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Marlowe indaga

L’investigatore Philip Marlowe,americano in trasferta londinese viene convocato a casa del generale Sternwood che lo incarica di effettuare indagini
su una sordida storia di ricatti.
Così il cinico e disincantato investigatore si trova a procedere in un ambiente moralmente degradato;i primi sospetti sono Arthur Geiger,un libraio che sembra nascondere segreti innominabili,la sua bella segretaria Agnes e il di lei amante Joe.
Ancora più equivoche sono le figlie di Sternwood:la più giovane,Camilla,è anche apparentemente la più fragile,affetta com’è da una tossicodipendenza estrema mentre Charlotte,la figlia più grande, ha un comportamento ambiguo,legato anche alla misteriosa scomparsa di suo marito Rusty.
Una serie di omicidi porta Marlowe a chiudere,all’apparenza,la sua indagine,tanto che l’anziano generale decide di congedarlo.
Ma Marlowe non è convinto da quanto scoperto e prosegue le sue indagini,sotto pressione anche da parte dell’ispettore di Scotland Yard Carlson.
Si imbatte così in un altro losco individuo,Eddie,padrone di un ancor più losco club.


Nel frattempo Marlowe è richiamato dal generale,che ha deciso di scoprire la verità sulla scomparsa del marito di Charlotte;dopo una serie di colpi di scena Marlowe dipana la matassa…
Marlowe,l’immortale investigatore creato dalla penna di Raymond Chandler,torna sugli schermi per la seconda volta interpretato da Robert Mitchum,dopo Marlowe,il poliziotto privato del 1975 in questo secondo capitolo,Marlowe indaga.
Il film è diretto da Michael Winner,che gira il remake di The big sleep-Il grande sonno che a sua volta era stato diretto da Howard Hawks nel 1946 con l’interpretazione di Humphrey Bogart.
Senza fare paragoni al limite del blasfemo,vista l’enorme differenza qualitativa oltre che temporale dei due prodotti,si può però tranquillamente dire che il film di Winner perde abbastanza nettamente l’improponibile confronto.
A parte la differenza di ambientazione,americana nel caso di Hawks,londinese in quello di Winner,l’aderenza al romanzo omonimo originale di Chandler (1939) pur essendo pedissequa risulta farraginosa e irrisolta.
Alcuni passaggi del film,così mirabilmente espletati da Hawks diventano nel remake di difficile comprensione,spesso anzi contribuiscono a rendere il film incomprensibile.


Marlowe,al quale Bogey aveva fornito mirabilmente la sua espressione sofferta,cinica,dura in Mitchum resta inespressa;la dove Bogart aveva fornito un’interpretazione memorabile dell’investigatore,uomo solitario ma intimamente preda di debolezze che si intuiscono dalla mimica del grande attore di New York,in Mitchum,probabilmente stanco,ormai quasi settantenne,è limitata ad una interpretazione asciutta ma piatta.
Non un brutto film,per carità,ma un film che rappresenta una grande occasione sprecata.
Alla luce anche del grande cast assemblato,che include un’altra vecchia gloria come James Stewart e Richard Boone,Oliver Reed e John Mills,mentre le donne del film sono Sarah Miles,Joan Collins e Candy Clark.
Michael Winner,che negli anni precedenti aveva sbancato i botteghini con film come Professione assassino ,Scorpio,L’assassino di pietra e Il giustiziere della notte,si limita ad una regia diligente ma priva di qualsiasi picco che ne rialzi in qualche modo le sorti.


Tant’è vero che il film passò quasi inosservato nelle sale e ignorato da buona parte della critica,che evitò accuratamente una fin troppo facile pubblica lapidazione del film.
Detto di Mitchum,molto a disagio,si può tranquillamente glissare sul resto del cast che professionalmente fa il suo ma è stretto nel grigiore di una sceneggiatura e di una regia davvero appena sufficiente.
Un film che in pratica è finito nel dimenticatoio,a differenza dell’originale,da tempo divenuto un classico della cinematografia,tanto da essere conservato nella Biblioteca del Congresso.

