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Gli anni dei lacrima (lagrima) movie


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Prima di analizzare il fenomeno dei “lacrima” mi sembra giusto avvertire il gentile lettore che l’apparente cinismo delle mie parole è in realtà frutto di un’ironia “macabra” atta ad esorcizzare il malumore che tali film possono procurare. Mi auguro che questo mio particolare stato d’animo possa essere compreso.
Com’è capitato con altri generi cinematografici, non posso che constatare che solo in un paese complesso e straordinario come il nostro si poteva pensare di imbastire decine di film sulle sfortune e sulla morte e nello stesso qual tempo produrre film dalla comicità greve e demenziale: gli anni settanta dell’Italia sono straordinari anche per questo.
I “lacrima” hanno storie e finali risaputi, spesso scontati; tuttavia avviso ugualmente che, al fine dell’analisi, anticipo alcuni finali dei film elencati. Chi conosce il genere capirà che non avrei potuto fare altrimenti.

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Nota del 11 novembre 2014:

Questo articolo è stato redatto da markus per conto del sito http://www.davinotti.com;per un errore è stato attribuito ad altra fonte.Me ne scuso con il vero autore il cui articolo integrale può essere letto sul sito http://www.davinotti.com all’indirizzo http://www.davinotti.com/index.php?option=com_content&task=view&id=175

LE CAUSE E IL SUO “DNA”

Siamo negli anni settanta, il terrorismo ha preso il sopravvento, la gente ha paura, gli scanzonati anni sessanta con “le pinne il fucile e gli occhiali” e “le colline in fiore” sono ormai un ricordo lontano… il mondo è in gran parte sotto dittature sanguinarie, nei giornali si leggono titoli che parlano di morte, di bombe, di centri di tortura cileni… Insomma l’aria è decisamente cambiata già a partire dal 1968 (infatti – è bene chiarire – quando parlo di anni settanta io considero il decennio dal 1968 al 1977/78, mentre gli ultimissimi anni settanta, fino all’81/’82, sono quelli del “riflusso”).
In questo periodo il cinema italiano si cimenta brillantemente nei generi… di tutti i generi! E tra questi, visto il senso di sconforto che serpeggia tra tutti, i produttori rispolverano romanzi e sceneggiature che possano parlare di buoni sentimenti strizzando l’occhio alla voglia di sensazionalismo. Il cinema italiano contava già un certo numero di film per i quali si poteva parlare di “lacrima-movie” e tra tutti è evidente che Incompreso (1966, regia di Luigi Comencini) è il capostipite del genere.
Il “lacrima-movie” necessita (ce l’ha quasi nel suo dna) di una morte, meglio se a seguito di una malattia. Il non plus ultra è il naturale aggrapparsi alla vita del malcapitato: lo spettatore scaltro sa già che il poveretto non avrà scampo (in fondo la storia è sempre quella…), ma la “casalinga di Voghera” no, lei piangerà al pensiero che il “pargolo” (l’ipotetico figlio) potrebbe anche farcela. Accanto, il marito sbuffa pensando ai risultati di calcio e forse alla giovane amante…

FILM PIU’ SIGNIFICATIVI

Il “lacrima” spesso si divide in sottogeneri. Nella stragrande maggioranza dei casi vi si narra la malattia e la morte di un bambino, spesso aggravata dal dramma dei genitori assenti; in altri casi è invece la moglie che muore, con un marito o una famiglia che non si accorge del male; in altri ancora è l’innamoramento ad essere ucciso, per motivi spesso forzati (o meglio raffazzonati!).
Ecco una breve lista esemplificativa:

Incompreso – Vita col figlio (1966): il bambino agonizza a causa di un incidente mentre il padre è stato fino ad allora completamente assente, pensando solo al suo lavoro di successo e dando per scontato che il figlio “ormai è un ometto”… Evidentemente si sbagliava!

