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L’ultimo capodanno

Roma, 31 dicembre.
Per festeggiare l’ultimo dell’anno convergono nel condominio Le isole, in via Cassia 1043 una serie di persone che si mescoleranno agli abituali abitanti delle due palazzine.
C’è l’attore Gaetano che deve recarsi nell’appartamento della Contessa Sinibaldi e mentre fa rifornimento sulla tangenziale è riconosciuto da un vecchio amico napoletano, che è reduce da una gara di uno sport non meglio specificato e che vorrebbe presentarlo ai vecchi amici dell’attore; c’è la bellissima Giulia che sta preparando il cenone per i suoi invitati e nel frattempo indossa reggiseno e slip rossi mentre ascolta la segreteria telefonica.

L’auto dei Trodini distrutta dai vandali di Mastino

C’è la signora Gina che attende ospiti e che vorrebbe che suo figlio Cristiano passasse con lei la notte, c’è l’avvocato Rinaldi che sta progettando una serata tragressiva all’insegna del sesso estremo con una professionista, mentre sua moglie è a Cortina con i figli.
C’è il signor Trodini che sta festeggiando con la sua famiglia e l’anziano padre l’acquisto di un auto d’epoca a lungo desiderata, ci sono Osvaldo, Orecchino e il Trecchia ovvero tre ladri che aspettano il momento buono per entrare in azione, c’è Filomena Belpedio che è attesa da una notte triste, perchè suo marito è prigioniero in Cambogia dei khmer rossi.
Tutta questa gente non ha nessun punto di contatto, se non quello di vivere all’interno di uno dei tanti condomini della Roma bene.

Giulia fuori di se dopo aver scoperto il tradimento del marito

Le loro vite stanno per incrociarsi a loro insaputa per un destino comune, ma nel frattempo ogni nucleo vive esperienze pressochè fallimentari.
Giulia per esempio apprende dalla segreteria telefonica lasciata incautamente in funzione della tresca esistente fra suo marito e la sua migliore amica Lisa, invitata anche lei per la festa di fine anno e medita vendetta; Gaetano, che nell’incontro con il vecchio amico napoletano ha perso la sua preziosa agenda con gli indirizzi è sedotto dall’anziana contessa che però al momento buono ha un malore. Cristiano, deludendo sua madre, si chiude in camera con un suo amico, meditando su come passare la notte, mentre Rinaldi viene raggiunto dalla professionista dell’amore.
Contemporaneamente Filomena che ha ingerito una quantità enorme di sonniferi riesce a malapena a leggere un telegramma che le ha spedito il marito che le comunica l’avvenuta liberazione, mentre la famiglia Trodini vorrebbe festeggiare in via Veneto l’arrivo dell’auto nuova.

La Contessa obbliga Gaetano a spogliarsi

Tutti quindi sono alle prese con le varie situazioni in cui si sono venuti a trovare e i tre ladri entrano in azione, penetrando nell’appartamento di Rinaldi. I ladri così scoprono l’uomo steso su un tavolo e ammanettato, mentre la professionista sta praticando un gioco erotico estremo.
Si crea così una assurda situazione, mentre telefona la moglie di Rinaldi e l’uomo, steso e ammanettato è costretto a chiedere aiuto proprio ai tre ladri.
Nel frattempo Giulia ha preparato la sua vendetta; armata di un fucile subacqueo, spara una freccia mortale all’indirizzo del marito, che rimane così inchiodato alla poltrona, con il petto trafitto dal micidiale arpione.
Cristiano e il suo amico finiscono in un locale caldaie, mentre sta per arrivare il cataclisma.
Che è rappresentato dagli amici di Gaetano, capitanati da un trucidissimo e coatto capobanda di nome Mastino; i fracassoni amici dell’attore si auto invitano alla festa della Contessa mettendo a soqquadro la casa e creando situazioni incresciose sia per Gaetano sia per gli snob ospiti della Contessa.
Gli eventi precipitano quando Mastino, lanciando l’albero natalizio giù dal balcone, sfonda il tetto dell’auto di Trodini, suscitando la reazione del figlio di quest’ultimo che chiama il nonno a fare vendetta.

