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Italia a mano armata

Italia a mano armata locandina 1

Con Italia a mano armata, per la regia di Franco Martinelli (Marino Girolami) (1976) si conclude la trilogia ideale dedicata alle imprese del commissario Betti, inaugurata da Roma violenta dello stesso Martinelli e proseguita da Umberto Lenzi con Napoli violenta.
La trilogia, comunemente definita del “commissario” termina bruscamente, senza ripensamenti: il commissario Betti, che aveva scansato la morte in varie occasioni viene freddato in un agguato mentre  sta per avere un colloquio con una donna, in un clima apparentemente tranquillo e che verrà infranto dalla raffica di mitra dei killer.
Il terzo e ultimo capitolo delle avventure del commissario Betti si apre con il commissario stesso alla ricerca di un gruppo di quattro balordi che ha rapito dei bambini a bordo di uno scuola bus,subito dopo una rapina fallita. Il gruppo con gli ostaggi si rifugia in un casolare.

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Vengono scoperti per l’imprudenza di uno dei componenti la banda, che ferma una ragazza in bici e successivamente tenta di stuprarla.
Grazie alla denuncia della ragazza, la polizia arresta tutti i componenti della banda salvando così i giovani ostaggi tranne uno che viene ucciso dai banditi.
Betti però si mette alla ricerca di colui che secondo una sua intuizione è la vera anima del sequestro,Jean Albertelli, un uomo d’affari milanese che dietro la maschera della rispettabilità dell’uomo d’affari nasconde invece losche attività legate al traffico di droga e di armi.
Dopo una serie di vicissitudini, durante le quali il commissario finirà anche dietro le sbarre, come conseguenza di un complotto messo su proprio da Albertelli,il commissario Betti riuscirà a fare giustizia.
Ma l’appuntamento con la sorella del bambino morto durante il rapimento gli sarà fatale…
Italia a mano armata è il più tradizionale dei polizieschi all’italiana, i cosiddetti poliziotteschi,girato con ritmo e senso del colpo di scena da Marino Girolami,che riprende come già detto la figura di Betti, uomo dallo spiccato senso d’onore e dai metodi spicci se non brutali.

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Dopo aver diretto Lo sgarbo, Roma violenta e Roma, l’altra faccia della violenza Girolami chiude con Italia a mano armata le sue regie nel genere poliziesco con questo film di grana grossa ma di buona fattura, caratterizzato da un ritmo molto veloce e dall’uso insistito della violenza.
Memorabile la scena dello stupro, estremamente realistica mentre di sicuro effetto è la sequenza finale, girata negli ultimi secondi in bianco e nero, quasi a stigmatizzare il clima di odio e di violenza che si respirava in quegli anni.
Siamo nello stretto ambito dei film polizieschi e questo indubbiamente nuoce al fascino esercitato dal film verso larghi settori della critica;i recensori dell’epoca amavano davvero poco prodotti come questo dedicati ad una larga parte di pubblico.
Popolari, spesso violenti e nichilisti, i polizieschi erano film in cui l’azione predominava su tutto, erano film in cui frequentemente mancava una trama lineare a tutto vantaggio della velocità d’azione.
Italia a mano armata, pur rispettando i clichè del genere, si distingue proprio per l’impianto narrativo e per la scorrevolezza del film stesso, che tiene avvinti fino alla fine.

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Il cast comprende Maurizio Merli, un abituè dei film polizieschi, che incide a suo modo nell’economia del film e un gruppo di validi partner fra i quali si segnalano John Saxon e Raymond Pellegrin.
Il film è disponibile su Youtube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=TmjVwsZWAp0 in una eccellente versione.
Italia a mano armata
Un film di Franco Martinelli. Con Maurizio Merli,John Saxon, Toni Ucci, Raymond Pellegrin,Mirella D’Angelo, Daniele Dublino, Fortunato Arena, Sergio Fiorentini, Carlo Valli Poliziesco, durata 100′ min. – Italia 1976

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Italia a mano armata banner protagonisti

