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Il commissario Montalbano

Nata nel 1999,la serie tv delle fiction Il commissario Montalbano continua ad essere la più vista in assoluto dal pubblico italiano,ma non solo.
Anche in altri paesi il personaggio creato dalla penna di Andrea Camilleri e portato sullo schermo da Luca Zingaretti ha un seguito addirittura incredibile,considerato il contesto particolare in cui si muove il poliziotto di Vigata,località immaginaria nella quale si muove Salvo Montalbano,che è quello di una cittadina siciliana,in un mondo con regole antiche,con un linguaggio anche quasi arcaico,con una cultura assolutamente a se stante.
Merito dell’innata simpatia di Salvo Montalbano,un uomo d’onore in senso positivo,con regole morali che in fondo ogni spettatore presuppone di avere in se stesso,un uomo in cui l’educazione,il rispetto,l’umanità sono parte integrante del personaggio.Un uomo anche testardo,che segue le sue idee fino in fondo;ma che agisce sempre mosso da un profondo senso della legalità, di appartenenza ad una divisa che onora fino in fondo,usando l’intelligenza e quasi mai le armi,visto che si possono contare sulle dita di una mano le volte in cui ha estratto la pistola d’ordinanza.
Ma Il commissario Montalbano è anche una fiction che ha altri protagonisti,che si integrano perfettamente nel microcosmo creato da Camilleri;dal vice del commissario Mimì Augello,donnaiolo impenitente legato da profondo affetto al suo “capo” a Giuseppe Fazio,l’ispettore insostituibile che cammina al fianco di Salvo Montalbano intuendone alle volte anche i pensieri o i desideri,che riesce a sopportarne il non facile carattere,aspro e burbero, da Livia Burlando,l’eterna fidanzata a cui salvo Montalbano è legatissimoc apace di intuire i momenti di difficoltà e le sofferenze del suo uomo.
Ancora l’incredibile Agatino Catanella,uomo dalla simpatia innata e dalla stravaganza infinita,con il suo linguaggio sgrammaticato e confuso ma che è contemporaneamente un piccolo genio dell’informatica per finire con Ingrid Sjöström,amica fidata e donna intelligente che spesso aiuta Montalbano con le sue intuizioni e Pasquano,l’anatomo patologo dal carattere irascibile che il commissario spesso provoca con una
sottile perfidia per vederne le irate reazioni,uno dei personaggi purtroppo scomparsi dalla fiction per la morte dell’attore Marcello Perracchio,deceduto nel 2017.


A tutt’oggi Il commissario Montalbano ha avuto dodici stagioni televisive,composte in globale da 32 episodi mentre i libri di Camilleri,editi tutti da Sellerio e che hanno per protagonista il commissario sono una cinquantina,il che lascia presupporre che salvo ripensamenti di Zingaretti,il beniamino del pubblico televisivo italiano andrà avanti con le sue indagini ancora parecchio.

Episodio 1 Stagione 1 Il ladro di merendine
Episodio 2 Stagione 1 La voce del violino
Episodio 3 Stagione 2 La forma dell’acqua
Episodio 4 Stagione 2 Il cane di terracotta
Episodio 5 Stagione 3 La gita a Tindari
Episodio 6 Stagione 3 Tocco d’artista
Episodio 7 Stagione 4 Il senso del tatto
Episodio 8 Stagione 4 Gli arancini di Montalbano
Episodio 9 Stagione 4 L’odore della notte
Episodio 10 Stagione 4 Gatto e cardellino
Episodio 11 Stagione 5 Il giro di boa
Episodio 12 Stagione 5 Par condicio
Episodio 13 Stagione 6 La pazienza del ragno
Episodio 14 Stagione 6 Il gioco delle tre carte
Episodio 15 Stagione 7 La vampa d’agosto
Episodio 16 Stagione 7 Le ali della sfinge
Episodio 17 Stagione 7 La pista di sabbia
Episodio 18 Stagione 7 La luna di carta
Episodio 19 Stagione 8 Il campo del vasaio
Episodio 20 Stagione 8 La danza del gabbiano
Episodio 21 Stagione 8 La caccia al tesoro
Episodio 22 Stagione 8 L’età del dubbio
Episodio 23 Stagione 9 Il sorriso di Angelica
Episodio 24 Stagione 9 Il gioco degli specchi
Episodio 25 Stagione 9 Una voce di notte
Episodio 26 Stagione 9 Una lama di luce
Episodio 27 Stagione 10 Una faccenda delicata
Episodio 28 Stagione 10 La piramide di fango
Episodio 29 Stagione 11 Un covo di vipere
Episodio 30 Stagione 11 Come voleva la prassi
Episodio 31 Stagione 12 La giostra degli scambi
Episodio 32 Stagione 12 AmoreLuca Zingaretti: Salvo Montalbano
Cesare Bocci: Mimì Augello
Peppino Mazzotta: Giuseppe Fazio
Katharina Böhm: Livia Burlando (stagioni 1-8)
Lina Perned: Livia Burlando (stagione 9)
Sonia Bergamasco: Livia Burlando (stagione 10 a oggi)
Angelo Russo: Agatino Catarella
Isabell Sollman: Ingrid Sjöström
Carmela Gentile: Beba Di Leo
Bianca Maria D’Amato: Anna Tropeano
Davide Lo Verde: Galluzzo
Marco Cavallaro: Tortorella
Francesco Stella: Gallo
Marcello Perracchio: Pasquano
Roberto Nobile: Nicolò Zito
Giovanni Guardiano: Jacomuzzi
Giacinto Ferro: Bonetti-Alderighi
Corrado Invernizzi: Lattes
Ubaldo Lo Presti: Pippo Ragonese
Ketty Governali: Adelina
Pippo Pattavina: Burgio
Ciccino Sineri: Balduccio Sinagra
Pietro Biondi: Burlando“Un autentico cretino, difficile a trovarsi in questi tempi in cui i cretini si camuffano da intelligenti.”

“È un gioco tinto, quello dei ricordi, nel quale finisci sempre col perdere.”

“Il suocero sta male, la sua zita piange disperata, il matrimonio è rimandato, la sua vita va a farsi fottere… e lui la prima cosa che fa? Telefona alla mia fidanzata… Cornutazzo!
Montalbano riferendosi a Mimì Augello, in “L’odore Della Notte”

Il ladro di merendine

La voce del violinoLa forma dell’acquaIl cane di terracottaLa gita a TindariTocco d’artistaIl senso del tattoGli arancini di MontalbanoL’odore della notteIl gatto e il cardellinoIl giro di boaPar condicioLa pazienza del ragnoIl gioco delle tre carteLa vampa di agostoLe ali della sfingeLa pista di sabbiaLa luna di cartaIl campo del vasaioLa danza del gabbianoCaccia al tesoroIl sorriso di AngelicaL’età del dubbioIl gioco degli specchiLa giostra degli scambiIl gioco delle tre carteUna faccenda delicataLa piramide di fangoUn covo di vipereCome voleva la prassiLa giostra degli scambiAmore

Andrea Camilleri

Luca Zingaretti è Il commissario Montalbano

Angelo Russo è Agatino Catarella

Cesare Bocci è Mimi Augello

Isabella Sollman è Ingrid Sjöström

Peppino Mazzotta è Giuseppe Fazio

Marcello Perracchio è Pasquano

Katharina Böhm è Livia Burlando (stagioni 1-8)

Lina Perned è Livia Burlando (stagione 9)

Sonia Bergamasco è Livia Burlando (stagione 10 a oggi)

La casa di Montalbano a Punta secca,Santa Croce Camerina

Brucoli,Siracusa

Castello di Donnafugata

Chiaromonte Gulfi,Ragusa

Comiso,Ragusa

Donnalucata,Ragusa

Ibla,Ragusa

Ispica,Ragusa

Marzameni,Siracusa

Noto,Siracusa

Porto Emedocle

Pozzallo,Ragusa

Ragusa

Sampieri,Ragusa

Scicli,Ragusa

Scopello,Trapani

Tindari,Messina

Vittoria,Ragusa

 

 

giugno 7, 2018 Posted by | Serie tv | | 7 commenti

Game of Thrones

Un grande mondo immaginario,nel quale due sono i continenti principali nei quali avvengono gli avvenimenti narrati,Westeros (occidente)
e Essos (oriente).
Ma è a Westeros che è concentrato il potere,nella sua capitale, Approdo del re.
Ed è qui che avvengono le lotte narrate in Game of Throne,in italiano Il trono di spade.serie televisiva creata da David Benioff e D.B. Weiss e basata sulla serie di romanzi fantasy Cronache del ghiaccio e del fuoco (A Song of Ice and Fire) dello scrittore di Bayonne (Usa) George Raymond Richard Martin,conosciuto come George R.R.Martin
Una serie divenuta in pochi anni la più vista nella storia della tv,con una serie innumerevole di premi vinti e giunta attualmente alla settima stagione appena conclusasi,in attesa dell’ottava che dovrebbe veder la luce nel 2019.

Mappa dei continenti

Westeros,continente occidentale
Robert Baratheon,sovrano dei sette regni,che siede sul Trono di spade,invita il suo vecchio amico Eddard Stark, lord di Grande Inverno a prendere il posto di Primo cavaliere del re presso Approdo del re.
E’ un periodo molto turbolento,quello che vede Robert governare sui sette regni;le trame della famiglia Lannister,quelle degli eredi dei deposti regnanti Targaryen rendono la situazione politica estremamente complicata e pericolosa.
A nord,intanto,un antico nemico sta preparando un attacco senza precedenti alla barriera di ghiaccio che separa il mondo civile da quello oltre la barriera,abitato da barbari e dai micidiali morti viventi.
Tra draghi e maghi,lotte di potere e assassini,guerre e continui colpi di scena,si sviluppa una storia appassionante piena di personaggi agitati da varie mire,tutte ruotanti però attorno al Trono di spade, autentico fulcro della vita del pianeta.

Quali sono le ragioni del grande successo di Game of Trones?
La principale va ricercata nella grande abilità di Martin di creare un’infinità di personaggi tutti legati però,in qualche modo,tra di loro.
Dalla famiglia Stark a quella dei Lannister,da Daenerys Targaryen agli Estranei che vivono oltre la barriera,ogni singolo episodio in cui è divisa la serie crea personaggi che alla fine si troveranno tutti a lottare per lo stesso obiettivo,dapprima la conquista del Trono di spade e poi,con l’arrivo della grande minaccia dei non morti e degli estranei,alla lotta mortale con questi ultimi.
In mezzo intrighi di ogni genere e storie personali che finiscono per intrecciarsi indissolubilmente.
Come quelle dei fratelli ( e amanti) Jaime e Cercei Lannister,del nano Tyrion Lannister e degli eredi superstiti di Eddard Stark,ovvero Brandon Stark,suo figlio,Sansa e Arya,le sue figlie e John Snow (figlio illegittimo) e infine Daenerys Targaryen,la mamma dei draghi,colei che diverrà con Jon Snow la vera protagonista dell’intera saga.


Un’altra chiave di lettura del successo della saga è l’utilizzo del fantasy come elemento preponderante;l’utilizzo dell’espediente del mondo immaginario slega la storia dalla necessità della logica,permettendo quindi l’esistenza di creature leggendarie
come i draghi,i non morti,i giganti,l’esistenza della magia.
Ancora,l’utilizzo a dosi massicce di effetti speciali,che permettono la creazione di paesaggi suggestivi e la creazione di animali,esseri e location di grande suggestione.
Attualmente sono state trasmesse sessantasette puntate della serie fantasy,divise in sette stagioni
Ecco una descrizione dei principali protagonisti della serie

Gli Estranei

Nessuno sa chi siano,da dove vengano,cosa siano sopratutto;al momento della narrazione,per tutti sono soltanto una leggenda,anche se gli antichi testi raccontano di un’epica battaglia combattuta in un tempo lontanissimo
tra i Guardiani della notte e loro.Esseri soprannaturali,con poteri straordinari,come quelli di far rivivere i morti,sono esseri quasi eterei,dagli occhi azzurri e dal corpo pressoche trasparente.Possono essere distrutti solo dal vetro di drago o dal fuoco.

Robert Baratheon

Sovrano dei sette regni,è un uomo rozzo ma anche allegro;donnaiolo,ubriacone ma al tempo stesso intelligente e furbo.E’ sposato con Cencei Lannister e ha tre figli,Joffrey, Myrcella e Tommen,che però in realtà sono frutto della relazione incestuosa tra Cencei e suo fratello Jamie.
In passato è stato innamorato di Lyanna Stark ed è legato da una grande e affettuosa amicizia con Eddard Strak. Morirà in un incidente di caccia
al cinghiale,ottenebrato da vino drogato fornitogli da Lancel Lannister.

Eddad “Ned” Stark

Lord di Grande Inverno,è uomo d’onore,stimato e rispettato da tutti.Governa su Grande inverno con forza ma con giustizia;sposato con Catelyn Tully,ha cinque figli,Robb, Sansa, Arya, Bran e Rickon oltre a Jon Snow,figlio naturale.
Chiamato da Robert Baratheon ad Approdo del re,verrà tradito da un complotto di corte e subito dopo la morte di re Robert,giustiziato da Cencei Lannister con la complicità del nuovo re,suo figlio Joffrey.

Jon Snow

Creduto da tutti (e da se stesso) figlio naturale di Ned Stark,Jon Snow si chiama Aegon Targaryen ed è in realtà figlio della sorella di quest’ultimo Lyanna e del legittimo successore del Re folle, Rhaegar Targaryen.
Coraggioso e dotato di grande senso della giustizia,Jon diventa dapprima Guardiano della notte alla barriera e poi Lord Comandante.
E’ uno dei due principali protagonisti dell’intera saga,con Daenerys Targaryen,con la quale,sul finire dell’ultima stagione trasmessa ad oggi allaccerà una problematica relazione.

Robb Stark

Primogenito di Ned Stark e Catelyn Tully,alla morte del padre rifiuta di recarsi ad Approdo del Re e giurare fedeltà a Re Joffrey Lannister.Proclamatosi re del Nord,viene tradito da Casa Frey ed assassinato con sua madre nel corso
delle drammatiche Nozze rosse.

Sansa Stark

Secondogenita di casa Stark,è uno dei personaggi che ha subito maggiori evoluzioni nell’economia del racconto.Da ragazza viziata a sposa mancata di Jeoffrey Lannister, a sposa in bianco di Tryon Lannister,attraverso mille peripezie si ritrova alla
fine al fianco di Jon Snow a Grande inverno,ultimo baluardo contro gli Estranei e il popolo dei non morti.

Arya Stark

Terza figlia di Casa Stark,Arya è la più piccola quando muore suo padre e assiste alla sua esecuzione.Nonostante la giovane età,impara a maneggiare spade e stiletti;dopo numerose avventure entra nella setta degli Assassini senza volto.
Vendicherà la morte della madre e del fratello sgozzando Walder Frey e uccidendo con il veleno tutti i Frey presenti ad un banchetto.Tornata a Grande inverno,ritrova Jon e Sansa al fianco dei
qualisi prepara all’ultima,grande battaglia contro gli Estranei.

Cersei Lannister

Figlia di Tywin Lannister e moglie di Robert Baratheon,regina dei sette regni.
Crudele e enormemente ambiziosa,ha vissuto nell’ombra di Robert,sempre in attesa di un’occasione che le permettesse di liberarsi dell’odiato marito.Ha avuto tre figli,ma non dal re,bensi dal suo amato fratello Jamie.
Nel corso della saga,perderà tutti e tre i figli trasformandosi sempre più in una donna amorale e senza pietà.

Jamie Lannister

Figlio di Tywin Lannister,lord di Castel Granito e fratello/amante di Cencei.
Personaggio controverso,dopo le prime stagioni si è trasformato da amorale e insensibile guerriero a uomo con doti di coraggio e abilità militari non comuni e dalle insospettabili doti umane.
La perdita dei tre figli,la prigionia nel Nord,durante la quale perderà la mano e la contemporanea conoscenza di Brienne di Tarth ne modificheranno fortemente il comportamento.

Tyrion Lannister

Ultimo figlio di Tywin Lannister,soprannominato folletto per il fatto di essere un nano,ha non comuni doti di simpatia e umorismo che,uniti ad una implacabile auto ironia lo rendono uno dei personaggi
più importanti della saga.Sposa Sansa Stark,ma dopo l’accusa ingiusta di aver assassinato il nipote,re Joffrey Lannister,finirà per seguire le avventure di Daenerys Targaryen della quale diverrà fido consigliere.

Daenerys Targaryen

Figlia di Aerys II Targaryen,il re ucciso da Jamie Lannister che ha portato Robert Baratheon sul Trono di spade è stata costretta a vivere in esilio e a sposare khal Drogo,capo dei Dothraki,al quale finirà per legarsi sentimentalmente e dall’unione con il quale nascerà un figlio
ucciso dalla maga Mirri Maz Duur,che alla fine renderà un vegetale anche Drogo,che Daenerys sarà costretta a soffocare con un cuscino per evitare una vita vegetativa.
Proclamatasi unilateralmente regina dei sette regni,farà rinascere tre grandi draghi,che avranno un’importanza capitale nel racconto.
Nel corso della saga,in seguito alle numerose avventure vissute diverrà Daenerys della casa Targaryen, “Nata dalla tempesta”, la prima del suo nome, regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signora dei Sette Regni, protettrice del Regno, principessa di Roccia del Drago, khaleesi del Grande Mare d’Erba, “la Non-bruciata”,
“Madre dei Draghi”, regina di Meereen, “Distruttrice di catene”

Questi i principali personaggi della fortunata serie.Ma accanto a loro si muovono una miriade di altre figure,così tante che è praticamente impossibile citarle tutte.Di seguito ne propongo alcune,quelle più significative

Stannis Baratheon

Lord di Roccia del Drago e fratello di Robert,tenterà inutilmente di prendere il posto del fratello.

Melisandre di Asshai

Sacerdotessa del Dio della luce,all’inizio appare sempre al fianco di Stannis Baratheon;grazie alle sue doti magiche,riporterà in vita Jon Snow.E’ lei ad evocare l’ombra che uccide Renly Baratheon

Renly Baratheon

Amato da tutti,Renly è l’erede designato di Robert.Mentre si appresta a far valere i suoi diritti sul trono,viene assassinato da un’ombra evocata con la magia nera dalla sacerdotessa Melisandre,amante di suo fratello Stannis.

Brienne di Tarth

Guerriera potente,abilissima con la spada,Brienne è a suo agio con la guerra,non certo con la vita di corte.Sarà lei a rintracciare Sansa Stark e anche lei entrerà nell’esercito di Jon Snow pronta all’ultima battaglia.

Theon Greyjoy

Cresciuto in compagnia di Robb e Bran Stark,Theon è uno dei personaggi che subisce la trasformazione più radicale nel racconto.Da giovane arrogante e ambizioso,in seguito alle torture di Ramsay Snow che lo priva della virilità e di parte di una mano,
diventa un pavido e rassegnato individuo privo di qualsiasi dignità,prima di un sussulto finale che lo riporterà,per un attimo,ad essere il Theon di un tempo.

Olenna Redwyne Tyrell

La matriarca di casa Tyrell,è una donna senza scrupoli che manovra a suo piacimento le persone della sua casata.Ambiziosa,riesce nell’intento di far sposare sua nipote Margaery con Tommen Lannister.Verrà costretta al suicidio da
Jamie Lannister.

