Classifica al botteghino 1990
1) Balla coi lupi (Dances with Wolves) di Kevin Costner
con Kevin Costner, Mary McDonnell, Graham Greene, Rodney A. Grant, Floyd “Red Crow” Westerman, Robert Pastorelli
2) Pretty Woman di Garry Marshall
con Richard Gere, Julia Roberts, Ralph Bellamy, Laura San Giacomo, Hector Elizondo, Jason Alexander
3) La sirenetta di John Musker & Ron Clements
4) Ghost – Fantasma di Jerry Zucker
con Demi Moore, Patrick Swayze, Whoopi Goldberg, Tony Goldwyn, Rick Aviles, Vincent Schiavelli
5) Atto di forza (Total Recall) di Paul Verhoeven
con Arnold Schwarzenegger, Michael Ironside, Rachel Ticotin, Sharon Stone, Ronnie Cox
6) Mamma, ho perso l’aereo di Chris Columbus
con Macaulay Culkin, Joe Pesci, Daniel Stern, John Heard, Roberts Blossom, Catherine O’Hara, John Candy
7) Vacanze di Natale ’90 di Enrico Oldoini
con Massimo Boldi, Christian De Sica, Diego Abatantuono, Ezio Greggio, Andrea Roncato, Corinne Cléry, Maria Grazia Cucinotta, Moira Orfei
8) Il tè nel deserto (The Sheltering Sky) di Bernardo Bertolucci
Con Debra Winger, John Malkovich, Campbell Scott, Jill Bennett, Timothy Spall, Eric Vu-An, Amina Annabi
9) Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme
con Jodie Foster, Anthony Hopkins, Scott Glenn, Ted Levine, Anthony Heald, Charles Napier, Roger Corman, Chris Isaak
10) Le comiche di Neri Parenti
Con Paolo Villaggio, Renato Pozzetto, Enzo Cannavale, Tiziana Pini, Fabio Traversa, Alessandra Casella
11) Rocky V di John G. Avildsen
con Sylvester Stallone, Talia Shire, Burt Young, Sage Stallone, Burgess Meredith, Tommy Morrison, Richard Gant
12) Weekend con il morto di Ted Kotcheff
con Andrew McCarthy, Jonathan Silverman, Catherine Mary Stewart, Terry Kiser, Don Calfa, Louis Giambalvo
13) Mediterraneo di Gabriele Salvatores
con Diego Abatantuono, Claudio Bigagli, Giuseppe Cederna, Claudio Bisio, Gigio Alberti, Vanna Barba
14) Senti chi parla 2 di Amy Heckerling
con John Travolta, Kirstie Alley, Olympia Dukakis, Elias Koteas, Twink Caplan, Gilbert Gottfried
15) Presunto innocente di Alan J. Pakula
con Harrison Ford, Brian Dennehy, Raul Julia, Bonnie Bedelia, Paul Winfield, Greta Scacchi, John Spencer
16) Risvegli (Awakenings) di Penny Marshall
con Robert De Niro, Robin Williams, Julie Kavner, Ruth Nelson, John Heard, Penelope Ann Miller, Max von Sydow, Alice Drummond, Dexter Gordon
17) Ritorno al futuro, Parte III di Robert Zemeckis
con Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Mary Steenburgen, Lea Thompson, Thomas F. Wilson, Elisabeth Shue, Matt Clark
18) Stasera a casa di Alice di Carlo Verdone
con Ornella Muti, Sergio Castellitto, Carlo Verdone, Yvonne Sciò, Cinzia Leone
19) Nikita di Luc Besson
con Anne Parillaud, Tchéky Karyo, Jean-Hugues Anglade, Jeanne Moreau, Jean Bouise, Jean Reno
20) Highlander II – Il ritorno di Russell Mulcahy
con Christopher Lambert, Virginia Madsen, Michael Ironside, Sean Connery, John C. McGinley, Alan Rich, Phil Brock
Gli Oscar del 1973
Gli attori Carol Burnett, Michael Caine, Charlton Heston e Rock Hudson sono i presentatori della tradizionale serata che attribuisce gli Academy award per l’anno 1973 ai film nominati dalla giuria relativi alla stagione cinematografica dell’anno precedente.Ancora una volta la sede deputata alla cerimonia è quella del Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles.
E’ la sera del 27 marzo 1973, e tutti attendono uno scontro in grande stile fra i due fenomeni cinematografici del 1972, Il padrino e Cabaret, diretti rispettivamente da Francis Ford Coppola e Bob Fosse.
