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Preparate i fazzoletti

Preparate i fazzoletti locandina

A due anni esatti dalla provocazione di Calmos, torna Bertrand Blier con un film paradossale, provocatorio in egual misura e per certi versi surreale.
Tutte iperboli per indicare un film, Preparez vos mouchoirs, tradotto letteralmente in Preparate i fazzoletti in cui il gusto per l’amplificazione esasperata degli avvenimenti del grande regista francese trova forma compiuta e sbeffeggiante, atteggiamenti che Blier ha sempre coltivato ed espresso con un gusto per la provocazione unici.
Questa volta però il regista sembra voler prendere in giro anche se stesso, accentuando la carica dissacratoria dei suoi lavori precedenti, come Les valseuses (I santissimi), film con il quale si era imposto anche al grande pubblico.

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Carole Laure, Solange

A finire nel mirino di Blier questa volta c’è la famiglia, in cui ruoli verranno rimescolati e ridistribuiti in un film essenzialmente misogino ( anche se difficilmente si riesce a capire quanto Blier ci faccia o ci sia), che stravolge i canoni sacramentali sia religiosi che civili attraverso un finale spiazzante e colmo di paradossi in maniera vistosa.
Il tutto condito dal proverbiale umorismo nero del regista, dalla sua carica dissacratoria e dalla sua irriverenza che in alcuni casi va a toccare i fondamenti della morale sradicandoli e sovvertendoli.
Chi non abbia mai visto un film di Blier troverà forse eccesiva questa presentazione di un’opera cinematografica dipinta quasi come un qualcosa di sovversivo; in questo caso procuratevi una copia del film e preparatevi ad immergervi in un qualcosa che se potrà non piacervi, di sicuro non vi lascerà indifferenti.

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L’indifferenza di Solange per qualsiasi attenzione…

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… e per qualsiasi persona

Il film inizia presentandoci la protagonista del film, la bella Solange (Carole Laure) che ha come compagno il dolce Raoul, che di lei è profondamente innamorato; ma la donna è da diverso tempo un mistero per Raoul. E’ cambiata ed è diventata introversa, quasi abulica ed assente.

Invano Raoul tenta in tutti i modi di scuoterla dalla profonda apatia in cui la donna sembra essere precipitata.
Così, come estremo tentativo, durante un pranzo in un ristorante decide di offrirla ad un perfetto sconosciuto.
Stephane (questo il nome dell’uomo) è un insegnante di ginnastica, che ama la musica colta (Mozart in particolare) e colleziona libri, decide di accettare ma con sgomento di entrambi, Solange resta praticamente assente.
La donna, pur avendo accettato senza alcuna remora la proposta del suo uomo, si ritrova a dividere quindi il talamo con i due uomini, che a modo loro l’amano in maniera differente.

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Ogni dialogo…

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…viene stroncato sul nascere

Intanto è arrivata l’estate e Solange deve accompagnare in una colonia montana dei ragazzini, cosi Raoul e Stephane la accompagnano, sempre speranzosi di vederla cambiare.
Ma qui accade l’incredibile.
A scuotere la donna dall’ apatia non è un altro uomo bensi Christian Belloeil, un ragazzino quindicenne (nella versione italiana, perchè in quella francese il ragazzino ha 13 anni) terribilmente intelligente che non lega con i coetanei che lo trovano insopportabilmente presuntuoso e troppo superiore come intelligenza.

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Il ragazzino terribile, Christian Belloeil, riesce dove hanno fallito Raoul e Stephane

Tra Solange e Christian scoppia la passione; è un processo lento, ma inesorabile.

