Le notti boccaccesche di un libertino e di una candida prostituta
Francia,1830
Aurore De Chérol,giovane vedova,si reca a trovare le sue cugine nella loro tenuta.
Durante una passeggiata nel parco,sulle rive del lago all’interno della tenuta stessa sono avvicinate da un gruppo di gentiluomini;uno di essi è
Raphael de Lorris,giovane libertino dedito solamente ai piaceri della vita.
Sensuale e affascinante,Raphael non ha altra occupazione che inseguire facili conquiste,passando da un’avventura all’altra.
Conosciuta Aurore,l’uomo è colpito dalla personalità riservata della vedova,dal suo romanticismo e dal suo contegno,in netto contrasto con le donne
che abitualmente frequenta.
Aurore e Raphael sono agli antipodi,come persone,ma forse è proprio questo ad avvicinarli irresistibilmente.
Raphael vede in lei una nuova sfida,Aurore uno stile di vita che non ha mai conosciuto,una libertà di costumi e di comportamento che le sono completamente estranei.

Nasce così un’attrazione fatale;la donna,pur di conquistare il dissoluto Raphael,abbandonerà lo stile di vita morigerato condotto fino ad allora e capovolgerà i suoi principi,degradandosi sempre più pur di arrivare al cuore del freddo e cinico uomo.
E il tutto sfocerà in tragedia.
Raphael ou le debauche’ (Rapahel il dissoluto) diventato nell’edizione italiana Le notti boccaccesche di un libertino e di una candida prostituta,titolo orrido che fuorvia lo spettatore,
ingannandolo sulla reale tematica del film esce nelle sale nel 1971 ad opera di Michel Delville,uno dei più originali registi francesi,al quale si devono bellissime opere come Un dolce viaggio,Acque profonde e La lettrice.
Un film affascinante,giocato sul rapporto impossibile tra due persone dai valori morali incompatibili;la giovane vedova Aurore e il libertino Rapahael sono espressioni di due modi di vedere e concepire la vita assolutamente e diametralmente opposti.

Per cui all’apparenza nulla dovrebbe accomunare stili di vita,sentimenti e costumi dei due protagonisti.
Ma nel gioco delle parti qualcosa imprevedibilmente porta ad avvicinarsi i due mondi antitetici.
Intimamente Aurore è stanca del perbenismo,della sua vita piatta e vede in Raphael una sfida alla morale corrente,uno stile di comportamente che da un lato la fa inorridire ma dall’altro la attira irresistibilmente
proprio perchè infrange tutte le sue regole morali,le convenzioni sociali.E in più prova per lui un’attrazione fisica fatale:Raphael è bello,sensuale,sa come parlare ad una donna grazie proprio alla vasta esperienza accumulata con le stesse.E’ bello e impossibile,con i suoi valori morali decadenti,con il suo fascino di dannato e libertino.
Nascerà quindi un gioco delle parti,che porterà i due verso un finale tragico e imprevedibile,che in qualche modo restaurerà lo “status quo”,con il ritorno di Aurore alla vita borghese,noiosa e priva di vitalità,ma in fondo rassicurante e narcolettica.
Delville,grande disegnatore di personaggi femminili,mostra le contraddizioni dei personaggi analizzandone i comportamenti,sviscerando il complesso dei loro sentimenti frustando senza pietà,nello stesso tempo,la classe sociale media che rappresentano.
Un mondo frivolo e privo di valori morali pregnanti,lontano dalla vita dei comuni mortali.

E il finale stesso mostra,senza pietà,come quel mondo sia,in fin dei conti,solo un’abbagliante meteora destinata a spegnersi nel buio senza lasciare scia.
Nello stesso tempo,grazie ad un sapiente gioco di sguardi e a dialoghi intelligenti e mai banali,Delville conduce lo spettatore in una storia in cui i sentimenti in fondo non sono veri,ma sono semplicemente lo specchio sporco di quello che di meno nobile c’è nell’animo umano,ovvero la passione istintiva irragionevole (che è così proprio per sua natura),la sensualità più animale.

