Pretty woman
Una delle capacità del cinema americano è quella di creare a tavolino dei blockbuster studiando nei minimi dettagli tutte le componenti dei film;
senza badare alla credibilità della sceneggiatura,i produttori contano su alcuni fattori determinanti svolgendo spesso vere e proprie indagini di mercato.
Si assoldano così attori belli e seducenti,si sceglie una colonna sonora adeguata,una storia possibilmente nazional popolare e rivolta alla più grande fascia di mercato possibile,un regista specialista in storie per bocche buone e il gioco è fatto.
Pretty woman,diretto da Garry Marshall è il prototipo del blockbuster con gli ingredienti citati ed è anche uno dei film più amati dal pubblico.
Il che è un mistero fino ad un certo punto,anche alla luce di una delle storie cinematografiche più banali e ruffiane dell’intera cinematografia di tutti i tempi.
Non è un mistero perchè la storia di Cenerentola è un po quella che più è amata dalla stragrande maggioranza del pubblico femminile.
Quale donna non sogna infatti il principe azzurro che la sollevi dalla quotidianità fatta spesso da una vita monotona e senza sussulti,piatta e priva di emozioni?

Se poi il principe azzurro ha le fattezze di Richard Gere,uno degli attori più sexy di Hollywood,se il personaggio del film è ricco,affascinante e di successo allora il gioco è fatto.
Poco importa poi che la storia sia poco più che un pretesto per contrabbandare sogni impossibili e situazioni assolutamente improbabili ad un pubblico anestetizzato dal sentimentalismo,francamente rivoltante,di cui è infarcito il film stesso.
Non amo questo genere di film, i miei pazienti e fedeli lettori lo sanno.
Questo poi è il film che più detesto in assoluto e non solo per le ragioni su esposte.
La storia è banalissima,la sceneggiatura come già detto ruffiana ma il fondo lo si tocca con la presenza di Julia Roberts,ragazza (all’epoca) acqua e sapone e assolutamente inadatta al ruolo di squillo da marciapiede o,come ha detto con arguzia una mia cara amica,una che pratica fellatio a 30 dollari.
Detto questo,a farmi rabbia ( e vi garantisco che sono in buona compagnia come leggerete nelle critiche di altri recensori) è vedere un film di bassissima lega scalare le vette degli incassi senza alcun merito,se non quello di essere stato assemblato come un’arma da combattimento,un carro armato che travolge i botteghini e rastrella dollari.
Il successo di Pretty woman è stato planetario,per cui alla fine hanno avuto ragione i produttori e su questo non ci piove,
Ma questo film sta al cinema come una mela sta ad una torta di mele

Veniamo alla trama:
un giovane,ricco,affascinante uomo d’affari di nome Edward Lewis compra e rivende compagnie sull’orlo del fallimento o comunque in grosse difficoltà economiche.
Una sera aggancia una giovane prostituta,Vivian e le propone di restare con lui una settimana per una grossa cifra oltre alla fornitura di vestiti e accessori.
La ragazza accetta e da quel momento la sua vita cambia.
Non completamente però.
Le sue origini,il suo lavoro la condizionano pesantemente;veste come una prostituta di basso costo,è sguaiata,è appariscente in poche parole.
Il tentativo di fare shopping si trasforma in una pesante umiliazione,perchè le commesse dei negozi ove si reca la prendono in giro,intuendo le sue origini popolane.
Sarà Barney,il direttore dell’hotel in cui alloggia Edward a trasformare il brutto anatroccolo in un cigno.
E della cosa si accorgerà anche Edward.
Da li inizerà una serie di traversie che porteranno i due a dividersi,nonostante Vivian ormai si sia innamorata del suo affascinante principe.
Ma il terribile e prevedibile happy end è in agguato…

Pretty woman non è un brutto film;è peggio.
E’ un film dozzinale come pochi,mascherato da commedia ma che alla fine mostra tutti i suoi difetti dietro una montagna di belletto.
A nulla vale la strepitosa colonna sonora;da Roy Orbison che riprone la sua Pretty woman agli Hot Chili Peppers di Show Me Your Soul ai Roxette della bellissima It Must Have Been Love per finire a fame 90 di David Bowie e Wild Women Do di Natalie Cole.