Giulia si prepara a dar fuoco ai ricordi della sua vita coniugale

L’anziano, munito di fucile, spara in direzione di Mastino colpendo però Gaetano al collo.
Nonostante l’estremo tentativo di salvataggio Gaetano precipita in cortile proprio mentre Trodini sta soccorrendo suo figlio, investito in pieno da un televisore scagliato dall’incontenibile Mastino giù in cortile.
I tre quindi muoiono per una tragica fatalità, proprio mentre Cristiano e il suo amico sono nel locale caldaie, mentre Lisa rimane colpita a morte da un razzo lanciato per ritorsione dal figlio di Trodini che manca il bersaglio e la colpisce nel ventre.
Uno dei due giovani scaglia all’interno della caldaia accesa un pacchetto di esplosivi, con il risultato di far saltare per aria l’intero comprensorio.
Il primo mattino vede una scena desolante: del comprensorio non restano che le rovine fumanti.

Continua l’opera di distruzione di Giulia

A uscire miracolosamente indenne dai ruderi di quello che era il condominio di via Cassia 1043 è l’amico di Cristiano che, salito sul suo scassatissimo ciclomotore, imbocca un ponte Milvio completamente deserto.
Tratto da L’ultimo capodanno dell’umanità di Niccolò Ammaniti , un racconto pubblicato nella raccolta Fango edita nel 1996, L’ultimo capodanno di Marco Risi ha alle spalle una storia travagliata, un pò come le vicende narrate nel film.
Uscito nelle sale nel 1998, venne ritirato dal regista dalle sale, in seguito alla delusione per gli incassi e per l’accoglienza riservata alla prima del film. A suo modo di vedere, il regista rimproverava ai produttori e alla distribuzione un’errata promozione del film stesso, come raccontato ai giornalisti: “I trailer hanno dato del film un’ immagine apocalittica, cupa. Hanno insistito sul pedale del tragico, invece L’ ultimo capodanno è pensato proprio per il grande pubblico. Si è perso il senso della commedia che, anche se tutto è giocato sull’ eccesso e sull’ esasperazione, sono convinto che punti a una comicità irriverente. Sbagliato anche proporre, nei trailer, Haber in guepière in situazioni sado- maso e l’ urlo della Bellucci 

La telefonata di Gaetano

L’ultimo capodanno in effetti ha due chiavi di lettura differenti, anche se poi alla fine tutto converge verso la commedia grottesca, dopo un percorso in bilico tra la commedia, la farsa, la tragedia condite da uno humour nerissimo.
Tutte le situazioni che vedono coinvolti gli inquilini del famoso stabile sulla Cassia passano dal grottesco al tragico, per poi prendere la loro dimensione definitiva man mano che appare chiaro l’obiettivo del regista, mostrare cioè il lato tragicomico di alcune esistenze attraverso situazioni volutamente estremizzate; nascono così i siparietti con protagonista la splendida Giulia (una convincente Monica Bellucci) che si scopre becca proprio nel giorno più importante dell’anno quando è indaffarata a preparare il cenone per gli ospiti o quello con protagonista l’avvocato Rinaldi (un ottimo Alessandro Haber) che cerca la trasgressione e finirà vittima di ladri da strapazzo.
Ogni situazione del film è tesa a mostare il lato comico delle vite dei protagonisti, anche se a predominare è l’aspetto grottesco delle cose; così la varia umanità che si agita nel film sembra paradossalmente la caricatura di se stessa, vista attraverso situazioni volutamente esasperate e portate ai limiti del credibile.

La preparazione per il cenone

Come del resto prendere sul serio l’intera sequenza in cui Mastino lancia il televisore dal terrazzo della Contessa colpendo il ragazzo della famiglia Trodini che aveva appena incitato il nonno a sparare sui responsabili del danneggiamento dell’auto d’epoca? Come non sorridere davanti alla gag del nonno a cui viene tranciata di netto una mano che finisce per far bella mostra di se in un piatto di zampone?
L’aspetto paradossale del film, in bilico tra il comico tradizionale e il comico noir, è in realtà l’elemento di novità del film.
Ma va da se che il pubblico sovrano non sempre apprezza le novità dirompenti e non può essere un caso se all’uscita del film, un’orrenda porcheria come Il macellaio con protagonista Alba Parietti ebbe incassi nettamente superiori a quelli del film di Risi.
L’ultimo capodanno è un film particolare ed estremo, forse troppo; le sinistre risate che possono coinvolgere lo spettatore sono al tempo stesso il limite del film.

