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L’assassinio di Sister George

L'assassinio di Sister George locandina 2

Sister George è un volto popolare della televisione: è un’infermiera bonaria e amorosa verso i suoi pazienti, a tal punto da essere uno dei personaggi più amati del serial tv in cui appare.
Ad interpretare il personaggio è June Buckridge, una donna ormai in la con gli anni, che al contrario del personaggio interpretato ha un carattere difficile.
E’ ormai un’alcolizzata, una donna nevrotica che ha anche una sessualità poco ortodossa; ha infatti come amante la bella Childie, una ragazza dal carattere docile e remissivo, che colleziona bambole e che vive con lei.
Le frustrazioni che la donna ha nella vita e in parte sullo schermo June le trasmette alla giovane amante, che subisce tutto forse per amore o forse perchè il legame simbiotico con June è ormai così forte da averne annullato la personalità.
June però inizia a rendersi conto che la produzione dello sceneggiato le riserva ruoli sempre più risicati, probabilmente perchè ha un carattere che ormai crea problemi e imbarazzi alla troupe, un po anche per quel suo essere scandalosamente, sessualmente lesbica.

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I problemi di June si moltiplicano e quando la donna mette in palese imbarazzo due suore e di conseguenza lo staff della produzione, la vicenda personale di June degenera.
Mercy Croft,inviata dalla produzione, sembra essere interessata alla vicenda personale di June; è solo apparenza, perchè Mercy deve annunciare alla donna la decisione presa dalla produzione stessa, ovvero l’eliminazione del personaggio di Sister George dallo sceneggiato.
Non solo: Mercy tenta di sedurre, con successo, la debole Childie.
Il personaggio di george muore definitivamente e per June si prospetta un fturo desolante, prestare la propria voce al doppiaggio di Clarabella, la mucca personaggio della Disney.
Cattivo, pessimista e al tempo stesso spietato atto d’accusa dei meccanismi della tv,L’assassinio di Sister George (The killing of Sister George) è un film diretto nel 1968 da Robert Aldrich, l’anno dopo il bellico Quella sporca dozzina che lo aveva portato a sbancare i botteghini.

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L’assassinio di Sister George gioca le sue carte su un doppio binario, legandosi alla figura di Sister George a doppio filo: il primo è uno sguardo impietoso alle regole della tv, al mondo ipocrita e spietato che si muove dietro le quinte della sorella minore del cinema senza per questo distaccarsi dalle meschinità e dalle invidie che si nascondono dietro la patina di rispettabilità del mondo della celluloide.
L’altro è legato indissolubilmente alla sessualità della protagonista, esplicitamente lesbica in un periodo storico, quello della fine degli anni sessanta nel quale l’omosessualità era ancora un tabù invincibile.
Aldrich caratterizza, volutamente, in maniera eccessiva il personaggio di June:iraconda, alcolizzata, instabile, la donna appare però viva e vitale, pur in tutte le sue debolezze, in aperto e netto distacco con gli altri personaggi, tutti mossi da sentimenti meschini.
L’establishment è quello, immutabile e immutato, tutti sono apparentemente posati e privi di emozioni pulsanti, tutti indistintamente agiscono in base al proprio tornaconto.

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Mercy e Childie, le due protagoniste principali dietro l’irascibile George-June sono mosse da diverse pulsioni: Mercy deve apparentemente recuperare alla produzione il personaggio dell’infermiera tranquilla e rassicurante di George, ma in realtà persegue uno scopo preciso, ovvero la seduzione di Childie.
Che è a sua volta personaggio fragile e privo di identità precisa.
La ragazza alla fine infatti segue la sua nuova amante docilmente, abbandonando quella June che ormai non è più un personaggio di primo piano e che inoltre appare ormai alla deriva, preda dei suoi vizi e delle sue debolezze.
E’ un raffronto impossibile, quello che fa Aldrich: così ricorre a mezzi scorretti e sleali.delineando in bianco e nero le figure dei protagonisti.
Non ci sono buoni, ci sono i cattivi che però sono mimetizzati e celati dietro un manto di rispettabilità, di perbenismo che ce li rende ancor più odiosi.
E’ questo il vero volto dello spettacolo?
Probabilmente si.
Per chi non è addentro alle cose dello show business si tratta solo di prendere o lasciare, accettare la descrizione al vetriolo di Aldrich o al massimo gustarsi il film e accantonarlo pensando alle solite esagerazioni.
Ma il sasso nello stagno Aldrich lo lancia e si può dire che colga nel segno.
Per quanto riguarda il cast, i personaggi più importanti sono esclusivamente femminili e quelli maschili sono essenzialmente di contorno:spazio quindi a tre figure (June Buckridge,Mercy Croft e Childie) perfettamente delineati, in ombre e sfumature.

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Beryl Reid è grandissima nel ruolo di June, donna tormentata, eccessiva ma al tempo stesso vera,reale.
Coral Browne è Mercy Croft viscida quanto serve, donna aggressiva sessualmente, che vuole Childie e la ottiene.
Susannah York è Childie fragile,infantile e sottomessa a June, ma al omento buono la tradisce anche lei.
Tre donne, tre profili completamente diversi: la più collerica però alla fine è anche quella che è più vicina ad un doloroso reale, un’esistenza problematica ma viva.
Bel film davvero, questo L’assassinio di Sister George.
Ed è un vero peccato che sia assolutamente introvabile in una versione decente in italiano.

L’assassinio di Sister George

Un film di Robert Aldrich. Con Susannah York, Beryl Reid, Coral Browne, Patricia Medina Titolo originale The Killing of Sister George. Drammatico, durata 138′ min. – USA 1968.

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The Killing Of Sister George banner protagonisti

Beryl Reid: June ‘George’ Buckridge
Susannah York: Alice ‘Childie’ McNaught
Coral Browne: Mercy Croft
Ronald Fraser: Leo Lockhart
Patricia Medina: Betty Thaxter
Hugh Paddick: Freddie

The Killing Of Sister George banner cast

Regia Robert Aldrich
Soggetto Frank Marcus
Sceneggiatura Lukas Heller
Produttore Robert Aldrich
Walter Blake (associato)
Casa di produzione Palomar Pictures / Associates & Aldrich Company
Fotografia Joseph F. Biroc
Montaggio Michael Luciano
Musiche Gerald Fried
Scenografia William Glasgow,John Brown
Costumi Renié Marie Osborne

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The Killing Of Sister George banner recensioni

L’opinione di Bradipo68 dal sito http://www.filmtv.it

Pur essendo avvezzo allo stile disturbante di Aldrich devo ammettere che questo film mi ha impressionato per la sua cattiveria e sgradevolezza.A me piace definirlo un noir dei sentimenti in cui il vero assassinio non è quello di una figurina televisiva edulcorata per ragioni di audience.Il vero assassinio è quello della persona disturbata e insicura che c’è dietro la Sister George del titolo.In realtà Aldrich parla di omosessualità al femminile senza metafore e lo fa usando il marciume del mondo televisivo come sfondo di una generale ridefinizione di valori.Non importa chi sia omosessuale o chi non lo sia,ma la lente di Aldrich ci inquadra un mondo alla deriva e non è certo per colpa di una coppia di lesbiche.In questo film emerge prepotente la figura della protagonista,che si fa chiamare George anche in privato:una donna un po’in là con gli anni e col vizio di alzare il gomito,gelosa all’eccesso di Childie la sua compagna che più che altro sembra solo sua succube.Il suo mondo crolla quando il suo personaggio è fatto morire per esigenza di scena:la sua psiche ne è sconvolta fatalmente,la sua reazione è scomposta,l’unico lavoro che le viene proposto è quello di fare la voce di un animale in una serie televsiva per bambini e da qui,dopo l’assassinio di Sister George,c’è il collasso totale.Lei che si dimostra l’unica persona vera in un universo dominato da comparse ipocrite e da figurine di cartone finalmente si accorge di aver vissuto per vari anni in un’imitazione di mondo in cui tutto è illusorio,anche la bara utilizzata per il funerale di Sister George.Ma quel poco di concreto che c’è in quell’ambiente(la potente Mercy Croft),le sottrae l’intimità domestica,le sottrae Childie,probabilmente l’unica ragione di proseguire dopo la morte televisiva di Sister George.Morte che arriva per il comportamento non adamantino dell’attrice ma soprattutto per il suo essere lesbica senza alcun bisogno di nascondere la propria sessualità.E per questo viene punita.Aldrich ci regala un ritratto impietoso del glamourama televisivo,culla di immoralità e di sotterfugi.Ma l’unica che viene punita per quello che è e non per come appare è George,l’unica persona vera in un mausoleo di statue di cera.Eccellente la prova di Beryl Reid attrice a me praticamente sconosciuta ma che si produce in una performance entusiasmante.
L’opinione di Maria Silvia Avanzato dal sito http://www.orizzontidigloria.com
(…) Questo è un film di ribaltamento e asfissia. Da un lato c’è la protagonista con i suoi eccessi e l’incapacità di nascondersi, con la scomoda e dichiarata omosessualità, con il sadico ma commovente legame verso una ragazza tanto più giovane. Dall’altro c’è la scintillante indoratura della Tv, dove ognuno colloca in ombra le proprie perversioni, risultando lineare e rispettabile nella vita di tutti i giorni. Gli affetti di June sono sassolini colorati destinati a scivolarle fra le dita: ama una giovane bambola assai meno svampita di quanto sembri, non ha amici eccettuata la prostituta della porta accanto. Tutti, intorno a June, vogliono uccidere Sister George e June stessa, punendola per la sua sfrontata spontaneità, per i suoi vizi, per le sue scelte alla luce del sole. La BBC è il grande maestro di cerimonia, che insabbia colpe e ridimensiona carriere con una netta cesura di forbice, da un giorno all’altro.
C’è poi una sfavillante panoramica sul Gateways Club (locale gay dell’epoca ripreso nella sua realtà, scelta che diede luogo a sfrenate polemiche), sui bar sempre aperti dove è facile trovare quel rinfrancante whisky della sera, sulla televisione come rifugio ultimo per le vecchie glorie del teatro. La sessualità emerge in questo film con un crudo contorno di dettagli, senza mezze misure.
June è rancorosa e maldestra, ribelle, lesbica e incapace di edulcorare la sua natura: per questo viene ingiustamente punita e diventa la trottola senza riposo che vaga sul set della falsità e della finzione altrui.
Dove vanno a morire le stelle?
Per Robert Aldrich, muoiono là dove gli altri decidono di dimenticarle.(…)

L’opinione di Lospaccone dal sito http://www.filmscoop.it
Aldrich già in altri film (“Baby Jane” e “Dolce Carlotta”) aveva dimostrato il suo interesse per storie che esplorassero le zone più oscure dell’universo femminile. In questo caso si spinge ancora oltre portando sul grande schermo un dramma che intreccia il tema dell’omosessualità femminile ad una satira degli ambienti televisivi. E lo fa in un modo terribilmente reale e crudo, brutale per certi versi, non risparmiando momenti di morbosità sorprendenti se si considera l’anno in cui il film uscì. La protagonista è una signora ormai avanti con gli anni che, a dispetto del personaggio gentile e misurato (una suora) che interpreta in una serie tv di successo, nella vita reale è una persona sgradevole, sguaiata, che non evita di spiattellare in faccia a tutti la sua condizione di lesbica alcolizzata. Questo non gli viene perdonato dal mondo in cui lavora (quello televisivo) il quale pur nutrendosi della finzione della recitazione e dello spettacolo, esige, per motivi etici o professionali, il conformismo dei comportamenti e delle idee. L’assassinio di Sister George va interpretato metaforicamente come l’emarginazione di chi osa non nascondere una condizione personale non accettata collettivamente. Gli ultimi minuti del film sono secondo me i migliori.

