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Natale in casa Cupiello

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Un uomo,la sua famiglia,le tradizioni,gli affetti;l’essere un candido,rendersi conto che la vita in famiglia in realtà significa anche ferite e lacerazioni,
dolori e invidie,gelosie ecc. e contemporaneamente il capire che la vita non è un “preseppio”,che puoi isolarti nel tuo mondo fatto di ideale bontà e purezza ma che non puoi purtroppo isolarti perchè gli altri sono vicini a te,pronti a ferirti nelle cose a cui tieni di più,a colpire i tuoi sentimenti,volontariamente o no.
Queste sono alcune delle chiavi di lettura dell’opera più intimista di Eduardo De Filippo,trasportata dal teatro sullo schermo nel 1977,a ben 46 anni dalla sua uscita nei teatri.
Correva l’anno 1931 e De Filippo,che aveva esattamente 31 anni essendo nato nel 1900,rappresenta teatralmente il 25 dicembre di quell’anno la sua opera probabilmente più complessa e più densa di significato,la più tormentata se vogliamo,visto che negli anni successivi lo stesso De Filippo la modificò più volte.
Proprio nel 1977,dopo innumerevoli passaggi teatrali e riduzioni televisive ottenute da rappresentazioni a teatro,De Filippo porta sullo schermo l’ennesima variante di quella che è, a tutti gli efetti,una commedia a sfondo tragico.

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Commedia per alcune situazioni farsesche,per alcuni dialoghi che alle volte appaiono surrealmente divertenti o semplicemente ridanciani,tragedia per il suo epilogo,perfettamente in linea però con il fiabesco personaggio di Luca Cupiello, il “Lucariello” che con la sua presenza dolente e indolente,seria e scherzosa,farsesca e tragica scorazza per tutto il film,divertendo e infine lasciando l’amaro in bocca allo spettatore.
Perchè Lucariello è il buono che c’è in noi,la fiducia nel prossimo e nella vita,l’ideale utopistico.
Non è un santo,Lucariello, “tiene e difiett
Ma è convinto che gli altri,pur con i difetti inevitabili,siano un’umanità degna di essere conosciuta,con cui convivere anche se alle volte questa convivenza va stretta.
Il presepio è la naturale conseguenza di questa visione,molto ingenua,che Lucariello ha della vita;è contemporaneamente un modo per sfuggire ad un presente opprimente con il carico quotidiano di noia, di amarezze,di delusioni (come il tormentato rapporto con suo figlio) e dall’altro lato l’evasione in un mondo suggestivo e pulito,quello della natività.
Che a Napoli è la tradizione,un continuum con il passato ma anche con il futuro,qualcosa da tramandare perchè pulito,pieno di speranza.
La realtà delle cose è ben diversa,naturalmente.

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Nel quodiano della famiglia Cupiello convivono le anime speculari dell’umanità.
C’ è la moglie Concetta,la vera anima pratica della famiglia,costretta a districarsi nelle difficoltà del quotidiano,con un figlio impudente e fanullone,un cognato mal sopportato,un marito quasi etereo,una figlia fonte di continue preoccupazioni.
C’è Tommasino,il rampollo dei coniugi Cupiello,ladro,fannullone,quello che oggi qualcuno chiamerebbe “bamboccione”,viziato un po troppo dalla madre e in perenne conflitto con il padre.
Ancora,c’è Ninuccia,la primogenita,una donna in bilico tra un matrimonio praticamente fallito (con il benestante Nicolino) e l’amore impossibile nutrito per Vittorio,più giovane e fascinoso di Nicolino benchè decisamente più povero,che ama però teneramente Ninuccia.
Infine due personaggi quasi di contorno,ovvero Pasqualino,fratello di Luca,domiciliato in casa di quest’ultimo e Nicolino,marito di Ninuccia,un parvenu arricchito che è in realtà solo un greve e rozzo popolano arricchito,che considera la moglie una proprietà intangibile.
Questo microcosmo,che sembra una proiezione di un piccolo paese,vive il giorno prima della vigilia una commedia che si trasformerà,nei passi successivi,in una tragedia.
Dalle difficoltà di Luca di adeguarsi al suo squallido presente,alleviato solo dalla costruzione dell’opera alla quale tiene veramente,la costruzione del presepe,ai lamenti del fratello che si lamenta per non aver trovato più al risveglio il cappotto e le scarpe