Il film resta desolatamente un tentativo di attirare spettatori al botteghino e visti i risultati con quasi mezzo miliardo di dollari incassati
la ragione e i quattrini vanno ai produttori del film.
Garry Marshall,che aveva esordito nel 1982 con L’ospedale più pazzo del mondo dopo lo strepitoso successo del film si dedicherà con profitto al cinema di stampo sentimentale,non discostandosi più da quella che era ormai una miniera d’oroper lui; basti pensare che i titoli che dirigerà saranno Un amore speciale (The Other Sister) (1999),Se scappi, ti sposo (Runaway Bride) (1999) nuovamente
con la coppia Roberts-Gere,Pretty Princess (The Princess Diaries) (2001),Principe azzurro cercasi (The Princess Diaries 2: Royal Engagement) (2004)
Bene o male il film si regge tutto sul sex appeal dei due protagonisti che in fondo fanno appieno il loro dovere;Gere è affascinante,leggermente carogna ma si riscatta con la mielosa parte finale del film mentre Cenerentola Roberts,che si era fatta notare in Mystic pizza da quel momento diverrà una vera e propria icona.

La ragazza acqua e sapone,prototipo del sogno dell’americana media,spopolerà con una serie infinita di film e con un Oscar nel 2001 conquistato con il film Erin Brockovich – Forte come la verità (Erin Brockovich) di Steven Soderbergh.
Una coppia quindi ben affiatata nel film;per il resto un desolante,terribile nulla.
Ma,al solito de gustibus.
Il film è trasmesso praticamente ogni anno in prima serata ed è uno dei più amati per cui è difficile che i cultori del genere l’abbiano perso.
Su You tube è presente una versione qualitativamente scadente all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=AjAB2YgBwNo
Pretty Woman
Un film di Garry Marshall. Con Julia Roberts, Richard Gere, Ralph Bellamy, Laura San Giacomo, Jason Alexander, Hector Elizondo, Stacy Keach Sr., Alex Hyde-White, Michael Bates, Larry Miller, Dey Young, John David Carson, Amy Yasbeck, Hank Azaria, Kathleen Marshall, Abdul Salaam El Razzac, Tom Nolan, Lloyd Nelson, Frank Campanella, Judith Baldwin, Lucinda Crosby, Nancy Locke, Larry Hankin, Patrick Richwood, Jeff Michalski, Elinor Donahue, Daniel Bardol, James Patrick Stuart, Lynda Goodfriend, Robyn Peterson, Bill Applebaum, Rodney Kageyama, Harvey Keenan, Julie Paris, Steve Restivo, Carol Williard, Allan Kent, Michael French, Karin Calabro, Jason Randal, Tracy Bjork, Gary Greene, William Gallo, Rhonda Hansome, Marty Nadler, Reed Anthony, Jacqueline Woolsey, Cheri Caspari, Scott A. Marshall, Laurelle Brooks, Don Feldstein, Marvin Braverman, Alex Statler, Lloyd T. Williams, R. Darrell Hunter, James Patrick Dunne, Valerie Armstrong, Douglas Stitzel, Shane Ross, Minda Burr, Marian Aalda, R.C. Everbeck, Calvin Remsberg, Norman Large, Tracy Keiner, Bruce Eckstut, Amzie Strickland Commedia, durata 117 min. – USA 1990
Richard Gere: Edward Lewis
Julia Roberts: Vivian Ward
Ralph Bellamy: James Morse
Jason Alexander: Philip Stuckey
Laura San Giacomo: Kit De Luca
Alex Hyde-White: David Morse
Amy Yasbeck: Elizabeth Stuckey
Elinor Donahue: Bridget
Héctor Elizondo: Barney Thompson, dir. Hotel
Judith Baldwin: Susan
John David Carson: Mark Roth
Larry Miller: Mister Hollister
Michele Gammino: Edward Lewis
Cristina Boraschi: Vivian Ward
Renato Mori: James Morse
Claudio Fattoretto: Philip Stuckey
Ida Sansone: Kit De Luca
Roberto Chevalier: David Morse
Sandro Sardone: Barney Thompson, dir. Hotel
Regia Garry Marshall
Soggetto J.F. Lawton
Sceneggiatura J.F. Lawton
Produttore Arnon Milchan, Steven Reuther, Gary W. Goldstein
Casa di produzione Silver Screen Partners, Touchstone Pictures
Distribuzione (Italia) Buena Vista Pictures
Fotografia Charles Minsky
Montaggio Raja Gosnell
Effetti speciali Paul J. Lombardi
Musiche James Newton Howard
Scenografia Albert Brenner
Costumi Marilyn Vance
Trucco Bob Mills
Wild Women Do – Natalie Cole
Fame ’90 – David Bowie
King Of Wishful Thinking – Go West
Tangled – Jane Wiedlin
It Must Have Been Love – Roxette
Life In Detail – Robert Palmer
No Explanation – Peter Cetera
Real Wild Child (Wild One) – Christopher Otcasek
Fallen – Lauren Wood
Show Me Your Soul – Red Hot Chili Peppers
“Come va?