Incompreso - Vita col figlio (1966)

Incompreso,vita col figlio

L’ultima neve di primavera (1973): il pargoletto muore sfiancato dal brutto male nelle braccia dell’affascinante padre, il quale è sempre stato assente e capisce che ormai è troppo tardi per riparare… lasciando in lui il tormento per l’errore compiuto.

L’ultima neve di primavera (1973)

L’ultima neve di primavera (1973) foto 2

Due fotogrammi tratti da L’ultima neve di primavera

Bianchi cavalli d’agosto (1974): un raro caso in cui nel finale il bambino viene risparmiato dalla morte. Lo si fa comunque agonizzare quanto basta per strappare le dovute lacrime… Un passo falso, a mio avviso.

Bianchi cavalli d’agosto (1974)

Jean Seberg in Bianchi cavalli d’agosto

La bellissima estate (1974): questa volta c’è una doppia morte: quella del padre a causa di un incidente in formula 1 (inizialmente all’insaputa del figlio) e quella del fanciullo che, disperato, cerca di emulare il padre per raggiungerlo lassù… Straziante. La madre al capezzale può soltanto piangere sul corpo deturpato del figlio; la famiglia è distrutta.

La bellissima estate (1974)

La bellissima estate (1974) foto 2

Due fotogrammi tratti da La bellissima estate; nel secondo l’attrice Senta Berger

Ancora una volta… a Venezia (1974): un insieme di tragedie: la morte, la famiglia sfasciata, un amore non più possibile, ma vediamoci ancora una volta… a Venezia!

L’albero dalle foglie rosa (1975): il bambino scappa da una famiglia ormai distrutta dal divorzio e che non lo accetta; il padre non può lasciarlo, ma un’auto lo travolgerà e porrà fine al delirio. Il pargoletto, ancora in forze, abbraccerà il tronco di un pesco tanto per intonare la sua ultima inutile preghiera… e lo spettatore bramoso lo sa..

L’albero dalle foglie rosa (1975)

Renato Cestè in L’albero dalle foglie rosa

Il venditore di palloncini (1975): questa volta è l’anemia mortale a incombere sul piccino. Uno spettacolo improvvisato del venditore di palloncini allieterà gli ultimi istanti di vita del “condannato”.

Il venditore di palloncini (1975)

Il venditore di palloncini (1975) 1

Il venditore di palloncini

Piange… il telefono (1975): un uomo di mezz’età torna dalla ex moglie per conoscere una figlia che non ha mai visto. Potrebbe essere l’inizio di una nuova vita, di una famiglia tutta per lui, ma la sorte ha in serbo una tragica sorpresa…

Piange... il telefono (1975) 1

Domenico Modugno,interprete di Piange il telefono

Piange... il telefono (1975) 2

Francesca Guadagno dallo stesso film

Il maestro di violino (1976): l’indimenticato Modugno torna nei panni dell’affascinante cinquantenne in questo film in cui si racconta la storia d’amore impossibile tra lui e una ragazzina: una sorta di inno alla pedofilia!

Il maestro di violino (1976) 2

Il maestro di violino (1976) 1

Domenico Modugno e Rena Niehaus in due sequenze tratte da Il maestro di violino

Per amore (1976): in questo caso a “lasciarci le penne” è la moglie di un uomo che, mentre lei agonizza, se la spassa con la bella Janet Agren (come dargli torto…)

Per amore (1976)

Janet Agren nel rarissimo Per amore

Dedicato a una stella (1976): una ragazza nel fior fiore degli anni è gravemente malata di leucemia e trascorre l’ultimo periodo della propria corta vita con un musicista fallito che saprà capirla…

Dedicato a una stella (1976) 1

Dedicato a una stella (1976) 2

Una giovane e bella Pamela Villoresi in Dedicato a una stella

L’ultimo sapore dell’aria (1978): un ragazzino entusiasta della vita e dello sport (nuoto, che pratica con rara tenacia), ha la sfortuna di essere puntato dal dito della malasorte: una rara malattia mortale incombe. Quando lo spettatore vede il pubblico in piedi che applaude al bambino che nuota, sa che di li a poco morirà… il regista Deodato l’ha già sentenziato e morte sia!