 Maurizio Merli: commissario Betti

John Saxon: Jean Albertelli
Raymond Pellegrin: commissario Arpino
Toni Ucci: Raffaele Cacace
Mirella D’Angelo: Luisa: la sorella del ragazzino ucciso
Sergio Fiorentini: Salvatore Mancuso
Aldo Barberito: maresciallo Ferrari
Massimo Vanni: Massimo Fabbri, l’agente infiltrato
Enzo Andronico: Antonio Boretti, il “palo” all’interno della banca
Nello Pazzafini: un carcerato
Maurizio Mattioli: un carcerato
Carlo Valli: Rocchi, il deliquente che scappa dai tetti
Fortunato Arena: Carlo Morel
Daniele Dublino: Luzzi, il deliquente con l’accento francese
Franco Borelli: Bertoli
Dino Mattieli: Attardi
Marcello Monti: Torri
Giovanni Vannini: Il magistrato che arresta Betti
Philip Dallas: Il direttore del carcere
Costantino Carrozza: un uomo nella banca
Cesare Di Vito: Il dottore
Adolfo Lastretti: Lazzari
Antonio Maimone: L’avvocato di Abertelli
Attilio Dottesio: uno dei deliquenti
Sergio Smacchi: uno dei deliquenti

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Regia: Franco Martinelli
Sceneggiatura:Leila Buongiorno,Gianfranco Clerici,Vincenzo Mannino
Musiche: Franco Micalizzi
Scenografia: Antonio Visone
Fotografia:Fausto Zuccoli
Montaggio:Vincenzo Tomassi
Costumi:Silvana Scandariato

Italia a mano armata banner recensioni

L’opinione del sito http://www.pollanetsquad.it/

Una rapina al Banco di Torino, un pulmino con a bordo una scolaresca freddamente sequestrato, è questa l’aria che si respira in Italia, un paese colpito quotidianamente da aggressioni violentissime atte a destabilizzarne l’apparato sociale, politico ed economico. Il film del ’76 si sviluppa dapprima a Torino, poi a Milano, e quindi a Genova, triste e bellissima, dove Jean Albertelli (John Saxon) dirige e controlla loschi traffici, dal contrabbando alle rapine fino ai sequestri più spietati. Per combattere il crimine il commissario Betti, interpretato da Maurizio Merli, efficacissimo come sempre nel rappresentare la giustizia e la legalità con il suo personaggio, è un uomo disposto a tutto per ristabilire l’ordine. In questa pellicola è affiancato dal commissario Arpino (Raymond Pellegrin) di Milano, dai modi meno violenti e apparentemente più rassegnati. Il film è agile e snello, tenendo lo spettatore sempre sulla corda, con il fiato sospeso, dall’inizio alla fine, senza nessuna pausa. Il commissario Arpino rimarrà paralizzato per il resto dei suoi giorni, costretto allo scoiattolo per salire le scale, e alla carrozzina elettrica per muoversi nella sua “prigione dorata”. Il commissario Belli invece morirà, freddato da una scarica di mitra esplosa da una Fiat 127, ucciso dalla malavita, impersonale e distruttiva. Geniale la sequenza finale, in cui il regista usa tre fermoimmagini riducendo la faccia spettrale del commissario, il viso terrorizzata della bella Luisa e il bandito a mitra spianato sulla utilitaria, a fotografie sgranate e in bianco e nero tipiche dei quotidiani, fornendo così la scena di un taglio giornalistico scarno ed essenziale.

La recensione apparsa sul Messaggero

“L’obiettivo del poliziesco all’italiana si allarga. Esaurita ormai la serie dedicata alle grandi città il campo d’azione abbraccia questa volta mezza Italia spostandosi rapidamente fra le grandi metropoli del nord con relativi hinterland. Protagonista il solito aitante, spregiudicato commissario cui presta le sue sembianze il non meno solito Maurizio Merli, al quale diede gloria il Garibaldi televisivo. Sceso da cavallo Merli si è specializzato nel ruolo del poliziotto americaneggiante sia pure in una cornice tipicamente nostrana. […] Violenza e ritmo concitato sono gli accorgimenti ai quali ricorre il regista Franco Martinelli per nascondere le incongruenze della incredibile vicenda […]”

L’opinione di Undijng dal sito http://www.davinotti.com

Diretto da Marino Girolami, regista di Roma violenta (campione d’incassi nelle sale italiane), ovvero del film che lanciò l’icona del poliziotto superattivo rappresentato dal bravo Merli. Il film ha una pregevole struttura -quasi episodica- in grado di carpire l’attenzione dello spettatore, posto di fronte ad immagini spesso forti (l’uomo trascinato dall’auto, sino all’impatto con un macigno) e spesso disperate (i pianti delle madri dello scuolabus sequestrato). La sceneggiatura è supportata dall’ottima messa in scena e da un finale inatteso.

