte più profonda e sensibile dell’essere “umano” è anche quello di trasportare l’uomo ad una visione meno rozza e primitiva dell’esistenza.”Tieni presente un fatto basilare: le donne pensano all’amore in una maniera più universale degli uomini” dice
Genevieve a Bertrand…parole profetiche,vere,dure.
Allora siamo ad un’indagine complessa sull’uomo,sul suo ruolo?
No,questo,nel film di Truffaut,non accade.

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Colpa di un certo nichilismo del regista?Misoginia?Pessimismo cosmico o cosa?
Forse tutto,forse solo una visione cupa e amara dell’umanità.
O forse un gioco.
Truffaut gioca,stupisce,indigna fa sorridere amaramente.
In fondo il suo obiettivo è centrato sin dall’inizio,con quei suoi personaggi un po al limite,un po oltre,con un’umanità più vicina agli istinti che alla profondità del proprio essere.
L’uomo che amava le donne,titolo profetico dell’autobiografia di una vita in fin dei conti utile solo al protagonista,è opera cinica e più vicina al dramma di quanto un certo svolgimento leggero lasci immaginare.
Il maschio è il protagonista,non l’uomo.
Il predatore,il collezionista.
E fa nulla che Bertrand abbia in fondo tante giustificazioni;se ci siamo evoluti lo dobbiamo anche alla capacità di usare il cuore e il cervello, non solo l’istinto riproduttivo.
Un film molto bello,da leggere tra le righe e sopratutto da usare come impietoso specchio.
Uno specchio non deformato,ma bifronte.
Se lo usiamo,ci specchiamo,dobbiamo avere il coraggio di leggervi la verità.
Non quella che ci fa comodo.
Ottimi gli attori,bella la fotografia.
Un’opera ineccepibile,di grande respiro,che consiglio caldamente.

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L’uomo che amava le donne

Un film di François Truffaut. Con Charles Denner, Brigitte Fossey, Nelly Borgeaud, Leslie Caron, Genevieve Fontanel,Jean Dasté, Nathalie Baye, Valérie Bonnier, Sabine Glaser, Henri Agel, Chantal Balussou, Nella Barbier, Anne Bataille, Martine Chassaing, Ghylaine Dumas Titolo originale L’homme qui aimait les femmes. Drammatico, durata 118 min. – Francia 1977

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L'uomo che amava le donne banner protagonisti

Charles Denner: Bertrand Morane
Brigitte Fossey: Geneviève Bigey, l’editrice
Nelly Borgeaud: Delphine Grezel
Geneviève Fontanel: Hélène, la proprietaria del negozio di biancheria
Leslie Caron: Véra
Nathalie Baye: Martine Desdoits
Valérie Bonnier: Fabienne
Jean Dasté: dottor Bicard
Sabine Glaser: Bernadette, l’impiegata del Midi-Car
Anna Perrier: Uta, la baby-sitter
Nella Barbier: Liliane, la cameriera del ristorante
Martine Chassaing: Denise, l’ingegnere dell’Istituto di meccanica dei fluidi
Ghylaine Dumas: la seconda impiegata di Midi-Car
Monique Dury: signora Duteil, la dattilografa a domicilio
Roger Leenhardt: Bétany, l’editore
Christian Lentretien: ispettore di polizia
Rico López: cliente del ristorante in cui lavora Liliane
Marie-Jeanne Montfajon: Christine Morane, madre di Bertrand
Valerie Pecheur: la ragazza del cimitero vestita da tennista
Anne Bataille: ragazza con il vestito con la frangia
Roselyne Puyo: Nicole, la maschera del cinema
Henri Agel: lettore dell’editore Bétany
Henry-Jean Servat: lettore dell’editore Bétany
Frédérique Jamet: Juliette
Michel Marti: Bertrand adolescente
Marcel Berbert: signor Grezel
Josiane Couëdel: centralinista
Pierre Gompertz: ufficiale della Marina
Michel Laurent: ufficiale della Marina
Roland Thénot: ufficiale della Marina
Philippe Lièvre: collega di Bertrand
Thi-Loan Nguyen: donna cinese
Jean-Louis Povéda: tipografo
Carmen Sardá-Cánovas: lavandaia
Suzanne Schiffman: la signora con il bambino sulle scale delle signora Duteil
François Truffaut: uomo al funerale

L'uomo che amava le donne banner doppiatori

Guido De Salvi: Bertrand Morane
Anna Teresa Eugeni: Delphine Grezel
Franca Lumachi: Véra
Liliana Sorrentino: Martine Desdoits
Aldo Barberito: dottor Bicard
Emanuela Fallini: Bernadette, l’impiegata di Midi-Car
Claudia Razzi: Liliane, la cameriera del ristorante karateka
Francesca Palopoli: signora Duteil, la dattilografa a domicilio
Gino Donato: Bétany, l’editore
Renzo Stacchi: ispettore di polizia
Franco Latini: cliente del ristorante in cui lavora Liliane

L'uomo che amava le donne banner cast

Regia François Truffaut
Soggetto François Truffaut, Michel Fermaud e Suzanne Schiffman
Sceneggiatura François Truffaut, Michel Fermaud e Suzanne Schiffman
Produttore Les Films du Carrosse, Les Productions Artistes Associés
Fotografia Néstor Almendros
Montaggio Martine Barraqué
Musiche Maurice Jaubert
Scenografia Jean-Pierre Kohut-Svelko
Costumi Monique Dury e Ted Lapidus (solo i costumi di Brigitte Fossey)
Trucco Thi-Loan Nguyen

L'uomo che amava le donne banner citazioni

“La verità è che loro vogliono ciò che voglio io: l’amore, quello fisico e quello sentimentale”
“Ecco un’altra coppia che crede in Babbo Natale. Fra sei anni si separeranno, saranno di nuovo liberi,
ma chi ci andrà di mezzo saranno i bambini”.
“Hai tutto un modo particolare di chiedere, come se ne andasse della tua vita”.
”Credo che sia difficile rifiutarti qualcosa”

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luglio 29, 2016 Posted by | Commedia | | 5 commenti

Andavamo al cinema-World tour parte prima

Prima puntata dedicata ai cinema di tutto il mondo;saranno rappresentati tutti i continenti in un viaggio fotografico in un passato più o meno remoto,alla riscoperta di sale situate in edifici stupendi,autentici capolavori di architettura.Molti oggi non esistono più,ma restano le mute testimonianze,sospese nel tempo,di immagini ricche di fascino.