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(sottratte dal diabolico Tommasino e vendute) alla rassegnata presenza di Concetta,costretta a dover mediare fra quelle persone così poco rispettose della sua presenza all’arrivo di Ninuccia,che distrugge il presepe in una crisi isterica,pronta a lasciare finalmente
suo marito,perdendo sbadatamente la lettera in cui confessa il tradimento e la sua decisione di scappare con Vittorio, alla crisi di Concetta che sviene,tutta la prima parte del film sembra mostrare un quadro tipico del proletariato urbano,in fondo non dissimile da quello di un’altra famiglia dello stesso ceto.
La commedia inizia a mutare pelle nella parte centrale,ovvero nel giorno della vigilia,quando alcune pure casualità si trasformeranno in casus belli e sfoceranno nella tragedia finale.
L’arrivo di Tommasino con Vittorio,suo amico,del quale ignora la relazione con la sorella e la consegna della lettera di Ninuccia,raccolta dall’inconsapevole Luca e consegnata a Nicolino avviano la commedia alla sua parte finale,attraverso equivoci,incomprensioni e situazioni paradossali e comiche.
La scoperta dell’adulterio avviene nel momento culmine della storia;Luca, Pasqualino e Tommasino,che ignorano quello che è accaduto,vestiti da Magi trovano Concetta svenuta dopo che Nicolino ha scoperto Vittorio e Ninuccia abbracciati.
L’ultima parte è quella liricamente più dolente.
Luca è colto da un colpo apoplettico alla scoperta della relazione di sua figlia.

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Il mondo perfetto in cui credeva,l’oasi di pace e tranquillità relativa,il suo mito della famiglia unita si è dissolto.
Nel suo letto di dolore,Luca vede ormai altro;delira,vaneggia,confonde il mondo reale e quello fantastico che ha costruito.
E mentre vicini,la moglie,il figlio ed altri protagonisti lo assistono affettuosamente lui vagheggia un fantastico presepe,paradigma di una vita semplice,sperata e che per lungo tempo si è illuso quasi essere reale.
Le ultime scene del film sono le più commoventi:Luca chiede a Tommasino se gli piace il presepe e il ragazzo,finalmente,lo accontenta dicendogli si.
La trasposizione tv è molto fedele al testo teatrale:
“Ottenuto il sospirato “si”, Luca disperde lo sguardo lontano, come per inseguire una visione incantevole: un Presepe grande come il mondo, sul quale scorge il brulichio festoso di uomini veri, ma piccoli piccoli,
che si danno un dà fare incredibile per giungere in fretta alla capanna, dove un vero asinello e una vera mucca, piccoli anch’essi come gli uomini, stanno riscaldando con i loro fiati un Gesù bambino grande grande che palpita e piange,
come piangerebbe un qualunque neonato piccolo piccolo…
Luca (perduto dietro quella visione, annuncia a se stesso il privilegio) Ma che bellu Presebbio! Quanto è bello!
Cala la tela.”
Con la morte di Luca è come se si spegnesse la luce.
Non c’è spazio per i sogni.
La realtà è ben crudele e gli esseri umani altro non sono che barche alla deriva.

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Luca ha avuto la fortuna,il privilegio come dice Eduardo,di vedere il mondo come dovrebbe essere,in speculare e opposto modo nel quale è realmente.
Il successo dell’opera di Eduardo è rimasto sempre inalterato,fin dalla sua uscita.
L’indubbia bravura di Eduardo nel tratteggiare le figure umane più popolari,il tema stesso della piccola saga familiare,i personaggi oltre modo riusciti dei vari Tommasino,Luca,Concetta eccetera sono da sempre dei totem per il teatro
così come Natale in casa Cupiello è tradizionalmente una delle opere più importanti della storia del nostro teatro del novecento.
La versione tv (poi passata anche nei cinema) del 1977 è,stilisticamente ineccepibile.
Bravi gli attori,dallo stesso Eduardo a Luca De Filippo,alla bravissima Pupella Maggio a Gino Maringola a Lina Sastri; tuttavia la presenza del colore toglie più che aggiungere qualcosa a quella insuperata qualitativamente del 1962,
che in un vivido bianco e nero,più adatto alla tragicommedia rappresentata,affascina sicuramente di più.
Per i pochi che non avessero mai visto quest’opera imprescindibile per la nostra cultura contemporanea,suggerisco la visione dello stesso su:
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-d5a1a3da-053a-4762-9422-dc5fe1618ec7.html.
Per chi volesse vederlo off line,quindi in download basta incollare questo indirizzo nel sito www.http://pasty.link/

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Natale in casa Cupiello
Un film di Eduardo De Filippo. Con Eduardo De Filippo, Pupella Maggio, Luca De Filippo, Lina Sastri, Angelica Ippolito .Riduzione teatrale – Italia 1977.

