L’assassinio di Sister George
Sister George è un volto popolare della televisione: è un’infermiera bonaria e amorosa verso i suoi pazienti, a tal punto da essere uno dei personaggi più amati del serial tv in cui appare.
Ad interpretare il personaggio è June Buckridge, una donna ormai in la con gli anni, che al contrario del personaggio interpretato ha un carattere difficile.
E’ ormai un’alcolizzata, una donna nevrotica che ha anche una sessualità poco ortodossa; ha infatti come amante la bella Childie, una ragazza dal carattere docile e remissivo, che colleziona bambole e che vive con lei.
Le frustrazioni che la donna ha nella vita e in parte sullo schermo June le trasmette alla giovane amante, che subisce tutto forse per amore o forse perchè il legame simbiotico con June è ormai così forte da averne annullato la personalità.
June però inizia a rendersi conto che la produzione dello sceneggiato le riserva ruoli sempre più risicati, probabilmente perchè ha un carattere che ormai crea problemi e imbarazzi alla troupe, un po anche per quel suo essere scandalosamente, sessualmente lesbica.
I problemi di June si moltiplicano e quando la donna mette in palese imbarazzo due suore e di conseguenza lo staff della produzione, la vicenda personale di June degenera.
Mercy Croft,inviata dalla produzione, sembra essere interessata alla vicenda personale di June; è solo apparenza, perchè Mercy deve annunciare alla donna la decisione presa dalla produzione stessa, ovvero l’eliminazione del personaggio di Sister George dallo sceneggiato.
Non solo: Mercy tenta di sedurre, con successo, la debole Childie.
Il personaggio di george muore definitivamente e per June si prospetta un fturo desolante, prestare la propria voce al doppiaggio di Clarabella, la mucca personaggio della Disney.
Cattivo, pessimista e al tempo stesso spietato atto d’accusa dei meccanismi della tv,L’assassinio di Sister George (The killing of Sister George) è un film diretto nel 1968 da Robert Aldrich, l’anno dopo il bellico Quella sporca dozzina che lo aveva portato a sbancare i botteghini.
L’assassinio di Sister George gioca le sue carte su un doppio binario, legandosi alla figura di Sister George a doppio filo: il primo è uno sguardo impietoso alle regole della tv, al mondo ipocrita e spietato che si muove dietro le quinte della sorella minore del cinema senza per questo distaccarsi dalle meschinità e dalle invidie che si nascondono dietro la patina di rispettabilità del mondo della celluloide.
L’altro è legato indissolubilmente alla sessualità della protagonista, esplicitamente lesbica in un periodo storico, quello della fine degli anni sessanta nel quale l’omosessualità era ancora un tabù invincibile.
Aldrich caratterizza, volutamente, in maniera eccessiva il personaggio di June:iraconda, alcolizzata, instabile, la donna appare però viva e vitale, pur in tutte le sue debolezze, in aperto e netto distacco con gli altri personaggi, tutti mossi da sentimenti meschini.
L’establishment è quello, immutabile e immutato, tutti sono apparentemente posati e privi di emozioni pulsanti, tutti indistintamente agiscono in base al proprio tornaconto.
Mercy e Childie, le due protagoniste principali dietro l’irascibile George-June sono mosse da diverse pulsioni: Mercy deve apparentemente recuperare alla produzione il personaggio dell’infermiera tranquilla e rassicurante di George, ma in realtà persegue uno scopo preciso, ovvero la seduzione di Childie.
Che è a sua volta personaggio fragile e privo di identità precisa.
La ragazza alla fine infatti segue la sua nuova amante docilmente, abbandonando quella June che ormai non è più un personaggio di primo piano e che inoltre appare ormai alla deriva, preda dei suoi vizi e delle sue debolezze.
E’ un raffronto impossibile, quello che fa Aldrich: così ricorre a mezzi scorretti e sleali.delineando in bianco e nero le figure dei protagonisti.
Non ci sono buoni, ci sono i cattivi che però sono mimetizzati e celati dietro un manto di rispettabilità, di perbenismo che ce li rende ancor più odiosi.
E’ questo il vero volto dello spettacolo?
Probabilmente si.
Per chi non è addentro alle cose dello show business si tratta solo di prendere o lasciare, accettare la descrizione al vetriolo di Aldrich o al massimo gustarsi il film e accantonarlo pensando alle solite esagerazioni.
Ma il sasso nello stagno Aldrich lo lancia e si può dire che colga nel segno.
Per quanto riguarda il cast, i personaggi più importanti sono esclusivamente femminili e quelli maschili sono essenzialmente di contorno:spazio quindi a tre figure (June Buckridge,Mercy Croft e Childie) perfettamente delineati, in ombre e sfumature.
Beryl Reid è grandissima nel ruolo di June, donna tormentata, eccessiva ma al tempo stesso vera,reale.
Coral Browne è Mercy Croft viscida quanto serve, donna aggressiva sessualmente, che vuole Childie e la ottiene.
Susannah York è Childie fragile,infantile e sottomessa a June, ma al omento buono la tradisce anche lei.
Tre donne, tre profili completamente diversi: la più collerica però alla fine è anche quella che è più vicina ad un doloroso reale, un’esistenza problematica ma viva.
Bel film davvero, questo L’assassinio di Sister George.
Ed è un vero peccato che sia assolutamente introvabile in una versione decente in italiano.
L’assassinio di Sister George
Un film di Robert Aldrich. Con Susannah York, Beryl Reid, Coral Browne, Patricia Medina Titolo originale The Killing of Sister George. Drammatico, durata 138′ min. – USA 1968.
