Pensione amore servizio completo
Il giovane e bel Germano scopre, grazie alla cameriera di casa, di avere un problema invidiato da molti uomini, ovvero di essere un superdotato.
Ma la cosa lo inguaia perchè mentre è in dolce colloquio con la servetta, viene colto in flagrante da suo padre.
Dopo un colloquio con la madre di Germano, suo padre decide di tagliar corto e inviare il giovane allupato dalla nonna, la signora Amour, titolare di una pensione vicino mare che prende il nome proprio di pensione Amore.
Arrivato da sua nonna, Germano scopre che la stessa gestisce più un bordello che una pensione, così ne approfitta per sollazzare le clienti vogliose della pensione stessa.
Ma esagera, e dopo una serie di avventure con donne sposate, cameriere disponibili e procaci donne in cerca di svago sessuale, finisce per “scaricare le batterie”
Sarà una giovane in vacanza, Lucy, a riportare il tutto alla normalità, allacciando un flirt con il giovane che sfocerà nel classico colpo di fulmine.
Diretto da Luigi Russo, autore di perle come Morbosità, I sette magnifici cornuti, La nuora giovane e Una bella governante di colore, Pensione amore servizio completo è un filmetto assolutamente anonimo, privo di qualsiasi elemento comico e caratterizzato peraltro da un erotismo molto soft e da una sceneggiatura praticamente latitante, come latitante è la recitazione dei pochi protagonisti del film.
Girato nel 1980, quindi assolutamente fuori tempo massimo per appartenere alla defunta commedia sexy all’italiana, questo film tenta di giocare le sue carte (scarsissime) sull’avvenenza delle protagoniste, ovvero il transessuale Ajita Wilson (la signora di colore molto vogliosa), su Marina Daunia (un’altra signora insoddisfatta) e su Lori del Santo, la Lucy che riporta il giovane Germano sulla retta via.
L’attrice veronese è l’unica cosa decente, a livello recitativo, del film stesso e per una volta recita quasi sempre con i vestiti addosso fatto salvo un fugace topless sul finire della pellicola, mentre il vero protagonista, Christian Borromeo è talmente piatto ed inespressivo da rendere ancor più desolante il quadro d’assieme.
Borromeo, che si era segnalato con Ritratto di borghesia in nero viene travolto dall’assoluta piattezza del film e gigioneggia spaesato tra un amplesso e un altro, con un’espressione da ebete stampata sul volto che rende ancor più strampalato e poco credibile il personaggio interpretato.
Produzione low cost, Pensione amore servizio completo è un esempio, abbastanza sciagurato, della totale mancanza di idee oltre che di fondi del cinema italiano dei B movies, che peraltro era riuscito a produrre qualcosa di buono nel decennio precedente.
Qui siamo davvero oltre i limiti del tollerabile, tanto che alla fine un’idea non peregrina sarebbe stata quella di chiedere il rimborso del biglietto per palese frode.
Null’altro da segnalare se non l’abbondante cellulite della cameriera, ahimè documentata da una delle foto selezionate per illustrare il film.
Pensione amore servizio completo
un film di Luigi Russo. Con Marina Daunia, Christian Borromeo, Lory Del Santo, Clara Colosimo,Piero Mazzinghi, Ajita Wilson
Erotico, durata 91 min. – Italia 1979.
Regia Luigi Russo
Soggetto Luigi Russo
Sceneggiatura Ezio Passadore
Montaggio Anita Cacciolati
Musiche Stelvio Cipriani
La principessa nuda
Cesare Canevari, regista di La principessa nuda, film girato nel 1976, ha diretto in vent’anni una decina di film, nessuno memorabile. E non sfugge all’elenco di questi film a tutti gli effetti B movie nemmeno La principessa nuda, storia morbosa di una fotomodella, il transessuale Ajita Wilson, che in realtà è una principessa africana, Miriam William Zamoto; la donna, finiti i suoi studi in America, ritorna nel suo paese d’origine, un immaginario stato africano retto da un crudele dittatore.
