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Sterminate “Gruppo zero”

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Quattro uomini e una donna,di fede marxista e anarchica.
E’ questo il Gruppo zero,assemblato da Bonaventura Diaz con un compito ben preciso;rapire l’ambasciatore
americano in Francia e chiedere in cambio della sua liberazione un riscatto di dieci milioni di dollari e la pubblicazione di un comunicato rivoluzionario di rivendicazione sui maggiori quotidiani spagnoli.
Uno del gruppo si defila, in disaccordo con il resto del “commando”.
E’ un amico di Diaz,che mette in guardia lui e Gruppo zero sui rischi dell’azione.
Ma Diaz decide di agire ugualmente e con un colpo di mano audace Gruppo zero rapisce l’ambasciatore in una casa d’appuntamento tollerata dalle autorità.
Che però la tengono sotto controllo.
Un agente dei servizi segreti filma tutto e ben presto il commissario Goemond è in grado di identificare i componenti del gruppo,Diaz,D’Arey,Meyer,Treuffais e in ultimo l’unica donna del gruppo,Veronique Cash.
Goemond riesce a trovare anche la casa di campagna di proprietà di Veronique nel quale Gruppo zero ha la sua base operativa.
Il ministro dell’interno ordina al commissario di usare la forza,senza alcun riguardo per la vita dell’ambasciatore.

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Motivi di opportunità politica hanno quindi la meglio sulla logica;il commissario segue alla lettera gli ordini del ministro e fa uccidere dai suoi uomini a sangue freddo i component del gruppo.
La stessa Veronique viene giustiziata mentre ha le mani alzate,Treuffais con la bandiera bianca alzata;Diaz,ucciso l’ambasciatore
benchè ferito riesce a fuggire grazie al sacrificio di D’Arey che distrae la polizia scappando con un auto e morendo alla guida.
Diaz diffonde un comunicato nel quale denuncia lo scandaloso comportamente della polizia,costringendo il ministro a scaricare
sul commissario la responsabilità dell’accaduto…
Dal romanzo Nada di Jean-Patrick Manchette del 1972 Claude Chabrol trae un film dal taglio rigoroso e asciutto;uno dei meno amati
dai suoi estimatori e da buona parte della critica,francamente per motivi incomprensibili.
E’un film sul terrorismo,la piaga principe degli anni settanta.
Paesi come la Spagna,la Francia,la Germania e l’Italia sperimentavano quotidianamente gli effetti di una guerra unilaterale,proclamata
per motivi ideologici che esulano da questa recensione.
Basti semplicemente ricordare che Chabrol in Sterminate “Gruppo zero” non prende posizione,non si schiera,limitandosi a mostrare
i fatti.

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Certo, la simpatia dello spettatore,di fronte ai due schieramenti contrapposti,ovvero il potere politico e il terrorismo non può
non provare simpatia per questi ultimi,quanto meno mossi da motivi libertari per quanto confusi e non spiegati chiaramente rispetto ad un potere
politico che reagisce usando un cinismo ributtante che trasforma una tragedia in opportunità propagandistica.
Memorabile il colloquio tra il ministro e il commissario,durante il quale il primo esplicitamente invita il tutore dell’ordine ad usare la forza
per destabilizzare l’opinione pubblica.
Che però verrà ugualmente informata di tutto dalla stampa,costringendo il potere a rinnegare i suoi stessi uomini,nella specie il commissario,
scaricato per motivi di opportunità,l’unico che pagherà assieme all’ambasciatore il prezzo più alto.
Ma il discorso sul potere,da parte di Chabrol,resta piuttosto marginale;quello che conta,per il regista francese è il racconto degli eventi.
La preparazione dell’attacco terroristico,i discorsi tra i vari componenti del commando,l’atmosfera tetra e al tempo stesso irreale che avvolge
gli avvenimenti sono la parte fondamentale del film.
Che termina con un bagno di sangue,come in una tragedia antica.