Rialto Theatre South Pasadena California

Cine teatro Rialto,South Pasadena,California (Usa)

Cinema Urania Vienna

Cinema Urania,Vienna (Austria)

Cinema Universum Berlino Germania

Cinema Universum,Berlino (Germania)

Cinema Tivoli Mourmelon le grand

Cinema Tivoli,Mourmelon le Grand (Francia)

Cinema teatro Sopurs tallinin Estonia

Cinema teatro Soprus,Tallinn (Estonia)

Cinema Ritz, Edgware Londra

Cinema Ritz,Edgware,Londra (Inghilterra)

Cinema Libertatea Oradea

Cinema Libertatea,Oradea (Romania)

Cinema Pioneris Riga Lettonia

Cinema Pioneris,Riga (Lettonia)

Cinema Palace Malton Yorkshire

Palace Cinema, Malton (Yorkshire,Inghilterra)

Cinema Odeon Asmara Eritrea

Cinema Odeon,Asmara (Eritrea) costruzione italiana di epoca fascista

Cinema Modern Timosara Romania

Cinema Modern,Timisoara (Romania)

Cinema Majestic Houston Texas Usa

Cinema Majestic,Houston (Texas,Usa)

Cinema Libertatii Bucarest

Cinema Libertatii Bucarest (Romania)

Cinema Hyppodrome Parigi

Cinema Hyppodrome, Parigi (Francia)

Cinema Gigant San Pietroburgo Russia

Cinema Gigant San Pietroburgo (Russia)

Cinema Esperos Atene

Cinema Esperos Atene (Grecia)

Cinema Embassy Boswall Parkway,

Cinema Embassy,Boswall,Parkway (Inghilterra)

Cinema DE Paris,Parigi

Cinema de Paris,Parigi,(Francia)

Cinema Capitol Radford, Nottingham

Cinema Capitol,Radford,Nottingham (Inghilterra)

Cinema Capitol Mumbai Maharashtra India

Cinema Capitol,Mumbai Maharashtra (India)

Cinema Capitol Londra

Cinema Capitol,Londra (Inghilterra)

Cinema Capitol Liverpool

Cinema Capitol,Liverpool (Inghilterra)

Cinema Capitol Budapest

Cinema Capitol, Budapest (Ungheria)

Cinema Capitol Berlino

Cinema Capitol,Berlino (Germania)

Cine Teatro Alba Brooklin New York

Cine teatro Alba,New York (Usa)

luglio 28, 2016 Posted by | Miscellanea | | 1 commento

Andavamo al cinema-Parte ottava

Ancora una puntata dedicata ai vecchi cinema italiani.L’invito è quello di segnalarmi errori e cinema non identificati.

Cinema Arcobaleno trieste

Cinema Arcobaleno,Trieste

Cinema Ariston Piazza Armerina

Cinema Ariston,Piazza Armerina (Catania)

Cinema Astra Appiano Gentile

Cinema Astra,Appiano Gentile (Como)

Cinema Astra Genova Pegli

Cinema Astra,Genova Pegli

Cinema Augustus Genova

Cinema Augustus,Genova

Cinema Aurora Marghera

Cinema Aurora,Marghera (Venezia)

Cinema Aurora Sersale (Catanzaro)

Cinema Aurora,Sersale (Catanzaro)

Cinema Brixia Brescia

Cinema Brixia,Brescia

Cinema Capitol Salerno

Cinema Capitol,Salerno

Cinema Capitol Sora

Cinema Capitol,Sora (Frosinone)

Cinema Centrale Avellino

Cinema Centrale,Avellino

Cinema Centrale Bergamo

Cinema Centrale,Bergamo

Cinema Centrale Mogliano Veneto

Cinema Centrale,Mogliano Veneto (Treviso)

Cinema Colosseo Sesto

Cinema Colosseo,Milano

Cinema comunale Cernusco sul Naviglio

Cinema Comunale,Cernusco sul Naviglio (Milano)

Cinema Corallo Monza

Cinema Corallo (Monza)

Cinema Corso Cerignola

Cinema Corso,Cerignola (Foggia)

Cinema Corso Roma

Cinema Corso,Roma

Sala Cinema Rocchetta Sant'Antonio

Sala cinema non identificata,Rocchetta Sant’Antonio (Foggia)

Sala Cinema Rossano Veneto

Sala cinema non identificata,Rossano Veneto (Vicenza)

Sala Cinema Siracusa

Sala cinema non identificata,Siracusa

Sala Cinema Udine

Sala cinema non identificata, Udine

Supercinema Capua

Supercinema,Capua

Supercinema Estivo Modena

Supercinema estivo,Modena

Supercinema Sassuolo

Supercinema,Sassuolo (Modena)

luglio 27, 2016 Posted by | Miscellanea | | 2 commenti

I flani del 1974-Prima parte

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Flano di American Graffiti di Lucas

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Bello il flano di I diamanti dell’Ispettore Klute

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Una bella coppia per un bel film, Delitto d’amore

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Terence Young da 007 alle Guerriere dal seno nudo

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Una giovanissima Gloria Guida in La ragazzina

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Il bellissimo Zardoz di Boorman

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Il flano del “lagrima movie” L’ultima neve di primavera

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Il pluri premiato La stangata

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Mediocre film di De Sica,Il viaggio

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Bel film del maestro Scattini,Il corpo

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Passato quasi inosservato,Il girotondo dell’amore

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Il curioso film di Demy,Niente di grave,suo marito è incinto

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Il flano del bruttissimo film Sedicianni

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Afrika

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Il semplicissimo flano di Amarcord

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Gran bel film Fiore di carne di Verhoeven

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Serpico

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Il flano del noiosissimo Il bacio di una morta

11

Il montone infuriato

7

La governante

5

Il flano del divertente Il dormiglione di Woody Allen

4

I guappi (notare il primo spettacolo alle 14,40)

3

Vado,li spacco e…torno

2

Il flano del film con Terence Hill Preparati la bara

1

Titolo distribuito Virilità

 

luglio 26, 2016 Posted by | Flani | | Lascia un commento

Andavamo al cinema-Parte settima

Settima puntata dedicata ai cinema del passato;una carrellata di edifici per la stragrande maggioranza ormai scomparsi.Di alcuni ho le immagini e la località in cui erano ubicati,ma mi manca il nome del cinema.Chiunque voglia collaborare alla loro identificazione mi aiuterà tantissimo.Grazie!

