Fantozzi
Quanto c’è di Ugo Fantozzi nell’italiano medio, quanto è possibile assumere come cartina di tornasole la figura dello sfigato e servile travet e elevarlo a monumento dell’italiano opportunista e cinico,mediocre e qualunquista?
Chi è in realtà Fantozzi rag.Ugo, uomo ordinario nella sua straordinarietà, colui che accetta sberleffi e insulti da tutti,a partire dai suoi compagni di lavoro per finire ai suoi capi,alla signorina Silvani che sintetizza la personalità del ragioniere con il celebre “merdaccia“?
Fantozzi è l’italiano di Sordi,quello ridicolizzato e i cui vizi e le cui debolezze sono amplificate fuori misura, rendendo l’italiano stesso una maschera grottesca e a tratti tragica, il “pizza e mandolino” così tanto in voga in buona parte del mondo,la dove i vizi italici vengono stigmatizzati con sotto però una robusta dose di invidia.
Si,perchè Fantozzi ha tutti i difetti del mondo:è servile,umile,pusillanime,fannullone.
Ma è anche capace di scatti d’orgoglio.
In un momento del film diretto da Luciano Salce c’è forse la parte più intensa dell’intera produzione dedicata al celebre ragioniere ideato da Paolo Villaggio,quella in cui il direttore del ragionier Ugo sfida ad una gara di biliardo “all’italiana” lo stesso Fantozzi.
“Il suo è culo,la mia è classe,caro il mio coglionazzo”
“Al ventottesimo coglionazzo e a 49 a 2 di punteggio Fantozzi incontrò di nuovo lo sguardo di sua moglie.”
Scatta la rivincita dello schiavo,del servo,così ben estremizzato fino a quel punto del film;Fantozzi distrugge con una serie di tiri da campione l’avversario,che lascia ammutolito e impietrito,tanto da arrivare a spezzare la stecca con la quale fino ad allora aveva giocato umiliando il povero ragionier Ugo.
E’ il trionfo della mediocrità sul potere e la strafottenza.
Solo un episodio,ovviamente perchè la maschera tragicomica di Fantozzi è quella e non può cambiare;un mediocre o meglio ancora,una nullità può avere solo un attimo di gloria prima di ripiombare nell’anonimato.
Ma basta a far capire che il riscatto può esserci,in qualsiasi istante.
Ma Fantozzi è un perdente e di conseguenza finisce per accumulare disastri su disastri,in una discesa verticale verso il fondo della dignità umana,figura tragica e allo stesso tempo grottesca dell’uomo imbelle,servile e sopratutto vigliacco che non riesce mai a sollevarsi dal rango di ultimo della classe,quasi un servo della gleba di romana memoria.
Paolo Villaggio scrive agli inizi degli anni settanta due libri, Fantozzi,edito da Rizzoli nel 1971 e Il secondo tragico libro di Fantozzi sempre edito da Rizzoli nel 1974. Alla proposta di interpretare un film ispirato alle vicende del ragionier Ugo,Villaggio rifuta e propone a Renato Pozzetto prima e a Ugo Tognazzi poi di interpretare il film.La risposta negativa porta il comico genovese ad accettare la proposta di Luciano Salce di interpretare la parte.
Il caso e se vogliamo la fortuna impedisce al men che mediocre Samperi di portare sullo schermo una riduzione del romanzo;così nasce il Fantozzi nella versione che conosciamo e che esplose come fenomeno cinematografico e di costume nel 1975,polverizzando tutti i record al botteghino.
Accolto con pareri discordanti dalla critica,poco incline ad afferrare il messaggio dirompente del film, ebbe al contrario uno straordinario successo di pubblico consegnando la figura se vogliamo tragica di Fantozzi al costume stesso del nostro paese.
Fantozzi si snoda attraverso una serie di gag amare ma esilaranti, attraverso sequenze destinate a diventare un culto negli anni successivi;dalla scena dell’autobus,con Fantozzi impegnato a battere tutti i record di pigrizia che prende un mezzo pubblico al volo tirando fuori dallo stesso tutti coloro che erano all’interno alla scena della gara di biliardo, alla partita di calcio tra scapoli e ammogliati alla partita di tennis con Filini.
Una serie continua di gag,situazioni surreali e sequenze esilaranti compongono l’ossatura del film, che non ha un vero e proprio filo conduttore quanto piuttosto un’imbastitura di impressioni sulla vita di un uomo men che mediocre,emblema dei peggiori vizi degli italiani.
