Lea Massari
L’avventura
Il colosso di Rodi
La città prigioniera
Il ribelle di Algeri
Vita difficile
La giornata balorda
Le soldatesse
Made in Italy
Il giardino delle delizie
Lo voglio morto
L’amante
Soffio al cuore
Le 4 giornate di Napoli
Allonsanfan
Il poliziotto della brigata criminale
Chi dice donna dice donna
La corsa della lepre attraverso i campi
La prima notte di quiete
Antonio Gramsci i giorni del carcere
Cristo si è fermato ad Eboli
Lea Massari in Tv
Una donna a Venezia
Capitan Fracassa
I promessi sposi
I fratelli Karamazoff
Anna Karenina
Quaderno proibito
La vigna di uve nere
Una donna spezzata
La prima notte di quiete
Valerio Zurlini è stato uno dei registi più delicati e poetici della cinematografia italiana.
La morte lo ha colto nel 1982 a soli 56 anni, quando era nel pieno della maturità artistica e stranamente era assente dal cinema da diverso tempo.
La prima notte di quiete, da lui diretto nel 1972, è un film di straordinaria intensità e drammaticità, girato come un noir esistenzialista che sembra andare oltre gli schemi rigidi di un genere abbracciandone diversi e trasformatosi nel corso degli anni a venire in un vero e proprio cult indicativo di un’epoca in cui registi coraggiosi non avevano alcuna paura a mettere in scena temi scomodi o pericolosi dal punto di vista commerciale.
Questo film è un viaggio introspettivo e attento alla ricerca di un uomo che sembra scampato suo malgrado all’affondamento di una nave nella quale era imbarcato come passeggero solitario e assente, quasi un’ombra scampata già in precedenza a qualcosa di indefinito e misterioso che lo ha segnato per sempre.
Alain Delon e Lea Massari
Un viaggio fatto con perizia, attraverso immagini delicate e malinconiche, avvolte in una sottile nebbiolina che sembra simboleggiare un passato sconosciuto e un divenire che seguiamo con interesse mentre osserviamo il professor Daniele Dominici lasciarsi vivere in una Rimini tetra e uggiosa, popolata da un’umanità a tratti insopportabile nei suoi difetti e nelle sue alienazioni.
Chi è Daniele?
E’ un post sessantottino, a giudicare dal look trasandato.
Oppure è un seguace di Beaudelaire e di Rimbaud, visto che gira sempre infagottato in un cappotto, ha la sigaretta tra le labbra dalla quale sembra non aspirare, ha la barba lunga di qualche giorno e l’aspetto triste e malinconico.
Insegna letteratura, e tra i suoi alunni l’unica ad incuriosirlo perchè un po gli assomiglia è l’enigmatica e sfuggente Vanina.
Alida Valli
L’approccio di Daniele con la società riminese è quanto di più superficiale possa esistere: si limita a frequentare un gruppo che divide le sue nottate tra gioco d’azzardo e droga, tra alcool e interminabili sedute al tavolo verde in fumose stanze.
Del gruppo fanno parte l’amante di Vanina, Gerardo Pavani, un piccolo gangster e Giorgio, uomo sensibile e colto che maschera i suoi pregi dietro una patina di superficialità.
Tra Daniele e Vanina poco alla volta sembra nascere qualcosa; i due condividono la passione per l’arte e sentono fortissima l’attrazione reciproca.
Una sera, a casa di Giorgio, per rompere la noia viene proiettato un filmino amatoriale nel quale la protagonista è Vanina.
La ragazza è ripresa nei momenti di una sua vacanza a Venezia; ad un certo punto, nel filmino, compare la ragazza completamente nuda e a questo punto Vanina interrompe la proiezione e scappa via.
Invano Daniele la cerca in classe e fuori. La ragazza sembra svanita nel nulla.
La cerca a casa sua dove incontra la madre, una donna dura come l’acciaio che l’invita perentoriamente a scordarsi sua figlia e contemporaneamente mette in crisi il rapporto che lo lega a Monica, la donna che per dieci anni lo ha seguito ed amato arrivando ad abbandonare la famiglia per lui.
Lea Massari
Daniele è anche un mistero per Giorgio, l’unico che sembra legato a lui da un rapporto d’amicizia;quando Giorgio rinviene casualmente una raccolta di poesie di Daniele dedicate ad una ragazza morta suicida, chiede all’amico il perchè del titolo della raccolta stessa, La prima notte di quiete.
Evasivamente, Daniele risponde che La prima notte di quiete è quella in cui finalmente si dorme sereni, senza sogni.
Alla fine è Vanina a mettersi in contatto con lui.
I due trascorrono una notte d’amore in una casa in riva al mare, dove però giunge Gerardo.
