Pretty woman
Una delle capacità del cinema americano è quella di creare a tavolino dei blockbuster studiando nei minimi dettagli tutte le componenti dei film;
senza badare alla credibilità della sceneggiatura,i produttori contano su alcuni fattori determinanti svolgendo spesso vere e proprie indagini di mercato.
Si assoldano così attori belli e seducenti,si sceglie una colonna sonora adeguata,una storia possibilmente nazional popolare e rivolta alla più grande fascia di mercato possibile,un regista specialista in storie per bocche buone e il gioco è fatto.
Pretty woman,diretto da Garry Marshall è il prototipo del blockbuster con gli ingredienti citati ed è anche uno dei film più amati dal pubblico.
Il che è un mistero fino ad un certo punto,anche alla luce di una delle storie cinematografiche più banali e ruffiane dell’intera cinematografia di tutti i tempi.
Non è un mistero perchè la storia di Cenerentola è un po quella che più è amata dalla stragrande maggioranza del pubblico femminile.
Quale donna non sogna infatti il principe azzurro che la sollevi dalla quotidianità fatta spesso da una vita monotona e senza sussulti,piatta e priva di emozioni?

Se poi il principe azzurro ha le fattezze di Richard Gere,uno degli attori più sexy di Hollywood,se il personaggio del film è ricco,affascinante e di successo allora il gioco è fatto.
Poco importa poi che la storia sia poco più che un pretesto per contrabbandare sogni impossibili e situazioni assolutamente improbabili ad un pubblico anestetizzato dal sentimentalismo,francamente rivoltante,di cui è infarcito il film stesso.
Non amo questo genere di film, i miei pazienti e fedeli lettori lo sanno.
Questo poi è il film che più detesto in assoluto e non solo per le ragioni su esposte.
La storia è banalissima,la sceneggiatura come già detto ruffiana ma il fondo lo si tocca con la presenza di Julia Roberts,ragazza (all’epoca) acqua e sapone e assolutamente inadatta al ruolo di squillo da marciapiede o,come ha detto con arguzia una mia cara amica,una che pratica fellatio a 30 dollari.
Detto questo,a farmi rabbia ( e vi garantisco che sono in buona compagnia come leggerete nelle critiche di altri recensori) è vedere un film di bassissima lega scalare le vette degli incassi senza alcun merito,se non quello di essere stato assemblato come un’arma da combattimento,un carro armato che travolge i botteghini e rastrella dollari.
Il successo di Pretty woman è stato planetario,per cui alla fine hanno avuto ragione i produttori e su questo non ci piove,
Ma questo film sta al cinema come una mela sta ad una torta di mele

Veniamo alla trama:
un giovane,ricco,affascinante uomo d’affari di nome Edward Lewis compra e rivende compagnie sull’orlo del fallimento o comunque in grosse difficoltà economiche.
Una sera aggancia una giovane prostituta,Vivian e le propone di restare con lui una settimana per una grossa cifra oltre alla fornitura di vestiti e accessori.
La ragazza accetta e da quel momento la sua vita cambia.
Non completamente però.
Le sue origini,il suo lavoro la condizionano pesantemente;veste come una prostituta di basso costo,è sguaiata,è appariscente in poche parole.
Il tentativo di fare shopping si trasforma in una pesante umiliazione,perchè le commesse dei negozi ove si reca la prendono in giro,intuendo le sue origini popolane.
Sarà Barney,il direttore dell’hotel in cui alloggia Edward a trasformare il brutto anatroccolo in un cigno.
E della cosa si accorgerà anche Edward.
Da li inizerà una serie di traversie che porteranno i due a dividersi,nonostante Vivian ormai si sia innamorata del suo affascinante principe.
Ma il terribile e prevedibile happy end è in agguato…

Pretty woman non è un brutto film;è peggio.
E’ un film dozzinale come pochi,mascherato da commedia ma che alla fine mostra tutti i suoi difetti dietro una montagna di belletto.
A nulla vale la strepitosa colonna sonora;da Roy Orbison che riprone la sua Pretty woman agli Hot Chili Peppers di Show Me Your Soul ai Roxette della bellissima It Must Have Been Love per finire a fame 90 di David Bowie e Wild Women Do di Natalie Cole.
Il film resta desolatamente un tentativo di attirare spettatori al botteghino e visti i risultati con quasi mezzo miliardo di dollari incassati
la ragione e i quattrini vanno ai produttori del film.