Petyr Baelish, Ditocorto

Maestro del Conio presso il Concilio Ristretto dei Sette Regni,è uomo spregiudicato,senza onore e odiato da tutti ma nonostante tutto
rispettato e temuto per le sue indubbie capacità.Tradisce Ned Stark in quanto innamorato di Catelyn Stark e tenterà di fare di sansa Stark una pedina per i suoi giochi di potere,prima
di venire condannato a morte da quest’ultima quando sansa tornerà ad essere la Lady di Grande inverno.

Varys

Capo del servizio di spie dei Sette regni,eunuco,Varys riesce a sopravvivere a tutti i cambi di potere usando la sua grande intelligenza e rendendo i suoi servizi di volta in volta al nuovo,temporaneo regnante.

Jorah Mormont

Ex mercenario,figlio del Lord Comandante dei Guardiani della notte,diventa il fedele braccio destro di Daenerys Targaryen;colpito da una terribile malattia,si allontana e verrà salvato da Samwell Tarly.

Samwell Tarly

Entrato nei Guardiani della notte,riesce a superare il duro tirocinio grazie alla protezione di Jon Snow.Sarà il primo ad uccidere un Estraneo grazie ad una freccia di vetro di drago.

Davos Seaworth

Contrabbandiere e pirata,abilissimo marinaio,è al servizio di Stannis Baratheon.Alla morte di quest’ultimo entra nell’esercito di Jon Snow.

Accanto ai personaggi umani che popolano Game of Thrones ci sono tutta una serie di animali e creature dai più svariati poteri:

I metalupi,creature del bosco che vivono a Grande inverno e che sono animali di compagnia dei figli degli Stark;in origine sono 6,Spettro,Vento grigio,Lady,Nymeria,Estate e Cagnaccio.Di loro solo Spettro resta in vita,continuando a muoversi
al fianco di Jon Snow;
I draghi,nati magicamente dall’incendio della capanna in cui Daenerys Targaryen aveva cercato la morte.Drogon,Rhaegal e Viserion condivideranno le avventure della loro “madre”.Viserion verrà ucciso dal Re della Notte con una lancia di ghiaccio
e poi riportato in vita dallo stesso.Sarà lui a distruggere la grande barriera di ghiaccio


I giganti,che vivono oltre la barriera,tra i Bruti.Quelli che compaiono nei vari episodi sono 3,Dongo,che morirà durante la battaglia presso la barriera,Mag Mar Tun Doh Weg, il capo dei giganti anch’esso morto durante la battaglia della barriera e infine
Wun Weg Wun Dar Wun,che verrà ucciso durante la battaglia tra Snow e Ramsay.Diverrà poi parte dell’esercito del Re della notte come non morto.
I figli della foresta,molto simili ad elfi,difendono la grotta del Corvo con Tre Occhi dagli estranei.Moriranno tutti sacrificandosiper permettere la fuga di Bran Stark.
I non morti,esseri riportati in vita dagli Estranei.Insensibili a qualsiasi ferita,si muovono come degli zombie e possono essere distrutti solo dal fuoco o dall’ossidiana (vetro di drago).Sarà Jon Snow il primo ad ucciderne uno.

Eddard Stark … Sean Bean
Robert Baratheon… Mark Addy
Tyrion Lannister… Peter Dinklage
Jaime Lannister … Nikolaj Coster-Waldau
Catelyn Tully … Michelle Fairley
Cersei Lannister … Lena Headey
Daenerys Targaryen… Emilia Clarke
Jorah Mormont … Iain Glen
Petyr Baelish… Aidan Gillen
Viserys Targaryen… Harry Lloyd
Jon Snow … Kit Harington
Sansa Stark… Sophie Turner
Arya Stark … Maisie Williams
Robb Stark … Richard Madden
Theon Greyjoy… Alfie Allen
Brandon Stark … Isaac Hempstead-Wright
Joffrey Baratheon… Jack Gleeson

Sandor Clegane … Rory McCann
Khal Drogo … Jason Momoa
Tywin Lannister … Charles Dance
Davos Seaworth … Liam Cunningham
Samwell Tarly … John Bradley
Stannis Baratheon … Stephen Dillane
Melisandre di Asshai… Carice van Houten
Margaery Tyrell … Natalie Dormer
Jeor Mormont … James Cosmo
Bronn …Jerome Flynn
Varys … Conleth Hill
Shae … Sibel Kekilli
Talisa Maegyr … Oona Chaplin
Brienne di Tarth … Gwendoline Christie

Ned Stark

Catelyn Stark

Sansa Stark

Jon Snow

Robb Stark

Arya Stark

Bran Stark

Rickon Stark

Daenerys Targaryen

Robert Baratheon

Cercei Lannister

Jamie Lannister

Tryon Lannister

Olenna Redwine Tyrell

Peter Baelish “Ditocorto”

Varys

Melisandre

Jorah Mormont

Samwell Tarly

Davos Seaworth

Incipit di Tempesta di spade di R.R.Martin
La giornata era grigia, gelida. I cani non riuscivano a fiutare la pista. La grande cagna nera aveva accostato il muso alle orme dell’orso un’unica volta, per poi arretrare di nuovo nel branco,
tenendo la coda tra le gambe. I segugi si ammassavano tetramente gli uni contro gli altri sulla riva del fiume, mentre il vento li colpiva con aghi di gelo. Anche Chett lo sentiva pungere nonostante
gli strati di lana nera e cuoio trattato. Faceva troppo freddo, sia per gli uomini sia per gli animali. Eppure loro erano là fuori. Chett strinse le labbra, gli sembrò di sentire le vesciche che gli coprivano
le guance diventare più rosse, più infuocate. “Io dovrei starmene sulla Barriera, al sicuro, a occuparmi dei fottuti corvi e a tenere il fuoco acceso per il vecchio maestro Aemon.”
Invece no: Jon Snow il bastardo gli aveva portato via tutto, lui e quel ciccione del suo amico Sam Tarly. Era colpa loro se adesso Chett era qui, a ghiacciarsi le palle assieme a un branco di cani, nelle profondità della foresta Stregata.

Ogni notte lo uccido di nuovo. Mille morti, diecimila morti sono niente al confronto di quello che meritava. (Re Robert Baratheon su Rhaegar Targaryen)

Amore, amore… quali atti si compiono in tuo nome… (Jaime Lannister)

Tyrion si dispiacque per l’accaduto..Aveva scelto una vita aspra… o forse sarebbe stato opportuno dire che una vita aspra era stata scelta per lui…

Mai dimenticare chi sei, perché di certo il mondo non lo dimenticherà. Trasforma chi sei nella tua forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne un’armatura, e non potrà mai essere usata contro di te. (Tyrion Lannister a Jon Snow)

Mostra che le loro parole possono ferirti, e non sarai più libero dalla derisione. Se proprio vogliono darti un nome, accettalo, fallo tuo, in modo che poi non possano mai più usarlo per farti del male. (Tyrion Lannister a Jon Snow)

Non è facile essere sempre ubriachi, lo sarebbero tutti se fosse facile…

Una borsa di conio compra il silenzio di un uomo per un po’. Un dardo di balestra compra quel silenzio per sempre. (Ditocorto a Sansa)

Stavo cercando di conquistare il trono per salvare il regno, mentre avrei dovuto cercare di salvare il regno per conquistare il trono. (Stannis Baratheon a Jon Snow)

Re Jaehaerys una volta mi disse che follia e grandezza sono le due facce della stessa moneta. Ogni volta che nasce un nuovo Targaryen, disse, gli dèi lanciano in aria quella moneta, e il mondo trattiene il fiato aspettando di vedere su quale faccia cadrà. (Ser Barristan Selmy a Daenerys)

“Chi legge vive mille vite prima di morire” disse Jojen. “Chi non legge mai, ne vive una sola.”

Prima stagione 10 puntate, 2011
Seconda stagione 10 puntate, 2012
Terza stagione 10 puntate, 2013
Quarta stagione 10 puntate, 2014
Quinta stagione 10 puntate, 2015
Sesta stagione 10 puntate, 2016
Settima stagione 7 puntate,2017

Belvedere di Dubrovnik

Uno dei Canyon in Islanda (il regno dei Dotrachi)

Il fiume di Zrnovnica,Croazia

Minceta Tower,Dubrovnik

Palazzo di Diocleziano,Croazia

Spiaggia di Dubrovnik

Zrnovnica,Croazia

gennaio 2, 2018 Posted by | Serie tv | | 5 commenti

Il Conte di Montecristo (Sceneggiato tv 1966)

Il Conte di Montecristo locandina 2

Amore e tradimento,gelosia e amicizia venduta,un tesoro favoloso,una vendetta implacabile.
Tutti ingredienti profusi a piene mani nel più celebre dei romanzi di appendice,Il Conte di Montecristo,scritto da Alessandro Dumas
e pubblicato a puntate dallo scrittore francese a partire dal 1844.
Dumas,con il suo stile classico,crea un personaggio che vive una terribile esperienza,passando dalla libertà ad una ingiusta detenzione;libero grazie ad
un espediente e diventato ricchissimo con la scoperta di un favoloso tesoro,Edmond Dantes,il protagonista della storia si vendica crudelmente
di coloro che lo avevano tradito privandoli di onori e ricchezze accumulate durante la sua detenzione,in alcuni casi anche della vita anche se mai di propria mano.
Dumas pubblicò questo romanzo a puntate,un feuilleton allungato a dismisura sia per creare suspence,sia per guadagnare qualche soldo in più,
visto che era pagato per creare storie che attirassero lettori.
Così il romanzo appare lungo a dismisura,con molte pagine descrittive che in alcuni casi tolgono tensione al romanzo;quando nel 1966 la RAI – Radiotelevisione italiana decide di ridurre il romanzo in uno sceneggiato lungo 8 puntate,ci si attende una versione che sacrifichi personaggi e situazioni a tutto vantaggio della scorrevolezza del racconto visivo.
Ed accade un qualcosa che francamente non era nelle previsioni;lungi dall’essere semplicistico e superficiale,lo sceneggiato si rivela superiore anche al romanzo,grazie ad una serie di fattori concomitanti.
In primis la sintesi presso chè perfetta del racconto,che viene sfrondato dalle parti inutili a tutto vantaggio di una trama molto più scorrevole e intuitiva;

Il conte di Montecristo 1

Il complotto tra Caderousse,Mondego e Danglars

Il conte di Montecristo 2

Dantes davanti a Villefort

poi l’utilizzo di un cast formato da attori con grande esperienza teatrale,che interpretano perfettamente i vari personaggi protagonisti del romanzo e la puntuale,precisa regia di Edmo Fenoglio,che qualche anno dopo curerà le riduzioni di Il berretto a sonagli e dei Buddenbrock.
Uno sceneggiato dal grande respiro,quindi,lungo 480 minuti che riassumono la storia di Edmond Dantes,della sua discesa all’inferno e della sua resurrezione nei panni del ricchissimo e spietato Conte di Montecristo,assetato di vendetta e di giustizia.
La trama:
-Edmond Dantes,giovane marinaio è a un passo dal realizzare i suoi personali sogni.
Pierre Morrel,l’armatore del Faraone,la nave sulla quale è imbarcato Edmond,sta per nominarlo capitano e il giovane inoltre sta per impalmare la sua amata Mercedes.
Ma attorno a lui si muovono personaggi ostili,che l’ingenuo Edmond considera amici;sono Danglars,scrivano sul Faraone che aspira anche lui al posto di capitano e si ritiene penalizzato e Fernando Mondego che ama ovviamente non ricambiato la bella Mercedes.
Durante una festa per il fidanzamento tra Edmond e Mercedes,Danglars e Mondego,con la collaborazione di Caderousse,scrivono una lettera anonima alla procura del regno,accusando Dantes di essere un bonapartista.
La lettera arriva nelle mani di Gérard de Villefort,che lo fa arrestare il momento esatto in cui scopre che Edmond aveva fatto da inconsapevole postino di una missiva compromettente diretta a suo padre Nortier.
Incarcerato nella prigione del Castello di If, Edmond grida disperatamente la sua innocenza,ma ben presto è costretto ad abituarsi alla detenzione.
Nonostante l’intervento a suo favore di Morrel,per Edmond il carcere diviene ben presto la sua casa.

Il Conte di Montecristo 3

L’arrivo nel carcere del Castello di If

Il Conte di Montecristo 4

Un anno dopo

Qui conosce l’abate Faria,suo vicino di cella che ha scavato un tunnel sperando di sbucare fuori dalla cella.
Tra i due nasce una profonda amicizia e l’abate Faria diviene ben presto,grazie alla sua enorme cultura,un maestro e un padre per lo sventurato Edmond,arrivando a rivelargli di possedere una mappa che localizza il favoloso tesoro del Conte Spada.Faria ricostruisce la vicenda che ha portato Dantes in prigione e con acume ricostruisce la vicenda,spiegando all’incredulo Edmond il ruolo avuto dai suoi nemici nel complotto che lo ha portato in prigione.
I due prigionieri si dedicano alla costruzione di un tunnel che dovrebbe portarli fuori dalla cella ma un giorno Faria muore;per Dantes è la fine del sogno di poter evadere dal carcere,ma con un colpo di genio si sostituisce all’abate e viene gettato in mare dai carcerieri.
Edmond viene salvato da Jacopo,un giovane contrabbandiere genovese che navigava al largo di If e con lui resta un po di tempo,prima di raggiungere l’isola di Montecristo;qui scopre che il tesoro di Faria esiste veramente e da quel momento cessa di essere il marinaio Edmond e diventa il Conte di Montecristo.
Elabora un piano complicatissimo per vendicarsi dei suoi nemici che nel frattempo (sono passati 14 anni dal suo internamento ad If) sono diventati ricchi e potenti.
Danglars è diventato un banchiere stimato e rispettabile,Fernando Mondego si è trasformato nel conte de Morcerf,grazie ad una carriera militare folgorante e (come si scoprirà in seguito) al tradimento del Pascià di Giannina Alì-Tebelen.
Gérard de Villefort è diventato procuratore del re mentre Caderousse è l’unico a sopravvivere facendo l’albergatore di un’infima locanda.
Morrel,che tanto si era adoperato per Dantes,vive invece in grosse difficoltà economiche mentre Mercedes ha sposato Fernando.
Grazie alla sua ricchezza immensa e dopo una serie infinita di colpi di scena,Edmond-Montecristo avrà la sua vendetta,scoprendo alla fine però che…
L’impianto dello sceneggiato è quello classico del teatro;largo spazio quindi ai dialoghi,alle espressioni e alla caratterizzazione dei personaggi a tutto scapito dell’azione.
Fenoglio privilegia infatti l’ambientazione interna,raccontando così con dovizia di particolari le relazioni tra i personaggi,che sono tantissimi e legati indissolubilmente fra loro.

Il Conte di Montecristo 5

Il cimitero del carcere:il mare

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Il procuratore del re Villefort

Il Conte di Montecristo 7

Cinque anni dopo…

Spazio quindi alle vicende di Villefort e della baronessa Danglars,dalla cui relazione nascerà Benedetto,il giovane criminale che il Conte trasformerà nel nobile Cavalcanti per attirare in trappola
Danglars,promettendo allo stesso di far sposare sua figlia con il rampollo del nobile italiano decaduto.
Largo spazio alla storia della famiglia Morrel,l’unica a godere della benevolenza del Conte;dopo aver salvato l’armatore dal fallimento,Montecristo veglierà su Massimiliano,figlio dell’armatore incoraggiando la sua relazione con Valentina Villefort,arrivando alla fine a salvarla da morte certa e dagli agguati mortali di Eugenia Villefort.
Ampiamente raccontata la drammatica vicenda di Fernando Mondego,di suo figlio Alberto e di Mercedes,alla quale alla fine si rivelerà e che finirà per pagare anch’essa la voglia di vendetta di Dantes.
Tanti personaggi che sono legati a filo doppio e che popolano un romanzo denso di intrighi e colpi di scena,tutti perfettamente descritti sia caratterialmente sia inquadrati nelle proprie vicende personali e che finiscono per dare un tocco ulteriore di qualità al romanzo.
Dantes-Montecristo è una divinità crudele,un uomo che si sostituisce a Dio nel somministrare la giustizia;grazie al favoloso tesoro ereditato dall’Abate Faria,si erge dal carcere d’IF come un giustiziere implacabile che travolge tutti coloro che hanno avuto a che fare con la sua storia.
E a pagare sono anche gli incolpevoli,come Massimiliano e Valentina,come Alberto di Morcerf o il figlio minore di Villefort,vittime di una furia vendicativa che si placherà solo nel finale,quando Dantes scoprirà che la vendetta non riscalda il cuore,cosa che lo porterà a perdonare Danglars e a scoprire che anche per lui può esserci un futuro,accanto alla fedele e innamorata Haydee.

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La malattia dell’Abate Faria

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La fuga

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Nella barca dei contrabbandieri

A 50 anni di distanza,Il Conte di Montecristo si rivela ancora uno splendido esempio di come si possa ottenere uno spettacolo visivo semplicemente usando la qualità e la cura.
Come siamo lontani dalle moderne fiction prive di anima e di contenuti.
Per quanto riguarda il cast,lodi a piene mani a tutti i grandi nomi del nostro teatro impiegati,senza alcuna esclusione.
Lo sceneggiato è stato riproposto varie volte in tv ed è disponibile su You tube in una buona versione ricavata da Dvd.