Cine Teatro  Solvay (Arena) Rosignano

Cine Arena Teatro Solvay.Rosignano  (Livorno)

Cine Teatro Comunale Corato

Cine Teatro Comunale Corato (Bari)

Cine Teatro Comunale Teramo

Cine Teatro Comunale Teramo

Cine teatro Impero Montevarchi

Cine Teatro Impero Montevarchi (Arezzo)

Cine Teatro Massimo L'Aquila

Cine Teatro Massimo,L’Aquila

Cine Teatro Politeama Como

Cine Teatro Politeama,Como

Cine Teatro Silvio Pellico Saronno

Cine Teatro Silvio Pellico,Saronno

Cinema Adamello Valle camonica

Cine Teatro Adamello,Valle Camonica

Cinema Airone Roma

Cine Teatro Airone,Roma

Cinema Alfieri Milano

Cinema Alfieri,Milano

Cinema Altino Padova

Cinema Altino,Padova

Cinema Ariston Campobasso

Cinema Ariston,Campobasso

Cinema ariston Savona

Cinema Ariston,Savona

Cinema Astra Bolzano

Cinema Astra,Bolzano

Cinema Vip Novara

Cinema Vip,Novara

Cinema Vittoria Asti

Cinema Vittoria,Asti

Cinema Vittoria Portici

Cinema Vittoria,Portici

Cinema Vittoria Ruvo di Puglia

Cinema Vittoria,Ruvo di Puglia (Bari)

Cinema Zanarini Riccione

Cinema Zanarini,Riccione

Non identificata Sala Cinema Viareggio

Sala non identificata,Viareggio

Sala Cine Teatro Carbonia

Cine Teatro Carbonia

Sala Cinema Pesariis (Prato)

Cinema Pesariis,Prato

Sala Cinema Potenza

Cinema non identificato,Potenza

Sala Cinema Recoaro Terme

Sala non identificata,Recoaro Terme

Sala Cinema Trinitapoli

Sala non identificata,Trinitapoli (Foggia)

Supercinema Frascati

Supercinema Frascati (Roma)

Supercinema Padova

Supercinema Padova

Supercinema Reggio Calabria

Supercinema Reggio Calabria

Supercinema Viareggio

Supercinema Viareggio

Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto

Cine Teatro Astra,San Giovanni Lupatoto (Verona)

 

 

luglio 22, 2016 Posted by | Miscellanea | | 6 commenti

Lisa Gastoni Photogallery

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luglio 21, 2016 Posted by | Photogallery | | 4 commenti

Il mercante di Venezia

Il mercante di venezia locandina 1

Sul finire del 1500,più o meno tra gli anni 1596 e 1598 ,William Shakespeare scrisse Il mercante di Venezia,
commedia all’apparenza leggera ma intrisa di tutto il pessimismo di cui il grande bardo disponeva a piene mani,
una condizione psicologica che riemerge come un marchio di fabbrica in buona parte della sua produzione.
Questa volta il grande bardo non crea qualcosa di totalmente nuovo,ma al contrario si affida ad un’opera di uno scrittore italiano,
Giovanni Fiorentino del quale praticamente non si conosce nulla,nè data di nascita o di morte e i cui natali sono ancora oggi avvolti nel mistero.
L’autore di Il pecorone,raccolta di cinquanta novelle, narrate in venticinque giornate aveva inserito nella sua opera una novella dal titolo Il Giannetto,
che viene ripresa nella sua quasi totalità da Shakespeare,che la modifica e la fa sua variandone solo alcune componenti.
Una delle caratteristiche dell’opera è l’antisemitismo,in qualche modo ripreso dal bardo dall’opera originale,del quale probabilmente
è solo portatore.Il personaggio di Shylock è odioso e conserva caratteristiche attribuite agli ebrei sia nell’epoca storica in cui è ambientata la storia
sia nel periodo nel quale visse Shakespeare,al quale tuttavia,ripeto,non si può attribuire un antisemitismo tout court.
La tradizione del teatro inglese era quella,lui si limita a seguirne le tracce;gli ebrei erano malvisti quando non sopportati o peggio,odiati.

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Aldilà di questo,la commedia shekspiriana è abbastanza complessa come struttura,ovviamente ricca di dialoghi,come al solito colmi di battute significative,come
io considero il mondo per quello che e’ : un palcoscenico nel quale ognuno deve recitare una parte, e la mia e’ una parte triste” o la più triste e vera “Possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi.
Il Mercante di Venezia non ha mai affascinato i registi o il mondo del cinema più in generale;a parte la complessità dei dialoghi,proprio il forte antisemitismo dell’opera ha scoraggiato adattamenti cinematografici,inoltre sicuramente non ha mai giovato il cupo intimismo del quale è pervasa l’opera.
Nel 1952 Pierre Billon aveva portato sugli schermi l’opera (nel cast il grande Albertazzi,Massimo Serato,Renato De Carmine) ma con scarso successo di critica e ancor meno di pubblico.
Ci prova nel 2004 Michael Radford,4 anni dopo il discreto successo di Dancing at the Blue Iguana;il risultato è un’opera di ottimo livello,ben giudicata dai critici ma che fallisce clamorosamente al botteghino,facendo perdere alla produzione 10 milioni di dollari (fra i produttori la nostra Edwige Fenech)
I motivi dell’insuccesso sono da ricercarsi paradossalmente nella trasposizione fedele dell’opera;lo Shakespeare cinematografico non è mai stato amato dai puristi,legati al testo e alla rappresentazione teatrale,mentre ai giovani il drammaturgo/poeta di Stratford-upon-Avon è sempre risultato indigesto.

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Ragion per la quale ci troviamo di fronte ad un’opera sicuramente godibile ma snobbata dal box office.
Ingiustamente,certo,ma alla fine sono gli spettatori a pagare il biglietto e tanto deve bastare.
La storia è quella raccontata dal bardo,ovvero l’infatuamento di Bassanio per la bella Porzia,ricca e affascinante ereditiera.
Bassanio,per superare una prova che gli consentirà di impalmare la bella Porzia,è costretto a chiedere all’amico Antonio 3000 ducati,che non li possiede,pur essendo ricco.
Gran parte del suo patrimonio è infatti investito in navi da carico,così per accontentare l’amico decide di rivolgersi al ricco mercante ebreo Shylock per farseli prestare.
Al quale non sembra vero di avere un’opportunità del genere;egli detesta i cattolici,detesta Antonio perchè presta soldi gratuitamente,rovinando così i suoi affari.
Shylock quindi propone il prestito ad Antonio con una clausola crudele;l’uomo avrà i suoi ducati,ma se non li restituirà entro tre mesi dovrà ripagare l’ebreo con una libbra della sua carne.
Antonio accetta e cosi Bassanio può superare la prova imposta per ambire alla mano di Porzia.
Ma nel frattempo viene comunicato che le navi attese da Antonio hanno fatto naufragio (nell’originale del testo il Doge non fa attraccare le navi per la peste) e di conseguenza Antonio è insolvente nei confronti di Shylock.
Si finisce davanti al Doge,con l’ebreo che implacabilmente chiede la riscossione del suo credito,nonostante Bassanio,sorretto economicamente dalla ricca Porzia offra il doppio del debito.