L’opinione del Morandini

Sister George è un personaggio d’infermiera che un’attrice di mezza età, abbrutita dall’alcol e lesbica, interpreta da anni in un serial TV della BBC, ma i dirigenti pensano di “eliminarlo”: l’assassinio è metaforico. Forse il film più sgradevole di Aldrich, un’altra impietosa variazione sul mondo dello spettacolo, rappresentato come una realtà corrotta e squallida, con risvolti espliciti nella patetica e grottesca descrizione dei rapporti tra B. Reid e S. York, sua succuba. “Mai rivolta contro l’establishment era stata più angosciosa e impotente, sterile nella sua inerzia” (C. Salizzato). Un finale tremendo nella sua regressione allo stato animale. Girato in Inghilterra.

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gennaio 30, 2014 Posted by | Drammatico | , , | 5 commenti

Decameron N.4….le belle novelle di Boccaccio

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Un gruppo di donne si ritrova quotidianamente nel lavatoio pubblico della cittadina nella quale vivono; mentre lavorano si raccontano storie licenziose per ingannare il tempo.
Tofano è un marito geloso che però non dedica abbastanza tempo a sua moglie Ghita, che naturalmente decide di farsi un’amante.Generalmente la donna usa la tecnica di far ubriacare l’uomo per poi correre a trastullarsi con l’amante.Ma Tofano capisce che la moglie nasconde qualcosa,la coglie in fallo ma viene beffata da quest’ultima che gli fa credere di essersi suicidata gettandosi in un pozzo.

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Calandrino eredita una grossa somma in denaro, ma da sciocco integrale qual’è racconta la cosa in giro; i suoi amici riusciranno a togliergli tutti i soldi facendogli credere che è incinto.Lo guariranno dandogli un purgante.
Frate Rinaldo ha un debole per le donne e sopratutto per Agense. Il marito li coglie in inequivocabili atteggiamenti ma il furbo frate farà credere all’uomo che la donna è affetta da parassitosi e che l’unica cura che funzioni è accoppiarsi carnalmente con lei.
Simona è appartata con un ragazzo su un prato.Il giovane inavvertitamente mastica dell’erba velenosa e muore. Simona, per salvarsi dall’accusa di omicidio è costretta a ripetere l’accaduto davanti ad un giudice.
– Alberto è un giovane costretto, suo malgrado, a farsi frate da un eremita.Ma lui smania per Lisetta, così escogita uno stratagemma:si traveste da Arcangelo gabriele e finalmente seduce l’oggetto delle sue brame.Mal gliene incorrerà perchè alcuni giovani, scoperta la cosa, non solo lo bastoneranno ma ne approfitteranno per sostituirsi a lui.

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Sciaguratissima versione cinematografica, l’ennesima, ricavata dalle novelle del povero Boccaccio, qui saccheggiato indegnamente in un decamerotico tra i più brutti concepiti nel periodo del massimo fulgore del genere.
Diretto da Paolo Bianchini sotto opportuno pseudonimo (Paul Maxwell) con un cast assemblato al minor costo possibile, Decameron n. 4… Le belle novelle di Boccaccio arriva nelle sale nel 1972 cercando di spillare qualche lira e contando come al solito su un gruppetto di belle attricette da mostrare nude e poco altro.
L’impianto narrativo è ridotto all’osso, le storie non brillano nemmeno per originalità (l’episodio dell’Arcangelo Gabriele è copiato dal film Boccaccio) e la recitazione del gruppo di attori di serie B raccolto è a livello di film di serie Z.
Desolante in tutto, Decameron n. 4… Le belle novelle di Boccaccio è opera di Paolo Bianchini, regista che fino ad allora aveva diretto qualche western anonimo come Dio li crea… Io li ammazzo! o Quel caldo maledetto giorno di fuoco.

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Girato con un budget stringatissimo il film non emerge nemmeno per originalità degli episodi e indulge solo sui congressi carnali delle protagoniste, peraltro attricette in cerca di gloria. L’unico nome di rilievo è quello di Mariangela Giordano,all’epoca ormai trentacinquenne e che era stata protagonista del Decameron 2 di Guerrini, prodotto di ben altra caratura.
Insipido o sciapo che dir si voglia, il film non ha alcuna dote e tra l’altro non smuove nemmeno per errore l’ombra di un sorriso, rivelandosi alla fine come uno dei prodotti più squallidi del genere decamerotico, che pure al 70% è stato sotto genere pieno di prodotti insulsi.
Nulla in assoluto da segnalare:regia sciatta, location ristretta, recitazione da oratorio.
Di conseguenza, film da dimenticare sotto tutti i punti di vista.
Praticamente impossibile da trovare in una versione che non sia quella pessima ricavata da una vecchia VHS che circola in rete.

Decameron nº 4 – Le più belle novelle del Boccaccio

Un film di Paolo Bianchini (Paul Maxwell). Con Nino Musco, Mariangela Giordano, Ciccio Antonacci, Lee Banner, Enzo Pulcrano, Claudia Bianchi, Anna Odessa Erotico, durata 95 min. – Italia 1972.

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Nino Musco: Tofano
Anna Odessa: Moglie di Tofano
Lorenzo Piani: Ricciardetto
Mariangela Giordano: Tessa
Francesco Antonacci: Calandrino
Sergio Rovelli: Buffalmacco
Luigi Antonio Guerra: Nello
Ennio Colaianni: Mastro Simone
Giulio Baraghini: Fra’ Rinaldo
Mimma Gori: Agnesa
Luca Sportelli: Il marito
Claudia Bianchi: Simona
Fernando Mopago: Pasquino
Marcello Monti: Stramba
Benise Clara Tundis: Lacina
Enzo Pulcrano: Frate Alberto
Susy Kuster: Lisetta

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Regia Paolo Bianchini
Soggetto Paolo Bianchini
Sceneggiatura Paolo Bianchini
Produttore Gabriele Crisanti
Casa di produzione Compagnia Generale Cinematografica
Fotografia Antonio Modica
Montaggio Otello Colangeli
Musiche Roberto Pregadio, Vassili Kojucharov
Scenografia Francesco Antonacci
Costumi Francesco Antonacci

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L’opinione di mm40 dal sito http://www.filmtv.it
Forse – e vale la pena di ribadire il forse, perchè la materia del dibattito è fin troppo vasta e i dubbi possono fiorire legittimamente – il filone decamerotico è stato il più povero e squallido dell’intera storia del cinema italiano. Nel giro di un paio di anni successe tutto, a seguito del clamore e degli incassi del Decameron pasoliniano (1971); ma il vero problema del decamerotico è che venne portato avanti pressochè solamente da mestieranti, terze scelte e sciagurati, sia per quanto riguarda i registi che per gli interpreti. Paolo Bianchini, per esempio, che qui si firma Paul Maxwell, rimarrà per tutta la sua carriera nell’anonimato, fino a raggiungere un minimo di notorietà nei primi anni Duemila girando qualche fiction – e non fra le più famose – della Rai; gli attori di questo Decameron n°4, invece, sono e sono rimasti dei perfetti sconosciuti: e per fortuna, perchè il livello della recitazione è davvero infimo. Oltrettutto la scelta – in voga in quegli anni di commediacce sguaiate – di impostare i personaggi con esasperate parlate dialettali è proprio pessima: ancora ancora potrebbe essere comprensibile in una metropoli odierna, ma figuriamoci nelle campagne del Trecento quanti interscambi culturali fra le varie zone d’Italia potessero esserci. La sceneggiatura è firmata dal regista; in un ruolino compare Luca Sportelli (caratterista di serie B, comunque Marlon Brando in tale contesto); le musiche di Vasili Kojucharov sono dirette dal maestro Pregadio, in quegli anni ancora lontani dal successo della Corrida di Corrado in tv.
L’opinione di Undjing dal sito http://www.davinotti.com
Cinque novelle, introdotte da un gruppo di lavandaie con un volgare senso dell’umorismo: dal marito siciliano (ovviamente più anziano della consorte) fatto becco quando rientrato dal lavoro perché ubriacato dalla moglie (bolognese!) alla coppia di ingenui che riescono a farsi rubare l’eredità dopo che a lui è stato detto ch’è incinta; dal giudice avvelenato perché attivo “sessualmente” su una presunta scena di omicidio agli inevitabili fratacchioni vispi e virili. Si ride poco, per via di un cast per niente efficace, una parlata dialettale approssimativa e ironia davvero di basso profilo.