Alla fine il vero trionfatore è il film di Fosse che su 10 nomination porta a casa ben 8 statuette mentre Il padrino è il grande sconfitto, visto che vince solo 3 statuette su 11 nomination;enorme delusione per La signora del Blues, film dedicato alla stella Billie Halliday interpretata da Diana Ross che su 5 nomination non porta a casa nulla.
Una delle tre statuette, forse la più ambita, quella per il miglior film la porta a casa Il padrino; il premio, tutto sommato, è ben meritato alla luce anche del parterre dei concorrenti che include Cabaret (Cabaret), regia di Bob Fosse,Un tranquillo week-end di paura (Deliverance), regia di John Boorman,Karl e Kristina (Utvandrarna), regia di Jan Troell e Sounder (Sounder), regia di Martin Ritt.
Fosse si prende la rivincita con Cabaret per la miglior regia,nella stessa serata che vede la clamorosa protesta di Marlon Brando che, premiato come miglior attore protagonista per Il padrino mandò a ritirare la statuetta Sacheen Littlefeather, una nativa in segno di protesta contro le ingiustizie nei confronti dei nativi americani.
Nel corso della serata viene premiato anche, come miglior film straniero, Il fascino discreto della borghesia del grandissimo Bunuel oltre all’attribuzione di un Oscar alla carriera per Edward G. Robinson
Curiosità:
-Marlon Brando è il secondo attore a rifiutare l’Oscar;era già accaduto a George C.Scott nel 1971, che aveva rifutato la statuetta perchè non si sentiva in competizione con gli altri attori.
-Cabaret vinse anche 3 Golden Globe su 9 nomination, mentre Il Padrino vinse 5 Golden su 7 nomination;
-Luci della ribalta, di Charlie Chaplin, in seguito ai problemi relativi al maccartismo rimase inedito fino al 1972; nell’edizione del 1973 vinse un Oscar retroattivo come miglior colonna sonora.
-Karl e Kristina, di Jan Troell, venne candidato come miglior film straniero nel 1972 ed ebbe 4 nomination nel 1973.In globale ebbe 5 candidature in due anni senza però vincere alcun premio.
-Sacheen Littlefeather, al secolo Marie Louise Cruz, venne scelta da Brando per ritirare la statuetta come miglior attore protagonista; la ragazza, per parte di padre aveva sangue Apache,Yaqui e Pueblo.
La ragazza aveva preparato un discorso di ben 15 pagine ma,minacciata di essere arrestata se avesse superato il minuto di prammatica, si limitò a dire che “Marlon Brando mi ha chiesto di farvi un lungo discorso che non posso purtroppo condividere con voi attualmente, a causa del tempo, ma che sarò felice di condividere con la stampa in altra sede; purtroppo il signor Brando non può accettare questa premio molto generoso, a causa del trattamento degli Indiani d’America da parte del cinema ,della televisione e dei film replicati, e anche in seguito ai recenti avvenimenti di Wounded Knee.”
Miglior film
Il padrino (The Godfather), regia di Francis Ford Coppola
Un tranquillo week-end di paura (Deliverance), regia di John Boorman
Karl e Kristina (Utvandrarna), regia di Jan Troell
Miglior regia
John Boorman – Un tranquillo week-end di paura (Deliverance)
Jan Troell – Karl e Kristina (Utvandrarna)
Francis Ford Coppola – Il padrino (The Godfather)
Joseph L. Mankiewicz – Gli insospettabili (Sleuth)
Miglior attore protagonista
Marlon Brando – Il padrino (The Godfather)
Michael Caine – Gli insospettabili (Sleuth)
Laurence Olivier – Gli insospettabili (Sleuth)
Peter O’Toole – La classe dirigente (The Ruling Class)
Migliore attrice protagonista
Diana Ross – La signora del blues (Lady Sings the Blues)
Maggie Smith – In viaggio con la zia (Travels with My Aunt)
Liv Ullmann – Karl e Kristina (Utvandrarna)
Miglior attore non protagonista
Eddie Albert – Il rompicuori (The Heartbreak Kid)
James Caan – Il padrino (The Godfather)
Robert Duvall – Il padrino (The Godfather)
Al Pacino – Il padrino (The Godfather)
Migliore attrice non protagonista
Eileen Heckart – Le farfalle sono libere (Butterflies Are Free)
