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Le regine dei sogni anni 70 oggi parte seconda

Le regine dei sogni banner

Uno degli articoli più seguiti su Filmscoop riguarda certamente la gallery di foto delle attrici più belle e famose degli anni 60 e 70 ai giorni odierni https://filmscoop.wordpress.com/2010/11/05/le-regine-dei-sogni-anni-70-oggi/

Ecco una nuova galleria di altre attrici. Sono donne bellissime,sensuali alle prese con il passare degli anni; oggi sono tutte delle mature signore,ancora belle e affascinanti.Alcune di loro hanno proseguito regolarmente l’attività cinematografica,altre sono diventate manager,lavorano nel cinema ma non più come attrici, altre non hanno più avuto a che fare con il grande schermo.Questi sono i loro volti,oggi.

 Cinzia MonrealeSempre bellissima e affascinante,comprimaria in molte commedie sexy: Cinzia Monreale

Carole AndrÞ

La celebre Marianna del Sandokan televisivo,attrice di talento: Carole Andrè

Carla Gravina

Sempre affascinante: Carla Gravina

Barbara Magnolfi

Barbara Magnolfi

Barbara De Rossi

Reginetta dei fotoromanzi,buona attrice di film e fictionBarbara De Rossi

Ania Pieroni

L’indimenticabile volto di Inferno: Ania Pieroni

Claudine Auger

L’ex Bond girl Claudine Auger

Stella carnacina

Sempre bellissima,l’attrice e cantante Stella Carnacina

 Olga Karlatos

E’ stata una delle protagoniste del cinema 70, Olga Karlatos

Nadia Cassini

Il posteriore più ammirato del cinema sexy, Nadia Cassini

Monica Zanchi

Protagonista dei film della serie Emanuelle, Monica Zanchi

Maria Grazia Buccella

Reginetta di bellezza nella commedia anni 70, Maria Grazia Buccella

Lisa Gastoni

Bellissima e sensuale, Lisa Gastoni

Lilli Carati

Una storia personale travagliata, Lilli Carati

Ines Pellegrini

L’attrice preferita da Pasolini, Ines Pellegrini

Haydee Politoff

Inconfondibile il sorriso di Haydee Politoff

Francoise Fabian

Splendida: Francoise Fabian

Florinda Bolkan

Un autentico mito: Florinda Bolkan 

Florence Guerin

Sempre affascinante la reginetta dei soft core anni 80, Florence Guerin

Elke Sommer

La protagonista dei film di Bava, Elke Sommer

Dominique Sanda

L’indimenticabile Dominique Sanda

Daria Nicolodi

La regina del thriller, Daria Nicolodi

Daniela Giordano

Sempre bella, l’ex reginetta Daniela Giordano

Seguite il link aggiornamenti per vedere le gallerie ricaricate!

https://filmscoop.wordpress.com/2014/09/01/aggiornamenti/

settembre 18, 2014 Posted by | Miscellanea | , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Inferno

Inferno locandina

Rose Elliot, una graziosa scrittrice di poesie, acquista un libro da un antiquario ,Kazanian; il libro, scritto da un italiano, Emilio Varelli, parla delle Tre madri dell’inferno, Mater Suspiriorum, la madre dei sospiri, Mater Lacrimarum, la madre delle Lacrime e Mater Tenebrarum, la madre delle Tenebre, che l’uomo racconta di aver conosciuto personalmente.

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Il libro sulle tre madri

Per loro Varelli ha costruito tre dimore, situate in tre punti geografici differenti: la prima casa è a Friburgo, la seconda a New York e la terza a Roma.
Rose leggendo il libro inizia a collegare alcuni oscuri presagi alla casa in cui abita, e alla fine si convince di abitare proprio nella casa della seconda madre, Mater Tenebrarum, casa costruita a New York, dove la ragazza vive.
Così la giovane donna inizia una pericolosa quanto movimentata esplorazione del sottosuolo; qui la donna scopre che le fondamenta dell’edificio sono completamente sommerse dall’acqua, oltre a rinvenire un cadavere ormai decomposto.