L’opinione di Homesick dal sito http://www.davinotti.com

Pur nella stretta aderenza ai canoni dei polizieschi coevi, la fitta trama si apre spazi di autonomia nella ricerca di una genuina drammaticità (il rapimento dei bambini e la morte di uno di essi; la solitudine di Merli e della D’Angelo; il ménage familiare del malavitoso Arena), nella scelta di tre diverse “città violente” (Torino, Milano e Genova) e di un epilogo inatteso che fa avverare i sinistri presagi de La polizia incrimina, la legge assolve e Roma violenta. Più noto come doppiatore, l’ottimo Sergio Fiorentini presta il volto ad un criminale ferino e nevrotico.

L’opinione di Cangaceiro dal sito http://www.davinotti.com

Ancora Betti nella sua lotta contro la criminalità. Merli granitico come si conviene, stavolta è anche più umano e sfortunato. Girolami dimostra di conoscere al meglio i meccanismi del poliziottesco e sorretto da una sceneggiatura zeppa di spunti interessanti ci regala un film coi fiocchi, pieno di scene di forte impatto tra inseguimenti e uccisioni. Tutto il cast gira a mille con un Saxon iperstrafottente e un Fiorentini delinquente schizzato. Esaltanti le musiche di Micalizzi. Il finale è un triste e duro colpo sotto la cintura. Spietato e nichilista.

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luglio 9, 2014 Posted by | Drammatico | , , , , , | 4 commenti

Tenebre

La voce narrante: Dario Argento
L’impulso era diventato irresistibile. C’era una sola risposta alla furia che lo torturava. E così commise il suo primo assassinio. Aveva infranto il più profondo tabù e non si sentiva colpevole né provava ansia o paura, ma… libertà! Ogni ostacolo umano, ogni umiliazione che gli sbarrava la strada, poteva essere spazzato via da questo semplice atto di annientamento: l’OMICIDIO.

Tenebre 9Veronica Lario è Jane McKerrow

E’ l’inizio di Tenebre, film di Dario Argento del 1982, che  rappresenta sotto più punti di vista una svolta nella carriera del regista romano.
Il primo, forse il più importante, è il ritorno al genere thriller classico, quello cioè con il canovaccio assassino/mistero, dopo la parentesi soprannaturale iniziata con Suspiria e proseguita poi con Inferno.
Argento lascia da parte il thriller horror, dimentica le Tre madri dell’inferno, Sospiriorum,Tenebrarum e Lacrimarum e si getta a capofitto su una sceneggiatura della quale è ancora una volta l’unico artefice; sono passati sette anni dal travolgente successo di Profondo rosso, uscito nelle sale nel 1975, e il pubblico attende con ansia il ritorno al thriller puro.

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Ania Pieroni è Elsa Manni

Tenebre è  il film più splatter di Argento; alla fine si contano dodici morti ammazzati, un record.
Ed è anche un film controverso, accolto in maniera molto difforme sia dalla critica che dal pubblico.
Se da un lato ci sono i soliti elementi innovativi del regista, come l’utilizzo spregiudicato della macchina da presa, dall’altro l’espediente dei flashback, usato durante la narrazione, finisce per spiazzare lo spettatore lasciandolo pieno di dubbi.
Veniamo alla trama.

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Giuliano Gemma è  il Capitano Germani

Peter, scrittore di gialli di un certo successo, arriva a Roma su invito del suo agente; lo scopo principale del viaggio è la promozione del suo ultimo libro, Tenebre.
Ma già dal suo arrivo le cose si mettono male; lo scrittore viene minacciato telefonicamente, da qualcuno che lo avverte che intende uccidere seguendo le linee guida del suo romanzo.
Ha inizio così una serie terrificante di delitti, che hanno in comune, come preannunciato dalle telefonate, gli elementi base del libro Tenebre.

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Daria Nicolodi è Anne

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Eva Robins, la ragazza sulla spiaggia

Da questo momento inizierà una caccia spietata, che vedrà all’opera non uno, bensi due misteriosi assassini.
Ovviamente non mi addentro nella trama, per non togliere la suspence a coloro che non hanno visto il film.
Il film si caratterizza prima di tutto per le scene molto forti, assolutamente realistiche, come quella in cui Jane McKerrow, uno dei personaggi femminili del film, interpretata da Veronica Lario ( la ex signora Berlusconi), si vede tranciare di netto una mano, una delle scene meglio girate del film.

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Mirella Banti è Marion

Un’altra caratteristica evidente del film è il contrasto assoluto tra i colori; in molte scene il bianco spicca nitidamente con il rosso del sangue, che, detto per inciso, abbonda in maniera industriale; Argento indugia molto sulle scene più violente, cercando il coup de teatre praticamente ad ogni inquadratura.
Eppure, nel globale, il film non convince appieno.
L’idea di far muovere due distinti assassini, con motivazioni diverse, alla fine risulta forzata, così come ad un certo punto la stessa identità del secondo assassino appare chiara.
Le motivazioni del trauma, poi, appaiono abbastanza forzate.

