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La grande bellezza

In una serata romana, ad una festa chiassosa frequentata dalla alta borghesia romana e da parvenu, si muove un gruppo di conoscenze comuni a Jep Gambardella, un brillante giornalista e critico teatrale.
Uomo cinico, disincantato, Jep ha scritto in passato un romanzo dal grande successo, ma poi ha avuto il “blocco dello scrittore” e si è limitato a seguire l’inclinazione che aveva da giovane, quando 40 anni prima era approdato nella città eterna con la voglia di diventare il punto fermo della mondanità.
E Jep c’è riuscito.
Protagonista di tutte le feste più importanti della capitale,frequenta un gruppo consolidato formato da Romano, uno scrittore teatrale alla ricerca di un successo, da Lello, un commerciante di giocattoli marito infedele di Trumeau, da Dadina, direttrice del giornale per il quale lavora Jep, una donna nana ma dalla grande personalità e intelligenza. Il gruppo è completato da Stefania, una scrittrice che crede di essere alternativa al sistema ma che in realtà è la sua espressione più deleteria, dalla ricchissima Viola, madre di un giovane con gravi disturbi della personalità.
Un gruppo eterogeneo,che la sera si ritrova a tutte le feste di una Roma decadente sia nei costumi che nella morale, che Jep guarda con il disincanto di un uomo che, a 65 anni, ha ormai visto e assaporato tutto il possibile.


Ma proprio il sessantacinquesimo compleanno porterà delle novità, tutte spiacevoli tranne l’ultima, che lo cambierà radicalmente.
Inizia incontrando il marito del suo primo amore, Elisa,morta improvvisamente, l’unica donna che abbia veramente amato,prosegue con l’incontro con una donna bella e fondamentalmente onesta, Ramona,che però è affetta da un male incurabile e che lo lascerà ancora più solo e disilluso.
E via via il suicidio del figlio di Viola, l’allontanamento di Stefania alla quale ha spiattellato,con brutale sincerità le contraddizioni nelle quali la donna ha sempre vissuto e infine l’abbandono del gruppo da parte di Romano,deciso a tornare ad una vita più umana nel paese di nascita e di Viola, che dopo la morte del figlio ha deciso di spogliarsi di tutte le sue ricchezze e di andare a vivere come missionaria in Africa.
Ormai anche solo oltre che disilluso, Jep trova un’inaspettata scialuppa di salvataggio in suor Maria, una donna invecchiata precocemente dalle privazioni a cui si è sempre sottoposta.
Suor Maria, in odore si santità, con poche parole lo porterà a riconsiderare la propria vita, a recuperare le radici, a tornare quindi a trovare ispirazione per un nuovo romanzo e quindi per una nuova vita.


La grande bellezza di Paolo Sorrentino, premio Oscar 2014 e pluri premiato ai Golden Globe, agli European Film Award e ai David di Donatello è un film assolutamente particolare nel panorama cinematografico italiano (ma non solo).
Un film immerso, difeso da una cortina fumogena creata ad arte da Sorrentino, con il suo classico modo di far cinema in cui il gusto per l’iperbole si unisce a quello per la dissacrazione ma anche alla poesia attraverso un linguaggio visivo sicuramente sconcertante ma dal grande effetto.
Un film in cui il racconto di una Roma decadente e priva ormai di riferimenti di ogni genere (morale in primis) si mescola all’analisi delle vite prive di significato, vuote, dedite solo all’effimero della Roma bene.
Ogni personaggio viene mostrato nei suoi limiti, derivanti da un complesso di circostanze che culminano nelle notti festaiole e assolutamente inutili passate tra feste e droga, alcool a fiumi e discorsi vacui, quando non vuoti in maniera mortificante.
Jep Gambardella attraversa questo mondo in modo consapevole, attratto eppur allo stesso tempo schifato dalla vacuità delle cose; il suo cinismo,la sua viva intelligenza non riescono a frenarlo su quella che ormai è una strada senza ritorno, fatta di un’assenza presso che totale di sentimenti che alla fine si tramuta anche in una voglia di vivere ridotta al lumicino.
Ma alle volte basta poco per trovare un inaspettato gancio nel cielo.


