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Guardami nuda

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Una coppia in crisi,quella di Meg e Carlo.
Lo si intuisce nei primi 5 minuti del film,quando vediamo i due nella loro auto,percorrere in un silenzio pesantissimo
la strada.
In effetti tra di loro c’è un problema di natura sessuale;da tempo c’è un muro che si è alzato,non c’è più intimità,desiderio.
Questa assenza di passione ha minato alle basi il matrimonio.
Ad una stazione di servizio però incontrano una giovane autostoppista che cambierà in maniera profonda il loro rapporto;
la ragazza,vulcanica e sessualmente disinibita,avrà un rapporto sessuale prima con Meg e poi con Carlo,al quale dirà
che la moglie lo ama profondamente.
Questo incontro,più quello con una coppia di viziosi, riporterà i due a ritrovare l’intimità perduta e a rinnovarsi nel loro legame.
Guardami nuda è una pellicola non inquadrabile in nessun genere;non è una commedia nè un thriller o un giallo.

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E’ un film che analizza,in maniera forse un po’ superficiale,un rapporto di coppia deteriorato, seguendolo nella sua evoluzione,
nelle trappole in cui si imbatte, sino al finale, rassicurante e tutto sommato in linea con le attese.
Italo Alfaro lo dirige nel 1972, ed è la sua prima esperienza cinematografica, dopo alcuni lavori per la tv; fra questi una menzione
speciale merita I ragazzi di Padre Tobia,che nel 1968 teneva inchiodati i ragazzini davanti allo schermo,grazie a storie di amicizia,lealtà e coraggio
consolidate nei giovani protagonisti da padre Tobia (un bravissimo Silvano Tranquilli).
Una prima esperienza abbastanza positiva,a guardare bene.
Anche se la storia in fondo è nota, è diretta con buona mano e senza cadute di stile;nonostante i nudi e qualche sequenza erotica,
il film mantiene una dignità che molti prodotti simili non ebbero.Quindi, appare decisamente troppo duro il giudizio di Segnalazioni cinematografiche che recita ;“Imperniato su personaggi scarsamente verosimili ai quali né le volute esasperanti lentezze narrative, né i dialoghi pretenziosamente “filosofici” riescono a dare vera consistenza psicologica, il film affida i suoi richiami spettacolari soprattutto alla licenziosità delle situazioni
e all’esibizione delle qualità anatomiche delle interpreti.

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Alfaro,il regista del film, passò subito dopo questa esperienza al genere decamerotico;a lui si devono uno tra i migliori prodotti del filone Decameron n° 3 – Le più belle donne del Boccaccio
oltre al meno riuscito Canterbury proibito prima di chiudere la sua carriera con Sentivano uno strano, eccitante, pericoloso puzzo di dollari.
Il cast scritturato dal regista toscano include Ugo Pagliai e Dagmar Lassander; la bella cecoslovacca non delude le attese, anzi, offre una prova convincente. Lo stesso non si può dire
di Ugo Pagliai, il quale è in difficoltà soprattutto nelle scene d’amore.
Dopo l’enorme successo riscosso in tv con lo sceneggiato più famoso degli anni ‘70,Il segno del comando,l’attore toscano gira un film
decisamente lontano dai suoi personaggi televisivi e forse questo influisce nella valutazione finale.Brava invece Pier Paola Bucchi,la giovane autostoppista.
Rimasto praticamente in cantina per oltre 40 anni,alla fine Guardami nuda è riemerso alla luce ed è oggi disponibile in digitale.
Per coloro che volessero vederlo è disponibile su You tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=3wNwuYTjphY&t=3625s
in una versione decisamente buona.
In ultimo,va citata la buona fotografia di Fausto Zuccoli.
Da vedere

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Guardami nuda
Un film di Italo Alfaro. Con Dagmar Lassander, Ugo Pagliai, Yves Beneyton, Lorenzo Piani, Vittorio Fanfoni, Franco Angrisano, Serena Bennato Erotico, durata 91 min. – Italia 1972.

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Ugo Pagliai … Carlo
Dagmar Lassander … Meg
Pier Paola Bucchi… L’autostoppista
Yves Beneyton … Il giovane artista

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Regia Italo Alfaro
Sceneggiatura Italo Alfaro
Casa di produzione PARF Cinematografica
Distribuzione (Italia) Universal Video (UV)
Fotografia Fausto Zuccoli
Montaggio Adriano Tagliavia
Musiche Bruno Zambrini
Scenografia Elio Micheli

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gennaio 4, 2017 Posted by | Erotico | , , | Lascia un commento

Il Conte di Montecristo (Sceneggiato tv 1966)

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Amore e tradimento,gelosia e amicizia venduta,un tesoro favoloso,una vendetta implacabile.
Tutti ingredienti profusi a piene mani nel più celebre dei romanzi di appendice,Il Conte di Montecristo,scritto da Alessandro Dumas
e pubblicato a puntate dallo scrittore francese a partire dal 1844.
Dumas,con il suo stile classico,crea un personaggio che vive una terribile esperienza,passando dalla libertà ad una ingiusta detenzione;libero grazie ad
un espediente e diventato ricchissimo con la scoperta di un favoloso tesoro,Edmond Dantes,il protagonista della storia si vendica crudelmente
di coloro che lo avevano tradito privandoli di onori e ricchezze accumulate durante la sua detenzione,in alcuni casi anche della vita anche se mai di propria mano.
Dumas pubblicò questo romanzo a puntate,un feuilleton allungato a dismisura sia per creare suspence,sia per guadagnare qualche soldo in più,
visto che era pagato per creare storie che attirassero lettori.
Così il romanzo appare lungo a dismisura,con molte pagine descrittive che in alcuni casi tolgono tensione al romanzo;quando nel 1966 la RAI – Radiotelevisione italiana decide di ridurre il romanzo in uno sceneggiato lungo 8 puntate,ci si attende una versione che sacrifichi personaggi e situazioni a tutto vantaggio della scorrevolezza del racconto visivo.
Ed accade un qualcosa che francamente non era nelle previsioni;lungi dall’essere semplicistico e superficiale,lo sceneggiato si rivela superiore anche al romanzo,grazie ad una serie di fattori concomitanti.
In primis la sintesi presso chè perfetta del racconto,che viene sfrondato dalle parti inutili a tutto vantaggio di una trama molto più scorrevole e intuitiva;

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Il complotto tra Caderousse,Mondego e Danglars

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Dantes davanti a Villefort

poi l’utilizzo di un cast formato da attori con grande esperienza teatrale,che interpretano perfettamente i vari personaggi protagonisti del romanzo e la puntuale,precisa regia di Edmo Fenoglio,che qualche anno dopo curerà le riduzioni di Il berretto a sonagli e dei Buddenbrock.
Uno sceneggiato dal grande respiro,quindi,lungo 480 minuti che riassumono la storia di Edmond Dantes,della sua discesa all’inferno e della sua resurrezione nei panni del ricchissimo e spietato Conte di Montecristo,assetato di vendetta e di giustizia.
La trama:
-Edmond Dantes,giovane marinaio è a un passo dal realizzare i suoi personali sogni.
Pierre Morrel,l’armatore del Faraone,la nave sulla quale è imbarcato Edmond,sta per nominarlo capitano e il giovane inoltre sta per impalmare la sua amata Mercedes.
Ma attorno a lui si muovono personaggi ostili,che l’ingenuo Edmond considera amici;sono Danglars,scrivano sul Faraone che aspira anche lui al posto di capitano e si ritiene penalizzato e Fernando Mondego che ama ovviamente non ricambiato la bella Mercedes.
Durante una festa per il fidanzamento tra Edmond e Mercedes,Danglars e Mondego,con la collaborazione di Caderousse,scrivono una lettera anonima alla procura del regno,accusando Dantes di essere un bonapartista.
La lettera arriva nelle mani di Gérard de Villefort,che lo fa arrestare il momento esatto in cui scopre che Edmond aveva fatto da inconsapevole postino di una missiva compromettente diretta a suo padre Nortier.
Incarcerato nella prigione del Castello di If, Edmond grida disperatamente la sua innocenza,ma ben presto è costretto ad abituarsi alla detenzione.
Nonostante l’intervento a suo favore di Morrel,per Edmond il carcere diviene ben presto la sua casa.

