Dio li fa e poi li accoppia
Don Celeste è un brav’uomo, dalla moralità specchiata che fa il parroco in un paesino situato da qualche parte nell’Italia centrale.
Si occupa con diligenza della sua parrocchia e dei suoi fedeli, fra i quali spicca la figura caciarona ma romantica di Dario Ricciotti,un commerciante gay che sogna di poter sposare il suo partner e che assilla Don Celeste con le sue richieste.
Il prete sembra non aver alcun problema;si occupa di musica,la sua passione e svolge il suo magisterio con umanità;ma il giorno di Carnevale qualcosa cambia definitivamente la sua vita.
Mentre è in bicicletta per stradine di campagna,il parroco viene circondato da quattro ragazze in bicicletta e violentato da una di esse.
Turbato più che sconvolto dall’accaduto,Don Celeste inizia a cercare la sua violentatrice e alla fine la rintraccia;è Paola Di Pietro,una bella ragazza del paese.
La ragazza non nega l’accaduto ma rivela a Don Celeste una verità sconvolgente;è incinta del parroco ma non intende proseguire la gravidanza.
La decisione di Paola mette in crisi Don Celeste,che deve fare i conti con la sua coscienza e con la sua fede;deciso ad impedire ad ogni costo un traumatico aborto,il parroco decide di denunciare per stupro la ragazza.
La notizia suscita sconcerto fra i parrocchiani e reazioni contrastanti tra i tutori della legge e i superiori del parroco.
Agli sghignazzi delle forze dell’ordine si sovrappongono le legittime preoccupazioni dei superiori ecclesiastici;l’impossibilità di concedere la dispensa matrimoniale a Don Celeste,disposto a portare all’altare Paola,crea un problema irresolubile alle alte sfere vaticane.
La soluzione dell’intricato caso avverrà quasi casualmente;Paola si innamorerà di un bravo giovane e Don Celeste potrà tenere il bambino allevandolo ed educandolo secondo i suoi principi.
Gradevole e garbata commedia all’italiana,ormai defunta da tempo, Dio li fa e poi li accoppia è un film diretto nel 1982 da Steno,in una delle sue ultime regie cinematografiche.
I temi dell’aborto e del celibato dei preti sono affrontati dal regista romano con il con il consueto garbo ed ironia;la pellicola scorre tranquillamente grazie anche alla simpatia dei due principali protagonisti,in primis Johnny Dorelli,qui in una delle sue classiche apparizioni in cui la simpatia e il magnetismo umoristico del cantante attore vengono esaltate dal ruolo principale affidatogli,poi il bravo e versatile Lino Banfi, straripante nel ruolo del gay follemente innamorato del suo compagno che vorrebbe sposare in barba alle leggi della chiesa e dello stato.
Due personaggi, quelli di Don Celeste e di Dario molto ben delineati nonostante la leggerezza degli stessi.
Inevitabilmente i contorni delle loro figure finiscono per sfumare, vista la leggerezza con cui vengono descritti ma in realtà il film non intende approfondire più di tanto le tematiche abbozzate, non rientrando nel disegno di Steno un approfondimento sia del celibato dei preti sia dell’aborto.
Il film quindi si mantiene correttamente sui binari del politicamente corretto,badando più alla scorrevolezza dello stesso che a temi che francamente sarebbe stato impossibile affrontare nell’ambito di una commedia leggera.
Steno,al secolo Stefano Vanzina, nel corso della carriera girerà circa 80 film e stenderà più di 130 sceneggiature; questo è il quint’ultimo lungometraggio e con lui collabora Bernardino Zapponi per una sceneggiatura lineare e ben equilibrata.
Nel film compare anche,nel ruolo di Paola, la bella Marina Suma,che l’anno successivo otterrà un grande successo personale con Sapore di mare,con la regia del figlio di Steno, Carlo Vanzina.
Per quanto bella la Suma appare un po impacciata;un anno dopo il folgorante esordio con Le occasioni di Rosa di Piscitelli, Marina mostra di avere doti ma di essere ancora acerba.