Marlowe indaga
Regia di Michael Winner. Un film con Robert Mitchum, Joan Collins, James Stewart, Candy Clark, Sarah Miles, Richard Boone. Titolo originale: The Big Sleep. Genere Poliziesco – Gran Bretagna, 1978, durata 100 minuti

Robert Mitchum: Philip Marlowe
Sarah Miles: Charlotte Sternwood
Richard Boone: Lash Canino
Candy Clark: Camilla Sternwood
Joan Collins: Agnes Lozelle
Edward Fox: Joe Brody
John Mills: ispettore Jim Carson
James Stewart: Gen.Sternwood
Oliver Reed: Eddie Mars
Harry Andrews: Norris
Colin Blakely: Harry Jones
Richard Todd: Comandante Barker

Giorgio Gusso: Philip Marlowe
Noemi Gifuni: Agnes Lozelle
Bruno Alessandro: ispettore Jim Carson
Renzo Palmer: Eddie Mars
Mario Erpichini: Norris
Leo Gullotta: guardia del corpo di Eddie Mars

Regia Michael Winner
Soggetto Raymond Chandler (Romanzo)
Sceneggiatura Michael Winner
Fotografia Robert Paynter
Musiche Jerry Fielding
Scenografia Harry Pottle, John Graysmark

Erano pressappoco le undici di una mattina di metà ottobre, con il sole velato e sulle colline un bagliore che preannunciava pioggia a rovesci.
Mi ero messo l’abito azzurro polvere con camicia, cravatta e fazzolettino, scarpe nere e calze di lana nera con una fantasia di orologi blu.
Ero in ordine, pulito, rasato e sobrio, e non me importava che lo si notasse o no. Ero esattamente quello che ci si aspetta da un elegante investigatore privato.
Andavo a far visita a quattro milioni di dollari.

Raymond Chandler

Maggio 9, 2018 Pubblicato da: | Drammatico | , , , , , , | Lascia un commento

La figlia di Ryan

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Il ponte sul fiume Kwai,Lawrence d’Arabia e Il Dottor Zivago;un trittico divenuto ormai leggendario diretto dal grande David Lean,regista inglese dalla produzione non fertile (solo 19 film diretti) ma dalle indubbie capacità e dalle grandi doti narrative.
E’ proprio Lean nel 1970 a dirigere La figlia di Ryan, affresco sentimental/drammatico che si snoda attraverso 175 minuti di cinema a tratti di gran classe, a tratti leggermente prolisso,come del resto nello stile del regista britannico.
Un film che ha il suo punto di forza nella stupenda location,l’Irlanda, terra tenebrosa e selvaggia,assoltata e brumosa,vero caleidoscopio di colori e suoni, di mare e boschi.
Grazie alla fotografia di Freddie Young che aveva collaborato con Lean a Lawrence d’Arabia e a Il dottor Zivago,lo stesso Lean realizza un film dal largo respiro,una storia incentrata su una figura femminile e su deu maschili;la prima è quella di Rosy Ryan,le altre due sono quelle del professor Charles Shaughnessy e del maggiore Randolph Doryan, protagonisti del tradizionale triangolo amoroso che sfocerà in tragedia e che segnerà le vite dei protagonisti in modo irreversibile.

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La storia verte sulle vicende di Rosy Ryan,giovane e insoddisfatta figlia di Thomas,il proprietario dell’unico ritrovo di Kirrary,piccolo e squallido borgo della penisola di Dingle,in Irlanda,affascinante zona situata nel Kerry, contea sud-occidentale della Repubblica d’Irlanda.
Rosy è giovane,ha voglia di vivere e mal sopporta l’atmosfera opprimente e culturalmente arretrata di Kirrary.
Sogna un futuro lontano dal suo paese,ma è costretta dalle circostanze a tarpare le ali dei suoi sogni e accettare la placida e per certi versi noiosissima realtà del posto in cui vive.
L’unica novità è rappresentata dall’arrivo del maestro Charles Shaughnessy;presa dalla noia Rosy accetta la corte discreta del timido Charles e alla fine accetta di sposarlo.
Ma per Rosy si tratta di un’esperienza negativa;in fondo non è innamorata di lui e questo rende la situazione ancora più pesante.
Ma il temporale irrompe nella vita della donna sotto forma di un atletico ufficiale inglese,il maggiore Randolph Doryan,che sconvolge i sentimenti e i sensi di Rosy.

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La relazione tra i due non passa certo inosservata.
E’ Michael, un uomo con deficit mentali a raccontare uno degli incontri dei due amanti e ben presto la relazione è sulla bocca di tutto il piccolo paese.
Rosy è a tutti gli effetti un’adultera;poco importa che ami profondamente Randolph e che per la prima volta senta di essere una donna realizzata.
Ad aggravare le cose c’è la palese simpatia verso la Germania opposta nella prima guerra mondiale (epoca in cui si svolgono i fatti) ai tanto odiati inglesi.
Dopo alcune vicende Rosy sarà accusata di aver tradito i patrioti anti inglesi,percossa e umiliata pubblicamente.
Dovrà perciò andar via dal paese anche perchè nel frattempo…
La figlia di Ryan è un film dal fascino discreto.