Jeannie Berlin – Il rompicuori (The Heartbreak Kid)
Geraldine Page – Un marito per Tillie (Pete ‘n’ Tillie)
Susan Tyrrell – Città amara – Fat City (Fat City)
Shelley Winters – L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure)
Miglior sceneggiatura originale
Jeremy Larner – Il candidato (The Candidate)
Luis Buñuel e Jean-Claude Carrière – Il fascino discreto della borghesia (Le charme discret de la bourgeoisie)
Terence McCloy, Chris Clark e Suzanne de Passe – La signora del blues (Lady Sings the Blues)
Louis Malle – Il soffio al cuore (Le souffle au coeur)
Carl Foreman – Gli anni dell’avventura (Young Winston)
Miglior sceneggiatura non originale
Mario Puzo e Francis Ford Coppola – Il padrino (The Godfather)
Jay Presson Allen – Cabaret
Jan Troell e Bengt Forslund – Karl e Kristina (Utvandrarna)
Julius J. Epstein – Un marito per Tillie (Pete ‘n’ Tillie)
Lonne Elder III – Sounder
Miglior film straniero
Il fascino discreto della borghesia (Le charme discret de la bourgeoisie), regia di Luis Buñuel (Francia)
Qui le albe sono quiete (A zori zdes’ tichie), regia di Stanislav Rostockij (Unione Sovietica)
I Love You Rosa (Ani Ohev Otach Rosa), regia di Moshé Mizrahi (Israele)
Mi querida señorita (Mi querida señorita), regia di Jaime de Armiñán (Spagna)
La nuova terra (Nybyggarna), regia di Jan Troell (Svezia)
Miglior fotografia
Geoffrey Unsworth – Cabaret
Charles B. Lang – Le farfalle sono libere (Butterflies Are Free)
Harold E. Stine – L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure)
Harry Stradling Jr. – 1776
Douglas Slocombe – In viaggio con la zia (Travels with My Aunt)
Miglior montaggio
David Bretherton – Cabaret
Tom Priestley – Un tranquillo week-end di paura (Deliverance)
William Reynolds e Peter Zinner – Il padrino (The Godfather)
Frank P. Keller e Fred W. Berger – La pietra che scotta (The Hot Rock)
Harold F. Kress – L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure)
Miglior scenografia
Rolf Zehetbauer, Jurgen Kiebach e Herbert Strabel – Cabaret
Carl Anderson e Reg Allen – La signora del blues (Lady Sings the Blues)
William Creber e Raphael Bretton – L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure)
John Box, Gil Parrondo e Robert W. Laing – In viaggio con la zia (Travels with My Aunt)
Geoffrey Drake, Don Ashton, John Graysmark, William Hutchinson e Peter James – Gli anni dell’avventura (Young Winston)
Migliori costumi
Anthony Powell – In viaggio con la zia (Travels with My Aunt)
Anna Hill Johnstone – Il padrino (The Godfather)
Bob Mackie, Ray Aghayan e Norma Koch – La signora del blues (Lady Sings the Blues)
Paul Zastupnevich – L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure)
Anthony Mendleson – Gli anni dell’avventura (Young Winston)
Migliore colonna sonora
Originale drammatica
Charles Chaplin, Raymond Rasch e Larry Russell – Luci della ribalta (Limelight)
John Williams – Images
Buddy Baker – Due ragazzi e un leone (Napoleon and Samantha)
John Williams – L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure)
John Addison – Gli insospettabili (Sleuth)
Adattamento con canzoni originali
Ralph Burns – Cabaret
Gil Askey – La signora del blues (Lady Sings the Blues)
Laurence Rosenthal – L’uomo della Mancha (Man of La Mancha)
Miglior canzone
The Morning After, musica e testo di Al Kasha e Joel Hirschhorn – L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure)
Ben, musica di Walter Scharf, testo di Don Black – Ben
Come Follow, Follow Me, musica di Fred Karlin, testo di Marsha Karlin – The Little Ark
Marmalade, Molasses & Honey, musica di Maurice Jarre, testo di Marilyn Bergman e Alan Bergman – L’uomo dai sette capestri (The Life and Times of Judge Roy Bean)
Strange Are the Ways of Love, musica di Sammy Fain, testo di Paul Francis Webster – La matrigna (The Stepmother)
Miglior sonoro
Robert Knudson e David Hildyard – Cabaret
Arthur Piantadosi e Charles Knight – Le farfalle sono libere (Butterflies Are Free)
