Pauline alla spiaggia
Pauline alla spiaggia,diretto da Eric Rohmer nel 1982 fa parte del ciclo Commedie e proverbi, i cui sei film sono stati girati nel periodo compreso tra il 1981 e il 1987.
Sono tre i cicli ideati dal grande regista parigino,il citato Commedie e proverbi,Sei racconti morali (1962-1972) e Racconti delle quattro stagioni (1990-1998) per un totale di sedici film tutti caratterizzati dallo stile sobrio ed elegante di Rohmer,fine indagatore del quotidiano e efficace illustratore delle vite comuni di gente alle prese con i problemi irrisolti o se vogliamo irresolubili delle umane cose.
Lo sguardo di Rohmer nel ciclo Commedie e proverbi si rivolge con discrezione ad un ambiente preciso,quello degli impiegati e degli studenti la dove nei racconti morali era indirizzato al mondo dell’arte con i suoi scrittori,pittori,musicisti e artisti in genere;lo sguardo attento,indagatore di Rohmer scende ad analizzare i rapporti umani nella loro complessità e difficoltà,senza mai indugiare nelle ideologie che muove la massa dei personaggi analizzati,ma guardandoli nell’ottica del quotidiano,dei rapporti di amicizia o di amore che muovono gli stessi nell’ambito sociale o di relazione di coppia.

In Pauline alla spiaggia (Pauline a la plage),terzo episodio in ordine temporale del citato ciclo Commedie e proverbi le protagoniste principali sono due donne,anche se in realtà ad esse si potrebbero aggiungere anche i due uomini che allacceranno rapporti con le due protagoniste,con sullo sfondo altri due personaggi che potrebbero sembrare minori ma che in realtà allacceranno le loro vite ai quattro,formando un esagono ideale nel quale le vite di tutti finiscono per fondersi in quella che Balzac definiva La commedia umana.
La Pauline del titolo è una ragazza di 15 anni,alle prese con la scoperta dell’adolescenza in tutte le sue problematiche ed immersa in un mondo,quello degli adulti,che la spaventa e che al tempo stesso la attrae e del quale dovrà nel giro di pochi anni far parte obbligatoriamente.
E’ stata in vacanza con i genitori, e ora affronta l’ultima parte delle sue spensierate vacanze con sua cugina Marion, che ha il doppio della sua età e che ha già consumato in fretta un matrimonio,miseramente naufragato e che sembra piuttosto incerta sulle cose della vita.
Le due donne sono accomunate da un ideale;quello dell’amore,agognato e sospirato,visto però dalle due in modi molto differenti.
Per Pauline infatti l’amore è quello adolescenziale,timido e pieno di aspettative mentre per Marion è già un’ultima spiaggia,visto che fino al presente lo ha solo vagheggiato senza però mai incontrarlo veramente.
Sulla spiaggia dove le due si recano,Marion semina cuori infranti;è una bella donna,fisicamente molto attraente e la prima vittima è una sua ex fiamma,Pierre,che ora fa l’istruttore di windsurf.

Pauline invece stringe amicizia con Sylvain,un ragazzo con il quale in breve tempo stringe una relazione amorosa.
Marion per quanto lusingata dalle attenzioni di Pierre gli preferisce l’affascinante Henry,un giramondo reduce anch’esso da un matrimonio fallito e che è immediatamente attratto dalla bella Marion.
Ma tra i due le ambizioni e le attese sono affatto dissimili;Marion è spasmodicamente alla ricerca dell’amore mentre Henry è quasi un sibarita,attratto principalmente dalle grazie fisiche della donna e quindi più portato all’avventura di un’estate che ad una relazione seria.
Da quel momento le relazioni tra le due coppie si intrecciano e si allacciano in modo alle volte tragicomico alle volte quasi drammatico.
Per le due la fine dell’estate e delle vacanze produrrà effetti diversi e sopratutto esperienze che le cambieranno,oltre a riflessioni differenti sul mondo e sulla vita.
La giovane Pauline imparerà che deve vivere la sua età secondo le tappe che la vita stessa pone sulla sua strada mentre Marion dovrà fare i conti con la delusione e con i dubbi che la sua esperienza estiva invece che risolvere ha messo davanti a se.
Delizioso quadretto incentrato su esistenze assolutamente normali prese con un grandangolo che fotografa sentimenti e dubbi,attese e delusioni dei vari protagonisti,Pauline alla spiaggia appare però più profondo del tono apparentemente frivolo della storia,in fondo davvero semplice e quasi banale con lo sfondo di un’estate che sembra favorire davvero l’evasione dal quotidiano e che invece finisce per diventare un’altra tappa della vita delle protagoniste.