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Il Doge,non trovando nei testi di legge nulla che possa essere contestato a Shylock,decide di affidarsi alla sua clemenza;ma l’implacabile ebreo avrebbe partita vinta non fosse per il provvidenziale intervento di Porzia,che,travestita da avvocato,fa notare che la riscossione del debito ovvero l’escissione della libbra di carne,debba avvenire senza far cadere una sola goccia di sangue di un cristiano.
Shylock,rendensosi conto dell’impossibilità della cosa,è costretto a cedere e come punizione dovrà convertirsi al cristianesimo…
Il mercante di Venezia di Michael Radford è,in definitiva,una buona trasposizione del testo shekspiriano,impreziosito da un’elegante veste grafica (location,costumi e fotografia da applausi) e sopratutto dalla prova di bravura del principale interprete del film,o perlomeno colui che svetta sugli altri dall’alto di una recitazione drammatica senza pari del personaggio odioso e avvilente di Shylock l’ebreo,quell’Al Pacino che avrebbe sicuramente meritato l’Oscar per la grande interpretazione fornita.
Mai sopra le righe,ma con la sua carismatica figura,con tutta la teatralità naturale che lo distingue,Al Pacino tocca il vertice della bravura.
Bravi anche gli altri interpreti,ma due gradini sotto;Jeremy Irons e Joseph Fiennes,rispettivamente Antonio e Bassanio fanno bene il loro compito,ma nulla più.
Gelida,un vero ghiacciolo,la bella Lynn Collins.

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Ad aggiungere carisma alla figura di Shylock,la splendida voce di Giancarlo Giannini nel doppiaggio,un valore aggiunto senza pari.
Sicuramente un’opera di gran pregio,che però non mi sento di consigliare a tutti;il film in pratica è una gara di dialoghi,in pieno rispetto del testo del grande bardo e pertanto gli amanti del cinema “movimentato” potrebbero trovarlo soporifero,
come del resto evidenziato da tantissime critiche negative lette tra le recensioni dei lettori in rete.
Per gli amanti di Shakespeare l’occasione per vedere su pellicola una bella trasposizione non lontana dalla algida bellezza del posto deputato alle rappresentazioni delle opere del drammaturgo inglese,il palcoscenico di un teatro.

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Il mercante di Venezia

Un film di Michael Radford. Con Al Pacino, Jeremy Irons, Joseph Fiennes, Mackenzie Crook, Julian Nest,Lynn Collins, Ben Whishaw
Titolo originale The Merchant of Venice. Drammatico, durata 124 min. – Gran Bretagna, Italia 2004

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Il mercante di venezia banner protagonisti

Al Pacino: Shylock
Jeremy Irons: Antonio
Joseph Fiennes: Bassanio
Lynn Collins: Porzia
Zuleikha Robinson: Jessica
Kris Marshall: Graziano
Charlie Cox: Lorenzo
Heather Goldenhersh: Nerissa
Mackenzie Crook: Lancillotto Gobbo
John Sessions: Salerio
Gregor Fisher: Solanio
Ron Cook: Vecchio Gobbo
Allan Corduner: Tubal
Tony Schiena: Leonardo
Al Weaver: Stefano
Anton Rodgers: Doge
David Harewood: Principe del Marocco

Giancarlo Giannini: Shylock
Massimo Corvo: Antonio
Christian Iansante: Bassanio
Connie Bismuto: Portia
Perla Liberatori:Nerissa
Riccardo Niseem Onorato: Graziano
Francesco Pezzulli: Lorenzo
Fabrizio Vidale: Lancillotto Gobbo
Stefano Mondini: Salerio
Giuliano Santi: Solanio
Dante Biagioni: Vecchio Gobbo
Michele Kalamera: Doge
Pino Insegno: Principe del Marocco

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Regia Michael Radford
Soggetto da William Shakespeare
Sceneggiatura Michael Radford
Produttore Cary Brokaw, Barry Navidi, Jason Piette, Edwige Fenech, Michael Lionello Cowan
Produttore esecutivo Manfred Wilde, Michael Hammer, Peter James, James Simpson, Alex Marshall, Robert Jones
Fotografia Benoît Delhomme
Montaggio Lucia Zucchetti
Effetti speciali Sean Farrow
Musiche Jocelyn Pook
Scenografia Bruno Rubeo

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-“L’uomo che non ha alcuna musica dentro di se è nato per il tradimento,per gli inganni, per le rapine.”
-“Shyloc:
Mi ha maltrattato, gioito delle mie perdite, disprezzato i miei guadagni, raffreddato i miei amici,
riscaldato i miei nemici, insozzato il mio abito, disprezzato il mio popolo e per quale motivo?
Perchè sono ebreo! Forse che un ebreo non mangia come gli altri esseri umani? Se lo pungete non prova dolore?
Non si ammala delle stesse malattie dei gentili? E non si cura con le stesse medicine?”
-“Vostro padre era uomo assai virtuoso, ed i sant’uomini, in punto di morte, sono sempre, si sa, bene ispirati”
-“Ma la misericordia è al di sopra di questo potere scettrato,essa ha il suo trono nei cuori dei re,è un attributo dello steso dio;
e il potere terreno appare più simile quando la misericordia tempera la giustizia.”
-“Il mondo e’ ancora ingannato dalle apparenze.”
-“Sarebbe meglio se alle parole seguissero i fatti.”
-“Fled with a Christian! O my Christian ducats!Justice, the law, my ducats, and my daughter!”
(Fuggita con un cristiano! o i miei ducati!Giustizia,la legge ,i miei ducati,e mia figlia!)