L’opinione di Homesick dal sito http://www.davinotti.com
Introdotte da un gruppo di lavandaie cafone, cinque novelle del Boccaccio opportunamente rivedute, corrette e ampliate negli elementi più spinti e volgari. La realizzazione è misera e la comicità di bassa lega; quindi inutile dire che il valsente provenga dal reparto femminile, con le rustiche Ann Odessa e Mariangela Giordano, la fine Claudia Bianchi e la mai più rivista Susy Kuster, l’unica prescelta per il nudo integrale. Francesco Antonacci (il “Calandrino pregno” del secondo episodio, nonché costumista e scenografo) sembra un sosia magro di Burt Young.

gennaio 29, 2014 Posted by | Erotico | , | Lascia un commento

Classifica al botteghino 1985

1) Rambo 2 – La vendetta di George Pan Cosmatos

1 Rambo 2 locandina

1 Rambo 2 foto
con Sylvester Stallone, Richard Crenna, Charles Napier, Julia Nickson, Steven Berkoff

2) Rocky IV di Sylvester Stallone

2 Rocky 4 locandina

2 Rocky 4 foto
con Sylvester Stallone, Talia Shire, Dolph Lundgren, Brigitte Nielsen, Burt Young, Carl Weathers, James Brown, Michael Pataki

3) 9 settimane e 1/2 (9 1/2 Weeks) di Adrian Lyne

3 Nove settimane e mezzo locandina

3 Nove settimane e mezzo foto
con Mickey Rourke, Kim Basinger, Margaret Whitton, Christine Baranski

4) La mia Africa (Out of Africa) di Sidney Pollack

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4 La mia africa foto
con Meryl Streep, Robert Redford, Klaus Maria Brandauer, Michael Kitchen, Malick Bowens

5) Ritorno al futuro (Back to the Future) di Robert Zemeckis

5 Ritorno al futuro locandina

5 Ritorno al futuro foto
con Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Lea Thompson, Crispin Glover, Thomas F. Wilson, Claudia Wells, Billy Zane

6) Amici miei Atto III di Nanni Loy

6 Amici miei atto terzo locandina

6 Amici miei atto terzo foto
con Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, Renzo Montagnani, Gastone Moschin, Bernard Blier

7) Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli

7 Speriamo che sia femmina locandina

7 Speriamo che sia femmina foto
con Liv Ullmann, Catherine Deneuve, Philippe Noiret, Giuliano Gemma, Giuliana De Sio, Stefania Sandrelli, Athina Cenci, Bernard Blier, Paolo Hendel, Lucrezia Lante della Rovere, Ron

8) Tutta colpa del Paradiso di Francesco Nuti

8 Tutta colpa del paradiso locandina

8 Tutta colpa del paradiso foto
con Francesco Nuti, Ornella Muti, Roberto Alpi, Laura Betti, Marco Vivio, Novello Novelli

9) Scuola di polizia 2: Prima missione (Police Academy 2) di Jerry Paris

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9 Scuola di polizia 2 foto
con Steve Guttenberg, Bubba Smith, David Graf, George Gaynes, Michael Winslow, Bruce Mahler, Colleen Camp, Art Metrano

10) 007 Bersaglio mobile (A View to a Kill) di John Glen

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10 007 bersaglio mobile foto
con Roger Moore, Tanya Roberts, Grace Jones, Christopher Walken, Patrick Bauchau, Fiona Fullerton, Desmond Llewelyn, Lois Maxwell

11) Commando (Commando) di Mark L. Lester

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11 Commando foto
con Arnold Schwarzenegger, Rae Dawn Chong, Dan Hedaya, Vernon Wells, Patrick Kelly, Alyssa Milano

12) Troppo forte di Carlo Verdone

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con Carlo Verdone, Stella Hall, Alberto Sordi, John Steiner, Mario Brega

13) L’onore dei Prizzi (Prizzi’s Honour) di John Huston

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13 L'onore dei Prizzi foto
con Jack Nicholson, Kathleen Turner, Anjelica Huston, Robert Loggia, John Randolph, William Hickey, Lawrence Tierney

14) L’anno del dragone (Year of the Dragon) di Michael Cimino

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con Mickey Rourke, John Lone, Ariane, Ray Barry

15) Miranda di Tinto Brass

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con Serena Grandi, Andrea Occhipinti, Franco Branciaroli, Andy J. Forrest, Franco Interlenghi

16) Cercasi Susan disperatamente (Desperately Seeking Susan) di Susan Seidelman

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con Rosanna Arquette, Madonna, Aidan Quinn, John Turturro, Mark Blum

17) Yuppies – I giovani di successo di Carlo Vanzina

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17 Yuppies foto
con Massimo Boldi, Jerry Calà, Christian De Sica, Ezio Greggio, Federica Moro, Corinne Cléry, Valeria D’Obici

18) Cocoon – L’energia dell’universo (Cocoon) di Ron Howard

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18 Cocoon foto
con Don Ameche, Hume Cronyn, Wilford Brimley, Brian Dennehy, Steve Guttenberg, Maureen Stapleton, Jessica Tandy, Tahnee Welch

19) Il gioiello del Nilo (The Jewel of the Nile) di Lewis Teague

19 Il gioiello del Nilo locandina

19 Il gioiello del Nilo foto
con Michael Douglas, Kathleen Turner, Danny DeVito, Spiros Focas, Avner Eisenberg

20) Maccheroni di Ettore Scola

20 Maccheroni locandina

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con Marcello Mastroianni,Jack Lemmon

gennaio 28, 2014 Posted by | Box office | | Lascia un commento

I Razzie Awards 1990-1999

Nell’articolo precedente dedicato ai Razzie award, https://filmscoop.wordpress.com/2012/04/17/i-razzie-awards/ abbiamo visto i primi dieci anni di attività del gruppo che attribuisce I lamponi dorati, i contro Oscar che “premiano” i peggiori film della stagione.
Il 24 marzo 1991 al Roosvelt Hotel di Hollywood vengono attribuiti i poco ambiti Razzie ai film distribuiti nel 1990; vero trionfatore della serata è I fantasmi non possono farlo diretto da John Derek e interpretato dalla signora Derek, Bo.
L’attrice statunitense di origini irlandesi,vera beniamina della giuria dei Razzie porta a casa la statuetta come peggior attrice, mentre suo marito quella come peggior regista. Un trionfo storico diviso tutto in famiglia, insomma.
Il film I fantasmi non possono farlo su ben 9 nomination raccoglie 4 Razzie, e vede sottrarsi il premio come peggior film da Le avventure di Ford Fairlane (The Adventures of Ford Fairlane), regia di Renny Harlin mentre questo film permette a Andrew Dice Clay di guadagnarsi un poco onorevole Razzie come peggior attore protagonista.
Nel lotto dei Razzie finisce anche lo splendido Padrino parte III per colpa di una giovanissima Sofia Coppola, che vince, all’unanimità, due Razzie come peggior attrice non protagonista e peggior esordiente, riconoscimento davvero poco onorevole e troppo severo per la figlia del grande Francis Ford.

1991 i fantasmi non possono farlo

I fantasmi non possono farlo, peggior regia del 1989 nell’edizione 1990 dei Razzie

1991 Le avventure di Ford Fairlane

Le avventure di Ford Fairlane, Razzie come peggior film edizione 1990

1991 Peggior esordiente Milla Jovovich

Milla Jovovich, peggior attrice esordiente dell’anno

Tra i nominati per il peggior film c’è Brian De Palma, con il discusso Falò delle vanità mentre non manca il solito Stallone che rischia la vittoria con il film Cobra, affiancato anche da un altro simbolo della Hollywood blockbuster, Mickey Rourke finito nel mirino per Orchidea Selvaggia.
L’anno successivo, il 29 marzo 1992 al Hollywood Roosevelt Hotel di Hollywood c’è la consueta serata che premia i film peggiori del 1991; questa volta non c’è un film o un cast a svettare su tutti e la lotta è più serrata.
Peggior film alla fine risulta essere Hudson Hawk – Il mago del furto di Michael Lehmann interpretato da Bruce willis,Andie Mac Dowell e Danny Aiello; su 6 nomination la pellicola vince le due più importanti ( o meno onorevoli, se vogliamo) ovvero quelle attribuite al peggior film e al peggior regista.

1992 Hudson HawkBruce Willis in Hudson Hawk il mago del furto, peggior film del 1991 nell’edizione 1992 degli award

1992 Robin Hood Prince of ThievesKevin Costner, peggior attore per il film Robin Hood principe dei ladri

1992 Peggior esordiente Pauly Shore - Il mio amico scongelatoPauly Shore, peggior attore esordiente dell’anno

Kevin Costner è il peggior attore per Robin Hood principe dei ladri mentre Sean Young interprete di Un bacio prima di morire vince sia come attrice protagonista che come attrice non protagonista, un caso unico in quanto la Young interpreta un doppio ruolo.
Costner è.al primo dei suoi quattro Razzie Awards vinti, tre ottenuti come peggior attore protagonista per Robin Hood – Principe dei ladri, Wyatt Earp e L’uomo del giorno dopo e uno come peggior regista sempre per L’uomo del giorno dopo. Da segnalare come Ritorno alla laguna blu, con protagonista una giovane Milla Jovovich sia candidato a 5 Razzie senza però vincerne nessuno.
Nel 1993 il parterre degli aspiranti al premio è decisamente molto più illustre e ben rappresentato; la sera del 28 marzo 1993 all’ Hollywood Roosevelt Hotel di Hollywood ad ambire a ben 7 premi è uno dei successi della stagione precedente, Guardia del corpo-The bodyguard diretto da Mike Jackson e interpretato ancora una volta dal povero Kevin Costner e da Whitney Houston.

1993 Melanie Griffith Vite sospese

Edizione Razzie award del 1993: vince come peggior film del 1992 Vite sospese

1993 Peggior esordiente Janet Jackson

Janet Jackson, peggior attrice esordiente 1993

1993 Melanie Griffith Vite sospese

Melanie Griffith, peggior attrice e Razzie award 1993

Nel lotto dei concorrenti finiscono Analisi finale di Joanou come peggior film e ancora una volta Costner con nientemeno che Nicholson e Michael Douglas come peggiori attori,Melanie Griffith,Kim Basinger, Whitney Houston e Sean Young come peggiori attrici, David Seltzer e Barry Levinson come peggiori registi.

Un lotto davvero prestigioso, non c’è che dire.
La parte del leone la fa Vite sospese di David Seltzer, peggior film e peggior regista, 5 nomination e 3 Razzie vinti: Melanie Griffith sale sul gradino più alto con Vite sospese, mentre Sean Young per il secondo anno consecutivo è in lizza per il premio.Tom Selleck vince, senza storia,il Razzie per Cristoforo Colombo: la scoperta battendo il collega Marlon Brando, che aveva interpretato il ruolo di Torquemada nello stesso film. A rischiare di vincere come peggior attore è anche Robert Duvall per Gli strilloni che vede in lizza la splendida Ann Margret come peggior attrice non protagonista.
Cristoforo Colombo: la scoperta alla fine è uno dei film più nominati e meno premiati, 1 solo razzie su 6 candidature; di meglio fa The bodyguard che su 7 nomination sfugge a tutti i premi.

1994 Burt Reynolds Un poliziotto e mezzo

Burt Reynolds in Un piedipiatti e mezzo, peggior attore protagonista 1994

1994 Madonna Body of Evidence

Madonna in Body of evidence, peggior attrice protagonista 1994

1994 Peggior esordiente Anna Nicole Smith - Una pallottola spuntata 33 - L'insulto finale

Anne Nicole Smith, peggior attrice esordiente 1994

 Il 20 marzo 1994 tocca a due grandi successi dell’anno precedente, Proposta indecente e Body of Evidence – Corpo del reato dividersi 13 nomination globali;Proposta indecente di Adrian Lyne ottiene 7 nomination,Body of Evidence – Corpo del reato 6. Alla fine il primo otterrà tre riconoscimenti e il secondo uno solo.Peggior film della stagione precedente è Proposta indecente (Indecent Proposal), regia di Adrian Lyne mentre attori come Redford,William Baldwin,Arnold Schwarzenegger,Burt Reynolds,Willem Dafoe si disputano la palma come peggior attore protagonista.