L’ultimo sapore dell’aria (1978)

Fotogramma tratto da L’ultimo sapore dell’aria

Questo si che è amore (1978): in questo caso il bambino è consapevole della sua malattia: “i medici lo hanno detto, è già tanto se arriverò a dieci anni…”, ma malgrado ciò si aggrappa alla vita inutilmente, tentando di salvare il matrimonio in grave crisi dei genitori… Una doppia disgrazia insomma, mi pare giusto!

Questo si che è amore (1978)

Sven Valsecchi in Questo si che è amore

Stringimi forte papà (1978): un’intricata vicenda di sentimenti e famiglie sfasciate ambientata in un circo. Ma la morte del padre acquisito del bambino (che ancora rimpiange il defunto papà originario), saprà conquistare cuore del piccolo.

Stringimi forte papà (1978)

Stringimi forte papà

Eutanasia di amore (1978): in questo caso a morire è l’amore, o meglio viene praticata un’eutanasia all’amore (il titolo in realtà racconta già il film…) tra un cinquantenne ed una giovane che vuole avere un figlio. Seppur manchi la morte fisica, il regista Enrico Maria Salerno è capace di strapparci qualche sana lacrima grazie all’ottimo mix dimusiche suggestive e inquadrature da cartolina (d’altronde otto anni prima aveva fatto un’operazione simile con Anonimo veneziano, 1970).

Profumi e balocchi (1980): questa volta è una bambina a morire, scappando da un collegio dove è stata rinchiusa e colpita da una broncopolmonite; i genitori (ma soprattutto la madre) posano l’ipotetico flacone di profumo sul suo tavolino dei trucchi per dedicarsi alla figlia, ma giustamente è troppo tardi…

LA CRISI

Con il periodo del riflusso l’Italia ha voglia di togliersi di dosso i problemi, il terrorismo, il grigiore di anni tremendi sotto molti aspetti; Il pubblico non ne può più della paura di uscire e di lagnarsi di problemi virtuali per non pensare ai propri. Nello stesso qual tempo, nei cinema si proietta con gran successo La febbre del sabato sera (1977, ma uscito in Italia nel 1978), nelle radio impazza la disco, le tv private sempre più colorate e giovani impongono modelli di vita alternativa a quanto offerto sino ad allora: tutti possono essere belli, tutti possono gioire della vita e dei beni materiali.
In un simile contesto il “lacrima” non ha più ragion d’essere (e d’altronde agli inizi degli anni ottanta si era raggiunta una saturazione…): che aggiungere di nuovo al genere? Sì certo, qualcosa è stato fatto ancora (un titolo per tutti Le ultime foglie d’autunno,1988), ma siamo decisamente fuori tempo massimo e gli esiti al botteghino lo confermano.

1 BANNER LACRIMA MOVIE locandine

Incompreso - Vita col figlio (1966) locandina

L’ultima neve di primavera (1973) locandina

Bianchi cavalli d’agosto (1974) locandina

La bellissima estate (1974) locandina

L’albero dalle foglie rosa (1975) locandina

Il venditore di palloncini (1975) locandina

Piange... il telefono (1975) locandina

Il maestro di violino (1976) locandina

Per amore (1976) locandina

Dedicato a una stella (1976) locandina

L’ultimo sapore dell’aria (1978) locandina

Questo si che è amore (1978) locandina

Stringimi forte papà (1978) locandina

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L’ultima neve di primavera (1973) locandina sound

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novembre 9, 2014 - Posted by | Miscellanea |

9 commenti »

  1. Grazie per la presentazione di un genere cinematografico davvero particolare. Ho apprezzato ed imparato; difficilmente mi metterò alla ricerca fei film per una presa di coscienza diretta!