Pauline e Marion usciranno dalla loro storia estiva con delle convinzioni diverse e quasi con due maturità e due consapevolezze dissimili.
Alla luce del narrato,sarà proprio Pauline a mostrare un grado di maturità sorprendente;il mondo degli adulti in fondo è abbastanza deludente,meglio vivere il presente e godersi gli attimi e le storie che le si pongono davanti senza ipotecare il futuro.
Marion invece non troverà l’amore,anzi;la sua visione un po romantica e retrò la porterà malinconicamente a riflessioni sia sul suo passato che sul suo presente,ad affrontare il tema scomodo e spinoso delle illusioni e dei sogni irrealizzati.
I lavori di Rohmer come del resto gli altri cinque del ciclo assomigliano in qualche modo a delle pieces
teatrali;tanti piccoli quadri d’assieme,vite guardate con un distacco a tratti divertito a tratti ironicamente distaccato.
Quello che davvero conta è il quotidiano,la vita anonima della persona vista attraverso aspettative e delusioni,ambizioni e disillusioni nell’eterno movimento dell’individuo nella società,un individuo qualsiasi
alle prese con i piccoli e grandi problemi,che possono essere la sfera del sentimento e quindi dell’individuale più intimo in rapporto al sociale,senza però l’indagine o la presa di posizione ideologica.
A Rohmer non interessa minimamente mostrare le idee politiche o il soggettivo culturale in rapporto ai grandi tempi dell’individuo,quanto piuttosto il suo intimo.

E questo fa del regista parigino un fine cesellatore di psicologie;ogni individuo è un universo,che si differenzia dagli altri nella sua intimità,nella sua concezione della vita,comunque e sempre guidato dai sentimenti,la cosa più importante ed individualista della persona.
Alle volte tenero,alle volte cinico,Rohmer non trancia comunque mai giudizi morali con l’accetta;usa il cesello,quasi volesse rimarcare la distanza da quei registi tanto impegnati nel sociale che però finiscono per dimenticare la persona a tutto vantaggio del collettivo.
Nel cast da segnalare le prove assolutamente positive di Arielle Dombasle e della giovane Amanda Langlet;molto bene anche il resto dei protagonisti,tutti misurati,equilibrati.
Come al solito molto bella ed efficace la fotografia,splendida la location di Granville nella Normandia.
Un film misurato,elegante e decisamente affascinante,una delle opere migliori del regista francese,purtroppo di non facile reperibilità in rete.