Il mercante di venezia banner recensioni
Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com

Galbo

Adattamento cinematografico dell’opera di Shakespeare, Il Mercante di Venezia è la storia di Antonio ricco commerciante che chiede un grosso prestito all’ebreo Shylock.
Girato nella città lagunare, il film di Michael Radford è stato realizzato con notevule cura per i dettagli (costumi, scenografia) tale da costituire uno spettacolo
molto godibile anche per la grande interpetazione di Al Pacino che da al protagonista un tono sofferto ed umiliato e offre una delle sue migliori prove d’attore.
Cotola

Mediocre trasposizione del capolavoro scespiriano i cui risultati sono insoddisfacenti a causa di una sceneggiatura scialba e leccata che non taglia a dovere lo scritto.
Certo c’è Pacino che fornisce una bella prova (anche se chi l’ha sentito in originale ha avuto un po’ da ridire) ed anche Irons non è male, ma per il resto anche le prove attoriali non soddisfano appieno. Un capolavoro del genere avrebbe meritato ben altro trattamento.

Caesars

Corretta trasposizione cinematografica della celebre opera di Shakespeare, che trova nell’intensa recitazione di Al Pacino il suo punto di forza. Buono comunque anche il cast di contorno,
capitanato da Jeremy Irons, così come bella è la fotografia (aiutata dall’ambientazione veneziana). Forse si poteva fare di più, ma il film risulta complessivamente molto godibile e Radford dirige, correttamente,
senza troppi voli pindarici. Merita la visione.

Rigoletto

Rivedendolo l’ho ridimensionato perchè, al di là della buona ricostruzione storica, manca di quella passione necessaria in un’opera di tale portata, riducendo il tutto a un puro esercizio di stile
se non fosse per la grandiosa attrazione “Pacino-centrica” esercitata da Al sui comuni mortali. Una prova maiuscola che, già da sola, vale il prezzo del biglietto e capace di coprire tutte le altre magagne del film
(inclusa la non brillantissima performance di Irons). Resto del cast così così (troppo algida la Collins).

L’opinione di Argan dal sito http://www.filmtv.it

Una serie di capovolgimenti di punti di vista stupendi, lo spettatore viene sballottato da una parte all’altra, cambia più volte opinione e si ritrova a volte dalla parte di uno e a volte dalla parte dell’altro protagonista
(o almeno questo è quello che mi è successo), anche se forse non era questa l’idea del regista (ma magari era l’idea di Shakespeare), non comprendo poi che senso hanno i “travestimenti” alla fine del film e della commedia
(già annunciati ed abbastanza evidenti e perciò anche privi di un minimo di “sorpresa”).

Il mercante di venezia locandina libro

Testo originale della commedia

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luglio 18, 2016 Posted by | Drammatico | , , , | 2 commenti

Perchè si uccidono (La merde)

Perchè si uccidono loc 1

Unico film del figlio del grande Erminio Macario,Mauro,Perchè si uccidono,con eloquente sottotitolo La merde è un pasticcio grossolano e scoordinato,tipico figlio delle produzioni di metà anni settanta dirette da registi improvvisati che non avevano alle spalle il necessario background tecnico che permettesse loro di padroneggiare almeno in maniera sufficiente la macchina da presa.
Solito soggetto scontato (il figlio di una ricca famiglia che si da alla droga) in un crescendo di mediocrità sia soggettistica
che meramente tecnica che portano una pellicola di per se scadente ad un finale drammatico attraverso però spazi di involontaria comicità
vista la seriosità del soggetto iniziale e dell’argomento trattato.
Scene da antologia,slegate da qualsiasi contesto logico si alternano a concetti espressi visivamente con grossolana fattura;alcune scene sembrano
fettine di carne affettate con la scure là dove si sarebbe dovuta usare l’introspezione psicologica,una descrizione accurata
della psicologia del personaggio principale,Andrea.

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Sicuramente comica e fuori contesto è la sequenza più famosa del film,su cui si è a lungo favoleggiato e che ha costituito,nel tempo,l’unico motivo di interesse verso il film,ovvero l’impressione del marchio a fuoco sulle parti intime di una bella satanista,con tanto di particolari in primo piano.
Come dicevo,una scena senza contesto preciso e puramente gratuita,come del resto alcune presenti nel film a cui vanno aggiunte una pesantezza
quasi insopportabile dei dialoghi e la volontà da parte del regista di stigmatizzare l’ambiente borghese in cui la storia si dipana,senza
che però lo stesso Macario abbia ben idea di dove andare a parare.
La storia che fa da collante è assolutamente banale;un giovane di buona famiglia (Andrea) si fa coinvolgere dall’amata nel mondo della droga,uscendone distrutto.
La merde,sottotitolo francese del film si riferisce non figurativamente alla sostanza che un gruppo di detenuti spalmerà sul volto
del protagonista mentre questo è detenuto.
Morale:se appartieni ad una società di cacca,è giusto che tu diventi tutt’uno con la stessa,con palese riferimento anche al soprannome dato all’eroina,la merda,appunto.

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A parte questo apologo velleitario che sa tanto di post sessantotto in pesante ritardo storico,in un paese alle prese con altri problemi,
il film di Macario si accartoccia su se stesso per eccesso di zelo da parte del regista.
Le storie di droga negli anni settanta erano ormai infilate nei film a tutto spiano,senza però analizzarne mai i contesti sociali o familiari
in cui proliferavano.
Quasi nessuno si preoccupava di trovarvi le radici storiche della sua diffusione o semplicemente quelle psicologiche;una domanda scomoda che nessuno si poneva era “perchè giovani che ormai hanno tutto ricorrono ai paradisi artificiali?”
Può sembrare una domanda banale,ma se andate a vedere la produzione di pellicole sull’argomento noterete che lo stesso era spesso affrontato di sfuggita.
La droga è il demonio,ma sui perchè si ricorre ad essa vaga una sorta di damnatio memoriae,quasi che l’argomento non sia poi importante
quanto i risultati della dipendenza dalla droga stessa.
Macario suggerisce,per il suo personaggio,un disadattamento generico dovuto a più fattori,al fatto per esempio di vivere in una famiglia senza regole morali, con una sorella ondivaga che passa da un amore lesbico ad una messa nera (è lei la vittima sacrificale marchiata a fuoco) con una fidanzata
ormai senza più controllo sulla dipendenza da droga.