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Unico neo è rappresentato dalle lunghe pause che Lean concede al racconto,compensate però dalle riprese suggestive dello splendido paesaggio irlandese.
Lean indugia tantissimo su alcuni aspetti della storia d’amore tra i tre protagonisti del racconto;a conti fatti però nessuno dei tre suscita particolari sentimenti di identificazione.Così come gli altri personaggi della storia,come il minorato Michael,padre Collins,Thomas Ryan non brillano per simpatia.
Il racconto si snoda quindi attraverso le vicende sentimentali di Rosy,Charles e Randolph sullo sfondo marginale almeno agli inizi della guerra mondiale.
Sarà nella parte centrale del film prima,nel finale dopo che esploderanno le contraddizioni,le ripicche le meschinità e verrà alla luce in maniera manifesta l’atmosfera di ipocrisia e morale piccola piccola di quasi tutti i protagonisti del film.
Bella la descrizione dell’ambiente.
Lean indugia proprio sul contrasto fra l’assolato paesaggio irlandese e la penombra della morale corrente.
Atmosfera tipica da paese isolato:pettegolezzi,invidie,ripicche e il pub all’ombra del quale si conuma la vita noiosa e pigra dei maschi del villaggio.
Un’atmosfera dolciastra,appiccicosa.

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Ottima la scelta del cast, con attori perfettamente calati nelle parti.
Bravissima Sarah Miles,una delle indimenticabili interpreti di Il servo (The Servant) del 1963 per la regia di Joseph Losey;la figura irrequieta di Rosy è resa magistralmente dall’attrice inglese.

La figlia di Ryan

Un film di David Lean. Con Robert Mitchum, John Mills, Trevor Howard, Sarah Miles, Christopher Jones,Leo McKern, Barry Foster, Marie Kean, Arthur O’Sullivan, Evin Crowley, Douglas Sheldon, Gerald Sim, Barry Jackson, Des Keogh, Niall Toibin Titolo originale Ryan’s Daughter. Drammatico, durata 176 min. – Gran Bretagna 1970.

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La figlia di Ryan banner protagonisti

Sarah Miles: Rosy Ryan
Robert Mitchum: Charles Shaughnessy
Trevor Howard: padre Collins
Christopher Jones: maggiore Randolph Doryan
John Mills: Michael
Leo McKern: Thomas Ryan
Barry Foster: Tim O’Leary
Marie Kean: signora McCardle
Evin Crowley: Moureen
Arthur O’Sullivan: signor McCardle
Philip O’Flynn: Paddy
Gerald Sim: capitano

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Maria Pia Di Meo: Rosy Ryan
Giuseppe Rinaldi: Charles Shaughnessy
Bruno Persa: padre Collins
Cesare Barbetti: maggiore Randolph Doryan
Stefano Sibaldi: Thomas Ryan
Ferruccio Amendola: Tim O’Leary

La figlia di Ryan banner cast

Regia David Lean
Sceneggiatura Robert Bolt
Produttore Anthony Havelock-Allan
Casa di produzione Metro-Goldwyn-Mayer
Fotografia Freddie Young
Montaggio Norman Savage
Effetti speciali Robert MacDonald
Musiche Maurice Jarre
Scenografia Stephen Grimes (production designer), Roy Walker (art director)
Costumi Jocelyn Rickards
Trucco Charles E. Parker

La figlia di Ryan banner recensioni

L’opinione di Lehava dal sito http://www.filmtv.it

“Non può essere tutto qui!”
Le parole vengono fuori veloci, accorate. E Rosy non sa se urlarle a squarciagola, come una liberazione, o sussurrarle, come una confessione di un peccato inconfessabile che Dio e gli uomini, in quella terra tragica e meravigliosa, in quel cielo sconosciuto e lontano, non le perdoneranno. “Sì. E’ tutto qui, che ci dovrebbe mai essere?” La risposta di padre Collins è dura, quasi arrabbiata e sottintende altro, un moto di stizza e di rimprovero. E’ allora che Rosy non trattiene le lacrime: “Ma che ne so? Io non lo so proprio, cosa possa esserci d’altro, ma qualcosa dev’esserci pure!” ora i singhiozzi non si fermano più, e che potrà mai fare padre Collins? Pak. Un schiaffo, ecco, le ci vuole uno schiaffo, pak, e Rosy cade in terra ed ingoia le sue paure, i suoi desideri, le sue fantasie e le angoscie. Ecco, ora, sulla spiaggia, è tornato il silenzio dal vociare umano. Restano gli uccelli, ed il fragore delle onde che si fa quasi rombo, ed il vento che soffia incessante e pare che fischi. Laggiù in quell’angolo sperduto di universo, dove la natura si fa passione, travolgente ed incontrollabile. “Non è bene, non è bene! Non far niente è un’attività molto pericolosa” questo era il rimbrotto del prete ad una svagata Rosy che, di tutto punto vestita, continua ad aggirarsi per le colline il cui verde è smorzato, qua e là, dai ciuffi porpora dell’erica e dalle fucsie spinose in fiore. Ma quelle lunghe solitarie passeggiate, che terminano sempre sulla spiaggia assolata, sono la sola consolazione di un cuore in fermento: non che sia un essere dotato di grande cultura! ma pur sempre troppo superiore per poter trovare conforto nell’amicizia di qualche miserabile giovane del villaggio. E’ graziosa ed educata Rosy. (…)
Dal sito http://www.davinotti.com