A spuntarla è Burt Reynolds con Un piedipiatti e mezzo mentre Madonna trionfa per Body of Evidence – Corpo del reato battendo in volata ancora una volta le poco amate (dalla critica) Melanie Griffith, Sharon Stone e Demi Moore.Da notare che la bellissima Sharon scansa per la seconda volta consecutiva un Razzie…
Spazio anche per una grande attrice di Hollywood,Faye Dunaway, che accanto alle due nomination all’Oscar dovrà aggiungere due razzie award come peggior attrice; tra le peggiori attrici non protagoniste nomination per Sandra Bullock, interprete di Demolition Man, uno dei pochissimi film con protagonista Stallone ad essere sfuggito ai razzie.

1995 Il colore della notte

Il colore della notte, 9 candidature ma 1 solo Razzie vinto come peggior film nel 1995

1995 Kevin Costner Wyatt Earp

Kevin Costner, ancora una volta Razzie award come peggior attore per Wyatt Earp nel 1995

1995 Peggior esordiente Elizabeth Berkley Showgirls

Elizabeth Berkley, peggior attrice esordiente 1996

Nel 1995 la maggior novità è rappresentata dal cambio di location della sede deputata alla serata finale; si passa quindi dal Roosvelt Hotel di Hollywood al El Rey Theatre di Los Angeles. E’ la sera del 26 marzo 1995 e ovviamente c’è molta attesa tra il pubblico e molto timore tra i nominati per l’attribuzione dei premi.
Il maggior numero di candidature, ben nove, è per Il colore della notte (Color of Night), regia di Richard Rush che ha di fronte ancora una volta Kevin Costner, questa volta interprete del film di Kasdan Wyatt Earp.
Il peggior film è Il colore della notte che però si ferma qui;è il premio meno voluto, ma gli altri otto lamponi restano a casa.
Costner non la scampa e vince il premio come peggior attore, battendo Macaulay Culkin candidato per ben tre film Papà ti aggiusto io! (Getting Even with Dad), Pagemaster – L’avventura meravigliosa (The Pagemaster), Richie Rich – Il più ricco del mondo (Richie Rich)
Questa volta Sharon Stone interprete di Trappola d’amore e di Lo specialista, alla sua terza finale consecutiva nei razzie non può evitare l’onta di vincere come Peggior attrice protagonista, battendo la sexy rivale Kim Basinger in lizza per Getaway.
Il peggior regista è Steven Seagal per Sfida tra i ghiacci, premio abbondantemente meritato per uno degli attori più “cani” di Hollywood, mentre la strana coppia Stone-Stallone stravince nel settore peggior coppia,battendo di misura Tom Cruise e Brad Pitt per Intervista col vampiro mentre Costner rischia l’ennesimo Razzie abbinato a “una qualsiasi delle sue tre mogli“(Annabeth Gish, Joanna Going e Mare Winningham) per il film Wyatt Earp.

1996 Showgirls

Record di nomination per Showgirl, ben 13, peggior film del 1995 nell’edizione Razzie 1996

1996 Pauly Shore - Un lavoro da giurato

Pauly Shore in Un lavoro da giurato,Razzie award per il peggior attore protagonista

1996 Peggior esordiente Pamela Anderson Barb wire

Pamela Anderson peggior attrice protagonista

Il 24 marzo 1996 è il The Hollywood Roosevelt Hotel Academy Room ad accogliere la serata finale; c’è molta attesa per Showgirl, il film di Paul Verhoeven che per una volta ha messo d’accordo critica e pubblica nel giudizio finale;giudicato bruttissimo e assolutamente inguardabile, Showgirl porta a casa ben 13 nomination anche se alla fine vincerà poco più della metà dei premi a cui suo malgrado aspirava, ben 7 Razzie awards.
Il film vince un razzie con Elizabeth Berkley peggior attrice protagonista,uno come Peggior sceneggiatura, come peggior film e altri minori.
Lo scontro nella categoria Peggior attore vede protagonisti due vecchie conoscenze dei Razzie, Kevin Costner e Sylvester Stallone: a sorpresa vince Pauly Shore con Un lavoro da giurato e Costner si deve “accontentare” di veder vincere il grande Dennis Hopper nella categoria Peggior attore non protagonista per Waterworld, gran bel film ingiustamente osteggiato dalla critica e diventato poi uno dei maggiori flop economici della storia del cinema.
Madonna non ha rivali con Four rooms e vince come Peggior attrice non protagonista mentre il grande escluso della serata ( e se vogliamo giustamente) è Corsari, il flop più costoso in assoluto della storia di Hollywood.
Inaspettatamente in lizza troviamo ottimi film come Jade di Friedkin,Il profumo del mosto selvatico di Arau,Il bacio della morte di Barbet Schroeder che però alla fine non vinceranno nemmeno un razzie minore.
Il premio più sprezzante è attribuito al cast completo in qualsiasi combinazione possibile di due persone (o due parti del corpo) per Showgirls che diventa uno dei film più spernacchiati di sempre nella storia dei Razzie.
E veniamo all’edizione del 1997, tenutasi il 23 marzo 1997 al The Hollywood Roosevelt Hotel Academy Room.

1997 marlon Brando L'isola perduta

Marlon Brando, Razzie award per L’isola perduta

1997 peggior esordiente Dennis Rodman - Double Team - Gioco di squadra

Dennis Rodman peggior attore esordiente 1997

1997 Striptease

Striptease, peggior film 1997

Nel corso del 1996 uno dei film più visti della stagione era stato Striptease di Andrew Bergman; ed è proprio questo film a raccogliere il maggior numero di candidature, 7, sfuggendo per un pelo al trionfo con 6 premi vinti.
Proprio Striptease è il peggior film dell’anno e Bergman completa il trionfo vincendo come Peggior regista e con Demi Moore come peggior attrice protagonista.
Un bolso e sfatto Marlon Brando in versione oversize vince come Peggior attore per l’orrido L’isola perduta mentre Melanie Griffith con Scomodi omicidi è nuovamente la Peggior attrice non protagonista di un soffio sulla Dunaway. Segnalo l’inaspettata presenza tra le peggiori sceneggiature che abbiano incassato almeno 100 milioni di dollari di Independence day, Mission;impossible e Il gobbo di notre dame!
Edizione 1998: Hollywood brucia e The Avengers – Agenti speciali sono candidati a nove premi, mentre Armageddon e Spice Girls: il film sono candidati a sette razzie, Godzilla a cinque.

1998 Bruce Willis Armageddon

Bruce Willis peggior attore protagonista nell’edizione 1999 dei Razzie

1998 Demi Moore Soldato Jane

Demi Moore, ancora peggior attrice per Soldato Jane

1998 Hollywood brucia

Hollywood brucia, peggior film edizione 1999

E’ la sera del 20 marzo 1999 e presso il The Hollywood Roosevelt Hotel Academy Room il film Hollywood brucia (An Alan Smithee Film: Burn Hollywood Burn), regia di Arthur Hiller e Alan Smithee trionfa come Peggior film, mentre Bruce Willis fa l’en plein meritandosi il Razzie per le sue interpretazioni nei film Armageddon,Codice Mercury e Attacco al potere.Per questa ultima interpretazione sicuramente il premio è più che meritato.
Il gruppo delle Spice girls vince meritatamente il premio per la Peggior attrice: nel gruppo non viene fatta alcuna distinzione e così Melanie B, Melanie C, Emma Bunton, Geri Halliwell e Victoria Adams gruppo musicale amatissimo dai più giovani vince in blocco il Razzie.
Premi anche per Joe Eszterhas in Hollywood brucia e Maria Pitillo in Godzilla rispettivamente come peggior attore e peggior attrice non protagonista mentre Gus Van Sant con Psycho remake del capolavoro di Hitchcock è il peggio regista, mentre detto che Vi presento Joe Black (Meet Joe Black), regia di Martin Brest viene assurdamente candidato al Razzie come peggior remake possiamo passare all’ultima edizione dei

1999 Adam Sandler - Big Daddy - Un papà speciale

Adam Sandler in Big Daddy – Un papà speciale, peggior film dell’anno 1999 nell’edizione 2000

1999 Heather Donahue - The Blair Witch Project - Il mistero della strega di Blair

Heather Donahue peggior attrice in  The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair

Razzie per il secolo XXI, tenutasi il 25 marzo 2000 al The Hollywood Roosevelt Hotel Academy Room. Wild Wild West per la regia di Barry Sonnenfeld candidato a nove premi si aggiudica 5 lamponi con grandissimo merito, visto che si tratta di un film ai confini con il trash mentre incredibilmente Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma si vede attribuire ben sette nomination ma fortunatamente vince un solo Razzie come Peggior sceneggiatura.
Peggior attore è Adam Sandler per Big Daddy – Un papà speciale mentre peggior attrice è Heather Donahue per The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair e infine peggior regista è Barry Sonnenfeld con Wild Wild West.
Poichè è l’ultima edizione del decennio novanta, vengono attribuiti premi speciali che vanno nell’ordine a :
Showgirls di Verhoeven (1995) come peggior film del decennio;
Madonna come peggior attrice del decennio novanta;
Pauly Shore come peggior esordiente dello stesso periodo.
E’ tutto, nell’ultima parte dedicata al periodo 2000-2013 arriveremo con questa breve cronistoria a scoprire i film giudicati dalla giuria dei Razzie award i più brutti di ogni anno a seguire.

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1993 Vite sospese

Vite sospese, Razzie award 1993

1994 Proposta indecente

Demi Moore in Proposta indecente, Razzie 1994

1995 Sharon Stone Lo specialista

Sharon Stone, Razzie come peggior attrice nel 1994 per Lo specialista

1996 Showgirls Elizabeth Berkley

Elizabeth Berkley peggior attrice protagonista 1996

1997 Striptease Demi Moore

Demi Moore peggior attrice 1997

1998 Spiceworld

Spice girls, Razzie award a tutto il gruppo musicale come peggior attrice 1998

1999 Wild wild west

Wild wild west peggior film del 1999

1999 Pauly Shore peggior attore del decennio

Pauly Shore, peggior attore esordiente del decennio

1999 Peggior attore del secolo Stallone

Sylvester Stallone, peggior attore del secolo

1999 Peggior attrice del decennio Madonna

Madonna, peggior attrice del secolo

1999 Peggior film del decennio Showgirl

Showgirls, peggior film del decennio

gennaio 27, 2014 Posted by | Miscellanea | | Lascia un commento

Picnic a Hanging Rock

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Collegio di Appleyard, Melbourne, Australia

E’ il giorno di San Valentino, nel collegio Appleyard, istituzione di stampo vittoriano, è una giornata di festa e un gruppo di ragazze dell’esclusivo college si appresta a fare un breve picnic nei dintorni delle Hanging rock, una formazione rocciosa poco distante dalla città.
E’ una splendida, calda giornata e il gruppo si rilassa compiendo passeggiate o esplorando la natura che circonda il selvaggio posto.
Nel primo pomeriggio Miranda, Marion, Irma, Edith, quattro ragazze del college decidono di allontanarsi dal gruppo per visitare più da vicino le rocce; ma al tramonto la sola Edith tornerà indietro, assolutamente sconvolta.
La ragazza è in preda ad una crisi isterica e non ha alcun ricordo di quanto accaduto mentre il gruppo è alle prese con un altro problema, la scomparsa misteriosa di Greta McCraw, l’insegnante di matematica del college.
Quello che resta del gruppo torna a Appleyard e viene avvisata la polizia che si reca sul posto delle misteriosi scomparse senza però trovare alcuna traccia delle ragazze.