L’uomo per vendicarsi racconta il sordido passato di Vanina: la ragazza veniva venduta da sua madre a clienti facoltosi e fra i suoi amanti c’erano anche le donne del gruppo frequentato da Gerardo e Giorgio.
Daniele scopre di amare quella ragazza sfortunata e progetta la fuga con lei.
Ma è destino che le cose debbano andare in maniera molto differente.
Il finale è ovviamente drammatico, così come drammatico è lo svolgimento della storia e drammatica è la vicenda umana di Vanina, una ragazza dal passato terribile.
Vittima di una madre degenerata e di un gruppo di depravati, Vanina a perso molte delle illusioni e la sua ingenuità in età giovanile, in quell’età in cui si coltivano sogni che purtroppo l’alba dissolverà impietosamente.
La scoperta del passato della ragazza è una delle chiavi di volta del film, anche se non la più importante.
Il personaggio centrale è comunque Daniele, l’uomo dal passato oscuro che serba sorprese all’amico Giorgio in un finale in cui finalmente la sua figura emerge dalla nebbia per restituirci la sua autentica dimensione.
Non voglio parlare proprio del finale, lasciando allo spettatore il compito di seguire fino alla fine il percorso umano di Daniele, che alla fine si staglia su tutto nella sua esatta dimensione umana.
Se la figura di Vanina poco a poco scompare, lasciando spazio proprio alla vicenda umana di Daniele, vediamo apparire sullo sfondo il ritratto di una società provinciale sordida e amorale.
Così la vicenda umana di Daniele incrocia fatalmente la Rimini dei vitelloni nullafacenti, impegnati in serate vuote e vacue come i loro discorsi.
E’ una Rimini viziosa e oziosa, quella della buona società.
Una società in cui valori fondamentali come amicizia e rispetto sono cose senza pregio alcuno, in cui dominano i personali egoismi e le meschinerie, l’appagamento del proprio ego e delle proprie depravazioni.
Daniele attraversa come un fantasma la vita delle due principali istituzioni sociali, ovvero la scuola e le relazioni pubbliche.
Agli studenti insegna senza entusiasmo, quasi disilluso sia dal suo ruolo sia dalla responsabilità di dover trasmettere il sapere a dei giovani che sembrano interessati ad altro mentre nella vita mondana è attorniato da persone che non stima, fatta eccezione per Giorgio.
Ma anche Daniele ha da farsi perdonare e lo scopriamo man mano che la storia segue i binari paralleli del suo quotidiano; il rapporto con Monica, la sua donna, finisce per lacerarsi senza un vero perchè. Forse è monotonia, forse è il nuovo amore per Vanina, fatto sta che anche lui non si esime dall’atto moralmente riprovevole di tradire la sua donna.
La vita di Daniele, quella di Vanina, quella di Giorgio e degli altri: vite vissute all’ombra di una cittadina, Rimini, malinconicamente immersa in un’atmosfera addormentata e molle.
Una Rimini uggiosa e plumbea in perfetta linea con i caratteri dei personaggi.
In perfetta sintonia con la storia raccontata.
Su questo film di Zurlini ci sarebbe da dire ancora tantissimo, tante sono le riflessioni che pone la storia e il percorso umano di Daniele.
Il regista bolognese crea un film indimenticabile costruito abilmente anche nel cast, che vede una maiuscola prestazione attoriale da parte di Alain Delon.
L’attore francese è nel periodo migliore della sua carriera; ha appena interpretato il personaggio di Jean nello splendido noir francese L’evaso e di li a poco avrebbe interpretato film di ottimo livello come L’assassinio di Trotzky, Due contro la città e Toni Arzenta.
Delon dimostra ancora una volta di essere un grande attore, particolarmente a suo agio nei ruoli drammatici, dando vita alla caratterizzazione tutt’altro che semplice di Daniele.
Al suo fianco, la quasi esordiente Sonia Petrova che interpreta Vanina.
L’attrice francese è una piacevole sorpresa, anche se la sua carriera successiva non la valorizzerà quanto avrebbe meritato.
Nel cast troviamo un ottimo Giancarlo Giannini nel ruolo dell’amico Giorgio, una intensa e sempre affascinante Lea Massari nel ruolo di Monica, la solita sicurezza rappresentata da Adalberto Maria Merli nei panni di Gerardo e ancora due grandissimi come Salvo Randone e Alida Valli.
Piccole parti per alcune attrici che avranno una discreta visibilità nel corso degli anni successivi, ovvero Olga Bisera, Patrizia Adiutori, Krista Nell e la brava Nicoletta Rizzi.
Il tema portante del film è la splendida Domani è un altro giorno di Ornella Vanoni, mentre sicuramente affascinanti sono le musiche di Nascimbeni.
La prima notte di quiete è un grandissimo film che trasmette emozioni; in una personalissima classifica tra i primi venti film italiani di sempre lo inserirei senza dubbio alcuno.