Garry Marshall,che aveva esordito nel 1982 con L’ospedale più pazzo del mondo dopo lo strepitoso successo del film si dedicherà con profitto al cinema di stampo sentimentale,non discostandosi più da quella che era ormai una miniera d’oroper lui; basti pensare che i titoli che dirigerà saranno Un amore speciale (The Other Sister) (1999),Se scappi, ti sposo (Runaway Bride) (1999) nuovamente
con la coppia Roberts-Gere,Pretty Princess (The Princess Diaries) (2001),Principe azzurro cercasi (The Princess Diaries 2: Royal Engagement) (2004)
Bene o male il film si regge tutto sul sex appeal dei due protagonisti che in fondo fanno appieno il loro dovere;Gere è affascinante,leggermente carogna ma si riscatta con la mielosa parte finale del film mentre Cenerentola Roberts,che si era fatta notare in Mystic pizza da quel momento diverrà una vera e propria icona.

La ragazza acqua e sapone,prototipo del sogno dell’americana media,spopolerà con una serie infinita di film e con un Oscar nel 2001 conquistato con il film Erin Brockovich – Forte come la verità (Erin Brockovich) di Steven Soderbergh.
Una coppia quindi ben affiatata nel film;per il resto un desolante,terribile nulla.
Ma,al solito de gustibus.
Il film è trasmesso praticamente ogni anno in prima serata ed è uno dei più amati per cui è difficile che i cultori del genere l’abbiano perso.
Su You tube è presente una versione qualitativamente scadente all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=AjAB2YgBwNo
Pretty Woman
Un film di Garry Marshall. Con Julia Roberts, Richard Gere, Ralph Bellamy, Laura San Giacomo, Jason Alexander, Hector Elizondo, Stacy Keach Sr., Alex Hyde-White, Michael Bates, Larry Miller, Dey Young, John David Carson, Amy Yasbeck, Hank Azaria, Kathleen Marshall, Abdul Salaam El Razzac, Tom Nolan, Lloyd Nelson, Frank Campanella, Judith Baldwin, Lucinda Crosby, Nancy Locke, Larry Hankin, Patrick Richwood, Jeff Michalski, Elinor Donahue, Daniel Bardol, James Patrick Stuart, Lynda Goodfriend, Robyn Peterson, Bill Applebaum, Rodney Kageyama, Harvey Keenan, Julie Paris, Steve Restivo, Carol Williard, Allan Kent, Michael French, Karin Calabro, Jason Randal, Tracy Bjork, Gary Greene, William Gallo, Rhonda Hansome, Marty Nadler, Reed Anthony, Jacqueline Woolsey, Cheri Caspari, Scott A. Marshall, Laurelle Brooks, Don Feldstein, Marvin Braverman, Alex Statler, Lloyd T. Williams, R. Darrell Hunter, James Patrick Dunne, Valerie Armstrong, Douglas Stitzel, Shane Ross, Minda Burr, Marian Aalda, R.C. Everbeck, Calvin Remsberg, Norman Large, Tracy Keiner, Bruce Eckstut, Amzie Strickland Commedia, durata 117 min. – USA 1990
Richard Gere: Edward Lewis
Julia Roberts: Vivian Ward
Ralph Bellamy: James Morse
Jason Alexander: Philip Stuckey
Laura San Giacomo: Kit De Luca
Alex Hyde-White: David Morse
Amy Yasbeck: Elizabeth Stuckey
Elinor Donahue: Bridget
Héctor Elizondo: Barney Thompson, dir. Hotel
Judith Baldwin: Susan
John David Carson: Mark Roth
Larry Miller: Mister Hollister
Michele Gammino: Edward Lewis
Cristina Boraschi: Vivian Ward
Renato Mori: James Morse
Claudio Fattoretto: Philip Stuckey
Ida Sansone: Kit De Luca
Roberto Chevalier: David Morse
Sandro Sardone: Barney Thompson, dir. Hotel
Regia Garry Marshall
Soggetto J.F. Lawton
Sceneggiatura J.F. Lawton
Produttore Arnon Milchan, Steven Reuther, Gary W. Goldstein
Casa di produzione Silver Screen Partners, Touchstone Pictures
Distribuzione (Italia) Buena Vista Pictures
Fotografia Charles Minsky
Montaggio Raja Gosnell
Effetti speciali Paul J. Lombardi
Musiche James Newton Howard
Scenografia Albert Brenner
Costumi Marilyn Vance
Trucco Bob Mills
Wild Women Do – Natalie Cole
Fame ’90 – David Bowie
King Of Wishful Thinking – Go West
Tangled – Jane Wiedlin
It Must Have Been Love – Roxette
Life In Detail – Robert Palmer
No Explanation – Peter Cetera
Real Wild Child (Wild One) – Christopher Otcasek
Fallen – Lauren Wood
Show Me Your Soul – Red Hot Chili Peppers
“Come va?