La donna dapprima inizia a proteggerlo e alla fine ne diventa l’amante.
Le vacanze finiscono e i genitori del ragazzo decidono di mandarlo in collegio.
Privata del suo giovanissimo amante Solange sembra ripiombare nella sua apatia, così i due premurosi compagni della donna accettano di rapirlo e riconsegnarlo a lei.
Scoperti, finiscono in carcere, dal quale alla fine escono per avere una sgradita sorpresa: Solange è incinta, ma non solo…
Girato nel 1978, con un cast affiatatissimo e coinvolgente, Preparate i vostri fazzoletti ottenne ottimi riscontri di critica e di pubblico, arrivando a vincere l’Oscar nel 1979 come miglior film straniero battendo il nostro I nuovi mostri, diretto da Mario Monicelli, Dino Risi e Ettore Scola.
Come già detto in apertura, un film davvero particolare ed insolito, quello del figlio del grande Bernard Blier ( il grande attore scomparso a fine degli anni 80)
Un film in cui il gusto per l’assurdo, per le situazioni surreali e capovolte finisce per diventare la costante del film stesso, sempre in bilico tra la commedia irriverente, quella di costume e la critica sociale espressa con un capovolgimento di ruoli che riceverà l’imprimatur nel grottesco finale.
Il successo di un film è sempre il risultato di un difficile equlibrio tra sceneggiatura, abilità del regista e sopratutto dal cast di attori che interpreta i vari personaggi.
Blier si affida alla collaudata coppia di Les vaulseus, ovvero Patrick Dewaere e Gerard Depardieu, solo che questa volta i due teppistelli di I Santissimi diventano due uomini profondamente innamorati della stessa donna.
Gerard Depardieu è quasi commovente nel ruolo di Raoul, disposto a tutto pur di far tornare il sorriso e la voglia di vivere nella sua compagna Solange; l’attore francese è perfetto nel suo ruolo, che ha connotazioni che virano dal tragico al comico in maniera velocissima.

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L’inizio di un’impossibile relazione

Bravissimo è anche Patrick Dewaere, la grande promessa del cinema francese venuta a mancare tragicamente nel 1982, quando l’attore, che purtroppo aveva una personalità molto fragile, si uccise sparandosi un colpo di fucile.
La terza componente, l’attrice canadese Carole Laure chiude perfettamente il triangolo con un’interpretazione perfetta del personaggio (peraltro molto antipatico) di Solange, dando spessore e contenuto alla donna triste e apatica ,della quale non sapremo mai le motivazioni del suo stato d’animo.
In ultimo, citazione anche per Michel Serrault in un ruolo secondario.

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Preparate i fazzoletti
Un film di Bertrand Blier. Con Gérard Depardieu, Michel Serrault, Patrick Dewaere, Carole Laure Titolo originale Préparez vos mouchoirs. Commedia, durata 110 min. – Francia, Belgio 1977.

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Preparate i fazzoletti banner personaggi

Gérard Depardieu: Raoul
Carole Laure: Solange
Patrick Dewaere: Stéphane
Michel Serrault: Il vicino
Eléonore Hirt: Madame Beloeil
Jean Rougerie: Mr. Beloeil
Sylvie Joly: La passante/
Riton Liebman: Christian Beloeil

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Regia Bertrand Blier
Soggetto Bertrand Blier
Sceneggiatura Bertrand Blier
Fotografia Jean Penzer
Montaggio Claudine Merlin
Musiche Georges Delerue
Scenografia Eric Moulard e Gérard James

gennaio 11, 2012 Posted by | Commedia | , , , , | Lascia un commento

Marcia trionfale

Marcia Trionfale locandina

Paolo Passeri è un neo laureato, che con molti sacrifici è riuscito a terminare gli studi.
Ambirebbe ad arrivare ad occupare un posto in accademia, ma prima deve ottemperare agli obblighi del servizio di leva.
Viene così spedito in una caserma a Reggio, sotto gli ordini del capitano Asciutto.
Da subito il giovane, distinto, colto e sopratutto molto timido ha difficoltà di ambientamento; circondato da gente rozza, da istruttori con i paraocchi, l’uomo non riesce a integrarsi nella dura, rigida disciplina militare.
A colmare la misura arriva anche lo strano comportamento del capitano Asciutto, uomo in preda ad una profonda crisi di nervi; la concezione di quest’ultimo, della vita, risente della sua mentalità di militare.
L’uomo vorrebbe forgiare soldati d’acciaio, dimenticando che molti non hanno ne la volontà ne la forza di carattere per accettare i suoi ordini.