Jep,dopo una serie di avvenimenti anche drammatici con i quali si troverà a confrontarsi (incolpevole) finirà per frenare proprio sull’orlo del precipizio,grazie al quasi miracoloso incontro con Suor Maria.
L’analisi spietata della quasi totalità della vita,passata in un edonistico quanto effimero piacere, tanto epidermico da aver lasciato solo un senso di vuoto assoluto nella sua anima lo premierà anche oltre i suoi limiti, sicuramente oltre le sue aspettative.
La grande bellezza mescola l’ormai chiaro anticlericalismo di Sorrentino, esplicitato da due scene in particolare,la scena del prelato e della suora in un locale lussuosissimo e la figura del Cardinale Bellucci,uomo vuoto e interessato solo al cibo con una critica neanche tanto velata alla cultura della capitale (lo spettacolo teatrale,la giovanissima pittrice che insozza le tele scagliano secchi di vernice).
Si salva poco,della capitale.
Solo parte della bellezza straordinaria della sua arte, dei suoi monumenti, dei suoi palazzi.
Poi nulla più.


Un discorso, quello di Sorrentino, avvolto nel suo classico nuvolone depistante, fatto di immagini ai limiti del grottesco e da dialoghi a volte criptici ma di sicuro effetto.
Un film quindi anche provocatorio, che mescola un linguaggio poetico che qui e la si fa prepotente ad un’analisi spietata della società.
Un film di sicuro effetto,nel quale si mescola un cast di grande effetto :davvero bravo Servillo, ma la vera protagonista è un’eccellente Sabrina Ferilli,che risulta molto convincente in uno dei pochissimi personaggi positivi del film, quello della sfortunata Ramona.
Tra i tanti personaggi segnalo il bravissimo Verdone, Pamela Villoresi e i camei di Fanny Ardant e Antonello Venditti oltre al piccolo sipario dell’avventura galante di Jep con la sciocca, insulsa Orietta, interpretata da Isabella Ferrari.
Unica cosa ostica è ascoltare alcuni brani del film, festaioli e dissacranti, emblemi del trash degli anni 2000 come A far l’amore comincia tu (sic) e Mueve la coilta, il re di quella cosa deprimente che sono i balli di gruppo.
Ma c’è anche spazio,come contraltare per The Beatitudes (Kronos Quartet) e per la Sinfonia n. 3 (Dawn Upshaw).
Tra trash e bellezza,un film di cui almeno si discute,tanto.
Infine un plauso alla splendida fotografia di Luca Bigazzi.


Un film da vedere.

La grande bellezza
un film di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi,Galatea Ranzi, Anna Della Rosa, Giovanna Vignola, Roberto Herlitzka, Massimo De Francovich, Giusi Merli, Giorgio Pasotti, Massimo Popolizio, Isabella Ferrari, Franco Graziosi, Sonia Gessner, Luca Marinelli, Dario Cantarelli, Ivan Franek, Anita Kravos, Luciano Virgilio, Vernon Dobtcheff, Serena Grandi, Pasquale Petrolo, Giorgia Ferrero, Aldo Ralli, Ludovico Caldarera, Maria Laura Rondanini, Anna Luisa Capasa, Francesca Golia Genere Drammatico, – Italia, Francia, 2013, durata 150 minuti, distribuito da Medusa.

 

Toni Servillo: Jep Gambardella
Carlo Verdone: Romano
Sabrina Ferilli: Ramona
Carlo Buccirosso: Lello Cava
Iaia Forte: Trumeau
Giovanna Vignola: Dadina
Pamela Villoresi: Viola
Galatea Ranzi: Stefania
Franco Graziosi: Conte Colonna
Sonia Gessner: Contessa Colonna
Giorgio Pasotti: Stefano
Giusi Merli: Suor Maria “La Santa”
Dario Cantarelli: Assistente della Santa
Roberto Herlitzka: Cardinale Bellucci
Serena Grandi: Lorena
Massimo Popolizio: Alfio Bracco
Anna Della Rosa: “Non fidanzata” di Romano
Luca Marinelli: Andrea
Ivan Franek: Ron Sweet
Vernon Dobtcheff: Arturo
Pasquale Petrolo: Lillo De Gregorio
Luciano Virgilio: Alfredo
Anita Kravos: Talia Concept
Massimo De Francovich: Egidio
Aldo Ralli: Cardinale
Gabriela Belisario: Maria
Isabella Ferrari: Orietta
Annaluisa Capasa: Elisa De Santis
Severino Cesari: Poeta Muto Sebastiano Paf
Fanny Ardant: Se stessa
Antonello Venditti: Se stesso
Rino Barillari: Se stesso

