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Satyricon


Per parlare del Satyricon di Gian Luigi Polidoro, uscito nelle sale italiane nell’aprile del 1969 occorre scomodare Federico Fellini, il grande regista riminese che in qualche modo e in maniera assolutamente involontaria fu il padre putativo di questa riduzione cinematografica dell’opera di Petronio Arbitro.
Fellini stava lavorando alla sua versione cinematografica del Satyricon quando il produttore Alfredo Bini ( che pare fosse irritato con Fellini stesso che aveva deciso di accettare di lavorare con il produttore Alberto Grimaldi) improvvisamente affidò a Gian Luigi Polidoro il compito di realizzare una trasposizione dell’opera di Petronio Arbitro sceneggiata da Rodolfo Sonego.

Don Backy

Francesco Pau

Battendo sul tempo Fellini, Polidoro realizzò il suo Satyricon e approfittando del clima di grande attesa che si era creato attorno al prodotto felliniano in poco tempo varò la sua versione.
Che venne quasi maciullata dalla critica mentre nei primi giorni di proiezione ottenne un successo straordinario che però si ritorse contro il regista; a pochi giorni dalle prime proiezioni infatti il film venne sequestrato e mandato sotto processo con l’accusa abbastanza ridicola di oscenità.


A causare l’ira del censore (il magistrato Vittorio Occorsio, ucciso da Ordine nuovo a Roma il 10 luglio 1976) fu la presenza nel ruolo di Gitone di Francesco Pau, che come narrano le cronache, nell’epoca in cui venne girato il film era minorenne.
Al film venne anche contestata l’accusa di oscenità, forse per la presenza di alcune scene di nudo ma molto più probabilmente per la famosa orgia durante il banchetto di Trimalcione.
Uso il termine probabilmente perchè le versioni successive del film, trasmesse in tv o ridotte in versione home, appaiono mutile di almeno una quindicina di minuti di pellicola; da alcune foto di scena dell’epoca che troverete come appendice a questo articolo appare evidente come le forbici censorie abbiano mutilato il film stesso.
La decisione del magistrato provocò una levata di scudi da parte di gente del cinema e della cultura in generale; intellettuali , grandi registi come Antonioni si schierarono contro la censura invocando la libertà d’espressione.
Tutto inutilmente, il film venne mutilato e in pratica sparì dalle sale mentre contemporaneamente usciva il Satyricon felliniano che per inciso sconcertò i critici e maggiormente il pubblico.


Il film di Polidoro riprende solo in parte l’opera di Petronio Arbitro, giunta ai tempi nostri in forma molto rimaneggiata; è presente, nel film, lo spirito irriverente e fustigatorio di Petronio, anche se in maniera un pò rozza e propendente alla satira scollacciata.
Tuttavia il film non è affatto quella bruttura descritta dai critici dell’epoca, ha una sua dignità e in fondo ha anche una linearità che nell’opera di Fellini manca.
Difatti la versione di Fellini, che uscirà con il titolo Fellini Satyricon, proprio per distinguerla dal film di Polidoro appare come opera disomogenea e disorganica,in cui l’unica parte coerente e completa è la famosa cena di Trimalcione; ma è un discorso che non interessa questa trattazione per cui torniamo al Satyricon di Polidoro.
I protagonisti del film sono Escolpio, uno studente svogliato e indolente, lo schiavo Gitone, che Escolpio non sa essere uomo e del quale in qualche modo si infatuerà e infine Eumolpio, poeta di scarso valore che per un pò seguirà Escolpio nel suo vagabondaggio in una terra romana che vive l’epoca storica dell’impero di Nerone.

Mario Carotenuto

Nel suo vagabondaggio, Escolpio si imbatte in personaggi che sono un pò la rappresentazione di tutti i vizi della Roma neroniana;dopo aver scoperto che è diventato erede dei beni di suo zio Anneo Mela, che ha rinvenuto morto accanto alla moglie nella sua villa, suicida per ordine di Nerone, Escolpio finisce per incontrare il celebre Trimalcione durante una delle sue opulente feste.
E’ la parte centrale del film, quella meglio riuscita in cui il nobile romano emerge prepotentemente come uomo volgare e dedito ai bagordi, capace di catechizzare i suoi commensali con dotte citazioni ma al tempo stesso volgare e scurrile, intento ad espletare le sue funzioni intestinali come supremo disprezzo verso i commensali.