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Franco Nero (Capitano Asciutto) e Michele Placido (Paolo)

Ben presto Asciutto scopre che Paolo è in possesso di una buona cultura, e dopo averlo umiliato in più occasioni, prende in qualche modo a ben volerlo.
Ma la nevrosi del capitano è sempre latente; anche nella vita privata l’uomo mantiene un comportamento schizoide, arrivando a incutere un sacro terrore anche in sua moglie, che accetta supinamente quell’uomo rancoroso, brutale fino all’eccesso.
Paolo diviene ben presto il braccio destro del capitano, che così lo mette a guardia della moglie; lo stesso scopre così l’infedeltà della bella donna, oltre che diventarne, alla fine, l’amante.
Ma la storia è destinata a chiudersi tragicamente.

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Miou Miou

Abbandonato dalla moglie, il capitano perde completamente il lume della ragione, e finirà ucciso da un soldato di guardia, coperto da Paolo, che ha intuito il dramma che ha sconvolto la mente del suo ex superiore.
Condensare in poche righe una storia molto cupa, tetra come quella raccontata da Marco Bellocchio in Marcia trionfale, film del 1976, non è impresa semplice.
La struttura del film, pur lineare e abbastanza semplice nel suo svolgimento, tuttavia offre il fianco ad una serie di problematiche che il film stesso suscita, intriso com’è di un antimilitarismo evidente, in cui il mondo delle armi è visto come un ricettacolo di vizi e di disordine morale, che trova la sua massima esplicazione proprio nella figura di Asciutto, uomo che è militare fino nel Dna.

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Patrick Dewaere

E che proprio in virtù di questa sua forma mentis finisce per smarrire il senno, oltre che il senso del reale.
Il film passa dalla denuncia dell’ottusa protervia degli ufficiali, con conseguente sovra esposizione di quello che accade in una caserma (atti di vigliaccheria, nonnismo, viscido servilismo) alla descrizione di una storia d’amore ( ma il termine è davvero esagerato) tra il giovane neo laureato Paolo e la splendida Rosanna, la moglie del suo capitano, che alla fine lui tradisce proprio intessendo una relazione con la donna.

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I personaggi del film quindi non spiccano per doti umane; lo stesso Paolo, entrato timidamente in caserma, ne esce completamente cambiato  e diventa un simbolo di come la vita militare possa forgiare in negativo il carattere di un uomo, eliminandone i lati positivi e sostituendoli con quanto di peggio l’uomo possa mostrare.
Il film, che possiede una sua forza espressiva molto notevole, va giudicato comunque come un’opera eccessiva.
La furia di Bellocchio si abbatte su un’altra istituzione, ma questa volta con scarsa lucidità.

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I due personaggi principali, ovvero Paolo, interpretato da Michele Placido e il capitano Asciutto, interpretato da Franco Nero sono eccessivi in tutto; sono eccessivi nella recitazione, lo sono nei comportamenti, lo sono nei rapporti con gli altri.
I due attori caratterizzano a tal punto i personaggi da trasformarli più che in maschere tragiche, in caricature, il che probabilmente non era nelle intenzioni del regista.le varie scene di sopprusi, di angherie dei “nonni”, di piccole meschinerie quotidiane vengono amplificate, così come le reazioni del capitano fuori dalla caserma, dietro il tranquillo riparo delle mura domestiche.
Il suo rapporto con la bella moglie viene mostrato in tutta la sua crudezza; in una scena l’uomo mette fuori dalla porta, dopo averla percossa, la giovane moglie completamente nuda, costringendola ad umiliarsi per poter rientrare in casa.
Questo rapporto malato, che si concluderà con l’abbandono di Rosanna del tetto coniugale, è forse la cosa migliore del film, assieme alla recitazione della splendida Miou Miou e di Patrick Dewaere, amante della donna.
Il resto è un film frammentato, discontinuo e didascalico, in cui le frecce del regista, Bellocchio, sembrano avere traiettorie a zig zag.

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Un film con una sua forza, indiscutibile, ma che risente dell’ambigua scelta del regista di puntare su due storie parallele, quella della descrizione della vita in caserma e quella della descrizione del privato.
Un’ambiguità che alla fine costa cara.
Tuttavia siamo di fronte anche ad un bel film, in cui Bellocchio , aldilà degli errori descritti, mostra con forza e coraggio quelli che sono gli evidenti limiti di ua vita coercitiva come quella vissuta all’ombra della divisa militare.