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Teso,cupo,quasi un noir, Sterminate gruppo zero arriva a cavallo tra due film “alla Chabrol”,ovvero L’amico di famiglia e Una gita di piacere,classici
esempi del cinema del regista parigino,sottile analista della borghesia francese e dei suoi vizi stigmatizzati sempre con classe ed eleganza,e rappresenta quasi un excursus dal percorso particolare.
Niente vizi e debolezze della società,il discorso è eminentemente politico;il terrorismo disorganizzato,confusamente aggrappato ad una ideologia dai confini sfuggenti viene stritolato da un potere cinico e arrogante,un potere ben più organizzato e temibile del terrorismo.
Questa credo sia la chiave di lettura univoca di un film equilibrato,ben girato e sopratutto ben interpretato.
Nel cast un buon Fabio Testi,un ottimo Lou Castel e una bravissima Mariangela Melato per un film sicuramente affascinante.

Sterminate “Gruppo Zero”

Un film di Claude Chabrol. Con Fabio Testi, Lou Castel, Michel Duchaussoy, Maurice Garrel, Viviane Romance, Mariangela Melato, Michel Aumont, Daniel Lecourtois, André Falcon, Rudy Lenoir, Francis Lax, Lyle Joyce, Jean-Louis Mau, Didier Kaminka Titolo originale Nada. Drammatico, durata 91 min. – Francia 1974

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Sterminate gruppo zero banner protagonisti

Fabio Testi … Buenaventura Diaz
Michel Duchaussoy … Marcel Treuffais
Maurice Garrel … André Épaulard
Michel Aumont … Il commissario Goemond
Lou Castel … D’Arey
Didier Kaminka … Meyer
André Falcon … Il ministro
Lyle Joyce … Richard Poindexter
Viviane Romance … Madame Gabrielle
Mariangela Melato … Veronique Cash

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Regia Claude Chabrol
Soggetto Jean-Patrick Manchette
Sceneggiatura Jean-Patrick Manchette, Claude Chabrol e Antonietta Malzieri
Fotografia Jean Rabier
Montaggio Jacques Gaillard
Musiche Pierre Jansen
Scenografia Guy Maugin

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“«Cara mamma, questa settimana non aspetto il sabato per scriverti perché ne ho,
eccome se ne ho, di cose da raccontarti. Intanto ti dico che siamo stati noi, cioè la nostra squadra, a prendere gli anarchici che hanno rapito l’ambasciatore degli Stati Uniti. E ti dico anche che personalmente non ne ho ammazzato neanche uno».

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Sterminate gruppo zero banner recensioni

L’opinione di Sasso67 tratta dal sito http://www.filmtv.it

Dopo gli esordi quale alfiere della nouvelle vague, Chabrol si è dedicato alla realizzazione di un cinema medio, che spesso ha rappresentato benissimo certi aspetti poco conosciuti, talvolta intimi talaltra nascosti, della società francese. La sterminata filmografia del cineasta francese oggi
settantacinquenne testimonia di una produzione talmente ampia da non poter pensare a una sfilza di capolavori. E infatti nemmeno “Sterminate «Gruppo Zero»” lo è. Si tratta però di un buon film “d’azione d’idee”, tratto da un romanzo del compianto scrittore marsigliese (1942-1995) Jean-Patrick Manchette,
autore di noir – polizieschi. La storia di un gruppo ideologicamente traballante e organizzativamente scalcinato di anarchici franco spagnoli è però ben narrata, con un andamento sufficientemente secco e antispettacolare che giova anche all’assunto del film. Che in sostanza consiste nella tesi sendo la quale
rivoluzione e repressione si somigliano fin troppo, salvo che la seconda è molto più scaltra della prima, rappresentata da ingenui giovanotti un po’ invecchiati senza veramente crescere.(…)

Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com

Homesick

Fedele al cinema d’autore e corteggiando il cinema di genere, Chabrol fallisce su tutti i fronti. Oltre ad essere intriso di manicheismo ideologico irritante e pernicioso –
i terroristi assurgono ad improbabili (anti)eroi romantici e le forze dell’ordine decadono a caricature di sadici repressori degni di un filmaccio di serie Z – ,
l’adattamento del romanzo di Manchette manca di progressione drammatica e i suoi personaggi rinsecchiscono in altrettanti stereotipi psicofisici di rivoluzionari. Castel e la Melato ai loro minimi storici; ridicolo Testi con look cheguevariano.
Cotola

Incredibile ed imbarazzante pellicola girata (con la mano sinistra) da uno Chabrol al suo minimo storico (assieme a Giorni felici a Clichy). Sconcertante nel suo pressappochismo,
risulta ridicolo nei suoi svolgimenti narrativi per non parlare della presunta ideologia dei terroristi. I dialoghi poi sono superficiali come se ne sono visti pochi. Un guazzabuglio senza né capo né coda che, considerato il regista,
va dimenticato in fretta.
Daidae

Non l’ho trovato così brutto. Certo Testi ha fatto di meglio, così come Chabrol, ma questo particolare film drammatico non dispiace troppo. Alcuni buchi e ridicolaggini come la morale dei terroristi potevano risparmiarceli,
ma io dico che la sufficienza, seppure risicata, la ottiene.

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Sterminate gruppo zero locandina

Sterminate gruppo zero locandina lc.

marzo 26, 2016 Posted by | Drammatico | , , | 2 commenti

Terza ipotesi su un caso di perfetta strategia criminale

Terza ipotesi su un caso di pefetta strategia criminale locandina 1

Mentre è su una spiaggia all’apparenza deserta, occupato a ritrarre la bellissima modella Olga, il fotografo carlo assiste, non visto, ad un omicidio eccellente mascherato da incidente.
La vittima è il procuratore Anchisio e le indagini sulla morte dello stesso sono affidate la valido ispettore Vezzi.
Carlo, sviluppate le foto, decide di trarre un profitto dalla situazione e propone un ricatto a Mario Ceccarelli, detto Zio Fifì, un sordido regista di filmini porno che nasconde la sua attività facendosi credere maestro di danza.
A nulla valgono i tentativi di vendere gli scatti proibiti alla mafia mentre interessato alla cosa sembra essere un settimanale che si offre di acquistare i negativi.
Accordatisi per una cospicua somma, Fifi, Olga e Carlo danno i negativi ad un inviato del settimanale, che nel frattempo viene ucciso.
Il misterioso assassino è quindi in possesso dei negativi ma per una fatalità Olga, amante e modella di Carlo, ha scambiato i negativi e così iniziano i guai.

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L’uomo uccide zio Fifi e poi con un incidente stradale ferisce gravemente la sventurata Olga.
Carlo, ormai resosi conto di essere in balia di un uomo senza scrupoli, decide di collaborare con la polizia che tende una trappola all’omicida…
Giuseppe Vari, onesto artigiano del cinema, firmandosi Joseph Warren mette su nel 1972 questo strano intreccio fra thriller e poliziesco nel 1972, uno degli anni in cui a cinema ci andavano praticamente tutti e vedendo qualsiasi cosa.Terza ipotesi su un caso di perfetta strategia criminale esce proprio in questo periodo, finendo però, proprio per l’altissimo quantitativo di prodotto offerto, per confondersi con altri prodotti dalle tematiche simili.
E poichè si tratta di un film scarno ed essenziale, senza una sceneggiatura molto coerente ecco che il film finisce presto nel dimenticatoio
In verità un po ingenerosamente, visto che il prodotto finale non è malvagio; tuttavia la trama un po ruvida, l’andamento traballante del film stesso ne decretano un sostanziale insuccesso ai botteghini.
Peccato, perchè Vari, che aveva all’attivo almeno una ventina di film appartenenti a svariati generi non era certo un pivellino; purtroppo in Terza ipotesi su un caso di perfetta strategia criminale si fa prendere la mano dalla tentazione di velocizzare la pellicola, renderla ricca di colpi di scena con il risultato di creare un film dall’andamento schizofrenico.