 

Regia Paolo Sorrentino
Soggetto Paolo Sorrentino
Sceneggiatura Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
Produttore Nicola Giuliano, Francesca Cima, Fabio Conversi
Produttore esecutivo Viola Prestieri
Casa di produzione Indigo Film, Medusa Film, Babe Films, Pathé
Distribuzione in italiano Medusa Film
Fotografia Luca Bigazzi
Montaggio Cristiano Travaglioli
Effetti speciali Rodolfo Migliari, Luca Della Grotta
Musiche Lele Marchitelli
Scenografia Stefania Cella
Costumi Daniela Ciancio
Trucco Maurizio Silvi

 

febbraio 21, 2020 Pubblicato da: | Drammatico | , , , , , , | 2 commenti

I buchi neri

I buchi neri locandina

Il giovane Adamo torna nella sua terra natia, la Campania, in seguito alla morte della madre.
Adamo ha problemi di identificazione sessuale, è un giovane all’apparenza privo di forti emozioni o di interessi, tant’è vero che quando un suo amico d’infanzia gli offre un lavoro abbastanza umile, lui accetta con indifferenza, solo per riempire le giornate.
Inizia quindi un monotono andirivieni su uno scassatissimo camion carico di banane marce; ogni tanto Adamo si ferma e spia un gruppetto di prostitute mentre lavorano.
Le donne hanno vari problemi; una di esse è monca, un’altra ha seri problemi psichici, un’altra ancora è muta…un universo miserabile, quindi, a cui non sfuge nemmeno Angela, una del gruppo che un giorno durante un rapporto con un cliente rischia di essere rapinata.
E’ Adamo a salvarla, e da quel momento tra i due nasce uno strano rapporto.
Lei è una donna affamata di affetto, lui in fondo è un voyeur autoerotista, che prova piacere solo nello spiare sia Angela che le amiche.

I buchi neri 1
Vincenzo Peluso è Adamo

I buchi neri 9Iaia Forte è Angela

Angela accetta quella strana condizione che viene a crearsi fra loro, confondendola con un rapporto di coppia che in realtà non esiste.
La donna però inizia ad essere turbata e provare uno strano piacere nel sapere che Adamo la gura, così le cose sembrano avere un senso pur in un rapporto assolutamente innaturale.
Adamo stringe amicizia con la sorella di Adelmo, l’amico di infanzia che gli ha trovato il lavoro miserabile che l’uomo fa, e Adelaide (la donna) scopre di essere incinta del suo fidanzato, che nel frattempo è sparito.
Adamo viene arrestato, ma Angela non interviene.

I buchi neri 2

Nel frattempo accadono eventi inspiegabili.
Un uovo gigante si materializza su una delle colline vicino i luoghi dove le prostitute incontrano i loro clienti; la prostituta con problemi psicologi scopre di aver avuto, per la prima volta, le mestruazioni, la muta ricomincia a parlare, la monca recupera le mani e l’ultima delle donne riceve finalmente la risposta tanto attesa dal fidanzato rinchiuso in carcere.
L’ultimo strano evento riguarda Angela: vede una gallina diventare di colpo tutta bianca, e vede anche apparire e scomparire Adamo da getti di vapore, si vede aprire le gambe e avvolgere la realtà in nuvole di vapore….
Tutto ciò che accade quindi non è da considerarsi un evento miracoloso, ma una rinascita, una specie di rigenerazione della vita e degli eventi.

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Film disomogeneo e di difficile comprensione, con elementi metaforici ostici e girato quasi con stile surrealista, in bilico tra il cinema pasoliniano dal quale riprende la naturalità e la tragica condizione del proletariato e quello di Bunuel, visionario e quasi allucinato, I buchi neri di Pappi Corsicato non lascia assolutamente indifferenti.
E’ un cinema assolutamente differente dal tradizionale, quello di Corsicato.
L’introduzione di elementi visivamente così dissimili fra loro, l’uso delle allegorie e delle metafore, le citazioni classiche e i riferimenti ad una realtà che molti ignorano conferisce al film un’impronta di surrealismo che ricorda una tela di Dalì.
Un quadro d’insieme che il regista monta e realizza con alcune imperfezioni e sopratutto con poca fluidità in alcuine parti.
Ma il risultato finale è di gran fascino e assolutamente innovatore.