Richard Portman e Gene Cantamessa – Il candidato (The Candidate)
Bud Grenzbach, Richard Portman e Christopher Newman – Il padrino (The Godfather)
Theodore Soderberg e Herman Lewis – L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure)
Miglior documentario
Marjoe, regia di Sarah Kernochan e Howard Smith
La foresta che vive (Bij de beesten af), regia di Bert Haanstra
Malcolm X, regia di Arnold Perl
Manson, regia di Robert Hendrickson e Laurence Merrick
The Silent Revolution, regia di Edouard de Laurot
Miglior cortometraggio
Norman Rockwell’s World…An American Dream, regia di Robert Deubel
Frog Story, regia di Ron Satlof
Solo, regia di Mike Hoover
Miglior cortometraggio documentario
This Tiny World (Deze kleine wereld), regia di Charles Huguenot van der Linden
Hundertwasser’s Rainy Day), regia di Peter Schamoni
K-Z, regia di Giorgio Treves
Selling Out, regia di Tadeusz Jaworski
The Tide of Traffic, regia di Humphrey Swingler
Premio alla carriera
A Charles S. Boren leader per 38 anni del lavoro illuminato del cinema e architetto della politica della non-discriminazione. Con tutto il rispetto e l’affetto di coloro che hanno lavorato nei suoi film.
A Edward G. Robinson che ha ottenuto la grandezza come interprete, un padrone delle arti e un cittadino dedito… insomma un uomo del Rinascimento. Dai suoi amici dell’industria che ama.
Premio umanitario Jean Hersholt
A Rosalind Russell
Bob Fosse
Eileen Heckart
Joel Grey
Liza Minnelli
Sacheen Littlefeather legge il messaggio di Marlon Brando
Figli di un dio minore
James Leeds è un insegnante specializzato nella comunicazione con persone affette dall’handicap della sordità;trasferitosi nel New England, arriva in un istituto riabilitativo dove ci sono alcuni giovani portatori di handicap.
Accolto con una certa diffidenza dal direttore dell’istituto stesso, James riesce, grazie al suo entusiasmo e al suo modo anti convenzionale di approccio all’handicap ad ottenere risultati sorprendenti.
All’interno dell’isituto c’è anche la giovane Sara, che si occupa delle pulizie.
La donna è l’unica che potrebbe parlare ma evita di farlo, in seguito ad un episodio sfortunato occorsole nell’adolescenza, quando la sua voce turbò gli amici che frequentava.
Da quel momento Sara, donna molto intelligente e sensibile si è rinchiusa in un ostinato mutismo.
James resta colpito dalla dolcezza ma anche dalla determinazione di sara e inizia a corteggiarla;tra i due nasce un’intensa storia d’amore, ostacolata però dal carattere forte della ragazza, che rifiuta la pietà e che vuole essere considerata per quello che è.
James si sforza in tutti i modi di capirla, ma, nonostante i due vadano a vivere assieme,l’uomo trova difficoltà a penetrare quel mondo di silenzio assoluto in cui Sara vive.
Sara comunica solo a gesti, rifiutandosi risolutamente di parlare e James dopo un periodo di separazione voluto dalla donna,capirà che la stessa ha bisogno di tempo e rispetto per uscire dal suo guscio, che l’ha protetta per tutta la vita.
Figli di un dio minore, opera d’esordio di Randa Raines rappresenta anche l’esordio sullo schermo di Marlee Matlin, al primo degli oltre 50 film interpretati in soli trent’anni di carriera e che le valse l’Oscar per la miglior attrice protagonista proprio per la sua interpretazione struggente del personaggio di Sara del film.
Un film molto delicato che appare più come una love story che come un tentativo di analisi della difficoltà di integrazione e di comunicazione dei portatori di handicap della sordità.
Ma che è anche un film intenso sul difficile rapporto tra un normo dotato e un diversamente abile.
La storia d’amore tra James, l’ entusiasta insegnante e la giovane Sara, a suo modo immersa in un silenzio che è anche uno scudo con il quale la donna si difende dalle cattiverie e dalle incomprensioni del mondo esterno è resa dalla regista di Los Angeles con molta sobrietà e senza eccessive concessioni alla lacrima facile.