Bene.
E come stai?
Bene.
È da quando siano partiti che mi dici solo bene. Non potresti cambiare parola?.
str***o.
Andava meglio “bene”.”
“Tu fammi un solo esempio di una che conosciamo alla quale è andata bene.
-Vuoi un esempio? Vuoi che ti faccia un nome? Vuoi che ti dica un nome insomma, uno qualunque.
Sì, uno. Me ne basta uno.
-Dio, che ossessione sono i nomi… quel gran c**o di Cenerentola!”
“È molto più facile credere alle cattiverie, ci hai mai fatto caso ?”
“Lui: e dopo che lui l’ha salvata, che succede?!”
Lei: che lei salva lui!”
“Odio puntualizzare l’ ovvio, ma tu sei una prostituta Vivian….”
“Sei in ritardo.
Sei bellissima.
Non sei in ritardo.”
“Mi scusi signore, esattamente per sfacciata somma di denaro, che intendeva .. disinvolta o diciamo spudorata ? Spudorata diciamo !”
“Sono una puttana, ma non bacio sulle labbra.
-Ho un sacco di soldi.
Smack.”
Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com
B. Legnani
Quasi micidiale. Storia falsa e vecchia come il mondo, ma riesce, nel Ventesimo Secolo, ad appassionare miriadi di spettatori: incredibile, come la vicenda che vede un cattivone diventare buono (cosa inverosimile) perché trova una troietta bonissima e buonissima (forse ancora più inverosimile…). Ma se pensavate che si era già colmata la misura dell’inverosomiglianza, il terrificante finale riuscirà a sorprendervi, dopo aver subìto la serata all’opera ove, ma guarda che caso, danno “La Traviata”. Solo per anime candide, il cui unico desiderio è quello di avere sempre “panem et circenses”.
Galbo
Non siamo certamente dalle parti del capolavoro: trattasi della solita favoletta dall’andamento e dal finale scontato, condita da facile morale e buoni sentimenti. Tuttavia il film si lascia guardare piacevolmente, grazie all’alta professionalità con la quale è stato realizzato. La sceneggiatura (con tutti i suoi limiti) è ben scritta, le regia asseconda doverosamente la trama e gli attori, sia i principali sia i caratteristi (si pensi ad Helizondo), sono bravi e simpatici.
Undying
Mieloso composto di buoni ingredienti e retorici risvolti, a cominciare dall’impossibilità di un amore che si vuole naturale, ma ch’é – invece – puramente utopico. Lui è un benestante, lei una (peri)patetica: la nuova love story, scavalcando temi consolidati in stile “Giulietta e Romeo”, si ammanta di banalità assortite al limite del ridicolo. Che poi molti maschietti cascarono dalle nuvole, di fronte ai risibili stivaloni neri avvinghiati alle gambe d’una filiforme Julia Roberts tutto, fuorché sensuale e graziosa fanciulla. Boh…
Homesick
Una storia datatissima, che vanta nella fiaba di Cenerentola e in My fair lady i suoi più esimi progenitori. Il film è stato un gran successo nei primi anni Novanta più che altro per aver lanciato le doti recitative e l’avvenenza della spigliatissima Roberts e rilanciato il flaccido Gere, dall’81 stretto nelle maglie di Zack Mayo. Scontato e artificioso, con quell’happy ending agognato da ogni pubblico di poche pretese. Brano trainante della colonna sonora è la vecchia “Pretty Woman” di Roy Orbison.