Qui Kaboto, il tiranno, la fa diventare la sua amante, regalandole in cambio il ruolo di Ministro degli esteri. La donna, bellissima (sic) nel suo aspetto esteriore, nasconde un segreto: ha subito una violenza sessuale, e da quel momento è diventata frigida. Così, inviata dal dittatore a Milano per partecipare ad un incontro con degli industriali per trattare la fornitura di materiale per il suo paese, si trova da un lato ad essere seguita da Gladys, una spia industriale alla ricerca di segreti e brevetti, dall’altro da un giornalista italiano alla ricerca di uno scoop, Marco.
Nasce così un triangolo che rimane solo nelle intenzioni: Gladys si sente attratta morbosamente dalla principessa, e nel frattempo ha una relazione con Marco, il quale a sua volta prova attrazione per Miriam. Il triangolo si chiude solo alla fine, quando la frigida principessa, che nel frattempo si è concessa qualche frustrante amplesso prima con una ragazza di colore, in seguito partecipando ad un’orgia bislacca, si concede al giornalista in un bagno dell’aeroporto, dove sta per prendere l’aereo e tornare in Africa.
Ritmo lentissimo, dialoghi monotoni e noiosi, interrotti da qualche scena gore, come la mutilazione genitale di un amante della principessa, mutilato proprio durante un amplesso; assolutamente da dimenticare, in una pellicola già di per se molto brutta, la scena dell’orgia in cui capita anche di vedere un nanerottolo che saltella tra corpi nudi mollando sonore pacche sulle natiche dei partecipanti. Canevari sa anche stare dietro una macchina da presa, ma di questo film davvero c’è poco da salvare.
Ajita Wilson è di una fissità addirittura imbarazzante, con una maschera sul volto che esprime solo il vuoto più assoluto, trasmesso allo spettatore; a disagio Luigi Pistilli, attore pur abituato, purtroppo, a partecipazioni a film incolore come questo, nonostante avesse nel suo arco frecce ben più consistenti. Male anche Tina Aumont,attrice di valore qui relegata in una particina, quella di Gladys, che ricopre davvero a disagio.
Tra tanto squallore merita di essere citata una frase del tiranno Zamoto, un’altra perla da incorniciare in questo film: “Desidero ricordarvi che c’e’ stato un solo uomo bianco veramente degno della razza negra: Adolf Hitler!” Un discorso che proviene da un uomo di colore, e che assume una colorazione comica pur nella sua atroce banalità. Da Canevari, autore di L’ultima orgia del terzo Reich probabilmente non ci si poteva aspettare di meglio; il regista però poteva risparmiarci almeno la sequenza dell’orgia e quella del party a base di droghe in cui la principessa rivede il trauma scatenante la sua frigidità.
La principessa nuda, un film di Cesare Canevari, con Ajita Wilson, Tina Aumont, Rosa Daniels, Franz Drago, Achille Grioni, Jho Jhenkins, Jon Lei, Luigi Pistilli, Walter Valdi 1976
Ajita Wilson … La Principessa Mariam
Tina Aumont … Gladys
Luigi Pistilli … Marco
Regia Cesare Canevari
Sceneggiatura Cesare Canevari, Antonio Lucarella
Casa di produzione Andromeda S.r.l.
Fotografia Claudio Catozzo
Montaggio Jolanda Adamo, Cesare Canevari
Musiche Detto Mariano
Costumi Alberto Giromella
Ajita Wilson
Di George Wilson, divenuto in seguito ad un’operazione di cambio del sesso Ajita Wilson oramai si ricordano in pochi; molti di quelli che ricordano il volto ( e il corpo) dell’attrice nata a Brooklin negli States nel 1950, possono a mala pena ricordare qualche partecipazione a film della commedia sexy all’italiana, pochi per la verità, e un nugolo di film spesso sconfinanti nell’hard, se non veri e propri film del genere più spinto. George ,giocando sulla sua incerta identità sessuale, sulla bellezza davvero notevole con molti tratti femminili, si mise in mostra facendo strip tease, cambiando sesso nel 1975, cosa che le valse alcune scritture nel mondo del cinema.