Beryl Reid: June ‘George’ Buckridge
Susannah York: Alice ‘Childie’ McNaught
Coral Browne: Mercy Croft
Ronald Fraser: Leo Lockhart
Patricia Medina: Betty Thaxter
Hugh Paddick: Freddie
Regia Robert Aldrich
Soggetto Frank Marcus
Sceneggiatura Lukas Heller
Produttore Robert Aldrich
Walter Blake (associato)
Casa di produzione Palomar Pictures / Associates & Aldrich Company
Fotografia Joseph F. Biroc
Montaggio Michael Luciano
Musiche Gerald Fried
Scenografia William Glasgow,John Brown
Costumi Renié Marie Osborne
L’opinione di Bradipo68 dal sito http://www.filmtv.it
Pur essendo avvezzo allo stile disturbante di Aldrich devo ammettere che questo film mi ha impressionato per la sua cattiveria e sgradevolezza.A me piace definirlo un noir dei sentimenti in cui il vero assassinio non è quello di una figurina televisiva edulcorata per ragioni di audience.Il vero assassinio è quello della persona disturbata e insicura che c’è dietro la Sister George del titolo.In realtà Aldrich parla di omosessualità al femminile senza metafore e lo fa usando il marciume del mondo televisivo come sfondo di una generale ridefinizione di valori.Non importa chi sia omosessuale o chi non lo sia,ma la lente di Aldrich ci inquadra un mondo alla deriva e non è certo per colpa di una coppia di lesbiche.In questo film emerge prepotente la figura della protagonista,che si fa chiamare George anche in privato:una donna un po’in là con gli anni e col vizio di alzare il gomito,gelosa all’eccesso di Childie la sua compagna che più che altro sembra solo sua succube.Il suo mondo crolla quando il suo personaggio è fatto morire per esigenza di scena:la sua psiche ne è sconvolta fatalmente,la sua reazione è scomposta,l’unico lavoro che le viene proposto è quello di fare la voce di un animale in una serie televsiva per bambini e da qui,dopo l’assassinio di Sister George,c’è il collasso totale.Lei che si dimostra l’unica persona vera in un universo dominato da comparse ipocrite e da figurine di cartone finalmente si accorge di aver vissuto per vari anni in un’imitazione di mondo in cui tutto è illusorio,anche la bara utilizzata per il funerale di Sister George.Ma quel poco di concreto che c’è in quell’ambiente(la potente Mercy Croft),le sottrae l’intimità domestica,le sottrae Childie,probabilmente l’unica ragione di proseguire dopo la morte televisiva di Sister George.Morte che arriva per il comportamento non adamantino dell’attrice ma soprattutto per il suo essere lesbica senza alcun bisogno di nascondere la propria sessualità.E per questo viene punita.Aldrich ci regala un ritratto impietoso del glamourama televisivo,culla di immoralità e di sotterfugi.Ma l’unica che viene punita per quello che è e non per come appare è George,l’unica persona vera in un mausoleo di statue di cera.Eccellente la prova di Beryl Reid attrice a me praticamente sconosciuta ma che si produce in una performance entusiasmante.
L’opinione di Maria Silvia Avanzato dal sito http://www.orizzontidigloria.com
(…) Questo è un film di ribaltamento e asfissia. Da un lato c’è la protagonista con i suoi eccessi e l’incapacità di nascondersi, con la scomoda e dichiarata omosessualità, con il sadico ma commovente legame verso una ragazza tanto più giovane. Dall’altro c’è la scintillante indoratura della Tv, dove ognuno colloca in ombra le proprie perversioni, risultando lineare e rispettabile nella vita di tutti i giorni. Gli affetti di June sono sassolini colorati destinati a scivolarle fra le dita: ama una giovane bambola assai meno svampita di quanto sembri, non ha amici eccettuata la prostituta della porta accanto. Tutti, intorno a June, vogliono uccidere Sister George e June stessa, punendola per la sua sfrontata spontaneità, per i suoi vizi, per le sue scelte alla luce del sole. La BBC è il grande maestro di cerimonia, che insabbia colpe e ridimensiona carriere con una netta cesura di forbice, da un giorno all’altro.
C’è poi una sfavillante panoramica sul Gateways Club (locale gay dell’epoca ripreso nella sua realtà, scelta che diede luogo a sfrenate polemiche), sui bar sempre aperti dove è facile trovare quel rinfrancante whisky della sera, sulla televisione come rifugio ultimo per le vecchie glorie del teatro. La sessualità emerge in questo film con un crudo contorno di dettagli, senza mezze misure.
June è rancorosa e maldestra, ribelle, lesbica e incapace di edulcorare la sua natura: per questo viene ingiustamente punita e diventa la trottola senza riposo che vaga sul set della falsità e della finzione altrui.
Dove vanno a morire le stelle?
Per Robert Aldrich, muoiono là dove gli altri decidono di dimenticarle.(…)
L’opinione di Lospaccone dal sito http://www.filmscoop.it
Aldrich già in altri film (“Baby Jane” e “Dolce Carlotta”) aveva dimostrato il suo interesse per storie che esplorassero le zone più oscure dell’universo femminile. In questo caso si spinge ancora oltre portando sul grande schermo un dramma che intreccia il tema dell’omosessualità femminile ad una satira degli ambienti televisivi. E lo fa in un modo terribilmente reale e crudo, brutale per certi versi, non risparmiando momenti di morbosità sorprendenti se si considera l’anno in cui il film uscì. La protagonista è una signora ormai avanti con gli anni che, a dispetto del personaggio gentile e misurato (una suora) che interpreta in una serie tv di successo, nella vita reale è una persona sgradevole, sguaiata, che non evita di spiattellare in faccia a tutti la sua condizione di lesbica alcolizzata. Questo non gli viene perdonato dal mondo in cui lavora (quello televisivo) il quale pur nutrendosi della finzione della recitazione e dello spettacolo, esige, per motivi etici o professionali, il conformismo dei comportamenti e delle idee. L’assassinio di Sister George va interpretato metaforicamente come l’emarginazione di chi osa non nascondere una condizione personale non accettata collettivamente. Gli ultimi minuti del film sono secondo me i migliori.