Il risultato è un film bello e di sicuro fascino,con due protagonisti bravissimi,overo Maurice Ronet e Francoise Fabian.
Il primo è praticamente perfetto nel ruolo del dissoluto Raphael,la Fabian è un modello inarrivabile di castità e morigeratezza di costumi,bella ed affascinante,in perfetta sintonia con il ruolo interpretato.
Purtroppo questa pellicola è praticamente scomparsa ed è di difficile reperibilità nella versione italiana;vi segnalo una bella versione in lingua originale all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=ZUflQtOpmQI
Le notti boccaccesche di un libertino e di una candida prostituta
Un film di Michel Deville. Con Françoise Fabian, Brigitte Fossey, Maurice Ronet, Anne Wiazemsky,Isabelle De Funès Titolo originale Raphaël ou le débauché. Drammatico, durata 109 min. – Francia 1971
Maurice Ronet – Raphaël de Lorris
Françoise Fabian – Aurore
Jean Vilar – Horace
Brigitte Fossey – Bernardine
Isabelle De Funès – Émilie
Jean-François Poron – Giorgio
Anne Wiazemsky – Diane
Yves Lefebvre – Paul
Hélène Arié – Francesca
André Oumansky – Feyrac
Maxime Fabert – Il conte
Maurice Barrier – Lasalle
Jean-Pierre Bernard – Norville
Georges Claisse – Alfred
Regia:Michel Deville
Produzione:Mag Bodard
Sceneggiatura:Nina Companéez
Fotografia:Claude Lecomte
Montaggio:Nina Companéez
Distribuzione:Columbia Films
Perchè si uccidono (La merde)
Unico film del figlio del grande Erminio Macario,Mauro,Perchè si uccidono,con eloquente sottotitolo La merde è un pasticcio grossolano e scoordinato,tipico figlio delle produzioni di metà anni settanta dirette da registi improvvisati che non avevano alle spalle il necessario background tecnico che permettesse loro di padroneggiare almeno in maniera sufficiente la macchina da presa.
Solito soggetto scontato (il figlio di una ricca famiglia che si da alla droga) in un crescendo di mediocrità sia soggettistica
che meramente tecnica che portano una pellicola di per se scadente ad un finale drammatico attraverso però spazi di involontaria comicità
vista la seriosità del soggetto iniziale e dell’argomento trattato.
Scene da antologia,slegate da qualsiasi contesto logico si alternano a concetti espressi visivamente con grossolana fattura;alcune scene sembrano
fettine di carne affettate con la scure là dove si sarebbe dovuta usare l’introspezione psicologica,una descrizione accurata
della psicologia del personaggio principale,Andrea.

Sicuramente comica e fuori contesto è la sequenza più famosa del film,su cui si è a lungo favoleggiato e che ha costituito,nel tempo,l’unico motivo di interesse verso il film,ovvero l’impressione del marchio a fuoco sulle parti intime di una bella satanista,con tanto di particolari in primo piano.
Come dicevo,una scena senza contesto preciso e puramente gratuita,come del resto alcune presenti nel film a cui vanno aggiunte una pesantezza
quasi insopportabile dei dialoghi e la volontà da parte del regista di stigmatizzare l’ambiente borghese in cui la storia si dipana,senza
che però lo stesso Macario abbia ben idea di dove andare a parare.
La storia che fa da collante è assolutamente banale;un giovane di buona famiglia (Andrea) si fa coinvolgere dall’amata nel mondo della droga,uscendone distrutto.
La merde,sottotitolo francese del film si riferisce non figurativamente alla sostanza che un gruppo di detenuti spalmerà sul volto
del protagonista mentre questo è detenuto.
Morale:se appartieni ad una società di cacca,è giusto che tu diventi tutt’uno con la stessa,con palese riferimento anche al soprannome dato all’eroina,la merda,appunto.

A parte questo apologo velleitario che sa tanto di post sessantotto in pesante ritardo storico,in un paese alle prese con altri problemi,
il film di Macario si accartoccia su se stesso per eccesso di zelo da parte del regista.
