Noa Noa
Sul Bounty,nave inglese tiranneggiata dal comandante William Bligh,scoppia la rivolta in seguito alla rigida disciplina imposta da Bligh stesso.
Siamo sul finire del 1780,la nave è al largo della Polinesia;il secondo Ufficiale di bordo Fletcher Christian con altri otto uomini si impossessa del vascello e dopo aver calato in mare una scialuppa con Bligh e gli ufficiali rimasti fedeli fa dirigere la nave su un’isola Polinesia.
Qui,aiutati dalla popolazione locale,vengono inviati a Pitcairn,un’isola meravigliosa praticamente disabitata.
E’ il momento,per gli ammutinati,di costruirsi una nuova vita.
Cercando una difficile integrazione,gli uomini,tutti in compagnia di giovani e belle polinesiane costruiscono un piccolo villaggio.
Ma gli uomini ben presto iniziano a comportarsi da despoti nei confronti dei pacifici nativi,con l’unica eccezione di Yonk che capisce come
quel loro atteggiamento finirà per tramutarsi in guai seri.
Le prepotenze degli inglesi proseguono,con un’escalation che alla fine provoca la reazione dei nativi che si ribellano a Fletcher e ai suoi uomini.
Una carneficina pone fine temporaneamente alle ostilità;ma le donne tahitiane,che hanno avuto dei figli dagli inglesi per non perderli
armano Fletcher e i due superstiti.
Nuova carneficina a cui mette fine Yonk uccidendo Fletcher…
Partendo dall’episodio storico dell’ammutinamento del Bounty,avvenuto nel 1787 sulla nave comandata dal duro e inflessibile William Bligh al
largo delle coste di Tahiti,Ugo Liberatore ricostruisce con qualche verosimiglianza quella vicenda,incentrandola tutta sulla storia di Fletcher e degli ammutinati,che nella realtà storica erano ben più di 8.
Siamo nel 1974, Liberatore ha alle spalle il grande successo dell’esotico Bora Bora,ambientato anch’esso in Polinesia e uscito nelle sale
nel 1968.
E’ il sesto dei suoi sette film diretti (l’ultimo sarà l’eccellente Nero veneziano del 1978),quello forse più equilibrato come linguaggio narrativo,leggermente troppo lento nella prima parte ma di buona fattura globale.
A parte gli scenari esotici,si intravede da parte del regista il tentativo di denunciare lo scontro di civiltà fra l'”evoluto” uomo occidentale e il “primitivo”
polinesiano.
Nella realtà delle cose si tratta solo di differenze culturali,ovvero quella tra una potenza marittima e imperialista, mollemente adagiata sulle scoperte industriali che avevano portato l’Europa ad un livello di benessere piuttosto elevato e quella polinesiana,strettamente legata alla terra e al mare,alla tradizione,ovvero a valori profondi e pregnanti.
Liberatore mostra quindi i guasti portati dagli inglesi nei posti dove essi arrivano;violenza,sopraffazione,arroganza,scarso rispetto per cultura e valori dei nativi.
Il bagno di sangue finale è esaustivo dell’accaduto,anche a livello storico.
Le difficoltà di integrazione fra i due gruppi sono ben mostrate dal regista abruzzese,senza eccessivo ricorso all’erotismo che resta piuttosto defilato dall’economia generale del film.
Un appunto potrebbe riguardare l’analisi storica,sfiorata marginalmente,ma francamente sarebbe stato troppo pretendere ciò da un film che non aveva tali obiettivi di partenza.
Siamo quindi nei dintorni dell’adventure movie,girato con buona mano e un tantino di furbizia.
Vero è che le polinesiane non avevano certo i pudori delle europee e che quindi avevano un concetto della sessualità molto più naturale e meno complesso delle inglesi.
Un film con qualche ambizione,diretto egregiamente.
Discreta la recitazione,anche se il protagonista principale,Hiram Keller è quanto di più inespressivo Liberatore potesse trovare per il ruolo di Fletcher Christian.
Piccola parte per la pasoliniana Ines Pellegrini.
Buona la fotografia e la location,lemusiche squisitamente polinesiane sono di Augusto Martelli.
Film assolutamente introvabile,mai editato in lingua italiana in versione digitale;esiste in rete una versione in lingua inglese ricavata da una vhs
all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=ZRH6qVvhADg
Noa Noa
Un film di Ugo Liberatore. Con Gianfranco De Grassi, Hiram Keller, Marianna Camara, Carlo Puri. Avventura, durata 105 min. – Italia 1974.