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Pupella Maggio … Concetta
Eduardo De Filippo … Luca Cupiello
Luca De Filippo … Tommasino
Gino Maringola … Pasquale
Lina Sastri … Ninuccia
Luigi Uzzo … Nicola
Franco Folli … Raffaele
Marzio Honorato … Vittorio
Linda Moretti … Carmela
Marina Confalone … Olga Pastorello
Marisa Laurito … Rita
Lidia Ferrara … Maria
Bruno Marinelli … Alberto
Maria Facciolà … Armida
Sergio Solli … Luigi

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“Lucariè…Lucariè…scetate,song’ e nove”

“Luca Dove siamo arrivati? Oramai sei un giovanotto, non sei più un bambino. Io non sono eterno. I soldi ci vogliono. Dopo Natale, viene il sarto, porta i campioni e ti fai un bel vestito di stoffa pesante, questo che tieni addosso ormai è partito. Ti faccio pure due camicie. Un vestito e due camicie. (indica il presepio, ammiccando) Te piace, eh? Te piace!
Tommasino (annodandosi la cravatta) No
Luca Bè, certo adesso è abbozzato, non si può dare un giudizio, è giusto. Ti compro pure due cravatte, E per Natale ti regalo dieci lire, così se ti trovi con gli amici, puoi offrire pure tu qualche cosa, e fai bella figura. (indicando un altro punto del presepe) Qua faccio il laghetto e dalla montagna faccio l’acqua vera!
Tommasino (scettico) Già, l’acqua vera!
Luca Sì, l’acqua vera. Metto l’interoclisemo dietro, apro la chiavetta e scende l’acqua. Te piace, eh?
Tommasino No
Luca E’ questione che tu vuoi fare il giovane moderno… ti vuoi sentire superiore. Come si può dire: “non mi piace”, se quello non è finito ancora?
Tommasino Ma pure quando è finito non mi piace”
” E a chi aspettate? Fatelo! Uccidetemi pure… (imprecando contro il suo destino) ma perché sono stata così disgraziata? Però ricordatevi che io non sono più stupida come una volta…. Adesso non potete fare di me tutto quello che volete. I nervi so’ nervi e io non li controllo più comme stongo mo cu ‘e nierve, scasso tutte cose!”

“Certo. E voi fate sempre ricevimenti. Tu hai diritto. Ma vedi un padre che si vede toglire la figlia femmina che si sposa e se ne va…. (si commuove al pensiero) Che vuoi sapere…. Che vuoi sapere…. (fissando Tommasino, considera ed ammette il caso paradossale) Ti potevi sposare a quello. (indica Tommasino) Ti facevo una statua d’oro! (ne ride con gli altri).”

“Tommasino “cara madre, da oggi in poi voglio diventare un bravo giovane. Ho deciso: mi voglio cambiare. Prepararmi…”
Pasquale (interviene pronto e ironico) … ‘a cammisa, ‘a maglia e ‘e cazettine. (come tutta risposta Tommasino lancia violentemente un piatto che va a frantumarsi in mille pezzi ai piedi di Pasqualino; questi si alza di scatto e guarda esterrefatto i cocci sparsi intorno a lui, spaventato di quello che gli poteva capitare se il piatto l’avesse preso in pieno) Neh, Lucarie’, chilo m’ha menato nu piatto!”

dicembre 30, 2016 Posted by | Commedia | , , , , , | Lascia un commento

Oh Serafina

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Un piccolo industriale lombardo, Augusto Valle, ha ereditato dai suoi una fabbrica di bottoni.
L’uomo è però molto più interessato alla natura e in particolare all’ornitologia che al suo lavoro; la fabbrica che possiede realizza i suoi prodotti in maniera tradizionale, essendo Augusto assolutamente nemico della tecnologia.
Accanto alla piccola fabbrica possiede un parco che vale una fortuna e sul quale hanno già puntato gli occhi alcuni speculatori; ma Augusto non ha alcuna intenzione di cedere il piccolo paradiso naturale che il parco rappresenta, anche perchè non è attratto dai soldi.
Ma Augusto un giorno cede alle tentazioni della carne, quando una sua operaia, Palmira Radice, gli si offre con poco pudore.

