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Il segno del comando

Il segno del comando -locandina 1

E’ una domenica, il 16 maggio 1971. La sera 15.000.000 di spettatori sono seduti davanti alla tv; la Rai, nelle settimane precedenti, ha pubblicizzato uno sceneggiato televisivo che promette una storia piena di mistero con risvolti parapsicologici e sovrannaturali. Così, subito dopo il tradizionale Telegiornale della sera e l’ancor più tradizionale Carosello, parte la sigla iniziale sulle note di Cento campane di uno dei fenomeni televisivi più seguiti della storia della Tv italiana, quel Il segno del comando che per 5 domeniche, sino alla puntata finale del 13 giugno 1971, catalizzerà l’attenzione del pubblico italiano che seguirà con il fiato sospeso lo sceneggiato televisivo più bello mai trasmesso dall’ente tv italiano. “Nun me lo dì stanotte a chi hai stregato er core la verità fa male lasciame ’sta visione pe’ sperà din don din don amore cento campane stanno a dì de no...” canta Nico Tirone, e il pubblico è già ammaliato da quella voce suadente che introduce le immagini di un uomo che insegue una bellissima figura femminile tra le strade deserte di Roma.

Il segno del comando 1

Silvia Monelli (la Signora Giannelli) e Ugo Pagliai (Edward Foster)

Inizia in questo modo ammaliante, accattivante, lo sceneggiato diretto da Daniele D’Anza, regista e sceneggiatore quarantanovenne nato a Milano che il pubblico televisivo conosceva per il grande successo riscosso l’anno precedente con lo sceneggiato Coralba e sopratutto per Giocando a golf una mattina, diretto nel 1969. Uno sceneggiato che oggi sarebbe assolutamente improponibile sia come costruzione nei tempi di realizzazione dell’epoca sia nella struttura stessa; un’opera dilatata nei tempi, nei dialoghi e nelle situazioni, che sono lungamente descrittive e quasi sempre statiche. Una storia, però, che aveva tutte le carte in regola per catturare l’attenzione degli spettatori, perchè mescolava elementi da sempre catalizzatori dell’attenzione del pubblico, attraverso una sapiente miscela di storie intrecciate che coinvolgono il mondo della parapsicologia, dell’occulto e della magia, attraverso un lungo percorso che si snoda sulle tracce del misterioso segno del comando.

Il segno del comando 2

Carla Gravina (Lucia)

Il segno del comando 4

A sinistra Rossella Falk (Olivia)

Lo sceneggiato inizia mostrando l’arrivo a Roma del professor Lancelot Edward Forster, uno studioso di letteratura inglese che ha scritto una serie di articoli su Lord George Gordon Byron, poeta suo conterraneo; Edward Foster ha ricevuto dal pittore Marco Tagliaferri un invito che è una sfida, trovare una piazza citata da Byron nel suo diario che Edward ritiene immaginaria e che Tagliaferri dice di essere reale. Nello stesso tempo Foster riceve l’invito a tenere una conferenza su Byron all’interno del British Council di Roma, invito che arriva dal consulente inglese George Powell. Foster si reca a casa di Tagliaferri dove incontra la misteriosa Lucia, modella del pittore, che lo invita a incontrare Tagliaferri in una locanda di Trastevere. Lo studioso, in cerca di alloggio, si reca presso l’hotel Galba, su suggerimento di Lucia; qui conosce la direttrice dell’hotel, la bellissima signora Giannelli, che però nega di conoscere Lucia.

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Angiola Baggi (Giuliana)

Nell’albergo Foster incontra anche una sua vecchia amica (forse una vecchia fiamma), Olivia, che alloggia nell’hotel con un tipo equivoco, Lester Sullivan, che scopriremo essere un trafficante di antichità e altre attività poco chiare. Dopo aver appreso che Tagliaferri in realtà è morto, Foster si reca al British Council dove incontra Powell e la sua segretaria Barbara;la sera poi si reca all’appuntamento con Lucia, che lo porta in un posto che sembra uscito da un quadro dell’ottocento,la Taverna dell’angelo, nella quale i due attendono inutilmente l’arrivo di Tagliaferri. Edward, forse drogato, inizia ad avere delle visioni prima di svenire. Al risveglio si ritrova all’interno della sua auto dalla quale è sparita la borsa con gli appunti e le micro fiches contenenti gli studi dello studioso;dopo un’inutile tappa al commissariato, Foster trova all’interno dell’auto il bellissimo e inquietante medaglione che Lucia indossava, raffigurante una civetta. Inutilmente Foster cerca di ritrovare la taverna dell’Angelo, e il giorno dopo fa un’altra incredibile scoperta:Marco Tagliaferri è morto esattamente cento anni prima.