Cotola
Favoletta moderna in celluloide costruita su misura a tavolino per avere un successo che è poi puntualmente arrivato e che, forse, è stato anche superiore alle attese e alle previsioni. Classico film in cui è tutto scontato dall’inizio alla fine. Non pessimo ma in ogni caso abbastanza deprimente. Ha consacrato al successo Julia Roberts.
L’opinione di Lina dal sito http://www.filmtv.it
Sottospecie di versione moderna e squallida della fiaba di Cenerentola, che in questo caso non conquista il suo principe azzurro perchè è una ragazza molto povera, ma candida ed innocente, ma perchè è una donna procace che fa la battona invece di trovarsi un lavoro onesto come tante altre. Eppure la trama vuole che questa battona che si chiama Vivien, sia comunque integerrima da altri punti di vista: non si droga, infatti non spenderebbe mai i soldi che si supersuda andando a letto con chiunque le capiti davanti per acquistare stupefacenti, no, perchè lei vende il proprio corpo solo per pagare l’affitto di un appartamento e per comprarsi il filo interdentale.
E’ fondamentale per lei infatti cercare di prevenire quanto più possibile delle infezioni orali dato il mestiere che fa. Inoltre è una prostituta tutta d’un pezzo, perchè non bacia mai sulle labbra i suoi clienti, eh no, sarebbe un contatto troppo intimo (quasi come se un rapporto sessuale completo lo fosse molto meno), e quindi poverina, sembra quasi che sia costretta a prostituirsi pur di sopravvivere perchè pur avendo un cervello funzionante, due gambe, due braccia e due occhi come tutti per poter lavorare, forse si sente troppo sexy per sprecarsi a fare per esempio la cameriera. Eh già, meglio crescersi le unghie per poterle usare in pratiche sessuali ed adescatrici che spezzarsele lavando piatti o servendo ai tavoli. Non avendo poi un protettore che la plagi e costringa a stare sulla strada, Vivien non ha nemmeno una scusa per giustificare il motivo per il quale persegua la via più facile, eppure non è affatto un’anima perduta.
E’ solo un’anima con un gran c**o perchè alla fine conquista addirittura l’amore di un uomo d’affari ricchissimo e belloccio che cambierà la sua vita per sempre. Sì, perchè Vivien comprende che può puntare molto più in alto della strada, decide infatti di richiedere a gran voce di essere salvata come la principessa di una favola rinchiusa ingiustamente in una torre. Solo che lei non è nè la principessa sul pisello, nè Rapunzel, è sempre un’abbattona che appena fiutato l’odore dei soldi e della fragilità interiore di un solitario ed insicuro miliardario, ha la presunzione di credere che pure lui necessiti di essere salvato proprio e solo da lei naturalmente(!!!), cosicchè possano essere e sentirsi alla pari. Però poi ve lo immaginate cos’avrebbero raccontato un domani ai loro figli di fronte alla tipica domanda: “come vi siete conosciuti?” ….Niente, sai tua madre stava battendo sul marciapiede come al solito, ed io come al solito ero solo ed annoiato e allora…
No, questo flm anche se riesce nel suo intento di intrattenere e di incuriosire senza annoiare, finisce col suscitare antipatia perchè illustra con eccessiva furbizia, frivolezza e stucchevolezza la figura della meretrice quasi come se volesse mitizzarla servendosi dell’ausilio di un’interprete che ispirò simpatia a molta gente a quei tempi. Però più che ad una valida storia d’amore, secondo me si assiste ad una boiata mirata, ruffiana, pretenziosa, ipocrita e stra-colma di spunti amorali e di stereotipi riprodotti in maniera veramente insopportabile.
L’opinione di Arpia dal sito http://www.filmscoop.it
Il cast è bravissimo e non si può dire nulla ad attori e attrici chiamati semplicemente ad interpretare la storia. E’ la storia in sè che non meritava neppure una amplificazione cinematografica con il classico effetto espansivo di sè. Sinceramente non vi è nulla di più diseducativo di una visione della donna necessariamente ******* chiamata ad evolversi per compiacere un imbecille di uomo il quale, analizzato e vivisezionato per idee, gusti, propensioni, visioni delle cose non meriterebbe neppure di vivere. Un danno per le giovani menti perchè una storia funzionale al perpetuarsi di certa considerazione della donna necessariamente bisognosa del proprio riscatto e miseramente destinata alla subalternità rispetto al maschile. Da vietare ai minori di 35 anni.