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Renato Pozzetto

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La seduzione di Palmira

La conseguenza è un matrimonio, dal quale nasce anche un figlio; tuttavia Palmina non sembra affatto realizzata dall’aver accalappiato il padrone della fabbrica e intenderebbe cedere il parco in modo da diventare finalmente ricca.
Visto che Augusto da quell’orecchio non sente, la donna inizia un’opera di seduzione nei confronti del sindaco del paese e dell’assessore all’urbanistica, colpendoli nelle loro debolezze.
Il primo infatti ha un debole per il bondage, mentre il secondo ha un debole per lei.
Seducendoli entrambi Palmina riesce ad avere un’ordinanza restrittiva per Augusto, che viene dichiarato incapace di intendere e di volere e internato in un manicomio.
Qui l’uomo, che mantiene nonostante tutto un candore invidiabile, riesce a ritagliarsi un suo spazio prima di conoscere Serafina Vitali, la ricca figlia di un mercante d’armi che a sua volta è stata internata per aver osato sfidare il padre,per aver avuto una relazione incestuosa con il fratello, per aver dato scandalo durante una festa e successivamente per aver preso a fucilate gli ospiti della stessa al rientro da una battuta di caccia.
I due si innamorano e ben presto sognano una vita insieme fuori dalle mura del manicomio.

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La scoperta di un nuovo amore…

Cosa che accadrà nel momento in cui rinunceranno ai loro rispettivi diritti sulle proprietà; Augusto e Serafina andranno via dal manicomio accompagnati dal figlioletto dell’uomo e da una fedele dipendente dell’ex azienda di Augusto.
Favola moderna in chiave proto ecologista diretta da Carlo Lizzani su un soggetto originale dello scrittore Giuseppe Berto, Oh Serafina è un film a corrente alternata, che mescola un coraggioso tentativo di creare una storia esemplare sul tema della coscienza ecologica con le vicende personali di due persone assolutamente anticonformiste come Augusto e Serafina, viste anche come novelle vittime sacrificali del denaro e dell’arroganza, in un sistema sociale assolutamente impermeabile alla coscienza ecologista e più in generale alla coscienza vera e propria e alla morale.
E’ netto infatti il distacco tra i personaggi positivi del film facilmente individuabili nei due protagonisti e nell’anziana operaia rimasta fedele ad Augusto e i due politici a cui va aggiunta la famiglia di Serafina.

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Dalila Di Lazzaro

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Angelica Ippolito

Un contrasto nettissimo fra idealismo e concretezza spietata, fra la coscienza di Augusto e Serafina che rispettivamente non vogliono la modernità ad ogni costo e che ripudiano il denaro fatto a spese della vita di tanta povera gente (come nel caso di Serafina) e che invece ambirebbero ad una vita più semplice e più coerente con i valori in cui credono.
La favola imbastita da Lizzani si concluderà con un happy end in perfetta armonia con la storia narrata, con i due protagonisti che rinunceranno senza alcun rimpianto al totem del denaro e del successo in cambio di una vita libera da condizionamenti e da falsi obiettivi.
Se il soggetto di Oh Serafina può sembrare abbastanza abbastanza coraggioso per la tematica che intende perseguire, va detto che Lizzani sceglie la strada più tortuosa per esplicarlo.
Il film infatti va a corrente alternata, cadendo spesso nel patetico e indugiando un pò troppo sul sentimentalismo con conseguenze nefaste per lo spettatore; il film a tratti è davvero soporifero, manca di ritmo e sopratutto ha i due protagonisti principali, Augusto e Serafina, interpretati in maniera discontinua rispettivamente da Renato Pozzetto e Dalila Di Lazzaro.