La prima notte di quiete
Un film di Valerio Zurlini. Con Giancarlo Giannini, Alain Delon, Lea Massari, Alida Valli, Renato Salvatori, Adalberto Maria Merli, Sonia Petrova, Salvo Randone, Sandro Moretti, Krista Nell, Fabrizio Moroni, Nicoletta Rizzi, Roberto Lande, Patrizia Adiutori, Carla Mancini Drammatico, durata 132 min. – Italia 1972.
Alain Delon: Daniele Dominici
Sonia Petrova: Vanina Abati
Giancarlo Giannini: Dott. Giorgio Mosca, detto “Spider”
Lea Massari: Monica, compagna di Dominici
Adalberto Maria Merli: Gerardo Pavani
Salvo Randone: il preside
Alida Valli: Marcella Abati
Renato Salvatori: Marcello
Nicoletta Rizzi: Elvira
Regia Valerio Zurlini
Soggetto Valerio Zurlini
Sceneggiatura Enrico Medioli, Valerio Zurlini
Produttore esecutivo Averroè Stefani
Casa di produzione Mondial TE.FI., Roma – Adel Films (Alain Delon), Parigi
Distribuzione (Italia) Titanus
Fotografia Dario Di Palma
Montaggio Mario Morra
Musiche Mario Nascimbene
Scenografia Enrico Tovaglieri
Costumi Luca Sabatelli
Trucco Amato Garbini
Il flano del film
La bellissima copertina della soundtrack del film
La locandina della versione spagnola del film
Soffio al cuore
Storia dell’educazione sentimentale e sessuale del giovane Laurent, adolescente alle prese con i problemi tipici della sua età: la difficoltà di rapportarsi con l’altro sesso, una rabbia confusa, unita all’irrequietezza tipica dei giovani, rivolta contro il mondo che li circonda.
Con i suoi due fratelli più grandi, Laurent condivide tutto, anche il primo tentativo di approccio con una donna, una prostituta, durante il quale viene importunato proprio dai due fratelli, restando turbato e frustrato.
Un giorno a Laurent viene diagnosticato un soffio al cuore, una disfunzione cardiaca non pericolosa ma che richiede il suo soggiorno in una località termale. Accompagnato dalla madre, Laurent si rende conto che la donna, frivola e leggera, anche se molto affezionata a quel suo ultimo e timido figlio, ha un’amante.
Pur turbato dalla scoperta, il giovane segue come un’ombra la mamma, diventandone anche una specie di confidente; la osserva mentre fa il bagno nuda, sviluppa, in pratica, uno strano rapporto con la stessa, fatto anche di morbosità.
Lea Massari
La sera del 14 luglio, dopo una generale ubriacatura, madre e figlio, un pò sbronzi, consumano un incestuoso rapporto; ma la donna sdrammatizza la cosa, promettendo a suo figlio che tutto ciò che è avvenuto resterà per sempre un segreto fra di loro. Il giovane, come se nulla fosse, raggiunge Dafne, una sua amica, e passa il resto della notte con lei. L’indomani, con scarpe in mano, tenta di rientrare nella sua camera, accolto però dal padre e dai fratelli con risa di complicità.
Soffio al cuore, per la regia di Louis Malle, girato nel 1971, è una bonaria presa in giro delle convenzioni borghesi, unita ad uno sguardo tenero, indulgente e alle volte ironico su quell’universo variegato che è il mondo dell’adolescenza. Lungi dal prendere posizioni morali, Malle descrive il morboso rapporto tra madre e figlio senza indulgere in predicozzi. La vicenda è narrata con leggerezza, con qualche puntura di spillo, come nel caso dei dialoghi tra il prete e il ragazzo, che evidenziano l’atteggiamento anticlericale del regista.
Il resto del film è una magistrale interpretazione di Lea Massari, la Clara Chevalier, figura quanto meno singolare di donna, simile ad una farfalla dalle bellissime ali, che riesce a passare sui problemi del passato con la stessa leggerezza propria delle farfalle. Nel cast c’è anche la bravissima Ave Ninchi, che interpreta Augusta, la cameriera di casa Chevalier. Presente anche la bella Gila von Weitershausen, attorniata da ottimi caratteristi; il giovane Benoît Ferreux è Laurent Chevalier, interpretato con sobrietà.
Un film certo non memorabile di Louis Malle, che però si fa apprezzare proprio per la sobrietà con cui il grande regista francese affronta un tema scottante come quello dell’incesto.
Soffio al cuore, un film di Louis Malle. Con Michael Lonsdale, Daniel Gélin, Lea Massari, Ave Ninchi,Benoit Ferreux
Titolo originale Le souffle au coeur. Commedia, durata 119 min. – Francia 1971.