Le storie di droga negli anni settanta erano ormai infilate nei film a tutto spiano,senza però analizzarne mai i contesti sociali o familiari
in cui proliferavano.
Quasi nessuno si preoccupava di trovarvi le radici storiche della sua diffusione o semplicemente quelle psicologiche;una domanda scomoda che nessuno si poneva era “perchè giovani che ormai hanno tutto ricorrono ai paradisi artificiali?”
Può sembrare una domanda banale,ma se andate a vedere la produzione di pellicole sull’argomento noterete che lo stesso era spesso affrontato di sfuggita.
La droga è il demonio,ma sui perchè si ricorre ad essa vaga una sorta di damnatio memoriae,quasi che l’argomento non sia poi importante
quanto i risultati della dipendenza dalla droga stessa.
Macario suggerisce,per il suo personaggio,un disadattamento generico dovuto a più fattori,al fatto per esempio di vivere in una famiglia senza regole morali, con una sorella ondivaga che passa da un amore lesbico ad una messa nera (è lei la vittima sacrificale marchiata a fuoco) con una fidanzata
ormai senza più controllo sulla dipendenza da droga.

A fare le spese di questa ribellione senza apparente movente sarà la moglie del suo protettore Luca,che aveva salvato suo padre dalla fucilazione
e che in cambio del suo aiuto vedrà uccidere sua moglie proprio dall’allucinato,senza speranze Andrea.
Il finale è ovviamente drammatico.
Quanto meno in linea con la storia narrata,una storia nera rimasta però archiviata nel cassetto delle buone intenzioni.
Film quindi pasticciato e incongruo,con un buon cast assolutamente sprecato.
Bravo Maurice Ronet nel ruolo di Luca,bene la Loncar nei panni della moglie di quest’ultimo,bene la Fani nell’interpretazione della ragazza di Marco.
Incolore e insapore invece Marco Renis,che,come Macario,chiuderà la sua carriera con questo unico film interpretato.
Da segnalare invece le musiche dei Goblin.
Il resto è da dimenticare.
Il film,dopo un lunghissimo oblio è riapparso da poco ed è disponibile su You tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=2COXgAxg28E in una versione decisamente buona.
Perché si uccidono (La merde)
Un film di Mauro Macario. Con Beba Loncar, Maurice Ronet, Leonora Fani,Luciano Rossi,Marco Reims, Antonio Pierfederici, Micaela Pignatelli Drammatico, durata 94 min. – Italia 1976.
Marco Renis … Andrea
Leonora Fani … Fidanzata di Andrea
Maurice Ronet … Marco
Beba Loncar … Moglie di Marco
Micaela Pignatelli… Sorella di Andrea
Regia: Mauro Macario
Sceneggiatura: Mauro Macario
Musiche: I Goblin
Fotografia: Giovanni Raffaldi
Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com
Homesick
Si annuncia come dramma sociale antiborghese con il rampollo insoddisfatto e ribelle, ma presto, improvvisamente, sfonda la porta dell’exploitation:
messe nere con vagine marchiate a fuoco, allusioni gay, violenze e visioni onirico-grottesche sotto l’effetto di endovenose a base di metedrina e lsd,
rimedio suicida a difficili rapporti familiari ed estremo tentativo di recuperare l’amore perduto. Nel cast brilla la Fani, sia per il suo nudo – che si appaia a quello della Pignatelli –
sia per la sua maschera di tossica spaurita e allucinata. L’assistente del farmacista è Margherita Fumero.
Ciavazzaro
Sconclusionato film che in puro stile Anni Settanta presenta la discesa nell’inferno della droga di un rampollo borghese. Finale tragico.
Il cast non recita, anche se le presenze femminili sono molto interessanti (la Loncar, la Fani), buone le musiche (leggo adirittura dei Goblin!!!),
ma per il resto… Tra sabba satanici (con peli e chiappe all’aria), aghiaccianti visioni (un nero nudo con una tromba e i parenti del ragazzo vestiti come Luigi XIV). Delirante
Blazer00
Film di denuncia contro la droga: un rampollo borghese entra nel giro e purtroppo non riuscirà più a tornare indietro.