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Ci sono cose buone, molte altre meno buone, in quest’opera che comunque si segnala per alcune scene affascinanti, principalmente quella girata nel parco del manicomio che vede un uccellino mangiare direttamente dalla bocca della Di Lazzaro mentre Pozzetto è circondato da uccellini che non sembrano affatto intimoriti dalla sua presenza.
Un’atmosfera poetica e affascinante che però dura davvero poco e che vede come contro altare cadute di stile come la scena bondage con protagonista Gino Bramieri, il Sindaco, in giarrettiere e calze a rete frustrato sul sedere dalla furba Palmina.
Ombre e luci, quindi, originate più che altro dall’incertezza del soggetto originale, in bilico tra la denuncia sociale e la ricostruzione fiabesca del mondo a se stante nel quale vivono i due protagonisti, troppo puri per pretendere di vivere in un mondo che ha come supremo valore il denaro.
Renato Pozzetto è un Augusto tutto sommato credibile, a cui l’attore milanese presta il suo volto perennemente imbambolato e che restituisce in maniera convincente il candore stesso del personaggio.

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Passato al cinema dopo il grande successo televisivo ottenuto in coppia con l’amico Cochi Ponzoni, Pozzetto passa ad una storia “seria”, lontana da quelle commedie che saranno il suo marchio di fabbrica nel corso della carriera.
Dopo l’esordio in Per amare Ofelia e i lusinghieri successi ottenuti con Due cuori, una cappella,Paolo Barca, maestro elementare, praticamente nudista e sopratutto dopo il ruolo simpatico di un altro personaggio candido come il Gianni di Babysitter – Un maledetto pasticcio ecco finalmente un ruolo che mostra come Pozzetto abbia nel suo repertorio anche possibilità più estese rispetto a quelle del classico imbranato che interpreterà troppe volte negli anni a seguire.
Discreta anche la prova della Di Lazzaro, mentre va segnalata, purtroppo in senso negativo, la citata sequenza con protagonista un altro milanese doc,Gino Bramieri, umiliato in una parte ristretta e meschina.

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Il pranzo dello scandalo

Completano il cast Angelica Ippolito, la moglie di Augusto, cinica ed arrivista al punto giusto, i caratteristi Marisa Merlini e Lilla Brignone e alcuni sparring partner d’eccezione, come Franco Nebbia,Daniele Vargas,Aldo Giuffrè e Maria Monti, tutti in ruoli di contorno.
Bella la fotografia e l’ambientazione naturale,musiche impalpabili di Fred Bongusto.
Oh Serafina è un film rieditato in digitale, tuttavia di difficile reperibilità; in tv passa con rarissima frequenza ed in rete non sembra essere disponibile se non in riduzione dalle vecchie VHS.

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Finalmente liberi!

Oh! Serafina

Un film di Alberto Lattuada. Con Renato Pozzetto, Marisa Merlini, Aldo Giuffré, Gino Bramieri, Dalila Di Lazzaro, Lilla Brignone, Angelica Ippolito, Alberto Lattuada, Ettore Manni, Fausto Tozzi, Daniele Vargas, Renato Pinciroli, Maria Monti, Brizio Montinaro, Gianni Magni, Jean-Claude Verné, Enrico Beruschi, Franco Nebbia, Guerrino Crivello Drammatico, durata 102′ min. – Italia 1976.

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Carlo Giuffrè, il direttore del manicomio

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Nel parco del manicomio

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“Ma tu non porti le mutandine?”

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Gino Bramieri

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Oh Serafina  banner personaggi

Renato Pozzetto: Augusto Valle
Dalila Di Lazzaro: Serafina
Angelica Ippolito: Palmira Radice, moglie di Augusto
Marisa Merlini: mamma di Augusto
Gino Bramieri: Il sindaco
Aldo Giuffrè: Professor Caroniti
Fausto Tozzi: Carlo Vigeva
Enrico Beruschi: Impiegato anagrafe
Lilla Brignone: Segretaria della ditta Valle
Sofia Lusy: Cameriera
Howard Ross: Romeo Radice
Brizio Montinaro: Rag.Cusetti
Gianni Magni: Tommaso
Ettore Manni: padre di Serafina
Alberto Lattuada: Medico del manicomio
Renato Pinciroli: padre di Augusto
Franco Nebbia: Colbiati
Maria Monti:
Daniele Vargas: Assessore Buglio
Guerrino Crivello: prete di Assisi
Guido Spadea: prete che celebra il matrimonio
Massimo Buscemi: operaio che porta il quadro in ditta