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La medium

L’uomo che Edward incontra nell’appartamento adiacente allo studio del pittore è infatti un suo discendente, il colonnello Tagliaferri, che racconta a Foster particolari sulla vita dell’antenato, morto giovane e in circostanze mai chiarite e del suicidio della sua modella Lucia. Naturalmente Foster è assolutamente certo di aver incontrato una donna vera, non un fantasma, tuttavia il dubbio inizia a serpeggiare nella sua mente.Un’altra sorpresa lo attende al caffè Greco, dove si reca su suggerimento del colonnello Tagliaferri; il ritratto li esposto del pittore Marco assomiglia tantissimo al volto di Foster. Recatosi in seguito ad una telefonata anonima al cimitero degli Inglesi, Foster trova anche la tomba del pittore, guidato anche in questo caso da una figura oscura che lo guida fino alla tomba. Che porta incisa la data della morte del pittore, il 28 marzo 1835, la stessa data, giorno e mese, della nascita del professore, avvenuta esattamente 100 anni dopo; Tagliaferri è morto 28 marzo del 1871 e cent’anni dopo quella data ecco che Foster dovrà tenere la sua conferenza su Byron. Intanto Foster riesce a far valutare il medaglione che Lucia gli a lasciato in auto.

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Alla ricerca dello spartito di Vitali

Prospero Barengo, un esperto d’arte,conferma che si tratta di un’opera di altissimo valore, creata da un orafo del settecento, Ilario Brandani, morto in odore di negromanzia; la sempre più spaventata Olivia cerca di convincere, inutilmente, Edward sulla necessità di andar via da Roma, mentre sarà proprio Sullivan a squarciare un altro velo di mistero raccontando a Foster che Ilario Brandani è nato il 29 marzo 1735 e morto il 28 marzo 1771, quindi cento anni prima di Tagliaferri e 200 anni prima di Edward Foster. A questo punto le sinistre coincidenze iniziano ad essere davvero tante e arriva un altro colpo di scena: Barbara, la segretaria di Powell ha scoperto che la piazza descritta da Byron e raffigurata nel quadro visto da Foster in realtà è una foto ritoccata.Il quadro vero è di proprietà del principe Anchisi, che Foster ha conosciuto da poco e che si è presentato come un esperto della vita di Byron, del quale possiede tutte le opere. Recatosi di notte nel palazzo del nobile, Foster incontra nuovamente Lucia, con la quale tuttavia non riesce a parlare. Nonostante gli avvertimenti di Barbara che gli racconta una leggenda secondo la quale il palazzo Anchisi è un luogo sfortunato, Foster si reca dal principe, nel palazzo del quale incontra anche una sua vecchia conoscenza, Sullivan, impegnato inutilmente nel tentativo di far vendere la collezione di quadri che Anchisi possiede.Il principe caccia in malo modo il trafficante e subito dopo informa Foster che il quadro andrà all’asta quel giorno stesso. Subito dopo aver avuto la notizia della morte del colonnello Tagliaferri, Edward si reca all’asta con l’intenzione di acquistare il quadro che però viene ceduto ad un anonimo acquirente.L’ennesima telefonata anonima avvisa Foster che il quadro sta per essere nuovamente venduto e il professore si reca nel posto dove dovrebbe essere effettuata la vendita.Qui però trova l’enigmatica proprietaria dell’hotel Galba, la signora Giannelli, seduta ad un tavolo per una seduta spiritica. Foster viene accolto nel cerchio e durante l’evocazione ecco che la medium parla con voce roca del quadro che si trova in una “barca a remi”. Foster scopre che la medium altri non è che la sfuggente Lucia;Foster è preda delle allucinazioni, vaga in quella che è una sartoria e si accorge che è rimasto solo.

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Lucia, donna reale o fantasma?