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A fare le spese di questa ribellione senza apparente movente sarà la moglie del suo protettore Luca,che aveva salvato suo padre dalla fucilazione
e che in cambio del suo aiuto vedrà uccidere sua moglie proprio dall’allucinato,senza speranze Andrea.
Il finale è ovviamente drammatico.
Quanto meno in linea con la storia narrata,una storia nera rimasta però archiviata nel cassetto delle buone intenzioni.
Film quindi pasticciato e incongruo,con un buon cast assolutamente sprecato.
Bravo Maurice Ronet nel ruolo di Luca,bene la Loncar nei panni della moglie di quest’ultimo,bene la Fani nell’interpretazione della ragazza di Marco.
Incolore e insapore invece Marco Renis,che,come Macario,chiuderà la sua carriera con questo unico film interpretato.
Da segnalare invece le musiche dei Goblin.
Il resto è da dimenticare.
Il film,dopo un lunghissimo oblio è riapparso da poco ed è disponibile su You tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=2COXgAxg28E in una versione decisamente buona.

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Perché si uccidono (La merde)
Un film di Mauro Macario. Con Beba Loncar, Maurice Ronet, Leonora Fani,Luciano Rossi,Marco Reims, Antonio Pierfederici, Micaela Pignatelli Drammatico, durata 94 min. – Italia 1976.

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Marco Renis … Andrea
Leonora Fani … Fidanzata di Andrea
Maurice Ronet … Marco
Beba Loncar … Moglie di Marco
Micaela Pignatelli… Sorella di Andrea

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Regia: Mauro Macario
Sceneggiatura: Mauro Macario
Musiche: I Goblin
Fotografia: Giovanni Raffaldi

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Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com

Homesick

Si annuncia come dramma sociale antiborghese con il rampollo insoddisfatto e ribelle, ma presto, improvvisamente, sfonda la porta dell’exploitation:
messe nere con vagine marchiate a fuoco, allusioni gay, violenze e visioni onirico-grottesche sotto l’effetto di endovenose a base di metedrina e lsd,
rimedio suicida a difficili rapporti familiari ed estremo tentativo di recuperare l’amore perduto. Nel cast brilla la Fani, sia per il suo nudo – che si appaia a quello della Pignatelli –
sia per la sua maschera di tossica spaurita e allucinata. L’assistente del farmacista è Margherita Fumero.

Ciavazzaro

Sconclusionato film che in puro stile Anni Settanta presenta la discesa nell’inferno della droga di un rampollo borghese. Finale tragico.
Il cast non recita, anche se le presenze femminili sono molto interessanti (la Loncar, la Fani), buone le musiche (leggo adirittura dei Goblin!!!),
ma per il resto… Tra sabba satanici (con peli e chiappe all’aria), aghiaccianti visioni (un nero nudo con una tromba e i parenti del ragazzo vestiti come Luigi XIV). Delirante

Blazer00

Film di denuncia contro la droga: un rampollo borghese entra nel giro e purtroppo non riuscirà più a tornare indietro.
L’idea era ottima, peccato per certe trovate a dir poco comiche come quella del carcere, dove “la merda” era intesa come l’eroina e i compagni di cella
invece la prendono alla lettera! Inizia bene ma poi si perde in esagerazioni inverosimili.

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luglio 17, 2016 Posted by | Drammatico | , , , , | Lascia un commento

Quant’è bella la Bernarda,tutta nuda e tutta calda

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Due villici si recano dall’esorcista Magus per chiedergli di intervenire con le sue potenti arti magiche per far si che una ragazza della quale si sono invaghiti soggiaccia ai loro desideri.
Magus estorce loro dieci soldi in cambio di un filtro magico,poi approfittando della dabbenaggine dei due,versa un altro filtro nei loro bicchieri e per distoglierli racconta loro delle storie.
La prima (Le nozze di Gerundio e Parolina) riguarda un villico che sposa una ragazza,non avendo la minima cognizione su cosa fare con una donna la
prima notte di nozze.Nonostante i consigli del padre,il giovane,totalmente inesperto,non riuscirà a consumare il rapporto
finendo per coprirsi di ridicolo.
La seconda (intitolata Eleonora e Sigismondo) narra le vicende di una moglie fedele,insidiata da un giovane.
Quest’ultimo,per godersi la bella Eleonora,organizza una trappola ma resta beffato;il marito della donna,
con la sua complicità,si sostituisce ad essa e si fa trovare a letto al posto suo.

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Quanto è bella la bernarda 2
La terza (Frate Fontanarosa) racconta la beffa di frate Fontanarosa ordita ai danni del proprio superiore;facendo credere di voler
convertire le prostitute di un bordello si fa sorprendere mentre rimprovera una di esse,salvo poi congiungersi
con lei quando il superiore va via.
La quarta novella (Il bell’Arturo) parla di un nobiluomo assolutamente privo di grazia che invece,al contrario,si crede bello ed affascinante.
Sfidato dal suo servitore,che gli vanta le doti fisiche del proprio fratello,il nobile colpito nell’orgoglio
lo invita a portarlo nella sua villa.
Il servitore fa conoscere suo fratello al nobile e i due alla fine diventano amici;il nobile scopre di essere fatto becco da un
rude pecoraio e così,in compagnia del suo nuovo amico,decide di sedurre la moglie di un locandiere.
I due verranno beffati entrambi proprio dallo scaltro uomo…
Mentre narra queste novelle,lo scaltro Magus si gode le grazie della ragazza concupita dai due villici,aiutandosi con robuste
dosi di zabaione.
Nella successiva (Messer Giannetto) si narra la beffa organizzata da un furbissimo giovane ai danni di messer Giannetto,che ha scoperto di essere
diventato all’improvviso impotente.
Il giovane,facendo bere un intruglio a Giannetto,ne gode la di lui moglie facendogli credere di aver ritrovato la virilità.

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Nell’ultimo episodio(Il Cavalier Mirafiore),sono narrate le vicende del cavaliere Mirafiore molto dotato sessualmente,che  fa strage di donne della corte del re,inclusa la regina;riuscirà a cavarsela dimostrando di essere irresistibilmente attratto dall’odore dell’aglio che funziona da afrodisiaco non prima di aver soddisfatto l’orrenda moglie del Re con tanto di collana d’aglio intrecciata al collo.

Quant’è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda è un decamerotico del 1973,uscito nelle sale soltanto nel 1975,quindi fuori tempo
massimo e ben lontano dal periodo di massimo fulgore del genere.
Diretto da Lucio Dandolo, autore di I racconti di Canterbury N. 2,ebbe grossi problemi con la censura,sia per il titolo (in origine Bernarda
era scritto con la b minuscola,chiara allusione alla parte intima femminile) sia per alcune scene di sesso considerate troppo osè.
Fu proprio la censura a tagliare quasi mezz’ora di pellicola,costringendo il regista a inserire l’anello conduttore del mago che turlupina
i due sciocchi villici e ripristinando quindi una versione di metraggio adatto alla distribuzione cinematografica.
Motivo per il quale il film uscì nel 1975,passando praticamente inosservato.Il momento di gloria dei decamerotici,ammesso che di esso si possa parlare, era tramontato da tempo.