L’idea era ottima, peccato per certe trovate a dir poco comiche come quella del carcere, dove “la merda” era intesa come l’eroina e i compagni di cella
invece la prendono alla lettera! Inizia bene ma poi si perde in esagerazioni inverosimili.
La piscina
« La piscina è un film che oggi non riesco più a guardare. Mi fa male»
Sono le parole di Alain Delon, protagonista del film.
Parole che si riferiscono alla relazione con la bellissima Romy Schneider, l’altra star di La piscina,film di Jacques Deray del 1968,dove complice proprio l’attore francese la coppia si ritrovò cinque anni dopo la fine del loro amore.
Un amore che aveva fatto epoca,sin dal primo incontro nel 1958 sul set di L’amante pura e che si concluse proprio nel 1963.
Una storia d’amore, la loro, che prosegui fino al giorno della tragica morte di Romy,che per tutta la vita rimase legata a Delon,tanto da farle dire,in una delle sue ultime interviste che «L’uomo più importante della mia vita resta Delon. Quando ho bisogno di lui è sempre pronto a tendermi la mano. Ancora oggi è l’unica persona sui cui posso davvero contare»
Due attori giovani e bellissimi, tra i più amati del cinema,un film noir ben diretto da Deray, la presenza di una poco più che ventenne e conturbante Jane Birkin per una storia drammatica che,come suggerisce il titolo, ha come sfondo una piscina che sarà muta testimone delle vicende drammatiche di un triangolo amoroso con sullo sfondo proprio la Birkin,detonatore della storia che sfocerà in tragedia.
Una villa,una coppia Jean-Paul e Marianne.
La casa è di proprietà di un amico dei due;Jean Paul è uno scrittore che ha tentato la via del successo ma ha visto naufragare miseramente il primo tentativo di pubblicare un libro ed è costretto a fare il pubblicitario abbandonando per il momento i sogni di gloria mentre lei è un’articolista presso un giornale.
La serenità (apparente) della coppia muta drasticamente in seguito ad una telefonata;Harry,amico di entrambi annuncia la sua visita e la sua permanenza per qualche giorno in villa con sua figlia Penelope.
L’arrivo di padre e figlia altera la situazione.
Jean Paul sospetta,osservando attentamente Harry e Marianne, che tra i due in passato ci sia stata una relazione mentre la giovanissima Penelope,che ha fatto le stesse considerazioni,sembra rinchiudersi in se stessa.
Una sera Harry organizza una gran festa con amici;è proprio Penelope a capire che tra Marianne e suo padre c’è stato qualcosa e che c’è del fuoco che cova sotto la cenere.Durante la festa infatti osserva attentamente Harry e Marianne ballare in modo molto intimo e indispettita o forse ingelosita dalla scena scappa in piscina dove viene seguita da Jean Paul,anche lui ormai certo del passato amoroso tra l’amico e la sua donna.

I due diventano confidenti parlano ed è in questo modo che finalmente Penelope sembra abbandonare l’atteggiamento di chiusura verso tutti che aveva tenuto fino a questo momento.
Sarà durante un lungo colloquio tra Penelope e Jean Paul che inizierà a maturare il dramma,un giorno nel quale proprio Jean Paul rifiuta di accompagnare nella vicina Saint Tropez Marianne,che piccata sceglie di andarci con Harry.
Penelope racconta a Jean Paul come l’uomo lo disprezzi,considerandolo uno scrittore fallito e come desideri Marianne più per soddisfazione personale che per vera attrazione verso la donna stessa.
La sera Harry,ubriaco,affronta Jean Paul davanti alla piscina.
All’uomo rimprovera quella che ritiene una relazione sbagliata tra sua figlia e lui; folle di gelosia si avventa contro Jean Paul ma appannato nei riflessi dal troppo alcool bevuto finisce in piscina.
Jean Paul potrebbe tendergli la mano e soccorrerlo.
Viceversa,gli tiene la testa sott’acqua causandone la morte.