Tuttavia, nell’ambito di questo film appaiono un po ingenerose le critiche mosse all’attrice napoletane da molti citici.
In fondo parliamo di una commedia leggera,dove non era richiesta un’interpretazione da Oscar.
In definitiva un film gradevole, divertente in maniera soft ma che non annoia.
Dio li fa e poi li accoppia
Un film di Steno. Con Johnny Dorelli, Lino Banfi, Marina Suma, Venantino Venantini, Adriana Giuffré,Giuliana Calandra, Enzo Rinaldi, Franco Caracciolo Commedia, durata 100 min. – Italia 1982
Johnny Dorelli: Don Celeste Restani
Lino Banfi: Dario Ricciotti
Marina Suma: Paola Di Pietro
Venantino Venantini: Occhipinti, il proprietario della discoteca
Giuliana Calandra: Clara, la perpetua
Graziella Polesinanti: l’avvocato di Paola
Max Turilli: Anselmo Marcucci, il testimone
Stefano Altieri: il giudice del processo
Loris Zanchi: il Vescovo
Annabella Schiavone: una pettegola del paese
Renzo Rinaldi: il pubblico ministero
Franco Bracardi: il sindaco di Brisignano
Enio Drovandi: il carabiniere alla macchina da scrivere
Guerrino Crivello: l’assessore comunale di Brisignano
Franco Caracciolo: uno dei due gay olandesi
Geoffrey Copleston: il sindaco di Kellemborg
Adriana Giuffrè: una donna del paese
Dino Cassio: il vigile Urbano
Mimmo Poli: il tassista di Roma
Valentino Simeoni: un uomo in Chiesa
Carlo Demi: il cancelliere al processo
Regia Steno
Soggetto Bernardino Zapponi
Sceneggiatura Enrico Vanzina
Bernardino Zapponi
Produttore Pio Angeletti
Adriano De Micheli
Casa di produzione International Dean Film S.r.l.
Distribuzione (Italia) Medusa Film
Panarecord
Fotografia Sandro D’Eva
Montaggio Raimondo Crociani
Effetti speciali Studio Sound Coop
Musiche Gianni Ferrio
Tema musicale Dio c’è
Scenografia Giuseppe Mangano
Costumi Silvio Laurenzi
Trucco Giulio Mastrantonio
Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com
Homesick
Steno dirige con perizia, non c’è che dire, ma il copione di suo figlio Enrico e di Bernardino Zapponi, pur toccando un tema di cui oggi molto si discute (le adozioni gay), fa acqua ovunque: la storia è insulsa e facilona, e con quella “Dio c’è” declamata sui titoli di coda tocca davvero il fondo del patetico. Pur diligente e misurato nella parte, Dorelli non è molto credibile come prete serio, mentre Banfi riesce sempre a travolgere con la sua carica irrefrenabile di comicità anche quando circoscritta nel macchiettismo. Tremenda la Suma.
Markus
L’idea in sè non è male, ma gli interpreti principali (particolarmente istrionici) portano avanti un loro discorso senza quasi mai incontrarsi. La comicità è limitata a qualche battuta di Lino Banfi e al sarcasmo del confidenziale Johnny Dorelli, ma tutto appare francamente buttato lì: è evidente che fu un prodotto commerciale senza il desiderio di approfondimento. Pruriginosa (almeno per me) la presenza dell’allora giovane e seducente Marina Suma, qui munita di mascherina da diavolessa. Valse il prezzo del biglietto!
Fabbiu
Commedia italiana, impegnata (con i suoi soliti mezzi) ad approfondire diversi temi, in cui Dorelli (nei panni del prete) se la cava piuttosto bene (riesce a convincere abbastanza) e il merito maggiore va in assoluto a Lino Banfi che, se forse stereotipizza troppo la figura dell’omosessuale, per lo meno riesce a risollevarla con l’umorismo nei momenti in cui le riflessioni tendono al patetico. Steno riesce bene a raccontare la storia in modo rilassante e poco macchinoso, sebbene l’ultima porzione di film giri un po’ a vuoto. Odiose la Suma e la canzone a tema.