Se Fantozzi è una figura quasi emblematica,non da meno sono i personaggi che affollano gli sketch, a partire dall’incredibile rag.Filini, collega maldestro di Fantozzi impegnato ad organizzare i più improbabili eventi sportivi o ricreativi per i suoi compagni di lavoro (un autentico eufemismo),proseguendo con la signorina Silvani,la collega racchia che snobba l’infatuazione che Fantozzi ha per lei al Megadirettore Galattico Duca Conte Balabam,al Geom. Luciano Calboni alla Contessina Alfonsina Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare per finire alla famiglia di Fantozzi,che include la debole moglie Pina e la “mostruosa” figlia di Fantozzi Mariangela.
Una carrellata di personaggi caratterizzata anch’essa da una quantità smodata di tic e debolezze.
Paolo Villaggio presta il suo volto al ragionier Ugo Fantocci (si chiamava così quando l’attore genovese lo portò sul piccolo schermo per la prima volta) interpretandolo in maniera esemplare;è una sua creatura,il ragionier Ugo e nessuno più di lui sa come mostrane i tic,le debolezze,la figura tragica e allo stesso tempo comica di un uomo sconfitto e debole, che solo in pochi casi riesce ad uscire da una mediocrità assoluta,come nella scena citata della partita a biliardo o con la celeberrima sequenza della Corazzata Potemkin,dissacrata (finalmente!) e definita “una cagata pazzesca!”
Quello diretto da Salce è il primo della lunga serie dedicata alle avventure di Fantozzi;saranno ben 10 i sequel,che dopo il secondo episodio, ancora di buon livello, scenderà sempre più giù come qualità,pur continuando ad avere un buon seguito di pubblico.
In un’intervista datata 1975 Villaggio dirà del suo personaggio:”Tutti credono di riconoscere nell’impeigato,pasticcione e sfortunato,il proprio vicino,i conoscenti.Nessuno ammette di riconoscere se stesso.”
Parole indubbiamente pesanti,ma con una loro intrinseca verità.Gli italiani “brava gente” sono in realtà qualcosa di molto simile al Fantozzi del romanzo e del film.
Dirà ancora Villaggio:”Fantozzi vive in una dimensione assurda,e’ un personaggio assillato dalla paura.Il pasticcione italiano,l’eroe di Sordi o di Tognazzi,tanto per intenderci,viene sostituito dall’impiegato settentrionale nevrotizzato dal mondo dell’industria”
Fantozzi è un film importante nella cinematografia italiana,tanto da essere inserito nella lista dei cento film da salvare;il principale artefice del successo,Paolo Villaggio,rimarrà a lungo prigioniero del ruolo di Fantozzi,finendo quasi per diventarne un alter ego che l’attore genovese riproporrà in altri film,come Fracchia la belva umana.
Fantozzi
Un film di Luciano Salce. Con Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Giuseppe Anatrelli, Liù Bosisio,Umberto D’Orsi, Plinio Fernando, Umberto Orsini, Andrea Roncato, Willy Colombini, Ettore Geri, Luciano Bonanni, Paolo Paoloni Comico, durata 100 min. – Italia 1975.
Paolo Villaggio: Rag. Ugo Fantozzi
Anna Mazzamauro: Sig.na Silvani
Gigi Reder: Rag. Renzo Filini
Giuseppe Anatrelli: Geom. Luciano Calboni
Umberto D’Orsi: On. Cav. Conte Diego Catellani
Liù Bosisio: Pina Fantozzi
Dino Emanuelli: Collega di Fantozzi
Plinio Fernando: Mariangela Fantozzi
Paolo Paoloni: Megadirettore Galattico Duca Conte Balabam
Elena Tricoli: Contessina Alfonsina Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare
Pietro Zardini: Rag. Fonelli
Regia Luciano Salce
Soggetto Paolo Villaggio
Sceneggiatura Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Luciano Salce, Paolo Villaggio
Produttore Giovanni Bertolucci
Casa di produzione Rizzoli Film
Distribuzione (Italia) Cineriz
Fotografia Erico Menczer
Montaggio Amedeo Salfa
Musiche Fabio Frizzi
Tema musicale “La ballata di Fantozzi”, di Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi (testo) e Fabio Frizzi (musica)
Scenografia Nedo Azzini
Costumi Orietta Nasalli-Rocca
Trucco Gianfranco Mecacci
Per arrivare a timbrare il cartellino d’entrata alle 8 e 30 precise, Fantozzi, sedici anni fa, cominciò col mettere la sveglia alle 6 e un quarto: oggi, a forza di esperimenti e perfezionamenti continui, è arrivato a metterla alle 7:51… vale a dire al limite delle possibilità umane! Tutto è calcolato sul filo dei secondi: cinque secondi per riprendere conoscenza, quattro secondi per superare il quotidiano impatto con la vista della moglie, più sei per chiedersi – come sempre senza risposta – cosa mai lo spinse un giorno a sposare quella specie di curioso animale domestico. Tre secondi per bere il maledetto caffè della signora Pina – tremila gradi Fahrenheit! –, dagli otto ai dieci secondi per stemperare la lingua rovente sotto il rubinetto […], due secondi e mezzo per il bacino a sua figlia Mariangela, caffelatte con pettinata incorporata, spazzolata dentifricio mentolato su sapore caffè, provocante funzioni fisiologiche che può così espletare nel tempo di valore europeo di sei secondi netti. Ha ancora un patrimonio di tre minuti per vestirsi e correre alla fermata del suo autobus che passa alle 8:01. Tutto questo naturalmente salvo tragici imprevisti…
Verso il dodicesimo del primo tempo cominciano i primi drammatici sintomi di collassi cardiocircolatori. E implacabilmente si presenta sul campo di gioco il “nuvolone da impiegati”. Ogni impiegato ha la sua nuvola personale. Sono nuvole maligne che stanno in agguato anche quattordici mesi, ma quando vedono che il loro uomo è in ferie o in vacanza gli piombano sulla testa scaricandogli addosso tonnellate di pioggia fitta e gelata.