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Nonostante le evidenti pecche nella sceneggiatura, il film regge a fatica sorretto principalmente dall’ottimo cast assoldato per la pellicola;si va dall’onnipresente Lou Castel ( il fotografo Carlo) alla bellissima Beba Loncar (Olga, la modella e amante di Carlo), da Adolfo Celi (l’ispettore Vezzi) a Massimo Serato (lo zio Fifi).
Gli attori interpretano in maniera misurata le loro parti in un film che ha una discreta miscelazione degli elementi thriller e polizieschi, spruzzati da una piccola dose di erotismo, come del resto prevedibile visto il ruolo del protagonista, un fotografo e quello sopratutto di “zio Fifi”, una specie di ruffiano che vive dirigendo squallidi filmetti pornografici.
A proposito di erotismo, non va dimenticato lo squallido espediente, a cui probabilmente è del tutto estraneo il regista, di inserire per il mercato estero sequenze pornografiche del tutto fuori contesto, cosa che dequalifica la pellicola che al tirar delle somme non è da gettare via.

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Su You tube, all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=cJ9cCfhiMvo è possibile vedere il film completo; purtroppo si tratta di un riversamento da VHS con una qualità dell’immagine e del sonoro davvero modesta, cosa sorprendente visto che del film stesso esiste da tempo una versione digitale.
In attesa di una riduzione decente occorre accontentarsi.

Terza ipotesi su un caso di perfetta strategia criminale

Un film di Giuseppe Vari. Con Massimo Serato, Adolfo Celi, Beba Loncar, Lou Castel, Renato Baldini Poliziesco/Thriller, durata 92 min. – Italia 1972.

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Lou Castel: Carlo
Beba Loncar: Olga
Adolfo Celi: Inspector Vezzi
Massimo Serato: Uncle Fifi
Umberto D’Orsi: Romano, avvocato di Don Salvatore
Renato Baldini: Marshal Notarantonio
Consalvo Dell’Arti: Soprintendente Portella
Antonio La Raina: Mauri
Carlo Landa: Roversi
Carla Mancini: dipendente del Nightclub
Renato Malavasi: Vicenzino Rocca
Fortunato Arena: Don Salvatore Aniello
Domenico Maggio: Garrù
Alfredo Adami: Il cassiere (non accreditato)
Sisto Brunetti: Poliziotto (non accreditato)
Riccardo Petrazzi: scagnozzo di Don Salvatore (non accreditato)
Goffredo Unger: scagnozzo di Don Salvatore (non accreditato)

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Regia Giuseppe Vari
Sceneggiatura Thomas Lang
Casa di produzione Castor Film, Ital-Victoria Films
Fotografia Franco Villa
Montaggio Giuseppe Vari
Musiche Mario Bertolazzi
Costumi Osanna Guardini
Trucco Corrado Blengini

Terza ipotesi su un caso di pefetta strategia criminale banner recensioni

L’opinione del sito http://www.ilmiovizioeunastanzachiusa.wordpress.com

(…) Il 1972 è stato davvero un anno ricco di spunti e inventiva per il cinema italiano e non mi stupisco affatto (anzi) che questo interessante thriller (tra i meno noti e celebrati anche tra gli appassionati del genere) sia uscito proprio in quel periodo. Il regista Giuseppe Vari mescola un po’ di poliziesco e giallo complottistico (con un po’ di rimandi a “Blow up”), non eccede in finezze e virtuosismi registici e quindi, invece di strafare, punta onestamente all’essenziale cavando sangue dalle rape; la sceneggiatura è scarna, il cast non è proprio da urlo e quindi la recitazione non è ai massimi livelli (Celi a parte nei panni del commissario) eppure, nonostante queste premesse poco esaltanti, il film è gradevolissimo, fila via che è un piacere e si rivela una piccola sorpresa. Insomma, una visione direi che se la merita.(…)