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La bottega antiquaria di Kazanian

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Rose nei sotterranei della casa

Sconvolta dall’esperienza, la ragazza scrive una lettera angosciata a suo fratello Mark, scongiurandolo di venire a trovarla; contemporaneamente chiede lumi a Kazanian, l’antiquario zoppo e ambiguo, che però la rassicura dicendole che ha costruito troppo con la fantasia.
Ma la ragazza sta per andare incontro a una terribile morte; dopo essere riuscita miracolosamente a scampare ad un agguato nel suo appartamento, la donna si rifugia nei sotterranei, entrando così in una stanza addobbata con strani oggetti. Mentre si guarda intorno, impaurita e stupefatta, viene afferrata da una mano con delle dita scheletriche e gettata sul pavimento, dove un istante dopo una pesante lastra la decapita orrendamente.

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La misteriosa ragazza dell’università (l’attrice Ania Pieroni)

Mentre accadono questi tragici fatti, Mark riceve la lettera della sorella; durante una lezione di musica, il giovane prova a leggerla, ma non ci riesce, soggiogato dallo sguardo di una bellissima e inquietante ragazza che stringe tra le braccia un gatto.
Il giovane la insegue, dimenticando la lettera, che viene presa da Sara; la ragazza, incuriosita dalla storia raccontata nella  missiva, si reca in biblioteca per cercare una copia del libro di Varelli, ma quà viene aggredita da un misterioso individuo.

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Morte dell’incolpevole Sara (Eleonora Giorgi)….

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… e di Carlo (Gabriele Lavia)

Sara riesce a scappare e a tornare a casa; nell’ascensore incontra Carlo, un suo vicino, al quale la donna chiede di farle compagnia.
Sulla città si è scatenato un furibondo temporale, così l’uomo accetta di passare qualche ora in compagnia della ragazza.
Decisione fatale, perchè entrambi verranno orrendamente assassinati.
Quando Mark arriva è troppo tardi; c’è la polizia e i due giovani sono morti.
Della lettera giacciono per terra solo frammenti.

Così il giovane si reca a New York per indagare di persona, e giunge nell’ultimo domicilio di sua sorella Rose.
Nel palazzo abita gente molto ambigua, a cominciare dalla portiera Carol, passando per il professor George Arnold , un uomo che è costretto a vivere su una sedia a rotelle, che comunica con un piccolo amplificatore di suoni e che è portato in giro da un’infermiera assolutamente sinistra, la contessa Elise Stallone Van Adler, una donna dall’equilibrio fragile accompagnata da un maggiordomo equivoco.

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La casa della Mater Tenebrarum di giorno

Elise è la prima a trovare la morte; assalita da un gruppo di gatti inferociti, viene pugnalata dalla solita figura nera.
Tocca poi all’antiquario Kazanian, straziato orrendamente dai topi a Central Park mentre tenta di liberarsi di un sacco contenente gatti da lui catturati all’interno della propria casa.
Le morti proseguono: muore il maggiordomo John, che vorrebbe impadronirsi dei gioielli della sua defunta padrona, muore la custode Carol, bruciata viva mentre scopre il cadavere del maggiordomo.
La donna, avvolta dalle fiamme, precipita da una delle finestre della casa maledetta.
Mentre avvengono questi fatti, Mark scopre casualmente una serie di cunicoli che portano all’appartamento del professor Arnold.
Qui il giovane apprende la vera identità dell’uomo: si tratta di Varelli, l’uomo schiavo delle tre madri che ha costruito per loro le tre case, inclusa ovviamente quella in cui si svolge l’azione.
Varelli tenta di uccidere Mark iniettandogli del veleno, ma muore strangolato dal filo del microfono che gli serve per parlare.