Recatosi nella casa di Tagliaferri, accolto dalla affranta Giuliana, nipote di Tagliaferri, Foster scopre che il colonnello è morto nell’ora esatta in cui si è fermato un orologio di gran valore in possesso del colonnello, opera ancora una volta dell’oscuro Brandani. Poichè nella cassa dell’orologio c’è un’incisione recante un effigie e il nome Sant’Onorio, Foster si reca nella chiesa romana del santo per scoprire che in realtà il sacerdote della chiesa stessa non ha mai sentito parlare di Brandani o Tagliaferri. Ma sembra esserci una svolta; in albergo Foster riceve una telefonata di Sullivan che promette importanti rivelazioni. La telefonata però è interrotta da due spri; Foster corre da Powell per raccontare l’accaduto quando all’improvviso ricorda che nella hall dell’hotel Galba, quando ha incontrato Olivia la tv stava trasmettendo un’opera di Baldassarre Vitali. E’ uno dei pezzi mancanti del puzzle, perchè proprio nella chiesa di sant’Onorio sono conservate composizione di questo artista. Recatosi nuovamente nella chiesa, Foster scopre che nella collezione di spartiti manca il salmo numero XVII, che un direttore d’orchestra li presente considera importantissimo, in quanto contenente secondo la leggenda un codice cifrato. Le rivelazioni continuano, perchè Anchisi parla a Foster di un misterioso Segno del comando,un potentissimo amuleto custodito da un messaggero di pietra che può essere trovato solo da un eletto, un talismano in grado di poter allontanare anche la morte. Foster si immerge in uno strano dormiveglia, nel quale vede funesti presagi, fra i quali la propria morte e quella dell’amica Olivia.Che in realtà è accaduta, cosa che sconvolge ancor più l’ormai confuso professore; ma la voglia, il desiderio di conoscere il bandolo di quella storia cosi complicata portano Foster a seguire l’indizio principale ancora in suo possesso, quello contenuto nel diario di Byron che rimanda ancora una volta alla piazza descritta dal poeta inglese, che contiene anche la frase oscura “Che io sia dannato se accetto ancora un invito di O.

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Grazie a Barbara, viene individuata l’abitazione in cui Byron aveva soggiornato a Roma, in Via delle Tre Spade 119 e il suo misterioso proprietario nonchè amico di Byron,Sir Percy O. Delaney; sarà un signore anziano e non vedente a dipanare ancor più il mistero, raccontando a Foster che quella casa si affacciava tempo addietro su una piazza del tutto simile a quella descritta da Byron e che il famoso salmo XVI di Baldassarre Vitali è custodito nella casa stessa. Finalmente Foster puà leggere il salmo, ma ecco il colpo di scena:passa Lucia per strada e il professore si precipita al suo inseguimento. La ragazza lo porta in un palazzo, sede della sartoria in cui Foster aveva assistito alla seduta spiritica dove c’è Powell e il redivivo Sullivan che si affrontano a pistole spianate. Sullivan nel tentativo di sfuggire a Powell precipita e muore; Powell può finalmente gettare la maschera e raccontare il suo vero ruolo nella storia, quello di un agente dei servizi segreti britannici (sulle tracce del carteggio Von Hassel, un misterioso scambio di documenti della cui esistenza sono al corrente solo 4 capi di stato, ma questo Powell non lo racconta a Foster). E’ arrivata nel frattempo la fatidica data del 28 marzo 1971,quella in cui Edward Foster deve tenere la famosa conferenza su Byron; in una sala colma di persone attentissime, fra le quali spiccano alcuni protagonisti della storia, ovvero Powell,Barbara, Anchisi; Foster rivela tutto quello che ha scoperto, giungendo infine alla parte più importante, ovvero l’assassinio di Ilario Brandani da parte del compositore Baldassarre Vitali, che aveva ucciso l’orafo per impadronirsi del Segno del comando per poi lasciare nel salmo XVII le indicazioni sul posto dove l’aveva nascosto. Ma le sorprese sono appena iniziate…

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Edward Foster nel momento del suo compleanno, un avvenimento molto pericoloso….