Hiram Keller è Christian Flechter
Paolo Malco è Williams
Regia: Ugo Liberatore
Sceneggiatura: Ugo Liberatore,Roberto Gandus
Produzione:Alfredo Bini
Musiche: Augusto Martelli
Montaggio:Alberto Gallitti
Fotografia: Dario Di Palma
Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com
B.Legnani
La storia degli ammutinati del Bounty che, abbandonata Tahiti per evitare di essere catturati ed impiccati, fuggono sulla disabitata isola
Pitcairn. Massacro fra bianchi e i tahitiani che li avevano seguiti. Il primo tempo un po’ vuoto, poi il film cresce un po’.
Il protagonista, Hiram Keller, va ricordato per l’incredibile, quasi ineguagliabile, inespressività.
Undying
L’inventore del filone “erotico-esotico”, ovvero Ugo Liberatore, ripropone un film con attinenze sin dal titolo con il capofila (Bora Bora). L’erotismo, però, in questa occasione è limitato e posto in secondo piano rispetto al tema avventuroso, trattando Noa Noa una libera rivisitazione degli “ammutinati del Bounty”.
Da questo assunto, poi, l’autore non rifugge il tema sociologico (il colonialismo e conseguentemente il razzismo). Piuttosto lento, soprattutto nella prima parte, recupera ritmo verso la conclusione, quando ormai l’attenzione dello spettatore vien sostituita da una noia montante.
Fauno
A prescindere che sia il prosieguo di una storia che ci ha affascinato in molti, sorprende e sono ben messi in luce il degrado di un leader e la degenerazione a ruota dei suoi seguaci.
E questo dopo aver avuto un’idea luminosa di convivenza con gli indigeni. Ma basta ricordare cosa disse la Bergen in Soldato blu a proposito del motivo per cui non era rimasta con gli indiani,
per capire come anche qui vada tutto a rotoli. Keller e De Grassi, una volta tanto primattori, son davvero bravi e gli indigeni vengono da compagnie teatrali di Broadway. Ottimo!
Cinema e ricordi terza e ultima parte
Scrivere su un blog che parla di cinema significa, personalmente, trasmettere la passione per una forma d’arte che si è imparato a conoscere ed amare da molto più tempo che la memoria ricordi.
Significa anche che non avendo vincoli editoriali o laccetti di nessun genere, visto che un blog non ha nessun padrone ed è la forma di manifestazione del pensiero più libera in assoluto, significa dicevo potersi prendere d’autorità il lusso di non parlare per una volta del tale film o della tale biografia, ma abbandonarsi ai ricordi.
Con la speranza che a qualcuno la cosa interessi e che non abbandoni dopo due righe quello che colui che scrive cerca di raccontare.
Certo succederà, forse in maniera anche vistosa.
Ma oggi questo blog conta su una frequenza di visitatori superiore alle 2500 unità.
Il che può significare che a qualcuno piace anche scartabellare tra gli aneddoti, le storie e gli avvenimenti di un periodo più o meno remoto; ed è proprio a questa fascia di lettori che mi rivolgo usando la parola scritta per far riemergere dai miei ricordi fatti, aneddoti e storie di cinema appartenenti ad un passato che ai più non dirà nulla perchè non c’erano e ai meno porterà invece alla mente storie vissute nell’infanzia e nell’adolescenza accanto alla musa cinema, che per tanti anni è stato lo svago primario di diverse generazioni.
La seconda parte degli anni settanta segnò un’inversione di tendenza netta rispetto agli anni precedenti.
La cupa atmosfera che avvolgeva il paese,la crisi economica,quella petrolifera,il colera,le domeniche a piedi,il terrorismo diffuso erano
i segnali di un malessere profondo che si insinuava come un cancro nella società.
Ma ho già parlato di questo.
E’ ora invece di dare uno sguardo alla fine degli anni settanta e alle profonde modifiche che il decennio ottanta portò nei costumi e
nella cultura.
Il sequestro Moro con tutta la sua carica drammatica di violenza e il successivo ripudio della stessa,che determinò uno scollamento totale
tra il terrorismo e i giovani è una delle chiavi di volta della storia del nostro paese.
In una dimensione decisamente più piccola,ma non meno importante,va inquadrato il fenomeno che verrà definito del riflusso,ovvero l’abbandono
di tutto quello che c’era prima in favore di una chiamiamola vita sociale più aperta ala soddisfazione personale e meno alla coscienza collettiva e politica.
Discorso semplicistico,ovviamente.
Cause ed effetti sono molteplici e non possono certo essere disquisite in poche righe.
Semplificando al massimo,nei giovani si sviluppa una nuova coscienza e una nuova cultura.
Il bellissimo Shining di Kubrick
Parlando al personale,eravamo stanchi di violenza,di discorsi politici astrusi e fumosi che non avevano portato quasi da nessuna parte e
sopratutto avevamo voglia di scrollarci di dosso la polvere e l’odore nauseante del sangue,dei morti ammazzati.