L’esordio lo fece con Gola profonda nera, di Zurli, chiaro riferimento al successo del film Gola profonda interpretato da Linda Lovelace; il film, del filone sexy, la fece notare immediatamente, per quel suo corpo femminile in tutto e per tutto, e per la sua notevole bellezza. Subito dopo, infatti, girò La principessa nuda, un discreto film di Cesare Canevari, nel cui cast figurava un’altra sfortunata attrice, Tina Aumont, oltre al nostro Luigi Pistilli,
La principessa nuda
anche lui scomparso prematuramente. L’ambiguità della sua identità sessuale, la discreta bravura sul set, le procurarono altre scritture, come Nel mirino di Black Afrodite, di Filippou Pavlos, nel quale interpreta un personaggio che ha il suo nome Ajita, seguito subito dopo da La bravata, di Montero, al fianco di veterani dello schermo come Venantino Venantini e Silvano Tranquilli.
Ajita Wilson in Macumba sexual
Buon successo fu il successivo Candido erotico, di Claudio Giorgi, nel quale però fa poco più di una comparsata, accanto alla star Lilli Carati, non ancora votata all’hard; in pratica questo è l’ultimo film di un certo spessore, prima di una lunga serie di pellicole scadenti, fatta eccezione per Luca il contrabbandiere, del 1980, accanto a Fabio Testi e a Pensione amore servizio completo, girato l’anno prima, con la vedette del Drive in televisivo Lori Del Santo; dal 1977 in poi, fino al 1986, l’anno che precederà la sua tragica morte, Ajita Wilson lavorerà in pellicole a chiaro riferimento erotico, anche con qualche ambizione,
come Una donna di notte, di Nello Rossati, che annovera nel cast Lorraine De Selle, Daniele Vargas e Otello Berardi, oppure in Libidine, del 1979, diretto da Raniero di Giovanbattista, nel quale figura l’ex bambina prodigio della tv Cinzia De Carolis. Lavorerà anche con Jesus Franco, nello scabroso Sadomania, film del 1981 e sempre con il regista spagnolo in Macumba sexual, accanto alla musa del regista spagnolo e moglie nella realtà Lina Romay. Con Sadomania,
Con Lorraine De Selle in Una donna di notte
I pornodesideri di Sylvia
la Wilson si tuffa decisamente nell’hard, riscuotendo un notevole successo tra i cultori del genere, intervallando il tutto con pellicole decisamente tinte di eros, come Orinoco, prigioniere del sesso, di Eduardo Mulargia (1980), Eva man, due sessi in uno, dello stesso anno, giocato sulla presenza di eva Robins, altro transessuale (non operato) che godrà di una certa fama negli anni uccessivi. Inutile citare le pellicole successive, tutte esplicite e con chiaro riferimento al genere scelto dall’attrice; sul finire della carriera interpreterà due film del filone women in prison, per la precisione Perverse oltre le sbarre di Sergio Garrone e Detenute violente, dello stesso regista, film di nessun valore artistico e realizzati con quattro soldi, basati solo sulle nudità delle protagoniste.
La carriera di Ajita Wilson si interrompe drammaticamente subito dopo l’uscita nelle sale cinematografiche di Bocca bianca bocca nera, di Arduino Sacco, film hard con la stella del genere Pontello e con la neo star Marina Lotar (Hardman- Frajese); l’attrice è coinvolta in un grave incidente automobilistico, nel quale perderà la vita il 26 maggio del 1987, a soli 37 anni.