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Regia Alberto Lattuada
Soggetto Giuseppe Berto
Sceneggiatura Enrico Vanzina, Alberto Lattuada, Giuseppe Berto
Produttore Rizzoli Film
Distribuzione (Italia) Cineriz
Fotografia Lamberto Caimi
Montaggio Sergio Montanari
Musiche Fred Bongusto, José Mascolo

Oh Serafina  banner recensioni

Opinione dell’utente Sasso 67 tratta dal sito http://www.filmtv.it
“Commedia ecologista e basagliana, condita con gli umori surreali di Pozzetto e la sensualità fatta cinema di Lattuada. Qualcosa funzione e qualcosa no, forse perché la sceneggiatura deve piegare il romanzo di Giuseppe Berto alla verve del protagonista. Tutto sommato, comunque, questa parabola francescana ed anticapitalista risulta apprezzabile e gradevole.”

Opinione dell’utente WillKane tratta dal sito http://www.filmtv.it
“In piena esplosione del fenomeno-Pozzetto, attore che, al di là del giudizio sui suoi film, ha garantito per una decina e passa di anni incassi remunerativi per produttori ed esercenti, un autore particolare ,per certi versi audace, per altri ambiguo, come Alberto Lattuada, scelse il robusto comico lombardo per essere il protagonista di questa di “Oh,Serafina!”: nelle intenzioni, questa tragicommedia sostiene la necessità di una ricerca dell’armonia, una capacità di slanci poetici in rivalsa alla grettezza imperante di provincia e non, e di una sessualità selvaggia e gentile possibile, invece dell’utilizzo della stessa per giungere a obbiettivi di comodo. Renato Pozzetto ci mette molta volontà, in un ruolo forse più consono a certe divagazioni celentanesche, Dalila DiLazzaro e Angelica Ippolito lasciano apprezzare il loro fascino, ma sono alle prese con personaggi troppo unidimensionali, e sulla riuscita del film pesano troppi cedimenti alla farsa sboccata, per convincere.”

Opinione del Morandini:
“Ereditato dal padre suicida un cotonificio in Lombardia, Augusto rifiuta di vendere ai lottizzatori un parco dove parla con gli uccelli. L’avida moglie lo fa ricoverare in manicomio dove incontra Serafina, pacifista e figlia dei fiori in urto con la famiglia alto-borghese. Fuggono insieme verso una vita nuova senza più averi o regole morali da rispettare. Da un romanzo (1973) di Giuseppe Berto, anche sceneggiatore con Enrico Vanzina, Lattuada ha cavato un film discontinuo (ma non soltanto in senso negativo) e inclassificabile: fiaba ecologica? Favola erotica? Commedia cabarettistica o sentimental-didattica? Grottesco-caricaturale? Qua e là si eccede nel mostruoso cui si contrappone l’infantile.”

Opinione dell’utente Renato tratta dal sito http://www.davinotti.com
“Un film irrisolto, con Pozzetto nei panni di un novello San Francesco (con tanto di esterni ad Assisi) che parla agli uccelli ma dirige anche un bottonificio. Per ridere non fa ridere, le sequenze erotiche sono parecchie (il film si beccò il divieto ai minori di 18 anni) ma poco significative nel contesto di un film del genere, e qualche scena (vedi quella con Bramieri) è semplicemente imbarazzante. Anche il finale è moscio, a conferma che questo di Lattuada è stato senz’altro uno scivolone.”

Oh Serafina  banner citazioni

“E da quando hai un avvocato?” (Palmina)-“Dalla nascita.E tu non lo puoi scopare, perchè ha passato i novanta” (Augusto)
“Sono felice, vuoi fare l’amore con me?”(Serafina)-“Non ho capito la domanda” (Augusto)
Alla sua età gioca ancora con gli uccellini
L’umanità è cieca, sorda e stupida. Fabbricano missili atomici quando invece bisognerebbe coltivare l’insalata, purificare i fiumi e i mari che sono pieni di merda e di petrolio.

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Oh Serafina romanzo

Il libro di Berto

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aprile 5, 2013 Posted by | Commedia | , , , , , , | 1 commento