Un fatto nuovo nella ditta: il feroce cavalier Catellani è stato eletto Gran Maestro dell’Ufficio Raccomandazioni e Promozioni! […] Aveva fatto piazzare nell’atrio la statua di sua madre Teresa, a cui era molto affezionato, e pretendeva che tutti entrando e uscendo le rendessero servile omaggio!
Dopo quella diamantata pazzesca la contessina Serbelloni Mazzanti Vien Dal mare gli fece conoscere alcuni amici e gli presentò nell’ordine: la signora Bolla, i coniugi Bertani, la contessa Ruffino, i fratelli Gancia, Donna Folonari, il barone Ricasoli, il marchese Antinori, i Serristori Branca e i Moretti, quelli della birra. A metà di quel giro di presentazioni Fantozzi era già completamente ubriaco!
Come prima reazione a quella clamorosa delusione d’amore, chiese ed ottenne di farsi trasferire ad altro ufficio. […] Il destino volle che lo mettessero nella stanza di un certo Folagra, la pecora nera, anzi, la pecora rossa della ditta. Questi era un giovane intellettuale di estrema sinistra che tutti, Fantozzi compreso, avevano sempre schivato per paura di essere compromessi agli occhi dei feroci padroni. […] Fu proprio attraverso il contatto con questo Folagra che Fantozzi, fallito nell’amore, trovò una nuova ragione di vita: la politica.
L’opinione di Gimon 82 dal sito http://www.filmtv.it
Il capostipite dell’omonima saga è ben di piu’ di un film,è un manifesto sociale che ha prodotto negli anni a venire modus-vivendi riassumibili nel quotidiano di ognuno di noi,un vero “CULT” si potrebbe dire,cinetico(filo) e non,un piccolo capolavoro di comicita’ reale e surreale che tocca vette di compiaciuto iperbolismo.Un film che è un affresco sociale: arguto,cinico,grottesco, di un “Italietta” di cui Ugo Fantozzi ne è la “maschera”,quella di un italiano medio(cre),status symbol di vittima designata e bersaglio preferito(o facile) di superiori aguzzini e colleghi leccapiedi.La regia di Salce dona sapientemente al personaggio Fantozzi una vis-comica nel contesto di un “Italietta da ufficio”,ritratta in maniera genialmente dissacratoria che sfonda le comuni barriere di vita reale.Il personaggio “Fantozziano”è un caso isolato del nostro cinema che si discosta molto dall'”Homo italicus” della commedia anni 60-70,gli italiani di Risi o Monicelli erano smargiassi,cinici “Galli cedroni” degni rappresentanti di un cambiamento sociale fatto di omologazione e caduta dei valori.Il ragionier Fantozzi è agli antipodi di un Gassman o Sordi,il suo è un essere che ha insita nel dna un innata disgrazia di fondo piovuta dal cielo,o in nel suo caso dalla famigerata “nuvola dell’impiegato”,il povero ragioniere è un “clown bianco” dai tratti atipici che sfondano nel surreale,un ingranaggio sbagliato in un sistema ossequioso con i potenti e cinico coi perdenti,un meccanismo sociologico tema portante di questa fortunata saga che nel tempo è diventata immortale.
L’opinione di Lukef dal sito http://www.filmscoop.it
Intramontabile ed inimitabile commedia diventata un cult assoluto. Una delle produzioni italiane più originali mai create che ritrae la nostra società con un cinismo ed un’intelligenza unica.