La mamma di Cristiano impegnata nei preparativi

Il pubblico non sempre ama vedere la cattiveria, lo sberleffo e la comicità ammantata di nero spiattellate in un film che in pratica è vissuto tutto all’interno di un condominio, pur popolato da un campione di umanità variamente composto.
Come spiegarsi se no il travolgente successo dei cinepanettoni, espressione del cinema più autenticamente nazional popolare in senso deleterio o il cinema dei Pierini, un cinema minimalista espressione del trionfo del peggio esprimibile, ovvero il cinema dei rutti e dei peti, delle barzellette sconce e tristi?

L’avvocato Rinaldi racconta frottole alla moglie in vacanza

Il film di Risi, vissuto tutto sull’equivoco commedia nera finisce per arenarsi proprio davanti ai suoi meriti, che sono tanti ma assolutamente non capiti dal pubblico.
Così l’amarezza del regista è comprensibile, così come le sue parole amare: “Forse era il momento sbagliato, la gente voleva storie romantiche e la mia non e certo una commedia rassicurante. Forse sarebbe stato giusto allargare la popolarita del film, puntare di meno su certe atmosfere cupe. Forse sono anche stato troppo frettoloso in fase di montaggio.”

I tre ladruncoli in attesa di fare il colpo

Purtroppo il successo di un film dipende da fattori assolutamente particolari, primo fra tutti l’empatia tra il pubblico e il prodotto che sta visionando.
Tornando al film, notevole la carrellata di caratteristi che popola la pellicola, con menzioni su tutti per Haber, per Adriano Pappalardo che è irresistibile nel ruolo del coattissimo Mastino, per Beppe Fiorello che interpreta l’attore Gaetano Malacozza e per Ricky Memphis che interpreta Orecchino.
Bene tutto il resto del cast, a cominciare da Iva Zanicchi per finire con Claudio Santamaria.
Il mio consiglio è di recuperare questo film e goderselo possibilmente non prima di un giorno di festa, visto l’effetto un tantino deprimente che potrebbe ingenerare, preparandosi a visionare una commedia nera di notevole spessore e arguzia.

L’apocalisse dopo l’esplosione

L’ultimo capodanno
Un film di Marco Risi. Con Antonella Steni,Beppe Fiorello, Alessandro Haber, Monica Bellucci, Piero Natoli, Marco Giallini,Maria Monti, Francesca D’Aloja, Marco Patanè, Claudio Santamaria, Angela Finocchiaro, Primo Reggiani
Drammatico, durata 100 min. – Italia 1998.

Le prime fiamme dopo l’esplosione

Gaetano colpito mortalmente

Mastino lancia il televisore dal terrazzo

Lisa colpita al ventre da un razzo

Giulia dopo aver ucciso il marito

La famiglia Trodini festeggia i nuovi fari per l’auto d’epoca

Cristiano indeciso sul da farsi

La Contessa allupata

Monica Bellucci: Giulia Giovannini
Marco Giallini: Enzo Di Girolamo
Angela Finocchiaro: signora Rinaldi
Claudio Santamaria: Cristiano Carucci
Iva Zanicchi: Gina Carucci
Giorgio Tirabassi: Augusto Carbone
Ricky Memphis: Orecchino
Adriano Pappalardo: Mastino di Dio
Max Mazzotta: Ossadipesce
Giovanni Ferreri: Gualtiero Treccia
Natale Tulli: Osvaldo Ferri
Piero Natoli: Vittorio Trodini
Francesca D’Aloja: Lisa Faraone
Alessandro Haber: avv. Rinaldi
Beppe Fiorello: Gaetano Malacozza
Ludovica Modugno: Filomena
Antonella Steni: Esa Giovannini
Federica Virgili: Sukla
Maria Monti: Scintilla
Franco Odoardi: nonno

Regia     Marco Risi
Soggetto     Niccolò Ammaniti (racconto)
Sceneggiatura     Marco Risi, Niccolò Ammaniti
Produttore     Marco Risi, Maurizio Tedesco
Fotografia     Maurizio Calvesi
Montaggio     Franco Fraticelli
Musiche     Andrea Rocca
Scenografia     Luciano Ricceri
Costumi     Maurizio Millenotti

dicembre 30, 2011 Posted by | Commedia | , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Giù la testa