Bene.
E come stai?
Bene.
È da quando siano partiti che mi dici solo bene. Non potresti cambiare parola?.
str***o.
Andava meglio “bene”.”
“Tu fammi un solo esempio di una che conosciamo alla quale è andata bene.
-Vuoi un esempio? Vuoi che ti faccia un nome? Vuoi che ti dica un nome insomma, uno qualunque.
Sì, uno. Me ne basta uno.
-Dio, che ossessione sono i nomi… quel gran c**o di Cenerentola!”
“È molto più facile credere alle cattiverie, ci hai mai fatto caso ?”
“Lui: e dopo che lui l’ha salvata, che succede?!”
Lei: che lei salva lui!”
“Odio puntualizzare l’ ovvio, ma tu sei una prostituta Vivian….”
“Sei in ritardo.
Sei bellissima.
Non sei in ritardo.”
“Mi scusi signore, esattamente per sfacciata somma di denaro, che intendeva .. disinvolta o diciamo spudorata ? Spudorata diciamo !”
“Sono una puttana, ma non bacio sulle labbra.
-Ho un sacco di soldi.
Smack.”
Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com
B. Legnani
Quasi micidiale. Storia falsa e vecchia come il mondo, ma riesce, nel Ventesimo Secolo, ad appassionare miriadi di spettatori: incredibile, come la vicenda che vede un cattivone diventare buono (cosa inverosimile) perché trova una troietta bonissima e buonissima (forse ancora più inverosimile…). Ma se pensavate che si era già colmata la misura dell’inverosomiglianza, il terrificante finale riuscirà a sorprendervi, dopo aver subìto la serata all’opera ove, ma guarda che caso, danno “La Traviata”. Solo per anime candide, il cui unico desiderio è quello di avere sempre “panem et circenses”.
Galbo
Non siamo certamente dalle parti del capolavoro: trattasi della solita favoletta dall’andamento e dal finale scontato, condita da facile morale e buoni sentimenti. Tuttavia il film si lascia guardare piacevolmente, grazie all’alta professionalità con la quale è stato realizzato. La sceneggiatura (con tutti i suoi limiti) è ben scritta, le regia asseconda doverosamente la trama e gli attori, sia i principali sia i caratteristi (si pensi ad Helizondo), sono bravi e simpatici.
Undying
Mieloso composto di buoni ingredienti e retorici risvolti, a cominciare dall’impossibilità di un amore che si vuole naturale, ma ch’é – invece – puramente utopico. Lui è un benestante, lei una (peri)patetica: la nuova love story, scavalcando temi consolidati in stile “Giulietta e Romeo”, si ammanta di banalità assortite al limite del ridicolo. Che poi molti maschietti cascarono dalle nuvole, di fronte ai risibili stivaloni neri avvinghiati alle gambe d’una filiforme Julia Roberts tutto, fuorché sensuale e graziosa fanciulla. Boh…
Homesick
Una storia datatissima, che vanta nella fiaba di Cenerentola e in My fair lady i suoi più esimi progenitori. Il film è stato un gran successo nei primi anni Novanta più che altro per aver lanciato le doti recitative e l’avvenenza della spigliatissima Roberts e rilanciato il flaccido Gere, dall’81 stretto nelle maglie di Zack Mayo. Scontato e artificioso, con quell’happy ending agognato da ogni pubblico di poche pretese. Brano trainante della colonna sonora è la vecchia “Pretty Woman” di Roy Orbison.
Cotola
Favoletta moderna in celluloide costruita su misura a tavolino per avere un successo che è poi puntualmente arrivato e che, forse, è stato anche superiore alle attese e alle previsioni. Classico film in cui è tutto scontato dall’inizio alla fine. Non pessimo ma in ogni caso abbastanza deprimente. Ha consacrato al successo Julia Roberts.
