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L’amore ai tempi del colera


Sul finire del 1800 a Cartagena, in Colombia, il giovane telegrafista Florentino si invaghisce perdutamente della bella Fermina, figlia di Lorenzo Daza, possidente ambizioso che sogna per la propria figlia un futuro da gran dama. Florentino inizia un’appassionato scambio epistolare con la ragazza che ricambia l’amore del giovane. Ma è un rapporto a distanza, affidato a scambi furtivi di missive, che Fermina affida alla sua nutrice. Lorenzo scopre la relazione platonica fra i due e decide di allontanare la figlia dalla città, per evitare ostacoli alle sue mire.
Arriva la guerra e con essa il colera, che miete migliaia di vittime tra la popolazione; la stessa Firmina si ammala e viene curata dal dottor Juvenal, che scopre che la ragazza non ha il colera ma una semplice gastroenterite.
L’uomo inizia una corte serrata che Firmina accetta, per la felicità di Lorenzo.
Inutilmente Florentino si strugge d’amore per la ragazza; continua a scriverle appassionate lettere d’amore che però non ricevono risposta.
Nel frattempo la mamma del giovane lo fa trasferire sui battelli della compagnia fluviale presso suo cognato, ma per Florentino il ricordo di Fermina è un’ossessione.


Passano gli anni e il giovane, che ha scoperto il sesso, si dedica con frenesia ad allacciare relazioni effimere con centinaia di donne, nessuna delle quali però sostituisce nel suo cuore l’amata Fermina.
Che dal canto suo vive una vita matrimoniale mondana, forse non completamente appagante ma agiata e completata dalla nascita di figli.
Passa mezzo secolo, Florentino e Firmina hanno vissuto le proprie vite senza più incrociare i loro destini; l’uomo ha continuato a collezionare amanti, una delle quali, Olimpia, una giovane sposata, per un attimo è sembrata in grado di
sostituire il ricordo di Fermina fino al giorno nel quale Olimpia viene uccisa dal marito che scopre la relazione della donna.
Per una banale caduta da un albero muore anche Juvenal e Florentino commette un’errore grave presentandosi il giorno del funerale a casa di Fermina per testimoniarle il suo immutato amore, ma Fermina, irata, lo caccia in malo modo.
Ma con costanza, continuando a scriverle delicate lettere d’amore, Florentino riesce a fare breccia nel cuore della donna,quando ormai i due hanno superato i settant’anni…


Dal romanzo L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez, grande successo mondiale del 1985 dello scrittore colombiano, il regista Mike Newell trae un film abbastanza fedele al romanzo stesso.
Un’impresa, alla luce della particolare prosa di Marquez, più un poeta che romanziere, con un modo di scrivere sospeso tra reale e immaginario e che richiede uno sforzo immane per coniugare l’aspetto sognante degli scritti
con l’immagine.
Il film ripercorre il mezzo secolo di una storia d’amore unilaterale, che per il protagonista della storia si trasforma in un’ossessione quotidiana, tanto da tradursi in una incredibile conta dei giorni,”cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese
annotati scrupolosamente da Ferentino che ha anche tenuto una conta analitica delle donne con le quali ha avuto fugaci relazioni, che però non lo hanno mai distolto davvero dall’oggetto del suo amore assoluto, quella Fermina che dal canto suo ha metabolizzato
le parole del padre, “l’amore è soltanto un’illusione“, che l’hanno spinta a sposare il bel dottor Juvenal, con il quale ha avuto una vita tranquilla, agiata, il sogno di suo padre.


Un matrimonio vissuto tra alti e bassi, inizialmente senza una vera passione,testimoniato dalle parole di Juvenal, “nel matrimonio la cosa più importante non è la felicità, ma la stabilità…“, ma che con il tempo è diventato quieta accettazione, nonostante liti e pacificazioni, un tradimento del marito che spinge Fermina a vivere in campagna per tre anni, raggiunta poi da marito che in fondo ama davvero la moglie.
Una storia d’amore quindi, che attraversa decenni di profonda trasformazione, con l’incubo della guerra civile e del mortale colera che decima la popolazione, ma che nel film rimane abbastanza defilato, quasi fosse un corollario della storia.
La centralità della vicenda è affidata al personaggio di Ferentino, un uomo d’altri tempi, rappresentante di un”amor cortese” rinascimentale, nel quale l’amore è un valore assoluto e custodito per tutta la vita.
Un amore che sarà coronato dall’unione con Fermina nonostante l’età avanzata, potente segnale della forza dirompente di un sentimento che non conosce il passare del tempo o le barriere.