    Commento di lindberg2013 | novembre 10, 2014 | Rispondi

    • Io ho visto solo L’ultima neve di primavera e mi è bastato 🙂

      Commento di paultemplar | novembre 10, 2014 | Rispondi

  2. Questo è un articolo da me redatto nel 2008 per conto del “Davinotti.com”. Credo che le messa on line da parte dell’amministratore di questo blog sia in buona fede perché ritengo (spero) sia stato ingannato dal presunto “autore” citato. Chiarisco sin da subito che questo testo è coperto da copyright e quindi perseguibile penalmente. Direi di non andare oltremodo, anche perché credo sia stata inviata mail ufficiale da parte del “Davinotti.com”.
    Chiedo URGENTEMENTE che venga eliminato quel nome e messa questa fonte: http://www.davinotti.com/index.php?option=com_content&task=view&id=175

    Inutile specificare quale sarà l’azione PENALE successiva se non sarà adottata questa modifica.

    Grazie per la collaborazione.
    Cordiali saluti

    Commento di Markus | novembre 10, 2014 | Rispondi

    • Ti chiedo ufficialmente scusa;sono in evidente buona fede perchè credevo l’autore fosse un altro (citato nell’articolo stesso) e al quale avevo chiesto espressa autorizzazione su facebook,cosa facilmente verificabile se lo ritieni
      Posso tranquillamente rimuovere l’articolo oppure citare la fonte; seguo questa strada,se le cose non andassero bene così scrivimi pure e l’articolo sarà rimosso. 🙂

      Commento di paultemplar | novembre 11, 2014 | Rispondi

      • Sono a conoscenza che il presunto autore l’ha autorizzata a inserire quest’articolo sul suo blog spacciandolo per suo, quindi capisco la buona fede. Se la persona è un suo conoscente o collaboratore, visto i precedenti, le consiglierei di verificare sempre la fonte perché mi pare al quanto un mago del copia-incolla (evidentemente è alla ricerca spasmodica di una querela).
        Per quanto mi riguarda può tenere l’articolo così com’è con la fonte da cui è tratto.

        Grazie
        Cordiali saluti

        Commento di Markus | novembre 11, 2014

  3. Strano, ma quest’articolo pare copiato parola per parola da un altro, pubblicato sul Davinotti nel lontano 2008

    http://www.davinotti.com/index.php?option=com_content&task=view&id=175

    Perché firmarlo come proprio?

    Commento di luigi brambillasca | novembre 10, 2014 | Rispondi

    • Infatti non l’ho firmato come mio,c’è stato un evidente errore perchè ho contattato erroneamente la persona sbagliata per chiedere l’autorizzazione alla pubblicazione.Me ne scuso e provvedo alla rettifica.

      Commento di paultemplar | novembre 11, 2014 | Rispondi

  4. Io credo di averne visto un pezzo di qualcuno di questi ma non saprei dire quale … comunque ottimo articolo retrospettiva su un genere alquanto duro e particolare.

    Domanda: anche una certa cinematografia napoletana con Merola e D’Angelo potrebbe essere inserita in quel genere?

    Commento di loscalzo1979 | novembre 11, 2014 | Rispondi

    • D’Angelo ha interpretato alcuni film con una tematica strappalacrime,ma in realtà ogni prodotto era legato solo ed esclusivamente al suo personaggio mentre la stragrande maggioranza dei musicarelli usava più artisti;Merola ha dato voce cinematografica alla sceneggiata, genere che non amo affatto ma che aveva un suo pubblico.In realtà proprio Merola è rimasto un fenomeno eminentemente meridionale mentre D’Angelo ha avuto un pubblico un po più vasto.Ciao

      Commento di paultemplar | novembre 11, 2014 | Rispondi


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