L’opinione di Lina dal sito http://www.filmtv.it
Sottospecie di versione moderna e squallida della fiaba di Cenerentola, che in questo caso non conquista il suo principe azzurro perchè è una ragazza molto povera, ma candida ed innocente, ma perchè è una donna procace che fa la battona invece di trovarsi un lavoro onesto come tante altre. Eppure la trama vuole che questa battona che si chiama Vivien, sia comunque integerrima da altri punti di vista: non si droga, infatti non spenderebbe mai i soldi che si supersuda andando a letto con chiunque le capiti davanti per acquistare stupefacenti, no, perchè lei vende il proprio corpo solo per pagare l’affitto di un appartamento e per comprarsi il filo interdentale.
E’ fondamentale per lei infatti cercare di prevenire quanto più possibile delle infezioni orali dato il mestiere che fa. Inoltre è una prostituta tutta d’un pezzo, perchè non bacia mai sulle labbra i suoi clienti, eh no, sarebbe un contatto troppo intimo (quasi come se un rapporto sessuale completo lo fosse molto meno), e quindi poverina, sembra quasi che sia costretta a prostituirsi pur di sopravvivere perchè pur avendo un cervello funzionante, due gambe, due braccia e due occhi come tutti per poter lavorare, forse si sente troppo sexy per sprecarsi a fare per esempio la cameriera. Eh già, meglio crescersi le unghie per poterle usare in pratiche sessuali ed adescatrici che spezzarsele lavando piatti o servendo ai tavoli. Non avendo poi un protettore che la plagi e costringa a stare sulla strada, Vivien non ha nemmeno una scusa per giustificare il motivo per il quale persegua la via più facile, eppure non è affatto un’anima perduta.
E’ solo un’anima con un gran c**o perchè alla fine conquista addirittura l’amore di un uomo d’affari ricchissimo e belloccio che cambierà la sua vita per sempre. Sì, perchè Vivien comprende che può puntare molto più in alto della strada, decide infatti di richiedere a gran voce di essere salvata come la principessa di una favola rinchiusa ingiustamente in una torre. Solo che lei non è nè la principessa sul pisello, nè Rapunzel, è sempre un’abbattona che appena fiutato l’odore dei soldi e della fragilità interiore di un solitario ed insicuro miliardario, ha la presunzione di credere che pure lui necessiti di essere salvato proprio e solo da lei naturalmente(!!!), cosicchè possano essere e sentirsi alla pari. Però poi ve lo immaginate cos’avrebbero raccontato un domani ai loro figli di fronte alla tipica domanda: “come vi siete conosciuti?” ….Niente, sai tua madre stava battendo sul marciapiede come al solito, ed io come al solito ero solo ed annoiato e allora…
No, questo flm anche se riesce nel suo intento di intrattenere e di incuriosire senza annoiare, finisce col suscitare antipatia perchè illustra con eccessiva furbizia, frivolezza e stucchevolezza la figura della meretrice quasi come se volesse mitizzarla servendosi dell’ausilio di un’interprete che ispirò simpatia a molta gente a quei tempi. Però più che ad una valida storia d’amore, secondo me si assiste ad una boiata mirata, ruffiana, pretenziosa, ipocrita e stra-colma di spunti amorali e di stereotipi riprodotti in maniera veramente insopportabile.
L’opinione di Arpia dal sito http://www.filmscoop.it
Il cast è bravissimo e non si può dire nulla ad attori e attrici chiamati semplicemente ad interpretare la storia. E’ la storia in sè che non meritava neppure una amplificazione cinematografica con il classico effetto espansivo di sè. Sinceramente non vi è nulla di più diseducativo di una visione della donna necessariamente ******* chiamata ad evolversi per compiacere un imbecille di uomo il quale, analizzato e vivisezionato per idee, gusti, propensioni, visioni delle cose non meriterebbe neppure di vivere. Un danno per le giovani menti perchè una storia funzionale al perpetuarsi di certa considerazione della donna necessariamente bisognosa del proprio riscatto e miseramente destinata alla subalternità rispetto al maschile. Da vietare ai minori di 35 anni.