Il Conte di Montecristo
regia di Edmo Fenoglio,con Andrea Giordana,Giuliana Lojodice,Ugo Pagliai,Fosco Giacchetti,Sergio Tofano,Enzo Tarascio,Lino Capolicchio,Anna Miserocchi Sceneggiato Tv Italia 1966

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Il conte di Montecristo banner protagonisti

Andrea Giordana: Edmond Dantès / Conte di Montecristo
Giuseppe Pagliarini: Padre di Edmond
Giuliana Lojodice: Mercedes
Ruggero Miti: Albert Morcerf
Ugo Pagliai: Franz
Sergio Tofano: Faria
Alberto Terrani: Fernando Mondego Morcerf
Achille Millo: Danglars
Enzo Tarascio: Villefort
Quinto Parmeggiani: Caderousse
Fosco Giachetti: Bertuccio
Maddalena Gillia: Valentine de Villefort
Tina Lattanzi: Duchessa
Nino Fuscagni: Beauchamps
Lorenzo Terzon: Chateau-Renaud
Carlo Ninchi: Noirtier de Villefort
Luigi Pavese: Morrel
Silvia Silveri: Eugénie Danglars
Anna Miserocchi: Baronessa Danglars
Fulvia Mammi: Signora Villefort
Loris Loddi: Edouard Villefort
Mariolina Bovo: Julie Morrel
Mila Stanic: Haydée
Giorgio Favretto: Maximilien Morrel
Michele Riccardini: Penelon
Nietta Zocchi: Carconte
Simone Mattioli: Battistino
Arthur Young: Dukas
Lino Capolicchio: Benedetto e impersona Andrea Cavalcanti
Nino Besozzi: impersona il Maggiore Cavalcanti padre di Andrea
Mario Scaccia: Luigi XVIII
Francesco Sormano: Saint-Meran
Elena Da Venezia: Signora Saint-Meran
Riccardo Garrone: Luigi Vampa
Michele Malaspina: Padron Gaspero
Edoardo Torricella: Un marinaio
Luigi La Monica: Un marinaio
Franco Castellani: Un marinaio
Enzo Consoli: Il barbiere
Manlio Busoni: Il commissario
Angiolina Quinterno: Una donna
Franca Mazzoni:Signora Morrel
Giustino Durano: Signor Monçon
Gianni Agus: Ministro
Nello Riviè: Uomo in nero
Giorgio Bandiera: Altro signore
Nino Scardina: Marchesino
Dante Biagioni; Giovane segretario
Paolo Lombardi: Ufficiale
Corrado Olmi: Segretario
Gastone Pescucci: Un uomo
Consalvo Dell’Arti: Un signore
Pino Ferrara: Debray

Il conte di Montecristo banner cast

Regia Edmo Fenoglio
Soggetto Dal romanzo Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas
Sceneggiatura Edmo Fenoglio – Fabio Storelli
Fotografia Mario Bernardo
Musiche Gino Marinuzzi jr.
Costumi Danilo Donati
Casa di produzione Rai

Il conte di Montecristo banner episodi

Il complotto
Il Castello d’If
Il tesoro
Il conte
Il pane e il sale
L’agguato
Il giudizio
Il perdono
8 puntate per 480 minuti totali,in onda sul primo canale dal 6 novembre 1966 al 23 dicembre 1966

Il conte di Montecristo banner attori

01 Andrea Giordana Edmond Dantes

Andrea Giordana è Edmond Dantes

02 Giuseppe Pagliarini padre di Edmond

Giuseppe Pagliarini è il padre di Edmond Dantes

03 Giuliana Lojodice Mercedes

Giuliana Lojodice è Mercedes

04 Achille Millo Danglars

Achille Millo è Danglars

05 Enzo Tarascio Villefort

Enzo Tarascio è Villefort

06 Mario Scaccia Luigi XVIII

Mario Scaccia è Luigi XVIII

07 Quinto Parmeggiani Caderousse

Quinto Parmeggiani è Gaspare Caderousse

07 Sergio Tofano Faria

Sergio Tofano è L’Abate Faria

8 Luigi Pavese Morrel

Luigi Pavese è Morrell

9 Ugo Pagliai Franz Quesnel d'Epinay

Ugo Pagliai è Franz Quesnel D’Epinay

10 Nino Besozzi Maggiore Cavalcanti e Lino Capolicchio Andrea Cavalcanti-Benedetto

Nino Besozzi è il Maggiore Cavalcanti,Lino Capolicchio è Andrea Cavalcanti e Benedetto

11 Giustino Durano Signor Monçon

Giustino Durano è Monchon

12 Giorgio Favretto Maximilien Morrel

Giorgio Favretto è Maximilien Morrel

12 Maddalena Gillia Valentine de Villefort

Maddalena Gillia è Valentine de Villefort

13 Fosco Giachetti Bertuccio

Fosco Giacchetti è Bertuccio

14 Alberto Terrani Fernando Mondego Morcerf

Alberto Terrani è Fernando Mondego,Morcerf

15 Ruggero Miti Albert Morcerf

Ruggero Miti è Alberto Morcerf

16 Fulvia Mammi Signora Villefort

Fulvia Mammi è Eugenia Villefort

17 Carlo Ninchi Noirtier de Villefort

Carlo Ninchi è Nortier de Villefort

17 Riccardo Garrone Luigi Vampa

Carlo Garrone e Luigi Vampa

18 Nietta Zocchi Carconta

Nietta Zonchi è Carconta

19 Mariolina Bovo Julie Morrel

Mariolina Bovo è Julie Morrel

20 Nino Fuscagni Beauchamps

Nino Fucagni è Beauchamps

21 Anna Miserocchi Baronessa Danglars

Anna Miserocchi è la Baronessa Danglars

Il conte di Montecristo banner incipit

3 Alessandro Dumas

Alessandro Dumas

“Il 24 febbraio 1815 la vedetta della Madonna della Guardia dette il segnale della nave a tre-alberi il Faraone, che veniva da Smirne, Trieste e Napoli.
Com’è d’uso, un pilota costiere [sic] partì subito dal porto, passò vicino al Castello d’If e salì a bordo del naviglio fra il capo di Morgiou e l’isola di Rion.
Contemporaneamente com’è egualmente d’uso, la piattaforma del forte San Giovanni si ricoprì di curiosi; poiché è sempre un avvenimento di grande interesse a Marsiglia
l’arrivo di qualche bastimento, in particolare poi quando questo legno, come il Faraone, si sapeva costrutto, arredato e stivato nei cantieri della vecchia Phocée
e appartenente ad un armatore della città.”

Il conte di Montecristo banner citazioni

-Io sono uno di questi esseri eccezionali; sì, monsieur, lo credo; fino a oggi nessun uomo si è trovato in circostanze simili alle mie. I regni dei monarchi sono circoscritti da montagne,
da fiumi, da cambiamenti di costumi o di lingua. Il mio regno, invece, è grande come l’universo perché non sono né italiano, né francese, né indiano, né americano, né spagnolo: io sono cosmopolita.
Nessun paese può dire di avermi visto nascere; Dio solo sa quale terra mi vedrà morire. Io adotto tutti gli usi, parlo tutte le lingue. Voi mi credete francese, non è vero? Perché parlo il francese
con la stessa facilità e purezza di voi. Ebbene! Alì, il mio moro, mi crede arabo; Bertuccio, il mio intendente, mi crede romano; Haydée, la mia schiava, mi crede greco. Dunque capirete che, non essendo di alcun paese,
non chiedo protezione ad alcun governo; non riconoscendo alcun uomo per mio fratello, non può arrestarmi né paralizzarmi alcuna sorta di scrupoli che arrestano i potenti o di ostacoli che paralizzano i deboli.
Io non ho che due avversari, non dirò due vincitori, perché li sottometto con la tenacia: la distanza e il tempo.-

-– Mercedes! – ripeté Montecristo. – Mercedes! Ebbene sì, avete ragione, mi è ancora dolce pronunciare questo nome… È la prima volta, dopo lunghi anni, che risuona così chiaro sulle mie labbra.
Ah, Mercedes! Il vostro nome l’ho pronunciato con i sospiri della malinconia, con i gemiti del dolore, col la rabbia della disperazione; l’ho pronunciato gelido per il freddo, rattrappito sulla paglia della mia prigione;
l’ho pronunciato divorato dal caldo; l’ho pronunciato rotolandomi sul pavimento del mio carcere. Mercedes, bisogna che mi vendichi perché ho sofferto per quattordici anni, ho pianto, ho maledetto. Ve lo ripeto Mercedes,
bisogna che mi vendichi! E il conte di Montecristo, temendo di cedere alle lacrime di colei che aveva amato tanto, chiamava in aiuto del suo odio il passato.

Il conte di Montecristo banner i luoghi

1 Il castello d'If

Il Castello di If

1 Isola di Montecristo

L’isola di Montecristo

1 Isola di Montecristo l'approdo di Dantes

L’approdo di Dantes nell’isola di Montecristo

Il conte di Montecristo banner libri

3 Alessandro Dumas libro

Una edizione della Editrice Lucchi

2 Montecristo a fumetti 7

2 Montecristo a fumetti 1

2 Montecristo a fumetti 2

2 Montecristo a fumetti 3

2 Montecristo a fumetti 4

2 Montecristo a fumetti 5

2 Montecristo a fumetti 6

Il conte di Montecristo banner i film

4 1 The Count of Monte Cristo 1908

Una cena da The count of Montecristo 1908

4 2 Il conte di Montecristo 1908 Maggi

Il conte di Montecristo 1908

4 2 The Count of Monte Cristo 1913

The count of Montecristo 1913

4 4 The Count of Monte Cristo 1929

The count of Montecristo 1929

4 5 Il conte di Montecristo 1934

The count of Montecristo 1934

4 6 Il conte di Montecristo 1943

Il conte di Montecristo 1943

4 7 Il ritorno di Montecristo 1946

Il ritorno di Montecristo 1946

4 8 Le comte de Monte Cristo 1961

Le Compte del Montecristo 1961

4 9 Montecristo 70 1968

Montecristo 70 1968

4 10 Il conte di Montecristo, film TV 1975

Il Conte di Montecristo serie tv,1970

4 11 Il conte di Montecristo 1998

Il Conte di Montecristo 1998

4 12 Montecristo 2002

Montecristo 2002

Il conte di Montecristo banner locandine

Il Conte di Montecristo locandina 4

Il Conte di Montecristo locandina 3

Il Conte di Montecristo locandina 1

dicembre 16, 2015 Posted by | Serie tv | , , , , , , , , | 4 commenti

La vita di Leonardo da Vinci (Sceneggiato Tv)

Leonardo da Vinci locandina 2

Il 24 ottobre 1971 la Rai manda in onda la prima puntata delle 5 previste dello sceneggiato La vita di Leonardo da Vinci per la regia di Renato Castellani.

E’ un’opera ambiziosa,5 ore di quello che può essere considerato più un film che uno sceneggiato,che ha richiesto quasi 6 mesi di lavorazione e l’impiego di oltre un centinaio di attori e 500 comparse e che è stato girato in diverse città italiane,quelle che il sommo scienziato,pittore,scultore,inventore,naturalista toscano toccò nel corso della sua vita,Roma,Firenze,Milano e Venezia solo per citarne alcune.

Un’opera che si discosta molto dalle produzioni televisive girate fino ad allora;Castellani,consapevole delle molte zone d’ombra della vita di Leonardo, sceglie di utilizzare l’attore Giulio Bosetti come voce guida e figura che interagisce con il reale,creando una curiosa commistione di epoche,con i figuranti in abiti rinascimentali e Bosetti che si muove indifferentemente tra loro vestito in modo inappuntabile,con tanto di completo grigio e cravatta.

Un’opera rigorosa,come nello stile delle produzioni dell’epoca;Leonardo è visto come probabilmente era nella realtà,le note biografiche salienti sono quelle conosciute e quando non si è certi delle fonti,ecco l’uso di “probabilmente”,”forse” ecc. che conferiscono una patina di austera professionalità ad un’opera davvero affascinante,molto lunga ma anche esaustiva di quelle che erano le cognizioni fino al 1970 sulla vita del genio vinciano.Spazio anche al Vasari,il più importante biografo di Leonardo,visto anche con i molti dubbi che ancor oggi lascia la sua testimonianza in “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori”,pubblicato nel 1550 e successivamente in una parte ampliata (e probabilmente meno attendibile) nel 1568.

Leonardo da Vinci 1

Leonardo da Vinci 2

Lo sceneggiato si apre non con la nascita,bensi con le ultime ore di Leonardo.Siamo ad Amboise,è il 2 maggio 1519,il genio di Vinci ha 67 anni e da qualche tempo è ospite del suo più grande estimatore,il re Francesco I,che lo alloggia nel castello di Clos-Lucé e che gli concede una ricca rendita.Leonardo è ha letto;è vecchio e stanco,ha avuto probabilmente una trombosi che gli ha tolto parzialmente l’uso della mano destra,che per fortuna non è la sua abituale.Sta per ricevere la visita del re in persona,preoccupato per le sue condizioni di salute (Francesco I alla sua morte scoppiò in un pianto disperato)

Tenta di sollevarsi dal letto,ma Francesco I lo esorta a non sforzarsi;”Come state,mon ami?”chiede il re a Leonardo.“Pensavo a quante cose non fatte,studiate incominciate….”

“Quante cose che avete fatto,invece”…risponde il re

In questo dialogo iniziale c’è probabilmente il sunto della vita di quello straordinario genio che fu Leonardo di Messer Pietro,forse il genio più grande che sia venuto alla luce su questo pianeta,tenendo conto anche del periodo in cui è vissuto,della quantità dei suoi interessi,delle straordinarie innovazioni portate al mondo dell’arte militare e dell’ingegneria,dello studio dell’anatomia e della natura,del volo umano e dell’idraulica,senza contare le sue straordinarie,inimitabili opere pittoriche,alcune fra le più importanti di tutti i tempi pur nella loro relativa bassa quantità.Nelle sue parole c’è la constatazione di una vita errabonda e onnivora,divorata da un’insaziabile ricerca della conoscenza e contemporaneamente della ricerca della perfezione,che come dirà un frate nel corso dello sceneggiato,”non è di questa terra”

Ma a Leonardo tutto questo non interessava.Era un uomo affascinante,dice Giulio Bosetti,citando Vasari:

“Grandissimi doni si veggono piovere dagli influssi celesti ne’ corpi umani molte volte naturalmente, e sopra naturali, talvolta, strabocchevolmente accozzarsi in un corpo solo bellezza, grazia e virtù, in una maniera, che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua azzione è tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gl’altri uomini, manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è) largita da Dio e non acquistata per arte umana.Questo lo videro gli uomini in Lionardo da Vinci, nel quale oltra la bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era la grazia più che infinita in qualunque sua azzione; e tanta e sì fatta poi la virtù, che dovunque l’animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute. La forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza, l’animo e ‘l valore, sempre regio e magnanimo.“

Leonardo da Vinci 3

Leonardo da Vinci 4

Poi si passa alle origini di Leonardo, a quella controversa nascita frutto dell’unione fra il ricco notaio Pietro e Caterina,una popolana;una nascita illegittima,però per fortuna annotata dal nonno in un libro notarile che ci permette di sapere con precisione la data della sua nascita.Importante perchè nello sceneggiato,come vedremo,tutto ciò che riguarda la vita di Leonardo appare avvolto dal mistero.Nonostante la fama ricordata dal Vasari,non sono poi tantissime le notizie certe sulla sua vita e lo stesso eonardo non era certo prodigo di informazioni.La vita di Leonardo è subito segnata dalla pittura;lo vediamo nella sua stanza intento a dipingere,giovanissimo.

Suo padre vendette una rotella di legno dipinta da Leonardo per 100 ducati;segno dell’abilità del genio vinciano e dell’indiscutibile avidità di Ser Piero.La prima parte dello sceneggiato è incentrata sui primi interessi per la natura,sul suo rapporto con la madre Caterina,a cui era stato portato via per farlo vivere secondo il rango del padre che,per inciso,ebbe 4 mogli e 12 figli con i quali Leonardo avrà un rapporto quanto meno problematico fino all’arrivo nella bottega di Andrea del Verrocchio, dove venne accolto benissimo,come ricorda Vasari:

“preso un giorno alcuni de’ suoi disegni gli portò ad Andrea del Verrochio, ch’era molto amico suo, e lo pregò strettamente che gli dovesse dire se Lionardo, attendendo al disegno, farebbe alcun profitto. Stupì Andrea nel veder il grandissimo principio di Lionardo, e confortò ser Piero che lo facesse attendere, onde egli ordinò con Lionardo ch’e’ dovesse andare a bottega di Andrea; il che Lionardo fece volentieri oltre a modo. E non solo esercitò una professione, ma tutte quelle ove il disegno si interveniva. Et avendo uno intelletto tanto divino e maraviglioso che, essendo bonissimo geometra, non solo operò nella scultura, facendo, nella sua giovanezza, di terra alcune teste di femine che ridono, che vanno, formate per l’arte di gesso, e parimente teste di putti, che parevano usciti di mano d’un maestro, ma nell’architettura ancora fè molti disegni così di piante come d’altri edifizii e fu il primo ancora che, giovanetto, discoresse sopra il fiume d’Arno per metterlo in canale da Pisa a Fiorenza.”

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Lo sceneggiato ricorda la presenza nella bottega di alcuni illustri colleghi di Leonardo:Botticelli,il Perugino,il Ghirlandaio,un giovanissimo Lorenzo di Credi con i quali divide gli anni della sua formazione,fino al giorno in cui il Verrocchio gli affida un incarico importante,dipingere cioè un angelo nel quadro Il battesimo di Gesù,che Leonardo dipinse talmente bene da far capire al Verrocchio (come ricordato dal Vasari) che l’allievo aveva superato il maestro:

“Acconciossi dunque, come è detto, per via di ser Piero, nella sua fanciullezza a l’arte con Andrea del Verrocchio, il quale, faccendo una tavola dove San Giovanni battezzava Cristo, Lionardo lavorò un Angelo, che teneva alcune vesti, e benchè fosse giovanetto, lo condusse di tal maniera che molto meglio de le figure d’Andrea stava l’Angelo di Lionardo. Il che fu cagione ch’Andrea mai più non volle toccar colori, sdegnatosi che un fanciullo ne sapesse più di lui.”

Un’esagerazione,probabilmente,come fa notare Bosetti ma che testimonia l’eccelso livello in campo pittorico raggiunto da Leonardo.E’ certo comunque che Leonardo rimane con Verrocchio fino a vent’anni,collaborando con il maestro ad alcune opere quantomeno nei dettagli come nell’ Arcangelo Raffaele e Tobiolo (Londra, National Gallery),mentre si dedica all’osservazione del corpo umano, che diverrà una delle cose per le quali mostrò sempre grande interesse.

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Lo vediamo infatti assistere il 28 dicembre 1479 all’impiccagione di Bernardo di Baroncelli, uno degli assassini di Giuliano de Medici durante la congiura dei Pazzi mentre assiste impassibile con Lorenzo di Credi all’esecuzione,restando a prendere appunti sul corpo penzolante dell’impiccato,in seguito lo vediamo protagonista dello spiacevole,controverso episodio dell’accusa di sodomia,con ogni probabilità falsa e che vide Leonardo salvarsi solo per la presenza tra gli accusati di un Tornabuoni,famiglia imparentata con i Medici.

Vediamo Leonardo impegnato in alcune delle sue opere più belle,come le due annunciazioni (Firenze e Louvre),il Ritratto di Ginevra de’ Benci,mentre stende il Codice Atlantico (Milano, Biblioteca Ambrosiana). Il nome deriva dalla forma di “atlante” di questa miscellanea: oltre 1700 tra carte e frammenti, con testi e disegni databili fino al 1518, in massima parte autografi di Leonardo. Si tratta di osservazioni a carattere tecnologico-scientifico, ma non mancano gli appunti relativi anche a geografia e matematica, invenzioni letterarie, note di pittura e progetti architettonici, aneddoti e promemoria.

Lo sceneggiato continua ad analizzare la vita di Leonardo,mostrandocelo sempre tormentato dal suo inestinguibile desiderio di conoscenza fino alla decisione maturata probabilmente con il tempo di lasciare Firenze e affrontare nuove sfide,come quella di approdare alla corte di Ludovico il Moro a Milano, al quale scrive (non di suo pugno) una lettera diventata famosissima,una sorta di curricula del 500.

A Milano lo troviamo quasi inoperoso;dipinge la prima versione della Vergine delle rocce (Louvre),lo splendido ritratto dell’amante del duca,Cecilia Gallerani,ma intento ad approfondire gli studi di anatomia e di ingegneria,testimoniati dall’enorme mole di scritti e di disegni.

Occorre aprire una parentesi storica,che nello sceneggiato non viene approfondita;Leonardo scrisse appunti,fece disegni e codici in maniera addirittura grafomaniaca.Ma alla sua morte il suo erede principale,il Melzi, e sopratutto il figlio di questi,dispersero la collezione degli appunti del maestro con la conseguenza che molti andarono perduti.Si stima che Leonardo abbia prodotto un volume di scritti superiore di cinque volte a quelli in nostro possesso oggi!Tornando allo sceneggiato,vediamo Leonardo impegnato a tempo pieno per il Moro;organizzatore di feste,musicista quando anche enigmista,poeta,insomma un’attività frenetica al servizio del volubile duca di Milano,che gli affiderà la costruzione di una statua celebrativa.Leonardo lavora al cavallo,studia (ne sono testimoni gli schizzi che ha lasciato) e realizza un gigantesco calco in gesso.Ma la guerra con la Francia porta i francesi a Milano e poiché il bronzo serve per i cannoni e non per le sculture,il progetto non viene realizzato.Anzi,il calco in gesso verrà miserabilmente distrutto dalle soldataglie francesi.

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A Milano Leonardo adotta Giacomo Caprotti detto il Salai,nome di un diavolo;a ben vedere il giovanetto un diavolo lo è,perchè come annota Leonardo,è un ladro impunito oltre che un bugiardo.Con lui adesso c’è la misteriosa Caterina,forse sua madre,anche se Leonardo non scriverà mai mia madre e davanti a tutti la chiamerà sempre e solo Caterina.