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Mark incontra il professor Arnold

Mark fugge, per ritrovarsi nella famosa stanza in cui sua sorella ha perso la vita.
Qui trova la sinistra infermiera di Varelli e scopre la sua vera identità: si tratta di Mater Tenebrarum, la madre delle tenebre.
Ma è destino che il giovane debba salvarsi: il palazzo prende fuoco, e Mark riesce ad allontanarsi miracolosamente.
Mater Tenebrarum resta intrappolata nel sottosuolo della casa, che crolla seppellendola.

Inferno arriva dopo il buon successo di Suspiria, film decisamente innovatore del regista del brivido Dario Argento, che era passato dal giallo/thriller tradizionale ad una cinematografia in cui l’elemento thriller si amalgama indissolubilmente all’horror gotico.
Riprendendo gli elementi che avevano caratterizzato Suspiria, ovvero una trama in cui il sopranaturale è predominante rispetto al resto, Argento passa a raccontare la storia della seconda delle tre madri degli inferi, dopo che la prima ,Mater Suspiriorum, ha trovato la sua fine a Friburgo nell’incendio della prima delle tre case costruite da Varelli.

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Daria Nicolodi, la contessa Elise Stallone Van Adler

Inferno quindi riprende la tematica del primo film, che Dario Argento amplifica e spiega meglio in questa seconda parte.
Lo fa con un linguaggio visivo molto forte, in cui predominano i colori accesi, quasi tutti saturati sul rosso, sul porpora e sul viola, tanto che le parti diurne, davvero poche, appaiono come delle isole remote in un linguaggio visivo forte e frastornante.
L’azione non è predominante, nel senso che il ritmo non incalza, quasi che Argento voglia seguire più un nesso descrittivo per tensione che affidato alla potenza del colpo di scena o allo splatter.
All’atto pratico il film regge, anche se con fatica.
Per lo spettatore che non ha visto Suspiria, i riferimenti alle vicende delle tre madri, di Varelli ecc. appaiono decisamente ostici.
Ma Inferno può reggere una trama a se stante, sopratutto dopo che il finale ha rivelato i retroscena del film stesso e del precedente.

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Mark incontra l’antiquario Kazanian

Tant’è vero che tra Inferno, girato nel 1980 e La Terza madre, opera conclusiva della trilogia, passeranno ben 27 anni, a simboleggiare la difficoltà del regista di riproporre  un thriller gotico fuori tempo massimo, ovvero dopo che il cinema si è evoluto su binari ben distinti.
Inferno lascia parecchi dubbi, legati in primis alla scellerata decisione di Argento di affidare la parte di Mark all’incredibile Leigh McCloskey, che massacra il personaggio di Mark Elliot, con un’interpretazione degna delle Pernacchie d’oro americane, riservate al peggior attore dell’anno.
Legnoso, inespressivo, monocorde, McCloskey rovina gran parte del film arrancando penosamente tra una scena e l’altra, togliendo tensione e forza al suo personaggio.
Viceversa Irene Miracle ovvero Rose Elliot nel film, mantiene alta la tensione mostrando espressività, come del resto fa la bella e brava Eleonora Giorgi (Sara), l’ottimo Sacha Pitoeff (Kazanian) e il resto del cast.
Due camei vanno segnalati su tutto: quello della bella e misteriosa Ania Pieroni, la ragazza dell’università, inquadtrata solo per poche sequenze, ma capace di bucare lo schermo con la sua bellezza e quello di Gabriele Lavia, che interpreta lo sventurato Carlo (una reminescienza di Profondo rosso, in cui l’attore aveva interpretato un personaggio con lo stesso nome).
Come in Suspiria, c’è la brava Alida Valli, mentre va segnalato Leopoldo Mastelloni nel ruolo dell’ambiguo maggiordomo John.