Eccola qui l’Italia degli anni settanta, quell’Italia del miracolo economico che dopo aver finalmente costruito la grande industria, la declina nei soliti modi furbetti e truffaldini che ancora (e penso per lungo tempo) ci portiamo dietro.
Ed in questa “nuova” realtà, dove però ognuno è ancora ridicolmente arroccato dietro al proprio titolo, ecco che spunta il nostro Fantozzi, forse uno dei pochi che ancora si danno da fare (non per scelta ma per mancanza di scaltrezza) ma che finisce sempre per essere la vittima, sottomesso e umiliato dal potente di turno. Ed è proprio in quei momenti di massima disperazione che viene finalmente fuori quel briciolo di vita e dignità del protagonista ed allora si può apprezzare tutta la portata tragicomica della commedia che talvolta, a modo suo, sa essere toccante.
Che dire poi, oltre ad un Villaggio esagerato, anche gli altri personaggi non sono da meno: Filini, mitico.. Calboni, sembra quasi di conoscerlo da tanto è costruito bene.. la signorina Silvani.. la famiglia.. eccezionali dal primo all’ultimo.
Questo film insomma è davvero uno spaccato d’Italia di un valore non solo artistico ma anche storico-sociale irraggiungibile.
Chissà se nel piattume della commedia contemporanea riusciremo mai a rivedere qualcosa di simile, non ci spero molto oggettivamente, ormai è davvero così difficile emanciparsi dalle logiche commerciali e massificatrici, soprattutto nel comico
Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com
Galbo
Da un ottimo libro dello stesso Paolo Villaggio (che andrebbe riscoperto come scrittore), il prototipo (e il più riuscito) tra i film satirici che prendono di mira la classe impiegatizia: chiunque di noi (specie se lavoratore dipendente) si è riconosciuto almeno una volta nella vita in Fantozzi e questo la dice lunga sul valore del film. La sceneggiatura è ottima e la regia molto puntuale nell’assecondare il protagonista. Peccato che l’infinita serie di sequel (quasi tutti non riusciti) abbiano in parte rovinato il ricordo del primo episodio.
Undjing
Indiscutibile capolavoro della comicità grottesca (quando non surreale) ben rappresentata dall’icona dello sfigatissimo Fantocci (ops… Fantozzi), un bravissimo Paolo Villaggio diretto con intelligenza dalla perfida ironia di Luciano Salce (che pure sceneggia). Il buon risultato è da ascrivere anche al cospicuo numero di ottimi caratteristi tra i quali è bene ricordare la Mazzamauro, Gigi Reder (senza di lui il film non sarebbe quello che è), Plinio Fernando ed il divertentissimo Umberto D’Orsi (nei panni blasonati del Conte Diego Catellani).
Il Gobbo
Che dire? Quando un film lascia un’impronta così netta sul lessico, sull’immaginario, sull’antropologia stessa (di cui del resto è anche un trattato di iperbolica precisione), ogni discorso è riduttivo. Oltre a fare tutto quanto sopra, poi, è un classico della comicità. Altro? Geniale. Dovendo fare una classifica a tutti costi, è inferiore al secondo, ma non mancano grandi momenti. Epocali il capodanno e la partita di biliardo, Nello Pazzafini capeggia gli energumeni che malmenano Fantozzi per le intemperanza della Silvani.
Renato
Una perla che ho iniziato ad apprezzare veramente solo da grande. Infatti da bambino, se già guardavo (e amavo) i film con Pozzetto, Banfi o Abatantuono, non riuscivo a cogliere la grandezza fantozziana, non saprei bene perché. Ricordo persino che a volte le umiliazioni subìte da Villaggio mi intristivano, anziché divertirmi come fanno oggi… sarò diventato più cinico? Probabile. Il film invece non è invecchiato per nulla, è semplicemente perfetto: Calboni, Filini, la Silvani, il Mega-Direttore Galattico… siamo nella leggenda.
Tarabas
Capolavoro assoluto della tragedia, monumento al cinismo, alla vigliaccheria, al qualunquismo: insomma, un ritratto dell’Italia e di noi italiani, visti alla scrivania dei nostri ufficetti, attorniati da colleghi mediocri, angariati da capi farabutti (perché nessuno è un grand’uomo per il suo domestico), frustrati da una vita familiare sbiadita. Coltissimo esempio di cinema popolare, diretto da un regista a suo agio con il materiale in questione, con la maschera di Villaggio-Fantozzi destinata alla storia minima del cinema e dell’Italia in generale.