Così complice un sempre maggior senso di stanchezza della politica,dell’impegno attivo e sopratutto scoprendo cose che per anni erano state accantonate,
come le passeggiate,la voglia di divertirsi e il disimpegno dalle cose “serie”,molti di noi abbandonarono la politica attiva.
E diventammo sempre di più,mentre lo stato reagiva con forza e sconfiggeva lentamente,ma inesorabilmente,il terrorismo.
Il nuovo decennio iniziò in modo completamente diverso da quello settanta.
Paradossalmente,ci volle un avvenimento sportivo,la vittoria ai campionati del mondo di calcio del 1982, a fare da traino a quella che diverrà la stagione degli yuppies e della cosi detta “Milano da bere”,agli anni dell’edonismo reganiano e al craxismo,agli anni dell’illusorio benessere che ci diedero uno spazio temporale tutto sommato breve di benessere diffuso che però avremmo pagato ad un prezzo altissimo nei decenni successivi,che culmineranno nella grande crisi di metà anni 90,quando dopo l’esplosione di Tangentopoli ci si rese conto che il benessere degli anni 80 altro non era stato che un’estate da cicale.
Su finire degli anni settanta il cinema entrò in una crisi drammatica.
Lo scanzonato The Blues brothers
Inferno di Dario Argento
Più volte ho citato,come una delle cause del declino del cinema stesso,la nascita delle tv private,che inondarono gli schermi televisivi di una montagna di film che inevitabilmente svuotarono di fatto le sale cinematografiche.
Ovviamente fu una delle cause più importanti,ma non la sola.
Scoprimmo nuove forme di divertimento.
E fra queste la discoteca.
Che divenne un punto fondamentale di aggregazione.
Si lavorava e studiava tutta la settimana in funzione del sabato sera,quando finalmente si andava in una delle tante discoteche cittadine a svagarsi e divertirsi.
Si riscoprì la coppia,ovvero la passeggiata con la ragazza del cuore la dove fino a qualche anno prima la si era trascurata a favore dell’impegno sociale.
Il macrocosmo divenne microcosmo,il personale si sostituì al collettivo,sic et simpliciter.
Ma il sabato c’era il rito collettivo della “Saturday night fever”,fenomeno importato dall’America dove il discorso eminentemente italiano dell’impegno sociale era nettamente meno importante.
Forse è inesatto dire meno importante,ma di sicuro svolto in modo diverso.
Tornando a bomba,il cinema venne tranquillamente messo da parte da larghi strati della popolazione giovanile.
In realtà c’erano anche altre cause a determinare il declino della serata al cinema.
A parte la tv,l’offerta scese vertiginosamente di qualità,una grande stanchezza culturale invase le produzioni.
L’impero colpisce ancora
L’irriverente Il Marchese del Grillo
Il postino bussa sempre due volte
Era come se fosse stato già detto tutto.
Facendo un parallelo,musicalmente successe più o meno la stessa cosa;il rock agonizzava,non c’era più la grande fioritura di gruppi e interpreti del periodo primi anni sessanta seconda metà anni settanta.
In pratica,tutto stava evolvendo.
O forse involvendo,dipende in quale ottica si guardi il fenomeno,ma è un discorso lungo e complesso.
Il cinema come ho setto agonizzava.
Iniziarono a chiudere molte sale,mentre le più importanti modificavano la loro estetica.
Divennero sale lussuose,con poltrone imbottite e l’immancabile (e per certi versi triste) moquette,molto fredde anche se decisamente comode e accoglienti.
La sala cinematografica dei pionieri,quella degli anni 50 e 60 divenne un reperto archeologico.
In quei decenni solo poche sale d’elite erano dotate di confort;l’unica di esse,nella mia città,era il Petruzzelli che peraltro era un teatro più che un cinema e che per riempire gli spazi vuoti della programmazione teatrale si prestava alla proiezione di pellicole.
Come dicevo,a poco a poco le sale iniziarono a chiudere.
Qualcuna tentò di sopravvivere trasformandosi in cinema a luci rosse,altre chiusero i battenti,altre furono demolite.
Tornando al personale e quindi alla mia città,a fine anni 60 erano più di trenta i cinema.
A inizi anni ottanta erano più che dimezzate.
Scomparvero il celebre Margherita,poi l’Oriente,l’Impero e il Kursaal Santalucia,l’Odeon e il Palazzo,il Supericema e tutte le arene,ovvero i cinema all’aperto.
Un’emorragia senza sosta che depauperò il patrimonio cittadino.
Fitzcarraldo
Ricomincio da tre
Nel frattempo cambiavano anche i gusti dei giovani,che sempre più massicciamente prediligevano altri tipi di divertimento;si andava a cinema con meno frequenza e si gustava appieno la stagione dell’effimero,quella che sarebbe stata la stagione dell’età dell’oro del divertimento a tutti i costi.