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L’arrivo nel carcere del Castello di If

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Un anno dopo

Qui conosce l’abate Faria,suo vicino di cella che ha scavato un tunnel sperando di sbucare fuori dalla cella.
Tra i due nasce una profonda amicizia e l’abate Faria diviene ben presto,grazie alla sua enorme cultura,un maestro e un padre per lo sventurato Edmond,arrivando a rivelargli di possedere una mappa che localizza il favoloso tesoro del Conte Spada.Faria ricostruisce la vicenda che ha portato Dantes in prigione e con acume ricostruisce la vicenda,spiegando all’incredulo Edmond il ruolo avuto dai suoi nemici nel complotto che lo ha portato in prigione.
I due prigionieri si dedicano alla costruzione di un tunnel che dovrebbe portarli fuori dalla cella ma un giorno Faria muore;per Dantes è la fine del sogno di poter evadere dal carcere,ma con un colpo di genio si sostituisce all’abate e viene gettato in mare dai carcerieri.
Edmond viene salvato da Jacopo,un giovane contrabbandiere genovese che navigava al largo di If e con lui resta un po di tempo,prima di raggiungere l’isola di Montecristo;qui scopre che il tesoro di Faria esiste veramente e da quel momento cessa di essere il marinaio Edmond e diventa il Conte di Montecristo.
Elabora un piano complicatissimo per vendicarsi dei suoi nemici che nel frattempo (sono passati 14 anni dal suo internamento ad If) sono diventati ricchi e potenti.
Danglars è diventato un banchiere stimato e rispettabile,Fernando Mondego si è trasformato nel conte de Morcerf,grazie ad una carriera militare folgorante e (come si scoprirà in seguito) al tradimento del Pascià di Giannina Alì-Tebelen.
Gérard de Villefort è diventato procuratore del re mentre Caderousse è l’unico a sopravvivere facendo l’albergatore di un’infima locanda.
Morrel,che tanto si era adoperato per Dantes,vive invece in grosse difficoltà economiche mentre Mercedes ha sposato Fernando.
Grazie alla sua ricchezza immensa e dopo una serie infinita di colpi di scena,Edmond-Montecristo avrà la sua vendetta,scoprendo alla fine però che…
L’impianto dello sceneggiato è quello classico del teatro;largo spazio quindi ai dialoghi,alle espressioni e alla caratterizzazione dei personaggi a tutto scapito dell’azione.
Fenoglio privilegia infatti l’ambientazione interna,raccontando così con dovizia di particolari le relazioni tra i personaggi,che sono tantissimi e legati indissolubilmente fra loro.

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Il cimitero del carcere:il mare

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Il procuratore del re Villefort

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Cinque anni dopo…

Spazio quindi alle vicende di Villefort e della baronessa Danglars,dalla cui relazione nascerà Benedetto,il giovane criminale che il Conte trasformerà nel nobile Cavalcanti per attirare in trappola
Danglars,promettendo allo stesso di far sposare sua figlia con il rampollo del nobile italiano decaduto.
Largo spazio alla storia della famiglia Morrel,l’unica a godere della benevolenza del Conte;dopo aver salvato l’armatore dal fallimento,Montecristo veglierà su Massimiliano,figlio dell’armatore incoraggiando la sua relazione con Valentina Villefort,arrivando alla fine a salvarla da morte certa e dagli agguati mortali di Eugenia Villefort.
Ampiamente raccontata la drammatica vicenda di Fernando Mondego,di suo figlio Alberto e di Mercedes,alla quale alla fine si rivelerà e che finirà per pagare anch’essa la voglia di vendetta di Dantes.
Tanti personaggi che sono legati a filo doppio e che popolano un romanzo denso di intrighi e colpi di scena,tutti perfettamente descritti sia caratterialmente sia inquadrati nelle proprie vicende personali e che finiscono per dare un tocco ulteriore di qualità al romanzo.
Dantes-Montecristo è una divinità crudele,un uomo che si sostituisce a Dio nel somministrare la giustizia;grazie al favoloso tesoro ereditato dall’Abate Faria,si erge dal carcere d’IF come un giustiziere implacabile che travolge tutti coloro che hanno avuto a che fare con la sua storia.
E a pagare sono anche gli incolpevoli,come Massimiliano e Valentina,come Alberto di Morcerf o il figlio minore di Villefort,vittime di una furia vendicativa che si placherà solo nel finale,quando Dantes scoprirà che la vendetta non riscalda il cuore,cosa che lo porterà a perdonare Danglars e a scoprire che anche per lui può esserci un futuro,accanto alla fedele e innamorata Haydee.

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La malattia dell’Abate Faria

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La fuga

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Nella barca dei contrabbandieri

A 50 anni di distanza,Il Conte di Montecristo si rivela ancora uno splendido esempio di come si possa ottenere uno spettacolo visivo semplicemente usando la qualità e la cura.
Come siamo lontani dalle moderne fiction prive di anima e di contenuti.
Per quanto riguarda il cast,lodi a piene mani a tutti i grandi nomi del nostro teatro impiegati,senza alcuna esclusione.
Lo sceneggiato è stato riproposto varie volte in tv ed è disponibile su You tube in una buona versione ricavata da Dvd.

Il Conte di Montecristo
regia di Edmo Fenoglio,con Andrea Giordana,Giuliana Lojodice,Ugo Pagliai,Fosco Giacchetti,Sergio Tofano,Enzo Tarascio,Lino Capolicchio,Anna Miserocchi Sceneggiato Tv Italia 1966

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Il conte di Montecristo banner protagonisti

Andrea Giordana: Edmond Dantès / Conte di Montecristo
Giuseppe Pagliarini: Padre di Edmond
Giuliana Lojodice: Mercedes
Ruggero Miti: Albert Morcerf
Ugo Pagliai: Franz
Sergio Tofano: Faria
Alberto Terrani: Fernando Mondego Morcerf
Achille Millo: Danglars
Enzo Tarascio: Villefort
Quinto Parmeggiani: Caderousse
Fosco Giachetti: Bertuccio
Maddalena Gillia: Valentine de Villefort
Tina Lattanzi: Duchessa
Nino Fuscagni: Beauchamps
Lorenzo Terzon: Chateau-Renaud
Carlo Ninchi: Noirtier de Villefort
Luigi Pavese: Morrel
Silvia Silveri: Eugénie Danglars
Anna Miserocchi: Baronessa Danglars
Fulvia Mammi: Signora Villefort
Loris Loddi: Edouard Villefort
Mariolina Bovo: Julie Morrel
Mila Stanic: Haydée
Giorgio Favretto: Maximilien Morrel
Michele Riccardini: Penelon
Nietta Zocchi: Carconte
Simone Mattioli: Battistino
Arthur Young: Dukas
Lino Capolicchio: Benedetto e impersona Andrea Cavalcanti
Nino Besozzi: impersona il Maggiore Cavalcanti padre di Andrea
Mario Scaccia: Luigi XVIII
Francesco Sormano: Saint-Meran
Elena Da Venezia: Signora Saint-Meran
Riccardo Garrone: Luigi Vampa
Michele Malaspina: Padron Gaspero
Edoardo Torricella: Un marinaio
Luigi La Monica: Un marinaio
Franco Castellani: Un marinaio
Enzo Consoli: Il barbiere
Manlio Busoni: Il commissario
Angiolina Quinterno: Una donna
Franca Mazzoni:Signora Morrel
Giustino Durano: Signor Monçon
Gianni Agus: Ministro
Nello Riviè: Uomo in nero
Giorgio Bandiera: Altro signore
Nino Scardina: Marchesino
Dante Biagioni; Giovane segretario
Paolo Lombardi: Ufficiale
Corrado Olmi: Segretario
Gastone Pescucci: Un uomo
Consalvo Dell’Arti: Un signore
Pino Ferrara: Debray