Ufficiale e gentiluomo
Due Oscar su quattro nomination e due Golden Globe su otto nomination sono il palmares di Ufficiale e gentiluomo, film molto furbo e conseguentemente fortunato costruito a tavolino su una storia che ammicca un po a cenerentola (ma in questo caso non c’è il principe) e un po a La bella e la bestia ( la bestia non è un nobile, non è affatto brutto, anzi)
Un grandissimo successo di pubblico e per una volta una discreta accoglienza di critica, cosa abbastanza rara per un film che tocca principalmente le corde dei sentimenti, frutto di quell’alchimia misteriosa che fa si che alcune storie finiscano per conquistare la platea.
Ufficiale e gentiluomo ha indiscutibilmente alcuni punti cardine di grande effetto sui quali è costruita la storia di Zack Mayo, il giovane di umili origini che per sfuggire ad una vita miserabile sceglie di redimersi e costruire il suo futuro nella marina degli Stati Uniti e quella di Paula Pokrifki, la bella di identiche umili origini che lavora in una cartiera e che riuscirà a far capire a Mayo il valore dei sentimenti.
Una storia d’amore, una storia di riscatto, una di amicizia.

Su qesti tre temi Taylor Hackford costruisce quindi una storia armonica e ben guidata dall’inizio alla fine, sempre giocata in bilico tra i buoni sentimenti dei protagonisti da una parte e sulla disciplina, sull’educazione e sulla formazione dall’altra.
La trama in breve:
Zack Mayo è un giovane che vive in un collegio dopo la morte di sua madre; la vita nella struttura non lo soddisfa quindi sceglie di seguire suo padre, un sergente di marina che passa la sua vita tra donne e alcool.
Mayo vuole riscattarsi dall’ambiente in cui ha praticamente sempre vissuto e nonostante lo scetticismo del padre decide di iscriversi ad una scuola per diventare ufficiale di marina e pilota d’aerei.
I primi tempi del corso d’addestramento sono durissimi.
Il sergente Foley, un addestratore duro e implacabile si rivela per Zack un osso durissimo; l’uomo infatti ha il compito di evidenziare le debolezze degli uomini a lui affidati e non esita a usare tutti i trucchi e tutta la sua autorità per mettere in crisi i suoi allievi, convinto così di forgiare non solo dei buoni piloti, ma degli uomini atti alla disciplina e con un codice d’onore ben preciso.
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Zack stringe una forte amicizia con Sid, un giovane collega a cui pulisce le scarpe e lucida gli alamari in cambio di lezioni su una materia che Zack stesso conosce poco, finendo poi per estendere la cosa agli altri partecipanti al corso.
Scoperto da Foley, che vorrebbe il suo abbandono del corso, Zack reagisce con forza e da quel momento viene sottoposto ad un durissimo e implacabile addestramento personale da parte del sergente.
Contemporaneamente Zack e Sid conoscono e frequentano due ragazze del posto,Paula e Lynette,con le quali hanno una relazione libera e senza apparenti coinvolgimenti sentimentali.
Sid però finisce per innamorarsi di Lynette, la quale è più interessata alla carriera del giovane che al suo amore.
Per Zack l’addestramento continua, implacabile.

La volontà,la grinta, il desiderio di riscatto finiscono per avere la meglio anche sulla volontà di Foley e Zack si appresta quindi a ultimare il corso.
Ma Sid, ingannato da Lynette che gli fa credere di essere incinta, decide di lasciare il corso cosa che scatena la rabbia della donna, che lo lascia.
Deluso e umiliato, Sid si uccide.
Zack, convinto che il responsabile del suicidio dell’amico sia opera del durissimo addestramento di Foley, affronta quest’ultimo in un combattimento di arti marziali sul ring, finendo però sconfitto.
Il corso termina e Zack è finalmente ufficiale: si è reso conto che senza Foley non avrebbe trovato la grinta e la forza per superare il corso stesso e glielo dice ricavandone in cambio un “Togliti dalle palle Mayo”
In sella alla sua moto, con la divisa bianca immacolata e impeccabile, Zack va verso la cartiera dove lavora Paula e in mezzo ad un tripudio di lacrime e appalusi delle colleghe della ragazza, la prende in braccio e la porta via con se mentre in sottofondo si sentono le note di Up Where We Belong cantata da Joe Cocker e Jennifer Warnes.

Non c’è il cavallo bianco, ma c’è la moto; il principe è un ufficiale di marina che porta via la sua cenerentola verso un futuro assieme.
Happy end e applausi del pubblico.