La sala cinematografica agli inizi degli anni ottanta si era ormai trasformata.
Sparita del tutto quella tradizionale,si era evoluta in qualcosa di diverso dal passato.
Dimezzate,avrebbero dovuto conservare il numero di spettatori degli anni precedenti visto che con minore offerta il pubblico avrebbe dovuto affollarle.
Invece no.
L’offerta di pellicole diminuì costantemente mentre la tv la faceva da padrona;la crisi toccò la fase più acuta nella seconda parte degli anni ottanta.
Nel 1985 si arrivò a toccare il fondo;si passa dai 525 milioni di biglietti venduti nel 1970 ai poco più di 120 di quell’anno,testimonianza senza appello di una crisi devastante che andrà avanti fino a decennio novanta inoltrato.
Nello stesso anno in Italia si produssero 80 film,il numero più basso di pellicole prodotte dal dopoguerra…
Muoino molti grandi registi,la crisi creativa tocca il culmine.La tv deborda e riempie giorno e notte gli schermi,mentre le stesse tv,grazie ad una delle tante leggi immonde del governo Craxi prolificano fino ad invadere l’etere e le frequenze tv.
Il che produrrà altri fenomeni,quasi tutti deleteri,come la nascita di programmi commerciali di infimo valore,le telenovele ecc.
Anche la tv entra in crisi,almeno come qualità e non di certo come mole di offerta.
Accanto a questo va citata la scomparsa di alcuni grandi registi,come Visconti e Rossellini e un altro fenomeno che diverrà devastante dopo la seconda metà degli anni ottanta,la capillare diffusione dei video registratori e delle video cassette.
Nascono decine di video noleggi che diffondono a macchia d’olio copie destinate ad uso domestico di film che solo pochi mesi prima erano in prima visione,decretando di fatto la morte dei cinema di seconda e successiva visione.
Excalibur
Blade runner
Questo il quadro,tutto sommato anche abbastanza desolante nella sua semplicità.
Una semplicità che sferrò un colpo quasi mortale al cinema,almeno a quello che per ottanta anni aveva affascinato e commosso,avvinto e divertito una sterminata platea di spettatori.
Sarà solo dopo la seconda metà degli anni novanta che il cinema,pur non tornando certo ai livelli pre crisi,ritroverà nuovo vigore con la nascita delle multisala.
C’è un altro aspetto del fenomeno home video che ebbe un’altra parte non indifferente nel quadro d’assieme del problema.
Ovvero la pirateria.
Dapprima in modo clandestino,poi sempre più alla luce del sole,venditori improvvisati inondarono il mercato con copie spesso di infima qualità di tutto ciò che era commercializzato dalle grandi case di produzione,con danni incalcolabili per le stesse,un po quello che succede ai giorni nostri con la rete Internet e la sua offerta presso che illimitata.
In definitiva,proprio gli anni dell’imperiosa diffusione di mezzi di registrazione,di enorme offerta di pellicole si trasformano in una Waterloo per il cinema stesso.
Il che porta inevitabilmente a guardare gli anni precedenti alla grande crisi come il periodo più bello e variegato allo stesso tempo per il mondo della celluloide.
Amici miei atto secondo
Sconfitto in seguito dalla tecnologia,che paradossalmente sarà poi il vettore trainante della ripresa in atto dalla seconda metà degli anni novanta.
Oggi il cinema è profondamente cambiato;i film coraggiosi,girati quasi con incoscienza,senza badare alla resa del profitto sono ormai delle mosche bianche.
Tutto ruota quasi esclusivamente attorno al box office,i blockbuster sono generalmente stracolmi di effetti speciali e sono studiati a tavolino per rendere il massimo.
Il che porta a paragoni nostalgici proprio con quel cinema coraggioso e incosciente degli anni sessanta e settanta.
Ma la storia evolve,sempre,verso un futuro non scrutabile.
Scarface
Il grande freddo
Il ritorno dello Jedi
C’era una volta in America
Non ci resta che piangere
Dune
Birdy,le ali della libertà
L’anno del Dragone
Stand by me-Ricordo di un’estate
Il nome della rosa
Velluto blu
Mission
La mosca
Regalo di Natale
Full metal jacket
Gli intoccabili
L’impero del sole
Il pranzo di Babette
Bagdad cafè
Le regine dei sogni anni 70 oggi parte quarta
Uno degli articoli più seguiti su Filmscoop riguarda certamente la gallery di foto delle attrici più belle e famose degli anni 60 e 70 ai giorni odierni https://filmscoop.wordpress.com/2010/11/05/le-regine-dei-sogni-anni-70-oggi/ e https://filmscoop.wordpress.com/2014/09/18/le-regine-dei-sogni-anni-70-oggi-parte-seconda/ e https://filmscoop.wordpress.com/2014/10/26/le-regine-dei-sogni-anni-settanta-oggi-parte-terza/
Ecco una nuova galleria di altre attrici. Sono donne bellissime,sensuali alle prese con il passare degli anni; oggi sono tutte delle mature signore,ancora belle e affascinanti.Alcune di loro hanno proseguito regolarmente l’attività cinematografica,altre sono diventate manager,lavorano nel cinema ma non più come attrici, altre non hanno più avuto a che fare con il grande schermo.Questi sono i loro volti,oggi.