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Regia Edmo Fenoglio
Soggetto Dal romanzo Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas
Sceneggiatura Edmo Fenoglio – Fabio Storelli
Fotografia Mario Bernardo
Musiche Gino Marinuzzi jr.
Costumi Danilo Donati
Casa di produzione Rai

Il conte di Montecristo banner episodi

Il complotto
Il Castello d’If
Il tesoro
Il conte
Il pane e il sale
L’agguato
Il giudizio
Il perdono
8 puntate per 480 minuti totali,in onda sul primo canale dal 6 novembre 1966 al 23 dicembre 1966

Il conte di Montecristo banner attori

01 Andrea Giordana Edmond Dantes

Andrea Giordana è Edmond Dantes

02 Giuseppe Pagliarini padre di Edmond

Giuseppe Pagliarini è il padre di Edmond Dantes

03 Giuliana Lojodice Mercedes

Giuliana Lojodice è Mercedes

04 Achille Millo Danglars

Achille Millo è Danglars

05 Enzo Tarascio Villefort

Enzo Tarascio è Villefort

06 Mario Scaccia Luigi XVIII

Mario Scaccia è Luigi XVIII

07 Quinto Parmeggiani Caderousse

Quinto Parmeggiani è Gaspare Caderousse

07 Sergio Tofano Faria

Sergio Tofano è L’Abate Faria

8 Luigi Pavese Morrel

Luigi Pavese è Morrell

9 Ugo Pagliai Franz Quesnel d'Epinay

Ugo Pagliai è Franz Quesnel D’Epinay

10 Nino Besozzi Maggiore Cavalcanti e Lino Capolicchio Andrea Cavalcanti-Benedetto

Nino Besozzi è il Maggiore Cavalcanti,Lino Capolicchio è Andrea Cavalcanti e Benedetto

11 Giustino Durano Signor Monçon

Giustino Durano è Monchon

12 Giorgio Favretto Maximilien Morrel

Giorgio Favretto è Maximilien Morrel

12 Maddalena Gillia Valentine de Villefort

Maddalena Gillia è Valentine de Villefort

13 Fosco Giachetti Bertuccio

Fosco Giacchetti è Bertuccio

14 Alberto Terrani Fernando Mondego Morcerf

Alberto Terrani è Fernando Mondego,Morcerf

15 Ruggero Miti Albert Morcerf

Ruggero Miti è Alberto Morcerf

16 Fulvia Mammi Signora Villefort

Fulvia Mammi è Eugenia Villefort

17 Carlo Ninchi Noirtier de Villefort

Carlo Ninchi è Nortier de Villefort

17 Riccardo Garrone Luigi Vampa

Carlo Garrone e Luigi Vampa

18 Nietta Zocchi Carconta

Nietta Zonchi è Carconta

19 Mariolina Bovo Julie Morrel

Mariolina Bovo è Julie Morrel

20 Nino Fuscagni Beauchamps

Nino Fucagni è Beauchamps

21 Anna Miserocchi Baronessa Danglars

Anna Miserocchi è la Baronessa Danglars

Il conte di Montecristo banner incipit

3 Alessandro Dumas

Alessandro Dumas

“Il 24 febbraio 1815 la vedetta della Madonna della Guardia dette il segnale della nave a tre-alberi il Faraone, che veniva da Smirne, Trieste e Napoli.
Com’è d’uso, un pilota costiere [sic] partì subito dal porto, passò vicino al Castello d’If e salì a bordo del naviglio fra il capo di Morgiou e l’isola di Rion.
Contemporaneamente com’è egualmente d’uso, la piattaforma del forte San Giovanni si ricoprì di curiosi; poiché è sempre un avvenimento di grande interesse a Marsiglia
l’arrivo di qualche bastimento, in particolare poi quando questo legno, come il Faraone, si sapeva costrutto, arredato e stivato nei cantieri della vecchia Phocée
e appartenente ad un armatore della città.”

Il conte di Montecristo banner citazioni

-Io sono uno di questi esseri eccezionali; sì, monsieur, lo credo; fino a oggi nessun uomo si è trovato in circostanze simili alle mie. I regni dei monarchi sono circoscritti da montagne,
da fiumi, da cambiamenti di costumi o di lingua. Il mio regno, invece, è grande come l’universo perché non sono né italiano, né francese, né indiano, né americano, né spagnolo: io sono cosmopolita.
Nessun paese può dire di avermi visto nascere; Dio solo sa quale terra mi vedrà morire. Io adotto tutti gli usi, parlo tutte le lingue. Voi mi credete francese, non è vero? Perché parlo il francese
con la stessa facilità e purezza di voi. Ebbene! Alì, il mio moro, mi crede arabo; Bertuccio, il mio intendente, mi crede romano; Haydée, la mia schiava, mi crede greco. Dunque capirete che, non essendo di alcun paese,
non chiedo protezione ad alcun governo; non riconoscendo alcun uomo per mio fratello, non può arrestarmi né paralizzarmi alcuna sorta di scrupoli che arrestano i potenti o di ostacoli che paralizzano i deboli.
Io non ho che due avversari, non dirò due vincitori, perché li sottometto con la tenacia: la distanza e il tempo.-

-– Mercedes! – ripeté Montecristo. – Mercedes! Ebbene sì, avete ragione, mi è ancora dolce pronunciare questo nome… È la prima volta, dopo lunghi anni, che risuona così chiaro sulle mie labbra.
Ah, Mercedes! Il vostro nome l’ho pronunciato con i sospiri della malinconia, con i gemiti del dolore, col la rabbia della disperazione; l’ho pronunciato gelido per il freddo, rattrappito sulla paglia della mia prigione;
l’ho pronunciato divorato dal caldo; l’ho pronunciato rotolandomi sul pavimento del mio carcere. Mercedes, bisogna che mi vendichi perché ho sofferto per quattordici anni, ho pianto, ho maledetto. Ve lo ripeto Mercedes,
bisogna che mi vendichi! E il conte di Montecristo, temendo di cedere alle lacrime di colei che aveva amato tanto, chiamava in aiuto del suo odio il passato.

Il conte di Montecristo banner i luoghi

1 Il castello d'If

Il Castello di If

1 Isola di Montecristo

L’isola di Montecristo

1 Isola di Montecristo l'approdo di Dantes

L’approdo di Dantes nell’isola di Montecristo

Il conte di Montecristo banner libri

3 Alessandro Dumas libro

Una edizione della Editrice Lucchi

2 Montecristo a fumetti 7

2 Montecristo a fumetti 1

2 Montecristo a fumetti 2

2 Montecristo a fumetti 3

2 Montecristo a fumetti 4

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2 Montecristo a fumetti 6

Il conte di Montecristo banner i film

4 1 The Count of Monte Cristo 1908

Una cena da The count of Montecristo 1908

4 2 Il conte di Montecristo 1908 Maggi

Il conte di Montecristo 1908

4 2 The Count of Monte Cristo 1913

The count of Montecristo 1913

4 4 The Count of Monte Cristo 1929

The count of Montecristo 1929

4 5 Il conte di Montecristo 1934

The count of Montecristo 1934

4 6 Il conte di Montecristo 1943

Il conte di Montecristo 1943

4 7 Il ritorno di Montecristo 1946

Il ritorno di Montecristo 1946

4 8 Le comte de Monte Cristo 1961

Le Compte del Montecristo 1961

4 9 Montecristo 70 1968

Montecristo 70 1968

4 10 Il conte di Montecristo, film TV 1975

Il Conte di Montecristo serie tv,1970

4 11 Il conte di Montecristo 1998

Il Conte di Montecristo 1998

4 12 Montecristo 2002

Montecristo 2002

Il conte di Montecristo banner locandine

Il Conte di Montecristo locandina 4

Il Conte di Montecristo locandina 3

Il Conte di Montecristo locandina 1

dicembre 16, 2015 Posted by | Serie tv | , , , , , , , , | 4 commenti

Il segno del comando

Il segno del comando -locandina 1

E’ una domenica, il 16 maggio 1971. La sera 15.000.000 di spettatori sono seduti davanti alla tv; la Rai, nelle settimane precedenti, ha pubblicizzato uno sceneggiato televisivo che promette una storia piena di mistero con risvolti parapsicologici e sovrannaturali. Così, subito dopo il tradizionale Telegiornale della sera e l’ancor più tradizionale Carosello, parte la sigla iniziale sulle note di Cento campane di uno dei fenomeni televisivi più seguiti della storia della Tv italiana, quel Il segno del comando che per 5 domeniche, sino alla puntata finale del 13 giugno 1971, catalizzerà l’attenzione del pubblico italiano che seguirà con il fiato sospeso lo sceneggiato televisivo più bello mai trasmesso dall’ente tv italiano. “Nun me lo dì stanotte a chi hai stregato er core la verità fa male lasciame ’sta visione pe’ sperà din don din don amore cento campane stanno a dì de no...” canta Nico Tirone, e il pubblico è già ammaliato da quella voce suadente che introduce le immagini di un uomo che insegue una bellissima figura femminile tra le strade deserte di Roma.