La storia cinematografica della Wilson non è di quelle da ricordare nelle antologie; va detto tuttavia che possedeva una certa grazia, una disinvoltura, sulla scena, che avrebbe potuto utilizzare con ben altri risultati se non avesse deciso di giocarsi tutte le carte sfruttando la sua ambiguità sessuale. Una scelta che l’ha portata a cavalcare gli oscuri sentieri dell’hard, come malinconicamente testimoniato dal suo ultimo film.
Luca il contrabbandiere
Orinoco prigioniere del sesso
Erotiko pathos
The Pussycat syndrome
Notti porno nel mondo 2
Black Afrodite
Los energeticos
La sorprendente eredità del tonto di mamma
I grossi bestioni
Candido erotico
Pessimo titolo per un film che non è da gettare via in toto. Quel candido erotico, spiattellato sulle locandine, appare più un espediente che ammicca l’occhio ad un certo tipo di pubblico piuttosto che un riferimento al film, che ha una trama tutto sommato dignitosa e che di erotico poi non ha moltissimo.
La storia è imbatita attorno alla figura di Carlo, giovane emigrante italiano che vive ad Amsterdam, e dove, per mantenersi, fa un pò di tutto: il modello per foto sexy, il porno attore per spettacolini a luci rosse. Un giorno casulamente si imbatte in Charlotte, una belle ragazza figlia della sua datrice di lavoro; la ragazza per lui rappresneta un mondo diverso, pulito, ben differente da quello squallido e vizioso nel quale lavora. I due si innamorano, ma al momento di consumare, Carlo va in crisi profonda.
Lilli Carati (Charlotte) a colloquio con Mircha Carven (Carlo)
Abituato ad avere un pubblico, non riesce a lasciarsi andare nell’intimità, con la conseguenza che il rapporto con Charlotte ne soffre. Poco alla volta Carlo si rende conto di essere tutt’uno con il modello porno attore, e convince la ragazza a esibirsi in un amplesso davanti al pubblico. Ma la cosa non resterà senza conseguenze. Charlotte, disgustata dal comportamento dell’uomo, lo lascia e parte.
Diretto da Claudio Giorgi, che si firma per l’occasione Claudio de Molinis, Candido erotico è un film senza grosse velleità, e forse per questo motivo si lascia vedere. Il regista, senza forzare troppo la mano con l’erotismo, offre un’opera dignitosa, tutto sommato ben recitata dagli attori, Mircha Carven che tratteggia il personaggio di carlo con equilibrio, una brava e bella Lilli Carati nel ruolo di Charlotte e Maria Baxa in quello di Veronica, madre della ragazza.
Ajita Wilson
La storia, pur incenrata sul problema di Carlo nel rapporto con Charlotte, tenta in qualche modo di descriverne l’oggettiva difficoltà, senza eccessive volgarità o con scene di nudo ad ogni fotogramma. Il risultato è quindi un’opera dignitosa, realizzata in economia, sobria al punto giusto e sopratutto poco pruriginosa.
Candido erotico, un film di Claudio De Molinis. Con Lilli Carati, Mircha Carven, Maria Baxa, Marco Guglielmi,Ajita Wilson, Fernando Cerulli
Erotico, durata 85 min. – Italia 1978.
Lilli Carati: Charlotte
Mircha Carven: Carlo
Marco Guglielmi: Paul
Ajita Wilson: La spogliarellista
Fernando Cerulli: Guardone del treno
María Baxa: Veronique
Regia Claudio Giorgi
Soggetto Luigi Bernardi e Franca Ridolfi
Sceneggiatura Romano Bernardi e George Eastman
Produttore Dino Di Salvo
Casa di produzione Polo Film
Distribuzione (Italia) Romance Home Video
Fotografia Emilio Loffredo
Montaggio Giancarlo Venarucci
Musiche Nico Fidenco
Scenografia Marco Canevari
Costumi Massimo Lentini
Trucco Luciana Maria Costanzi e Mario Scutti