L’opinione del Morandini
Sister George è un personaggio d’infermiera che un’attrice di mezza età, abbrutita dall’alcol e lesbica, interpreta da anni in un serial TV della BBC, ma i dirigenti pensano di “eliminarlo”: l’assassinio è metaforico. Forse il film più sgradevole di Aldrich, un’altra impietosa variazione sul mondo dello spettacolo, rappresentato come una realtà corrotta e squallida, con risvolti espliciti nella patetica e grottesca descrizione dei rapporti tra B. Reid e S. York, sua succuba. “Mai rivolta contro l’establishment era stata più angosciosa e impotente, sterile nella sua inerzia” (C. Salizzato). Un finale tremendo nella sua regressione allo stato animale. Girato in Inghilterra.
Decameron N.4….le belle novelle di Boccaccio
Un gruppo di donne si ritrova quotidianamente nel lavatoio pubblico della cittadina nella quale vivono; mentre lavorano si raccontano storie licenziose per ingannare il tempo.
– Tofano è un marito geloso che però non dedica abbastanza tempo a sua moglie Ghita, che naturalmente decide di farsi un’amante.Generalmente la donna usa la tecnica di far ubriacare l’uomo per poi correre a trastullarsi con l’amante.Ma Tofano capisce che la moglie nasconde qualcosa,la coglie in fallo ma viene beffata da quest’ultima che gli fa credere di essersi suicidata gettandosi in un pozzo.
– Calandrino eredita una grossa somma in denaro, ma da sciocco integrale qual’è racconta la cosa in giro; i suoi amici riusciranno a togliergli tutti i soldi facendogli credere che è incinto.Lo guariranno dandogli un purgante.
– Frate Rinaldo ha un debole per le donne e sopratutto per Agense. Il marito li coglie in inequivocabili atteggiamenti ma il furbo frate farà credere all’uomo che la donna è affetta da parassitosi e che l’unica cura che funzioni è accoppiarsi carnalmente con lei.
– Simona è appartata con un ragazzo su un prato.Il giovane inavvertitamente mastica dell’erba velenosa e muore. Simona, per salvarsi dall’accusa di omicidio è costretta a ripetere l’accaduto davanti ad un giudice.
– Alberto è un giovane costretto, suo malgrado, a farsi frate da un eremita.Ma lui smania per Lisetta, così escogita uno stratagemma:si traveste da Arcangelo gabriele e finalmente seduce l’oggetto delle sue brame.Mal gliene incorrerà perchè alcuni giovani, scoperta la cosa, non solo lo bastoneranno ma ne approfitteranno per sostituirsi a lui.
Sciaguratissima versione cinematografica, l’ennesima, ricavata dalle novelle del povero Boccaccio, qui saccheggiato indegnamente in un decamerotico tra i più brutti concepiti nel periodo del massimo fulgore del genere.
Diretto da Paolo Bianchini sotto opportuno pseudonimo (Paul Maxwell) con un cast assemblato al minor costo possibile, Decameron n. 4… Le belle novelle di Boccaccio arriva nelle sale nel 1972 cercando di spillare qualche lira e contando come al solito su un gruppetto di belle attricette da mostrare nude e poco altro.
L’impianto narrativo è ridotto all’osso, le storie non brillano nemmeno per originalità (l’episodio dell’Arcangelo Gabriele è copiato dal film Boccaccio) e la recitazione del gruppo di attori di serie B raccolto è a livello di film di serie Z.
Desolante in tutto, Decameron n. 4… Le belle novelle di Boccaccio è opera di Paolo Bianchini, regista che fino ad allora aveva diretto qualche western anonimo come Dio li crea… Io li ammazzo! o Quel caldo maledetto giorno di fuoco.
Girato con un budget stringatissimo il film non emerge nemmeno per originalità degli episodi e indulge solo sui congressi carnali delle protagoniste, peraltro attricette in cerca di gloria. L’unico nome di rilievo è quello di Mariangela Giordano,all’epoca ormai trentacinquenne e che era stata protagonista del Decameron 2 di Guerrini, prodotto di ben altra caratura.
Insipido o sciapo che dir si voglia, il film non ha alcuna dote e tra l’altro non smuove nemmeno per errore l’ombra di un sorriso, rivelandosi alla fine come uno dei prodotti più squallidi del genere decamerotico, che pure al 70% è stato sotto genere pieno di prodotti insulsi.
Nulla in assoluto da segnalare:regia sciatta, location ristretta, recitazione da oratorio.
Di conseguenza, film da dimenticare sotto tutti i punti di vista.
Praticamente impossibile da trovare in una versione che non sia quella pessima ricavata da una vecchia VHS che circola in rete.
Decameron nº 4 – Le più belle novelle del Boccaccio
Un film di Paolo Bianchini (Paul Maxwell). Con Nino Musco, Mariangela Giordano, Ciccio Antonacci, Lee Banner, Enzo Pulcrano, Claudia Bianchi, Anna Odessa Erotico, durata 95 min. – Italia 1972.