Ometto, per ovvi motivi, la descrizione del finale dello sceneggiato, che va gustato per intero perchè porta finalmente alla scoperta di tutti i tasselli mancanti del puzzle; la storia di fantasmi, di maledizioni,l’intrigo storico tra il poeta Byron e l’orafo maledetto Brandani, il pittore Tagliaferri e la sua bellissima modella Lucia, tra il misterioso talismano e persino una serie di documenti scottanti risalenti alla guerra è all’epilogo, un epilogo che ha del sorprendente e anche del sovrannaturale, con quella conclusione che può lasciare delusi ma che in realtà è il degno finale di una storia assolutamente lineare. E’ difficile, per chi non abbia avuto dai 15 anni in su nel 1971 capire il fascino che questo sceneggiato suscitò; per la prima volta in una edizione televisiva si vedeva una storia che mescolava con sapienza tanti elementi generalmente appartenenti al mondo della cinematografia horror o thriller, quella delle spy story o del fantastico. Questi elementi confluiscono tutti in un’unica storia che trasporta lo spettatore attraverso il tempo e una città Roma, che appare magica, fatata. La presenza di un cast assolutamente omogeneo come qualità recitativa, tutti professionisti impeccabili aggiunge valore allo sceneggiato; da Pagliai alla splendida Carla Gravina, da Checchi a Hintermann attraverso le figure degli altri caratteristi dell’opera si arriva ad un’integrazione assolutamente perfetta tra la storia e i suoi interpreti. Sono passati più di quarant’anni dal ciak si gira di Il segno del comando; molti degli attori che parteciparono a quell’esperienza sono ormai scomparsi.

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La conferenza di Foster

Non ci sono più Massimo Girotti, il bravissimo e ambiguo Powell dello sceneggiato e non c’è più Carlo Hintermann, scomparso ormai 25 anni fa, è morto Franco Volpi, grandissimo nel ruolo del principe Anchisi ed è morto Andrea Checci, il bonario commissario Bonsanti. Sono scomparsi personaggi minori del film come Serena Michelotti, la zingara e Augusto Mastrantoni, il colonnello Tagliaferri, Leopoldo Valentini (il custode del cimitero) e Roberto Bruni (Barengo),Amedeo Girardi ( il sarto Paselli) e Franco Angrisano (l’intermediario)….

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Resta lo sceneggiato, un’opera così affascinante da essere ormai diventata, nell’immaginario collettivo, la summa di quello che uno spettatore pò chiedere ad un’opera di finzione, uno sceneggiato che ancora oggi conserva quasi del tutto intatto il fascino che emanava in un tempo ormai tanto distante da noi. Un tempo in cui la tv era in bianco e nero e in cui ci si sedeva davanti alla tv in massa, in attesa spasmodica del proseguimento dell’opera, della famosa “puntata successiva” Vent’anni dopo l’uscita dello sceneggiato,sull’onda del mito che ormai aleggiava attorno al leggendario Segno del comando, il regista D’Anza rielaborò la sceneggiatura dell’opera ricavandone un romanzo che nelle intenzioni doveva chiarire i punti rimasti oscuri dello sceneggiato. Quell’opera, che ebbe un ottimo successo, venne distribuita dalla Newton Compton Editore, specializzata in opere vendute a basso costo.

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A sinistra: Massimo Girotti (Powell)

La prima edizione costava 2000 lire, un euro odierno e si faceva leggere con piacere e scorrevolezza. Il segno del comando è opera di facile visione; esistono i dvd della Elleu multimedia, casa di distribuzione che noi appassionati non dovremmo mai smettere di ringraziare e che ha permesso a tantissime persone di rivedere l’opera così come su Youtube ci sono diverse versioni, tutte complete, dell’opera televisiva. Quella qualitativamente migliore, ricavata proprio dai dvd Elleu è disponibile a questo indirizzo:                          http://youtu.be/6lcFAI4zHp4. All’utente Nino, autore del caricamento online va il mio personale ringraziamento anche per l’opera meritoria di aver messo a disposizione di tutti autentiche perle passate in tv in un’epoca ormai preistorica come la fine degli anni sessanta e gli inizi dei settanta, ovvero Donna d’onore e Il dipinto, Philo Vance e Nero Wolfe, Vita di Leonardo Da Vinci e Joe Petrosino, L’enigma delle due sorelle,Ho incontrato un’ombra, La traccia verde. In ultimo, non posso non accennare al remake dello sceneggiato diretto nel 1992 da Giulio Onesti;ambientato a Parigi invece che a Roma, con Powell e Elena Sofia Ricci nei ruoli rispettivi di Foster e Lucia, il remake è assolutamente da dimenticare e non ha nemmeno un briciolo della suspence, dell’ambientazione di tutte quelle componenti insomma che fecero la fortuna della prima edizione.