Grazie ai buoni uffici del Moro,Leonardo ha l’incarico di dipingere un’Ultima cena nel refettorio di Santa Maria delle Grazie;con lo sceneggiato seguiamo la costruzione di quell’opera mirabile che però Leonardo,poco propenso a dipingere sull’intonaco fresco,condizione fondamentale per gli affreschi,creerà ma con esiti davvero eccelsi dal punto di vista qualitativo quanto rovinosi da quello costruttivo.

L’opera come sappiamo si deteriorerà molto velocemente e già ai tempi di Vasari era in condizioni precarie.Ancora una parentesi,questa volta riservata ai giorni nostri.

Nel Codice Da Vinci,successo letterario/planetario di Dan Brown,il dipinto o affresco che dir si voglia nasconderebbe una serie di informazioni relative ad un presunto matrimonio fra Gesu e la Maddalena che sarebbe raffigurata nell’affresco nelle vesti del discepolo prediletto,Giovanni.Ora,se è vero che il volto di san Giovanni ha effettivamente fattezze femminili, non va dimenticato che Leonardo usava spesso l’androginità come caratteristica dei suoi dipinti (si guardi il San Giovanni Battista o gli angeli da lui dipinti).Immaginate per esempio un Leonardo che inserisce la figura della Maddalenaanche se sotto mentite spoglie,in un dipinto religioso proprio all’interno di una chiesa…

Tornando allo sceneggiato,dopo Milano e la conseguente partenza,Leonardo si reca alla corte di Isabella d’Este,da qui a Venezia e infine a Firenze,dove lavora alla Battaglia di Anghiari,il celebre affresco che purtroppo andò perduto.

Val la pena leggere cosa scrisse a proposito il Vasari,cosa appena accennata per motivi di tempo nello sceneggiato:

Per la eccellenzia dunque delle opere di questo divinissimo artefice, era tanto cresciuta la fama sua, che tutte le persone che si dilettavano de l’arte, anzi la stessa città intera disiderava ch’egli le lasciasse qualche memoria; e ragionavasi per tutto di fargli fare qualche opera notabile e grande, donde il pubblico fusse ornato et onorato di tanto ingegno, grazia e giudizio, quanto nelle cose di Lionardo si conosceva. E tra il gonfalonieri et i cittadini grandi si praticò che essendosi fatta di nuovo la gran sala del consiglio, l’architettura della quale fu ordinata col giudizio e consiglio suo, di Giuliano S. Gallo e di Simone Pollaiuoli detto Cronaca e di Michelagnolo Buonarroti e Baccio diAgnolo (come a’ suoi luoghi più distintamente si raggionerà). La quale finita, con grande prestezza fu per decreto publico ordinato, che a Lionardo fussi dato a dipignere qualche opera bella; e così da Piero Soderini, gonfaloniere allora di giustizia, gli fu allogata la detta sala. Per il che volendola condurre Lionardo, cominciò un cartone alla sala del papa, luogo in S. Maria Novella, dentrovi la storia di Niccolò Piccinino, capitano del duca Filippo di Milano, nel quale disegnò un groppo di cavalli che combattevano una bandiera, cosa che eccellentissima e di gran magisterio fu tenuta per le mirabilissime considerazioni che egli ebbe nel far quella fuga. Perciò che in essa non si conosce meno la rabbia, lo sdegno e la vendetta negli uomini che ne’ cavalli; tra quali due intrecciatisi con le gambe dinanzi non fanno men guerra coi denti, che si faccia chi gli cavalca nel combattere detta bandiera, dove apiccato le mani un soldato, con la forza delle spalle, mentre mette il cavallo in fuga, rivolto egli con la persona, aggrappato l’aste dello stendardo, per sgusciarlo per forza delle mani di quattro, che due lo difendono con una mano per uno, e l’altra in aria con le spade tentano di tagliar l’aste; mentre che un soldato vecchio con un berretton rosso, gridando, tiene una mano nell’asta e con l’altra inalberato una storta, mena con stizza un colpo, per tagliar tutte a due le mani a coloro, che con forza digrignando i denti, tentano con fierissima attitudine di difendere la loro bandiera; oltra che in terra fra le gambe de’ cavagli v’è due figure in iscorto, che combattendo insieme, mentre uno in terra ha sopra uno soldato, che alzato il braccio quanto può, con quella forza maggiore gli mette alla gola il pugnale, per finirgli la vita: e quello altro con le gambe e con le braccia sbattuto, fa ciò che egli può per non volere la morte. Nè si può esprimere il disegno che Lionardo fece negli abiti de’ soldati, variatamente variati da lui; simile i cimieri e gli altri ornamenti, senza la maestria incredibile che egli mostrò nelle forme e lineamenti de’ cavagli: i quali Lionardo meglio ch’altro maestro fece, di bravura, di muscoli e di garbata bellezza. Dicesi che per disegnare il detto cartone fece uno edifizio artificiosissimo che, stringendolo, s’alzava, et allargandolo, s’abbassava. Et imaginandosi di volere a olio colorire in muro, fece una composizione d’una mistura sì grossa, per lo incollato del muro, che continuando a dipignere in detta sala, cominciò a colare, di maniera che in breve tempo abbandonò quella, vedendola guastare. Aveva Lionardo grandissimo animo et in ogni sua azzione era generosissimo. Dicesi che andando al banco per la provisione, ch’ogni mese da Piero Soderini soleva pigliare, il cassiere gli volse dare certi cartocci di quattrini; et egli non li volse pigliare, rispondendogli: “Io non sono dipintore da quattrini”. Essendo incolpato d’aver giuntato da Piero Soderini fu mormorato contra di lui; per che Lionardo fece tanto con gli amici suoi, che ragunò i danari e portolli per ristituire, ma Piero non li volle accettare.”

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Lo sceneggiato prosegue mostrandoci i difficili rapporti con Michelangelo,di molto più giovane di lui,molto più irruente fino al tempo dedicato dal genio vinciano allo studio del volo umano,mentre contemporaneamente si dedica ad opere fondamentali come La gioconda ,che,come ricorda il Vasari

Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableò; nella qual testa chi voleva veder quanto l’arte potesse imitar la natura, agevolmente si poteva comprendere, perchè quivi erano contrafatte tutte le minuzie che si possono con sottigliezza dipignere.Avvenga che gli occhi avevano que’ lustri e quelle acquitrine, che di continuo si veggono nel vivo; et intorno a essi erano tutti que’ rossigni lividi et i peli, che non senza grandissima sottigliezza si possono fare. Le ciglia per avervi fatto il modo del nascere i peli nella carne, dove più folti e dove più radi, e girare secondo i pori della carne, non potevano essere più naturali. Il naso, con tutte quelle belle aperture rossette e tenere, si vedeva essere vivo. La bocca, con quella sua sfenditura con le sue fini unite dal rosso della bocca con l’incarnazione del viso, che non colori, ma carne pareva veramente. Nella fontanella della gola, chi intentissimamente la guardava, vedeva battere i polsi: e nel vero si può dire che questa fussi dipinta d’una maniera da far tremare e temere ogni gagliardo artefice e sia qual si vuole. Usovvi ancora questa arte, che essendo Monna Lisa bellissima, teneva mentre che la ritraeva, chi sonasse o cantasse, e di continuo buffoni che la facessino stare allegra, per levar via quel malinconico, che suol dar spesso la pittura a’ ritratti che si fanno. Et in questo di Lionardo vi era un ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo, et era tenuta cosa maravigliosa, per non essere il vivo altrimenti.”

Molto bella è la sequenza che mostra un giovanissimo e commosso Raffaello Sanzio da Urbino conoscere Leonardo, suo idolo e guardare stupefatto La Gioconda…

La parte finale dello sceneggiato ci mostra un Leonardo ormai avanti negli anni,fra amarezze e delusioni,ma sempre con quello spirito di osservazione,quella voglia di conoscere insaziabile che lo spinse per tutta la vita fino alla vita quieta nel castello di Amboise e alla morte tranquilla tra le persone che amava.Uno sceneggiato molto bello ad onta delle tre ore di proiezione,che si gustano fino all’ultima scena.

Merito di Giulio Bosetti,elegante e misurato,che in pratica conduce lo spettatore attraverso le varie fasi di Leonardo alla conoscenza di un uomo geniale,tormentato,divorato dal desiderio di conoscenza,inquieto,sempre teso quasi ossessivamente alla ricerca di una perfezione impossibile da ottenere,testimoniata dalle sue opere per larga parte incomplete.Bravo anche Leroy,che presta il suo volto sempre sormontato da un sorriso enigmatico alla Monna Lisa con una smorfia tra l’ironico e il malinconico.degno interprete dell’uomo che «[La Natura] non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro.Era di bella persona, proportionata, gratiata et bello aspetto. portava uno pitocco rosato corto sino al ginocchio, che allora s’usavano i vestiri lunghi, haveva sino al mezo in petto una bella capellaia et anellata et ben composta».(Anomimo Gaddiano)

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Ottima la regia e sopratutto belle le scenografie,curate con molta bravura dalla produzione.Splendide le ricostruzioni dei lavori del sommo Maestro,per quello che è di gran lunga lo sceneggiato/film più esaustivo mai realizzato su Leonardo.

Un’opera imperdibile,visibile su Youtube agli indirizzi https://www.youtube.com/watch?v=gk1XeiyhXXI e https://www.youtube.com/watch?v=b-jpRG4YMWU. Anche se il nome del video è in spagnolo lo sceneggiato è rigorosamente in italiano e in buona qualità.

La vita di Leonardo da Vinci

Regia di Renato Castellani,con Philippe Leroy,Ottavia Piccolo,Gauco Onorato,Giampiero Albertini,Bruno Cirino Sceneggiato Tv 1971,Durata 300 minuti,Italia Spagna

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Leonardo da Vinci banner personaggi

Philippe Leroy: Leonardo da Vinci

Marta Fischer: Isabella d’Aragona

Renzo Rossi: Sandro Botticelli

Giampiero Albertini: Ludovico il Moro

Ann Odessa: Catherine

Glauco Onorato: Ser Piero da Vinci

Filippo Scelzo: Nonno Antonio

Carlos de Carvalho: Zio Francesco

Mario Molli: Andrea Verrocchio

Riad Gholmie: Francesco I di Francia

Bruno Cirino: Michelangelo

James Werner: Lorenzo di Credi

Maria Marchi: Mathurine

Alberto Fiorini: Leonardo a 13 anni

Sara Franchetti: Cecilia Gallerani

Marco Mazzoni: Leonardo a 5 anni

Ottavia Piccolo: Beatrice d’Este

Wanda Vismara: Margherita

Christian de Tillière: Luigi XII

Renato Cestiè: Leonardo a 6 anni

Maria Tedeschi: Lucia, nonna di Leonardo

Bianca Toccafondi: Isabella d’Este

Marco Bonetti: Marco D’Oggiono

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Regia Renato Castellani

Soggetto Renato Castellani

Sceneggiatura Renato Castellani

Fotografia Toni Secchi

Montaggio Jolanda Benvenuti

Musiche Roman Vlad

Produttore RAI, ORTF, TVE, Istituto Luce

Casa di produzione Radiotelevisione Italiana, Televisión Española

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Leonardo da Vinci banner citazioni

L’uomo che con continui desideri sempre con festa aspetta la nuova primavera e sempre la nuova Astarte, sempre nuovi mesi e nuovi anni, parendogli che le desiderate cose venendo siano troppo tarde, ei non s’avvede che desidera la soddisfazione.

“Nessun effetto è in natura sanza ragione, intendi la ragione e non ti bisogna sperienza.”

“È vero che l’uomo è il re degli animali, perché la sua brutalità supera la loro. Viviamo grazie alla morte di altri. Già in giovane età ho rinnegato l’abitudine di cibarmi di carne, e ritengo che verrà un tempo nel quale gli uomini conosceranno l’anima degli animali e in cui l’uccisione di un animale sarà considerata con lo stesso biasimo con cui consideriamo oggi quella di un uomo.”

“Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare.”

“La sapienza è figliola della sperienza.”

“Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire.”

“Nessun effetto è in natura sanza ragione, intendi la ragione e non ti bisogna sperienza.”

“La sperienzia, interprete in fra l’artifiziosa natura e la umana spezie, ne ‘nsegna ciò che essa natura in fra’ mortali adopra da necessità constretta, non altrimenti oprar si possa che la ragione, suo timone, oprare li ‘nsegni.”

“Tra la pittura e la scultura non trovo altra differenza, senonché lo scultore conduce le sue opere con maggior fatica di corpo che il pittore, ed il pittore conduce le opere sue con maggior fatica di mente.”

“Alla mia età, ho incontrato tanta gente, ho sofferto e gioito, ma soprattutto ho imparato ad amare l’Amore, e a rifiutare l’odio. L’Amore dona a noi stessi l’eterna gioventù, e ogni domani è importante per incontrare nuova gente e vivere nuove storie importanti.”

“La natura pare qui in molti o di molti animali stata più presto crudele matrigna che madre, e d’alcuni non matrigna, ma piatosa madre.”

“La meccanica è il paradiso della matematica perché qui se ne possono cogliere i frutti. Non c’è certezza nella scienza se la matematica non può esservi applicata, o se non vi è comunque in relazione.”

“L’omo ha desiderio d’intendere se la femmina è cedibile alla dimandata lussuria, e intendendo di sì e come ell’ha desiderio dell’omo, elli la richiede e mette in opera il suo desiderio, e intender nol può se non confessa, e confessando fotte.”

“Tristo è quel maestro del quale l’opera avanza il giudizio suo. E quello si drizza alla perfezione dell’arte, del quale l’opera è superata dal giudizio.”

Leonardo da Vinci banner nella letteratura

Anonimo Gaddiano, 1542

Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. Assai valse in matematica et in prospettiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di lira […] et fu valentissimo in tirari et in edifizi d’acque, et altri ghiribizzi, né mai co l’animo suo si quietava, ma sempre con l’ingegno fabricava cose nuove.»

Lettera di Leonardo al Moro

Avendo, Signor mio Illustrissimo, visto et considerato oramai ad sufficienzia le prove di tutti quelli che si reputono maestri et compositori de instrumenti bellici, et che le invenzione e operazione di dicti instrumenti non sono niente alieni dal comune uso, mi exforzerò, non derogando a nessuno altro, farmi intender da V. Excellentia, aprendo a quella li secreti mei, et appresso offerendoli ad omni suo piacimento in tempi opportuni, operare cum effecto circa tutte quelle cose che sub brevità in parte saranno qui di sotto notate:

Ho modi de ponti leggerissimi et forti, et atti ad portare facilissimamente, et cum quelli seguire, et alcuna volta fuggire li inimici, et altri securi et inoffensibili da foco et battaglia, facili et commodi da levare et ponere. Et modi de arder et disfare quelli de l’inimico.

So in la obsidione de una terra toglier via l’acqua de’ fossi, et fare infiniti ponti, gatti et scale et altri instrumenti pertinenti ad dicta expedizione.

Item, se per altezza de argine, o per fortezza di loco et di sito, non si potesse in la obsidione de una terra usare l’officio de le bombarde, ho modi di ruinare omni rocca o altra fortezza, se già non fusse fondata in su el saxo.

Ho ancora modi de bombarde commodissime et facile ad portare, et cum quelle buttare minuti (saxi a similitudine) di tempesta; et cum el fumo di quella dando grande spavento all’inimico, cum grave suo danno et confusione.

Et quando accadesse essere in mare, ho modi de molti instrumenti actissimi da offender et defender, et navili che faranno resistenzia al trarre de omni g[r]ossissima bombarda et polver & fumi.

Item, ho modi, per cave et vie secrete et distorte, facte senza alcuno strepito, per venire (ad uno certo) et disegnato[loco], ancora che bisognasse passare sotto fossi o alcuno fiume.

Item, farò carri coperti, securi et inoffensibili, e quali intrando intra li inimica cum sue artiglierie, non è sì gran de multitudine di gente d’arme che non rompessino. Et dietro a questi poteranno seg[ui]re fanterie assai, illesi e senza alcuno impedimento.

Item, occurrendo di bisogno, farò bombarde, mortari et passavolanti di bellissime et utile forme, fora del comune uso.

Dove mancassi la operazione de le bombarde, componerò briccole, mangani, trabucchi et altri instrumenti di mirabile efficacia, et fora del usato; et insomma, secondo la varietà de’ casi, componerò varie et infinite cose da offender et di[fendere].

In tempo di pace credo satisfare benissimo ad paragone de omni altro in architectura, in composizione di edificii et pubblici et privati, et in conducer acqua da uno loco ad uno altro. Item, conducerò in sculptura di marmore, di bronzo et di terra, similiter in pictura, ciò che si possa fare ad paragone de onni altro, et sia chi vole. Ancora si poterà dare opera al cavallo di bronzo, che sarà gloria immortale et eterno onore de la felice memoria del Signor vostro patre et de la inclita casa Sforzesca. Et se alcuna de le sopra dicte cose a alcuno paressino impossibile e infactibile, me offero paratissimo ad farne experimento in el parco vostro, o in qual loco piacerà a Vostr’Excellenzia, ad la quale humilmente quanto più posso me recomando.

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Leonardo 1 La gioconda

La Gioconda,Ritratto di Monna Lisa

Leonardo 2 La dama con l'ermellino

La Dama con l’ermellino

Leonardo 3 san Giovanni Battista

San Giovanni Battista

Leonardo 4 La vergine delle rocce Londra

La Vergine delle rocce,Versione Londra

Leonardo 4 La vergine delle rocce Parigi

La Vergine delle rocce,versione Parigi

Leonardo 5 L'annunciazione Firenze

L’annunciazione

Leonardo 6 Salvator mundi

Salvator Mundi (opera attribuita recentemente a Leonardo)

Leonardo 7 La bella principessa

La bella principessa (opera attribuita recentemente a Leonardo)

Leonardo 8 La vergine Sant'Anna e il bambino

La vergine Sant’Anna e il bambino

Leonardo 9 Monna Litta

Monna Litta

Leonardo 10 L'adorazione dei Magi

L’adorazione dei Magi

Leonardo 11 Ginevra Benci

Ritratto di Ginevra Benci

Leonardo 12 Ritratto di un musico

Ritratto di un musico

Leonardo 13 san gerolamo penitente

San Gerolamo penitente

Leonardo 14 Leda e il cigno

Leda e il cigno,copia (originale perduto)

Leonardo 15 Madonna con bambino Madonna Benois

Madonna con bambino,Madonna Benois

Leonardo 15 Madonna dei fusi

Madonna dei fusi

Leonardo 16 Cenacolo

Il Cenacolo

Leonardo 17Angelo Verrocchio

L’angelo dipinto da Leonardo ( a sinistra) nel Battesimo di Cristo del Verrocchio

Leonardo 18 Cartone di Sant'Anna

Cartone di Londra

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ottobre 11, 2015 Posted by | Serie tv | | 3 commenti

Il segno del comando

Il segno del comando -locandina 1

E’ una domenica, il 16 maggio 1971. La sera 15.000.000 di spettatori sono seduti davanti alla tv; la Rai, nelle settimane precedenti, ha pubblicizzato uno sceneggiato televisivo che promette una storia piena di mistero con risvolti parapsicologici e sovrannaturali. Così, subito dopo il tradizionale Telegiornale della sera e l’ancor più tradizionale Carosello, parte la sigla iniziale sulle note di Cento campane di uno dei fenomeni televisivi più seguiti della storia della Tv italiana, quel Il segno del comando che per 5 domeniche, sino alla puntata finale del 13 giugno 1971, catalizzerà l’attenzione del pubblico italiano che seguirà con il fiato sospeso lo sceneggiato televisivo più bello mai trasmesso dall’ente tv italiano. “Nun me lo dì stanotte a chi hai stregato er core la verità fa male lasciame ’sta visione pe’ sperà din don din don amore cento campane stanno a dì de no...” canta Nico Tirone, e il pubblico è già ammaliato da quella voce suadente che introduce le immagini di un uomo che insegue una bellissima figura femminile tra le strade deserte di Roma.