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Così alla parola fine si resta con il dubbio di aver assistito ad un’operazione smaccatamente commerciale, quasi che il regista abbia voluto calcare la mano più sull’effetto che basarsi su una storia credibile.
Il prodotto finale quindi è un film discontinuo, a tratti eccessivo; nonostante la splendida colonna sonora di Simonetti, deus ex machina di Argento, c’è una certa leggerezza nei dialoghi, nel senso che appaiono poco caratterizzati. Una nota di demerito, molto personale, la vedo nell’interpretazione del monocorde Anthony Franciosa, che gira per il film con un’aria di sufficienza e di ironia sicuramente fuori luogo.

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Anthony Franciosa è Peter Neal

Curioso come accennato il destino critico del film: c’è chi esalta il ritorno di Argento ad una sceneggiatura accettabile e di conseguenza alla regia di un film considerato all’altezza del periodo anni settanta, c’è chi vede nella stessa sceneggiatura un cumulo di ovvietà.
Il film piace perchè splatter, non piace per lo stesso motivo.
Tra le recensioni dei critici, lette in giro per il web, ne ho trovata una che mi sembra molto oggettiva:
Chi soffrì di batticuore per Suspiria e per Inferno non speri di provare altrettante paure. Tenebre è un “ giallo ” alla maniera classica, con personaggi, strumenti omicidi, effetti repulsivi, e inverosimiglianze pertinenti alla tradizione. Dario Argento ne parla come del “ più sorprendente e lancinante ” dei suoi film.

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Non saremmo così estremisti. Tornando al brivido di repertorio, questo piccolo maestro fa un po’ rimpiangere le sue fantasie orripilanti e surreali, per manieristiche che fossero. Al loro posto c’è un labirinto mentale non facilmente penetrabile, emotivamente efficace quasi soltanto nei luoghi canonici in cui lo schermo s’imbratta di sangue.”

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Per quanto riguarda il cast, oltre al citato Franciosa, buone le prove di John Saxon, il Bullmer agente dello scrittore Peter, di Giuliano Gemma, il capitano Germani e del cast femminile, composto da Lara Wendel, da Daria Nicolodi, dalla citata Veronica Lario, da Mirella Banti, Ania Pieroni. C’è una piccola parte anche per Eva Robins, la ragazza della spiaggia.

Tenebre, un film di Dario Argento. Con Giuliano Gemma, Anthony Franciosa, Daria Nicolodi, John Saxon,John Steiner, Fulvio Mingozzi, Mirella D’Angelo, Lara Wendel, Ania Pieroni, Mirella Banti
Thriller, durata 110 min. – Italia 1982

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Anthony Franciosa: Peter Neal
Christian Borromeo: Gianni
Mirella D’Angelo: Tilde
Veronica Lario: Jane McKerrow
Ania Pieroni: Elsa Manni
Eva Robins: Ragazza sulla spiaggia
Carola Stagnaro: Ispettrice Altieri
John Steiner: Cristiano Berti
Lara Wendel: Maria Alboreto
John Saxon: Bullmer
Daria Nicolodi: Anne
Giuliano Gemma: Capitano Germani
Isabella Amadeo: Segretaria di Bullmer
Mirella Banti: Marion
Ennio Girolami: Manager del grande magazzino
Monica Maisani:
Marino Masé: John
Fulvio Mingozzi: Alboreto il portiere
Gianpaolo Saccarola: Dottore
Ippolita Santarelli: Prostituta
Francesca Viscardi:
Dario Argento: Narratore
Lamberto Bava: Riparatore
Michele Soavi: Fidanzato di Maria / Uomo che cammina con la ragazza sulla spiaggia

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Regia:     Dario Argento
Soggetto:     Dario Argento
Sceneggiatura:     Dario Argento
Produttore:     Claudio Argento
Produttore esecutivo:     Salvatore Argento
Casa di produzione:     Sigma Cinematografica-Roma
Fotografia:     Luciano Tovoli
Montaggio:     Franco Fraticelli
Effetti speciali:     Giovanni Corridori
Musiche:     Massimo Morante, Fabio Pignatelli, Claudio Simonetti (Goblin)
Scenografia:     Giuseppe Bassan
Costumi:     Pierangelo Cicoletti, Carlo Palazzi, Franco Tomei
Trucco:     Pierantonio Mecacci, Piero Mecacci

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febbraio 1, 2010 Posted by | Thriller | , , , , , , , , , , | 1 commento