Nino Musco: Tofano
Anna Odessa: Moglie di Tofano
Lorenzo Piani: Ricciardetto
Mariangela Giordano: Tessa
Francesco Antonacci: Calandrino
Sergio Rovelli: Buffalmacco
Luigi Antonio Guerra: Nello
Ennio Colaianni: Mastro Simone
Giulio Baraghini: Fra’ Rinaldo
Mimma Gori: Agnesa
Luca Sportelli: Il marito
Claudia Bianchi: Simona
Fernando Mopago: Pasquino
Marcello Monti: Stramba
Benise Clara Tundis: Lacina
Enzo Pulcrano: Frate Alberto
Susy Kuster: Lisetta
Regia Paolo Bianchini
Soggetto Paolo Bianchini
Sceneggiatura Paolo Bianchini
Produttore Gabriele Crisanti
Casa di produzione Compagnia Generale Cinematografica
Fotografia Antonio Modica
Montaggio Otello Colangeli
Musiche Roberto Pregadio, Vassili Kojucharov
Scenografia Francesco Antonacci
Costumi Francesco Antonacci
L’opinione di mm40 dal sito http://www.filmtv.it
Forse – e vale la pena di ribadire il forse, perchè la materia del dibattito è fin troppo vasta e i dubbi possono fiorire legittimamente – il filone decamerotico è stato il più povero e squallido dell’intera storia del cinema italiano. Nel giro di un paio di anni successe tutto, a seguito del clamore e degli incassi del Decameron pasoliniano (1971); ma il vero problema del decamerotico è che venne portato avanti pressochè solamente da mestieranti, terze scelte e sciagurati, sia per quanto riguarda i registi che per gli interpreti. Paolo Bianchini, per esempio, che qui si firma Paul Maxwell, rimarrà per tutta la sua carriera nell’anonimato, fino a raggiungere un minimo di notorietà nei primi anni Duemila girando qualche fiction – e non fra le più famose – della Rai; gli attori di questo Decameron n°4, invece, sono e sono rimasti dei perfetti sconosciuti: e per fortuna, perchè il livello della recitazione è davvero infimo. Oltrettutto la scelta – in voga in quegli anni di commediacce sguaiate – di impostare i personaggi con esasperate parlate dialettali è proprio pessima: ancora ancora potrebbe essere comprensibile in una metropoli odierna, ma figuriamoci nelle campagne del Trecento quanti interscambi culturali fra le varie zone d’Italia potessero esserci. La sceneggiatura è firmata dal regista; in un ruolino compare Luca Sportelli (caratterista di serie B, comunque Marlon Brando in tale contesto); le musiche di Vasili Kojucharov sono dirette dal maestro Pregadio, in quegli anni ancora lontani dal successo della Corrida di Corrado in tv.
L’opinione di Undjing dal sito http://www.davinotti.com
Cinque novelle, introdotte da un gruppo di lavandaie con un volgare senso dell’umorismo: dal marito siciliano (ovviamente più anziano della consorte) fatto becco quando rientrato dal lavoro perché ubriacato dalla moglie (bolognese!) alla coppia di ingenui che riescono a farsi rubare l’eredità dopo che a lui è stato detto ch’è incinta; dal giudice avvelenato perché attivo “sessualmente” su una presunta scena di omicidio agli inevitabili fratacchioni vispi e virili. Si ride poco, per via di un cast per niente efficace, una parlata dialettale approssimativa e ironia davvero di basso profilo.
L’opinione di Homesick dal sito http://www.davinotti.com
Introdotte da un gruppo di lavandaie cafone, cinque novelle del Boccaccio opportunamente rivedute, corrette e ampliate negli elementi più spinti e volgari. La realizzazione è misera e la comicità di bassa lega; quindi inutile dire che il valsente provenga dal reparto femminile, con le rustiche Ann Odessa e Mariangela Giordano, la fine Claudia Bianchi e la mai più rivista Susy Kuster, l’unica prescelta per il nudo integrale. Francesco Antonacci (il “Calandrino pregno” del secondo episodio, nonché costumista e scenografo) sembra un sosia magro di Burt Young.
Classifica al botteghino 1985
1) Rambo 2 – La vendetta di George Pan Cosmatos
con Sylvester Stallone, Richard Crenna, Charles Napier, Julia Nickson, Steven Berkoff
2) Rocky IV di Sylvester Stallone
con Sylvester Stallone, Talia Shire, Dolph Lundgren, Brigitte Nielsen, Burt Young, Carl Weathers, James Brown, Michael Pataki
3) 9 settimane e 1/2 (9 1/2 Weeks) di Adrian Lyne
con Mickey Rourke, Kim Basinger, Margaret Whitton, Christine Baranski
4) La mia Africa (Out of Africa) di Sidney Pollack
con Meryl Streep, Robert Redford, Klaus Maria Brandauer, Michael Kitchen, Malick Bowens
5) Ritorno al futuro (Back to the Future) di Robert Zemeckis
con Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Lea Thompson, Crispin Glover, Thomas F. Wilson, Claudia Wells, Billy Zane
6) Amici miei Atto III di Nanni Loy
con Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, Renzo Montagnani, Gastone Moschin, Bernard Blier
7) Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli
con Liv Ullmann, Catherine Deneuve, Philippe Noiret, Giuliano Gemma, Giuliana De Sio, Stefania Sandrelli, Athina Cenci, Bernard Blier, Paolo Hendel, Lucrezia Lante della Rovere, Ron
8) Tutta colpa del Paradiso di Francesco Nuti
con Francesco Nuti, Ornella Muti, Roberto Alpi, Laura Betti, Marco Vivio, Novello Novelli
9) Scuola di polizia 2: Prima missione (Police Academy 2) di Jerry Paris
con Steve Guttenberg, Bubba Smith, David Graf, George Gaynes, Michael Winslow, Bruce Mahler, Colleen Camp, Art Metrano
10) 007 Bersaglio mobile (A View to a Kill) di John Glen
con Roger Moore, Tanya Roberts, Grace Jones, Christopher Walken, Patrick Bauchau, Fiona Fullerton, Desmond Llewelyn, Lois Maxwell
11) Commando (Commando) di Mark L. Lester
con Arnold Schwarzenegger, Rae Dawn Chong, Dan Hedaya, Vernon Wells, Patrick Kelly, Alyssa Milano
12) Troppo forte di Carlo Verdone
con Carlo Verdone, Stella Hall, Alberto Sordi, John Steiner, Mario Brega
13) L’onore dei Prizzi (Prizzi’s Honour) di John Huston
con Jack Nicholson, Kathleen Turner, Anjelica Huston, Robert Loggia, John Randolph, William Hickey, Lawrence Tierney
14) L’anno del dragone (Year of the Dragon) di Michael Cimino
con Mickey Rourke, John Lone, Ariane, Ray Barry
15) Miranda di Tinto Brass
con Serena Grandi, Andrea Occhipinti, Franco Branciaroli, Andy J. Forrest, Franco Interlenghi
16) Cercasi Susan disperatamente (Desperately Seeking Susan) di Susan Seidelman
con Rosanna Arquette, Madonna, Aidan Quinn, John Turturro, Mark Blum
17) Yuppies – I giovani di successo di Carlo Vanzina
con Massimo Boldi, Jerry Calà, Christian De Sica, Ezio Greggio, Federica Moro, Corinne Cléry, Valeria D’Obici
18) Cocoon – L’energia dell’universo (Cocoon) di Ron Howard
con Don Ameche, Hume Cronyn, Wilford Brimley, Brian Dennehy, Steve Guttenberg, Maureen Stapleton, Jessica Tandy, Tahnee Welch
19) Il gioiello del Nilo (The Jewel of the Nile) di Lewis Teague
con Michael Douglas, Kathleen Turner, Danny DeVito, Spiros Focas, Avner Eisenberg
20) Maccheroni di Ettore Scola
con Marcello Mastroianni,Jack Lemmon
I Razzie Awards 1990-1999
Nell’articolo precedente dedicato ai Razzie award, https://filmscoop.wordpress.com/2012/04/17/i-razzie-awards/ abbiamo visto i primi dieci anni di attività del gruppo che attribuisce I lamponi dorati, i contro Oscar che “premiano” i peggiori film della stagione.