Giuan
Commedia di Steno che per qualche criptico motivo cinematografico ho sempre scambiato per un film di Festa Campanile. Sviste registiche a parte, si tratta di uno di quei film che motivi affettivi ci fan amare ben al di là dei suoi specifici meriti. La fascinazione (personale s’intende) nasce presumo dal carisma pretesco e agée di Dorelli, unito ad un Lino capace di costruire un personaggio da una macchietta e alla Marina che ai tempi tutti ci concupiva. Stefano dirige un copione di Enrico e Zapponi, di cui era effettivamente difficile trovar il registro.
Opinioni tratte dal sito http://www.filmscoop.it
Woodman
Squisita e sorprendente commediola nostrana, decisamente sopra la media del periodo.
Con una regia tiepidina del pur bravo Steno, la storia si snoda acquistando sempre più interesse. Esempio di commedia dalle ambizioni sociologiche ancora seguito (nel bene e soprattutto nel male), specie nel disegno parossistico e colorato dei personaggi di fianco e nella tendenza a prendersi poco sul serio.
Qui le frecciatine volano più in alto del solito, c’è una certa cura descrittiva, le gag sono genuinamente divertenti.
Audace, aguzza, leggera.
La carta vincente e il prezzo del biglietto lo vale peró l’irrefrenabile, strepitoso Banfi, che ruba la scena a chiunque.
Da recuperare.
Kimmy
Commedia che, quotando il morandini(purtroppo), sarebbe potuta essere più grande. Temi importanti trattati con leggerezza eccessiva. Omofobia, Ipocrisia, Vandalismo, Rapporti proibiti… In salsa di commedia all’italiana, con guizzo di denuncia mai troppo evidenziata, sempre una riga più sotto.. Banfi eccezionale, vale il prezzo del biglietto. Era ancora Steno, comunque, uno imponente, uno intelligente, uno che sapeva il fatto suo, fatto di un’altra pasta.. e si vedeva.
Pak 7
Buona commedia di inizi anni 80 che sa leggermente distinguersi dal trend del periodo con una storia quantomeno originale. Banfi si ” stacca” dal filone trash e si diletta in altri ambiti, entrando sicuramente nel suo miglior periodo produttivo.
Qui, in veste omosessuale, è assolutamente delizioso. Buona la prova della Suma, mentre Dorelli in qualsiasi film mi sembra avere sempre quella faccia un pò così..
Sapore di mare
Estate del 1964, Versilia: sulle spiagge toscane si incrociano le storie di un gruppo eterogeneo di ragazzi. Paolo e Marina, due ragazzi napoletani, con l’immancabile famiglia folcloristica al seguito, conoscono un gruppetto di amici in vacanza, tra i quali ci sono Luca e Felicino, due fratelli figli di un ricco industriale lombardo.
Del gruppo fanno parte una coppia di spocchiosi gemelli toscani, l’intellettualoide Gianni, fidanzato con la bellissima Selvaggia, Giorgia, una insipida ragazza un tantino snob. Tra i ragazzi si intrecciano storie e flirt; il più complicato capiterà proprio a Gianni, che avrà un’avventura, per altro molto platonica, con Adriana, una matura signora sposata con un industriale interessato solo alle auto.
Jerry Cala, è lo scapestrato e irriverente Luca
Questo metterà in crisi il rapporto tra Gianni e Selvaggia, mentre si svolge un altro flirt, quello tra Marina e Luca, che più che ad una storia seria sembra puntare alla solita avventura estiva. Il fratello di Luca, Felicino, rientra dall’Inghilterra con una inglesina piuttosto pepata e anticonformista, Susan, della quale si innamorerà perdutamente Paolo.
Il gioco delle coppie continua, tra avventure, scherzi, giochi: la fine dell’estate vedrà lo scioglimento dell’allegra compagnia, che da quel momento non si rivedrà più, se non nel 1982, quando, casualmente, Marina tornerà in Versilia alla Capannina, il mitico locale degli anni sessanta, e troverà Luca e Felicino intenti a vivere la loro vita spensierata, di playboy segnati dal tempo. Marina riceverà un biglietto da Luca, che simboleggia, in qualche modo, il tempo trascorso tra l’adolescenza e l’età matura, quasi un gesto di rimpianto del vecchio amore della donna : «Questo biglietto vale per tutte le lettere che non ti ho mai scritto. A proposito, sei sempre la più bella…».