Lea Massari … Clara Chevalier
Benoît Ferreux … Laurent Chevalier
Daniel Gélin … Charles Chevalier
Michael Lonsdale Padre Henri
Ave Ninchi … Augusta
Gila von Weitershausen … Freda , la prostituta
Fabien Ferreux … Thomas
Marc Winocourt … Marc
Micheline Bona … Claudine
Henri Poirier … Zio Leonce
Liliane Sorval … Fernande
Corinne Kersten … Daphne
François Werner … Hubert
Regia Louis Malle
Soggetto Louis Malle
Produttore Louis Malle, Claude Nedjar
Casa di produzione Orion Classics
Allonsanfan
La fine dell’era napoleonica, con conseguente restaurazione, seguita all’esilio di Napoleone a Sant’Elena è lo sfondo di questo dramma storico diretto nel 1973 dai fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Vi si narra la storia di Fulvio Imbriani, nobile italiano aderente alla setta dei Fratelli sublimi, ex appartenente all’esercito napoleonico ed ex giacobino; l’uomo viene rilasciato dopo la prigionia seguita alla fine dell’era napoleonica, rientra in famiglia e sembra intenzionato a dimenticare il passato, godendosi finalmente la famiglia, la bella casa e gli ozi.
I buoni propositi di Fulvio vanno a rotoli nel momento in cui, nella sua vita, ricompare la bella Charlotte, la donna con la quale ha avuto una relazione, dalla quale è nato il piccolo Massimo. La donna ha con se una grossa somma, destinata ai patrioti italiani del sud Italia; Fulvio ruba i soldi, con l’intenzione di usarli per il figlio, per garantire allo stesso un futuro di studi e renderlo economicamente indipendente. Eshter, sorella di Fulvio, denuncia il complotto, con conseguente morte della povera Charlotte.
Bruno Cirino
Ma la situazione è destinata a complicarsi quando irrompe nella vita di Fulvio la giovane Francesca, che costringe l’uomo a riprendere i contatti con i ribelli, che sognano la liberazione del sud Italia. Fulvio e i ribelli arrivano nel sud, dove ancora una volta si consuma il tradimento del nobile; finale amaro.
Allonsanfan è un film sul tradimento, sia quello dell’amicizia, quindi umano, sia su quello degli ideali; ideali di giustizia, libertà uguaglianza e pace sociale, che erano stati, almeno nelle intenzioni, il cardine principale su cui si era mossa la rivoluzione francese, e che Napoleone aveva in qualche modo tradito, esportando un’idea di uguaglianza sulla punta delle baionette, finendo per sradicare, in alcuni stati europei, un potere tirannico per sostituirlo con un alto non molto diverso. C’è questo, nel film dei fratelli Taviani, ma non solo.
C’è un evidente parallelo tra la storia ottocentesca del nostro paese riportata in parallelo con i tempi in cui fu girato il film, la prima parte del decennio settanta, con le sue contraddizioni irrisolte, figlie del decennio sessanta, fatto di speranze disilluse. Un film amaro, in fin dei conti, che simboleggia la fine degli ideali, le speranze disilluse, l’egosimo e molto altro. Grande Marcello Mastroianni nel ruolo di fulvio, l’uomo che tradisce un pò tutti, e alla fine, cosa più importante, tradisce se stesso e i propri vecchi ideali.
Mimsy Farmer
Molto brave le due interpreti principali femminili, Lea Massari nel ruolo di Charlotte e Mimsy Farmer in quello di Francesca; brava anche Laura Betti, che interpreta Esther, sorella di Fulvio. Asciutta la regia dei fratelli Taviani, il commento sonoro, delicato, è di Ennio Morricone.
Claudio Cassinelli
Allonsanfan, un film di Paolo Taviani, Vittorio Taviani con Marcello Mastroianni, Lea Massari, Laura Betti, Claudio Cassinelli, Bruno Cirino, Mimsy Farmer
Italia, 1973
Lea Massari: Charlotte
Mimsy Farmer: Francesca
Laura Betti: Ester Imbriani
Claudio Cassinelli: Lionello
Benjamin Lev: Vanni “Peste”
Renato De Carmine: Costantino Imbriani
Stanko Molnar: Allonsanfan
Luisa De Santis: Fiorella
Biagio Pelligra: il prete
Michael Berger: Remigiano
Alderice Casali: Concetta
Bruno Cirino: Tito
Ermanno Taviani: Massimiliano
Regia Paolo e Vittorio Taviani
Sceneggiatura Paolo e Vittorio Taviani
Produttore Giuliani G. De Negri
Casa di produzione Una Cooperativa Cinematografica
Fotografia Giuseppe Ruzzolini
Montaggio Roberto Perpignani
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Gianni Sbarra, Adriana Bellone
Costumi Lina Nerli Taviani