Sul luogo dell’incidente arriva l’ispettore Levecque,che da subito si rende conto che la scena contiene incongruenze;Harry ha al polso un costosissimo orologio che non avrebbe mai indossato per un bagno di sera e i vestiti a bordo piscina sono lindi e pinti, segno che la vittima non li ha mai indossati.
L’ispettore parla con Marianne,dicendosi convinto che Jean Paul ha in qualche modo provocato la morte di Harry ma di non avere prove a sufficienza per arrestarlo.Marianne va in camera di Harry e scopre che i vestiti non sono quelli indossati da Harry la sera prima…
Davvero un bel film,La piscina.
Per quanto lento e descrittivo, il film analizza con la dovuta profondità le caratteristiche psicologiche dei personaggi,le loro manie,i loro problemi e i loro comportamenti.
E’ un quadro ben dipinto, in tutti i suoi particolari.
Deray incontra Delon per la prima volta sul set di questo film;segue il consiglio dell’attore di scritturare per la parte di Marianne la bellissima Romy Schneider e ha un colpo di fortuna perchè la coppia da vita ad una interpretazione memorabile.
Nel film la misteriosa,magica alchimia tra i due attori è ben visibile e contribuisce a dare credibilità alla storia.
Altrettanto fortunata è la scelta di Jane Birkin, assolutamente irresistibile nei panni di Penelope e quella di Maurice Ronet nel ruolo di Harry;il che dimostra il vecchio assioma che quando si sceglie bene il cast si è a metà dell’opera.
Il film non brilla certo per originalità della sceneggiatura.
Molte volte in passato e mille volte in seguito verrà riproposto il tema del triangolo di amorosi sensi con aggiunta del quarto incomodo ma in questo caso la storia assume un che di torbido, d malsano che aggiunge valore alla pellicola.

Tuttavia Deray è abile a creare l’atmosfera e a delineare i personaggi;l’inquieto Jean Paul,la dubitante e incerta Marianne,la fragile e inesperta Penelope,l’egoista e ipocrita Harry sono personaggi che hanno spessore nei ritratti psicologici che fanno da sfondo alla storia.
Il film quindi regge bene,nonostante la tendenza a privilegiare i dialoghi e i sottintesi.
In fondo è quello che Deray vuol trasmettere.
Un film datato,indubbiamente,ma che resta sicuramente opera valida e godibile a quasi 50 anni dalla sua prima uscita.
La piscina
Un film di Jacques Deray. Con Alain Delon, Paul Crauchet, Romy Schneider, Jane Birkin, Maurice Ronet, Steve Eckhardt, Maddly Bamy, Suzie Jaspard, Thierry Chabert, Stéphanie Fugain Titolo originale La piscine. Drammatico, durata 113 min. – Francia 1968.
Alain Delon: Jean-Paul
Romy Schneider: Marianne
Maurice Ronet: Harry
Jane Birkin: Penelope
Paul Crauchet: Ispettore Leveque
Suzie Jaspard: Emilie
Maddly Bamy: un’amica al party
Stéphanie Fugain: amica di Harry
Cesare Barbetti: Alain Delon
Maria Pia Di Meo: Romy Schneider
Giuseppe Rinaldi: Maurice Ronet
Renata Marini: Suzie Jaspard
direttore del doppiaggio: Mario Maldesi
Regia Jacques Deray
Soggetto Jean-Emmanuel Conil
Sceneggiatura Jean-Claude Carrière, Jacques Deray
Produttore René Pignères, Gérard Beytout
Produttore esecutivo Gérard Beytout
Casa di produzione Société Nouvelle De Cinématographie, Tritone Film
Fotografia Jean-Jacques Tarbes
Montaggio Paul Cayatte
Musiche Michel Legrand
Scenografia Paul Laffargue
Costumi André Courrèges
“Aspetterò che tu ti accorga di amarmi per tutta la vita”
“E’ strano abbiamo tutti delle preferenze , magari per cose che non valgono niente .”
“Il mio dramma è che quando una ragazza si interessa a me, io me ne innamoro subito! È questo che mi blocca. Forse perché non ho avuto abbastanza esperienze. Sono rimasto vergine fino a venticinque anni, fino al mio secondo matrimonio. Capisce? È per questo”
“Ma è vero quello che dice?”