Giù la testa locandina

Quando nel 1971 Sergio Leone gira Giù la testa ha alle spalle 6 film (più la collaborazione a Gli ultimi giorni di Pompei) ed è reduce dalla straordinaria esperienza di C’era una volta il west, l’epopea sulla nascita della frontiera americana che aveva definitivamente consacrato Leone come grande regista in tutto il mondo.
I drammatici anni settanta sono iniziati e con essi il dirompente carico di contraddizioni emerse già sul finire degli anni sessanta; c’è stato l’autunno caldo, la strage di Pazza Fontana che di fatto ha inaugurato con qualche giorno di anticipo la stagione degli anni di piombo e Leone non può restare indifferente a tutto ciò che gli si muove attorno.
Così realizza un film scomodo e amaro, un film politico anche se mimetizzato.
Un film ambientato in Messico, durante la rivoluzione seguita alla morte di Francisco Indalecio Madero avvenuta nel 1913; il presidente messicano, fautore di una democrazia allargata e propugnatore di profonde riforme per aiutare la poverissima classe dei peones venne ucciso da Victoriano Huerta, fedelissimo di Madero inviato da quest’ultimo a reprimere la rivolta di Emiliano Zapata.

Giù la testa 1

Rod Steiger è Miranda

Il film si innesta quindi proprio in un momento storico preciso, probabilmente il 1916, periodo in cui si assiste al tentativo rivoluzionario di Pancho Villa e Emiliano Zapata di abbattere la dittatura di Huerta, cosa che accadrà e che provocherà la fuga del dittatore in Europa.
Leone quindi sceglie la rivoluzione messicana dei peones per parlare di un tema a lui caro, la rivolta dei poveri contro i ricchi, un tema assolutamente universale, che riguarda il Messico come i paesi dell’America latina piuttosto che la Russia e la Cina.
E’ proprio con un pensiero di Mao Tse Tung che si apre il film, con una didascalia che riporta il Mao-pensiero « La Rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La Rivoluzione è un atto di violenza », che è poi il tema attorno al quale si svilupperà il film.
Attraverso 162 minuti di gran cinema, Leone ci mostra la storia d’amicizia tra i due protagonisti ovvero Juan Miranda, un messicano furbo padre di una caterva di figli, violento e senza legge e John H. “Sean” Mallory, un esperto in esplosivi che scopriremo provenire dall’Irlanda, dove ha lasciato un passato doloroso.

Giù la testa 2

A sinistra, James Coburn è John

Tra i due, dopo un inizio incredibile, si svilupperà un’alleanza che li porterà in una personale guerra contro il Governatore, l’uomo che dovrebbe rappresentare il nuovo ordine seguito alla morte di Madero.
Sarà un viaggio irto di ostacoli, nel corso del quale i due amici avranno modo, attraverso la visione di un Messico dilaniato dalla guerra e dalla povertà, di scoprire che il nemico alle volte può annidarsi anche dove non te lo aspetti, che la rivoluzione può comunque essere una cosa sporca nel momento in cui gli ideali possono essere traditi per tanti motivi, che ad un potere violento può sostituirsi un altro potere non necessariamente migliore, infine che le vere vittime della rivoluzione restano comunque solo e sempre i poveri e gli ultimi della società.

Giù la testa locandina sound

L’edizione speciale della Soundtrack per il 35° anniversario

Tutte queste riflessioni Leone le inserisce quà e là nel film e sono facilmente leggibili nei vari dialoghi che costellano il film: la più amara appartiene a Miranda, che da uomo scafato e indurito da anni passati sulla strada a combattere contro la miseria una sua personale battaglia in cui si confondono confusamente sentimenti anarcoidi e libertari, dice a quello che è ormai il suo nuovo amico Sean « Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dicono: Qui ci vuole un cambiamento! e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono dietro un tavolo e parlano, parlano e mangiano, parlano e mangiano; e intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione! Per favore, non parlarmi più di rivoluzioni! »
Leone utilizza anche l’ironia in molte sequenze, come in quella iniziale in cui un gruppo di gente ricca viaggia in una carrozza che Miranda assalta dopo aver viaggiato per alcune miglia all’interno della stessa e aver ascoltato i discorsi razzisti e supponenti di quella che è la classe ricca e borghese del paese. « Sono bestie, nient’altro; ed è per questo che sono tutti idioti! » dice uno di loro con aria di superiorità mentre Miranda ascolta attento.