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Sarà Michael Fitzhubert, con il suo domestico Albert, a cercare altre tracce delle giovani;il giovane inglese, che ha preso una cotta per la bellissima Miranda, esplora i dintorni delle Hanging rock.
Ma Michael passerebbe un brutto quarto d’ora non fosse per la presenza di Albert; il giovane infatti, che aveva passato la notte accampato ai piedi delle rocce viene ritrovato da quest’ultimo, allarmato dalla sua scomparsa ferito e lacero.
Inutilmente Albert cerca di capire cosa sia successo al gentiluomo inglese, perchè anche lui, come capitato a Edith, non conserva apparentemente alcun ricordo di quanto accaduto.
Però Michael rivela di ricordare la presenza di qualcun altro tra le rocce e così Albert, che è ritornato in alto scopre la presenza di Irma, scomparsa oggi giorni prima, che si aggira smarrita, lacera e con le unghie rotte ma con i piesi pulitissimi, quasi non si fosse mai mossa dal posto in cui è stata trovata.
Come accaduto ad Edith e a Michael, anche Irma non conserva traccia nella memoria di quello che è successo tra le colline.

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Il ritorno al college è traumatico, perchè due tragedie si abbatteranno sul gruppo che vi soggiorna:la piccola Sarah morirà tragicamente gettandosi dall’alto del college mentre anche l’inflessibile Ms. Appleyard, direttrice dell’omonimo college morirà inspiegabilmente cadendo dalle Hanging rock, forse per un malaugurato incidente o forse per un tentativo di suicidio.
L’avventura delle Hanging rock sconvolgerà le vite di quasi tutti coloro che hanno avuto a che fare con gli avvenimenti accaduti nel tragico giorno di san Valentino del 1900…
Tratto dal romanzo omonimo di Joan Lindsay e diretto da Peter Weir nel 1975, Picnic ad Hanging rock è uno splendido film in tutte le sue componenti, partendo dalla sceneggiatura perfettamente costruita e incentrata sull’alone di mistero che circonda la scomparsa delle ragazze sulla formazione rocciosa australiana fino alla fotografia preziosa e luminosissima, che restituisce vividamente i colori della selvaggia natura australiana.
Il regista di Sidney conosce la sua terra, la ama e rende così la selvaggia natura del suo luogo d’origine con immagini d’una bellezza mozzafiato; grazie anche ad un romanzo misterioso come quello di Joan Lindsay, che racconta una storia immaginaria (che in molti credettero vera,grazie ad un’abile campagna pubblicitaria della scrittrice), tutto incentrato fra la eterna lotta tra la natura e l’uomo con tutta la sua cultura e il suo essere figlio di quella stessa natura.
Una lotta che nel film rimane latente, perchè Weir accentra la sua attenzione sia sull’eterogeneo gruppo di ragazze che vivono a Appleyard sia sull’atmosfera languida e al tempo stesso misteriosa che avvolge l’incontaminata natura attorno alle Hanging rock.

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Dove si concentra il meglio del film, attraverso la minuziosa descrizione di quello che accade al gruppo delle ragazze, al ritrovamento di Edith e Irma, dello stesso Michael, tutti preda di qualcosa di inafferrabile, misterioso e inspiegabile (oltre che inspiegato) che sconvolgerà per sempre le loro vite.
Weir tratteggia con cura quasi maniacale l’atmosfera vittoriana del college riportando poi il tutto nella descrizione dei vari protagonisti;l’aria di pesante moralismo tutto caratteristico del periodo vittoriano, la repressione degli istinti primari come la sessualità, vengono esposte con sapienza senza tuttavia una presa di posizione che infici il vero scopo della pellicola, ovvero restituire allo spettatore un vago e aleggiante senso di mistero insondabile, quello della natura che inutilmente l’uomo intende penetrare e fare sua.
Il film è essenzialmente questo, ma va sottolineato anche un altro aspetto fondamentale: Peter Weir si serve del romanzo della Lindsay a modo suo, creando una perfetta fusione fra l’impianto generale dello stesso e lasciando sopratutto inalterato il finale, cosa che porta il film ad essere allo stesso tempo un’opera incompiuta in quanto non ha un finale esaustivo eppure non deludente, perchè lascia aperta la porta a spiegazioni che passano dal razionale all’irrazionale.
Cosa è accaduto realmente alle ragazze?
Non lo sappiamo perchè la Lindsay nel romanzo pubblicato non lo dice e Weir non lo suggerisce nemmeno.
Lo spettatore o il critico possono azzardare delle ipotesi ma al regista tutto questo non interessa.
Quello che conta, fondamentalmente, è il clima di aperta ostilità della natura, che sembra voler conservare qualcosa di inaccessibile; così come lo spettatore, suggestionato dalle immagini, può vederci rappresentata una aperta sensazione di pericolo, di minaccia.

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Io e lo spettatore di questo incubo ad occhi aperti possiamo solo azzardare delle ipotesi, perchè comunque vogliamo trovare una logica a quanto accaduto.
Le ragazze sono cadute in qualche crepaccio, in un posto selvaggio e poco conosciuto come quella misteriosa formazione rocciosa? Può essere, ma allora perchè due ragazze si sono salvate, lo stesso Michael ha avuto la stessa sorte e comunque non ricordano assolutamente nulla degli avvenimenti?
Sono state rapite o aggredite da qualche misteriosa mano umana? Stessa risposta, perchè solo le scomparse Marion e Miranda e non le altre?
Domande senza alcuna risposta.
Il film di Weir è praticamente perfetto e senza difetti riscontrabili.
Per una volta lo spettatore però è davanti a tante domande, sopratutto perchè non si arrende ad un finale così ambiguo e aperto.
Allora, accantonando il film, ormai passato sullo schermo, al ritorno a casa indaga per saperne di più.
E’ quello che ha fatto chi vi scrive, perchè non si è rassegnato a vedere un’opera così bella aperta ad ogni soluzione.
E’ come aver visto una splendida tela del 500 e non aver alcuna idea di chi l’abbia dipinta, aver ascoltato una bellissima sinfonia e non sapere se sia stato Mozart o altri a comporla.
Così si parte, dimenticando il film, per un viaggio ancor più misterioso, seguendo il romanzo di Joan Lindsay.
Che parla di un avvenimento realmente accaduto e pubblicato sotto forma di articolo da un fantomatico giornale di Melbourne, uscito il sabto del 14 febbraio 1913.ma quel giorno non era un sabato, bensì un mercoledi.
La Lindsay, con molta furbizia,pubblicò quanto segue alla fine del romanzo:
« Sebbene il giorno di San Valentino sia in genere dedicato allo scambio di regali e ad affari di cuore, sono trascorsi esattamente tredici anni da quel fatale sabato in cui un gruppo di circa venti allieve e due insegnanti partì dall’Appleyard College sulla strada di Bendigo per un picnic a Hanging Rock. Una delle insegnanti e tre ragazze scomparvero nel pomeriggio. Solo una venne poi ritrovata. La Hanging Rock è una struttura spettacolare di origine vulcanica che si eleva dalle pianure ai piedi del monte Macedon, di particolare interesse geologico per le sue uniche formazioni rocciose, tra le quali dei monoliti e buche e caverne presumibilmente senza fondo, fino a poco tempo fa inesplorate. Si pensò a quell’epoca che le persone scomparse avessero tentato di scalare le pericolose scarpate vicino alla cima, dove probabilmente erano perite; ma se per incidente, suicidio o assassinio volontario, non è stato accertato, poiché le salme non vennero mai rinvenute.
Approfondite ricerche condotte dalla polizia e dagli abitanti della zona relativamente circoscritta non fornirono alcun indizio per risolvere il mistero, finché la mattina del sabato 21 febbraio, l’onorevole Michael Fitzhubert, un giovane inglese in vacanza sul monte Macedon (ora domiciliato in una fattoria di allevamento di sua proprietà nel Queensland settentrionale) non scoprì una delle tre ragazze scomparse, Irma Leopold, che giaceva priva di sensi alla base di due enormi massi. La sventurata fanciulla in seguito si riprese, ma una ferita alla testa annullò in lei qualsiasi ricordo di tutto ciò che era accaduto dopo che insieme alle compagne aveva intrapreso la scalata delle quote più alte. La ricerca proseguì per parecchi anni tra grandi difficoltà, a causa della misteriosa morte della direttrice dell’Appleyard College pochi mesi dopo la tragedia. L’edificio del collegio fu completamente distrutto da un incendio della boscaglia nell’estate successiva. Nel 1903, due cacciatori di conigli accampati alla Hanging Rock trovarono un brandello di stoffa e pizzo che la polizia ritenne appartenesse alla sottoveste che indossava l’insegnante scomparsa il giorno del picnic.
In questa storia straordinaria compare brevemente un personaggio piuttosto scialbo: una ragazza quattordicenne di nome Edith Horton, allieva dell’Appleyard College, che aveva accompagnato le altre tre per un tratto verso la Roccia. Costei ritornò al tramonto dalle altre gitanti attraversando il fiumicello più a valle, in preda a una crisi isterica e non in grado, né allora né mai più in seguito, di rammentare qualcosa di quanto era accaduto in quel breve lasso di tempo. Nonostante ripetuti interrogatori nel corso degli anni, la signorina Horton è morta di recente a Melbourne senza avere fornito alcuna ulteriore informazione.
La contessa de Latte-Marguery (Irma Leopold, prima del matrimonio) risiede attualmente in Europa. Di tanto in tanto la contessa ha concesso interviste a vari organismi interessati al caso, tra i quali la Società di Ricerche Psichiche, ma non ha mai ricordato nulla oltre a quanto era stata in grado di richiamare alla mente riprendendo conoscenza. Pertanto il Mistero del Collegio, come quello del famoso caso della “Marie Celeste”, rimarrà probabilmente per sempre insoluto. »”

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Un finale furbo e spiazzante, che contrasta però con quanto dichiarato dalla scrittrice, che ha poi negato di essersi ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto.
Il romanzo ebbe un buon successo, ma solo dopo la sua morte venne pubblicato un XVIII capitolo che rivelava quanto realmente accaduto alle ragazze;l’editore del romanzo però trovò lo stesso contraddittorio e inutile ai fini della leggibilità della trama, ragion per cui venne eliminato dalle edizioni stampate per la vendita.
Troverete questa parte in fondo a questa recensione, che riprendo dalla parte più importante, ovvero la parte visiva del film di Weir.
Che è opera davvero splendida, arricchita e impreziosità sia dalla location già descritta sia dalle buone performance degli attori, tutti bravi e ineccepibili.
Un film davvero splendido, in definitiva.
Che è possibile visionare in streaming a questo indirizzo: http://www.nowvideo.sx/video/2384545ac5395 in una qualità più che passabile ma non ottimale. Per apprezzare al meglio l’opera è assolutamente necessario visonare una versione digitale.
Picnic ad Hanging Rock
Un film di Peter Weir. Con Rachel Roberts, Dominic Guard, Helen Morse, Jacki Weaver, Vivean Gray, Kirsty Child Titolo originale Picnic at Hanging Rock. Drammatico, durata 110′ min. – Australia 1975.