Una delle bellissime anni 70,Anita Strindberg in una più unica che rara foto odierna
Un’altra bellissima:la affascinante interprete di Titti in Amici miei,Silvia Dionisio
Britt Ekland
L’interprete di Laguna blu,Brooke Shields
Charlotte Rampling
Claudia Cardinale
Daniela Poggi
Era Ilsa la belva delle SS: Dianne Thorne
Eleonora Giorgi
Una delle regine della moda in passerella:Elsa Martinelli
Tanti anni fa era la star di Spazio 1999: Gabrielle Drake
Giuliana De Sio
Ex Guapa in Discoring e poi attrice: Gloria Piedimonte
Helen Mirren
Ida Di Benedetto
Irene Papas
Isabella Ferrari
Lia Tanzi
Liana Orfei
Marina Malfatti
Milena Vukotic
Monica Guerritore
Nicoletta Elmi
Ornella Muti
Ottavia Piccolo
Pam Grier
Pamela Villoresi
Patrizia Webley
Solvi Stubing
Stefania Sandrelli
Susan George
Scipione detto anche l’Africano
Carico di onori,Publio Cornelio Scipione detto l’Africano è tornato a Roma dopo aver distrutto le armate di Annibale a Zama.
E’ un uomo di alti principi morali,stanco di guerre e battaglie,ma è anche talmente integerrimo da risultare inviso a Catone il Censore e perfino a sua
moglie Emilia Terza.Catone sospetta della sua integrità morale;lo ritiene un pericolo per la democrazia romana,proprio a causa della sua onestà,
che lo distingue tra la massa dei politici corrotti romani.
Teme anche che in virtù della sua popolarità,Scipione possa ergersi a dittatore e distruggere quindi la fragile democrazia romana.
Così approfitta di un episodio per metterlo sotto processo:la sparizione di 500 talenti tributo di Antioco di Siria a Roma.
Catone chiama Scipione a discolparsi davanti al Senato,producendo una ricevuta mandata dal re di Siria che attesta l’avvenuto pagamento
del tributo,firmata da Scipione A.
Ben sapendo di non essere stato lui a firmare la ricevuta,Scipione va da suo fratello l’Asiatico e gli contesta la sottrazione del denaro.
L’uomo confessa senza problemi e Scipione quindi si reca da Catone convinto di poter essere discolpato dall’accusa di aver sottratto beni pubblici.
Il che però porta ancor più Catone a diffidare di Scipione,che dimostra di essere una mosca bianca tra la massa di corrotti della repubblica romana.
Così lo fa confinare in campagna da sua moglie e in compagnia di suo fratello.
Marcello Mastroianni è Publio Cornelio Scipione detto l’Africano
Vittorio Gassman è Catone il Censore
Ma Scipione decide allora,da uomo probo qual’è di tornare a Roma per fare a pezzi il suo mito,capendo che ormai la Repubblica non ha più bisogno di eroi e di quello che ormai è un monumento ingombrante.
Davanti al Senato dopo aver tessuto l’elogio degli Scipioni “Il quale Scipione è anche ben consapevole di essere un mito per i romani.Come racconta al senato “Che ha fatto Scipione per la Repubblica? Niente? E allora, famose du’ passi indietro ne la Storia. Pijamo le Guerre Puniche. Ve ricordate le botte che v’hanno dato ne la prima? E perché ve l’hanno date? Perché nun ce stavo io. E allora annamo alla seconda, alla Trebbia, al Trasimeno, a Canne. Lì ce stavo, ma perché seguitavamo a perde? Perché nun comannavo io! […] Roma s’è sarvata solo quanno ho preso la situazione in mano io!” si autoaccusa falsamente di aver intascato i soldi,e pianta tutti in asso scegliendo l’esilio.
Scipione detto anche l’africano segue di due anni il folgorante Nell’anno dei signore,del 1969,il film sulla Roma papalina che lo aveva lanciato come regista arguto e dissacratore.
Questa volta il discorso del regista romano tocca la figura dell’eroe,il gigante tra i pigmei.