Pauline alla spiaggia
Un film di Eric Rohmer. Con Arielle Dombasle, Amanda Langlet, Simon De La Brosse, Pascal Greggory, Féodor Atkine, Rosette Titolo originale Pauline à la plage. Commedia, durata 94 min. – Francia 1983.
Amanda Langlet: Pauline
Arielle Dombasle: Marion
Pascal Greggory: Pierre
Féodor Atkine: Henri
Simon de La Brosse: Sylvain
Rosette: Louisette
Silvia Tognoloni: Pauline
Serena Verdirosi: Marion
Sandro Acerbo: Pierre
Sergio Di Stefano: Henri
Fabrizio Manfredi: Sylvain
Emanuela Rossi: Luisette
Regia Eric Rohmer
Produttore Margaret Ménégoz
Casa di produzione Les Films du Losange
Fotografia Nestor Almendros
Montaggio Cécile Decugis, Christopher Tate
Musiche Jean-Louis Valéro
Questo articolo è dedicato alla mia bellissima amica Ylva
L’opinione di fedeleto dal sito http://www.mymovies.it
Rohmer come sempre quando dirige riesce sempre a creare pellicole interessanti che lasciano riflettere sul tema che pone il regista.Questa volta dopo il BEL MATRIMONIO,dirige questo pellicola eccezionale,che riprende il ciclo di commedie e proverbi.Stavolta la trama (diretta e scritta da rohmer) racconta la vacanza di pauline con sua cugina marion,e appena arrivata reincontra un suo vecchio amico pierre ,e poco dopo un uomo dal quale ne viene subito attratta.Pauline anche si fidanza con un ragazzo,ma la gelosia di perre e alcune fatidiche situazioni porteranno a togliere la maschera all’uomo misterioso e si scoprira’ essere un uomo che viene attratto dalle donne ma che non vuole avere un futuro con loro anzi ne gode fisicamente e basta.E come mostra Rohmer nel meraviglioso finale,forse basta solo far finta di niente e autoconvincersi che tutto sia andato bene.La tematica su cui si sofferma rohmer e’ chi troppo parla fa male.Questo lo si vede fin dall’inizio ,il dialogo di marion verso l’uomo misterioso ove lei racconta che ha una voglia matta di innmorarsi e bruciare di passione per qualcuno,saputo cio’ quest’uomo se ne approfittera’ di lei,pierre dice tutto cio’ che pensa e le scenate di gelosia verso marion sono una prova,ma facendo cosi come dice anche marion egli la stufa e rende tutto piu’ noiso.In realta’ e’ tutto un gioco e le prime prese in giro sono le due donne pauline e marion.Grandissimo rohmer con i suoi dialoghi,assolutamente debitore della nouvelle vogue.inoltre alcune scene meritano attenzione,interessante ad esempio la scena iniziale dove si apre il cancello (l’ingresso verso un mondo nuovo) ,e l’uscita(la chiusura di questo mondo che ci si lascia alle spalle come propone di fare marion a pauline nel finale.In conclusione un ottimo film che merita di essere messo tra i capolavori di Rohmer.
L’opinione del sito http://www.glispietati.it
(…) Scolpito sul suo telaio umano/sentimentale irrisolto, il film sfugge ogni interpretazione definitiva, si concede solo al campo delle ipotesi; riferimento per generazioni di cineasti (si pensi al ruolo della “spiaggia” in Ozon) oggi è potenzialmente rivedibile e percorribile all’infinito, come ogni classico che congela il quadrante del tempo.(…)
L’opinione di Baliverna dal sito http://www.filmtv.it
Rohmer costruisce il consueto mosaico, o labirinto sentimentale tra una manciata di personaggi che si incontrano per caso e si frequentano per un breve periodo di tempo. Come al solito all’inizio sembra non succedere niente, ma ecco che si crea un intreccio di amori, attrazioni, respingimenti, inganni e indifferenze, e noi vi restiamo avvolti assieme ai personaggi. I dialoghi – come sempre nel regista francese – giocano un ruolo primario e necessitano di attenzione per essere seguiti. Le battute che andrebbero trascritte su un quaderno sono numerose, perché fanno proprio centro su certi modi di pensare e di parlare delle donne. Rohmer era un grande e acuto osservatore delle persone e del loro modo di comportarsi: qui si direbbe quasi che gli uomini li osservi dal di fuori, mentre delle donne tenti anche di cogliere le pieghe e le sfumature del loro animo, con i complessi giochi interni e le contraddizioni del caso.
Gli attori sono molto in parte, e i loro personaggi sono descritti con precisione e realismo. Guardando il film si pensa spesso che le persone sono così anche nella realtà (nel senso di tipi umani) e che con quelle persone le cose vanno spesso in quel modo. Efficaci ho trovato in particolare il tizio che fa il “vecchio” della situazione, e la bionda cugina di Pauline. E’ proprio il tipo che piace alle donne, e infatti ne ha molte, ma guai a quella che pensasse di essere l’unica, o anche di essere importante. La cugina, dal canto suo, ci casca, si innamora di lui, e si rifiuta di riconoscere che tipo sia anche quando avrebbe motivo per pesanti sospetti. L’ultimo dialogo tra lei e la ragazza è emblematico: entrambe, l’una a torto e l’altra a ragione, si sforzano di vedere gli uomini di cui sono innamorate sotto una buona luce. Il fatto che essi siano sinceri o no è qui marginale; quello che conta è il disinteresse di fondo che le due donne hanno per la verità e la propensione ad ingannarsi, o a vedere gli uomini come più loro aggrada. E’ un finale inaspettato, che lascia forse un po’ il boccone in gola, ma in fin dei conti è anche di grande intelligenza.
La noia