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Il film in se non è nulla di particolare,tuttavia non è di certo il peggiore della nutrita schiera dei decamerotici.
Pur con la consueta trivialità,presenta quanto meno qualche novella in cui una risata scappa anche grazie ad un cast di comprimari di buon livello,
fra i quali si segnalano Mario Brega,Mariangela Giordano,Dada Gallotti,Salvatore Baccaro,Renzo Rinaldi.
La regia è artigianale,ma non per questo disprezzabile,mentre i dialoghi sono parecchio sconci,caratteristica peculiare del genere a cui appartiene il film.
Che ha avuto una versione in dvd,recentissima;in rete circola però una pessima versione ricavata da una vecchia VHS che è possibile vedere in streaming ( con relativo download) all’indirizzo https://openload.co/f/Xg-lZV2Gwn4/quant.e.bella.la.bernarda.tutta.nera.e.tutta.calda.mp4

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Quant’è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda
Un film di Lucio Dandolo. Con Mario Brega, Mariangela Giordano, Fortunato Cecilia, Dada Gallotti, Fabio Garriba,
Enzo Pulcrano, Claudia Bianchi, Barbara Marzano Erotico, durata 92 min. – Italia 1975.

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Mariangela Giordano …Eleonora
Rossano Campitelli …Sigismondo
Fortunato Cecilia …Bramante
Marcello Di Falco …Arturo
Marcello Monti …Romino
Salvatore Giocondo …Aglio
Barbara Marzano …Annibalda
Claudio Di Meo …Gerundio
Mirella Rossi …Parolina
Pasquale Basile …Palestro
Mario Brega …Mirafiore
Dada Gallotti …Regina
Gino Maga …Il Re
Renzo Rinaldi …Giannetto
Marie Odile Riki …Moglie di Giannetto
Enzo Pulcrano …Padre Fontanarosa

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Claudia Bianchi …Una prostituta
Luigi Antonio Guerra …Un giovane prete
Fabio Garriba …Priore
Regia Lucio Dandolo
Casa di produzione CG Italia
Fotografia Remo Grisanti
Montaggio Otello Colangeli
Musiche Vasili Kojucharov
Scenografia Giovanni Fratalocchi
Costumi Giovanni Fratalocchi

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L’opinione di mm40 dal sito http://www.filmtv.it


C’è qualcosa da aggiungere al titolo? Pare di no. Leggendario, senz’altro, ma d’altronde perfettamente aderente ai contenuti dell’opera:

sciatti, squallidi e imbastiti alla meglio, miseramente, fra volgarità gratuite e situazioni becere a profusione. E nudi femminili, naturalmente,
tanti nudi femminili dappertutto, disseminati senza cautela alcuna lungo l’ora e mezza di durata della pellicola. Per chi credeva che il decamerotico,
degenerazione del Decameron pasoliniano (1971), fosse un sottogenere del cinema erotico nostrano fiorito e scomparso nell’arco di un paio di anni,
ecco un reperto come questo Quant’è bella la Bernarda, tutta nera tutta calda, che approda sui grandi schermi – presumibilmente su molto pochi – addirittura nel 1975,quando il filone era ormai uno sbiadito ricordo. Ma in realtà è soltanto colpa della censura se il film esce in ritardo di circa due anni rispetto alla sua realizzazione,va annotato. Lavoro poverissimo, mal confezionato, volgare a oltranza e che esce fuori tempo massimo: che altro chiedere, per un vero amante del trash e dello scult?
Sconsigliatissimo, manco a dirlo, per chiunque altro. Mario Brega e Salvatore Baccaro (in un cameo o poco più) sono gli unici due nomi degni di nota nel cast,che comprende anche terze/quarte linee del calibro di Mariangela Giordano, Luigi Guerra, Dada Gallotti o Fortunato Cecilia, nonchè l’habituèe dei decamerotici Claudia Bianchi,meteora di quel periodo di superlavoro per il cinema di genere. Medesimo discorso potrebbe farsi per il regista Lucio Dandolo, che girò 3 pellicole fra il 1971 e il 1975,scomparendo quindi nel nulla; da segnalare però che il suo esordio del 1971 fu con lo spaghetti western Il suo nome era Pot, in co-regia con il ‘Maestro’ del trash Demofilo Fidani.

Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com

B. Legnani

Tardissimo decamerotico, non inseribile fra i migliori del genere, ma che colpisce per la cospicua differenza di livello tra un episodio e l’altro. Pessima, per esempio, la cornice
(verosimilmente aggiunta a posteriori, dopo la doppia bocciatura in censura), ma tutt’altro che male il segmento con Pulcrano, Guerra e la Bianchi. Molto è difforme sia per ambientazioni,
sia per narrazione, sia per recitazione, sia (ovvio) per regìa. Per il resto le solite cose: episodi sciocchini o non sciocchini ma tirati troppo per le lunghe (come quello con Mirella Rossi,
in un ruolo di candida verginella).
Undying

Insieme di episodi, al solito ispirati (molto alla larga) dai racconti boccacceschi. In questo caso il trait d’union è dato da un mago/esorcista che racconta a due ospiti i soliti intrecci di (svampiti)
mariti becchi e (belle) mogli assatanate. Decamerotico che giunge sul tramonto del genere, ormai fuori tempo massimo (la fase creativa, apice dell’intero filone, è collocabile nel bienno 1972-1973).
Eppure il titolo volgare ed ammiccante, espresso a mo’ di ottonario, decreta una certa notorietà al film.

Homesick

I tentativi di uscire dalle angustie di un genere ormai alla frutta si fermano all’incipit “satanico”; infatti già dal primo episodio si rientra subito nell’ambito del decamerotico più ordinario e abusato,
assistendo a situazioni stantie faticosamente tirate avanti da caratteristi per lo più spenti e mediocri. Gli irriducibili estimatori di questo filone discendente dai nobili padri letterari Boccaccio e Chaucer
potranno trovare un contentino nella bellezza di habituées come Barbara Marzano e Claudia Bianchi.