Un equilibrio, quello del film difficile da realizzare proprio per il tema trattato; il sentimentalismo è sempre dietro l’angolo, ma la Raines evita facili concessioni al fazzoletto, portando sullo schermo molte delle difficoltà di comunicazione tra due esseri umani divisi da una componente fondamentale della vita di coppia e sociale, la mancanza dell’udito.
Una mancanza che Sara, la protagonista,sembra aver accettato dopo aver avuto amare esperienze con i normo dotati; come racconta a James, ad un certo punto ha trovato nel sesso l’unico modo per farsi accettare dagli altri.
James, dal canto suo è attirato da quella donna dalla personalità così forte e tenta in tutti i modi di portarla fuori dal guscio in cui si è rinchiusa, costringendola a parlare, cosa che sara, orgogliosa e volitiva, non accetta di fare.
I due rischieranno di perdersi,ma alla fine si ritroveranno, quando James capirà che quella donna orgogliosa ha bisogno di tempo e tanto amore per aprirsi completamente al mondo esterno.
Bravissimi i due attori, sia William Hurt che la Matlen;Hurt avrebbe meritato l’Oscar come miglior attore ma l’anno precedente aveva trionfato con Il bacio della donna ragno ed evidentemente l’Accademia ritenne opportuno premiare,in sua vece, uno dei grandi di Hollywood,quel Paul Newman che vinse l’Oscar con Il colore dei soldi, non certo la sua migliore interpretazione.L’anno successivo William Hurt ebbe nuovamente la nomination come miglior attore per Dentro la notizia,mancando nuovamente l’affermazione.
Marlee Matlin, che è realmente portatrice di handicap di sordità quasi totale (sente da un solo orecchio per il 20%) con la sua strepitosa interpretazione diventa a soli ventuno anni la più giovane vincitrice dell’Oscar come miglior attrice protagonista;un premio meritatissimo, per la sua intensa capacità d’espressione e la mobilità del suo volto.
In rete ho letto qualche critica,molto ma molto risibile, all’espediente usato dalla regista per tradurre il linguaggio dei segni, ovvero l’utilizzo da parte di Hurt della traduzione con la parola di quello che la Matlin dice con i segni.
Per fortuna invece allo spettatore viene tradotto il tutto, dandogli modo di capire i pensieri della donna, destinati altrimenti ad essere qualcosa di assolutamente incomprensibile.
Figli di un dio minore è diventato con il passare del tempo un piccolo cult, direi con merito.
Un film che passa spesso in tv, un’occasione per gustarsi un prodotto di alto livello e due splendide interpretazioni attoriali.
Un film di Randa Haines. Con Piper Laurie, William Hurt, Marlee Matlin, Philip Bosco, Max Brown, Allison Gompf, John F. Cleary, Philip Holmes, Georgia Ann Cline, William D. Byrd, Frank Carter jr., John Limnidis, Bob Hiltermann, E. Katherine Kerr, John Basinger, Barry Magnani, Linda Bove, Ann Hanson, James H. Carrington, Maria Cellario, Jon-Paul Dougherty, Linda Swim, Lois Clowater, Allan R. Francis, Richard Kendal, Christopher Shay, Laraine Isa, Nanci Kendall, Marie Brazil, Charlene Legere, Pat Vaugham, Margaret Amy Moar Titolo originale Children of a Lesser God. Drammatico,, durata 118 min. – USA 1986.
William Hurt: James Leeds
Marlee Matlin: Sarah Norman
Piper Laurie: Mrs. Norman
Philip Bosco: Dr. Curtis Franklin
Allison Gompf: Lydia
John F. Cleary: Johnny
Philip Holmes: Glen
Georgia Ann Cline: Cheryl
William D. Byrd: Danny
Frank Carter Jr.: Tony
John Limnidis: William
Regia Randa Haines
Soggetto Mark Medoff
Sceneggiatura Mark Medoff
Hesper Anderson
James Carrington (non accreditato)
Fotografia John Seale
Montaggio Lisa Fruchtman
Musiche Michael Convertino
Scenografia Gene Callahan, Barbra Matis e Rose Marie McSherry
Costumi Renée April
Trucco Ann Brodie, Paul LeBlanc
“Credi che riusciremo mai a trovare un luogo dove io e te potremo vivere uniti al di là dei suoni e del silenzio?”