Il 24 marzo 1991 al Roosvelt Hotel di Hollywood vengono attribuiti i poco ambiti Razzie ai film distribuiti nel 1990; vero trionfatore della serata è I fantasmi non possono farlo diretto da John Derek e interpretato dalla signora Derek, Bo.
L’attrice statunitense di origini irlandesi,vera beniamina della giuria dei Razzie porta a casa la statuetta come peggior attrice, mentre suo marito quella come peggior regista. Un trionfo storico diviso tutto in famiglia, insomma.
Il film I fantasmi non possono farlo su ben 9 nomination raccoglie 4 Razzie, e vede sottrarsi il premio come peggior film da Le avventure di Ford Fairlane (The Adventures of Ford Fairlane), regia di Renny Harlin mentre questo film permette a Andrew Dice Clay di guadagnarsi un poco onorevole Razzie come peggior attore protagonista.
Nel lotto dei Razzie finisce anche lo splendido Padrino parte III per colpa di una giovanissima Sofia Coppola, che vince, all’unanimità, due Razzie come peggior attrice non protagonista e peggior esordiente, riconoscimento davvero poco onorevole e troppo severo per la figlia del grande Francis Ford.
I fantasmi non possono farlo, peggior regia del 1989 nell’edizione 1990 dei Razzie
Le avventure di Ford Fairlane, Razzie come peggior film edizione 1990
Milla Jovovich, peggior attrice esordiente dell’anno
Tra i nominati per il peggior film c’è Brian De Palma, con il discusso Falò delle vanità mentre non manca il solito Stallone che rischia la vittoria con il film Cobra, affiancato anche da un altro simbolo della Hollywood blockbuster, Mickey Rourke finito nel mirino per Orchidea Selvaggia.
L’anno successivo, il 29 marzo 1992 al Hollywood Roosevelt Hotel di Hollywood c’è la consueta serata che premia i film peggiori del 1991; questa volta non c’è un film o un cast a svettare su tutti e la lotta è più serrata.
Peggior film alla fine risulta essere Hudson Hawk – Il mago del furto di Michael Lehmann interpretato da Bruce willis,Andie Mac Dowell e Danny Aiello; su 6 nomination la pellicola vince le due più importanti ( o meno onorevoli, se vogliamo) ovvero quelle attribuite al peggior film e al peggior regista.
Bruce Willis in Hudson Hawk il mago del furto, peggior film del 1991 nell’edizione 1992 degli award
Kevin Costner, peggior attore per il film Robin Hood principe dei ladri
Pauly Shore, peggior attore esordiente dell’anno
Kevin Costner è il peggior attore per Robin Hood principe dei ladri mentre Sean Young interprete di Un bacio prima di morire vince sia come attrice protagonista che come attrice non protagonista, un caso unico in quanto la Young interpreta un doppio ruolo.
Costner è.al primo dei suoi quattro Razzie Awards vinti, tre ottenuti come peggior attore protagonista per Robin Hood – Principe dei ladri, Wyatt Earp e L’uomo del giorno dopo e uno come peggior regista sempre per L’uomo del giorno dopo. Da segnalare come Ritorno alla laguna blu, con protagonista una giovane Milla Jovovich sia candidato a 5 Razzie senza però vincerne nessuno.
Nel 1993 il parterre degli aspiranti al premio è decisamente molto più illustre e ben rappresentato; la sera del 28 marzo 1993 all’ Hollywood Roosevelt Hotel di Hollywood ad ambire a ben 7 premi è uno dei successi della stagione precedente, Guardia del corpo-The bodyguard diretto da Mike Jackson e interpretato ancora una volta dal povero Kevin Costner e da Whitney Houston.
Edizione Razzie award del 1993: vince come peggior film del 1992 Vite sospese
Janet Jackson, peggior attrice esordiente 1993
Melanie Griffith, peggior attrice e Razzie award 1993
Nel lotto dei concorrenti finiscono Analisi finale di Joanou come peggior film e ancora una volta Costner con nientemeno che Nicholson e Michael Douglas come peggiori attori,Melanie Griffith,Kim Basinger, Whitney Houston e Sean Young come peggiori attrici, David Seltzer e Barry Levinson come peggiori registi.
Un lotto davvero prestigioso, non c’è che dire.
La parte del leone la fa Vite sospese di David Seltzer, peggior film e peggior regista, 5 nomination e 3 Razzie vinti: Melanie Griffith sale sul gradino più alto con Vite sospese, mentre Sean Young per il secondo anno consecutivo è in lizza per il premio.Tom Selleck vince, senza storia,il Razzie per Cristoforo Colombo: la scoperta battendo il collega Marlon Brando, che aveva interpretato il ruolo di Torquemada nello stesso film. A rischiare di vincere come peggior attore è anche Robert Duvall per Gli strilloni che vede in lizza la splendida Ann Margret come peggior attrice non protagonista.