Una poltrona per due
Louis Winthorpe III e Billy Ray Valentine sono due persone che non hanno nulla in comune.
Il primo è bianco, lavora come agente di cambio, ha una vita brillante, è ricco e frequenta i salotti della Filadelfia bene, ha una fidanzata, una bella casa con tanto di maggiordomo; il secondo è di colore,non ha una fissa dimora e vive per strada dove chiede l’elemosina, fingendo di non avere le gambe perse, a suo dire, in guerra
In comune i due hanno solo il posto in cui le loro vite si intrecceranno, dando il via ad una esilarante e incredibile vicenda che li vedrà coinvolti entrambi con uno scambio di vite completo.
Louis,che lavora per i terribili e avarissimi fratelli Mortimer e Randolph Duke, per un puro caso crede di essere aggredito da Billy Ray;chiama i poliziotti che arrestano quest’ultimo.

Alla scena assistono i due fratelli Duke i quali iniziano una discussione sulle motivazioni che possono portare una persona a delinquere.
Mortimer è infatti convinto che esista una predisposizione genetica alla fortuna o alla tendenza alla vita ai margini della società mentre Randolph ritiene che sia la società a decidere il posto che compete ad ognuno, attraverso le esperienze fatte nell’ambiente in cui si vive.
I due,così, per verificare la bontà delle proprie convinzioni decidono di scommettere un dollaro coinvolgendo gli ignari Louis e Billy Ray.
Louis viene rovinato e vede la sua vita andare in frantumi quando a casa sua viene ritrovata della droga,opportunamente nascosta da un corrotto funzionario al soldo dei Duke; perde così la casa, la fidanzata, il lavoro e tutto quanto aveva costruito mentre Billy Ray ottiene la possibilità di inserirsi nel mondo degli affari.
Qui mostra talento e capacità di adattamento, diventando ben presto una vera celebrità, ma non solo; restituisce una grossa somma di denaro ai fratelli Duke,che per metterlo alla prova avevano finto di perdere.

I ruoli così sono ora capovolti;i due hanno cambiato posto e vita.
L’unica a soccorrere lo sventurato Louis è una candida prostituta,Ofelia, che raccoglie i cocci di quello che era il brillante broker.
Sarà durante una festa che i nodi verranno al pettine;Billy Ray ascolta una conversazione tra i fratelli Duke e capisce di essere stato oggetto di un crudele esperimento.
Rintraccia Louis, che ormai lo odia a morte convinto che l’uomo di colore sia l’artefice della sua rovina e lo convince a passare al contrattacco, costruendo una geniale beffa ai danni dei due avvoltoi della finanza.
Dopo una serie di avventure, i due con l’aiuto di Ophelie e del maggiordomo di Louis riusciranno nel loro intento, rovinando i due uomini e godendosi una meritata vacanza ai Caraibi…
Scritto da Timothy Harris Herschel Weingrod e diretto da John Landis, Trading places ovvero Una poltrona per due nella versione italiana è una commedia brillante del 1983 divenuta in brevissimo tempo un vero e proprio cult.
Grazie ai tempi serrati che Landis assegna alla storia, alla girandola di situazioni al limite del surreale o del paradossale in cui i vari protagonisti della storia vengono a trovarsi, alle esilaranti scene a cui si assiste (memorabile quella del gorilla nel treno prima e al porto poi) e sopratutto allo stato di grazia degli interpreti assistiamo ad una commedia brillante e leggera che a buon diritto può essere inserita fra le più divertenti di sempre.

Bandita la volgarità, Landis suscita il riso coinvolgendo il vero protagonista, il dapprima arrivista e cinico oltre che egoista Louis in un percorso di redenzione che gli farà cambiare vita ma non solo.
In fondo, grazie all’esperimento dei Duke,Louis riprende contatto con una vita più vera e meno frivola, oltre che trovare l’amore nella candida Ofelia, l’unica che si muove a compassione e che sarà il primo tassello della rivincita di Louis.