L’opinione di Gianluca Stanziani dal sito http://www.mymovies.it
In un istituto per audiolesi, l’arrivo di un nuovo insegnante (William Hurt) dai metodi poco ortodossi, scatenerà i rapiti consensi dei giovani studenti e del riottoso direttore. In istituto c’é anche Sarah, una ragazza di venticinque anni sordomuta dalla nascita, la cui unica esistenza si è trascinata tra i muri della scuola, la stessa scuola che non vorrebbe mai abbandonare nemmeno dopo il diploma conseguito brillantemente. Facile sarà per il professor James Leeds, rimanere innamorato di una creatura (chiamiamola proprio così) tanto intelligente e bella, quanto difficile e determinata nel perseguire il proprio isolamento dalle corruzioni del mondo esterno. Il film è a mio avviso erroneamente incardinato nel genere drammatico, quando invece del dramma ha soltanto le diatribe e le incomprensioni frutto di una struggente passione, fortunatamente a lieto fine. Per quanto riguarda invece il tema dell’handicap, presso il quale la pellicola viene ricondotta, nulla vi è di più falso e fuorviante per il potenziale spettatore. La sceneggiatura (tratta da una pièce teatrale di Mark Medoff) lo utilizza come mero spunto iniziale, che con il passare dei minuti diviene quinta di scena e sfondo impalpabile. Ad uno sguardo superficiale tutto lascerebbe pensare a una goffa scivolata dell’esordiente regia (Randa Haines), alle prese con il suo primo lungometraggio e una tematica a dir poco difficile, in grado di far tremare le vene ai polsi anche ai più smagati registi. Ma se la regista in questione vanta una carriera televisiva di successo, tutto ciò non può lasciarci indifferenti. Infatti risulta essere un prodotto artatamente confezionato, con il piglio giusto e leggero, in grado di ingolosire il pubblico di “massa”. Pubblico altamente commerciale, in grado di far infuocare le file ai botteghini e non solo (home video). Il film viene così trascinato agli altari, dall’interpretazione straordinaria di due attori favolosi: un William Hurt sulla cresta dell’onda per i suoi ruoli impegnati e una Marlee Matlin effettivamente sordomuta, accattivante forse più per l’innocente bellezza che per la furia dei suoi gesti. Simbiosi pressoché perfetta, che condusse i due a una breve quanto intensa love story anche nella vita vera. Dopo lo straordinario successo di “Figli di un Dio Minore”, la regista Randa Haines ha proseguito la propria carriera cinematografica con film di mediocre fattura come: “Un medico, un uomo” del 1992, sempre interpretato da William Hurt nella parte di un medico affetto da tumore, “Ricordando Hemingway” del 1993 e “Dance with me” del 1998. Oscar 1986 a Marlee Matlin come migliore attrice, Orso d’Argento al Festival di Berlino 1987 per la migliore regia, Golden Globe 1987 a Marlee Matlin come migliore attrice.
L’opinione di Steno79 dal sito http://www.filmtv.it
Opera prima della regista Randa Haines, tratta da una pièce teatrale di Mark Medoff vincitrice di un “Tony Award”, “Figli di un dio minore” racconta la love-story fra un volenteroso insegnante per sordomuti e una ragazza sorda che lavora come inserviente nell’istituto e all’inizio ha paura di abbandonarsi al sentimento, in quanto in precedenza era stata usata come puro “strumento di piacere” da altri ragazzi che non l’amavano. Il film riscosse un buon successo all’epoca e beneficiò della vera storia d’amore fra William Hurt e l’esordiente Marlee Matlin, premiata con l’Oscar per questo ruolo. Il film è girato con una sensibilità femminile che non manca di produrre esiti interessanti, però rimane un pò troppo vincolato alla storia d’amore, senza approfondire del tutto il discorso relativo alla condizione dei ragazzi sordomuti, che resta un pò sullo sfondo come una cornice. La Matlin recita praticamente per tutto il film utilizzando soltanto il linguaggio dei segni ed è davvero molto espressiva, ma trovo piuttosto arbitraria la scelta di far “tradurre” il suo linguaggio dal personaggio di Hurt, che ripete le frasi praticamente a se stesso: la scelta dei sottotitoli, in questo caso, poteva essere più efficace. Comunque, gli attori nel complesso meritano un plauso sincero per l’impegno nel caratterizzare i rispettivi personaggi, dal “sensibile” Hurt alla sofferta Matlin a Piper Laurie, molto incisiva nel ruolo della madre pur comparendo in poche scene. Nel complesso, un film sentimentale girato con garbo, con spunti di riflessione non banali e un finale davvero toccante, ma la regia è un pò troppo di “ordinaria amministrazione” per farlo passare negli annali di Hollywood.