Cristoforo Colombo: la scoperta alla fine è uno dei film più nominati e meno premiati, 1 solo razzie su 6 candidature; di meglio fa The bodyguard che su 7 nomination sfugge a tutti i premi.
Burt Reynolds in Un piedipiatti e mezzo, peggior attore protagonista 1994
Madonna in Body of evidence, peggior attrice protagonista 1994
Anne Nicole Smith, peggior attrice esordiente 1994
Il 20 marzo 1994 tocca a due grandi successi dell’anno precedente, Proposta indecente e Body of Evidence – Corpo del reato dividersi 13 nomination globali;Proposta indecente di Adrian Lyne ottiene 7 nomination,Body of Evidence – Corpo del reato 6. Alla fine il primo otterrà tre riconoscimenti e il secondo uno solo.Peggior film della stagione precedente è Proposta indecente (Indecent Proposal), regia di Adrian Lyne mentre attori come Redford,William Baldwin,Arnold Schwarzenegger,Burt Reynolds,Willem Dafoe si disputano la palma come peggior attore protagonista.
A spuntarla è Burt Reynolds con Un piedipiatti e mezzo mentre Madonna trionfa per Body of Evidence – Corpo del reato battendo in volata ancora una volta le poco amate (dalla critica) Melanie Griffith, Sharon Stone e Demi Moore.Da notare che la bellissima Sharon scansa per la seconda volta consecutiva un Razzie…
Spazio anche per una grande attrice di Hollywood,Faye Dunaway, che accanto alle due nomination all’Oscar dovrà aggiungere due razzie award come peggior attrice; tra le peggiori attrici non protagoniste nomination per Sandra Bullock, interprete di Demolition Man, uno dei pochissimi film con protagonista Stallone ad essere sfuggito ai razzie.
Il colore della notte, 9 candidature ma 1 solo Razzie vinto come peggior film nel 1995
Kevin Costner, ancora una volta Razzie award come peggior attore per Wyatt Earp nel 1995
Elizabeth Berkley, peggior attrice esordiente 1996
Nel 1995 la maggior novità è rappresentata dal cambio di location della sede deputata alla serata finale; si passa quindi dal Roosvelt Hotel di Hollywood al El Rey Theatre di Los Angeles. E’ la sera del 26 marzo 1995 e ovviamente c’è molta attesa tra il pubblico e molto timore tra i nominati per l’attribuzione dei premi.
Il maggior numero di candidature, ben nove, è per Il colore della notte (Color of Night), regia di Richard Rush che ha di fronte ancora una volta Kevin Costner, questa volta interprete del film di Kasdan Wyatt Earp.
Il peggior film è Il colore della notte che però si ferma qui;è il premio meno voluto, ma gli altri otto lamponi restano a casa.
Costner non la scampa e vince il premio come peggior attore, battendo Macaulay Culkin candidato per ben tre film Papà ti aggiusto io! (Getting Even with Dad), Pagemaster – L’avventura meravigliosa (The Pagemaster), Richie Rich – Il più ricco del mondo (Richie Rich)
Questa volta Sharon Stone interprete di Trappola d’amore e di Lo specialista, alla sua terza finale consecutiva nei razzie non può evitare l’onta di vincere come Peggior attrice protagonista, battendo la sexy rivale Kim Basinger in lizza per Getaway.
Il peggior regista è Steven Seagal per Sfida tra i ghiacci, premio abbondantemente meritato per uno degli attori più “cani” di Hollywood, mentre la strana coppia Stone-Stallone stravince nel settore peggior coppia,battendo di misura Tom Cruise e Brad Pitt per Intervista col vampiro mentre Costner rischia l’ennesimo Razzie abbinato a “una qualsiasi delle sue tre mogli“(Annabeth Gish, Joanna Going e Mare Winningham) per il film Wyatt Earp.
Record di nomination per Showgirl, ben 13, peggior film del 1995 nell’edizione Razzie 1996
Pauly Shore in Un lavoro da giurato,Razzie award per il peggior attore protagonista
Pamela Anderson peggior attrice protagonista
Il 24 marzo 1996 è il The Hollywood Roosevelt Hotel Academy Room ad accogliere la serata finale; c’è molta attesa per Showgirl, il film di Paul Verhoeven che per una volta ha messo d’accordo critica e pubblica nel giudizio finale;giudicato bruttissimo e assolutamente inguardabile, Showgirl porta a casa ben 13 nomination anche se alla fine vincerà poco più della metà dei premi a cui suo malgrado aspirava, ben 7 Razzie awards.
Il film vince un razzie con Elizabeth Berkley peggior attrice protagonista,uno come Peggior sceneggiatura, come peggior film e altri minori.
Lo scontro nella categoria Peggior attore vede protagonisti due vecchie conoscenze dei Razzie, Kevin Costner e Sylvester Stallone: a sorpresa vince Pauly Shore con Un lavoro da giurato e Costner si deve “accontentare” di veder vincere il grande Dennis Hopper nella categoria Peggior attore non protagonista per Waterworld, gran bel film ingiustamente osteggiato dalla critica e diventato poi uno dei maggiori flop economici della storia del cinema.
Madonna non ha rivali con Four rooms e vince come Peggior attrice non protagonista mentre il grande escluso della serata ( e se vogliamo giustamente) è Corsari, il flop più costoso in assoluto della storia di Hollywood.
Inaspettatamente in lizza troviamo ottimi film come Jade di Friedkin,Il profumo del mosto selvatico di Arau,Il bacio della morte di Barbet Schroeder che però alla fine non vinceranno nemmeno un razzie minore.