Perchè le storie a lieto fine in fondo sono quelle che permettono di sognare, perchè abbiamo visto una storia di redenzione che è giunta a compimento nonostante i fatidici ostacoli e perchè anche la carogna Foley ci sta simpatico.
Il successo del film naturalmente non dipende solo dalla storia accattivante.
Il regista di Santa Barbara, Hackford che in seguito girerà Due vite in gioco (Against All Odds) (1984) e Il sole a mezzanotte (1985) è un ottimo mestierante; ha senso del ritmo e della misura e in più è anche un uomo fortunato.
Si, perchè affida la parte principale, quella di Zack Mayo a Richard Gere, che fino a quel momento aveva avuto parti defilate, ad eccezione del ruolo di protagonista in American gigolò.E Gere lo ripaga alla grande, con un’interpretazione misurata e magistrale, con la quale otterrà un enorme successo sopratutto fra il pubblico femminile.E pensare che Gere era stato un ripiego, dopo il rifiuto di Travolta di prendere parte al film…

Per la parte femminile sceglie la sconosciuta Debra Winger, non certo una bellissima ma dal volto dolce e tranquillizzante, non una vamp ma una ragazza “normale”
La scelta però più pregnante è quella di Louis Gossett Jr. che interpreta in modo impareggiabile lo scorbutico e durissimo sergente Foley; la sua interpretazione incanta tutti e nella serata degli Oscar del 1983 sarà suo l’Oscar per il migliore attore non protagonista.
Bellissima la colonna sonora che vincerà anch’essa un Oscar.
Up Where We Belong composta da Jack Nitzsche, Buffy Sainte-Marie e Will Jennings e cantata da Joe Cocker e Jennifer Warnes diverrà un evergreen e rimarrà indissolubilmente legata alle immagini finali del film, vera icona di romanticismo ripresa un’infinità di volte da molti autori.
Un film forse un tantino ruffiano ma sicuramente accattivante e piacevole, costruito con abilità e divenuto con il temo quasi un simbolo di quegli anni ottanta spensierati e pieni di speranza.
Il film è presente in rete in una bella versione sia audio che visiva all’indirizzo http://www.cb01.tv/ufficiale-e-gentiluomo-1983/
Ufficiale e gentiluomo
Un film di Taylor Hackford. Con Richard Gere, Louis Gossett jr, Debra Winger, David Keith, Robert Loggia,Victor French, David Caruso, John Laughlin, Tony Plana, Lisa Eilbacher, Lisa Blount, Harold Sylvester, Grace Zabriskie, Bill Stewart, Tommy Petersen, Mara Scott Wood, David Greenfield, Dennis Rucker, Jane Wilbur, Buck Welcher, Vern Taylor, Elizabeth Rogers, David R. Marshall, Gary C. Stillwell, Tee Dennard, Norbert M. Murray, Daniel Tyler, William Graves, Brian D. Ford, Michael C. Pavey, Keith J. Haar, Pia Boyer, Danna Kiesel, Jeffrey P. Rondeau, Michael Lee Bolger, Mark L. Graves, Meleesa Wyatt, Jo Anna Keane, Samuel M. Pace, Marvin Goatcher Titolo originale An officer and a gentleman. Drammatico, durata 124 min. – USA 1981.
Richard Gere: Zack Mayo
Debra Winger: Paula Pokrifki
Louis Gossett Jr.: sergente Emil Foley
David Keith: Sid Worley
Lisa Blount: Lynette Pomeroy
Lisa Eilbacher: Casey Seeger
Tony Plana: Emiliano Santos Della Serra
Harold Sylvester: Perryman
David Caruso: Topper Daniels
Robert Loggia: Byron Mayo
Victor French: Joe Pokrifiki
Grace Zabriskie: Esther Pokrifiki
Ron Hayes: Midshipman
Tommy Petersen: Zack da ragazzo
Luigi La Monica: Zack Mayo
Roberta Paladini: Paula Pokrifki
Vittorio Di Prima: sergente Emil Foley
Loris Loddi: Sid Worley

Liliana Sorrentino: Lynette Pomeroy
Simona Izzo: Casey Seeger
Mauro Gravina: Emiliano Santos Della Serra
Tonino Accolla: Topper Daniels
Diego Michelotti: Byron Mayo
Ada Maria Serra Zanetti: Esther Pokrifki
Regia Taylor Hackford
Soggetto Douglas Day Stewart
Sceneggiatura Douglas Day Stewart
Produttore Martin Elfand, Douglas Day Stewart
Casa di produzione Lorimar Film Entertainment
Distribuzione (Italia) Paramount Pictures
Fotografia Donald E. Thorin
Montaggio Peter Zinner
Effetti speciali Joseph P. Mercurio
Musiche Mark Knopfler, Jack Nitzsche, Buffy Sainte-Marie, ZZ Top, Van Morrison
Scenografia Philip M. Jefferies, James L. Berkey
Costumi Rita Riggs, Laurie M. Riley
Trucco Jerry O’Dell, Marina Pedraza, Jim Gillespie
Sergente Emil Foley: Da dove vieni soldato?!