L’opinione del sito http://www.postpopuli.it
(…) Un giorno, a mensa, una ragazza minuta dalla gestualità potentissima, colpisce l’attenzione di James che non può far altro che raccogliere informazioni su di lei e finire per conoscerla. Le si avvicina, inizialmente, offrendosi come suo tutor per il linguaggio, cosa che la tenace Sarah rifiuta subito e con forza, fino a quando poi le aspettative sul loro rapporto cambiano. In un susseguirsi di coinvolgenti passaggi fatti di esperienze quotidiane, i due si innamorano e cominciano a vivere la loro storia come tutte le altre coppie del mondo. Nonostante la totale accettazione da parte di James della compagna Sarah e nonostante l’enorme capacità di lei di adattarsi alla vita, così come si propone ogni giorno di fronte ad ognuno di noi, i due amanti arrivano a un punto di svolta dove entrambi chiedono di poter esprimere la propria personalità a pieno titolo e su un livello paritetico rispetto all’altro. Sicuramente questo è uno dei punti più toccanti del film e cinematograficamente uno dei più belli. Niente di diverso rispetto al processo di consolidamento che caratterizza la maggior parte delle coppie. Come si evolverà la storia in seguito, non resta altro che scoprirlo guardando il film.
Quello che emerge con forza da tutta le pellicola è che ci sono degli aspetti costitutivi dell’essere umano che sono veramente universali, che esistono per quello che sono al di là delle differenze di sesso, etnia, religione o ceto sociale. Le differenze si possono integrare e nella diversità possiamo vivere serenamente dal momento che la qualità della vita di ognuno di noi è determinata soprattutto dalla qualità delle relazioni che abbiamo, a prescindere dal modo con cui comunichiamo, ci muoviamo o parliamo.
L’opinione del sito http://www.mobilita.com
Un film che ci conduce per mano nel mondo dei sordi, ma poi ci abbandona nel bel mezzo del percorso, quando quel mondo comincia ad incuriosirci ed intrigarci, e lascia emergere solo una tormentata storia d’amore ad uso e consumo dei cuori teneri e dei fruitori superficiali. Ma questo non è un film di cui si può parlare male. È infatti solo per merito di opere come queste (“Figli di un dio minore” prima di divenire film è stato un lavoro teatrale di grande successo di Mark Medoff) che le problematiche dei sordi hanno raggiunto (negli anni Settanta e Ottanta) il vasto pubblico. Certo, dopo una visione approfondita, infastidisce vedere il protagonista rivolgersi ai sordi quando questi gli voltano le spalle (ma cosa potranno capire mai?) o ripetere pedissequamente ad alta voce le frasi in Segni dei protagonisti sordi.
Terribile è la versione doppiata in italiano. A parte le traduzioni ridicole, se non offensive, per la lingua dei Segni (il verbo “to sign”, segnare, è tradotto con gesticolare), è particolarmente irritante il doppiaggio di Hurt, in cui le parole, tradotte in italiano, vengono ripetute lentamente, ovviamente in asincrono con le labbra dell’attore, che scandisce in inglese.
Se si ha la fortuna di possedere la versione in DVD (e si conosce un po’ di inglese) è oltremodo consigliato selezionare la lingua originale del film.
1987 – Premio Oscar
Miglior attrice protagonista a Marlee Matlin
Nomination Miglior film a Burt Sugarman e Patrick J. Palmer
Nomination Miglior attore protagonista a William Hurt
Nomination Miglior attrice non protagonista a Piper Laurie
Nomination Migliore sceneggiatura non originale a Hesper Anderson e Mark Medoff
1987 – Golden Globe
Miglior attrice in un film drammatico a Marlee Matlin
Nomination Miglior film drammatico
Nomination Miglior attore in un film drammatico a William Hurt
1987 – Premio BAFTA
Nomination Migliore sceneggiatura non originale a Hesper Anderson e Mark Medoff
1987 – Festival di Berlino
Orso d’argento a Randa Haines (Per il Tema proposto nel film)
Nomination Orso d’Oro a Randa Haines
1986 – Los Angeles Film Critics Association Award
Nomination Miglior attrice protagonista a Marlee Matlin