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Marcia trionfale,un film di Marco Bellocchio. Con Michele Placido, Miou-Miou, Franco Nero, Patrick Dewaere, Nino Bergamini, Nicola Di Pinto, Piero Vida, Gisela Hahn, Vittorio Fanfoni, Alessandro Haber, Cyrille Spiga, Massimo Boldi, Peter Berling, Flavio Andreini, Dario Cantarelli, Daniele Pagani
Drammatico, durata 125 min. – Italia 1976.

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Marci trionfale banner protagonisti

Franco Nero: capitano Asciutto
Miou-Miou: Rosanna
Michele Placido: Paolo Passeri
Patrick Dewaere: tenente Baio
Nino Bignamini: Guancia
Alessandro Haber: Belluomo

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Regia Marco Bellocchio
Soggetto Marco Bellocchio
Sceneggiatura Marco Bellocchio, Sergio Bazzini
Produttore Silvio Clementelli
Produttore esecutivo Giorgio Adriani
Casa di produzione Clesi Cinematografica, Renn Productions, Parigi, Lisa Film GMBH, Monaco
Distribuzione (Italia) Cineriz
Fotografia Franco Di Giacomo
Montaggio Sergio Montanari
Scenografia Amedeo Fago
Costumi Mario Carlini
Trucco Mario Di Salvio

luglio 20, 2010 Posted by | Drammatico | , , , , | Lascia un commento

La stanza del Vescovo

La stanza del vescovo locandina

Un giovane giramondo, Marco Maffei, con la sua barca Tinca, durante un approdo sul Lago Maggiore, conosce l’avvocato Temistocle Orimbelli; l’uomo, personaggio stravagante quanto infido e ambiguo, lo porta nella villa dove vive con sua moglie Cleofe e la cognata Matilde, che è sposata per procura con Angelo Berlusconi, apparentemente scomparso in Etiopia durante la guerra d’Africa.

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Patrick Dewaere è Marco Maffei, Ugo Tognazzi è Temistocle

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Ornella Muti è Matilde

Qui Maffei ha modo di constatare i pessimi rapporti esistenti tra Temistocle e la moglie, che l’uomo ha sposato solo per denaro, e ha modo di capire il forte interesse che suscita sulla ragazza, sposata senza aver mai conosciuto il marito. Marco e Temistocle hanno alcune avventure in comune, come quella in cui l’avvocato riesce a sedurre prima l’amica svizzera dell’amante di Maffei e poi la donna stessa, suscitando in Marco reazioni contrastanti;

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se da un lato ammira quell’uomo bugiardo, donnaiolo ma comunque spavaldo e sicuro di se, dall’altro non può fare a meno di notare come l’avvocato sia privo di qualsiasi scrupolo.Durante una delle visite a casa della signora Cleofe, Matilde chiede a Marco di fare un giro con la sua barca, in compagnia di Temistocle; la notte l’uomo raggiunge Maffei nella sua stanza, e gli confessa di avere una relazione con la donna. L’indomani i tre partono per l’escursione in barca, durante la quale si aggrega una giovane amica di Marco, Landina.

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Nella notte Marco capisce che davvero Temistocle e Matilde hanno una relazione, ma l’indomani Matilde racconterà all’uomo che la relazione è inziata proprio la notte prima, in seguito al disinteresse mostrato da Marco per la donna.Durante un’escursione a Stresa, mentre sono tutti e quattro a pranzo, un appuntato dei carabinieri li raggiunge al tavolo, e li informa della morte della moglie di Temistocle, Cleofe. Rientrati alla villa, trovano il giudice istruttore che è convinto che la donna sia stata uccisa; ma Temistocle ha un alibi, che è confermato sia da Marco che da Matilde.

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Tuttavia, nella notte, a Marco è sembrato di aver visto l’avvocato in sella ad una bicicletta, ma non racconta nulla al giudice. Così l’inchiesta sulla morte di Cleofe viene archiviata e Temistocle a questo punto, erede dei beni della donna, sposa la cognata, che nel frattempo ha visto il suo matrimonio annullato per la presunta morte del marito.
Ma, a sorpresa, tre mesi dopo ecco un colpo di scena: nella villa arriva proprio Angelo Berlusconi, che ha appreso dai giornali etiopi della morte della sorella, ed è tornato in Italia per investigare sulle vere cause della morte di Cleofe. Con la testimonianza di Marco, Temistocle viene così smascherato, e per evitare l’arresto si uccide; dopo una notte d’amore con Matilde, Marco lascia per sempre la villa, rinunciando alla donna e riprendendo la sua vita vagabonda.