cadetto: Da Oklahoma City, Oklahoma! Signore!
Sergente Emil Foley: Due cose sole vengono vengono dall’Oklahoma: tori e checche! Io non vedo le corna, quindi devi essere una checca!
Zack Mayo: Non la dimenticherò mai sergente.
Sergente Emil Foley: Lo so.
Zack Mayo: Non ce l’avrei mai fatta senza di lei. Grazie sergente.
Sergente Emil Foley: Levati dalle palle Mayo.
1 – Main Theme from “An Officer and a Gentleman” – Jack Nitzsche
2 – Up Where We Belong – Joe Cocker & Jennifer Warnes
3 – Hungry for Your Love – Van Morrison
4 – Tush – ZZ Top
5 – Treat Me Right – Pat Benatar
6 – Be Real – The Sir Douglas Quintet
7 – Up Where We Belong – Joe Cocker & Jennifer Warnes
8 – Love Theme from “An Officer and a Gentleman” – Lee Ritenour
9 – Tunnel of Love – Dire Straits
10 – Intro Music To “Tunnel Of Love Extract” From: The Carousel Waltz
11 – The Morning After (Love Theme) – Jack Nitzsche
Zack Mayo figlio di madre suicida e di padre donnaiolo e ubriacone, decide di rifarsi una vita iscrivendosi al corso per piloti militari di jet. Durante il corso (durissimo perché l’istruttore lo prende di mira anche se a fin di bene) conoscerà l’amicizia di un ragazzo di estrazione borghese (che però finirà col suicidarsi) e l’amore sincero di una bella ragazza. Film di successo, tecnicamente ben fatto, con attori ricchi di carisma e tanto di happy-end.
L’opinione di Yosseph dal sito http://www.filmscoop.it
Ampiamente acclamato al momento della sua uscita, Ufficiale e gentiluomo è un racconto senza tempo di romanticismo, amicizia e crescita.
Il protagonista è Zack Mayo (Richard Gere), tormentato personaggio che si arruola nella Marina per dare una direzione alla sua vita ribelle, trovando redenzione nel duro addestramento militare.
La regia è buona, la sceneggiatura è solida, le prestazioni degli attori sono convincenti. Particolarmente meritevole è l’interpretazione di Louis Gossett Jr., perfetto nel suo ruolo di sergente di ferro. La sua è una prova da Oscar.
Il finale è un trionfo di emozioni. Gere è maestoso nella sua bianca uniforme navale, magica è la canzone premio Oscar in sottofondo, Up Where We Belong.
Significativo il messaggio universalmente positivo che scaturisce dalla sfida coi propri demoni: il successo si ottiene con determinazione, duro lavoro e vero cuore.