Il segno del comando banner personaggi

Ugo Pagliai: Edward Forster
Zuma Spinelli: la portinaia
Carla Gravina: Lucia
Gino Maringola: il portiere dell’albergo
Silvia Monelli: la signora Giannelli
Rossella Falk: Olivia
Carlo Hintermann: Lester Sullivan
Giovanni Attanasio: lo sconosciuto
Luciano Luisi: il telecronista
Massimo Girotti: George Powell
Laura Belli: amica di Edwar
Luciana Negrini: amica di Edwar
Paola Tedesco: Barbara
Serena Michelotti: la zingara
Giorgio Onorato: il posteggiatore
Lucia Modugno: una donna
Adriano Micantoni: maresciallo
Augusto Mastrantoni: col. Tagliaferri
Angiola Baggi: Giuliana
Leopoldo Valentini: custode del cimitero
Franco Volpi: Raimondo Anchisi
Luisa Aluigi: una bibliotecaria
Franco Odoardi: banditore
Roberto Bruni: Prospero Barengo
Giancarlo Palermo: cameriere
Amedeo Girardi: il sarto Paselli
Anna Segnini: suora
Franco Angrisano: l’intermediario
Pietro Villani: spiritista
Armando Brancia: portiere di notte
Vittoria Di Silverio: la donna con la spesa
Andrea Checchi: comm. Bonsanti
Giorgio Gusso: il prete
Jolanda Modio: una ragazza
Paola Arduini: la telefonista
Ferruccio Scaglia: il direttore d’orchestra
Evar Maran: il rigattiere
Enrico Lazzareschi: un muratore
Vittorio Duse: primo operaio
Aleardo Ward: secondo operaio
Attilio Fernandez: il maggiordomo
Silvana Buzzo: la cameriera
Armando Anselmo: un cieco
Gualtiero Isnenghi: un bibliotecario
Bianca Manenti: una bibliotecaria

 

Il segno del comando banner cast

Ideatore Flaminio Bollini e Dante Guardamagna
Regia Daniele D’Anza
Sceneggiatura Giuseppe D’Agata, Flaminio Bollini, Dante Guardamagna e Lucio Mandarà

 

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Nun me lo dì stanotte

a chi hai stregato er core

la verità fa male

lasciame ’sta visione pe’ sperà

din don din don amore

cento campane stanno a dì de no

ma tu ma tu amore mio

se m’hai lasciato ancora nun lo dì

no nun lo di’ nun parlà

sei una donna o una strega chissà?

Me resta ‘na speranza, la speranza di quer sì…

din don, din don amore

cento campane stanno a dì de no

ma tu ma tu amore mio

se m’hai stregato dimmelo de sì

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Franco Volpi (il principe Anchisi)