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L’orribile morte di Kazanian

Sempre brava la Nicolodi, musa di Argento, questa volta destinata ad una orribile fine.
Per la colonna sonora Argento, orfano questa volta dei suoi Goblin, ci si affida a Keith Emerson, che compie un prodigio con il tema centrale del film, Mater Tenebrarum, assolutamente perfetto nella più bella sequenza del film.
Spazio anche a Verdi e al suo Nabucco, che ascoltiamo dalle cuffie del giovane Mark impegnato nelle lezioni all’università.
Se Inferno non può essere definita opera completamente riuscita, va tuttavia riabilitata rispetto alle critiche feroci di parte della critica.
Argento ha il coraggio di uscire dal clichè del “regista del brivido” capace di far sobbalzare lo spettatore sulla sedia con gli effettacci splatter o con il classico colpo a sorpresa.
Lo fa con un film diverso, coraggioso come era stato coraggioso Suspiria, con uso del colore innovativo anche se rischioso.
Una scommessa vinta con sufficienza, a mio giudizio.
Quando quasi 30 anni dopo il regista metterà mano al capitolo conclusivo della saga, lo farà realizzando davvero un’opera discutibile, in cui ritornerà a piene mani l’effetto splatter, senza più le cupe e livide atmosfere dei primi due capitoli.
Inferno è una buona opera, come Suspiria, del resto.
Sopratutto tenendo conto che siamo nel primo dei famigerati anni ottanta, anni in cui la crisi del cinema italiano appare davvero di portata colossale.

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L’enigma svelato….

Inferno, un film di Dario Argento. Con Eleonora Giorgi, Alida Valli, Leopoldo Mastelloni, Gabriele Lavia, Feodor Chaliapin jr, Daria Nicolodi, Fulvio Mingozzi, Paolo Paoloni, Veronica Lazar, Irene Miracle, Sacha Pitoëff, Ania Pieroni
Horror, durata 107 min. – Italia 1980.

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Leigh McCloskey: Mark Elliot
Eleonora Giorgi: Sara
Daria Nicolodi: Elise
Irene Miracle: Rose Elliot
Sacha Pitoeff: Kazanian
Alida Valli: Carol, la portinaia
Veronica Lazar: Infermiera/Mater Tenebrarum
Gabriele Lavia: Carlo
Feodor Chaliapin Jr.: Professor George Arnold /Dr. Varelli
Leopoldo Mastelloni: John, il Maggiordomo
Ania Pieroni: Studentessa di musica/Mater Lacrimarum
James Fleetwood: Cuoco
Rosario Rigutini: Uomo
Ryan Hilliard: Ombra
Paolo Paoloni: Insegnante di musica
Fulvio Mingozzi: Tassista
Luigi Lodoli: Rilegatore
Rodolfo Lodi: Uomo anziano
Dario Argento: Narratore

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Regia     Dario Argento

Soggetto     Dario Argento
Sceneggiatura     Dario Argento
Produttore     Claudio Argento
Produttore esecutivo     Salvatore Argento, William Garroni
Casa di produzione     Produzioni Intersound
Fotografia     Romano Albani
Montaggio     Franco Fraticelli
Effetti speciali     Germano Natali, Mario Bava (effetti visivi)
Musiche     Keith Emerson, Giuseppe Verdi
Scenografia     Giuseppe Bassan
Costumi     Massimo Lentini
Trucco     Pierantonio Mecacci

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“Noto, celebrato, imperfetto, con un protagonista che riesce nell’impresa di essere presto scordato. Lo si può adorare “in toto”, ma mi pare logico ritenerlo un film dotato di momenti vigorosissimi (fantastico, pure in senso etimologico, il finale) alternati a momenti un po’ così, con il pur minimo barlume di logica che ricopre il ruolo del grande assente. Grande l’uso di note e di voci verdiane, ottime pure nella creazione di Keith Emerson, che qualcuno ha paragonato ai tonanti “Carmina Burana”.

Tra i vertici della filmografia di Dario Argento, Inferno va visto come un magnifico esercizio di stile. Il regista tralascia ogni pretesa di verosimiglianza e la sceneggiatura risulta in realtà piuttosto ingarbugliata (e a tratti francamente incoerente). Colpisce invece il sapiente gioco di luci e colori e l’efficacia di sequenze iperviolente che si sposano bene con le belle musiche di Emerson.