Il segno del comando 1

Silvia Monelli (la Signora Giannelli) e Ugo Pagliai (Edward Foster)

Inizia in questo modo ammaliante, accattivante, lo sceneggiato diretto da Daniele D’Anza, regista e sceneggiatore quarantanovenne nato a Milano che il pubblico televisivo conosceva per il grande successo riscosso l’anno precedente con lo sceneggiato Coralba e sopratutto per Giocando a golf una mattina, diretto nel 1969. Uno sceneggiato che oggi sarebbe assolutamente improponibile sia come costruzione nei tempi di realizzazione dell’epoca sia nella struttura stessa; un’opera dilatata nei tempi, nei dialoghi e nelle situazioni, che sono lungamente descrittive e quasi sempre statiche. Una storia, però, che aveva tutte le carte in regola per catturare l’attenzione degli spettatori, perchè mescolava elementi da sempre catalizzatori dell’attenzione del pubblico, attraverso una sapiente miscela di storie intrecciate che coinvolgono il mondo della parapsicologia, dell’occulto e della magia, attraverso un lungo percorso che si snoda sulle tracce del misterioso segno del comando.

Il segno del comando 2

Carla Gravina (Lucia)

Il segno del comando 4

A sinistra Rossella Falk (Olivia)

Lo sceneggiato inizia mostrando l’arrivo a Roma del professor Lancelot Edward Forster, uno studioso di letteratura inglese che ha scritto una serie di articoli su Lord George Gordon Byron, poeta suo conterraneo; Edward Foster ha ricevuto dal pittore Marco Tagliaferri un invito che è una sfida, trovare una piazza citata da Byron nel suo diario che Edward ritiene immaginaria e che Tagliaferri dice di essere reale. Nello stesso tempo Foster riceve l’invito a tenere una conferenza su Byron all’interno del British Council di Roma, invito che arriva dal consulente inglese George Powell. Foster si reca a casa di Tagliaferri dove incontra la misteriosa Lucia, modella del pittore, che lo invita a incontrare Tagliaferri in una locanda di Trastevere. Lo studioso, in cerca di alloggio, si reca presso l’hotel Galba, su suggerimento di Lucia; qui conosce la direttrice dell’hotel, la bellissima signora Giannelli, che però nega di conoscere Lucia.

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Angiola Baggi (Giuliana)

Nell’albergo Foster incontra anche una sua vecchia amica (forse una vecchia fiamma), Olivia, che alloggia nell’hotel con un tipo equivoco, Lester Sullivan, che scopriremo essere un trafficante di antichità e altre attività poco chiare. Dopo aver appreso che Tagliaferri in realtà è morto, Foster si reca al British Council dove incontra Powell e la sua segretaria Barbara;la sera poi si reca all’appuntamento con Lucia, che lo porta in un posto che sembra uscito da un quadro dell’ottocento,la Taverna dell’angelo, nella quale i due attendono inutilmente l’arrivo di Tagliaferri. Edward, forse drogato, inizia ad avere delle visioni prima di svenire. Al risveglio si ritrova all’interno della sua auto dalla quale è sparita la borsa con gli appunti e le micro fiches contenenti gli studi dello studioso;dopo un’inutile tappa al commissariato, Foster trova all’interno dell’auto il bellissimo e inquietante medaglione che Lucia indossava, raffigurante una civetta. Inutilmente Foster cerca di ritrovare la taverna dell’Angelo, e il giorno dopo fa un’altra incredibile scoperta:Marco Tagliaferri è morto esattamente cento anni prima.

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La medium

L’uomo che Edward incontra nell’appartamento adiacente allo studio del pittore è infatti un suo discendente, il colonnello Tagliaferri, che racconta a Foster particolari sulla vita dell’antenato, morto giovane e in circostanze mai chiarite e del suicidio della sua modella Lucia. Naturalmente Foster è assolutamente certo di aver incontrato una donna vera, non un fantasma, tuttavia il dubbio inizia a serpeggiare nella sua mente.Un’altra sorpresa lo attende al caffè Greco, dove si reca su suggerimento del colonnello Tagliaferri; il ritratto li esposto del pittore Marco assomiglia tantissimo al volto di Foster. Recatosi in seguito ad una telefonata anonima al cimitero degli Inglesi, Foster trova anche la tomba del pittore, guidato anche in questo caso da una figura oscura che lo guida fino alla tomba. Che porta incisa la data della morte del pittore, il 28 marzo 1835, la stessa data, giorno e mese, della nascita del professore, avvenuta esattamente 100 anni dopo; Tagliaferri è morto 28 marzo del 1871 e cent’anni dopo quella data ecco che Foster dovrà tenere la sua conferenza su Byron. Intanto Foster riesce a far valutare il medaglione che Lucia gli a lasciato in auto.

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Alla ricerca dello spartito di Vitali

Prospero Barengo, un esperto d’arte,conferma che si tratta di un’opera di altissimo valore, creata da un orafo del settecento, Ilario Brandani, morto in odore di negromanzia; la sempre più spaventata Olivia cerca di convincere, inutilmente, Edward sulla necessità di andar via da Roma, mentre sarà proprio Sullivan a squarciare un altro velo di mistero raccontando a Foster che Ilario Brandani è nato il 29 marzo 1735 e morto il 28 marzo 1771, quindi cento anni prima di Tagliaferri e 200 anni prima di Edward Foster. A questo punto le sinistre coincidenze iniziano ad essere davvero tante e arriva un altro colpo di scena: Barbara, la segretaria di Powell ha scoperto che la piazza descritta da Byron e raffigurata nel quadro visto da Foster in realtà è una foto ritoccata.Il quadro vero è di proprietà del principe Anchisi, che Foster ha conosciuto da poco e che si è presentato come un esperto della vita di Byron, del quale possiede tutte le opere. Recatosi di notte nel palazzo del nobile, Foster incontra nuovamente Lucia, con la quale tuttavia non riesce a parlare. Nonostante gli avvertimenti di Barbara che gli racconta una leggenda secondo la quale il palazzo Anchisi è un luogo sfortunato, Foster si reca dal principe, nel palazzo del quale incontra anche una sua vecchia conoscenza, Sullivan, impegnato inutilmente nel tentativo di far vendere la collezione di quadri che Anchisi possiede.Il principe caccia in malo modo il trafficante e subito dopo informa Foster che il quadro andrà all’asta quel giorno stesso. Subito dopo aver avuto la notizia della morte del colonnello Tagliaferri, Edward si reca all’asta con l’intenzione di acquistare il quadro che però viene ceduto ad un anonimo acquirente.L’ennesima telefonata anonima avvisa Foster che il quadro sta per essere nuovamente venduto e il professore si reca nel posto dove dovrebbe essere effettuata la vendita.Qui però trova l’enigmatica proprietaria dell’hotel Galba, la signora Giannelli, seduta ad un tavolo per una seduta spiritica. Foster viene accolto nel cerchio e durante l’evocazione ecco che la medium parla con voce roca del quadro che si trova in una “barca a remi”. Foster scopre che la medium altri non è che la sfuggente Lucia;Foster è preda delle allucinazioni, vaga in quella che è una sartoria e si accorge che è rimasto solo.

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Lucia, donna reale o fantasma?

Recatosi nella casa di Tagliaferri, accolto dalla affranta Giuliana, nipote di Tagliaferri, Foster scopre che il colonnello è morto nell’ora esatta in cui si è fermato un orologio di gran valore in possesso del colonnello, opera ancora una volta dell’oscuro Brandani. Poichè nella cassa dell’orologio c’è un’incisione recante un effigie e il nome Sant’Onorio, Foster si reca nella chiesa romana del santo per scoprire che in realtà il sacerdote della chiesa stessa non ha mai sentito parlare di Brandani o Tagliaferri. Ma sembra esserci una svolta; in albergo Foster riceve una telefonata di Sullivan che promette importanti rivelazioni. La telefonata però è interrotta da due spri; Foster corre da Powell per raccontare l’accaduto quando all’improvviso ricorda che nella hall dell’hotel Galba, quando ha incontrato Olivia la tv stava trasmettendo un’opera di Baldassarre Vitali. E’ uno dei pezzi mancanti del puzzle, perchè proprio nella chiesa di sant’Onorio sono conservate composizione di questo artista. Recatosi nuovamente nella chiesa, Foster scopre che nella collezione di spartiti manca il salmo numero XVII, che un direttore d’orchestra li presente considera importantissimo, in quanto contenente secondo la leggenda un codice cifrato. Le rivelazioni continuano, perchè Anchisi parla a Foster di un misterioso Segno del comando,un potentissimo amuleto custodito da un messaggero di pietra che può essere trovato solo da un eletto, un talismano in grado di poter allontanare anche la morte. Foster si immerge in uno strano dormiveglia, nel quale vede funesti presagi, fra i quali la propria morte e quella dell’amica Olivia.Che in realtà è accaduta, cosa che sconvolge ancor più l’ormai confuso professore; ma la voglia, il desiderio di conoscere il bandolo di quella storia cosi complicata portano Foster a seguire l’indizio principale ancora in suo possesso, quello contenuto nel diario di Byron che rimanda ancora una volta alla piazza descritta dal poeta inglese, che contiene anche la frase oscura “Che io sia dannato se accetto ancora un invito di O.

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Grazie a Barbara, viene individuata l’abitazione in cui Byron aveva soggiornato a Roma, in Via delle Tre Spade 119 e il suo misterioso proprietario nonchè amico di Byron,Sir Percy O. Delaney; sarà un signore anziano e non vedente a dipanare ancor più il mistero, raccontando a Foster che quella casa si affacciava tempo addietro su una piazza del tutto simile a quella descritta da Byron e che il famoso salmo XVI di Baldassarre Vitali è custodito nella casa stessa. Finalmente Foster puà leggere il salmo, ma ecco il colpo di scena:passa Lucia per strada e il professore si precipita al suo inseguimento. La ragazza lo porta in un palazzo, sede della sartoria in cui Foster aveva assistito alla seduta spiritica dove c’è Powell e il redivivo Sullivan che si affrontano a pistole spianate. Sullivan nel tentativo di sfuggire a Powell precipita e muore; Powell può finalmente gettare la maschera e raccontare il suo vero ruolo nella storia, quello di un agente dei servizi segreti britannici (sulle tracce del carteggio Von Hassel, un misterioso scambio di documenti della cui esistenza sono al corrente solo 4 capi di stato, ma questo Powell non lo racconta a Foster). E’ arrivata nel frattempo la fatidica data del 28 marzo 1971,quella in cui Edward Foster deve tenere la famosa conferenza su Byron; in una sala colma di persone attentissime, fra le quali spiccano alcuni protagonisti della storia, ovvero Powell,Barbara, Anchisi; Foster rivela tutto quello che ha scoperto, giungendo infine alla parte più importante, ovvero l’assassinio di Ilario Brandani da parte del compositore Baldassarre Vitali, che aveva ucciso l’orafo per impadronirsi del Segno del comando per poi lasciare nel salmo XVII le indicazioni sul posto dove l’aveva nascosto. Ma le sorprese sono appena iniziate…

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Edward Foster nel momento del suo compleanno, un avvenimento molto pericoloso….

Ometto, per ovvi motivi, la descrizione del finale dello sceneggiato, che va gustato per intero perchè porta finalmente alla scoperta di tutti i tasselli mancanti del puzzle; la storia di fantasmi, di maledizioni,l’intrigo storico tra il poeta Byron e l’orafo maledetto Brandani, il pittore Tagliaferri e la sua bellissima modella Lucia, tra il misterioso talismano e persino una serie di documenti scottanti risalenti alla guerra è all’epilogo, un epilogo che ha del sorprendente e anche del sovrannaturale, con quella conclusione che può lasciare delusi ma che in realtà è il degno finale di una storia assolutamente lineare. E’ difficile, per chi non abbia avuto dai 15 anni in su nel 1971 capire il fascino che questo sceneggiato suscitò; per la prima volta in una edizione televisiva si vedeva una storia che mescolava con sapienza tanti elementi generalmente appartenenti al mondo della cinematografia horror o thriller, quella delle spy story o del fantastico. Questi elementi confluiscono tutti in un’unica storia che trasporta lo spettatore attraverso il tempo e una città Roma, che appare magica, fatata. La presenza di un cast assolutamente omogeneo come qualità recitativa, tutti professionisti impeccabili aggiunge valore allo sceneggiato; da Pagliai alla splendida Carla Gravina, da Checchi a Hintermann attraverso le figure degli altri caratteristi dell’opera si arriva ad un’integrazione assolutamente perfetta tra la storia e i suoi interpreti. Sono passati più di quarant’anni dal ciak si gira di Il segno del comando; molti degli attori che parteciparono a quell’esperienza sono ormai scomparsi.

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La conferenza di Foster

Non ci sono più Massimo Girotti, il bravissimo e ambiguo Powell dello sceneggiato e non c’è più Carlo Hintermann, scomparso ormai 25 anni fa, è morto Franco Volpi, grandissimo nel ruolo del principe Anchisi ed è morto Andrea Checci, il bonario commissario Bonsanti. Sono scomparsi personaggi minori del film come Serena Michelotti, la zingara e Augusto Mastrantoni, il colonnello Tagliaferri, Leopoldo Valentini (il custode del cimitero) e Roberto Bruni (Barengo),Amedeo Girardi ( il sarto Paselli) e Franco Angrisano (l’intermediario)….

Il segno del comando -locandina 4

Resta lo sceneggiato, un’opera così affascinante da essere ormai diventata, nell’immaginario collettivo, la summa di quello che uno spettatore pò chiedere ad un’opera di finzione, uno sceneggiato che ancora oggi conserva quasi del tutto intatto il fascino che emanava in un tempo ormai tanto distante da noi. Un tempo in cui la tv era in bianco e nero e in cui ci si sedeva davanti alla tv in massa, in attesa spasmodica del proseguimento dell’opera, della famosa “puntata successiva” Vent’anni dopo l’uscita dello sceneggiato,sull’onda del mito che ormai aleggiava attorno al leggendario Segno del comando, il regista D’Anza rielaborò la sceneggiatura dell’opera ricavandone un romanzo che nelle intenzioni doveva chiarire i punti rimasti oscuri dello sceneggiato. Quell’opera, che ebbe un ottimo successo, venne distribuita dalla Newton Compton Editore, specializzata in opere vendute a basso costo.

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A sinistra: Massimo Girotti (Powell)

La prima edizione costava 2000 lire, un euro odierno e si faceva leggere con piacere e scorrevolezza. Il segno del comando è opera di facile visione; esistono i dvd della Elleu multimedia, casa di distribuzione che noi appassionati non dovremmo mai smettere di ringraziare e che ha permesso a tantissime persone di rivedere l’opera così come su Youtube ci sono diverse versioni, tutte complete, dell’opera televisiva. Quella qualitativamente migliore, ricavata proprio dai dvd Elleu è disponibile a questo indirizzo:                          http://youtu.be/6lcFAI4zHp4. All’utente Nino, autore del caricamento online va il mio personale ringraziamento anche per l’opera meritoria di aver messo a disposizione di tutti autentiche perle passate in tv in un’epoca ormai preistorica come la fine degli anni sessanta e gli inizi dei settanta, ovvero Donna d’onore e Il dipinto, Philo Vance e Nero Wolfe, Vita di Leonardo Da Vinci e Joe Petrosino, L’enigma delle due sorelle,Ho incontrato un’ombra, La traccia verde. In ultimo, non posso non accennare al remake dello sceneggiato diretto nel 1992 da Giulio Onesti;ambientato a Parigi invece che a Roma, con Powell e Elena Sofia Ricci nei ruoli rispettivi di Foster e Lucia, il remake è assolutamente da dimenticare e non ha nemmeno un briciolo della suspence, dell’ambientazione di tutte quelle componenti insomma che fecero la fortuna della prima edizione.

Il segno del comando banner personaggi

Ugo Pagliai: Edward Forster
Zuma Spinelli: la portinaia
Carla Gravina: Lucia
Gino Maringola: il portiere dell’albergo
Silvia Monelli: la signora Giannelli
Rossella Falk: Olivia
Carlo Hintermann: Lester Sullivan
Giovanni Attanasio: lo sconosciuto
Luciano Luisi: il telecronista
Massimo Girotti: George Powell
Laura Belli: amica di Edwar
Luciana Negrini: amica di Edwar
Paola Tedesco: Barbara
Serena Michelotti: la zingara
Giorgio Onorato: il posteggiatore
Lucia Modugno: una donna
Adriano Micantoni: maresciallo
Augusto Mastrantoni: col. Tagliaferri
Angiola Baggi: Giuliana
Leopoldo Valentini: custode del cimitero
Franco Volpi: Raimondo Anchisi
Luisa Aluigi: una bibliotecaria
Franco Odoardi: banditore
Roberto Bruni: Prospero Barengo
Giancarlo Palermo: cameriere
Amedeo Girardi: il sarto Paselli
Anna Segnini: suora
Franco Angrisano: l’intermediario
Pietro Villani: spiritista
Armando Brancia: portiere di notte
Vittoria Di Silverio: la donna con la spesa
Andrea Checchi: comm. Bonsanti
Giorgio Gusso: il prete
Jolanda Modio: una ragazza
Paola Arduini: la telefonista
Ferruccio Scaglia: il direttore d’orchestra
Evar Maran: il rigattiere
Enrico Lazzareschi: un muratore
Vittorio Duse: primo operaio
Aleardo Ward: secondo operaio
Attilio Fernandez: il maggiordomo
Silvana Buzzo: la cameriera
Armando Anselmo: un cieco
Gualtiero Isnenghi: un bibliotecario
Bianca Manenti: una bibliotecaria

 

Il segno del comando banner cast

Ideatore Flaminio Bollini e Dante Guardamagna
Regia Daniele D’Anza
Sceneggiatura Giuseppe D’Agata, Flaminio Bollini, Dante Guardamagna e Lucio Mandarà

 

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Nun me lo dì stanotte

a chi hai stregato er core

la verità fa male

lasciame ’sta visione pe’ sperà

din don din don amore

cento campane stanno a dì de no

ma tu ma tu amore mio

se m’hai lasciato ancora nun lo dì

no nun lo di’ nun parlà

sei una donna o una strega chissà?