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Incipit del romanzo “Una berlina targata Gran Bretagna si arrestò davanti a un austero portone di via Margutta, all’altezza dello stabile contrassegnato dal numero 53/B. L’auto – una Jaguar un po’ vecchiotta – era molto impolverata, come se avesse compiuto un lungo viaggio. Era una tarda mattinata di primavera, una classica giornata del marzo romano, quando l’aria frizzante sa di verde anche se non si scorgono né alberi né giardini. Dalla Jaguar scese un uomo vestito con sobria eleganza, biondo e con gli occhi azzurri, sui trentacinque-quarant’anni; un tipo disinvolto e piuttosto sicuro di sé, dall’aria inconfondibilmente britannica. Pareva compiaciuto di trovarsi nella lunga e stretta strada tradizionalmente abitata dagli artisti, sulla quale si affacciavano numerose le botteghe degli antiquari, dei falegnami e dei corniciai. Prese dall’auto una borsa di pelle e si soffermò ad osservare una targa che spiccava accanto al portone, scritta in caratteri neoclassici: «Studi di pittura e di scultura». Poi, con passo deciso, varcò la soglia del 53/B.” Finale del romanzo Non c’era nessuno, ad eccezione di una donna che era seduta ad un tavolo e volgeva le spalle all’entrata. La capigliatura chiara, lo scialle antico… Edward si portò davanti alla donna. Non era Lucia. Aveva capelli grigi con striature bionde e indossava un costume zingaresco. La faccia, che certamente un tempo era stata bella, era solcata da una infinità di rughe. Appariva molto vecchia, ma non era possibile definirne l’età. La donna sorrise a Edward. “Perchè mi guardi così? Siediti” Edward si calò lentamente su una sedia, dall’altra parte del tavolo. “Cercavo un’altra persona…” “Non cercavi di certo me”, disse ridendo la donna. Come ipnotizzato, Edward non smetteva di fissarla. “Sai chi sono io?” Edward non rispose. Lei continuò a ridere. “Io sono una strega…Vuoi bere?” Protese una brocca di vino nero verso il bicchiere che era davanti a Edward, il quale fece segno di no e coprì il bicchiere con le mani. “E’ genuino. Io bevo solo questo” “Anche…anche lei viene qui tutte le sere?”, riuscì a dire Edward. “Come Lucia?” “Sì. La conosce?” “Tutti qui la conoscono” Con gli occhi sbarrati, Edward deglutì per poter parlare. “La supplico, mi dica qualcosa di Lucia” “Posso raccontarti qualcosa del suo passato. Te l’ho detto che sono una strega” Edward annuì. La donna spostò altrove il suo sguardo. “Lucia era figlia illegittima di uno dei principi Anchisi. Aveva un carattere libero e ribelle. Fece la modella di Marco Tagliaferri e poichè l’amava si unì a lui…” “Continui, la prego” “Tagliaferri sapeva di essere Ilario Brandani reincarnato e passò la sua breve vita a dipingere e a cercare, con ogni pratica magica, ciò che avrebbe potuto salvarlo” “Che cosa lo avrebbe salvato?” L’interesse di Edward si era fatto spasmodico. “Ancora non sai che cos’è il Segno del Comando?”, disse ridendo la donna. “Eppure, da quando sei a Roma lo porti conte…” Edward rimase interdetto, sconvolto. “Il medaglione!” La donna fece segno di sì, poi assunse un’espressione seria. “Brandani lo incise il 31/03/1771, ma non potè goderne il potere perchè proprio quel giorno…” “Quale potere?” “Quello di prolungare la vita se è troppo breve, rispose con semplicità la donna”. Quindi riprese: “Proprio quello stesso giorno Vitali, l’organista, lo uccise e glielo rubò”. I lineamenti della donna si indurirono. “Poi, quando Vitali si sentì vicino a morire, perchè per il delitto che aveva commesso non poteva che morire, lo nascose” “E Tagliaferri lo cercò inutilmente…” “Sapeva che non poteva essere lontano da un certo luogo, la piazza che addirittura dipense, ma non riuscì a trovarlo. Morì prima dell’alba del 31/03. Cento anni fa.” “Come morì Tagliaferri?” “Lo trovarono annegato nel Tevere. Dissero che era stato il vino. Questo vino.” La donna bevve. Edward restò a guardarla. “E…Lucia?” “Si lasciò morire nello studio di via Margutta. Ma le fu concesso di continuare a cercare il medaglione.” “Le fu concesso…? Da chi?” Lo sguardo della donna si fece serio e penetrante. “Tu vivi in un mondo di certezze. Non varcare questo limite, non ti è consentito. Lucia voleva trovare il Segno del Comando per interrompere la catena maledetta delle reincarnazioni…” “Quando lo ha trovato?” “Tu non eri ancora nato, e neppure questo secolo” Le domande che assillavano Edward gli davano un’aria eccitata, febbrile. “Altri lo cercavano…e Lucia era…stava con loro…” La donna sorrise. Aveva un sorriso piacevole, giovanile. “Lucia era rimasta legata al vincolo di sangue con Anchisi. Il principe e i suoi amici se ne servivano per cercare contatti con l’aldilà. Ma Lucia doveva dare a te il medaglione, perchè tu eri il predestinato” Edward si versò un pò di vino. Aveva bisogno di bere qualcosa. “Ma dov’è Lucia? Poichè le devo la vita, vorrei…” “Non verrà”, disse la donna scuotendo il capo. “Non verrà mai più”. Edward si alzò e si portò la mano a una tasca. “Vai. Torna al tuo paese e ai tuoi studi.” “Volevo almeno restituirle il medaglione”, disse Edward mostrandolo alla donna. Lei lo prese, lo rigirò nel palmo della mano e glielo restituì. “Il Segno del Comando…Ora non è che un bel medaglione. Puoi tenerlo. Conservalo come un ricordo di Lucia.” Edward retrocedette lentamente, poi voltò le spalle alla donna e raggiunse le scale. In quel momento stava scendendo un uomo che portava una chitarra. Edward se lo ricordò: sembrava gemello del servitore (o era il padrone?) che si occupava della mescita. Edward incrociò l’uomo dalla chitarra e uscì. Il nuovo venuto si avvicinò alla donna: le parlò con estrema dolcezza. “E’ tardi, Lucia” “Sì, si è fatto tardi” Mentre le luci si facevano ancora più fioche, l’uomo si appoggiò a una parete, e si mise a cantare accompagnandosi con la chitarra. “Nun me lo dì stanotte a chi hai stregato er core. La verità fa male, lasciame ‘sta visione per sperà.” Il segno del comando banner gli oggetti Il segno del comando Gli oggetti 6