L’opinione di Maso dal sito http://www.filmtv.it
(…) “Ufficiale e gentiluomo” è però prima di tutto una delle più belle storie d’amore raccontate al cinema e lo si deve tantissimo ad una immensa, stupenda, dolcissima, sensuale, appassionata, leale, romantica Debra Winger al di la di ogni mio aggettivo per apprezzarla nel ruolo di Paola “la polacca”, la ragazza di umili origini che dedica tutto il suo affetto al dannato Zack Mayo senza secondi fini ma solo per amore a prima vista, ci sono delle scene che sono stampate nella mia mente quando vengono inquadrati i due innamorati affiatati come pochi altri sul grande schermo: la scena in cui lui la maltratta mentre lei scoppia a piangere chiedendogli solo di aprirsi un pò, la scena in cui sembrano aver rotto e discutono davanti al juke box mentre sta girando “Tunnel of love” dei Dire Straits dove Debra riesce ad esprimere solo con i lineamenti la delusione di chi è stata messa da parte senza nessuna spiegazione è una sfumatura difficilissima da recitare, la rabbia dipinta sul volto nel momento in cui il suo comportamento viene ingiustamente paragonato a quello di Lynette, la grazia del suo corpo e la passione mentre si morde le labbra nella celeberrima scena d’amore con Gere tanto bella da farti venire il dubbio se non lo abbiano fatto veramente, sono tutte sequenze che esaltano la bravura di questa attrice che ho sempre ammirato infinitamente in ogni sua performance ed è una vergogna che non le fu assegnato un Oscar, uno degli scippi più scandalosi nella storia di questo premio, posso soltanto dire con onestà che la Streep premiata per “La scelta di Sophie” è stata altrettanto grandiosa e credo che la scelta ricadde su di lei per la drammaticità del tema trattato nel suo film. (…)
Opinioni dal sito http://www.davinotti.com
Il gobbo
Telefonatissimo e stereotipatissimo film di ambiente militare, coi lumpen della provincia americana in cerca di riscatto. Gere virileggia facendo ingrifare le spettatrici, ma come è possibile innamorarsi della già indisponentissima Debra Winger? Ovviamente trionfa nella memoria il trucissimo Lou Gossett, al cui sergente di ferro ruberà qualche tic Kubrick per Full metal jacket. Gran botto della canzone, uguale a Sarà quel che sarà di Tiziana Rivale, carneadica vincitrice del Sanremo ’83!
Cotola
Ci sono tutti gli elementi tipici dei film imperniati sull’istruzione militaresca: il sergente di ferro che plasma e rieduca la recluta ribelle, il soldato debole che non resiste all’addestramento, quello che dopo tanti sforzi riesce a superare la prova più dura e così via. In più ci sono anche le complicazioni sentimentali che faranno felici il gentil sesso. Tutto già visto, tutto già scritto (ma come finirà mai?) eppure funziona alla perfezione. Perfetto Gosset (vincitore dell’oscar) ma anche la Winger e Gere fanno la loro figura.
Tarabas
White trash in cerca di riscatto entra alla scuola piloti della Marina militare; prima fa il furbetto poi diventa un capopopolo e cucca anche la bella del villaggio (Debra Winger ai massimi). Messa così sembra una scemenza, ma il film ha una sua dignità ed è ben interpretato, con Gossett che mette su un personaggio destinato a rimanere impresso e ad influenzare molti altri film. Clichés a piene mani e ruffianeria, anche musicale, senza ritegno, però si vede volentieri. Categoria filmoni, direi.
Markus
Piaccia o no, il film è diventato un culto. Vicenda prevedibile anche alla prima visione, ma c’è una sceneggiatura solida scandita da momenti/meccanismi ineccepibili. Il bel Gere funziona perfettamente, ma il migliore è l’istruttore (Gosset), che è ormai un’icona indelebilmente scolpita nel tempo. Ufficiali, gentiluomini e donne (ignoranti) disposte a tutto pur di averli. La morale che se ne trae è alquanto discutibile, tuttavia – e non ne sono certo – probabile specchio di una realtà provinciale americana di qualche tempo fa.
Capannelle
Soggetto ampiamente sfruttato ma reso in questo caso con ottima efficacia. Se Louis Gosset jr. vinse meritatamente l’Oscar come attor non protagonista (è lui a caratterizzare maggiormente il film), anche Richard Gere è bravo, credibile quanto basta e senza troppa parvenza da “bellone”. Trama, sceneggiatura e musiche sono tipiche del periodo, non hanno pretese da filmone impegnato e non sono per niente originali, ma risultano godibili e indovinate. Discreti i personaggi minori.
Cangaceiro
Dopo tanti anni dalla sua uscita si può ormai definire meritatamente un classico. Il tormentatissimo personaggio di Zack Mayo è il ruolo più interessante della carriera di Gere ed è da lui interpretato nel migliore dei modi (va così così solo quando frigna). La pellicola ha anche altre frecce al suo arco: l’ottima performance di Gossett Jr., l’irresistibile dolcezza di Debra Winger, le varie scene d’addestramento ben confezionate e la colonna sonora d’eccezione. Piuttosto ruffiano il trionfale happy end in cartiera ma si può chiudere un occhio.






















































