Il premio più sprezzante è attribuito al cast completo in qualsiasi combinazione possibile di due persone (o due parti del corpo) per Showgirls che diventa uno dei film più spernacchiati di sempre nella storia dei Razzie.
E veniamo all’edizione del 1997, tenutasi il 23 marzo 1997 al The Hollywood Roosevelt Hotel Academy Room.
Marlon Brando, Razzie award per L’isola perduta
Dennis Rodman peggior attore esordiente 1997
Striptease, peggior film 1997
Nel corso del 1996 uno dei film più visti della stagione era stato Striptease di Andrew Bergman; ed è proprio questo film a raccogliere il maggior numero di candidature, 7, sfuggendo per un pelo al trionfo con 6 premi vinti.
Proprio Striptease è il peggior film dell’anno e Bergman completa il trionfo vincendo come Peggior regista e con Demi Moore come peggior attrice protagonista.
Un bolso e sfatto Marlon Brando in versione oversize vince come Peggior attore per l’orrido L’isola perduta mentre Melanie Griffith con Scomodi omicidi è nuovamente la Peggior attrice non protagonista di un soffio sulla Dunaway. Segnalo l’inaspettata presenza tra le peggiori sceneggiature che abbiano incassato almeno 100 milioni di dollari di Independence day, Mission;impossible e Il gobbo di notre dame!
Edizione 1998: Hollywood brucia e The Avengers – Agenti speciali sono candidati a nove premi, mentre Armageddon e Spice Girls: il film sono candidati a sette razzie, Godzilla a cinque.
Bruce Willis peggior attore protagonista nell’edizione 1999 dei Razzie
Demi Moore, ancora peggior attrice per Soldato Jane
Hollywood brucia, peggior film edizione 1999
E’ la sera del 20 marzo 1999 e presso il The Hollywood Roosevelt Hotel Academy Room il film Hollywood brucia (An Alan Smithee Film: Burn Hollywood Burn), regia di Arthur Hiller e Alan Smithee trionfa come Peggior film, mentre Bruce Willis fa l’en plein meritandosi il Razzie per le sue interpretazioni nei film Armageddon,Codice Mercury e Attacco al potere.Per questa ultima interpretazione sicuramente il premio è più che meritato.
Il gruppo delle Spice girls vince meritatamente il premio per la Peggior attrice: nel gruppo non viene fatta alcuna distinzione e così Melanie B, Melanie C, Emma Bunton, Geri Halliwell e Victoria Adams gruppo musicale amatissimo dai più giovani vince in blocco il Razzie.
Premi anche per Joe Eszterhas in Hollywood brucia e Maria Pitillo in Godzilla rispettivamente come peggior attore e peggior attrice non protagonista mentre Gus Van Sant con Psycho remake del capolavoro di Hitchcock è il peggio regista, mentre detto che Vi presento Joe Black (Meet Joe Black), regia di Martin Brest viene assurdamente candidato al Razzie come peggior remake possiamo passare all’ultima edizione dei
Adam Sandler in Big Daddy – Un papà speciale, peggior film dell’anno 1999 nell’edizione 2000
Heather Donahue peggior attrice in The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair
Razzie per il secolo XXI, tenutasi il 25 marzo 2000 al The Hollywood Roosevelt Hotel Academy Room. Wild Wild West per la regia di Barry Sonnenfeld candidato a nove premi si aggiudica 5 lamponi con grandissimo merito, visto che si tratta di un film ai confini con il trash mentre incredibilmente Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma si vede attribuire ben sette nomination ma fortunatamente vince un solo Razzie come Peggior sceneggiatura.
Peggior attore è Adam Sandler per Big Daddy – Un papà speciale mentre peggior attrice è Heather Donahue per The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair e infine peggior regista è Barry Sonnenfeld con Wild Wild West.
Poichè è l’ultima edizione del decennio novanta, vengono attribuiti premi speciali che vanno nell’ordine a :
– Showgirls di Verhoeven (1995) come peggior film del decennio;
– Madonna come peggior attrice del decennio novanta;
– Pauly Shore come peggior esordiente dello stesso periodo.
E’ tutto, nell’ultima parte dedicata al periodo 2000-2013 arriveremo con questa breve cronistoria a scoprire i film giudicati dalla giuria dei Razzie award i più brutti di ogni anno a seguire.
Vite sospese, Razzie award 1993
Demi Moore in Proposta indecente, Razzie 1994
Sharon Stone, Razzie come peggior attrice nel 1994 per Lo specialista
Elizabeth Berkley peggior attrice protagonista 1996
Demi Moore peggior attrice 1997
Spice girls, Razzie award a tutto il gruppo musicale come peggior attrice 1998
Wild wild west peggior film del 1999
Pauly Shore, peggior attore esordiente del decennio
Sylvester Stallone, peggior attore del secolo
Madonna, peggior attrice del secolo
Showgirls, peggior film del decennio
Prostituzione
Un quartiere periferico immerso nell’oscurità.
Una sera come tante, nei vialetti che circondano una strada di periferia, sotto i cui lampioni come ogni sera si consuma il triste rito dell’amore a pagamento.
Una ragazza, Giselle, adesca un giovane e consuma un frettoloso rapporto sotto un albero, mentre un maturo guardone assiste soddisfatto tra i cespugli.
Ritroviamo Giselle stesa nuda su un tavolo operatorio:la ragazza è morta, uccisa da un misterioso assassino.
E’ il commissario Macaluso ad essere incaricato delle indagini.
L’uomo deve muoversi nello squallido sottobosco in cui si muovono le esistenze delle prostitute, che si chiamano Benedetta,Primavera,Immacolata:nomi in netto contrasto con le loro esistenze di professioniste dell’amore.
Giselle era una di loro, ma marginalmente:la ragazza infatti era fuori dal giro delle prostitute da strada,lei era una studentessa universitaria, che si prostituiva con uomini facoltosi.