Markus
Indubbiamente tra i migliori lavori di un mai troppo ricordato Luciano Salce, che ha saputo trasferire su celluloide il tragicomico romanzo di Paolo Villaggio, “Fantozzi” (uscito nel ‘71). Ridere della sfortuna, della rocambolesca e disgraziata vita di un innocuo ragioniere; un cinico e amaro umorismo elargito in una serie di gag a episodi valorizzati da felici caratterizzazioni che, a partire da Villaggio stesso, rimarranno “inchiodati” al personaggio tanto centrato in questo film. Siamo dalle parti del capolavoro.
Questa volta Fantozzi si è concesso quattro meravigliosi giorni di vacanza. Si è trovato nella cassetta delle lettere un dépliant di un’agenzia di viaggio: “Meravigliosa crociera. Barcellona, Madrid, Saragozza, le Baleari e tutto il Nord-Africa arabo in 4 ore! Le rate saranno trattenute sullo stipendio”. Va da sé che una rata equivaleva a 12 mensilità di Fantozzi. Ha versato la sua quota e per la prima volta ha affrontato il mare.
Ed eccolo al “gran giorno” della partenza. Piove a dirotto. In un clima tragicamente festoso, la nave si stacca dalla banchina: stelle filanti, orchestrina di bordo che strimpella Ciao, ciao bambina e tutti sui ponti che salutano. Che salutano chi? In genere i facchini rimasti sul molo. Non c’è mai nessuno alle partenze dei croceristi a prezzi familiari! I facchini però, pietosamente consapevoli di quella grossa lacuna scenica, rispondono stancamente.
Beh! Il colpo d’occhio è tale che molti di quei granitici lavoratori si commuovono veramente. I fazzoletti si agitano festosamente, si fermano… qualcuno si soffia furtivamente il naso… ci sono molti occhi lucidi in giro. Poi tutti scendono nelle cabine assegnate. O meglio, cercano di scendere! Perché, trovare la propria cabina, in quell’autentico labirinto che è una nave, è impresa disperata. Si incontrano, dopo trenta ore e più dalla partenza, gruppi in lacrime che hanno deciso di collaborare. Si tengono tutti per mano in lunghe file e cercano di risalire alla luce: avete presente quel quadro I ciechi di Brueghel? Così! Si incontrano degli isolati ormai deliranti che vi abbracciano le ginocchia implorandovi di riportarli sui ponti dalle famiglie. In genere la prima avvisaglia di questo dramma improvviso e insospettato si ha a cena, la prima sera. Manca il novanta per cento dei croceristi. Dove diavolo sono? Tutti persi nei meandri della nave.
Fantozzi – 1975 regia di Luciano Salce
Il secondo tragico Fantozzi – 1976 regia di Luciano Salce
Fantozzi contro tutti – 1980 regia di Neri Parenti e Paolo Villaggio
Fantozzi subisce ancora – 1983 regia di Neri Parenti
Superfantozzi – 1986 regia di Neri Parenti
Fantozzi va in pensione – 1988 regia di Neri Parenti
Fantozzi alla riscossa – 1990 regia di Neri Parenti
Fantozzi in paradiso – 1993 regia di Neri Parenti
Fantozzi – Il ritorno – 1996 regia di Neri Parenti
Fantozzi 2000 – La clonazione – 1999 regia di Domenico Saverni
Fantozzi – Paolo Villaggio 1971
Il secondo tragico libro di Fantozzi Paolo Villaggio 1974
Le lettere di Fantozzi Paolo Villaggio 1976
Fantozzi contro tutti Paolo Villaggio 1979
Fantozzi subisce ancora Paolo Villaggio 1983
Rag. Ugo Fantozzi: caro direttore, ci scrivo… – Lettere del tragico ragioniere, raccolte da Paolo Villaggio 1993
Fantozzi saluta e se ne va: le ultime lettere del rag. Ugo Fantozzi di Paolo Villaggio 1994
Fantozzi totale Paolo Villaggio 2010
Tragica vita del ragionier Fantozzi Paolo Villaggio 2012
Fantozzi è una pietra miliare del cinema comico italiano, oltre che di una delle migliori e riuscite satire sulla società italiana, diventata un vero fenomeno di costume, con detti, personaggi e citazioni ormai entrate nel culto assoluto.
Si,una rappresentazione praticamente perfetta dei vizi italici.Ciao
Mi è sempre piaciuto moltissimo. Piaccia o meno è una pietra miliare.
A me non tantissimo perché lo trovo troppo simile agli italiani e sembra una caricatura dei peggiori difetti che possediamo quasi come faceva Albertone con i suoi film