Martin è un insegnante frustrato, in profonda crisi personale dopo la separazione dalla moglie. Geloso (probabilmente) del nuovo rapporto sentimentale costruito da quest’ultima. Conosce Cecilie,una ragazza alquanto strana,dalle forme giunoniche,con un passato oscuro,del quale si vocifera in giro; la conosce casualmente andando a trovare un pittore del quale la ragazza è stata l’ultima modella e inizia così una conversazione con lei, molto limitata.
Cecilie finisce per avere con Martin una relazione prettamente sessuale;tra i due come in Ultimo tango a Parigi, si instaura una relazione fatta esclusivamente di sesso; Martin è soggiogato sia dall’età sia dalle forme voluttuose della ragazza,oltre che dalla sua evidente mancanza di freni morali.
Martin non è innamorato di lei tuttavia ne subisce l’oscuro fascino; l’uomo maturo cede a quello strano gioco delle parti fatto di sesso e di poche parole; si,perchè lei Cecilie,è assolutamente vuota e refrattaria ad ogni sollecitazione. Uno strano gioco delle parti,tra un pigmalione che tale non vuol essere,e la sua allieva,che nello stesso modo respinge il ruolo.
Le continue domande di Martin sul pittore defunto sembrano ad un certo punto diventare una simbiosi tra i due uomini; il gioco si fa sempre più morboso,in una confusione di ruoli angosciante; Cecilie come se nulla fosse, lo coinvolge nella sua vita con casualità.
Lo porta a conoscere i suoi genitori,gli confida la relazione con un suo coetaneo,gli parla del passato amoroso con il pittore;il tutto senza remore,senza coinvolgimento,sopratutto. Sembra che la ragazza viva le cose con distacco,senza provare emozioni ben definite.
La confessione della ragazza di frequentare un altro uomo scatena in Martin ,fino a quel punto desideroso solo di sesso come antidoto alla noia e al tormento personale che lo devasta, il desiderio e la bramosia del possesso; chiede a Cecilie di sposarlo, arriva anche ad offrirle dei soldi,ma la ragazza rifiuta tutto e scompare.
Martin esce nel buio con la sua auto e finisce fuori strada; salvo per miracolo riflette su quello che è accaduto e si lascia andare ad una considerazione scritta alla moglie: “Credo che si debba vivere ad ogni costo”
Tratto da un romanzo di Moravia, La noia ne riprende le tematiche pur cambiando,temporalmente,la situazione logistica e temporale.
Assistiamo ad un percorso di crescita (o involuzione?) di un uomo,che dapprima accetta una relazione puramente edonistica, poi passa al possesso e in seguito perso il giocattolo con cui credeva di potersi trastullare, scopre l’abiezione amorosa,con la gelosia e le meschinità e sempre più giù verso il degrado, fino alla scoperta finale.
Un film freddo e distaccato,La noia. Di un freddo chirurgico che esalta lo squallore dell’esistenza, sospesa tra la noia e la realtà.
La noia (L’ennui) Un film di Cédric Kahn. Con Arielle Dombasle, Charles Berling, Sophie Guillemin, Robert Kramer, Alice Grey. Genere Erotico, colore 122 minuti. – Produzione Francia 1998.


Charles Berling: Martin
Sophie Guillemin: Cecilia
Arielle Dombasle: Sophie, ex moglie di Martin
Robert Kramer: Myers

Regia Cédric Kahn
Soggetto Alberto Moravia
Sceneggiatura Cédric Kahn, Laurence Ferreira Barbosa
Fotografia Pascal Marti
Montaggio Yann Dedet
Musiche Richard Wagner


































