Mentre Macaluso inizia a muoversi in quel mondo sordido, brancolando alla cieca anche per il muro di omertà che sembra circondare la vicenda, si intrecciano le storie delle varie protagoniste, come quella di Benedetta, che una sera viene brutalizzata da un gruppo di giovani e che viene selvaggiamente vendicata dall’organizzazione a cui lei appartiene, o come quella di Primavera, una prostituta avanti negli anni che ha una relazione con il giovane pappone Antonio.
Proprio quest’ultimo la tradisce incapricciandosi della di lei figlia Daniela, con la quale scappa.
Nel frattempo Macaluso porta avanti le sue indagini e sarà il guardone che spiava Giselle a mettere il funzionario di polizia sulla strada giusta…
Prostituzione è un thriller-poliziesco girato nel 1974 da Rino Di Silvestro, regista romano scomparso cinque anni addietro all’età di 77 anni;Di Silvestro, che nel corso della sua carriera ha diretto solo 8 pellicole,fra le quali La lupa mannara e Hanna D.la ragazza del Vondel park aveva diretto l’anno precedente un discreto Wip, quel Diario segreto da un carcere femminile accolto da un lusinghiero successo di pubblico.
dalla vita delle recluse di un carcere, fra soprusi e violenze morali, Di Silvestro passa all’ esterno, raccontando a modo suo una storia squallida di prostituzione, mostrando le vite di un gruppetto di belle di notte alle prese con il loro degradante lavoro.
Il film è essenzialmente un poliziesco con venature thriller, alle quali il regista romano aggiunge un’ambientazione sordida ben ricostruita e qualche piccola denuncia del mondo degradato moralmente in cui le vittime del mestiere più antico del mondo vivono.
Lo fa senza forzare eccessivamente l’aspetto morale della cosa, limitandosi a intrecciare storie che potrebbero essere quelle di qualsiasi donna che viva l’esperienza della prostituzione con un cannovaccio strettamente giallistico, con tanto di omicidio e sorpresa finale sull’identità del misterioso assassino.
Il film è caratterizzato da una buona scorrevolezza e da un andamento dark, visto anche il mondo in cui si muove; qualche scena erotica, parecchi nudi ma se vogliamo funzionali a quanto raccontato.
Grazie ad un cast di comprimari e a qualche attore di primo livello De Silvestro filma un’opera non dozzinale, che in qualche modo emerge dalla montagna di film erotici prodotti tra il 1971 e il 1976; questo Prostituzione, ripreso all’estero con i titoli di Red city lights,Love Angels,Street Angels e Sex slayer è opera dignitosa e di discreta fattura.
Grazie anche a Aldo Giuffrè, che interpreta il misurato commissario Macaluso, alla bravissima Maria Fiore, che riveste i panni della matura Primavera e a Orchidea De Santis, splendida come sempre nelle vesti della prostituta Benedetta, la ragazza violentata e vendicata dall’organizzazione a cui appartiene.
Accanto a loro ci sono anche altri ottimi comprimari, che segnalo sopratutto per l’alto grado di professionalità mostrata:Lucretia Love,Umberto Raho, Magda Konopka,Krista Nell,Andrea Scotti e Gabriella Lepori, Luciano Rossi e Liana Trouche oltre a Elio Zamuto, conferiscono un’aria di professionalità ad un film che rischiava di passare come l’ennesimo prodotto di serie B del sotto cinema italiano.
Così non è per fortuna.
Il film purtroppo è molto raro e non esiste almeno a quanto ne so in edizione digitale italiana, anche se qualche anno addietro è stato trasmesso dalla scomparsa Odeon tv; su You tube c’è un mediocre riversaggio da VHS in lingua inglese, chiunque voglia cimentarsi con l’ardua comprensione dei dialoghi potrà farlo seguendo questo link: http://www.youtube.com/watch?v=otNojdFxkg8
Prostituzione
Un film di Rino De Silvestro, con Orchidea De Santis,Aldo Giuffrè,Maria Fiore,Lucretia Love,Umberto Raho, Magda Konopka,Krista Nell,Andrea Scotti,Gabriella Lepori, Luciano Rossi Liana Trouche,Elio Zamuto Italia 1974 Drammatico Durata 105 minuti
Aldo Giuffrè: Ispettore Macaluso
Maria Fiore: Primavera
Elio Zamuto: Michele Esposito
Krista Nell: Immacolata Mussomecci
Orchidea de Santis: Benedetta
Magda Konopka: Signora North
Andrea Scotti: Il poliziotto Variale
Paolo Giusti: Antonio
Gabriella Lepori: Giselle Rossi
Luciano Rossi: Faustino
Genere drammatico, commedia
Regia Rino Di Silvestro
Sceneggiatura Rino Di Silvestro
Produttore Giuliano Anellucci
Casa di produzione Angry Film
Fotografia Salvatore Caruso
Montaggio Angelo Curi
L’opinione di renato dal sito http://www.davinotti.com
Si parla ovviamente dell’argomento del titolo, tra un’ovvia citazione di Mamma Roma e qualche scena comica davvero evitabile. Finché il film resta sul registro giallo/drammatico non dispiace, comunque: ci sono delle belle musiche, la buona prova di Maria Fiore ed un ottimo finale, quello davvero riuscito. Insomma una pellicola che va un po’ troppo a corrente alternata, ma curiosa ed in definitiva che vale la pena di vedere.
L’opinione di Fauno dal sito http://www.davinotti.com
Che lo si voglia o meno è un bel film in quanto, omicidio a parte, per una volta ci si cala nel mondo della prostituzione senza sfregi, vetriolo, lupara bianca o dentature spaccate a pugni. In particolare la figura di Primavera, magnificamente interpretata da Maria Fiore, dà una connotazione più umana ad una figura spesso ingiustamente vilipesa. D’altronde se c’è una persona che da quando esiste il mondo è sempre stata in prima linea e ha sempre pagato sulla propria pelle e senza sconti tutto il peggio, quella è la meretrice… Bravo pure Giuffrè.