Con il solito linguaggio popolare affidato alle due irresistibili figure storiche di Scipione e di Catone il Censore,Magni fustiga benevolmente
la politica,proponendo un parallelo nient’affatto peregrino tra il mondo politico romano di duemiladuecento anni addietro e quello dei giorni nostri.
Scipione è un uomo onesto e retto;è quindi una rarità assoluta in un universo pubblico in cui domina il clientelismo e il tornaconto personale.
Anche Catone è un uomo morigerato,ed è il riflesso speculare di Scipione.Ma due uomini onesti sono troppi per la decadente Roma,che dopo le battaglie con Cartagine ha voglia di pace e di ozi.
Ruggero Mastroianni è Scipione l’Asiatico
Così il politico romano diffida di Scipione,della sua rettitudine;non perchè la ritenga una facciata,bensì perchè sospetta che dietro l’atteggiamento
del grande generale ci sia l’intenzione di diventare dittatore.
Cosa che Scipione non mostra,assolutamente.
Forse ha voglia di fama e tributi,ma non nutre le ambizioni attribuitegli da Catone.
Così accoglie sdegnato le accuse verso la sua famiglia.
Ma sarà il colloquio con sua moglie a disilludere Scipione,facendogli capire di essere ormai diventato solo un retaggio del passato.
La moglie lo accusa di essere insopportabilmente noioso nella sua specchiata onestà,di non sopportarlo più proprio per la sua mancanza di vizi,di debolezze.
Quando Scipione si recherà da Giove per rendergli tributo,vedrà il padre degli Dei in persona schernirlo bonariamente:
“Giove: Che te credi, a Scipio’? Pure Dio piagne!
Scipione: Annamo bene annamo… ma allora, scusa, che differenza c’è fra noi due?
Giove: Che io so’ eterno e tu no. Tu, a un certo punto, schiatti, cali er sipario, io no. Io me la godo in sempiterno ‘sta buffonata. Alegro, Scipio’! La vita è bella proprio perché finisce!
Scipione: Bella filosofia…”
Turi Ferro è Giove
La figura di Scipione si ammanta di una solenne tragicità;la sua onestà è il suo limite,come afferma Catone “Certo, voi mette Scipione co’ ‘sti quattro ladroni che reggono la Repubblica? Ma Scipione è grande, invece le repubbliche, pe’ sta’ in pace, devono esse’ fatta di gente piccola”
Ecco,il grande uomo è un mito e i miti per essere tali non devono partecipare alla vita pubblica.Devono vivere in disparte.
E Catone briga tanto che alla fine,pur sapendo che Scipione è innocente,accetta senza batter ciglio il falso mea culpa del grande generale
davanti al Senato.
Il mito è distrutto,ora la repubblica è salva.
Scipione detto anche l’Africano è decisamente un film bello,con un suo fascino ammaliante,recitato benissimo da un cast eccellente.
A svettare su tutti c’è Marcello Mastroianni,che disegna da par suo la dolente figura di Scipione;fa la sua parte con ironia e sagacia Vittorio Gassman,che interpreta l’acerrimo nemico di Scipione,quel Catone il censore che storicamente pronunciò una delle frasi più vere che si possano dire sulla politica,ovvero
“« I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori »
Al fianco di questa coppia di grandi attori,in un ruolo defilato c’è Silvana Mangano,l’insofferente moglie del generale,Emilia Terza.
Per una volta compare anche in un ruolo da attore il fratello di Marcello,Ruggero,che interpreta Scipione l’Asiatico.
La faccia serafica ed ironica del padre degli dei appartiene ad un grande Turi Ferro,mentre nel ruolo di Massinissa c’è Woody Strode.
Adeguato il commento musicale affidato a Severino Gazzelloni,per un film piacevole e riflessivo,arguto e sottilmente malinconico.
Pagine di cinema di altri tempi,quando le idee abbondavano e i registi scrivevano storie gradevoli e intelligenti.