Sul finale del film questo assioma sarà testimoniato dalla lite fra Fermina e sua figlia, una Fermina che per la prima volta si rende conto di poter e dover scegliere il proprio futuro, dopo una vita vissuta nell’ombra ingombrante del padre prima, del marito poi.
L’amore non ha confini, non conosce l’età.
Newell sposa questa visione del romanzo di Marquez, rispettando quanto più è possibile lo spirito del romanzo.
Ne viene fuori un film stilisticamente ineccepibile,con una gran bella fotografia e ricreato dal punto di vista visivo con costumi e ambientazioni di quel periodo tumultuoso a tutte le latitudini del mondo che va dalla seconda metà dell’ottocento al primo ventennio del novecento.
Tutti gli attori impiegati lavorano egregiamente, con particolare menzione per Javier Bardem (Florentino) e per Giovanna Mezzogiorno (Fermina), con quest’ultima costretta a lunghe ore di posa per il trucco che la invecchia nel film.
Un’opera che può definirsi riuscita e della quale consiglio la visione.

L’amore ai tempi del colera

Un film di Mike Newell. Con Javier Bardem, Giovanna Mezzogiorno, Benjamin Bratt, Catalina Sandino Moreno, Hector Elizondo,Liev Schreiber, Fernanda Montenegro, Laura Harring, John Leguizamo, Gina Bernard Forbes, Marcela Mar, Juan Ángel, Liliana Gonzalez, Catalina Botero,
Miguel Angel Pazos Galindo, Maria Cecilia Herrera, Luis Fernando Hoyos, Carlos Duplat, Francisco Raul Linero, Unax Ugalde Titolo originale Love in the Time of Cholera. Drammatico, durata 138 min. – USA 2007. – 01 Distribution

Javier Bardem: Florentino Ariza
Giovanna Mezzogiorno: Fermina Daza
Benjamin Bratt: Dr. Juvenal Urbino
John Leguizamo: Lorenzo Daza
Catalina Sandino Moreno: Hildebranda Sanchez
Fernanda Montenegro: Tránsito Ariza
Héctor Elizondo: Don Leo
Liev Schreiber: Lotario Thugut
Ana Claudia Talancón: Olimpia Zuleta
Unax Ugalde: Florentino Ariza da giovane
Angie Cepeda: vedova Nazareth
Laura Harring: Sara Noriega
Juan Ángel: Marco Aurelio
Liliana González: moglie di Marco Aurelio
Salvatore Basile: sindaco

Roberto Pedicini: Florentino Ariza
Fabio Boccanera: Dr. Juvenal Urbino
Francesco Pannofino: Lorenzo Daza
Ilaria Stagni: Hildebranda Sanchez
Marzia Ubaldi: Tránsito Ariza
Franco Mannella: Don Leo
Domitilla D’Amico: Olimpia Zuleta
Francesca Fiorentini: vedova Nazareth
Francesca Guadagno: Sara Noriega

Regia Mike Newell
Soggetto Gabriel García Márquez
Sceneggiatura Ronald Harwood
Produttore Scott Steindorff
Casa di produzione New Line Cinema, Stone Village Pictures
Distribuzione in italiano 01 Distribution
Fotografia Affonso Beato
Montaggio Mick Audsley
Musiche Antonio Pinto, Shakira
Scenografia Wolf Kroeger

Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati. Il dottor Juvenal Urbino lo sentì non appena entrato nella casa ancora in penombra, dove si era recato d’urgenza a occuparsi di un caso che per lui aveva smesso di essere urgente già da molti anni. Il rifugiato antillano Jeremiah de Saint-Amour, invalido di guerra, fotografo di bambini e suo avversario di scacchi più compassionevole, si era messo in salvo dai tormenti della memoria con un suffumigio di cianuro d’oro.
Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato.
Ma era lì. Voleva trovare la verità, e la cercava con un’ansia appena paragonabile al terribile timore di trovarla, sospinta da un vento incontrollabile più imperioso della sua alterigia congenita, più imperioso persino della sua dignità: un supplizio affascinante.

È la vita, non la morte, a non avere confini… (Florentino )
Non c’è nulla che ti dia gloria come morire per amore. (Florentino )
Io sono una nullità, non guarirò mai fino alla fine dei miei giorni; la fiamma dell’amore mi ha colpito e brucio senza rimedio; lei è una spina piantata dentro di me è parte di me ovunque io vada e ovunque lei si trovi. (Florentino )
L’unico cruccio che ho morendo è che non muoio per amore. (Padre di Florentino )
Io non sono ricco, sono solo un povero con i soldi…(Florentino)
Nel matrimonio la cosa più importante non è la felicità, ma la stabilità…(Juvenal)
Pensa all’amore come ad uno stato di grazia, non come ad uno strumento per raggiungere un fine, ma come l’alfa e l’omega, in se stesso contenuto…(Florentino)
Fermina, volevo dirti che io ho aspettato questo momento 51 anni, 9 mesi e 4 giorni. Io ti ho amata tutto questo tempo, dal primo istante in cui ti ho vista fino a ora.(Florentino)
Va bene, io vi sposerò se voi… non mi farete mangiare le melanzane! (Fermina)

aprile 25, 2020 - Posted by | Drammatico | , ,

1 commento »

  1. Si, visto e piaciuto anche a me. Grazie.

    Commento di lindberg2013 | aprile 28, 2020 | Rispondi


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