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Picnic a Hanging rock banner protagonisti

Rachel Roberts: Mrs. Appleyard
Vivean Gray: Miss McCraw
Helen Morse: Mlle. de Poitiers
Kirsty Child: Miss Lumley
Anthony Llewellyn-Jones: Tom
Jacki Weaver: Minnie
Frank Gunnell: Mr. Whitehead
Anne Lambert: Miranda
Karen Robson: Irma
Jane Vallis: Marion
Christine Schuler: Edith
Margaret Nelson: Sara
Ingrid Mason: Rosamund
Jenny Lovell: Blanche
Janet Murray: Juliana
Vivienne Graves: Pupil
Angela Bencini: Pupil
Melinda Cardwell: Pupil
Annabel Powrie: Pupil
Amanda White: Pupil
Lindy O’Connell: Pupil
Verity Smith: Pupil
Deborah Mullins: Pupil
Sue Jamieson: Pupil
Bernadette Bencini: Pupil
Barbara Lloyd: Pupil
Wyn Roberts: Sgt. Bumpher
Kay Taylor: Mrs. Bumpher
Garry McDonald: Const. Jones
Martin Vaughan: Ben Hussey
Jack Fegan: Doc. McKenzie
Peter Collingwood: Col. Fitzhubert
Olga Dickie: Mrs. Fitzhubert
Dominic Guard: Michael Fitzhubert
John Jarrett: Albert Crundall

Picnic a Hanging rock banner cast

Regia Peter Weir
Soggetto Joan Lindsay
Sceneggiatura Cliff Green
Produttore Hal McElroy e Jim McElroy
Produttore esecutivo John Graves e Patricia Lovell
Casa di produzione The Australian Film Commission, McElroy & McElroy, Picnic Productions Pty. Ltd. e Z
Fotografia Russell Boyd
Montaggio Max Lemon
Effetti speciali
Musiche Bruce Smeaton
Scenografia David Copping
Costumi Judy Dorsman

Picnic a Hanging rock banner doppiatori

Dhia Cristiani Miss Appleyard
Rosetta Calavetta Miss McCraw
Vittoria Febbi Mademoiselle De Poitiers
Fiorella Betti Miss Lumley
Gianni Marzocchi Tom
Germana Dominici Minnie
Simona Izzo Marion
Emanuela Rossi Sara
Manlio De Angelis Sergente Bumpher
Corrado Gaipa Hussey
Giorgio Piazza Doc. McKenzie
Piero Tiberi Albert
Isabella Pasanisi Rosamund
Serena Verdirosi Miranda
Roberto Chevalier Dominic

Picnic a Hanging rock banner finale

Picnic a Hanging rock locandina romanzo

Di seguito il finale del romanzo, opera tradotta da Roberto Mengoni a cui vanno i più sentiti ringraziamentiVisitate il suo sito all’indirizzo http://www.robertomengoni.it