I giovani spensierati sono diventati adulti, e la loro vita è cambiata: Marina si è sposata, ma pensa ancora con nostalgia a quell’estate, l’estate del primo amore. Gianni non si è sposato, è in cerca del grande amore e fa il giornalista, Selvaggia si è sposata, ha divorziato e convive con un venditore di auto, mentre Paolo e Susan sono diventati marito e moglie. Adriana ora ha un nuovo amore: è il figlio, che chiede alla madre, sulle note di Celeste nostalgia, cosa avessero di speciale gli anni sessanta.
Sapore di mare, film del 1982, diretto da Carlo Vanzina, è un film molto importante per una serie di motivi:
– arriva in un anno, il 1982, di pesante crisi dell’industria cinematografica; crisi di spettatori, ma anche crisi di idee, e riporta nelle sale un pubblico numeroso, grazie al sapiente cocktail realizzato dal figlio del grande Steno tra musica, revival, gag, simpatia degli attori, divertimento senza pensieri;
– lancia una pattuglia di giovani attori, che ben presto diverranno famosi, o vedranno in rialzo la loro carriera, come Marina Suma, Isabella Ferrari, Jerry Cala, Christian De Sica, Karina Huff, Angelo Cannavacciuolo, integrati perfettamente ai più noti Cannavale, Virna Lisi, Ennio Antonelli;
– diventa un cult per le musiche davvero sontuose, praticamente il meglio della produzione italiana degli anni sessanta, come Sapore di sale di Paoli, Stessa spiaggia stesso mare di Focaccia, I watussi e Abbronzatissima di Vianello, e ancora Senza fine, Ritornerai, Una carezza in un pugno, Come te non c’è nessuno, Perdono.
A questo bisogna aggiungere l’aver fatto da apripista ad una serie di pellicole balneari, forse meno incisive e riuscite, ma che ebbero il merito di riportare spettatori al cinema. Un film a tratti divertente, a tratti malinconico, come quel finale alla Capannina, con le note di Celeste nostalgia di Cocciante a chiudere mentre Virna Lisi risponde al figlio, che le chiedeva cosa avessero di speciale gli anni sessanta, ” non lo so, so soltanto che ci batteva forte il cuore”
Estate del 1982, 18 anni dopo: Luca, Felicino e a sinistra una giovane Alba Parietti
Un film un tantino ruffiano, ma veramente poco: il tutto assume l’aspetto di uno spaccato generazionale una volta tanto non giocato sull’mpegno o su discorsi seri e paroloni, ma sulla spensieratezza, sulla voglia di vivere, su quelle che erano davvero le estati degli anni sessanta, le estati del surf e del twist, dei balli lenti e dell’hully gully, i prototipi dei balli di gruppo. Un bel film, davvero, recitato discretamente, e che ebbe un seguito di assoluto minor rilievo, Sapore di mare due un anno dopo, diretto da Cortini, ma senza i personaggi fondamentali di marina e Luca, e sopratutto senza la magia che aveva creato Vanzina con la sua perfetta alchimia musica-nostalgia.
In ultimo da sottolineare le prove dei vari attori: bravo Cala nei panni dello spensierato playboy Luca, bellissima e seducente Virna Lisi nel ruolo della matura Adriana, bravo De Sica nel ruolo dell’antipatico Felicino, splendida Isabella Ferrari in quello di Selvaggia. Si segnalano anche Paolo Baroni e Angelo Maggi nei panni dei marchesini Pucci, Giorgia Fiorio, futura fotografa di gran fama nel ruolo di Giorgia.