Ugo Tognazzi

Più in là Escolpio incontrerà anche la maga Circe, non prima di esser stato tradito dal suo ex amico Eumolpio, incapperà in una furiosa tempesta alla quale scamperà per miracolo, svegliandosi sulla riva del mare sulla quale un anziano ha creato una pira con il corpo di un ragazzo che viene dato alle fiamme.
Il Satyricon di Polidoro è sensibilmente diverso dall’opera di Arbitro e presenta alcune caratteristiche particolari che ne fanno opera discutibile, rozza ma non priva di qualche felice intuizione.
La parte meno riuscita riguarda in primis l’eccesso di volgarità presente nella pellicola, che appaiono pretestuose e sopratutto slegate dall’originale di Petronio; l’altro neo del film è rappresentato da un cast poco omogeneo, in cui l’anello debole è rappresentato dal cantante attore Don Backy, svagato e corpo estraneo della pellicola.

Tina Aumont

Franco Fabrizi

Don Backy ha doti discrete di recitazione, come del resto dimostrerà nel bellissimo Cani arrabbiati, ma in questo film sembra svogliato e sopratutto alle prese con un personaggio che richiedeva maggior personalità ed espressività; meglio Franco Fabrizi nel ruolo dell’infido Ascilto e bene anche Mario Carotenuto in quello di Eumolpo. Il solito grande Tognazzi invece caratterizza da par suo il personaggio centrale del film, il ricco e volgare Trimalcione.

Si racconta che Tognazzi abbia accettato questo ruolo per vendicarsi in qualche modo di Fellini che non lo scritturò per la sua versione del Satyricon; se è andata così, ad averci perso è stato sicuramente il regista riminese, perchè Tognazzi era attore di razza, come del resto dimostrato in questo film e in tante altre produzioni in cui ha recitato.
A conti fatti il film di Polidoro non va considerato un fallimento, quanto piuttosto un’operazione non riuscita; a nuocere pesantemente è il paragone con l’opera di Fellini a cui il film viene ingiustamente accostato.
Ingiustamente perchè le due opere sono assolutamente differenti tra loro, con ambizioni diverse e sopratutto rivolte a pubblici differenti.
Il Satyricon di Polidoro è oggi un’opera pesantemente datata a cui va riconosciuta qualche attenuante, come quella della grossa operazione di censura apportata alla pellicola, che rende difficilmente giudicabile il film nella sua complessità.
Questo film è difficilmente reperibile, passa molto raramente in tv ma è disponibile in versione censurata su You tube.

Satyricon
Un film di Gian Maria Polidoro. Con Don Backy, Ugo Tognazzi, Franco Fabrizi, Graziella Granata,Tina Aumont, Mario Carotenuto, Francesco Pau, Leopoldo Valentini, Alfredo Rizzo, Corrado Olmi, Piero Gerlini, Ennio Antonelli, Clara Colosimo, Franco Leo Commedia, durata 110′ min. – Italia 1969.

Ugo Tognazzi: Trimalcione
Mario Carotenuto: Eumolpo
Don Backy: Encolpio
Franco Fabrizi: Ascilto
Tina Aumont: Circe
Francesco Pau: Gitone
Graziella Granata: Antonia
Tito LeDuc: Presentatore da Trimalcione

Regia Gian Luigi Polidoro
Soggetto Petronio Arbitro (dal omonimo romanzo)
Sceneggiatura Rodolfo Sonego
Produttore Alfredo Bini
Fotografia Benito Frattari
Montaggio Giancarlo Cappelli
Musiche Carlo Rustichelli
Scenografia Flavio Mogherini

Si ringrazia il sito: http://www.dbcult.com

Maggio 11, 2012 - Posted by | Commedia | , , , , , ,

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