Daniela

Irlanda 1916. In un villaggio sulla costa, la figlia del locandiere, sposata ad un maestro, lo tradisce con un ufficiale inglese, attirandosi il disprezzo dei compaesani. Melodramma sentimentale di lunghezza eccessiva, con un trio di protagonisti non molto convincente: Mitchum fuori ruolo nella parte dell’uomo mite e comprensivo, Miles corretta ma un pò imbambolata, Jones anonimo. Risultano indimenticabili invece alcune figure di contorno (il prete Howard, il matto Mills) e soprattutto gli splendidi paesaggi, fotografati magistralmente.

Giuan

Specialista in kolossal autoriali, Lean rischiò di finir la sua carriera con quest’opera le cui “colpe” son così scoperte da lasciar fin troppo spago al destro critico. In effetti dal film (come da Mitchum) ci si aspetta che esploda potente e furibondo da un minuto all’altro; speranza castrata da reticenze storico-politiche, miscasting (soprattutto Jones) e magniloquenze inevitabili. Eppure spettacolo e tensione sono innegabili, come memorabili restan il Don Camillo irlandese di Howard, il controverso traditore McKern, l’ambigua inquietudine di Sarah Miles

Pigro

Avrà creduto di essere lirico o epico, e invece gli interminabili scorci dei paesaggi (bellissimi) o le lunghe sequenze diluiscono il nerbo della storia (lei tradisce lui con un militare: ma quest’ultimo è inglese e siamo in un villaggio di irredentisti irlandesi) rendendo estenuanti le oltre 3 ore di visione. La narrazione troppo basata su attesa e sospensione non si addice al melodrammatico Lean, che – non pago – ci aggiunge una musica inopinata di fanfare e accenti pseudo-felliniani. Un’ora di meno (minimo), e il film sarebbe decollato.

Galbo

Durante la prima guerra mondiale, in un villaggio irlandese, giovane Rosy, moglie del maestro locale, s’innamora di un ufficiale inglese. Penultimo film di David Lean, è un’opera di ambientazione rurale che si segnala per la fotografia di grande respiro degli splendidi paesaggi irlandesi. Dal punto di vista narrativo, l’attenzione è focalizzata sulla controversa figura della protagonista, a disagio negli angusti confini di un piccolo paese. Limite del film è l’eccessivo ricorso ai toni melodrammatici. Buona la prova del cast.

L’opinione di Lospaccone dal sito http://www.filmscoop.it

Se ne “Il dottor Zivago” non aveva inciso più di tanto la scelta di dare maggior peso alla parte melodrammatica del film, lo stesso non si può dire per “La figlia di Ryan”. Infatti, la scelta di abbandonare quasi totalmente l’analisi del contesto storico impoverisce il racconto e i suoi protagonisti, rende il film prolisso, o, nelle poche volte in cui è presente, non aggiunge nulla al racconto se non qualche sequenza paesaggisticamente suggestiva.
Alla luce di questo le quasi 3 ore di durata si fanno sentire maggiormente rispetto agli altri colossal di Lean; tuttavia in numerose scene eccessivamente dilatate giunge in soccorso una fotografia strepitosa che lascia senza fiato e che rende il film più digeribile di quello che sarebbe in realtà. Anche qui al centro della vicenda c’è un tradimento e i personaggi che lo consumano assomigliano molto a Yurij e Lara. Gli attori offrono una buona prova, solo Robert Mitchum mi lascia qualche dubbio (scegliere un “freddo” per la parte di un “freddo” forse è troppo)
Tirando le somme, è un film poco più che sufficiente che la fotografia e l’inconfondibile stile registico di Lean rendono discreto; queste, però, non riescono a stemperare del tutto quella sensazione di “occasione mancata” che si ha alla fine della visione.

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agosto 10, 2015 Pubblicato da: | Drammatico | , , , , | 2 commenti