“Eh no, purtroppo non è vero…!”
L’opinione di Luca Scial dal sito http://www.mymovies.it
Jean-Paul è uno scrittore di scarso successo, ospite nella villa lussuosa della bella e ricca Marianne a Saint Tropez. I due vivono nella passione, lontani dal mondo, finquando non arriva Harry, cantante playboy ex fiamma di Marianne, con sua figlia: la bella diciottenne Penelope. Il loro arrivo romperà gli equilibri tra i due, facendo riemergere vecchi amori e gelosie.
Passioni, gelosie e pensieri proibiti ruotano intorno a una piscina, nella lussuriosa Saint Tropez. Attori belli e bravi inscenano un ben fatto dramma della passione.
L’opinione di Will Kane dal sito http://www.filmtv.it
Personaggi alla deriva,anche se fissi in un’unita’di luogo,in un thriller a discreta gradazione erotica,con una tensione sorda che cresce impercettibilmente ai bordi della piscina del titolo.Film molto francese,con i tempi appunto tipici della cinematografia transalpina dell’epoca,ma emanante un suo fascino un po’perverso:del resto,i bellissimi Alain Delon e Romy Schneider che dopo l’amore si fustigano lievemente con un ramoscello sono sadomaso soft,ma molto audaci per un film “normale”.Inoltre,uno dei delitti piu’lenti e verosimili del cinema giallo.
L’opinione di atticus dal sito http://www.filmscoop.it
Il film dovrebbe essere un noir ma è passato alla storia soprattutto per la componente sensuale che credo non abbia pari nel cinema dell’epoca. La storia di un quadrilatero bollente consumato sui bordi di una piscina nella calura estiva della periferia parigina, tra scene di seduzione e sguardi languidi, fino al colpo di scena che complica il menage.
Grande atmosfera di ricercato ed elegante erotismo, una svolta gialla piuttosto blanda, un bravo regista di genere ed un quartetto di interpreti assolutamente memorabile per un film che fece scandalo, tanto intrigante quanto inconsistente. Le effusioni tra gli splendidi Delon e Schneider però sono di quelle che non si dimenticano.
L’opinione del sito http://www.ilballodelcervello.com
Senza dubbio ci troviamo di fronte ad una pellicola che trasuda una ricercata raffinatezza, in cui l’erotismo si sposa con un’estetica di tinte tenui e desaturate; una storia di corpi sui quali si può leggere di sesso, d’amore e di morbosità, corpi che celati da un abito ben confezionato sanno tenere nascosti i segreti più intimi e inconfessabili. Jane Birkin, certamente il simbolo più evidente di questo fine erotismo, interpreta magistralmente una lolita dal fascino esotico e ingenuo, che muove il proprio corpo in modo quasi convulso e infantile, come a volerne scoprire le potenzialità.
La piscina è il perno intorno al quale si muovono gli sguardi dei quattro protagonisti, che lentamente, come naufraghi ai suoi bordi, si spogliano delle proprie ipocrisie in un’intensa spirale di tensione; l’acqua stagnante risplende di glamour e trattiene in profondità un torbido microcosmo i cui dettagli sono resi ottimamente da una sceneggiatura in cui centrale è lo studio meticoloso della psicologia dei personaggi. Gli occhi indagatori sono la chiave di lettura più profonda e inquietante di questa storia, occhi che scrutano, si accorgono e sanno, prima che l’indicibile sia detto o perfino pensato. La fotografia di Jean-Jacques Tarbes restituisce i quadri vividi di uno spaccato di vita che sfiora il perverso.
Jane Birkin è Penelope
Romy Schneider è Marianne
Maurice Ronet è Harry
Alain Delon è Jean Paul





















































































































