Sta accadendo adesso. Come è accaduto fin dal momento in cui Edith Horton
è fuggita inciampando e urlando verso il pianoro. E come accadrà fino alla fine
del tempo. La scena non cambierà mai, neppure per la caduta di una foglia
o il volo di un uccello. Per le quattro persone sulla Roccia la recita avverrà
sempre nel dolce tramonto di un presente senza passato. La loro gioia ed
agonia saranno nuove senza fine.
Miranda è di poco avanti ad Irma e Marion mentre si spingono attraverso i
cornioli, i suoi lisci capelli biondi che danzano liberamente come fiori di grano
sulle sue spalle in movimento, come se nuotasse, solcando onda dopo onda
di un verde opaco. Un’aquila sospesa allo zenit si accorge di un insolito
tramestio di macchie più chiare nella boscaglia in basso, e spicca il volo nell’aria
più alta e pura. Infine i cespugli si diradano davanti alla parete di una
piccola rupe che trattiene l’ultima luce del sole. E’ così che in un milione di
sere d’estate la traccia si forma e si riforma sui picchi e i pinnacoli della Hanging
Rock.
L’altopiano sul quale sono emerse ora dalla boscaglia è molto simile a quello
inferiore: macigni, pietre nomadi, a volte un albero stentato. Gruppi di felci
gommose si agitavano leggermente nella pallida luce. La pianura sotto era
infinitamente vaga e distante. Guardando in basso attraverso il circolo delle
rocce, esse potevano appena distinguere l’andare e il venire di piccole figure,
in mezzo a sbuffi di fumo rosato. Una forma nera che poteva essere un veicolo
accanto al riflesso dell’acqua.
“Cosa stanno a fare quelle persone laggiù, zampettando come un mucchio
di piccole formiche impegnate?” Giunse Marion e guardò sopra le
spalle di Irma. “Un incredibile numero di esseri umani è privo di scopo.”
Irma rise. “Ho l’impressione che si considerino molto importanti.”
Le formiche e i loro fuochi vennero scartate senza ulteriori commenti.
E comunque Irma si accorse, per un breve momento, di un suono piuttosto
curioso che veniva dal piano, come il rimbombo di tamburi distanti. Miranda
era stata la prima a vedere il monolite: una singola formazione di roccia,
qualcosa simile a un uovo mostruoso, che cresceva regolarmente dalle pietre
davanti, sopra una violenta scarpata sulla pianura. Irma, alcuni metri dietro
le altre due, le vide arrestarsi d’improvviso con una lieve oscillazione, mentre
la testa chinata e le mani pressate sul petto era come se si difendessero da una
raffica di vento.
“Che c’è Marion? Cosa ti turba?”
Gli occhi di Marion erano fissi e brillanti, le sue narici dilatate ed Irma pensò
casualmente quanto simile lei fosse a un levriero.
“Irma! Non riesci a sentirlo?”
“Sentire cosa, Marion?” Neppure un rametto si muoveva sugli alberelli
seccati.
“Il monolite. Mi trascina come la marea. E’ come se mi trascinasse fuori, se
vuoi saperlo.” Dato che Marion Quade scherzava raramente, Irma ebbe timore
di sorridere. Specialmente mentre Miranda stava richiamandola alle sue
spalle, “da che parte lo senti più forte, Marion?”
“Non riesco a capirlo. Mi sembra che stiamo ruotando sulla superficie di
un cono – in ogni direzione allo stesso momento.”
Ancora matematica! Quando Marion Quade era particolarmente comica
era il momento in cui qualcosa aveva a che fare con le somme. Irma disse leggermente
“Mi sembra più come un circo! Forza, ragazze – non volete restare a
guardare quel coso per sempre.”
Non appena il monolite fu superato e fu lontano dalla vista, tutte e tre furono
sopraffatte da un’irresistibile letargia. Distese in fila sulla liscia superficie
di un piccolo pianoro, caddero in un sonno così profondo che un lucertola
corse fuori da sotto una roccia e si fermò senza paura nella cavità formata dal
braccio allungato di Marion, mentre numerosi insetti dalla corazza di bronzo
visitarono senza fretta il capo dorato di Miranda.
Miranda fu la prima a destarsi, in un tramonto senza colori nel quale ogni
dettaglio era intensificato, ogni oggetto chiaramente definito e separato: un
nido abbandonato nella biforcazione dei rami di un albero morto da tempo,
con ogni pagliuzza ed ogni piuma complicatamente intrecciate e tessute; le
pieghe della gonna strappata di mussolina di Marion come una conchiglia; i
boccoli neri di Irma lontani dal suo volto in una squisita confusione di crini,
le ciglia disegnate con vigorosi movimenti sugli zigomi. Tutto, se puoi osservarlo
con sufficiente chiarezza, come adesso, è bello e completo. Tutto ha la
sua propria perfezione.
Un serpentello marrone che trascinava il suo corpo squamoso sul selciato
creò lo stesso rumore del vento sul terreno. L’aria per ogni dove risuonava
della vita microscopica.
Irma e Marion erano ancora addormentate. Miranda poteva udire il battito
separato dei loro due cuori, come due tamburelli, ciascuno con un ritmo diverso.
E nel sottobosco oltre la fenditura, il crepitio e lo schioccare di rami nel
punto in cui una creatura vivente si muoveva invisibile verso di loro in mezzo
alla vegetazione. Essa si avvicinava, il calpestio e il crepitio ruppero il silenzio
quando i cespugli vennero violentemente aperti e un oggetto pesante
venne spinto dalla boscaglia quasi nel grembo di Miranda.
Era una donna con un volto scavato e consunto, tagliato da nere folte sopracciglia
– una figura clownesca che indossava una camicetta strappata di
calico e lunghi mutandoni di calico ricamati sotto il ginocchio di due gambe
come bastoni, che davano deboli calci dentro stivaletti neri con lacci.
“Ce l’ho fatta!” esclamò la bocca spalancata, ed ancora “Ce l’ho fatta!”
La testa in disordine cadde di lato, le palpebre pesanti si chiusero. “Poverina!
Sembra malata,” disse Irma. “Da dove arriva?”
“Mettile il braccio sotto la testa” disse Miranda “mentre le slaccio il corsetto.”
Libera dalla corteccia che la costringeva, con la testa che riposava su una
sottoveste ripiegata, il respiro della straniera si fece regolare, l’espressione affaticata
le abbandonò il volto e, gettandosi sulla roccia, si addormentò.
“Perché non ci togliamo tutte questi vestiti assurdi?” chiese Marion. “In
fondo, abbiamo abbastanza costole per tenerci diritte.”
Non appena le quattro paia di corsetti furono gettate sulle rocce restituendo
una deliziosa frescura e libertà, il senso dell’ordine di Marion venne offeso.
“Tutto nell’universo ha un posto assegnato, a cominciare dalle piante. Sì,
Irma, ci credo proprio. Non c’è bisogno che rida. Anche i nostri corsetti su
Hanging Rock.”
“Bene, non troverai certo un guardaroba,” disse Irma, “anche se ti metti
d’impegno a cercarlo. Dove li possiamo mettere?” Miranda suggerì di gettarli
nel precipizio. “Passameli.”
“Da che parte sono caduti?” Marion voleva saperlo. “Ecco giusto accanto a
te ma non sono riuscita a capirlo.”
“Non li hai visti cadere perché non sono caduti.” La precisa voce gracidante
giunse loro come una tromba dalla bocca della donna-pagliaccio sulla roccia,
che si era ora tirata a sedere con un’aria perfettamente in salute.
“Credo che se tu, ragazza, girassi la testa a destra e guardassi all’altezza
della vita…” Girarono tutte la testa verso destra e lì, davvero, c’erano i corsetti,
fermi nell’aria senza vento come una flotta di piccole navi. Miranda aveva
raccolto un ramo secco, abbastanza lungo da raggiungerli, e stava frustando
quelle stupide cose che sembravano incollate sullo sfondo dell’aria grigia.
“Fammi provare!” Disse Marion. Whack! Whack! “Devono essere ancorate
a qualcosa che non vedo.”
“Se volete la mia opinione,” gracchiò la straniera, “sono ancorate nel tempo.
Tu ricciolina – che cosa stai guardando?”
“Non volevo guardarvi. Il fatto è che quando voi avete parlato del tempo,
ho avuto la curiosa impressione di avervi incontrata da qualche parte. Molto
tempo fa.”
“Tutto è possibile, finché non ne sia provata l’impossibilità. E talvolta anche
in tal caso.” La stridula voce aveva un tono convincente di autorità.
“E adesso, dato che ci troviamo insieme sul piano di un’esperienza comune
– non ho idea del perché – posso conoscere i vostri nomi? Apparentemente ho
lasciato il mio contrassegno individuale da qualche parte lì sopra.” Indicò in
direzione del muro anonimo di sterpi. “Non importa. Percepisco di essermi
liberata di un buon numero di vestiti. Ad ogni modo, eccomi qui. La pressione
sul mio corpo fisico deve essere stata molto severa.” Mosse una mano su-
gli occhi e Marion chiese con una strana umiltà, “voi suggerite che dovremmo
andare avanti prima che la luce svanisca?”
“Per una persona della tua intelligenza – posso discernere il tuo cervello
piuttosto bene – tu non hai un gran spirito di osservazione. Dato che qui non
ci sono ombre, anche la luce qui non cambia.”
Irma appariva preoccupata. “Non capisco. Per favore, ciò significa che se ci
fossero delle caverne, esse sarebbero riempite di luce o tenebra? Sono terrorizzata
dai pipistrelli.”
Miranda era radiante. “Irma, cara – non vedi? Significa che arriveremo nella
luce!”
“Arriveremo? Ma Miranda… dove stiamo andando?” “La ragazza Miranda
ha ragione. Riesco a vedere il suo cuore, pieno di comprensione. Ogni creatura
vivente deve arrivare in qualche posto. Se non altro, è quello che ho capito.”
Si era alzata in piedi e per un momento loro pensarono che apparisse
quasi bella. “In realtà, credo che stiamo arrivando. Adesso. “ Un improvviso
mancamento fece ruotare tutto il suo corpo come una giostra. Quando terminò,
lei vide davanti a se la fessura. Non era una fessura nelle rocce, né una
fessura nel terreno. Era una fessura nello spazio, più o meno come una bella
luna piena d’estate, che andava e veniva. Lei l’osservò come i pittori e gli
scultori osservano una fessura, una cosa esistente, che dava forma e significato
alle altre forme. Come una presenza, non come un’assenza – un’affermazione
concreta di verità. Lei pensò che avrebbe potuto continuare a guardarla
per sempre, felicemente in estasi, da sopra, da sotto e dall’altra parte. Era solida
come un globo, trasparente come una bolla d’aria. Un’apertura facile da
attraversare, eppure per nulla concava.
Lei aveva passato la vita intera a fare domande e adesso venivano a lei le
risposte, semplicemente guardando alla fessura. Questa si dissolse e finalmente
venne la pace in lei.
Il serpentello marrone era riapparso di nuovo e stava adagiato su una
spaccatura che correva chissà dove sotto l’inferiore di due macigni che era in
equilibrio uno sopra l’altro. Quando Miranda si piegò per toccarle le squame
così squisitamente disegnate, essa scappò via in un groviglio di viticci.
Marion si inginocchiò accanto a lei ed insieme cominciarono a rimuovere il
pietrisco e i cavi intrecciati del viticcio.
“E’ andata là sotto. Guarda, Miranda – dentro quell’apertura.” Una fessura
– forse il labbro di una caverna o di un tunnel, orlato di foglie spezzate a forma
di cuore.
“Sarai d’accordo che è mio privilegio entrare per prima?”
“Entrare?” dissero, guardando dallo stretto labbro della caverna alle ampie
anche angolari.
“E’ molto semplice. Tu stai pensando nei termini di misurazioni lineari, ragazza
Marion. Quando ti darò il segnale – credo un tocco sulla roccia – voi potrete
seguirmi, e la ragazza Miranda potrà seguirvi. Avete capito bene?”
Il volto rugoso era radiante.
Prima che potessero rispondere, il lungo torace ossuto si era disteso sul terreno
accanto alla fessura, prendendo deliberatamente la forma più adatta a
una creatura creata per strisciare e risiedere sotto la terra. Le braccia sottili,
incrociate dietro la testa con i suoi luminosi occhi transfissi, divennero le tenaglie
di un gigantesco granchio che abita in un ruscello fangoso e transitorio.
Lentamente il corpo si spinse centimetro dopo centimetro nella fessura.
Prima a scomparire fu la testa; poi le scapole unite; i mutandoni ricamati, i
lunghi neri bastoni delle gambe fuse insieme come una coda che terminava in
due stivaletti neri.
“Non vedo l’ora che arrivi il segnale,” disse Marion. Quando infine risuonarono
dei colpetti fermi da sotto la roccia, lei andò sotto facilmente, con la
testa per prima, lasciandosi la camicetta senza girarsi indietro. “Tocca a me
adesso,” disse Miranda. Irma osservò Miranda inginocchiarsi accanto alla
fessura, i suoi piedi nudi intrecciati nelle foglie di viticcio – così calma, così
bella, così priva di timori. “Oh, Miranda, cara Miranda, non andare laggiù –
ho paura. Torniamo a casa!”
“A casa? Non capisco, mia dolce amica. Perché stai piangendo? Ascolta!
Non è Marion che mi chiama? Devo andare.” I suoi occhi brillarono come
stelle. Il richiamo venne di nuovo. Miranda tirò le sue lunghe meravigliose
gambe dietro di lei e scomparve.
Irma si sedette sulla roccia in attesa. Una processione di piccoli insetti si
stava svolgendo in mezzo a licheni secchi e selvaggi. Da dove venivano? Dove
stavano andando? Dove erano andate tutte? Perché, perché Miranda aveva
infilato il suo capo luminoso in un’oscura fessura del suolo? Guardò in alto
verso il cielo grigio e senza colore, alle tristi felci senza consistenza e pianse a
dirotto.
Per quanto tempo era rimasta a fissare l’orlo della caverna, guardando e
aspettando di sentire il richiamo di Miranda sulla roccia? Ascoltando e guardando,
guardando e ascoltando. Due o tre ruscelli di sabbia fine scesero picchiettando
dall’inferiore dei due grandi macigni sulle foglie rovesciate dei viticci,
il quale ruotò lentamente in avanti, e scendendo con precisione dolorosa
direttamente dentro la fessura.
Irma si era gettata sulle rocce e si mise a rompere e a colpire la faccia granulosa
del macigno con le mani nude. Era sempre stata brava nel ricamo.
Aveva delle belle mani delicate, morbide e bianche.

Picnic a Hanging rock foto Lindsay

 

Joan Lindsay,autrice del romanzo

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L’opinione del Morandini

Nel giorno di San Valentino del 1900, durante la gita scolastica di un collegio australiano per fanciulle, tre ragazze e l’insegnante di scienze salgono verso la sommità delle rocce vulcaniche. Soltanto una viene ritrovata nove giorni dopo, ferita e senza memoria. Le altre scompaiono. Il tema centrale è la lotta tra Natura e Cultura con la vittoria della prima e le conseguenze drammatiche del misterioso incidente. Che eleganza in questo film australiano che coniuga una sapiente rievocazione dell’epoca vittoriana con la magia di una natura selvaggia e impenetrabile. Attraverso immagini preziose passa la corrente di un’aguzza critica sociale. Da un romanzo di Joan Lindsay, sceneggiato da Cliff Green. Rieditato da Weir
L’opinione del dito http://www.bmoviezone.wordpress.com

(…) Film dall’incedere lento, supportato alla perfezione da una colonna sonora che alterna melodie pagane e sinfonie classiche, Picnic at Hanging Rock trova la sua forza proprio nell’esistenza data per certo di una dimensione ignota ed ineffabile, che perennemente domina sulla realtà e sulla vita delle persone implicate nella vicenda narrata.
Appare palese la distinzione netta tra due sfere, quella della Natura (ignota e minacciosa, sebbene anche sognante e totalizzante, rappresentata da Hanging Rock) opposta a quella della realtà (rigida e fredda, con schemi prestabiliti, rappresentata ovviamente dal collegio vittoriano di Appleyard). Weir mette in risalto sin da subito che il tempo (e lo spazio) della Natura differisce da quello umano, e lo fa genialmente capire allo spettatore con l’espediente degli orologi che si arrestano fatalmente non appena giunti su Hanging Rock, come se tal luogo fosse appunto un’altra dimensione a sé stante.(…)

L’opinione di axe dal sito http://www.filmtv.it

Ai confini tra il dramma ed il thriller, questo film narra delle enigmatiche sparizioni di alcune collegiali in seguito ad una gita presso una collina. La maestrìa del regista si esprime sotto più profili. Per prima cosa, sono colpito dall’atmosfera, creata in maniera superba, tramite inquadrature particolari, ombre sfuggenti, luci abbacinanti, rapida messa a fuoco di particolari (a volte apparentemente superflui), colonna sonora avvolgente. Segue il dipanarsi della trama, che non ci lascia capire molto di ciò che avviene, ma lascia la porta aperta alle più disparate interpretazioni, grazie, oltre all’atmosfera, ai molti sottintesi, alle dinamiche contrastate dei rapporti tra i personaggi, ad una tensione che è sempre latente, palpabile, ma non esplode mai. Infine, la conclusione … il regista ci spiega, con piglio documentaristico, che il mistero è rimasto tale. Mi aspettavo un film di tensione e colpi di scena; mi sono trovato al cospetto di un’opera poetica, che va oltre le vicende rappresentate, disegnando l’ipocrisia di una società borghese in piena decadenza ed una natura misteriosa che lancia continuamente segnali a chi è in grado di coglierne i frammenti.