Scipione detto anche l’africano
Un film di Luigi Magni. Con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Silvana Mangano, Turi Ferro, Woody Strode, Ruggero Mastroianni, Fosco Giachetti, Enzo Fiermonte, Philippe Hersent, Ennio Antonelli, Brizio Montinaro, Rosita Torosh, Adolfo Lastretti, Wendy D’Olive, Christian Alegny, Gianni Solaro Commedia, durata 108 min. – Italia 1971
Marcello Mastroianni: Scipione l’Africano
Silvana Mangano: Emilia Terza
Vittorio Gassman: Catone il Censore
Ruggero Mastroianni: Scipione l’Asiatico
Turi Ferro: Giove Capitolino
Woody Strode: Massinissa
Fosco Giachetti: Aulio Gellio
Ben Ekland: Tiberio Sempronio Gracco
Enzo Fiermonte: senatore Quinto
Philippe Hersent: console Marcello
Christian Alegny: un senatore
Wendy D’Olive: Licia
Adolfo Lastretti: Carneade
Geoffrey Copleston: un senatore
Ennio Antonelli: uno schiavo di Scipione
Regia Luigi Magni
Soggetto Luigi Magni
Sceneggiatura Luigi Magni
Produttore Turi Vasile
Produttore esecutivo Lucio Trentini
Casa di produzione Ultra Film (Roma) – Cinerama Filmgesellschaft (Monaco) – F.I.C. (Parigi)
Distribuzione (Italia) Interfilm
Fotografia Arturo Zavattini
Montaggio Ruggero Mastroianni, Amedeo Salfa
Effetti speciali Ferdinando Poggi
Musiche Severino Gazzelloni
Scenografia Lucia Mirisola
Costumi Lucia Mirisola, Bruno Raffaelli
Trucco Giuseppe Banchelli
– Ave Roma e ave a te, Giove, Ottimo e Massimo, Giove Capitolino. Presso la quercia de li antichi
– progenitori pecorari io te invoco, oh nume. Se è privilegio de li eroi discore a tu per tu co’ li numi, sorti fori Giove, e discoremo. (Scipione)
– Omo, sei incontentabile. (Giove)
– Nun ve montate la capoccia, e ricordateve chi sete. Ma quale civiltà, romani? Pe’ tirà su ‘na casa che nun fosse ‘na catapecchia avete dovuto ricorre
a li greci (però prima je avete dovuto mena’). I ritratti, le pitture a sguazzo, i pupazzi de marmo e de bronzo, li nonni morti a mezzo busto…
quelli ve li sete fatti fa’ da li etruschi (a forza di sganassoni). Quanno, poi, s’è trattato de scrive’ du righe de storia patria, avete dovuto pija’ in ostaggio ‘n artro greco, Polibio, perché a Roma quello che sa scrive’ mejo, sì e no, sa fa la firma. Dice “C’avemo Plauto che scrive le commedie!”… un par de ciufole. Ma che scrive Plauto? Plauto copia, copia le commedie dei greci e dice che le ha inventate lui. Per cui, ‘a giovanotti, io ve sto pe’ dà ‘na gran brutta notizia: tutta ‘sta civiltà, ‘sta coltura vostra non è altro che bottino de guerra. (Catone)
– Scipione è finito! So’ questi l’amici tui? Io li conoscevo, erano pure li mii. Fatte conto, questo chi è? È Marco Valerio? Nossignore! Marco Valerio è morto e sotterrato a Zama! ‘Sto ber zitello chi è? È Curio Sestilio? Nossignore, Scipio’! Curio Sestilio nun po’ regge er bicchiere pe’ via che la lama de un carro falcato je ha stroncato le mano. E queste chi so’? So’ le donne d’Africa che ce facevano da magna’ e ce fasciavano le ferite dopo er combattimento e, la notte, facevano l’amore con noi piano piano pe’ non facce male, perché eravamo tutt’a pezzi? Queste chi so’, Scipio’? Queste so’ mignotte! (Massinissa)
– Scipione: Padri senatori, lo sapete tutti che Catone è er difensore de li costumi antichi, ma state attenti, perché Catone esagera! Vede sempre er male dapertutto. Ve ricordate quanno li legionari tornarono da la Grecia? Erano partiti zozzi, luridi, co’ certe barbe che manco li caproni. Vinsero, tornarono, e tutta Roma se incanto’ a guardalli.
Belli, puliti, co’ le ganasse vellutate. E questo perché? Perché li lupi de Roma avevano imparato dai civilissimi greci a usa’ er rasore. Che te fa allora Catone? Zompa in piedi su li rostri e je strilla: “Froci! Sete diventati tutti froci!”.
Catone: E insisto. Chi se fa la barba nun è omo!
– Scipione nun dorme. Chi nun dorme pensa, e chi pensa rompe li contrappesi… (Catone)
– Carneade di Cirene: Non te la prendere, Scipione. Arcesilao nega ogni valore all’opinione volgare. Se qualche cosa è degna dell’aspirazione del saggio, questa non può essere che la scienza.
Tuttavia, la scienza è irraggiungibile, e all’uomo è preclusa la vera conoscenza delle cose. Di qui il dilemma: o una scienza che ci trascende, o una opinione che è inferiore a noi. Il saggio non può che rifiutare ambo i termini di questa alternativa, poiché l’assenso e la fede sono, per lui, un male. Trattenere l’assenso non è umano, e, senza adesione, l’azione è impossibile.
Vedi, dunque, Scipione, come lo scetticismo escluda ogni condotta di vita.