Memorabile anche il personaggio di Billy Ray, che passa dalle stalle alle stelle, ma che mostrerà il suo vero volto di uomo generoso che solo la vita ha messo ai margini della società fornendo a Louis l’arma per il riscatto, la favolosa beffa giocata ai danni dei Duke.
Che sono i personaggi negativi del film, che può essere definito una favola dall’happy end politicamente corretta con tanto di buoni che sconfiggono i cattivi, in un ribaltamento di ruoli che forse potrà apparire ingenuo ma che ha tutte le premesse e la conclusione proprio nell’evolversi della storia.
Che è praticamente una commedia con visibili riferimenti al cinema di Blake Edwards, ma anche originale e sopratutto irresistibile nei tempi comici.
Landis, reduce dallo straordinario successo dell’ancor più straordinario Un lupo mannaro americano a Londra (An American Werewolf in London) del 1981 e dopo l’esperimento di Coming soon, il documentario che montava i trailer di vecchi film gialli e thriller del passato, dirige una commedia beffarda, esilarante, politicamente scorretta almeno fino al finale, dai tempi praticamente sincroni come un orologio svizzero.
Il colpo di genio assoluto poi lo ha quando chiama due attori assolutamente irresistibili ad interpretare Louis e Billy Ray, ovvero Dan Aykroyd e Biilly Murphy.
Dan Aykroyd era diventato in pochissimo tempo un’autentica star; grazie allo straordinario successo di film come The Blues Brothers dello stesso John Landis (1980), di I vicini di casa (Neighbors) per la regia di John G. Avildsen (1981) e sopratutto grazie anche alla sua partecipazione allo sfortunato 1941 – Allarme a Hollywood (1941) per la regia di Steven Spielberg (1979).
Nel film si ritrova a prestare il volto ad un personaggio double face, quel Louis che compie un percorso di redenzione passando da uno pseudo paradiso ad un autentico inferno, prima di ritrovare un senso alla sua vita grazie al provvidenziale aiuto di Billy Ray.

Aykroyd, faccia da schiaffi tenera e duttile ricambia Landis con un’altra prestazione magnifica.
Cosa che del resto fa Eddie Murphy,il Billy Ray del film, ovvero il mendicante dal cuore tenero ma dal cervello formidabile che non solo dimostra come non sia l’abito a fare il monaco, ma che si può mantenere una coerenza e una purezza di sentimenti anche quando all’improvviso la tua vita cambia trasportandoti in alto.
Murphy era reduce dallo straordinario successo del personaggio interpretato nel suo film d’esordio del 1982, quel Reggie Hammond che Hill gli aveva assegnato nel bellissimo 48 ore che di colpo aveva proiettato l’attore di Brooklin nel firmamento delle stelle hollywoodiane.
Murphy ha la faccia da schiaffi, è tenero e cinico al tempo stesso, conosce a menadito i tempi della comicità e li presta completamente a Landis che così riesce ad imbastire la commedia perfetta.
Quella che fa ridere, commuovere e perchè no, anche sognare.

Non vanno dimenticati, nel cast, i personaggi di contorno che poi in realtà tali non sono, importanti nella misura in cui dterminano i tempi del film e sopratutto l’andamento della storia, ovvero una seducente Jamie Lee Curtis nel ruolo di Ofelia,due grandi dello schermo come Ralph Bellamy e Don Ameche, rispettivamente nei ruoli di Randolph e Mortimer Duke, i due squali della finanza che giocano con le vite degli altri dall’alto della loro favolosa ricchezza e che di colpo verranno sbattuti sul lastrico a meditare sui danni che la cupidigia e l’arroganza possono provocare.
Una poltrona per due è quindi una commedia perfetta; i piccoli errori, le sbavature sono assolutamente fisiologiche e non influiscono in maniera alcuna nel film per cui non è il caso di analizzarli.