Il segno del comando 1

Silvia Monelli (la Signora Giannelli) e Ugo Pagliai (Edward Foster)

Inizia in questo modo ammaliante, accattivante, lo sceneggiato diretto da Daniele D’Anza, regista e sceneggiatore quarantanovenne nato a Milano che il pubblico televisivo conosceva per il grande successo riscosso l’anno precedente con lo sceneggiato Coralba e sopratutto per Giocando a golf una mattina, diretto nel 1969. Uno sceneggiato che oggi sarebbe assolutamente improponibile sia come costruzione nei tempi di realizzazione dell’epoca sia nella struttura stessa; un’opera dilatata nei tempi, nei dialoghi e nelle situazioni, che sono lungamente descrittive e quasi sempre statiche. Una storia, però, che aveva tutte le carte in regola per catturare l’attenzione degli spettatori, perchè mescolava elementi da sempre catalizzatori dell’attenzione del pubblico, attraverso una sapiente miscela di storie intrecciate che coinvolgono il mondo della parapsicologia, dell’occulto e della magia, attraverso un lungo percorso che si snoda sulle tracce del misterioso segno del comando.

Il segno del comando 2

Carla Gravina (Lucia)

Il segno del comando 4

A sinistra Rossella Falk (Olivia)

Lo sceneggiato inizia mostrando l’arrivo a Roma del professor Lancelot Edward Forster, uno studioso di letteratura inglese che ha scritto una serie di articoli su Lord George Gordon Byron, poeta suo conterraneo; Edward Foster ha ricevuto dal pittore Marco Tagliaferri un invito che è una sfida, trovare una piazza citata da Byron nel suo diario che Edward ritiene immaginaria e che Tagliaferri dice di essere reale. Nello stesso tempo Foster riceve l’invito a tenere una conferenza su Byron all’interno del British Council di Roma, invito che arriva dal consulente inglese George Powell. Foster si reca a casa di Tagliaferri dove incontra la misteriosa Lucia, modella del pittore, che lo invita a incontrare Tagliaferri in una locanda di Trastevere. Lo studioso, in cerca di alloggio, si reca presso l’hotel Galba, su suggerimento di Lucia; qui conosce la direttrice dell’hotel, la bellissima signora Giannelli, che però nega di conoscere Lucia.

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Angiola Baggi (Giuliana)

Nell’albergo Foster incontra anche una sua vecchia amica (forse una vecchia fiamma), Olivia, che alloggia nell’hotel con un tipo equivoco, Lester Sullivan, che scopriremo essere un trafficante di antichità e altre attività poco chiare. Dopo aver appreso che Tagliaferri in realtà è morto, Foster si reca al British Council dove incontra Powell e la sua segretaria Barbara;la sera poi si reca all’appuntamento con Lucia, che lo porta in un posto che sembra uscito da un quadro dell’ottocento,la Taverna dell’angelo, nella quale i due attendono inutilmente l’arrivo di Tagliaferri. Edward, forse drogato, inizia ad avere delle visioni prima di svenire. Al risveglio si ritrova all’interno della sua auto dalla quale è sparita la borsa con gli appunti e le micro fiches contenenti gli studi dello studioso;dopo un’inutile tappa al commissariato, Foster trova all’interno dell’auto il bellissimo e inquietante medaglione che Lucia indossava, raffigurante una civetta. Inutilmente Foster cerca di ritrovare la taverna dell’Angelo, e il giorno dopo fa un’altra incredibile scoperta:Marco Tagliaferri è morto esattamente cento anni prima.

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La medium

L’uomo che Edward incontra nell’appartamento adiacente allo studio del pittore è infatti un suo discendente, il colonnello Tagliaferri, che racconta a Foster particolari sulla vita dell’antenato, morto giovane e in circostanze mai chiarite e del suicidio della sua modella Lucia. Naturalmente Foster è assolutamente certo di aver incontrato una donna vera, non un fantasma, tuttavia il dubbio inizia a serpeggiare nella sua mente.Un’altra sorpresa lo attende al caffè Greco, dove si reca su suggerimento del colonnello Tagliaferri; il ritratto li esposto del pittore Marco assomiglia tantissimo al volto di Foster. Recatosi in seguito ad una telefonata anonima al cimitero degli Inglesi, Foster trova anche la tomba del pittore, guidato anche in questo caso da una figura oscura che lo guida fino alla tomba. Che porta incisa la data della morte del pittore, il 28 marzo 1835, la stessa data, giorno e mese, della nascita del professore, avvenuta esattamente 100 anni dopo; Tagliaferri è morto 28 marzo del 1871 e cent’anni dopo quella data ecco che Foster dovrà tenere la sua conferenza su Byron. Intanto Foster riesce a far valutare il medaglione che Lucia gli a lasciato in auto.

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Alla ricerca dello spartito di Vitali

Prospero Barengo, un esperto d’arte,conferma che si tratta di un’opera di altissimo valore, creata da un orafo del settecento, Ilario Brandani, morto in odore di negromanzia; la sempre più spaventata Olivia cerca di convincere, inutilmente, Edward sulla necessità di andar via da Roma, mentre sarà proprio Sullivan a squarciare un altro velo di mistero raccontando a Foster che Ilario Brandani è nato il 29 marzo 1735 e morto il 28 marzo 1771, quindi cento anni prima di Tagliaferri e 200 anni prima di Edward Foster. A questo punto le sinistre coincidenze iniziano ad essere davvero tante e arriva un altro colpo di scena: Barbara, la segretaria di Powell ha scoperto che la piazza descritta da Byron e raffigurata nel quadro visto da Foster in realtà è una foto ritoccata.Il quadro vero è di proprietà del principe Anchisi, che Foster ha conosciuto da poco e che si è presentato come un esperto della vita di Byron, del quale possiede tutte le opere. Recatosi di notte nel palazzo del nobile, Foster incontra nuovamente Lucia, con la quale tuttavia non riesce a parlare. Nonostante gli avvertimenti di Barbara che gli racconta una leggenda secondo la quale il palazzo Anchisi è un luogo sfortunato, Foster si reca dal principe, nel palazzo del quale incontra anche una sua vecchia conoscenza, Sullivan, impegnato inutilmente nel tentativo di far vendere la collezione di quadri che Anchisi possiede.Il principe caccia in malo modo il trafficante e subito dopo informa Foster che il quadro andrà all’asta quel giorno stesso. Subito dopo aver avuto la notizia della morte del colonnello Tagliaferri, Edward si reca all’asta con l’intenzione di acquistare il quadro che però viene ceduto ad un anonimo acquirente.L’ennesima telefonata anonima avvisa Foster che il quadro sta per essere nuovamente venduto e il professore si reca nel posto dove dovrebbe essere effettuata la vendita.Qui però trova l’enigmatica proprietaria dell’hotel Galba, la signora Giannelli, seduta ad un tavolo per una seduta spiritica. Foster viene accolto nel cerchio e durante l’evocazione ecco che la medium parla con voce roca del quadro che si trova in una “barca a remi”. Foster scopre che la medium altri non è che la sfuggente Lucia;Foster è preda delle allucinazioni, vaga in quella che è una sartoria e si accorge che è rimasto solo.

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Lucia, donna reale o fantasma?