Giù la testa 3

Maria Monti è la signora della diligenza

La sua vendetta scatterà ben presto e sarà proprio durante l’attacco alla diligenza che Miranda farà l’incontro decisivo con John H. “Sean” Mallory che si concluderà con la ormai famosa sequenza in cui Sean fa saltare la diligenza dopo che Miranda gli ha bucato per due volte le ruote della motocicletta. “Giù la testa, coglione” è l’espressione che Sean usa verso Miranda, espressione che finrà per diventare il titolo del film che in origine avrebbe dovuto chiamarsi così ma che per ragioni di censura e opportunità fu modificato nel più rassicurante Giù la testa.
Giù la testa, come dicevo prima, si snoda attraverso una storia raccontata per immagini in 162 minuti, che sono meno dei 174 minuti di Il buono il brutto e il cattivo e meno anche dei 170 minuti di C’era una volta il West.
Eppure questa volta il film sembra davvero più lungo.
Forse è colpa di un minore impatto visivo sia della storia che dell’ambientazione, forse di una lentezza che qualche volta sembra davvero appesantire il film. O forse davvero è solo un’impressione data dai paesaggi messicani scarni e brulli e dalle parti dialogate che sono superiori a quelle dei due film citati.
Giù la testa, per quanto sia un capolavoro indiscutibile, ha davvero alcune sequenze che potevano essere eliminate, pur contenendo la summa delle virtù del nostro grande regista; i suoi primi piani, le sue panoramiche, il suo modo di stare dietro la macchina da presa sono uno spettacolo visivo di grandissimo impatto.

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Pure il film dopo un inizio assolutamente straordinario finisce per sbandare diverse volte, anche se la tensione resta alta; la citata scena della diligenza, quella della ferrovia, i massacri di cittadini e peones o lo scontro finale con la locomotiva che salta per aria, l’attacco al ponte e altro sono sequenze che da sole basterebbero per far gridare al capolavoro.
Poi però Leone va troppo oltre, inserendo i flash back della vita di Sean ( con il tradimento dell’amico) e altre sequenze che praticamente tolgono tensione al film.
Nonostante questi difetti però Giù la testa non è affatto un film solo sufficiente.
La presenza di due grandissimi attori come Rod Steiger e James Coburn contribuisce a tenete altissimo il livello della recitazione e quindi la tensione attorno ai due personaggi; il rude e violento Miranda, espressione dell’arguzia popolare e il freddo fuori (ma rivoluzionario dentro) John H. “Sean” Mallory si inseriscono ancora una volta in un impianto di prim’ordine, come’era già accaduto per la coppia Eastwood/Monco e Van Cleef/Mortimer in Per qualche dollaro in più, con quella formata da Eastwood/Biondo e Wallach/Tuco in Il buono il brutto e il cattivo e infine di quella composta da Charles Bronson/Armonica e Henry Fonda/Frank in C’era una volta il West.

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Ancora una volta Leone fa un film completamente al maschile, escludendo di fatto la presenza di attrici dalla sceneggiatura; le uniche due presenze femminili sono quelle assolutamente marginali della donna della diligenza (Maria Monti) e di quella della fidanzata di John nei flashback (Vivienne Chandler). Una scelta dettata non di certo da maschilismo strisciante ma da situazioni contingenti. Il vecchio West o il Messico di inizi secolo erano terre per rudi pionieri, pistoleri, peones o contadini, banditi o trafficanti senza scrupoli.
Con Giù la testa si conclude definitivamente un’epoca, quella dei grandi western di Leone anche se a ben guardare il film non può essere definito un western tradizionale. Tuttavia alcuni elementi ci sono ancora, per cui l’arruolamento forzoso di Giù la testa nel filone western non è poi campato in aria.

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L’agguato al ponte

Dicevo che si conclude un’epoca; Leone tornerà dietro la macchina da presa solo per girare il suo capolavoro assoluto, C’era una volta in America che uscirà nelle sale 13 anni dopo. Va detto che nel frattempo non resterà con le mani in mano collaborando (forse molto più di una collaborazione) al film di Tonino Valerii Il mio nome è Nessuno dove però comparirà solo come Direttore esecutivo e con Damiano Damiani nel film Un genio, due compari, un pollo, girandone le scene iniziali.