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Diretto da Dino Risi e tratto dall’omonimo romanzo di Pietro Chiara,La stanza del vescovo è uno splendido affresco tinto di noir, nel quale il grande regista riesce a ricreare le atmosfere dark del romanzo, grazie anche ad una splendida ricostruzione anche visiva, a cui non è estranea la suggestiva cornice del Lago Maggiore; gli attori, ovvero Tognazzi, Dewaere e la Muti, oltre alla bravissima Giacobbe, esaltano i loro personaggi caratterizzandoli in maniera precisa.

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Accolto bene dalla critica, il film è stato un pò dimenticato sopratutto per la presenza, nel film, di alcuni nudi femminili, che hanno finito per creare problemi con la commissione di vigilanza; tuttavia, ancora oggi, leggendo alcune critiche online, ci si chiede che film abbiano visto mai alcuni critici all’epoca della sua uscita. Valga per tutti questo commento tratto da uno dei siti più impotanti dedicati al cinema:
Da un romanzo (1976) di Piero Chiara. Due amici improvvisati veleggiano sul Lago Maggiore, nell’Italia del 1946, facendo scalo in caccia di donne, ma poi l’anziano incastra il giovane in un tenebroso intrigo di amore e di morte. Il mestiere di D. Risi è fuori discussione con l’eleganza della scrittura e il puntiglio scenografico ma, forse per la preoccupazione di agganciare il grosso pubblico, il film risulta appannato, come adagiato in stracche cadenze.”

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Una recensione assolutamente ridicola, che non tiene conto della bontà della trasposizione cinematografica del romanzo, cosa da sempre molto complicata, della solita straordinaria bravura di Risi nel dirigere, con ampio respiro, storie difficili, rendendole con un mestiere senza pari. Di appannato, verrebbe da dire, c’è solo l’intelletto di colui che ha stilato questo giudizio rozzo e grossolano.

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Un bellissimo primo piano di Ornella Muti

La stanza del Vescovo, un film di Dino Risi. Con Ugo Tognazzi, Ornella Muti, Lia Tanzi, Patrick Dewaere, Gabriella Giacobbe, Francesca Juvara, Renzo OzzanoCommedia, durata 110 min. – Italia 1977.

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Ugo Tognazzi: Temistocle Mario Orimbelli
Ornella Muti: Matilde Scrosati in Berlusconi
Patrick Dewaere: Marco Maffei
Lia Tanzi: Landina
Gabriella Giacobbe: Cleofe Berlusconi In Orimbelli
Katia Tchenko: Charlotte
Karina Verlier: Germaine
Franco Sangermano: Giudice Istruttore Mazzoleni
Marcello Turilli: Angelo Berlusconi
Piero Mazzarella: Brighenti
Renzo Ozzano: Brigadiere

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Regia Dino Risi
Soggetto Piero Chiara
Sceneggiatura Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Dino Risi, Piero Chiara
Produttore Giovanni Bertolucci
Fotografia Franco Di Giacomo
Montaggio Alberto Gallitti
Musiche Glenn Miller, Parish, Armando Trovajoli
Scenografia Luigi Scaccianoce
Costumi Orietta Naselli Rocca

Incipit del romanzo di Chiara

“Nel tardo pomeriggio di un giorno d’estate del 1946 arrivavo, al timone di una grossa barca a vela, nel porto di Oggebbio sul Lago Maggiore. L’inverna, il vento che nella buona stagione si alza ogni giorno dalla pianura lombarda e risale il lago per tutta la sua lunghezza, mi aveva sospinto, tra le dodici e le diciotto, non più in su di quel piccolo abitato lacustre, dove decisi di pernottare.”

Citazione dal romanzo

“Il Vescovo era un prozio di mia moglie, monsignor Alemanno Berlusconi, morto nel ventotto, che fino a vent’anni fa passava l’estate in questa villa. Il padre di mia moglie gli aveva fatto addobbare la stanza migliore in modo degno d’un prelato che era Nunzio Apostolico in varie parti del mondo e faceva parte della Congragazione dei Riti.”

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settembre 12, 2009 Posted by | Drammatico | , , , , , | 4 commenti