L’opinione di Undjing dal sito http://www.davinotti.com

Struggente, straziante, onirica lettura d’un dramma insoluto qui volutamente ammantato di mistero e fascinazione poetica. Formalmente ineccepibile, visivamente ammaliante, complessivamente perfetto Pic-nic at Hanging Rock appare lacerante e disarmante apologo sull’età inquieta dell’adolescenza femminile (ma non solo), sui primi turbamenti cagionati da pulsioni corporee costrette, limitate, forzate e rigidamente calmierate in un Istituto di (rigida) formazione che ha talvolta toni vagamente “correttivi”. L’accompagnamento musicale suggella un film lirico e malinconico d’ineguagliabile stampo.
L’opinione di puppigallo dal sito http://www.davinotti.com

Raramente un film mi ha coinvolto così tanto. Immagini che sembrano dipinti di grandi pittori, le tre splendide ragazze, la fantastica colonna sonora che quasi ipnotizza chi l’ascolta (capace di enfatizzare ancor più quella sensazione di soprannaturale che si ha guardando). E pensare che, analizzando il contenuto, ci si accorge che è la semplice storia di tre amiche scomparse nel nulla (quasi fossero le prescelte per chissà cosa). Ed è anche una pellicola assolutamente inconcludente. Alla fine ti lascia con un pugno di mosche, eppure…
L’opinione di crimson dal sito http://www.filmscoop.it

Weir coglie perfettamente i simboli disseminati dalla Lindsay e l’atmosfera eterea delle sue descrizioni. Fotografia e colonna sonora mistiche e ipnotiche introducono nel raccordo e nel contrasto, all’unisono, tra essere e appartenere, vita e morte, spirito e carne, vulnerabilità e invulnerabilità, sesso e repressione. Il cigno, altero nel suo incedere dal vero, così come onnipresente in riproduzioni negli ambienti chiusi (specie nella stanza di Sarah e Miranda), rappresenta il fallo, ma al tempo stesso la purezza. Un cigno è la prima visione di Michael dopo la caduta. Il desiderio sessuale espresso o non, ma tangibile, di Michael (e Albert). La carne delle ragazze è fresca, limpida ed incontaminata. Miranda, eterno miraggio sulla bocca e nei sogni di ciascuno/a, è l’oggetto di un piacere eterosessuale, come il mistero della Natura. Esattamente come in un quadro di Botticelli. La carne di Mrs. Appleyard è avvizzita. La sua menopausa equivale alla repressione della fertilità delle ragazze. Miranda, Marion e Irma sono assieme l’incorruttibilità. In questo quadro di continue allusioni, vi è la roccia, incontaminata anch’essa, eterna, imponente. Il fascino del silenzio degli animali circostanti. Loro hanno visto tutto ma custodiscono il segreto. Il non-epilogo è la riappacificazione del mistero laddove una verità non ha pace. Se Weir, nel suo adattamento straordinario della penna della Lindsay avesse particolareggiato le decine di trabocchetti che la scrittrice dissemina lungo il percorso, il senso cinematografico del criptico e dell’irrisolto sarebbe venuto meno, al contrario di quanto avviene nel gusto della lettura. Un sentimento soffocato, privo di linguaggio, regna sovrano. La concitazione espressa nella sequenza in cui Irma entra in palestra e viene attorniata dalle compagne è esattamente come l’ho immaginata leggendo il romanzo.

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Il meraviglioso scenario delle Hanging Rock

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Primo piano delle Hanging Rock

Picnic a Hanging rock -Location Appleyard Girls’ School’ Martindale Hall, Manoora Road, Martindale

Appleyard Girls’ School’ Martindale Hall, Manoora Road, Martindale

 

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gennaio 25, 2014 Posted by | Drammatico | , , , , , , | 2 commenti

Prostituzione

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Un quartiere periferico immerso nell’oscurità.
Una sera come tante, nei vialetti che circondano una strada di periferia, sotto i cui lampioni come ogni sera si consuma il triste rito dell’amore a pagamento.
Una ragazza, Giselle, adesca un giovane e consuma un frettoloso rapporto sotto un albero, mentre un maturo guardone assiste soddisfatto tra i cespugli.
Ritroviamo Giselle stesa nuda su un tavolo operatorio:la ragazza è morta, uccisa da un misterioso assassino.
E’ il commissario Macaluso ad essere incaricato delle indagini.

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L’uomo deve muoversi nello squallido sottobosco in cui si muovono le esistenze delle prostitute, che si chiamano Benedetta,Primavera,Immacolata:nomi in netto contrasto con le loro esistenze di professioniste dell’amore.
Giselle era una di loro, ma marginalmente:la ragazza infatti era fuori dal giro delle prostitute da strada,lei era una studentessa universitaria, che si prostituiva con uomini facoltosi.
Mentre Macaluso inizia a muoversi in quel mondo sordido, brancolando alla cieca anche per il muro di omertà che sembra circondare la vicenda, si intrecciano le storie delle varie protagoniste, come quella di Benedetta, che una sera viene brutalizzata da un gruppo di giovani e che viene selvaggiamente vendicata dall’organizzazione a cui lei appartiene, o come quella di Primavera, una prostituta avanti negli anni che ha una relazione con il giovane pappone Antonio.
Proprio quest’ultimo la tradisce incapricciandosi della di lei figlia Daniela, con la quale scappa.

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Nel frattempo Macaluso porta avanti le sue indagini e sarà il guardone che spiava Giselle a mettere il funzionario di polizia sulla strada giusta…
Prostituzione è un thriller-poliziesco girato nel 1974 da Rino Di Silvestro, regista romano scomparso cinque anni addietro all’età di 77 anni;Di Silvestro, che nel corso della sua carriera ha diretto solo 8 pellicole,fra le quali La lupa mannara e Hanna D.la ragazza del Vondel park aveva diretto l’anno precedente un discreto Wip, quel Diario segreto da un carcere femminile accolto da un lusinghiero successo di pubblico.
dalla vita delle recluse di un carcere, fra soprusi e violenze morali, Di Silvestro passa all’ esterno, raccontando a modo suo una storia squallida di prostituzione, mostrando le vite di un gruppetto di belle di notte alle prese con il loro degradante lavoro.

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Il film è essenzialmente un poliziesco con venature thriller, alle quali il regista romano aggiunge un’ambientazione sordida ben ricostruita e qualche piccola denuncia del mondo degradato moralmente in cui le vittime del mestiere più antico del mondo vivono.
Lo fa senza forzare eccessivamente l’aspetto morale della cosa, limitandosi a intrecciare storie che potrebbero essere quelle di qualsiasi donna che viva l’esperienza della prostituzione con un cannovaccio strettamente giallistico, con tanto di omicidio e sorpresa finale sull’identità del misterioso assassino.
Il film è caratterizzato da una buona scorrevolezza e da un andamento dark, visto anche il mondo in cui si muove; qualche scena erotica, parecchi nudi ma se vogliamo funzionali a quanto raccontato.
Grazie ad un cast di comprimari e a qualche attore di primo livello De Silvestro filma un’opera non dozzinale, che in qualche modo emerge dalla montagna di film erotici prodotti tra il 1971 e il 1976; questo Prostituzione, ripreso all’estero con i titoli di Red city lights,Love Angels,Street Angels e Sex slayer è opera dignitosa e di discreta fattura.
Grazie anche a Aldo Giuffrè, che interpreta il misurato commissario Macaluso, alla bravissima Maria Fiore, che riveste i panni della matura Primavera e a Orchidea De Santis, splendida come sempre nelle vesti della prostituta Benedetta, la ragazza violentata e vendicata dall’organizzazione a cui appartiene.

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Accanto a loro ci sono anche altri ottimi comprimari, che segnalo sopratutto per l’alto grado di professionalità mostrata:Lucretia Love,Umberto Raho, Magda Konopka,Krista Nell,Andrea Scotti e Gabriella Lepori, Luciano Rossi e Liana Trouche oltre a Elio Zamuto, conferiscono un’aria di professionalità ad un film che rischiava di passare come l’ennesimo prodotto di serie B del sotto cinema italiano.
Così non è per fortuna.
Il film purtroppo è molto raro e non esiste almeno a quanto ne so in edizione digitale italiana, anche se qualche anno addietro è stato trasmesso dalla scomparsa Odeon tv; su You tube c’è un mediocre riversaggio da VHS in lingua inglese, chiunque voglia cimentarsi con l’ardua comprensione dei dialoghi potrà farlo seguendo questo link: http://www.youtube.com/watch?v=otNojdFxkg8

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Un film di Rino De Silvestro, con Orchidea De Santis,Aldo Giuffrè,Maria Fiore,Lucretia Love,Umberto Raho, Magda Konopka,Krista Nell,Andrea Scotti,Gabriella Lepori, Luciano Rossi Liana Trouche,Elio Zamuto Italia 1974 Drammatico Durata 105 minuti

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Aldo Giuffrè: Ispettore Macaluso
Maria Fiore: Primavera
Elio Zamuto: Michele Esposito
Krista Nell: Immacolata Mussomecci
Orchidea de Santis: Benedetta
Magda Konopka: Signora North
Andrea Scotti: Il poliziotto Variale
Paolo Giusti: Antonio
Gabriella Lepori: Giselle Rossi
Luciano Rossi: Faustino

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Genere drammatico, commedia
Regia Rino Di Silvestro
Sceneggiatura Rino Di Silvestro
Produttore Giuliano Anellucci
Casa di produzione Angry Film
Fotografia Salvatore Caruso
Montaggio Angelo Curi

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L’opinione di renato dal sito http://www.davinotti.com
Si parla ovviamente dell’argomento del titolo, tra un’ovvia citazione di Mamma Roma e qualche scena comica davvero evitabile. Finché il film resta sul registro giallo/drammatico non dispiace, comunque: ci sono delle belle musiche, la buona prova di Maria Fiore ed un ottimo finale, quello davvero riuscito. Insomma una pellicola che va un po’ troppo a corrente alternata, ma curiosa ed in definitiva che vale la pena di vedere.
L’opinione di Fauno dal sito http://www.davinotti.com
Che lo si voglia o meno è un bel film in quanto, omicidio a parte, per una volta ci si cala nel mondo della prostituzione senza sfregi, vetriolo, lupara bianca o dentature spaccate a pugni. In particolare la figura di Primavera, magnificamente interpretata da Maria Fiore, dà una connotazione più umana ad una figura spesso ingiustamente vilipesa. D’altronde se c’è una persona che da quando esiste il mondo è sempre stata in prima linea e ha sempre pagato sulla propria pelle e senza sconti tutto il peggio, quella è la meretrice… Bravo pure Giuffrè.

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gennaio 24, 2014 Posted by | Drammatico | , , , , , , , , , , | 2 commenti

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