Me resta ‘na speranza, la speranza di quer sì…

din don, din don amore

cento campane stanno a dì de no

ma tu ma tu amore mio

se m’hai stregato dimmelo de sì

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Franco Volpi (il principe Anchisi)

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Incipit del romanzo “Una berlina targata Gran Bretagna si arrestò davanti a un austero portone di via Margutta, all’altezza dello stabile contrassegnato dal numero 53/B. L’auto – una Jaguar un po’ vecchiotta – era molto impolverata, come se avesse compiuto un lungo viaggio. Era una tarda mattinata di primavera, una classica giornata del marzo romano, quando l’aria frizzante sa di verde anche se non si scorgono né alberi né giardini. Dalla Jaguar scese un uomo vestito con sobria eleganza, biondo e con gli occhi azzurri, sui trentacinque-quarant’anni; un tipo disinvolto e piuttosto sicuro di sé, dall’aria inconfondibilmente britannica. Pareva compiaciuto di trovarsi nella lunga e stretta strada tradizionalmente abitata dagli artisti, sulla quale si affacciavano numerose le botteghe degli antiquari, dei falegnami e dei corniciai. Prese dall’auto una borsa di pelle e si soffermò ad osservare una targa che spiccava accanto al portone, scritta in caratteri neoclassici: «Studi di pittura e di scultura». Poi, con passo deciso, varcò la soglia del 53/B.” Finale del romanzo Non c’era nessuno, ad eccezione di una donna che era seduta ad un tavolo e volgeva le spalle all’entrata. La capigliatura chiara, lo scialle antico… Edward si portò davanti alla donna. Non era Lucia. Aveva capelli grigi con striature bionde e indossava un costume zingaresco. La faccia, che certamente un tempo era stata bella, era solcata da una infinità di rughe. Appariva molto vecchia, ma non era possibile definirne l’età. La donna sorrise a Edward. “Perchè mi guardi così? Siediti” Edward si calò lentamente su una sedia, dall’altra parte del tavolo. “Cercavo un’altra persona…” “Non cercavi di certo me”, disse ridendo la donna. Come ipnotizzato, Edward non smetteva di fissarla. “Sai chi sono io?” Edward non rispose. Lei continuò a ridere. “Io sono una strega…Vuoi bere?” Protese una brocca di vino nero verso il bicchiere che era davanti a Edward, il quale fece segno di no e coprì il bicchiere con le mani. “E’ genuino. Io bevo solo questo” “Anche…anche lei viene qui tutte le sere?”, riuscì a dire Edward. “Come Lucia?” “Sì. La conosce?” “Tutti qui la conoscono” Con gli occhi sbarrati, Edward deglutì per poter parlare. “La supplico, mi dica qualcosa di Lucia” “Posso raccontarti qualcosa del suo passato. Te l’ho detto che sono una strega” Edward annuì. La donna spostò altrove il suo sguardo. “Lucia era figlia illegittima di uno dei principi Anchisi. Aveva un carattere libero e ribelle. Fece la modella di Marco Tagliaferri e poichè l’amava si unì a lui…” “Continui, la prego” “Tagliaferri sapeva di essere Ilario Brandani reincarnato e passò la sua breve vita a dipingere e a cercare, con ogni pratica magica, ciò che avrebbe potuto salvarlo” “Che cosa lo avrebbe salvato?” L’interesse di Edward si era fatto spasmodico. “Ancora non sai che cos’è il Segno del Comando?”, disse ridendo la donna. “Eppure, da quando sei a Roma lo porti conte…” Edward rimase interdetto, sconvolto. “Il medaglione!” La donna fece segno di sì, poi assunse un’espressione seria. “Brandani lo incise il 31/03/1771, ma non potè goderne il potere perchè proprio quel giorno…” “Quale potere?” “Quello di prolungare la vita se è troppo breve, rispose con semplicità la donna”. Quindi riprese: “Proprio quello stesso giorno Vitali, l’organista, lo uccise e glielo rubò”. I lineamenti della donna si indurirono. “Poi, quando Vitali si sentì vicino a morire, perchè per il delitto che aveva commesso non poteva che morire, lo nascose” “E Tagliaferri lo cercò inutilmente…” “Sapeva che non poteva essere lontano da un certo luogo, la piazza che addirittura dipense, ma non riuscì a trovarlo. Morì prima dell’alba del 31/03. Cento anni fa.” “Come morì Tagliaferri?” “Lo trovarono annegato nel Tevere. Dissero che era stato il vino. Questo vino.” La donna bevve. Edward restò a guardarla. “E…Lucia?” “Si lasciò morire nello studio di via Margutta. Ma le fu concesso di continuare a cercare il medaglione.” “Le fu concesso…? Da chi?” Lo sguardo della donna si fece serio e penetrante. “Tu vivi in un mondo di certezze. Non varcare questo limite, non ti è consentito. Lucia voleva trovare il Segno del Comando per interrompere la catena maledetta delle reincarnazioni…” “Quando lo ha trovato?” “Tu non eri ancora nato, e neppure questo secolo” Le domande che assillavano Edward gli davano un’aria eccitata, febbrile. “Altri lo cercavano…e Lucia era…stava con loro…” La donna sorrise. Aveva un sorriso piacevole, giovanile. “Lucia era rimasta legata al vincolo di sangue con Anchisi. Il principe e i suoi amici se ne servivano per cercare contatti con l’aldilà. Ma Lucia doveva dare a te il medaglione, perchè tu eri il predestinato” Edward si versò un pò di vino. Aveva bisogno di bere qualcosa. “Ma dov’è Lucia? Poichè le devo la vita, vorrei…” “Non verrà”, disse la donna scuotendo il capo. “Non verrà mai più”. Edward si alzò e si portò la mano a una tasca. “Vai. Torna al tuo paese e ai tuoi studi.” “Volevo almeno restituirle il medaglione”, disse Edward mostrandolo alla donna. Lei lo prese, lo rigirò nel palmo della mano e glielo restituì. “Il Segno del Comando…Ora non è che un bel medaglione. Puoi tenerlo. Conservalo come un ricordo di Lucia.” Edward retrocedette lentamente, poi voltò le spalle alla donna e raggiunse le scale. In quel momento stava scendendo un uomo che portava una chitarra. Edward se lo ricordò: sembrava gemello del servitore (o era il padrone?) che si occupava della mescita. Edward incrociò l’uomo dalla chitarra e uscì. Il nuovo venuto si avvicinò alla donna: le parlò con estrema dolcezza. “E’ tardi, Lucia” “Sì, si è fatto tardi” Mentre le luci si facevano ancora più fioche, l’uomo si appoggiò a una parete, e si mise a cantare accompagnandosi con la chitarra. “Nun me lo dì stanotte a chi hai stregato er core. La verità fa male, lasciame ‘sta visione per sperà.” Il segno del comando banner gli oggetti Il segno del comando Gli oggetti 6

L’orologio in possesso del colonnello tagliaferri, opera dell’orafo Brandani

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Il pugnale con la lama che scatta ogni 13 colpi, opera dell’orafo Brandani

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Il messaggero di pietra che custodisce due segreti…

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La tela di Marco Tagliaferri 

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Particolare della piazza con rudere romano

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Il medaglione magico di Lucia

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La tomba di Marco Tagliaferri

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Il segno del comando banner foto locandine

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Ugo Pagliai, Edward Foster

Il segno del comando -Carla Gravina

Carla Gravina, Lucia

Il segno del comando -Andrea Checchi

Andrea Checchi, il commissario Bonsanti

Il segno del comando -Angiola Baggi

Angiola Baggi, Giuliana nipote del colonnello Tagliaferri

Il segno del comando -Augusto Mastrantoni

Augusto Mastrantoni, il colonnello Tagliaferri

Il segno del comando -Carlo Hintermann

Carlo Hintermann,Sullivan

Il segno del comando -Silvia Monelli

Silvia Monelli, la signora Giannelli

Il segno del comando -Paola Tedesco

Paola Tedesco, Barbara

Il segno del comando -Rosella Falck

Rossella Falk, Olivia

Il segno del comando -Massimo Girotti

Massimo Girotti, Powell

Il segno del comando -Franco Volpi

Franco Volpi, il principe Anchisi

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L’edizione Newton Compton del romanzo di D’Anza

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L’ultima scena dello sceneggiato

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Il nascondiglio

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Nel cimitero degli Acattolici

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Uno degli incubi di Edward Foster

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Edward, Lucia e … Il segno del comando

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La bella segretaria di Powell,Barbara

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Via Margutta 33, la casa di Marco Tagliaferri

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Lucia

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Il ritratto di Tagliaferri

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Il giorno fatidico

 

Di seguito il finale del romanzo di D’Anza,differente dallo sceneggiato televisivo;era quello che il regista avrebbe voluto ma che per varie ragioni rimase solo nella stesura del romanzo.

 

Edward camminava lentamente senza guardarsi intorno, come se conoscesse perfettamente la strada. Infatti riuscì a trovare ciò che cercava. O forse ciò che cercava si fece trovare. Ad un certo punto si trovò davanti ad un vecchio e basso edificio sul quale spiccava, bianca su nero, l’antica insegna ottocentesca: «TAVERNA DELL’ANGELO». Il cuore gli batteva forte quando, oltrepassato lo stretto ingresso, discese la breve scala curva e si trovò nel vasto scantinato dal soffitto a botte. Le lampade a petrolio e alcune torce infisse alle pareti illuminavano a malapena l’ambiente, permettendo di distinguere i due servitori che parevano usciti da una stampa del Pinelli. Edward riconobbe quello che stava al banco della mescita: allampanato, coi capelli lunghi, la faccia più che mai spettrale. Non c’era nessuno, ad eccezione di una donna che era seduta ad un tavolo e volgeva le spalle all’entrata. La capigliatura chiara, lo scialle antico… Edward si portò davanti alla donna. Non era Lucia. Aveva capelli grigi con striature bionde e indossava un costume zingaresco. La faccia, che certamente un tempo era stata bella, era solcata da una infinità di rughe. Appariva molto vecchia, ma non era possibile definirne l’età. La donna sorrise a Edward. «Perché mi guardi così? Siediti.» Edward si calò lentamente su una sedia, dall’altra parte del tavolo. «Cercavo un’altra persona…» «Non cercavi di certo me», disse ridendo la donna. Come ipnotizzato, Edward non smetteva di fissarla. «Sai chi sono io?» Edward non rispose. Lei continuò a ridere. «Io sono una strega… Vuoi bere?» Protese una brocca di vino nero verso il bicchiere che era davanti a Edward, il quale fece segno di no e coprì il bicchiere con le mani. «È genuino. Io bevo solo questo.» «Anche… anche lei viene qui tutte le sere?», riuscì a dire Edward. «Come Lucia?» «Sì. La conosce?» «Tutti qui la conoscono.» Con gli occhi sbarrati, Edward deglutì per poter parlare. «La supplico, mi dica qualcosa di Lucia.» «Posso raccontarti qualcosa del suo passato. Te l’ho detto che sono una strega.» Edward annuì. La donna spostò altrove il suo sguardo. «Lucia era figlia illegittima di uno dei principi Anchisi. Aveva un carattere libero e ribelle. Fece la modella di Marco Tagliaferri e poiché l’amava si unì a lui…» «Continui, la prego.» «Tagliaferri sapeva di essere Ilario Brandani reincarnato e passò la sua breve vita a dipingere e a cercare, con ogni pratica magica, ciò che avrebbe potuto salvarlo.» «Che cosa lo avrebbe salvato?»
L’interesse di Edward si era fatto spasmodico. «Ancora non sai che cos’è il Segno del comando?», disse ridendo la donna. «Eppure, da quando sei a Roma lo porti con te.» Edward rimase interdetto, sconvolto. «Il medaglione!» La donna fece segno di sì, poi assunse un’espressione seria. «Brandani lo incise il 31 marzo 1771, ma non poté goderne il potere perché proprio quel giorno…» «Quale potere?» «Quello di prolungare la vita se è troppo breve», rispose con semplicità la donna. Quindi riprese: «Proprio quello stesso giorno Vitali, l’organista, lo uccise e glielo rubò». I lineamenti della donna si indurirono. «Poi, quando Vitali si sentì vicino a morire, perché per il delitto che aveva commesso non poteva che morire, lo nascose.» «E Tagliaferri lo cercò inutilmente…» «Sapeva che non poteva essere lontano da un certo luogo, la piazza che addirittura dipinse, ma non riuscì a trovarlo. Morì prima dell’alba del 31 marzo. Cento anni fa.» «Come morì Tagliaferri?». «Lo trovarono annegato nel Tevere. Dissero che era stato il vino. Questo vino.» La donna bevve. Edward restò a guardarla. «E… Lucia?» «Si lasciò morire nello studio di via Margutta. Ma le fu concesso di continuare a cercare il medaglione.» «Le fu concesso…? Da chi?» Lo sguardo della donna si fece serio e penetrante. «Tu vivi in un mondo di certezze. Non varcare questo limite, non ti è consentito. Lucia voleva trovare il Segno del comando per interrompere la catena maledetta delle reincarnazioni…» «Quando lo ha trovato?» «Tu non eri ancora nato, e neppure questo secolo.» Le domande che assillavano Edward gli davano un’aria eccitata, febbrile. «Altri lo cercavano… e Lucia era… stava con loro…» La donna sorrise. Aveva un sorriso piacevole, giovanile. «Lucia era rimasta legata al vincolo di sangue con Anchisi. Il principe e i suoi amici se ne servivano per cercare di avere contatti con l’aldilà. Ma Lucia doveva dare a te il medaglione, perché eri tu il predestinato.» Edward si versò un po’ di vino. Aveva bisogno di bere qualcosa. «Ma dov’è Lucia? Poiché le devo la vita, vorrei…» «Non verrà», disse la donna scuotendo il capo. «Non verrà mai più.» Edward si alzò e si portò la mano a una tasca. «Vai. Torna al tuo paese e ai tuoi studi.» «Volevo almeno restituirle il medaglione», disse Edward mostrandolo alla donna. Lei lo prese, lo rigirò nel palmo della mano e glielo restituì. «Il Segno del comando… Ora non è che un bel medaglione. Puoi tenerlo. Conservalo come un ricordo di Lucia.» Edward retrocedette lentamente, poi voltò le spalle alla donna e raggiunse le scale. In quel momento stava scendendo un uomo che portava una chitarra. Edward se lo ricordò: sembrava gemello del servitore – o era il padrone? – che si occupava della mescita. Edward incrociò l’uomo dalla chitarra e uscì. Il nuovo venuto si avvicinò alla donna: le parlò con estrema dolcezza. «È tardi, Lucia.» «Sì, si è fatto tardi.» Mentre le luci si facevano ancora più fioche, l’uomo si appoggiò a una parete, e si mise a cantare accompagnandosi con la chitarra.

«Nun me lo di’ stanotte a chi hai stregato er core. La verità fa male, lasciame ‘sta visione per sperà. Din don, din don, amore, cento campane stanno a di’ de no, ma tu, ma tu, amore mio, se m’hai lasciato, ancora nun lo di’. No, nun lo di’, nun parlà, sei una donna o una strega, chi sa. Me resta la speranza, la speranza de quer sì. Din don, din don, amore, pure le streghe m’hanno detto no, ma tu, ma tu, amore mio, se m’hai stregato dimmelo de sì.»

FINE

aprile 15, 2013 Posted by | Serie tv | , , | Lascia un commento

I pilastri della terra

I pilastri della terra locandina 1

Tratta dal romanzo omonimo di Ken Follett, questa serie Tv è stata girata negli Usa nel 2010 e nel mese di ottobre 2011 è approdata in Italia.
Fedele al romanzo di Follett almeno per tre quarti della rappresentazione visiva, se ne discosta nella parte finale (vedremo perchè) e non include nella narrazione il personaggio di Thomas Beckett.
Il romanzo di Follett è diviso in sei archi temporali, mentre nello sceneggiato questa divisione è presso che impercettibile.

I pilastri della terra 1
Enrico I re d’Inghilterra

La vicenda inizia nel 1135, in Inghilterra durante l’ultimo anno di regno di Enrico I d’Inghilterra.
Il re sta per morire in seguito ad un complotto di palazzo, mentre suo figlio Guglielmo è morto con sua moglie durante un viaggio in Francia.
A contendersi il trono si ritrovano quindi il nipote del re Stefano e la figlia di Guglielmo, la principessa Matilde.
La nobiltà è divisa tra i due contendenti e sta per iniziare una lunga guerra tra la fazione che sorregge Stefano e quella che auspica la salita al trono di Matilde.
E’ un’epoca buia, in cui il popolo conta pochissimo, non è difeso da leggi adeguate ed è ostaggio di potenti e del clero.
Per vivere occorre arrangiarsi e difendersi dalla tirannia dei nobili, che dal loro canto sono impegnati in intrighi di palazzo.

I pilastri della terra 2
Aliena salva Alfred dall’annegamento

Tom, un mastro muratore, sta cercando affannosamente un lavoro e nel frattempo si muove attraverso le campagne inglesi con la sua famiglia, composta da suo figlio maggiore Albert, da sua figlia Martha e da sua moglie Agnes che è in attesa di partorire.

I pilastri della terra 3
L’incendio della vecchia cattedrale ad opera di Jack

Mentre attraversano la foresta, Tom e la sua famiglia conoscono Ellen e suo figlio Jack, che vivono in una grotta; la donna ha fama di essere una strega e Tom ne resta incantato.
Rimessisi in viaggio verso Kingsbridge, dove c’è un’abbazia in fase di restauro, Tom è la famiglia sono costretti a fermarsi perchè Agnes sta per dare alla luce un figlio.
La donna muore dopo il parto e Tom con la disperazione nel cuore è costretto a lasciare il figlio appena nato sulla tomba della madre, non potendo garantire la sua sopravvivenza.

I pilastri della terra 4
La bellissima Aliena spiata da Alfred nel bosco

Il piccolo viene salvato da morte certa da Johnny Ottopence (Francis nel romanzo) che lo porta con se al priorato di Kingsbridge.

Anche Tom e i suoi due figli farebbero una brutta fine non fosse per Ellen e Jack, che li salvano e li nutrono; fra Tom e Ellen nasce una fortissima passione e assieme le due famiglie decidono di spostarsi verso Kingsbridge.
Qui è in corso la successione al ruolo di priore e in lotta ci sono Philip e Remigius; a spuntarla è Philip grazie al determinante apporto dell’ambizioso vescovo Waleran Bigod.
Quest’ultimo sta appoggiando presso re Stefano (che è riuscito a vincere la prima battaglia contro Matilde) le richieste di Percy Hamleigh, di sua moglie Regan e di suo figlio William sulla contea di Bartolomew di Shiring.
Nel frattempo Tom e Ellen sono arrivati a Kingsbridge, dove chiedono al nuovo priore Philip un lavoro; ma il priore rifiuta così Jack di notte incendia la cattedrale.
L’indomani davanti alle macerie Phlip decide di ricostruirla più bella e più grande e assume quindi Tom.
Il costruttore scopre anche che suo figlio, lasciato sulla tomba della madre è vivo, ma decide di non dire nulla a nessuno, con l’eccezione del priore Philip.

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Anche per Aliena è amore

William Hamleigh intanto, spronato da sua madre (con la quale ha un ambiguo rapporto ai limiti dell’incesto) e con l’appoggio di Waleran, attacca il conte di Sharing e lo fa prigioniero; subito dopo violenta Aliena (figlia del conte) davanti a suo fratello Richard. Il conte di Sharing verrà portato al cospetto di Stefano che lo condannerà alla decapitazione, mentre Aliena e Richard, sfuggiti alla caccia di William riusciranno a recuperare parte dei soldi che il padre aveva lasciato loro con i quali Aliena tenterà di comprare un cavallo e un armatura per Richard per farlo entrare come cavaliere al servizio del Re.
Aliena arriva quindi a Kingsbridge, dove si trasforma in un’abile commerciante di lana.
Quin, nel priorato per qualche tempo le cose sembrano scivolare tranquille.
Tom, Ellen e il resto della famiglia vivono guadagnandosi la pagnotta partecipando alla costruzione della cattedrale; ma è destino che le cose cambino in fretta.
La guerra tra Stefano e Matilde è in una fase di attesa; William decide di assestare le finanze della sua contea tiranneggiando i poveri contadini e così arriverà a distruggere tutto ciò che Aliena e gli altri avevano costruito.
Tom verrà ucciso dagli uomini di William, Aliena sarà costretta a sposare Alfred (il figlio di tom) mentre Jack decide di partire per la Francia, nonostante sia innamorato perdutamente di Aliena…
La storia a questo punto diventa parecchio complicata e svelare la trama significa togliere allo spettatore molta parte del fascino del serial.
Mi limito quindi ad alcune osservazioni sullo sceneggiato Tv.
Prodotta da Ridley e Tony Scott e diversi altri producers, la serie I pilastri della terra (The Pillars of the Earth) si caratterizza per una serie di apprezzabili cose, tra le quali segnalo:
– la fedeltà al romanzo originale di Ken Follett (con la trasposizione letterale del titolo) almeno per buona parte della fiction, fatta salva la parte finale che però non intacca minimamente lo spirito del romanzo,aggiungendo anzi un elemento di novità che non mancherà però di suscitare qualche critica;
– la perfetta resa ambientale e visiva dell’atmosfera gotica del romanzo, che appare potentemente illustrato grazie anche al massiccio uso della computer grafica che crea ad arte paesaggi oggi assolutamente inesistenti.
– la scelta vincente di non affidare la recitazione ad attori di primissimo piano (eccezion fatta per il cameo di Donald Sutherland), ma ad un cast di comprimari anche se conosciuti che alla fine renderanno splendidamente i loro personaggi, contribuendo in maniera determinante alla riuscita del serial.