L’opinione del sito http://www.exxagon.it

Giallaccio dell’esperto di spaghetti western e di montaggio Giuseppe Vari (Il 13º è sempre Giuda, 1971), che essendo agli inizi del successo pubblico del giallo argentiano, e quindi su binari ancora non solcatissimi, impapocchia il tutto fra thriller, mystery e poliziottesco. Ma forse Vari voleva fare le cose proprio così. La supsense più classica esce dalla porta sul retro già sulle prime e per questo e quello l’appassionato del canonico giallo rimarrà deluso. Tuttavia la storia, complessa e ricca di personaggi particolari, si costrusisce discretamente e la conclusione della faccenda è coerente. Di Argento c’è il concetto del testimone oculare di un omicidio, la soggettiva del killer e di quest’ultimo anche una parte dell’iconografia. Del poliziottesco c’è tutta la faccenda criminosa, personaggi malavitosi e qualche battuta con riferimenti colti socio-politici (vedi Solgenitsin). Un po’ viene da ridere a sentire i regionalismi e le sbandate recitative dei soliti caratteristi (Arena mafioso è cult), però buona parte degli attori dà quello che può e non dà poco: Adolfo Celi e Beba Locar al meglio, Lou Castel ha la faccia incazzata per buona parte del film (il che non è una novità), ma ce l’avrei anche io se avessi fatto le foto sbagliate. Bellissime, a mio parere, le musiche di Mario Bertolazzi, very Seventy! Poco sangue, a parte un’uccisione, ma decisamente originale il trappolone finale per beccare il cattivo di turno. Terza Ipotesi su un Caso di Perfetta Strategia Criminale non è il giallo che consiglierei, fra i tanti che si possono vedere, ma a livello tecnico e narrativo è un prodotto innegabilmente sufficiente, quindi si becca il pollice in su. Mezzo pollice in su. Però poco visto e quindi meritevole di recupero; chissà, forse in futuro sarà cult! No, non lo sarà.

L’opinione di nicola81 dal sito http://www.filmtv.it

Difficile immaginare un giallo dallo stile e dalla tematica più lontani rispetto a quelli che sono i canoni tradizionali del genere: in effetti la scelta compiuta da Vari di privilegiare il versante poliziesco comporta un inevitabile sacrificio in termini di suspense. Tuttavia l’intreccio è costruito discretamente e in modo abbastanza verosimile, la sceneggiatura di Thomas Lang si mantiene agile e il finale, una volta tanto, fornisce le dovute spiegazioni. Tra un imbronciato Lou Castel e una ornamentale Beba Loncar, spicca l’ottima interpretazione di Adolfo Celi.

L’opinione di B.Legnani dal sito http://www.davinotti.com

Dignitoso ed emblematico. Dignitoso perché il film, più poliziesco che argentiano, si lascia guardare senza accusare cadute eccessive. Emblematico perché rappresenta quei prodotti medi di cui il cinema italiano era negli Anni Settanta così felicemente dotato. Celi è splendido, anche quando lo si fa proferire cose inverosimili. Molti, impegnati in ruolo cospicui rispetto al solito, danno il massimo. La Loncar mi colpisce sempre, perché riesce contemporaneamente ad essere sia sensuosa sia rassicurante, il che da tutte non è.
L’opinione di Fauno dal sito http://www.davinotti.com

Proprio vero che più uno ha e più vuole avere… anche se non eccelle, nell’insieme è un film piacevole. Celi non fallisce mai, ma mi è molto piaciuta la scena più tragica nel rifugio estemporaneo, oltre all’immancabile classe del padrino mafioso quando pretende di assurgere ad onesto cittadino. Bravo anche Serato (ormai lo reputo un attore scalognato, perché ricalca quasi le sventure di Macchie solari). Vale comunque la pena di vederlo, non solo per onor di firma.

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marzo 25, 2014 Posted by | Thriller | , , , , | Lascia un commento