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A rendere il film credibile e sopratutto visivamente accettabile contribuisce certo l’utilizzo di un gruppo di attori malleabili e dalle ottime doti; sicuramente da applausi sono le interpretazioni dei due protagonisti principali, Iaia Forte, Vincenzo Peluso che trasmettono un senso di fatale.
Corsicato ambienta alcune scene nella campagna Campana e sono sicuramente quelle di maggior respiro; il contrasto tra le messi dorate, il sole caldissimo e le scene di quotidiana umiliazione delle prostitute rendono il quadro d’insieme fortemente incisivo.
Accennavo prima ad una certa disomogeinità del film.

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Il difficile discorso intrapreso dal regista teso a staccare un discorso di denuncia sociale a tutto vantaggio della fantasia più estrema ( emblematico il viaggio sott’acqua dei due protagonisti o anche l’allegoria centrale della gallina) riesce davvero di difficile comprensione per chi non riesca a raccogliere i numerosi riferimenti ai miti antichi o alle civiltà primordiali.
Ma fa parte del fascino di questo film che resta un’opera assolutamente innovativa, fuori da tutti gli schemi e da tutti gli stereotipi.
I buchi neri, un film di Pappi Corsicato. Con Iaia Forte, Vincenzo Peluso, Marinella Anaclerio, Manuela Arcuri,Giovanni Grasso, Cristina Donadio, Fiorenzo Serra, Tosca D’Aquino, Antonio Pennarella, Ninni Bruschetta, Maurizio Bizzi, Lorenzo Crespi, Commedia, durata 92 min. – Italia 1995.

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I buchi neri banner personaggi

Iaia Forte    …     Angela
Vincenzo Peluso    …     Adamo
Marinella Anaclerio    …     La muta
Manuela Arcuri    …     Adelaide
Anna Avitabile    …     La Favorita
Maurizio Bizzi    …     Chirone
Lorenzo Crespi    …     Adelmo

I buchi neri banner cast

Regia     Pappi Corsicato
Soggetto     Pappi Corsicato
Sceneggiatura     Pappi Corsicato
Produttore     Maurizio Amati
Fotografia     Italo Petriccione
Musiche     Pappi Corsicato
Costumi     Pappi Corsicato

Le recensioni qui sotto appartengono al sito http://www.davinotti.com

TUTTI I DIRITTI RISERVATI


Pappi Corsicato perennemente in bilico fra genio trash e trash e basta ci dona, qui, la sua gemma par excellance. I buchi neri sono una summa di idiozia, assurdità e miseria. Sono poetici scampoli di disperazione ed emarginazione eppur non hanno rima, eppur suonano barzellette da bar. Un film non semplice, a tratti veramente pessimo, che si lascia, tuttavia, guardare. Genialmente improponibili le musiche che accompagnano le scene. Uno sguardo, con la giusta propensione, lo consiglierei… Quasi.

Divertente, irriverente, grottesco quanto basta, “I buchi neri” di Corsicato è un film assolutamente da vedere. Amaro e verace allo stesso tempo, fonde il neorealismo al cinema almodovariano. Sequenze impossibili da dimenticare per un lungometraggio in cui il regista ha curato anche le musiche e le scenografie. È bello avere un film italiano così amabile.

L’unico film di Corsicato che mi sia piaciuto. Marginalità varie trasfigurate in mitologia pop, miseri amori e misere vite che attendono la loro palingenesi, forse attendono di essere inghiottiti dai buchi neri per annullare la loro materialità, per tornare alla purezza delle origini, all’infanzia del mondo. Caotico e citazionista, non sempre raffinato, ma autentico.


I buchi neri banner citazioni

Ma il bambino è suo? No, perchè non hanno mai avuto rapporti, lei è ancora vergine.

-Io all’amore no ci credo….- “Dici così perchè il fidanzato ancora non ce l’hai” – Si, il fidanzato, uno che ti punta la pistola addosso e non ti vuole nemmeno guardare in faccia!-

febbraio 9, 2011 Pubblicato da: | Commedia | , | Lascia un commento