Scipione: Vedo, vedo… nun c’ho capito gnente…
L’opinione di Sergio dal sito http://www.mymovies.it
Una metafora dell’italia contemporanea. I “fondamentali” della cultura politica italiana, ben esposti nel contesto di un’allegoria ambientata -in chiave di commedia, molto gustosa- in un’antica Roma
com’è ovvio del tutto inverosimile storicamente. Film sempre attuale, anzi, sempre più attuale, verrebbe da dire, visto che la scena politica italiana non cambia mai (lotta per il potere fine a se stesso,
corruzione, emarginazione dei talenti, etc.). Agli albori delle tv commerciali berlusconiane venne trasmesso innumerevoli volte in replica. Oggi credo che qualunque emittente tv avrebbe un certo timore di trasmetterlo.
Fantastiche prove d’attore di Gasmann, Mangano, fratelli Mastroianni. Ottime la sceneggiatura e la regia. Un film troppo trascurato dalla critica, secondo me. Lascia un segno indelebile nella memoria
(nella mia famiglia alcune indimenticabili battute sono entrate nel linguaggio corrente). Introvabile in dvd o vhs, non resta che sperare in un prossimo passaggio televisivo. In tal caso… non perdetevelo!
L’opinione del sito http://www.uninfonews.it
(…) Atmosfere ben lontane dai moti carbonari del XIX secolo tingono invece, e inevitabilmente, Scipione detto anche l’Africano, che ci trasporta nel II secolo a.C. Rispolverando un po’ le conoscenza ginnasiali,
siamo tra la seconda e la terza guerra punica, in un periodo in cui un Publio Cornelio Scipione ormai un po’ attempato è già l’eroe che sconfisse Annibale a Zama. Al suo fianco, il fratello Lucio Cornelio, detto l’Asiatico
per la vittoria in Asia Minore su re Antioco: alla campagna, di pochi anni prima, aveva preso parte anche il più noto Africano. Durante la spedizione erano spariti 500 talenti. Chi se l’è magnati? Su questo fatto indaga
(o meglio, questo fatto accusa) Marco Porcio Catone, sollevando la questione davanti al Senato. Emerge un documento da cui risulta che il pagamento dovuto da Antioco è stato effettivamente ricevuto.
La firma è di Scipione A. L’Africano è uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi, uomo virtuoso, non più aderente all’antico mos maiorum (si fa la barba come hanno insegnato i greci, ma per Catone è roba da froci),
ma certo è integerrimo e fedele alla Repubblica: è quindi indispettito dall’atteggiamento e dalle insinuazioni di Catone, sentendosi profondamente insultato dalle accuse a lui mosse.(…)
Editoriale in PDF sulle vicende cinematografiche di Scipione,con possibilità di download:
http://www.academia.edu/7256392/Splendori_e_miserie_di_Scipione_lAfricano_nel_cinema_2014_
Mario Bava Images
Caltiki il mostro immortale
La maschera del demonio
Le meraviglie di Aladino
Ercole al centro della terra
Gli invasori
Diabolik
5 bambole per la luna d’agosto
Il rosso segno della follia
Roy Colt & Winchester Jack
Reazione a catena
Gli orrori del castello di Norimberga
Quante volte quella notte
Sei donne per l’assassino
La frusta e il corpo
I tre volti della paura
La ragazza che sapeva troppo
La strada per Fort Alamo
Operazione paura
Lisa e il diavolo
Cani arrabbiati
La casa dell’esorcismo
Shock
Daniela Rocca in Caltiki il mostro immortale
Barbara Steele in La maschera del demonio
Vittorio De Sica in Le meraviglie di Aladino
Evelyn Stewart di Ercole al centro della terra
Alice e Ellen Kessler in Gli invasori
Marisa Mell in Diabolik
Ely Galleani in 5 bambole per la luna d’agosto
Dagmar Lassander in Il rosso segno della follia
Marilu Tolo in Roy Colt & Winchester Jack
Brigitte Skay in Reazione a catena
Rada Rassimov in Gli orrori del castello di Norimberga
Daniela Giordano in Quante volte quella notte
Eva Bartok in 6 donne per l’assassino
Daliah Levi in La frusta e il corpo
Michele Mercier in I tre volti della paura
Leticia Roman in La ragazza che sapeva troppo
Erika Blanc in Operazione paura
Sylva Koscina in Lisa e il diavolo
George Eastman in Reazione a catena
Elke Sommer in La casa dell’esorcismo
Daria Nicolodi in Shock
Mario Bava con Boris Karloff
Con Barbara Steele
Con Elke Sommer
Con J.P.Law
Con Jacqueline Pierreux
Con Lucio Fulci
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Con Telly Savalas
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Carlo Verdone una vita per immagini
Un sacco bello
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Acqua e sapone
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Troppo forte
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Stasera a casa di Alice
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Con Ornella Muti
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