L’orologio in possesso del colonnello tagliaferri, opera dell’orafo Brandani

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Il pugnale con la lama che scatta ogni 13 colpi, opera dell’orafo Brandani

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Il messaggero di pietra che custodisce due segreti…

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La tela di Marco Tagliaferri 

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Particolare della piazza con rudere romano

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Il medaglione magico di Lucia

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La tomba di Marco Tagliaferri

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Ugo Pagliai, Edward Foster

Il segno del comando -Carla Gravina

Carla Gravina, Lucia

Il segno del comando -Andrea Checchi

Andrea Checchi, il commissario Bonsanti

Il segno del comando -Angiola Baggi

Angiola Baggi, Giuliana nipote del colonnello Tagliaferri

Il segno del comando -Augusto Mastrantoni

Augusto Mastrantoni, il colonnello Tagliaferri

Il segno del comando -Carlo Hintermann

Carlo Hintermann,Sullivan

Il segno del comando -Silvia Monelli

Silvia Monelli, la signora Giannelli

Il segno del comando -Paola Tedesco

Paola Tedesco, Barbara

Il segno del comando -Rosella Falck

Rossella Falk, Olivia

Il segno del comando -Massimo Girotti

Massimo Girotti, Powell

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Franco Volpi, il principe Anchisi

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L’edizione Newton Compton del romanzo di D’Anza

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L’ultima scena dello sceneggiato

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Il nascondiglio

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Nel cimitero degli Acattolici

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Uno degli incubi di Edward Foster

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Edward, Lucia e … Il segno del comando

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La bella segretaria di Powell,Barbara

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Via Margutta 33, la casa di Marco Tagliaferri

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Lucia

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Il ritratto di Tagliaferri

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Il giorno fatidico

 

Di seguito il finale del romanzo di D’Anza,differente dallo sceneggiato televisivo;era quello che il regista avrebbe voluto ma che per varie ragioni rimase solo nella stesura del romanzo.

 