I pilastri della terra 20
Sono solo tre caratteristiche della fiction, ma assolutamente fondamentali; lo spettatore si trova immerso in un momento storico che precede di pochissimo il medioevo in cui le guerre tra ricchi avvenivano tutte sulla pelle dei poveri contadini, costretti a una vita davvero miserabile alla mercè com’erano dei nobili e delle loro armate.
Anche gli intrighi di corte sono descritti molto bene, così come l’arrivismo e l’ambizione di molti personaggi; si parte dalla spietata lotta tra Stefano e Matilde (nessuno dei due riesce simpatico allo spettatore, visto che ad entrambi interessa solo il potere) per passare alle anime dannate della vicenda, ovvero l’ambiziosa e incestuosa Regan Hamleigh, il suo psicopatico e  succube figlio William (fino a poco prima della fine) fino al vescovo corrotto Walerian.
Anche i personaggi positivi dello sceneggiato come il priore Philip o il mastro costruttore Tom, o Richard di Sharing suscitano qualche perplessità con il loro comportamento mentre lo spettatore parteggia apertamente per Aliena e per Jack, la cui storia d’amore sarà uno dei temi fondamentali della storia, assieme al ruolo avuto dalla mamma di Jack, Ellen che custodisce un segreto che renderà chiari i comportamenti di alcuni dei personaggi del racconto.
Come dicevo all’inizio la sceneggiatura della fiction esclude completamente la figura storica di Thomas Becket, di quella di Enrico II (salito al trono nel 1154) e di qualche personaggio minore.
La scelta è dovuta probabilmente alla difficoltà di integrare le vicende di questi due personaggi nella sceneggiatura, cosa che avrebbe portato gli autori a dover ampliare e di molto i tempi della fiction; inoltre si sarebbe dovuto trasferire parte del racconto nella capitale inglese per descrivere la lotta che si scatenò con protagonisti il futuro San Tommaso Beckett da una parte e Enrico II e parte della sua corte dall’altra.
Storicamente Beckett venne ucciso nella Cattedrale di Canterbury in seguito a una congiura dei nobili, ma pare senza l’assenso di re Enrico; il fatto sucitò uno sdegno senza precedenti e Enrico venne interdetto da papa Alessandro. Per rientrare nel gregge cattolico Enrico fu costretto ad umiliarsi pubblicamente a Avranches, dove subì l’onta della fustigazione pubblica.

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Il Conte di Sharing sale sul patibolo

Non è questa una mancanza di poco conto, sopratutto per coloro che hanno letto il romanzo; tuttavia il telaio del racconto è praticamente intatto.
Non dimentichiamo che il romanzo di Follett è lungo oltre mille e ducento pagine e che per ovvi motivi contiene avvenimenti e ritratti che la fiction non può contenere.
Precedentemente accennavo ai personaggi dellla fiction, citando l’ottima prestazione degli attori chiamati a ricoprire i vari ruoli.

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Il crollo della volta della Cattedrale progettata da Alfred

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La Madonna miracolosa scolpita da Jack

Un’autentica sorpresa è costituita da Hayley Atwell che interpreta Aliena di Sharing, che nel romanzo è descritta come una ragazza fascinosa e sensuale; la ventinovenne attrice inglese che abbiamo ammirato in La duchessa e in Capitan America pur non essendo bellissima ha un fascino sensuale che sembra rendere visivamente il suo personaggio quasi fosse tratto di peso dal romanzo di Follett, così come bravissima è Nathalia Warner, conosciuta principalmente dal pubbllico tedesco in quanto protagonista di numerosi serial tv.
La quarantaquattrenne attrice tedesca è impeccabile nel sensuale personaggio di Ellen, uno dei più importanti del racconto, in quanto compagna di Tom, madre del protagonista Jack e sopratutto vedova del padre di Jack, un cantastorie la cui vicenda sarà determinante ai fini della soluzione finale.
Nel romanzo di Ken Follett, molto descrittivo, le condizioni miserabili dei villaggi inglesi tiranneggiati dai feudatari è resa ampliamente; la produzione è riuscita a ricreare le condizioni di vita dei contadini al meglio, il che rende lo sceneggiato particolarmente credibile.

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L’atto di accusa di Ellen

Se la vicenda è infatti totalmente inventata, i personaggi sono molto verosimili tanto che alla fine si stenta a credere che il tutto sia opera di pura fantasia.
Attorno alle vicende di Stefano e Matilde, i personaggi di Ellen e Jack, Philip e Aliena e tutti gli altri sembrano uscire dalla polvere dei secoli per restituirci il racconto di un medioevo dei primordi carico di violenza e passioni, di fulgidi esempi di abnegazione d’animo accanto a turpitudini di ogni genere.
Ultimo appunto sulle sequenze girate a sfondo guerresco o d’amore.

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La morte di Waleran

La violenza c’è e alcune scene sono davvero forti anche se non più della media, così come contenuto è l’erotismo che nel romanzo di Follett è più accentuato.
Memorabile nel romanzo la descrizione di Ellen che orina su una Bibbia, mentre nel serial lo fa davanti al vescovo Waleran.
Consiglio caldamente ai lettori del mio blog la visione di questo bel serial che è in onda questa settimana su Rete 4.

 

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Philip, Tom e Alfred guardano le rovine della vecchia Cattedrale

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Re Stefano, travestito da monaco sotto il castello di Matilde

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Philip e Jack si recano a corte da Re Stefano

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La morte di Tom ad opera di William

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Il fallito attacco di William a Kingsbridge

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Richard di Sharing parte per le Crociate

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Enrico, figlio di Matilde uccide in battaglia suo cugino Eustachio, figlio di Stefano

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La cattedrale è ultimata

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Aliena e Jack finalmente felici

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Ian McShane  – Waleran Bigod
Matthew Macfadyen  – Priore Philip
Hayley Atwell  – Aliena di Sharing
Eddie Redmayne  – Jack Jackson
Rufus Sewell  – Tom il costruttore
Donald Sutherland – Earl Bartholomew
Tony Curran  – Re Stefano d’Inghilterra
Sarah Parish – Regan Hamleigh
David Oakes  – William Hamleigh
Robert Bathurst – Percy Hamleigh
Sam Claflin – – Richard di Sharing
Liam Garrigan  – Alfred
Skye Bennett – Martha (da ragazza)
Emilie Holt- Martha (da grande)
Gordon Pinsent – Arcivescovo Waleran
Natalia Wörner  – Ellen
Anatole Taubman  – Remigius
Götz Otto – Walter
Jody Halse – Johnny Eightpence
David Bark Jones – Francis
Alison Pill  – Principessa Maude
Freddie Boath – Re Enrico II d’Inghilterra
Michael Mehlman- il Priore James

I pilastri della terra banner cast

Regia     Sergio Mimica-Gezzan
Soggetto     Ken Follett
Sceneggiatura     Ken Follett, John Pielmeier
Fotografia     Attila Szalay
Montaggio     Sylvain Lebel, Richard Comeau
Musiche     Trevor Morris
Scenografia     Lóránt Jávor, Tibor Lázár
Casa di produzione     Tandem Communications, Muse Entertainment, Scott Free Films

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Ian McShane (doppiato da Rodolfo Bianchi)
Matthew Macfadyen (doppiato da Alessio Cigliano)
Hayley Atwell (doppiata da Chiara Gioncardi)
Eddie Redmayne (doppiato da Flavio Aquilone)
Rufus Sewell (doppiato da Pasquale Anselmo)
Donald Sutherland (doppiato da Dario Penne)
David Oakes (doppiato da Francesco Pezzulli)
Sam Claflin -(doppiato da Stefano Crescentini)
Liam Garrigan (doppiato da Emiliano Coltorti)
Natalia Wörner (doppiata da Anna Cesareni)
Anatole Taubman (doppiato da Christian Iansante)
Alison Pill (doppiata da Letizia Scifoni)

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Ayley Atwell è Aliena di Sharing

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Eddie Redmayne è Jack

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Ian Mc Shane è il Vescovo Waleran

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Matthew Macfadyen è il Priore Philip

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Tony Curran è Re Stefano

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Sarah Parrish è Reagan Hamleigh

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Rufus Sewell è Mastro Tom

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David Oakes è William Hamleigh

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Alison Pill è la regina Matilde

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Donald Sutherland è il Conte di Sharing

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Anatole Taubman è il monaco Remigius

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Skye Lourie interpreta Elisabeth moglie di William

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Disegni preparatori della fiction

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I bambini vennero presto per assistere all’impiccagione.
Era ancora buio quando i primi tre o quattro uscirono furtivamente dai casolari, silenziosi come gatti nei loro stivali di feltro.
Uno strato di neve fresca copriva il paese come una nuova mano di colore e le loro ombre furono le prime a intaccarne la superficie immacolata. Passarono tra le casupole di legno camminando sul fango ghiacciato delle viuzze e raggiunsero la piazza del mercato dove attendeva la forca.
I bambini disprezzavano tutto ciò che gli adulti tenevano in considerazione. Spregiavano la bellezza e schernivano la bontà. Ridevano fragorosamente alla vista di uno storpio e se vedevano un animale sofferente lo uccidevano a sassate. Si vantavano delle loro ferite e ostentavano le cicatrici con orgolglio, e riservavano il massimo rispetto alle mutilazioni: un ragazzetto privo di un dito poteva essere il loro re. Amavano la violenza; erano capaci di percorrere miglia e miglia per vedere il sangue, e non mancavano mai a un’impiccagione.

Avere fede in Dio non significa restare inerti: significa credere nella possibilità di avere successo se si fa del proprio meglio onestamente e con impegno.
Un uomo guadagna sempre se comprende qualcosa!
Un’allodola presa nella rete cantava soavemente più che mai, come se il canto suo potesse ancora separare le ali dalla rete. A sera il cacciatore ebbe la sua preda, l’allodola non ebbe la libertà. Tutti gli uccelli e gli uomini muoino ma il canto in eterno resterà.
“Un uomo che perde una battaglia contro il suo re può essere perdonato; ma un uomo che la vince è spacciato.”
“La morte di Thomas aveva rivelato che, in un conflitto tra la Chiesa e la Corona, il monarca poteva prevalere solo ricorrendo alla forza bruta. Ma il culto di San Thomas provava che sarebbe stata sempre una vittoria vana. Il potere di un re non era assoluto, dopotutto: poteva essere limitato dalla volontà del popolo.”(dal romanzo di Ken Follett, non presente nello sceneggiato)

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1     Anarchy ,Anarchia trasmessa in data     1º ottobre 2010
2     Master Builder ,    Il Mastro Costruttore     1º ottobre 2010
3     Redemption, Redenzione      8 ottobre 2010
4     Battlefield Campo Di Battaglia          8 ottobre 2010
5     Legacy     Eredità          15 ottobre 2010
6     Witchcraft, Stregoneria          15 ottobre 2010
7     New Beginnings ,Nuovi Inizi          22 ottobre 2010
8     The Work of Angels ,Il Lavoro Degli Angeli     22 ottobre 2010

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Il vero re Stefano (1096-1154)

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La regina Matilde (1102-1167)

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Lo scrittore Ken Follett

I pilastri della terra locandina 2
Il romanzo da cui è tratto il serial televisivo

ottobre 24, 2011 Posted by | Serie tv | Lascia un commento

I Borgia

I Borgia locandina

Ascesa e caduta di una dinastia discussa che dette alla chiesa 2 Papi raccontata in un serial televisivo di produzione francese composto da 12 puntate a cui presumibilmente si aggiungerà una seconda stagione.
I Borgia racconta gli avvenimenti storici avvenuti tra il 1492 e il  1497 partendo dagli ultimi giorni di pontificato di Papa Innocenzo VIII, uno dei pontefici più discussi della storia della chiesa, papa simoniaco e nepotista che si segnalò principalmente per lo scandaloso favoreggiamento operato a favore di tutto il suo numeroso entourage di parenti e che spogliò di conseguenza le casse vaticane.

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Vannozza Cattanei colpita dalla peste

Il serial parte proprio dalla malattia di Innocenzo VIII e dai preparativi per la sua successione al trono di Pietro seguendo le vicende e le macchinazioni del Cardinale Rodrigo Borgia per diventare successore di Pietro; con la sua storia, seguiamo anche quella dei suoi figli Giovanni, Cesare, Lucrezia e Goffredo.
Parallelamente, scopriamo le storie di personaggi che ebbero un ruolo fondamentale sia nell’elezione a Papa di Rodrigo sia di quelli che entrarono a vario titolo nelle vite di tutti i Borgia, attraverso un complesso sistema di matrimoni, unioni, alleanze e ferocissime rivalità che segnarono indelebilmente sia gli ultimi anni del 1400 sia l’intero 1500.

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Subito dopo la morte di Innocenzo VIII viene indetto il conclave che dovrà eleggere il suo successore; fra i candidati più potenti e autorevoli al soglio di Pietro ci sono Giuliano della Rovere (sostenuto dal re di Francia Carlo VIII) e nemico mortale dei Borgia, Giovanni Colonna e Giovanni Battista Orsini, anch’essi rivali e nemici di Rodrigo.
Subito dopo l’extra omnes, seguiamo gli intrighi che si sviluppano tra i vari Cardinali al fine di suggellare alleanze e ottenere il massimo possibile in cambio del voto decisivo.
A spuntarla sarà proprio Rodrigo, che non esitera’ a donare ingenti somme e possedimenti terrieri ai suoi potenziali elettori, giungendo anche a sacrificare sua figlia per ottenere l’alleanza decisiva di Ascanio Maria Sforza Visconti a cui prometterà la mano di Lucrezia per il nipote di quest’ultimo, Giovanni Sforza.

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L’11 agosto 1492 con 15 voti Rodrigo Borgia viene eletto Papa con il nome di Alessandro VI, evidente tributo ad Alessandro Magno il Macedone; è l’inizio delle fortune dei Borgia che da quel momento influenzeranno in maniera decisiva la storia della penisola italiana e delle corti europee più importanti.
Con le minacce e le lusinghe, con il ricatto e con un’abile strategia politica, corrompendo e ove necessario usando la violenza, Alessandro VI riuscirà a portare lo stato pontificio ad essere nuovamente il centro della cristianità ma sopratutto riuscirà a dare straordinario vigore al prestigio del papato.
Contemporaneamente, lo sceneggiato segue la sua scandalosa vita privata; vediamo infatti il Pontefice stringere un legame carnale con la bellissima Giulia Farnese moglie di Orso Orsini dalla quale avrà Laura che verrà riconosciuta come i figli che Alessandro VI aveva avuto da Vannozza Cattanei.

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In ultimo, largo spazio è dato al legame con i vari figli che assencoderanno la brama di potere del Pontefice, a partire dal discusso Giovanni duca di Gandia per finire con Lucrezia e Cesare.
Il serial è avvincente e ben curato, realizzato con grandi mezzi e con un uso superbo della grafica al computer; è ben recitato e ricostruito dal punto di vista ambientale con molta ricercatezza.

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Ma contemporaneamente, dal punto di vista storico mostra gravi pecche e sopratutto sposa delle tesi storiche poco convincenti se non false del tutto.
E’ vero per esempio che Alessandro VI avesse un affetto speciale per Giovanni, duca di Gandia giovane vanesio e tronfio come un pavone che si segnalò principalmente per la sua incompetenza sia militare sia politica, mentre divenne famoso per le sue imprese sotto le lenzuola, seguendo in questo il padre, che gli storici considerano affetto da un’autentica patologia compulsiva legata ad una sessualità esasperata.
Che è testimoniata dai numerosi figli avuti da diverse donne; oltre ai citati Giovanni, Lucrezia, Cesare e Goffredo Alessandro VI ebbe la figlia Laura dall’unione con Giulia Farnese e un’altra figlia da un altro legame, oltre a qualche figlio da donne varie non riconosciuti però come legittimi.

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E’ falsa viceversa la tesi sposata dallo sceneggiatore secondo cui ad organizzare la morte di Giovanni e ad eseguirne materialmente l’omicidio sia stata Lucrezia; storicamente la morte del duca di Gandia rimase un mistero, anche se subito dopo il suo omicidio vennero formulate delle ipotesi che vedevano come mandante Cesare o comunque uno o più dei tanti acerrimi nemici dei Borgia.
La figura di Lucrezia è un altro degli aspetti discutibili della sceneggiatura; vista come una ragazzina viziata preda di esaltazioni mistico-religiose e di una sessualità prorompente, Lucrezia fu viceversa una donna molto intelligente e sfortunata.
Denigrata come incestuosa e avvelenatrice dalla storiografia contemporanea alle vicende storiche raccontate, Lucrezia probabilmente non ebbe mai a che fare con sporche storie di sesso nè con suo padre nè con suo fratello.
L’odio per i Borgia era così diffuso che queste voci circolarono da subito, alimentando la diffidenza delle varie corti italiane ed europee verso la famiglia Borgia; uno dei responsabili delle calunnie nei confronti di Lucrezia fu il suo ex marito Giovanni Sforza, costretto ad annullare il suo matrimonio con la ragazza per presunta impotenza (Lucrezia venne visitata da un medico e trovata vergine, un evidente falso).

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Giovanni così si vendicò dell’affronto subito e come lui dovettero pensarla alcuni storici del periodo, che rincararono la dose dipingendo la futura duchessa di Ferrara come donna degenerata e indegna moralmente.
In realtà Lucrezia fu solo vittima della sete di potere di suo padre prima e di Cesare dopo, oltre che essere vittima della morale dell’epoca che voleva la donna succube in toto dei desideri del capo famiglia.
Ancor meno riuscita la caratterizzazione del personaggio di Cesare, il futuro Valentino, poco riuscita dal punto di vista sia storico che della fiction in senso stretto; dipinto come un uomo in preda a pulsioni mistiche e geloso in maniera patologica del fratello oltre che sacrificato dal padre in ruoli marginali, Cesare in realtà rese succube il papa in virtù della sua fortissima personalità.
Quasi tutte le mosse di Rodrigo furono influenzate dal figlio, che aveva un ascendente sul padre di gran lunga superiore a quanto mostrato.
Queste pecche non influenzano comunque la narrazione dello sceneggiato che è fluente nonostante la catena di intrighi e i numerosissimi personaggi che si muovono all’interno della vicenda, mentre abbastanza cruente sono le scene di violenza a cui assistiamo, mostrate con crudo realismo.