Il film è disponibile in versione completa e in ottima qualità all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=FlLoQJHXIrs
Sapore di mare
Un film di Carlo Vanzina. Con Jerry Calà, Marina Suma, Karina Huff, Virna Lisi, Alba Parietti, Edoardo Vianello, Ennio Antonelli, Rita Forzano, Gianfranco Barra, Ugo Bologna, Guido Nicheli, Isabella Ferrari, Annabella Schiavone, Angelo Maggi, Paolo Baroni Commedia, durata 98′ min. – Italia 1983
Jerry Calà: Luca
Marina Suma: Marina
Virna Lisi: Adriana
Christian De Sica: Felicino
Karina Huff: Susan
Isabella Ferrari: Selvaggia
Angelo Cannavacciuolo: Paolo
Paolo Baroni: Marchesino Pucci
Angelo Maggi: Marchesino Pucci
Gianni Ansaldi: Gianni
Giorgia Fiorio: Giorgia
Giorgio Vignali: Maurizio
Ugo Bologna: commendator Carraro
Gianfranco Barra: padre di Paolo e di Marina
Annabella Schiavone: madre di Paolo e di Marina
Guido Nicheli: marito di Adriana
Enio Drovandi: Cecco
Ennio Antonelli: il bagnino Morino
Edoardo Vianello: se stesso
Regia Carlo Vanzina
Soggetto Carlo Vanzina, Enrico Vanzina
Sceneggiatura Carlo Vanzina, Enrico Vanzina
Produttore Claudio Bonivento
Casa di produzione International Dean Film
Distribuzione (Italia) Medusa Distribuzione
Fotografia Beppe Maccari
Montaggio Raimondo Crociani
Musiche Edoardo Vianello, Mariano Perrella
Scenografia Fiorenzo Senese
Costumi Silvio Laurenzi
« Devi imparare a socialize… a socializzare… come un’ape, che vola su tanti fiori: prende qua, prende là e poi diventa migliore »
« Ganza ‘sta battuta! Proprio ganza! Ganzissima!!! »
« Per quest’anno, non cambiare: vengo al mare per ciullare. E, come l’anno scorso, c’è il pirla del bagnino! »
“- Ma chi è? Un’amica?
– Ma che amica? È una che si trombava vent’anni fa… pisellone!”
“- Ma non facciamo i barboni, ma cosa volete che sia qualche chilo di caviale!
– Vorrà dire che quest’inverno ci rifacciamo con le paghe degli operai… va ben?
– Chissà perche i padri quando invecchiano diventano cosi stronzi?
– Te lo dico io il perché… perché hanno dei figli pistola come te.”
“Uhe ragazzi, mi dispiace… la musica è finita, gli amici se ne vanno… Dai Marina, andiamo in branda va!”
* Stessa spiaggia, stesso mare – Piero Focaccia (sigla iniziale)
* Abbronzatissima – Edoardo Vianello
* Cuando calienta el sol – Los Marcellos Ferial
* Sei diventata nera – Los Marcellos Ferial
* Luglio – Riccardo Del Turco
* I Watussi – Edoardo Vianello
* Il capello – Edoardo Vianello
* Windsurf – Edoardo Vianello
* Una carezza in un pugno – Adriano Celentano
* Come te non c’è nessuno – Rita Pavone
* Senza fine – Mina
* Tremarella – Edoardo Vianello
* O mio Signore – Edoardo Vianello
* Guarda come dondolo – Edoardo Vianello
* Andavo a cento all’ora – Gianni Morandi
* Nessuno mi può giudicare – Caterina Caselli
* Se mi vuoi lasciare – Michele
* Perdono – Caterina Caselli
* C’è una strana espressione nei tuoi occhi – Rokes
* Segreti – Giorgia Fiorio
* Un anno d’amore – Mina
* Alla mia età – Rita Pavone
* Mi sono innamorato di te – Luigi Tenco
* Una rotonda sul mare – Fred Bongusto
* Non ho l’età (per amarti) – Gigliola Cinquetti
* Il cielo in una stanza – Mina
* Non son degno di te – Gianni Morandi
* Una lacrima sul viso – Bobby Solo
* When you walked in the room
* Celeste nostalgia – Riccardo Cocciante
* Il peperone – Edoardo Vianello (sigla finale)
* Prendiamo in affitto una barca – Edoardo Vianello (sigla finale)