Edward camminava lentamente senza guardarsi intorno, come se conoscesse perfettamente la strada. Infatti riuscì a trovare ciò che cercava. O forse ciò che cercava si fece trovare. Ad un certo punto si trovò davanti ad un vecchio e basso edificio sul quale spiccava, bianca su nero, l’antica insegna ottocentesca: «TAVERNA DELL’ANGELO». Il cuore gli batteva forte quando, oltrepassato lo stretto ingresso, discese la breve scala curva e si trovò nel vasto scantinato dal soffitto a botte. Le lampade a petrolio e alcune torce infisse alle pareti illuminavano a malapena l’ambiente, permettendo di distinguere i due servitori che parevano usciti da una stampa del Pinelli. Edward riconobbe quello che stava al banco della mescita: allampanato, coi capelli lunghi, la faccia più che mai spettrale. Non c’era nessuno, ad eccezione di una donna che era seduta ad un tavolo e volgeva le spalle all’entrata. La capigliatura chiara, lo scialle antico… Edward si portò davanti alla donna. Non era Lucia. Aveva capelli grigi con striature bionde e indossava un costume zingaresco. La faccia, che certamente un tempo era stata bella, era solcata da una infinità di rughe. Appariva molto vecchia, ma non era possibile definirne l’età. La donna sorrise a Edward. «Perché mi guardi così? Siediti.» Edward si calò lentamente su una sedia, dall’altra parte del tavolo. «Cercavo un’altra persona…» «Non cercavi di certo me», disse ridendo la donna. Come ipnotizzato, Edward non smetteva di fissarla. «Sai chi sono io?» Edward non rispose. Lei continuò a ridere. «Io sono una strega… Vuoi bere?» Protese una brocca di vino nero verso il bicchiere che era davanti a Edward, il quale fece segno di no e coprì il bicchiere con le mani. «È genuino. Io bevo solo questo.» «Anche… anche lei viene qui tutte le sere?», riuscì a dire Edward. «Come Lucia?» «Sì. La conosce?» «Tutti qui la conoscono.» Con gli occhi sbarrati, Edward deglutì per poter parlare. «La supplico, mi dica qualcosa di Lucia.» «Posso raccontarti qualcosa del suo passato. Te l’ho detto che sono una strega.» Edward annuì. La donna spostò altrove il suo sguardo. «Lucia era figlia illegittima di uno dei principi Anchisi. Aveva un carattere libero e ribelle. Fece la modella di Marco Tagliaferri e poiché l’amava si unì a lui…» «Continui, la prego.» «Tagliaferri sapeva di essere Ilario Brandani reincarnato e passò la sua breve vita a dipingere e a cercare, con ogni pratica magica, ciò che avrebbe potuto salvarlo.» «Che cosa lo avrebbe salvato?»
L’interesse di Edward si era fatto spasmodico. «Ancora non sai che cos’è il Segno del comando?», disse ridendo la donna. «Eppure, da quando sei a Roma lo porti con te.» Edward rimase interdetto, sconvolto. «Il medaglione!» La donna fece segno di sì, poi assunse un’espressione seria. «Brandani lo incise il 31 marzo 1771, ma non poté goderne il potere perché proprio quel giorno…» «Quale potere?» «Quello di prolungare la vita se è troppo breve», rispose con semplicità la donna. Quindi riprese: «Proprio quello stesso giorno Vitali, l’organista, lo uccise e glielo rubò». I lineamenti della donna si indurirono. «Poi, quando Vitali si sentì vicino a morire, perché per il delitto che aveva commesso non poteva che morire, lo nascose.» «E Tagliaferri lo cercò inutilmente…» «Sapeva che non poteva essere lontano da un certo luogo, la piazza che addirittura dipinse, ma non riuscì a trovarlo. Morì prima dell’alba del 31 marzo. Cento anni fa.» «Come morì Tagliaferri?». «Lo trovarono annegato nel Tevere. Dissero che era stato il vino. Questo vino.» La donna bevve. Edward restò a guardarla. «E… Lucia?» «Si lasciò morire nello studio di via Margutta. Ma le fu concesso di continuare a cercare il medaglione.» «Le fu concesso…? Da chi?» Lo sguardo della donna si fece serio e penetrante. «Tu vivi in un mondo di certezze. Non varcare questo limite, non ti è consentito. Lucia voleva trovare il Segno del comando per interrompere la catena maledetta delle reincarnazioni…» «Quando lo ha trovato?» «Tu non eri ancora nato, e neppure questo secolo.» Le domande che assillavano Edward gli davano un’aria eccitata, febbrile. «Altri lo cercavano… e Lucia era… stava con loro…» La donna sorrise. Aveva un sorriso piacevole, giovanile. «Lucia era rimasta legata al vincolo di sangue con Anchisi. Il principe e i suoi amici se ne servivano per cercare di avere contatti con l’aldilà. Ma Lucia doveva dare a te il medaglione, perché eri tu il predestinato.» Edward si versò un po’ di vino. Aveva bisogno di bere qualcosa. «Ma dov’è Lucia? Poiché le devo la vita, vorrei…» «Non verrà», disse la donna scuotendo il capo. «Non verrà mai più.» Edward si alzò e si portò la mano a una tasca. «Vai. Torna al tuo paese e ai tuoi studi.» «Volevo almeno restituirle il medaglione», disse Edward mostrandolo alla donna. Lei lo prese, lo rigirò nel palmo della mano e glielo restituì. «Il Segno del comando… Ora non è che un bel medaglione. Puoi tenerlo. Conservalo come un ricordo di Lucia.» Edward retrocedette lentamente, poi voltò le spalle alla donna e raggiunse le scale. In quel momento stava scendendo un uomo che portava una chitarra. Edward se lo ricordò: sembrava gemello del servitore – o era il padrone? – che si occupava della mescita. Edward incrociò l’uomo dalla chitarra e uscì. Il nuovo venuto si avvicinò alla donna: le parlò con estrema dolcezza. «È tardi, Lucia.» «Sì, si è fatto tardi.» Mentre le luci si facevano ancora più fioche, l’uomo si appoggiò a una parete, e si mise a cantare accompagnandosi con la chitarra.

«Nun me lo di’ stanotte a chi hai stregato er core. La verità fa male, lasciame ‘sta visione per sperà. Din don, din don, amore, cento campane stanno a di’ de no, ma tu, ma tu, amore mio, se m’hai lasciato, ancora nun lo di’. No, nun lo di’, nun parlà, sei una donna o una strega, chi sa. Me resta la speranza, la speranza de quer sì. Din don, din don, amore, pure le streghe m’hanno detto no, ma tu, ma tu, amore mio, se m’hai stregato dimmelo de sì.»

FINE

aprile 15, 2013 Posted by | Serie tv | , , | Lascia un commento