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Basta vedere per esempio la sorte terribile che capita a due assassini che vengono giustiziati in pubblico; i due, responsabili di un tentativo di avvelenamento delle acque della capitale (intrigo ordito da un Colonna che baratta la sua eredità con l’esclusione della sua figura dalle indagini) vengono segati vivi con un realismo che lascia davvero impressionati.

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Ruoli importanti vengono attribuiti a Giulia Farnese (detta la Bella), la donna che visse con il Papa dopo la sua elezione al soglio pontificio e che contribuì non poco ad alcune sue decisioni politiche, a Vannozza Cattanei, ex amante di Rodrigo Borgia a cui dette 4 figli (forse anche un quinto ovvero quell’Ottaviano ucciso dalla peste), donna dipinta dai suoi contemporanei come furba e incestuosa ed infine ad Alessandro Farnese, fratello della bella Giulia e ondivago amico di Cesare, che tradirà e con il quale non riuscirà più a stabilire i rapporti di fraterna amicizia che li avevano legati sin da piccoli.
Come dicevo all’inzio, questo serial descrive principalmente le lotte di potere e gli intrighi sia religiosi che politici delle principali famiglie italiane ed europee per assicurarsi territori ed alleanze che permettessero di stabilire zone di influenza sempre più ampie.
Alcuni Cardinali, come Giuliano Della Rovere (il futuro Giulio II), sono dipinti come arrivisti senza scrupoli, pronti a tutto pur di assicurarsi privilegi e potere; Della Rovere appare gretto e meschino oltre che sodomita e principale responsabile della discesa in Italia di Carlo VIII che concluse la sua campagna ingloriosamente a Fornovo, con conseguente aumento a dismisura del prestigio e della potenza di Alessandro VI.

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Altri, come Francesco Nanni Todeschini Piccolomini (il futuro Pio III) come intriganti meschini; Piccolomini divenne in seguito Papa alla morte di Alessandro VI, ma regnò per soli 26 giorni. Morì probabilmente avvelenato, come del resto Rodrigo Borgia.
Da segnalare qualche vistosa inesattezza storica a livello di personaggi minori; la più appariscente è quella legata al marito di Giulia Franese ovvero Orso Orsini.
Quest’ultimo è interpretato da un attore bello e aitante; nella realtà Orso (chiamato Orsino) era bruttissimo, con un volto sfigurato dall’acne e privo di un occhio, cosa che gli era valsa l’appellativo di Monoculus Orsinus.
La bella Giulia ha i capelli castani, mentre storicamente era bionda, così come appare nel celebre ritratto che Raffaello Sanzio le fece.
Lo stesso Rodrigo aveva un aspetto poco piacevole, in netto contrasto con la figura interpretata da John Doman, mentre Cesare aveva i capelli neri e dei lineamenti marcati e virili che lo rendevano una figura magnetica ed affascinante.
Ma aldilà di questi errori di documentazione, il serial è affascinante e ricco di colpi di scena, con sequenze quasi splatter e un erotismo non diffuso ma abbastanza forte nelle sue scene principali.
Memorabile la sequenza in cui una donna che ha appena partorito porge il suo seno al pontefice morente (Innocenzo VIII) che succhia avidamente per molti secondi oppure quella relativa alla reazione di Rodrigo Borgia alla notizia della morte del figlio prediletto Giovanni.
La serie è stata trasmessa dal canale satellitare Sky, in 12 puntate nel mese di settembre del 2011.

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I Borgia banner personaggi

John Doman    …     Rodrigo Borgia, Papa Alessandro VI
Isolda Dychauk    …     Lucrezia Borgia
Art Malik    …     Francesco Gacet
Diarmuid Noyes    …     Alessandro Farnese
Mark Ryder    …     Cesare Borgia
Marta Gastini    …     Giulia Farnese
Assumpta Serna    …     Vannozza Catanei
Stanley Weber    …     Giovanni Borgia duca di Gandia
Andrea Sawatzki    …     Adriana De Mila Orsini
Victor Schefé    …     Johann Burchard
Nicolás Belmonte    …     Shahzadeh Djem, il principe arabo
Dejan Cukic    …     Guiliano Della Rovere
Christian McKay    …     Cardinale Sforza
Miroslav Táborský    …     Gianbattista Orsini
John Bradley    …     Giovanni De Medici
Karel Dobrý    …     Giovanni Colonna
Predrag Bjelac    …     Francesco Piccolomini
Sean Campion    …     Virginio Orsini
Vincent Carmichael    …     Ambasciatore Diego De Haro
Vadim Glowna    …     Jorge Da Costa
Monica Lopera    …     Maria Enriques de Luna
Elisa Mouliaá    …     Pantisilea
Manuel Rubey    …     Giovanni Sforza
Richard Southgate    …     Marcantonio Colonna
Erika Guntherová    …     Madre Superiora
Michael Billington    …     Orsino Orsini Migliorati
Paul Brennen    …     Agapito Geraldini
Michael Fitzgerald    …     Cardinale Oliviero Carafa
Andrew Hawley    …     Alfonso D’Este
Peter Hosking    …     Cardinale Giovanni Savelli
Josef Jelínek    …     Frederigo San Severino
Udo Kier    …     Papa Innocenzo VIII
Dave Legeno    …     Guidobaldo De Montefeltro
Adam Misík    …     Goffredo Borgia
Jirí Mádl    …     Francesco Remolino d’Ilerda
Jirí Ornest    …     Ardicino Della Porta
Robert Polo    …     Carlo Canale
Amber Rose Revah    …     Maacah Bat-Talmai
Matej Stropnický    …     Don Gaspare Da Procida
Raimund Wallisch    …     Alfonso D’Aragona
Scott William Winters    …     Cardinale Raffaele Riario-Sansoni
David Atrakchi    …     Yves D’Allegre
Dan Cade    …     Galeotto Sclafenatus
Marco Calvani    …     Christoforo Castanea
Scott Cleverdon    …     Gonzalo Fernandez de Cordoba
James Greene    …     Maffeo Gherardo
Frédéric Guignot    …     Peron De Basche
Benjamin Gur    …     Petronio
Tereza Vorísková    …     Fiametta Michaelis

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Rodolfo Bianchi: Rodrigo Borgia/Alessandro VI
Anna Cesareni: Vannozza Cattanei
Edoardo Stoppacciaro: Cesare Borgia
Marco Vivio: Giovanni Borgia
Chiara Gioncardi: Lucrezia Borgia
Marta Gastini: Giulia Farnese
Lorenzo De Angelis: Alessandro Farnese
Monica Gravina: Adriana de Mila
Gerolamo Alchieri: Gianbattista Orsini
Stefano Brusa: Giovanni de’ Medici

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Il Cardinale Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI

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Giulia Farnese

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Giovanni Borgia

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Vannozza Cattanei

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Il futuro Cardinale Giovanni De Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico

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Il Cardinale Della Rovere, il futuro Papa Giulio II

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Papa Innocenzo VIII

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Cesare Borgia

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Carlo VIII Re di Francia

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Giovanni Sforza duca di Pesaro, ex marito di Lucrezia Borgia

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Il Cardinale Giovanni Colonna

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Adriana De Mila, madre di Orso Orsini e suocera di Giulia Farnese

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Alfonso D’Aragona, suocero di Goffredo Borgia e padre di Sancha D’Aragona

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Il Cardinale Orsini

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Il Cardinale Della Porta

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Il Cardinale Carafa

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Il Cardinale Riario

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Il Cardinale Sanseverino

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Il Cardinale Sforza

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Il futuro Cardinale Alessandro Farnese, fratello di Giulia

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Presunto ritratto di Cesare Borgia, il Valentino

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La bella Giulia Farnese in un ritratto di Raffaello

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Un dipinto raffigurante Lucrezia Borgia

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Rodrigo Borgia, Papa Alessandro VI

Il conclave che elesse Rodrigo Borgia era composto dai seguenti Cardinali:

Giuliano della Rovere, O.F.M. vescovo di Ostia e Velletri, arcivescovo di Bologna, amministratore dell’arcidiocesi di Avignone, (eletto papa con il nome di Giulio II nel Conclave del 1503)
Rodrigo Lanzol-Borja y Borja (divenuto poi papa Alessandro VI), vescovo di Porto e Santa Rufina, arcivescovo di Valencia, Decano del Sacro Collegio
Oliviero Carafa, vescovo di Albano
Giovanni Battista Zeno, vescovo di Frascati
Giovanni Michiel, vescovo di Palestrina
Jorge da Costa, vescovo di Albano, arcivescovo di Lisbona
Francesco Nanni Todeschini-Piccolomini, cardinale diacono di Sant’Eustachio, arcivescovo di Siena (Eletto papa con il nome di Pio III nel Conclave del 1503)
Girolamo Basso della Rovere, O.F.M., del titolo di San Crisogono, vescovo di Recanati e Macerata
Raffaele Riario, O.F.M., del titolo di San Lorenzo in Damaso
Domenico della Rovere, titolare di San Clemente, arcivescovo di Torino
Paolo Fregoso (o Campofregoso), del titolo di San Sisto, arcivescovo di Genova
Giovanni Battista Savelli, cardinale diacono di San Nicola in Carcere
Giovanni Colonna, cardinale diacono di Santa Maria in Aquiro
Giovanni de’ Conti, del titolo di San Vitale
Giovanni Giacomo Sclafenati, del titolo di Santa Cecilia, vescovo di Parma
Giovanni Battista Orsini, cardinale diacono di Santa Maria Nuova
Ascanio Maria Sforza Visconti, cardinale diacono di Santi Vito e Modesto
Lorenzo Cybo de Mari, del titolo di San Marco, arcivescovo di Benevento
Ardicino della Porta, del titolo di Santi Giovanni e Paolo, vescovo di Aleria
Antoniotto Pallavicini, del titolo di Santa Prassede, vescovo di Orense
Maffeo Gherardo, O.S.B.Cam., del titolo di Santi Nereo e Achilleo, Patriarca di Venezia
Giovanni de’ Medici, cardinale diacono di Santa Maria in Domnica (eletto papa con il nome di Leone X nel Conclave del 1513)
Federico Sanseverino, cardinale diacono di San Teodoro

ottobre 14, 2011 Posted by | Serie tv | | Lascia un commento

Spartacus, sangue e sabbia (Blood and sand)

Spartacus sangue e sabbia locandina

Gaio Claudio Glabro, legato romano che comanda l’esercito di stanza in Macedonia per combattere i barbari Geti che sono alleati dei nemici storici dei romani guidati da Mitridate IV re del Ponto, arruola una tribù di Traci grazie all’odio di questi ultimi nei confronti dei Geti, che spesso razziano i territori Traci.
A spingere per accettare l’offerta romana è un Trace (nome sconosciuto, ma diverrà famoso come Spartacus) convinto che si possa porre un freno alle quotidiane scorribande dei Geti; ma ha fatto i conti senza l’enorme ambizione di Claudio Glabro e di sua moglie, Lithyia figlia di un console romano.

Spartacus sangue e sabbia 1

Claudio Glabro infatti per combattere Mitridate lascia al suo destino il villaggio del Trace che, assalito dai Geti, viene completamente distrutto.
A salvarsi dal massacro è proprio il Trace che, disertando e umiliando davanti ai suoi uomini Claudio Glabro, fugge con sua moglie Sura; la sua avventura dura poco, perchè viene catturato proprio da Claudio Glabro e dai suoi uomini.
Spartacus così viene inviato con una galea a Capua, mentre la sventurata Sura viene venduta come schiava.
Nella città campana Spartacus viene gettato in un’arena per un combattimento gladiatorio; la sua sorte sembra segnata perchè deve affrontare ben quattro gladiatori.

Spartacus sangue e sabbia 2

Ma sovvertendo ogni pronostico Spartacus vince e viene quindi graziato dal senatore Albinio, che lo cede a Quinto Lentulo Batiato che possiede una scuola di addestramento per gladiatori.
Spartacus, che ora ha questo nome assegnatogli proprio da Batiato viene preso in consegna da Enomao, che gli insegna i primi rudimenti dell’arte gladiatoria.
Accolto con ostilità dai gladiatori della scuola, Spartacus diventa amico di Varro, finito nella scuola per aver contratto dei debiti di gioco. Lui, cittadino romano, ha quindi scelto consapevolmente la propria strada, al contrario dei gladiatori di Batiato fra i quali figurano il cartaginese Barca e il campione di Capua Crisso.
Per Spartacus l’unica ragione di vita resta il ricordo di Sura e la speranza che Batiato riesca a rintracciarla.
Dopo alcuni combattimenti e dopo essere stato punito più volte per la sua indole ribelle, Spartacus sconfitto in combattimento da Crisso finisce nella fossa dell’Ade, un luogo infernale dove si svolgono combattimenti senza regole e che finiscono sempre con la morte di uno dei due contendenti.

Spartacus sangue e sabbia 3

A spedirlo nella fossa è Batiato, che è pieno di debiti e che riesce a recuperare un pò delle sue perdite proprio grazie a Spartacus che si fa onore nei combattimenti.
Nel frattempo Crisso diviene l’amante fisso di Lucrethia la bella moglie di Batiato anche se il suo cuore batte per la schiava Mira; Spartacus viene reintegrato nella scuola gladiatoria e addestrato da Enomao per combattere ” l’ombra della morte”, l’invincibile gladiatore Theokoles, un gigantesco combattente che non ha mai perso un incontro e che ha risparmiato nella sua carriera solo Enomao che era stato l’unico a resistergli.

Spartacus sangue e sabbia 4

Crisso e Spartacus dopo la diffidenza iniziale sotto la guida di Enomao riescono a  sconfiggere il temibile Theokoles anche se durante il combattimento Crisso rimane gravemente ferito.
Spartacus diventa un eroe e ottiene finalmente la libertà di Sura che Batiato ha acquistato da un mercante siriano.
Ma…..
Non mi inoltro nel racconto perchè da questo punto in poi la trama è piena di colpi di scena che è meglio non svelare se si è deciso di seguire la fiction.
Prodotta da Steven S. DeKnight per la Starz Media, Starz Productions Spartacus blood and sand, in italiano Spartacus sangue e sabbia è una fiction che nella prima stagione era composta da 13 puntate, mentre la seconda Spartacus: Vengeance, verrà trasmessa a gennaio del 2012.
Una fiction caratterizzata dall’estrema violenza delle scene e dalla presenza di numerose scene di sesso, molte della quali così al limite che sono state censurate in Italia nella prima visione del serial, salvo poi passare in seconda serata (sul canale Sky).

Spartacus sangue e sabbia 5
La morte dell’ “ombra della morte”, il terribile Theokoles

Un serial che mostra un evidente tributo al film 300 uscito nel 2007 per la regia di Zack Snyder, dal quale riprende la fotografia cupa e virata sul plumbeo e sopratutto lo slow motion nelle azioni di battaglia ma che mantiene caratteristiche originali sul piano del ritmo e della sceneggiatura.
Pur non contemplando nel cast nomi di primo piano (l’unica quasi star è Lucy Lawless), Spartacus mostra un cast di tutto rispetto con attori sicuramente all’altezza della situazione.
Anche se spesso il serial abbandona la realtà storica per immergersi in un’atmosfera da leggenda, lo spirito storico ha una sua ricercatezza contando su citazioni di fatti ed eventi realmente accaduti.
Molto ben realizzata l’atmosfera della scuola gladiatoria di Batiato così come i combattimenti gladiatori sembrano rispondere alle nostre conoscenze sul periodo in cui vennero disputati.
Le scene ad alto pathos sono numerose; grazie ad effetti scenici di prim’ordine i combattimenti sono estremamente realistici e ricordano quelli del Gladiatore di Ridley Scott ma anche, come già detto 300 di Snyder.

Spartacus sangue e sabbia 6

Al film con protagonista un’altra leggenda della storia antica, Leonida capo dei trecento spartani che si immolarono per salvare Atene si ispirano i produttori del serial Spartacus sopratutto nelle scene d’azione.
Si vedono così corpi madidi di sudore staccare arti, colpire con violenza e lasciare ferite ripugnanti nei corpi, in un diluvio di violenza.
In una scena particolarmente cruenta, Spartacus nella fossa assiste ad un combattimento in cui il vincitore dell’incontro stacca letteralmente il volto del defunto esponendo il macabro trofeo al pubblico.
Merito della credibilità del personaggio è anche l’interpretazione del bravo e sfortunato Andy Whitfield, scomparso l’ 11 settembre del 2011 in seguito ad un fulmineo Linfoma che lo ha portato nella tomba all’età di 39 anni, lasciando costernato il pubblico che già si era affezionato sia al personaggio di Spartacus sia a questo attore estremamente espressivo dotato di una corporatura invidiabile.
Particolarmente interessante è anche l’ambientazione cameratesca che caratterizza la scuola gladiatoria di Batiato; i rudi gladiatori sono capaci di eccessi di ferocia ma anche di gesti delicati, come quello di Crisso che regala alla schiava Mira una collana di opale o come l’amicizia disinteressata che lega Spartacus a Varro o ancora il legame omosessuale tra il terribile Barca (il cartaginese che si dice abbia ucciso suo padre nell’arena) e il giovane e timido Pietro.

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Dipinti negativamente invece i personaggi legati all’ambientazione romana; si va dal crudele e cinico Batiato (interpretato molto bene da John Hannah) alla lussuriosa e infedele Lucrethia, interpretata da Lucy Lawless che a 43 anni ha deciso di spogliarsi sul set mostrando un fisico mozzafiato fino alla biondina Lithyia interpretata dalla ventottenne attrice australiana Viva Bianca di chiare origini polacche.

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Un mondo, quello romano, visto nella sua parte non bellica (se si esclude la sequenza iniziale), nella sua parte ludica consistente in divertimenti legati principalmente ai giochi gladiatori che erano uno degli svaghi preferiti dai romani.
La figura di Spartacus, morto a 39 anni ( incredibile coincidenza con la morte dell’attore Andy Whitfield) crocefisso dai nemici romani dopo la sconfitta  delle sorgenti del fiume Sele ad opera di Crasso è ovviamente ammantata di leggenda e caratterizzata da un codice d’onore molto ferreo e sopratutto condizionata dal grande affetto che lega il gladiatore Trace alla compagna Sura.

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Forse nella realtà le cose non andarono così, ma questa è una fiction ovviamente e la platea ha le sue esigenze.
Lo Spartacus storico venne ucciso in battaglia, crivellato dai colpi dei romani dopo averne fatto strage; il suo corpo martoriato da infiniti colpi non venne rinvenuto.

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Terribile sorte capitò invece agli schiavi ribelli; forse 60.000 di loro morirono in battaglia mentre i 6000 fatti prigionieri ebbero una sorte terribile.
Quale monito per futuri schiavi che avessero deciso di seguire l’esempio del Trace ribelle, Casso li fece crocefiggere tutti sulla strada che da Capua arrivava a Roma.
Ritornando al serial, consiglio a tutti la sua visione possibilmente senza la presenza di minori in quanto come già segnalato sia le scene di violenza che quelle di sesso sono davvero esplicite.

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Spartacus, sangue e sabbia (Spartacus, Blood and sand), regia di Michael Hurst, Rick Jacobson, Jesse Warn con Andy Whitfield, John Hannah, Manu Bennett, Lucy Lawless, Peter Mensah, Nick Tarabay, Viva Bianca, Lesley-Ann Brandt, Jai Courtney, David Austin, Siaosi Fonua, Craig Walsh Wrightson, Erin Cummings, Antonio Te Maioha, Eka Darville, Raicho Vasilev, Daniel Feuerriegel, Ande Cunningham, Janine Burchett Serial Tv Usa 2010

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