Recatosi nella casa di Tagliaferri, accolto dalla affranta Giuliana, nipote di Tagliaferri, Foster scopre che il colonnello è morto nell’ora esatta in cui si è fermato un orologio di gran valore in possesso del colonnello, opera ancora una volta dell’oscuro Brandani. Poichè nella cassa dell’orologio c’è un’incisione recante un effigie e il nome Sant’Onorio, Foster si reca nella chiesa romana del santo per scoprire che in realtà il sacerdote della chiesa stessa non ha mai sentito parlare di Brandani o Tagliaferri. Ma sembra esserci una svolta; in albergo Foster riceve una telefonata di Sullivan che promette importanti rivelazioni. La telefonata però è interrotta da due spri; Foster corre da Powell per raccontare l’accaduto quando all’improvviso ricorda che nella hall dell’hotel Galba, quando ha incontrato Olivia la tv stava trasmettendo un’opera di Baldassarre Vitali. E’ uno dei pezzi mancanti del puzzle, perchè proprio nella chiesa di sant’Onorio sono conservate composizione di questo artista. Recatosi nuovamente nella chiesa, Foster scopre che nella collezione di spartiti manca il salmo numero XVII, che un direttore d’orchestra li presente considera importantissimo, in quanto contenente secondo la leggenda un codice cifrato. Le rivelazioni continuano, perchè Anchisi parla a Foster di un misterioso Segno del comando,un potentissimo amuleto custodito da un messaggero di pietra che può essere trovato solo da un eletto, un talismano in grado di poter allontanare anche la morte. Foster si immerge in uno strano dormiveglia, nel quale vede funesti presagi, fra i quali la propria morte e quella dell’amica Olivia.Che in realtà è accaduta, cosa che sconvolge ancor più l’ormai confuso professore; ma la voglia, il desiderio di conoscere il bandolo di quella storia cosi complicata portano Foster a seguire l’indizio principale ancora in suo possesso, quello contenuto nel diario di Byron che rimanda ancora una volta alla piazza descritta dal poeta inglese, che contiene anche la frase oscura “Che io sia dannato se accetto ancora un invito di O.

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Grazie a Barbara, viene individuata l’abitazione in cui Byron aveva soggiornato a Roma, in Via delle Tre Spade 119 e il suo misterioso proprietario nonchè amico di Byron,Sir Percy O. Delaney; sarà un signore anziano e non vedente a dipanare ancor più il mistero, raccontando a Foster che quella casa si affacciava tempo addietro su una piazza del tutto simile a quella descritta da Byron e che il famoso salmo XVI di Baldassarre Vitali è custodito nella casa stessa. Finalmente Foster puà leggere il salmo, ma ecco il colpo di scena:passa Lucia per strada e il professore si precipita al suo inseguimento. La ragazza lo porta in un palazzo, sede della sartoria in cui Foster aveva assistito alla seduta spiritica dove c’è Powell e il redivivo Sullivan che si affrontano a pistole spianate. Sullivan nel tentativo di sfuggire a Powell precipita e muore; Powell può finalmente gettare la maschera e raccontare il suo vero ruolo nella storia, quello di un agente dei servizi segreti britannici (sulle tracce del carteggio Von Hassel, un misterioso scambio di documenti della cui esistenza sono al corrente solo 4 capi di stato, ma questo Powell non lo racconta a Foster). E’ arrivata nel frattempo la fatidica data del 28 marzo 1971,quella in cui Edward Foster deve tenere la famosa conferenza su Byron; in una sala colma di persone attentissime, fra le quali spiccano alcuni protagonisti della storia, ovvero Powell,Barbara, Anchisi; Foster rivela tutto quello che ha scoperto, giungendo infine alla parte più importante, ovvero l’assassinio di Ilario Brandani da parte del compositore Baldassarre Vitali, che aveva ucciso l’orafo per impadronirsi del Segno del comando per poi lasciare nel salmo XVII le indicazioni sul posto dove l’aveva nascosto. Ma le sorprese sono appena iniziate…

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Edward Foster nel momento del suo compleanno, un avvenimento molto pericoloso….

Ometto, per ovvi motivi, la descrizione del finale dello sceneggiato, che va gustato per intero perchè porta finalmente alla scoperta di tutti i tasselli mancanti del puzzle; la storia di fantasmi, di maledizioni,l’intrigo storico tra il poeta Byron e l’orafo maledetto Brandani, il pittore Tagliaferri e la sua bellissima modella Lucia, tra il misterioso talismano e persino una serie di documenti scottanti risalenti alla guerra è all’epilogo, un epilogo che ha del sorprendente e anche del sovrannaturale, con quella conclusione che può lasciare delusi ma che in realtà è il degno finale di una storia assolutamente lineare. E’ difficile, per chi non abbia avuto dai 15 anni in su nel 1971 capire il fascino che questo sceneggiato suscitò; per la prima volta in una edizione televisiva si vedeva una storia che mescolava con sapienza tanti elementi generalmente appartenenti al mondo della cinematografia horror o thriller, quella delle spy story o del fantastico. Questi elementi confluiscono tutti in un’unica storia che trasporta lo spettatore attraverso il tempo e una città Roma, che appare magica, fatata. La presenza di un cast assolutamente omogeneo come qualità recitativa, tutti professionisti impeccabili aggiunge valore allo sceneggiato; da Pagliai alla splendida Carla Gravina, da Checchi a Hintermann attraverso le figure degli altri caratteristi dell’opera si arriva ad un’integrazione assolutamente perfetta tra la storia e i suoi interpreti. Sono passati più di quarant’anni dal ciak si gira di Il segno del comando; molti degli attori che parteciparono a quell’esperienza sono ormai scomparsi.

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La conferenza di Foster

Non ci sono più Massimo Girotti, il bravissimo e ambiguo Powell dello sceneggiato e non c’è più Carlo Hintermann, scomparso ormai 25 anni fa, è morto Franco Volpi, grandissimo nel ruolo del principe Anchisi ed è morto Andrea Checci, il bonario commissario Bonsanti. Sono scomparsi personaggi minori del film come Serena Michelotti, la zingara e Augusto Mastrantoni, il colonnello Tagliaferri, Leopoldo Valentini (il custode del cimitero) e Roberto Bruni (Barengo),Amedeo Girardi ( il sarto Paselli) e Franco Angrisano (l’intermediario)….

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Resta lo sceneggiato, un’opera così affascinante da essere ormai diventata, nell’immaginario collettivo, la summa di quello che uno spettatore pò chiedere ad un’opera di finzione, uno sceneggiato che ancora oggi conserva quasi del tutto intatto il fascino che emanava in un tempo ormai tanto distante da noi. Un tempo in cui la tv era in bianco e nero e in cui ci si sedeva davanti alla tv in massa, in attesa spasmodica del proseguimento dell’opera, della famosa “puntata successiva” Vent’anni dopo l’uscita dello sceneggiato,sull’onda del mito che ormai aleggiava attorno al leggendario Segno del comando, il regista D’Anza rielaborò la sceneggiatura dell’opera ricavandone un romanzo che nelle intenzioni doveva chiarire i punti rimasti oscuri dello sceneggiato. Quell’opera, che ebbe un ottimo successo, venne distribuita dalla Newton Compton Editore, specializzata in opere vendute a basso costo.

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A sinistra: Massimo Girotti (Powell)

La prima edizione costava 2000 lire, un euro odierno e si faceva leggere con piacere e scorrevolezza. Il segno del comando è opera di facile visione; esistono i dvd della Elleu multimedia, casa di distribuzione che noi appassionati non dovremmo mai smettere di ringraziare e che ha permesso a tantissime persone di rivedere l’opera così come su Youtube ci sono diverse versioni, tutte complete, dell’opera televisiva. Quella qualitativamente migliore, ricavata proprio dai dvd Elleu è disponibile a questo indirizzo:                          http://youtu.be/6lcFAI4zHp4. All’utente Nino, autore del caricamento online va il mio personale ringraziamento anche per l’opera meritoria di aver messo a disposizione di tutti autentiche perle passate in tv in un’epoca ormai preistorica come la fine degli anni sessanta e gli inizi dei settanta, ovvero Donna d’onore e Il dipinto, Philo Vance e Nero Wolfe, Vita di Leonardo Da Vinci e Joe Petrosino, L’enigma delle due sorelle,Ho incontrato un’ombra, La traccia verde. In ultimo, non posso non accennare al remake dello sceneggiato diretto nel 1992 da Giulio Onesti;ambientato a Parigi invece che a Roma, con Powell e Elena Sofia Ricci nei ruoli rispettivi di Foster e Lucia, il remake è assolutamente da dimenticare e non ha nemmeno un briciolo della suspence, dell’ambientazione di tutte quelle componenti insomma che fecero la fortuna della prima edizione.