Inutile dire che è un film trasmesso praticamente ogni anno, quasi sempre in concomitanza con le feste di natale.E’ comunque visibile in streaming all’indirizzo http://www.cineblog01.net/una-poltrona-per-due-1983/
Una poltrona per due
Un film di John Landis. Con Dan Aykroyd, Ralph Bellamy, Don Ameche, Eddie Murphy, James Belushi, Jamie Lee Curtis, Paul Gleason, Philip Bosco, Denholm Elliott, Alfred Drake, Kristin Holby, Bo Diddley, Giancarlo Esposito, Maurice Woods, Richard D. Fisher Jr, Jim Gallagher, Anthony DiSabatino, Bonnie Behrend, Sunnie Merrill, James Newell, Mary St. John, Bonnie Tremena, David Schwartz, Tom Degidon Titolo originale Trading Places. Commedia, durata 116′ min. – USA 1983.
Dan Aykroyd: Louis Winthorpe III
Eddie Murphy: Billy Ray Valentine
Ralph Bellamy: Randolph Duke
Don Ameche: Mortimer Duke
Denholm Elliott: Coleman
Jamie Lee Curtis: Ophelia
Paul Gleason: Clarence Beeks
Frank Oz: poliziotto corrotto
James Belushi: Harvey (l’uomo travestito da gorilla)
Bo Diddley: proprietario di un monte dei pegni
Regia John Landis
Soggetto Timothy Harris, Herschel Weingrod
Sceneggiatura Timothy Harris, Herschel Weingrod
Fotografia Robert Paynter
Montaggio Malcolm Campbell
Musiche Elmer Bernstein
Mauro Gravina: Louis Winthorpe III
Tonino Accolla: Billy Ray Valentine
Sergio Fiorentini: Randolph Duke
Carlo Reali: Mortimer Duke
Paolo Buglioni: Coleman
Simona Izzo: Ophelia
Paolo Poiret: Clarence Beeks
Renato Cortesi: Harvey
Ludovica Modugno: Penelope
Se la merda avesse un valore i poveri nascerebbero senza buco nel culo (Billy Ray Valentine)
Siamo davanti al maiale che dà del porco alla colomba. (Louis rivolto a Ray)
Randolph… come Randolpho Valentino! (Billie Ray Valentine)
Quando ero piccolo, per fare l’idromassaggio sparavo certe bombe dentro la vasca! (Billie Ray Valentine)
Pensa alla grande, sii ottimista! Non dare mai segni di debolezza, mira sempre dritto alla gola. Compra a poco e vendi a molto. La paura è un problema che non ti riguarda! (Louis Winthorpe III)
Non puoi andare in giro a gambizzare la gente con un fucile a canne mozze solo perché sei incazzato con loro. (Billy Ray Valentine)
Voglio che il mercato venga riaperto adesso, ritrascini qui dentro tutti gli agenti! Rimetta subito in funzione quelle macchine! Rimetta subito in funzione quelle macchine! (Mortimer Duke)
Tu entri avendo mezzo milione in germogli di soia e un attimo dopo i tuoi figli non hanno nemmeno le scarpe! (Louis Winthorpe III)
Voglio un avvocato! C’è un avvocato qui dentro?”. “Volete che vi rompa qualcos’altro?”. “…e tutto questo per via di un terribile orrendo negro!” (Louis Winthorpe III)


L’opinione di Supadany dal sito http://www.filmtv.it
Commedia esemplare, un cult che non perde minimamente smalto anche a distanza di anni e dopo tante visioni (rimane un must in televisione ogni volta che arriva Natale).
Un meccanismo perfetto generato da una regia che sa imprimere un ritmo vincente scandito da una valanga d’idee brillanti e da un cast che si muove con preziosa dimestichezza producendo un’alchimia tra le parti (rampolli e vecchi mestieranti) assolutamente fulminante in tutte le sue connotazioni.
I fratelli Duke (Don Ameche e Ralph Bellamy) sono due avari riccacci senza tanti scrupoli tanto da mettere sulla strada il loro rampollo Louis (Dan Aikroyd) per sostituirlo col barbone Billy Ray Valentine (Eddie Murphy) per una semplice scommessa tra i due (per giunta di un misero dollaro, d’altronde tanto son ricchi quanto avari).
L’obiettivo è vedere quanto conta l’abito, ma il perdente designato non ci sta e con l’aiuto della prostituta Ophelia (Jamie Lee Curtis), ma dopo un po’ anche dello stesso Valentine, farò di tutto per rovesciare il gioco contro i due sadici finanzieri.