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Il massacro dei rivoluzionari e dei peones

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La morte del figlio più piccolo di Miranda

Con Giù la testa finisce quindi la grande epopea del western all’italiana che Sergio Leone aveva imposto al mondo, creando dal nulla un nuovo modo di intendere il cinema e coniugando la qualità alla raffinatezza per un genere fino ad allora considerato di serie B.
Di questo film restano sequenze memorabili, che ho già citato, la strepitosa colonna sonora di Ennio Morricone con la stupenda Sean Sean e il rimpianto per l’addio di un maestro al cinema di frontiera che aveva permesso di scoprire un mondo e di creare il mito di personaggi che resteranno nella storia del cinema, sia che si parli di Tuco sia che si parli di Mortimer o di Biondo e Monco.
O che si parli di Miranda e Sean.

Giù la testa
Un film di Sergio Leone. Con Rod Steiger, James Coburn, Rick Battaglia, Romolo Valli, Maria Monti,Furio Meniconi, Stefano Oppedisano, Benito Stefanelli, Poldo Bendandi, Rosita Torosh, Franco Graziosi, Nazzareno Natale, Anthony Vernon, Giuliana Calandra, Antoine Saint-John, David Warbeck, Giulio Battiferri, Roy Bosier, Vivienne Chandler, Omar Bonaro, John Frederick, Amato Garbini
Western, durata 154 min. – Italia 1971.

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Sean, l’amico irlandese di John

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Il governatore Jaime

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Al centro della foto il bravissimo Romolo Valli

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Il manifesto con l’immagine del governatore Jaime

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Giù la testa banner personaggi

Rod Steiger: Juan Miranda
James Coburn: John H. “Sean” Mallory
Romolo Valli: dottor Villega
Antoine Saint-John: colonnello Gunterreza
Franco Graziosi: governatore Jaime
Rick Battaglia: Santerna
David Warbeck: Sean Nolan
Vivienne Chandler: la fidanzata di John nei flashback
Maria Monti: Adelita (la donna nella diligenza)
Amato Garbini: poliziotto sul treno

Giù la testa banner cast

Regia Sergio Leone
Soggetto Sergio Leone, Sergio Donati
Sceneggiatura Sergio Leone, Sergio Donati, Luciano Vincenzoni
Produttore Fulvio Morsella
Fotografia Giuseppe Ruzzolini
Montaggio Nino Baragli
Effetti speciali Antonio Margheriti
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Andrea Crisanti
Costumi Franco Carretti
Trucco Amato Garbini

Giù la testa banner doppiatori

Carlo Romano: Rod Steiger
Giuseppe Rinaldi: James Coburn
Anna Miserocchi: Maria Monti
Pino Locchi: Rick Battaglia
Franco Graziosi: Franco Graziosi
Romolo Valli: Romolo Valli
Sergio Tedesco: Antoine Saint-John

Giù la testa banner citazioni

Rivoluzione? Rivoluzione? Per favore, non parlarmi tu di rivoluzione. Lo so benissimo cosa sono e come cominciano: c’è qualcuno che sa leggere i libri che va da quelli che non sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice Oh, oh …è venuto il momento di cambiare tutto… (…) Io lo so quello che dico, ci sono cresciuto in mezzo alle rivoluzioni… e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo e parlano, parlano. E mangiano. Parlano e mangiano! E intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione! Quindi per favore non parlarmi più di rivoluzione… E, porca troia, lo sai cosa succede dopo? Niente… tutto torna come prima!

Giù la testa, coglione.

Non possiamo andarcene, non dimenticare che tu adesso sei un grande eroe della rivoluzione!
Ehi, posso dirti una cosa?
Sì.
Vaffanculo!
Purtroppo avevi ragione tu, averlo nel culo fa male.

Il mio paese? Il mio paese siamo io e i miei figli.

Quando ho cominciato ad usare la dinamite, allora credevo anch’io in tante cose… in tutte, e ho finito per credere solo nella dinamite.
Volevi notizie della famiglia? Tutti figli miei, e tutti quanti di madre diversa. E questo è mio padre… dice lui. […] Adesso dimmi una cosa, ma tu lo sai fare un figlio? Ho detto lo sai fare un figlio? No, eh! Bene, rimediamo subito.
Dove c’è rivoluzione… c’è confusione… dove c’è confusione un uomo che sa ciò che vuole ci ha tutto da guadagnare.

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dicembre 24, 2011 Posted by | Western | , , , , , | 2 commenti