Il segno del comando banner personaggi

Ugo Pagliai: Edward Forster
Zuma Spinelli: la portinaia
Carla Gravina: Lucia
Gino Maringola: il portiere dell’albergo
Silvia Monelli: la signora Giannelli
Rossella Falk: Olivia
Carlo Hintermann: Lester Sullivan
Giovanni Attanasio: lo sconosciuto
Luciano Luisi: il telecronista
Massimo Girotti: George Powell
Laura Belli: amica di Edwar
Luciana Negrini: amica di Edwar
Paola Tedesco: Barbara
Serena Michelotti: la zingara
Giorgio Onorato: il posteggiatore
Lucia Modugno: una donna
Adriano Micantoni: maresciallo
Augusto Mastrantoni: col. Tagliaferri
Angiola Baggi: Giuliana
Leopoldo Valentini: custode del cimitero
Franco Volpi: Raimondo Anchisi
Luisa Aluigi: una bibliotecaria
Franco Odoardi: banditore
Roberto Bruni: Prospero Barengo
Giancarlo Palermo: cameriere
Amedeo Girardi: il sarto Paselli
Anna Segnini: suora
Franco Angrisano: l’intermediario
Pietro Villani: spiritista
Armando Brancia: portiere di notte
Vittoria Di Silverio: la donna con la spesa
Andrea Checchi: comm. Bonsanti
Giorgio Gusso: il prete
Jolanda Modio: una ragazza
Paola Arduini: la telefonista
Ferruccio Scaglia: il direttore d’orchestra
Evar Maran: il rigattiere
Enrico Lazzareschi: un muratore
Vittorio Duse: primo operaio
Aleardo Ward: secondo operaio
Attilio Fernandez: il maggiordomo
Silvana Buzzo: la cameriera
Armando Anselmo: un cieco
Gualtiero Isnenghi: un bibliotecario
Bianca Manenti: una bibliotecaria

 

Il segno del comando banner cast

Ideatore Flaminio Bollini e Dante Guardamagna
Regia Daniele D’Anza
Sceneggiatura Giuseppe D’Agata, Flaminio Bollini, Dante Guardamagna e Lucio Mandarà

 

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Nun me lo dì stanotte

a chi hai stregato er core

la verità fa male

lasciame ’sta visione pe’ sperà

din don din don amore

cento campane stanno a dì de no

ma tu ma tu amore mio

se m’hai lasciato ancora nun lo dì

no nun lo di’ nun parlà

sei una donna o una strega chissà?

Me resta ‘na speranza, la speranza di quer sì…

din don, din don amore

cento campane stanno a dì de no

ma tu ma tu amore mio

se m’hai stregato dimmelo de sì

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Franco Volpi (il principe Anchisi)

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Incipit del romanzo “Una berlina targata Gran Bretagna si arrestò davanti a un austero portone di via Margutta, all’altezza dello stabile contrassegnato dal numero 53/B. L’auto – una Jaguar un po’ vecchiotta – era molto impolverata, come se avesse compiuto un lungo viaggio. Era una tarda mattinata di primavera, una classica giornata del marzo romano, quando l’aria frizzante sa di verde anche se non si scorgono né alberi né giardini. Dalla Jaguar scese un uomo vestito con sobria eleganza, biondo e con gli occhi azzurri, sui trentacinque-quarant’anni; un tipo disinvolto e piuttosto sicuro di sé, dall’aria inconfondibilmente britannica. Pareva compiaciuto di trovarsi nella lunga e stretta strada tradizionalmente abitata dagli artisti, sulla quale si affacciavano numerose le botteghe degli antiquari, dei falegnami e dei corniciai. Prese dall’auto una borsa di pelle e si soffermò ad osservare una targa che spiccava accanto al portone, scritta in caratteri neoclassici: «Studi di pittura e di scultura». Poi, con passo deciso, varcò la soglia del 53/B.” Finale del romanzo Non c’era nessuno, ad eccezione di una donna che era seduta ad un tavolo e volgeva le spalle all’entrata. La capigliatura chiara, lo scialle antico… Edward si portò davanti alla donna. Non era Lucia. Aveva capelli grigi con striature bionde e indossava un costume zingaresco. La faccia, che certamente un tempo era stata bella, era solcata da una infinità di rughe. Appariva molto vecchia, ma non era possibile definirne l’età. La donna sorrise a Edward. “Perchè mi guardi così? Siediti” Edward si calò lentamente su una sedia, dall’altra parte del tavolo. “Cercavo un’altra persona…” “Non cercavi di certo me”, disse ridendo la donna. Come ipnotizzato, Edward non smetteva di fissarla. “Sai chi sono io?” Edward non rispose. Lei continuò a ridere. “Io sono una strega…Vuoi bere?” Protese una brocca di vino nero verso il bicchiere che era davanti a Edward, il quale fece segno di no e coprì il bicchiere con le mani. “E’ genuino. Io bevo solo questo” “Anche…anche lei viene qui tutte le sere?”, riuscì a dire Edward. “Come Lucia?” “Sì. La conosce?” “Tutti qui la conoscono” Con gli occhi sbarrati, Edward deglutì per poter parlare. “La supplico, mi dica qualcosa di Lucia” “Posso raccontarti qualcosa del suo passato. Te l’ho detto che sono una strega” Edward annuì. La donna spostò altrove il suo sguardo. “Lucia era figlia illegittima di uno dei principi Anchisi. Aveva un carattere libero e ribelle. Fece la modella di Marco Tagliaferri e poichè l’amava si unì a lui…” “Continui, la prego” “Tagliaferri sapeva di essere Ilario Brandani reincarnato e passò la sua breve vita a dipingere e a cercare, con ogni pratica magica, ciò che avrebbe potuto salvarlo” “Che cosa lo avrebbe salvato?” L’interesse di Edward si era fatto spasmodico. “Ancora non sai che cos’è il Segno del Comando?”, disse ridendo la donna. “Eppure, da quando sei a Roma lo porti conte…” Edward rimase interdetto, sconvolto. “Il medaglione!” La donna fece segno di sì, poi assunse un’espressione seria. “Brandani lo incise il 31/03/1771, ma non potè goderne il potere perchè proprio quel giorno…” “Quale potere?” “Quello di prolungare la vita se è troppo breve, rispose con semplicità la donna”. Quindi riprese: “Proprio quello stesso giorno Vitali, l’organista, lo uccise e glielo rubò”. I lineamenti della donna si indurirono. “Poi, quando Vitali si sentì vicino a morire, perchè per il delitto che aveva commesso non poteva che morire, lo nascose” “E Tagliaferri lo cercò inutilmente…” “Sapeva che non poteva essere lontano da un certo luogo, la piazza che addirittura dipense, ma non riuscì a trovarlo. Morì prima dell’alba del 31/03. Cento anni fa.” “Come morì Tagliaferri?” “Lo trovarono annegato nel Tevere. Dissero che era stato il vino. Questo vino.” La donna bevve. Edward restò a guardarla. “E…Lucia?” “Si lasciò morire nello studio di via Margutta. Ma le fu concesso di continuare a cercare il medaglione.” “Le fu concesso…? Da chi?” Lo sguardo della donna si fece serio e penetrante. “Tu vivi in un mondo di certezze. Non varcare questo limite, non ti è consentito. Lucia voleva trovare il Segno del Comando per interrompere la catena maledetta delle reincarnazioni…” “Quando lo ha trovato?” “Tu non eri ancora nato, e neppure questo secolo” Le domande che assillavano Edward gli davano un’aria eccitata, febbrile. “Altri lo cercavano…e Lucia era…stava con loro…” La donna sorrise. Aveva un sorriso piacevole, giovanile. “Lucia era rimasta legata al vincolo di sangue con Anchisi. Il principe e i suoi amici se ne servivano per cercare contatti con l’aldilà. Ma Lucia doveva dare a te il medaglione, perchè tu eri il predestinato” Edward si versò un pò di vino. Aveva bisogno di bere qualcosa. “Ma dov’è Lucia? Poichè le devo la vita, vorrei…” “Non verrà”, disse la donna scuotendo il capo. “Non verrà mai più”. Edward si alzò e si portò la mano a una tasca. “Vai. Torna al tuo paese e ai tuoi studi.” “Volevo almeno restituirle il medaglione”, disse Edward mostrandolo alla donna. Lei lo prese, lo rigirò nel palmo della mano e glielo restituì. “Il Segno del Comando…Ora non è che un bel medaglione. Puoi tenerlo. Conservalo come un ricordo di Lucia.” Edward retrocedette lentamente, poi voltò le spalle alla donna e raggiunse le scale. In quel momento stava scendendo un uomo che portava una chitarra. Edward se lo ricordò: sembrava gemello del servitore (o era il padrone?) che si occupava della mescita. Edward incrociò l’uomo dalla chitarra e uscì. Il nuovo venuto si avvicinò alla donna: le parlò con estrema dolcezza. “E’ tardi, Lucia” “Sì, si è fatto tardi” Mentre le luci si facevano ancora più fioche, l’uomo si appoggiò a una parete, e si mise a cantare accompagnandosi con la chitarra. “Nun me lo dì stanotte a chi hai stregato er core. La verità fa male, lasciame ‘sta visione per sperà.” Il segno del comando banner gli oggetti Il segno del comando Gli oggetti 6