Un gioco al massacro in salsa estremamente comica,servito su di un piatto d’argento da un John Landis in formissima (per chi scrive trattasi del suo capolavoro) ed apparecchiato da un cast che si muove con grande brillantezza, all’interno del quale è arduo scegliere tra gli sfavillanti giovani ed i beffardi anzianotti.
Le battute sono molteplici (cadono come pioggia battente) e spesso sono vere e proprie gemme fulminanti, tanto che si ride tantissimo e senza sosta.
In più il film si avvale, oggi come ieri di un tessuto sociale riuscito ed interessante, insomma i ricconi manipolatori di vite e destini (nel film direttamente su due uomini, ma indirettamente anche sui risparmiatori, arrivando ad oggi vi ricorda qualcosa?) hanno sempre giostrato a loro piacimento i fili della società, certo quelli di ieri non riescono, neppure con tutto l’impegno, ad assomigliare agli squali di oggi.
Insomma questa commedia è un vero e proprio gioiello di comicità sempre in bilico col demenziale, ma troppo intelligente per arrivarci completamente, sbeffeggiando anzi un mondo che se la ride sempre.
Imperdibile (anche perché è impossibile non vederlo dato che passa in televisione tutti gli anni), per una comicità con pochissimi eguali, ieri o oggi che sia.
L’opinione di chry 2403 dal sito http://www.filmscoop.it
Eccellente film che apparentemente vuole solo far riflettere sulla differenza tra un ricco ed un povero, infatti non è solo nei soldi che si possiede, ma anche dal background culturale in cui si è vissuti, ed è vero perchè chi ha avuto la fortuna di avere una vita piena di occasioni per crescere culturalmente ha molte più possibilità di avere successo.
Il film però dà un altro messaggio, meno appariscente ma altrettanto valido, ovvero mette in risalto il passaggio di consegne, proprio negli anni Ottanta in cui il film è stato girato, tra la vecchia filosofia WASP-centrica (rappresentata dai due Duke) a quella multirazza-centrica (impersonificata dai due giovani Murphy ed Aykroyd).
Da tenere in debito conto anche il messaggio economico finale, ovvero coi derivati si possono fare tanti soldi, ma ci si può anche rovinare, quindi attenzione.
Se parliamo degli attori si arriva all’apoteosi, Eddie Murphy è semplicemente perfetto, non fa una sbavatura che sia una, si cala perfettamente nella parte, semplicemente questi sono i suoi film, se li prende e ci regala interpretazioni stupefacenti.
Purtroppo Dan Aykroyd non è così bravo, ma c’è anche da dire che contro un Murphy così chiunque sfigurerebbe, ma in più di un’occasione è troppo passivo, doveva essere più presente, cosa che ha fatto, ma in poche scene.
Buoni i fratelli Duke Bellamy-Ameche ed il maggiordomo Elliott (perchè non c’è tra gli attori?), mi ha invece deluso Gleason nell’agente corrotto, anche lui come Dan è un pò troppo passivo. Da un cattivo mi aspettavo ben altro.
Nel settore femminile completamente inutile la fidanzata di Winthorpe, mentre la Curtis offre una prestazione decisamente positiva. Quando un’attrice è brava si vede.
Putroppo la trama non è perfetta, ci sono delle imperfezioni che stonano ed una maggiore cura avrebbe potuto rendere il film ancora più memorabile di quello che è.
In ogni caso è un ottimo film, che non stanca mai la visione: passare il Natale/capodanno senza vederlo ormai non è possibile, è fatto esattamente per essere visto per questo periodo dell’anno, anno dopo anno.
L’opinione di Magnetti dal sito http://www.davinotti.com
Questo film ha tutti gli elementi che una commedia dovrebbe avere: è divertente, leggero, scorre senza cadute di tono e con una trama in crescendo fino al lieto fine (ma senza troppe “smielature”). Anche graffiante (pochino, in realtà) nel mettere alla berlina tutto lo spocchioso mondo che gravita intorno agli operatori di borsa (che in questo film speculano sui beni di consumo) paragonati da Billy Rey Valentine (Eddy Murphy) ad allibratori. Belle le immagini di Philadelphia. Atmosfere natalizie.


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