Cotola

Tardo decamerotico di non infima fattura e dai risultati tutto sommato (quasi) accettabili. Al contrario di quanto accade di solito, qui la qualità degli episodi è abbastanza omogenea pur se tendente verso il basso.
Qualche ideuzza non manca, le storie a tratti riescono anche a divertire. Nulla di che, ovviamente, ma non è certo inguardabile, specie se amate il filone. Nonostante il titolo molto esplicito, trattasi di pellicola molto castigata.

Markus

Il titolo è di quelli epocali, eppure fu l’ultimo dei decameroni. Il meccanismo delle divertite novelle piccanti è qui ribadito, ma non si va mai oltre al mediocre (il lato pruriginoso, poi, è ridotto al nulla per via dei tagli in censura).
L’eccessivo uso di interni poco luminosi (praticamente gran parte del film) certamente non aiuta la fruizione di una pellicola già di per sé non memorabile nel ritmo e nei contenuti.

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luglio 13, 2016 Posted by | Erotico | , , , , | 4 commenti

E si salvò soltanto l’Aretino Pietro,con una mano avanti e l’altra dietro

E si salvo soltanto l'Aretino Pietro locandina 1

Su soggetto di Enrico Bomba,nel 1972 Silvio Amadio gira E si salvò soltanto l’Aretino Pietro,con una mano avanti e l’altra dietro,
che sin dal titolo annuncia il genere di appartenenza della pellicola,il decamerotico.
Uno dei peggiori,almeno per quanto riguarda la povertà globale del prodotto finale,di rara sciatteria recitativa e di una povertà desolante
dal punto di vista comico.
Non si ride,nemmeno per errore,e gli sketch attorno ai quali si sviluppa il film sono davvero di una tristezza infinita.
Un frate arzillo e sporcaccione,poi altri frati più interessati ai piaceri della carne che a quelli dello spirito e infine una donna e le sue tre figlie
con una moralità estremamente elastica,per non usare termini offensivi sul mestiere più antico del mondo.
Girato in un’economia strettissima e probabilmente in meno di una settimana,questo film si segnala solo per la stravaganza del titolo,che vedrà il buon Amadio replicare nel genere decamerotico questa esperienza,precisamente nello stesso anno.

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Parlo di un altro titolo quanto meno allegro,Come fu che Masuccio Salernitano, fuggendo con le brache in mano, riuscì a conservarlo sano,prodotto anche questo di bassa lega.
De resto i severi recensori del sito http://www.cinematografo.it ebbero a dire,parlando di E si salvò soltanto (…):”Il film non ha nessun autentico riferimento all’Aretino;  come in tanti film di genere “boccaccesco”, anche in questo, prendendo a pretesto il nome dello scrittore cinquecentesco, vengono confusamente messe in scena, con superficialità e dilettantismo sfacciato, sempre analoghe situazioni licenziose, con sempre identici costumi, ambienti, linguaggi da trivio ed esibizioni immorali.”
Tutto da sottoscrivere,incluso il linguaggio sconcio e scurrile ricco di doppi sensi “fallici” e scoperecci,se mi passate il termine volgare.
D’altro canto siamo di fronte ad un film volgarissimo,pertanto è inutile indorare la pillola;
l’avrà come una pannocchia“,una delle tante frasi colte del film si mescola con la proboscide di un elefante,dal chiaro ed inequivocabile significato fallico che compare senza alcuna giustificazione nel bel mezzo del film,quasi fosse qualcosa di divertente.Il livello del film è questo,inutile continuare a sparare a zero su di esso…
Occupiamoci della trama,anche se è imbarazzante riassumerla:

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E si salvo soltanto l'Aretino Pietro 5

Concetta, Nanna e Fiorenza sono le tre figlie licenziose di Monna Violante,che recatasi a trovare le tre vogliose donne,scopre che esse
sono tutt’altro che un modello di castità.
Una si sollazza con un contadino piuttosto dotato,un’altra si finge malata pur di giacere con un monaco anch’esso dotato della “virtù meno apparente,fra tutte le virtù la più indecente” mentre la terza,scoperta la vocazione del marito per il gioco si finge morta,non senza sollazzarsi di nascosto con l’ennesimo frate gaudente.
Quest’ultima,scoperta nella sua tresca dal superiore del convento,diventerà la “compagna” di giochi erotici di tutto il convento fino a quando resterà incinta.
Grazie a Monna Violante,riuscirà a gabbare il marito.
Come già detto,un film volgare e privo di qualsiasi motivo di interesse.
Giusto per la cronaca,da segnalare nel cast la bella Franca Gonella e Carla Brait.
Per il resto,buio totale.Povero Aretino,che tra l’altro con il titolo non c’entra nulla…
Location casalinghe e costumi raccolti al mercato degli stracci completano il quadro.
Il film è oggi disponibile su You tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=D94Iok-agag in una discreta qualità.

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E si salvo soltanto l'Aretino Pietro 7

…E si salvò solo l’aretino Pietro con una mano avanti e l’altra dietro…

Un film di Silvio Amadio. Con Franca Gonella, Carla Brait, Giorgio Favretto, Vincenzo Ferro. Erotico, durata 90 min. – Italia 1972.

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Carla Brait: Olimpia
Giorgio Favretto: Fra’ Fazio
Vincenzo Ferro: Alfiuccio
Franca Gonella: Nanna
Elisa Mainardi: Violante
Luigi Miglietta: Fiorenza
Valentino Macchi: il cavaliere concupiscente
Gabriele Villa: Pietro Aretino

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Regia Silvio Amadio
Soggetto Enrico Bomba
Sceneggiatura Enrico Bomba
Casa di produzione Vascello
Fotografia Antonio Modica
Montaggio Daniele Alabiso
Musiche Vittorio Stagni, Elio Maestosi
Scenografia Vincenzo Morozzi
Costumi Silvana Scandiarato

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L’opinione di B.Legnani dal sito http://www.davinotti.com

Brutto esempio di decamerotico, condannato dalla mancanza di trovate, la qual cosa rende inutile una regìa non male ed un montaggio intenso che, purtroppo, più il tempo passa e più si nota la cronica mancanza di idee,
resta solo fine a sé stesso. Povere le ambientazioni, belle la Novak, la Gonella e la Henke. Si salva Renzo Rinaldi. Il finale è molto simile a quello de I giochi proibiti de l’Aretino Pietro, film che, pur nella sua modestia,
è decisamente meglio di questo.

luglio 11, 2016 Posted by | Erotico | , , | Lascia un commento