L’orologio in possesso del colonnello tagliaferri, opera dell’orafo Brandani

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Il pugnale con la lama che scatta ogni 13 colpi, opera dell’orafo Brandani

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Il messaggero di pietra che custodisce due segreti…

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La tela di Marco Tagliaferri 

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Particolare della piazza con rudere romano

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Il medaglione magico di Lucia

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La tomba di Marco Tagliaferri

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Ugo Pagliai, Edward Foster

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Carla Gravina, Lucia

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Andrea Checchi, il commissario Bonsanti

Il segno del comando -Angiola Baggi

Angiola Baggi, Giuliana nipote del colonnello Tagliaferri

Il segno del comando -Augusto Mastrantoni

Augusto Mastrantoni, il colonnello Tagliaferri

Il segno del comando -Carlo Hintermann

Carlo Hintermann,Sullivan

Il segno del comando -Silvia Monelli

Silvia Monelli, la signora Giannelli

Il segno del comando -Paola Tedesco

Paola Tedesco, Barbara

Il segno del comando -Rosella Falck

Rossella Falk, Olivia

Il segno del comando -Massimo Girotti

Massimo Girotti, Powell

Il segno del comando -Franco Volpi

Franco Volpi, il principe Anchisi

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L’edizione Newton Compton del romanzo di D’Anza

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L’ultima scena dello sceneggiato

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Il nascondiglio

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Nel cimitero degli Acattolici

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Uno degli incubi di Edward Foster

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Edward, Lucia e … Il segno del comando

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La bella segretaria di Powell,Barbara

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Via Margutta 33, la casa di Marco Tagliaferri

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Lucia

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Il ritratto di Tagliaferri

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Il giorno fatidico

 

Di seguito il finale del romanzo di D’Anza,differente dallo sceneggiato televisivo;era quello che il regista avrebbe voluto ma che per varie ragioni rimase solo nella stesura del romanzo.

 

Edward camminava lentamente senza guardarsi intorno, come se conoscesse perfettamente la strada. Infatti riuscì a trovare ciò che cercava. O forse ciò che cercava si fece trovare. Ad un certo punto si trovò davanti ad un vecchio e basso edificio sul quale spiccava, bianca su nero, l’antica insegna ottocentesca: «TAVERNA DELL’ANGELO». Il cuore gli batteva forte quando, oltrepassato lo stretto ingresso, discese la breve scala curva e si trovò nel vasto scantinato dal soffitto a botte. Le lampade a petrolio e alcune torce infisse alle pareti illuminavano a malapena l’ambiente, permettendo di distinguere i due servitori che parevano usciti da una stampa del Pinelli. Edward riconobbe quello che stava al banco della mescita: allampanato, coi capelli lunghi, la faccia più che mai spettrale. Non c’era nessuno, ad eccezione di una donna che era seduta ad un tavolo e volgeva le spalle all’entrata. La capigliatura chiara, lo scialle antico… Edward si portò davanti alla donna. Non era Lucia. Aveva capelli grigi con striature bionde e indossava un costume zingaresco. La faccia, che certamente un tempo era stata bella, era solcata da una infinità di rughe. Appariva molto vecchia, ma non era possibile definirne l’età. La donna sorrise a Edward. «Perché mi guardi così? Siediti.» Edward si calò lentamente su una sedia, dall’altra parte del tavolo. «Cercavo un’altra persona…» «Non cercavi di certo me», disse ridendo la donna. Come ipnotizzato, Edward non smetteva di fissarla. «Sai chi sono io?» Edward non rispose. Lei continuò a ridere. «Io sono una strega… Vuoi bere?» Protese una brocca di vino nero verso il bicchiere che era davanti a Edward, il quale fece segno di no e coprì il bicchiere con le mani. «È genuino. Io bevo solo questo.» «Anche… anche lei viene qui tutte le sere?», riuscì a dire Edward. «Come Lucia?» «Sì. La conosce?» «Tutti qui la conoscono.» Con gli occhi sbarrati, Edward deglutì per poter parlare. «La supplico, mi dica qualcosa di Lucia.» «Posso raccontarti qualcosa del suo passato. Te l’ho detto che sono una strega.» Edward annuì. La donna spostò altrove il suo sguardo. «Lucia era figlia illegittima di uno dei principi Anchisi. Aveva un carattere libero e ribelle. Fece la modella di Marco Tagliaferri e poiché l’amava si unì a lui…» «Continui, la prego.» «Tagliaferri sapeva di essere Ilario Brandani reincarnato e passò la sua breve vita a dipingere e a cercare, con ogni pratica magica, ciò che avrebbe potuto salvarlo.» «Che cosa lo avrebbe salvato?»
L’interesse di Edward si era fatto spasmodico. «Ancora non sai che cos’è il Segno del comando?», disse ridendo la donna. «Eppure, da quando sei a Roma lo porti con te.» Edward rimase interdetto, sconvolto. «Il medaglione!» La donna fece segno di sì, poi assunse un’espressione seria. «Brandani lo incise il 31 marzo 1771, ma non poté goderne il potere perché proprio quel giorno…» «Quale potere?» «Quello di prolungare la vita se è troppo breve», rispose con semplicità la donna. Quindi riprese: «Proprio quello stesso giorno Vitali, l’organista, lo uccise e glielo rubò». I lineamenti della donna si indurirono. «Poi, quando Vitali si sentì vicino a morire, perché per il delitto che aveva commesso non poteva che morire, lo nascose.» «E Tagliaferri lo cercò inutilmente…» «Sapeva che non poteva essere lontano da un certo luogo, la piazza che addirittura dipinse, ma non riuscì a trovarlo. Morì prima dell’alba del 31 marzo. Cento anni fa.» «Come morì Tagliaferri?». «Lo trovarono annegato nel Tevere. Dissero che era stato il vino. Questo vino.» La donna bevve. Edward restò a guardarla. «E… Lucia?» «Si lasciò morire nello studio di via Margutta. Ma le fu concesso di continuare a cercare il medaglione.» «Le fu concesso…? Da chi?» Lo sguardo della donna si fece serio e penetrante. «Tu vivi in un mondo di certezze. Non varcare questo limite, non ti è consentito. Lucia voleva trovare il Segno del comando per interrompere la catena maledetta delle reincarnazioni…» «Quando lo ha trovato?» «Tu non eri ancora nato, e neppure questo secolo.» Le domande che assillavano Edward gli davano un’aria eccitata, febbrile. «Altri lo cercavano… e Lucia era… stava con loro…» La donna sorrise. Aveva un sorriso piacevole, giovanile. «Lucia era rimasta legata al vincolo di sangue con Anchisi. Il principe e i suoi amici se ne servivano per cercare di avere contatti con l’aldilà. Ma Lucia doveva dare a te il medaglione, perché eri tu il predestinato.» Edward si versò un po’ di vino. Aveva bisogno di bere qualcosa. «Ma dov’è Lucia? Poiché le devo la vita, vorrei…» «Non verrà», disse la donna scuotendo il capo. «Non verrà mai più.» Edward si alzò e si portò la mano a una tasca. «Vai. Torna al tuo paese e ai tuoi studi.» «Volevo almeno restituirle il medaglione», disse Edward mostrandolo alla donna. Lei lo prese, lo rigirò nel palmo della mano e glielo restituì. «Il Segno del comando… Ora non è che un bel medaglione. Puoi tenerlo. Conservalo come un ricordo di Lucia.» Edward retrocedette lentamente, poi voltò le spalle alla donna e raggiunse le scale. In quel momento stava scendendo un uomo che portava una chitarra. Edward se lo ricordò: sembrava gemello del servitore – o era il padrone? – che si occupava della mescita. Edward incrociò l’uomo dalla chitarra e uscì. Il nuovo venuto si avvicinò alla donna: le parlò con estrema dolcezza. «È tardi, Lucia.» «Sì, si è fatto tardi.» Mentre le luci si facevano ancora più fioche, l’uomo si appoggiò a una parete, e si mise a cantare accompagnandosi con la chitarra.

«Nun me lo di’ stanotte a chi hai stregato er core. La verità fa male, lasciame ‘sta visione per sperà. Din don, din don, amore, cento campane stanno a di’ de no, ma tu, ma tu, amore mio, se m’hai lasciato, ancora nun lo di’. No, nun lo di’, nun parlà, sei una donna o una strega, chi sa. Me resta la speranza, la speranza de quer sì. Din don, din don, amore, pure le streghe m’hanno detto no, ma tu, ma tu, amore mio, se m’hai stregato dimmelo de sì.»

FINE

aprile 15, 2013 Posted by | Serie tv | , , | Lascia un commento

Mio Dio, come sono caduta in basso

La giovane e bellissima marchesa Eugenia di Maqueda sta per sposare Raimondo Corrao, plebeo; lei probabilmente è anche innamorata di lui, Raimondo ha bisogno di un titolo nobiliare. La ragazza, allevata dalle suore, è completamente a digiuno delle cose del sesso, così attende con curiosità la prima notte di nozze. Ma, durante l’approccio del marito, i due vengono interrotti da un telegramma.

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Chi scrive è il padre della ragazza, che racconta ai due stupefatti coniugi di essere il padre di entrambi. Come rivelato da un diario nascosto in un cassetto della specchiera della camera da letto, il padre, rimasto privo di parte della virilità durante la guerra d’Africa, tornato a casa si fa sostituire nel talamo dal suo fedele attendente, in modo da poter dare un erede maschio alla sua casata, sopratutto per non perdere un’ingente eredità.

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Mio dio come sono caduta in basso 1

Il trucco funziona parzialmente, perchè la moglie del barone resta incinta, ma scopre l’inganno e poco dopo aver dato alla luce Raimondo, muore. Mentre il barone, da quel momento, si da alla bella vita, per Eugenia inizia una vita lontana dalle tentazioni del mondo tra le suore di un collegio.

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La scoperta del rapporto di parentela costringe i due ad una vita casta; ma Eugenia è giovane e vogliosa, così, dopo essersi offerta ad un barone francese, seduttore impenitente, viene da questi rifiutata perchè vergine. Disperata, Eugenia rivolge le sue attenzioni su Silvano, focoso autista della famiglia. Mentre Raimondo si immerge nei piaceri della lettura di D’Annunzio, Eugenia sperimenta i piaceri della carne con il giovane Silvano. La storia finisce perchè Silvano viene arrestato per furto.

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Così, mentre Raimondo parte per la guerra d’Africa, Eugenia si dedica alle opere pie, sempre sospirando l’amore e le gioie della carne. Durante la guerra si imbatterà proprio in Silvano, rimasto gravemente ferito al fronte. Dopo una breve avventura saffica con una sua libertina conoscente, Eugenia, rimasta vedova, si rifugia a Parigi, meditando il suicidio. Ma qui verrà raggiunta da Silvano, che non l’ha dimenticata, e i due ritroveranno l’amore.

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Diretto da Luigi Comencini, Mio Dio come sono caduta in basso è una commedia con intenti satirici; la diversa interpretazione dei ruoli maschili e femminili nell’Italia di inizio secolo, nel meridione, per l’esattezza, è una delle chiavi di lettura del film. Che resta sospeso tra la commedia, a tratti graffiante, e la pochade, quasi un romanzo d’appendice di Liala. Grazie a costumi raffinati e ad una splendida fotografia, Comencini ritrae una Sicilia peccaminosa dietro la parvenza di moralità, simboleggiata dal tradimento boccaccesco del barone,

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che sacrifica la virtù della moglie per i soldi, dall’atteggiamento del gattopardesco Raimondo, dalle pulsioni erotiche di Eugenia, personaggio in bilico tra la morale imposta da un’educazione assolutamente repressiva e le pulsioni della carne e dei sentimenti. Il tutto si dipana attraverso una storia che si lascia guardare con piacere, a tratti beffarda, a tratti ironica e sarcastica.Sicuramente all’altezza i personaggi, con Alberto Lionello un po sulle  righe nell’interpretazione di Raimondo Corrao,

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di Laura Antonelli, deliziosamente sexy e ingenua in una delle sue migliori interpretazioni. Bene Pagliai, il barone di Maqueda, viveur dedito ad una vita di agi e mollezze, bello il cameo di Rochefort, il barone che rifiuterà le avance di eugenia, perchè attratto solo da donne vissute. E un bravo anche al giovane Michele Placido, che interpreta perfettamente il ruolo dell’autista, futuro amore proibito di Eugenia.

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Cameo per la futura porno star Karin Schubert, nella parte di una disinibita amica di Eugenia. Memorabili le scene della prima notte di nozze, e sopratutto quella della seduzione di eugenia da parte di Silvano, in un casolare; l’uomo si troverà a fare i conti con mutandoni, corpetti, guepiere, una massa di vesti capaci di spegnere sul nascere qualsiasi desiderio sessuale.

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La prima avventura saffica con l’amica, Karin Schubert

Mio Dio, come sono caduta in basso, un film di Luigi Comencini. Con Michele Placido, Laura Antonelli, Alberto Lionello, Rosemarie Dexter, Ugo Pagliai, Lorenzo Piani, Jean Rochefort, Karin Schubert, Carla Mancini
Commedia, durata 110 min. – Italia 1974.

Mio dio come sono caduta in basso banner personaggi

Laura Antonelli: Eugenia Di Maqueda
Alberto Lionello: Raimondo Corrao, marchese Di Maqueda
Michele Placido: Silvano Pennacchini, autista
Jean Rochefort: Barone Henri De Sarcey
Ugo Pagliai: Ruggero Di Maqueda
Rosemarie Dexter: Florida, madre di Eugenia
Karin Schubert: Evelyn
Michele Abruzzo: Don Pacifico

Mio dio come sono caduta in basso banner cast

Regia Luigi Comencini
Soggetto Ivo Perilli, Luigi Comencini
Sceneggiatura Ivo Perilli, Luigi Comencini
Produttore Pio Angeletti, Adriano De Micheli
Casa di produzione Dean Film
Distribuzione (Italia) Titanus
Fotografia Tonino Delli Colli
Montaggio Nino Baragli
Musiche Fiorenzo Carpi
Scenografia Dante Ferretti
Costumi Dante Ferretti

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giugno 30, 2009 Posted by | Commedia | , , , , , | 1 commento