In questo grande horror gli attori passano quasi in secondo piano, rispetto alle scenografie, alle fantastiche riprese e all’utilizzo delle luci. Sono queste le tre forze dirompenti del film. Visivamente, è tutto da gustare (colori pazzeschi: predominano il rosso e il blu). Dà l’idea di un esercizio di stile (c’è un certo compiacimento nel colpire lo spettattore con bellezza e efferata violenza: la coltellata al collo). Unici nei: una sceneggiatura un po’ incasinata e un finale, piuttosto grossolano, non all’altezza di una simile pellicola.

Personalmente, dopo lo stupendo Suspiria, giudico questo film l’inizio della fine di Dario Argento. Di positivo rimane una fotografia splendida con colori superbi e la buona orchestrazione delle singole scene, manca però la coesione del tutto e la trama è praticamente inesistente. Alla fine rimane un po’ di amaro in bocca per quella che sembrava un’occasione sprecata ma che poi si rivelerà come il primo passo verso prodotti sempre meno pregiati

Un buon horror (secondo capitolo della trilogia cominciata con Suspiria), che però non raggiunge la bellezza del primo capitolo. Certo, nel cast vi sono bravi attori (anche se quasi tutti fanno brevi partecipazioni): Alida Valli, Daria Nicolodi, la Giorgi, Michele Soavi (!) e un discreto McCloskey. Belli i giochi di luce e le scenografie; inquadratura finale evitabile. Buono, ma non un capolavoro.

Capolavoro visionario, più radicale e irrazionale del precedente Suspiria. Lontano dagli stereotipi dell’horror, un’insieme di sensazioni visive e sonore, potente e fascinoso, dove trama e recitazione passano volutamente in secondo piano. Regia, fotografia e musiche spesso al limite del sublime. Peccato per qualche evitabile difetttuccio (l’effetto speciale del teschio ad esempio) ma il livello rimane altissimo. Imprescindibile.”

 

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luglio 19, 2010 Posted by | Thriller | , , , , , , | 1 commento

Le foto di Gioia

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Alcuni morti ammazzati, qualche scena splatter piuttosto dimessa, un colpevole insospettabile (ma solo per i meno scafati) e qualche nudo prosperoso della protagonista, Gioia, una Serena Grandi ingiudicabile come recitazione ma sicuramente apprezzabile dal punto di vista delle forme, aggiunti a quelli di Sabrina Salerno, che resta in scena (prima di essere ammazzata) una decina di minuti, anche lei nuda.
Il resto è un thriller abbastanza scontato, piuttosto scialbo sia nella trama che nella recitazione; Lamberto Bava, figlio del grande Mario, si trova a girare un thriller fuori tempo massimo, visto che ormai il genere, nel 1987, è defunto da tempo.

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Serena Grandi è Gioia

Le Foto di Gioia 1

Ergo, parlare di Le foto di Gioia significa soltanto pensare, con tristezza, ai bei tempi che furono, quando il thriller all’italiana era la la palestra e la fucina di Mario Bava, di Lucio Fulci o dello stesso Dario Argento.
La storia si sviluppa (o si aggroviglia, dipende dai punti di vista) attorno a Gioia, vedova che si trova a gestire una rivista specializzata per soli uomini; ad aiutarla c’è il fratello e una redattrice, Evelyn, dai gusti particolari.
Un giorno viene rinvenuto il cadavere di Kim, una bellissima modella, uccisa da un misterioso assassino vicino la piscina della villa di Gioia; ad assistere all’omicidio c’è un giovane paralitico, che passa le sue giornate a spiare con un telescopio la bella Goia.

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Il giovane vede una donna dai capelli biondi (di spalle) uccidere la modella con un forcone. Il corpo di Kim viene messo poi in posa davanti ad una gigantografia della stessa Gioia.
E’ l’inizio di una catena di sangue, perchè vengono uccise in sequenza altre persone; a soccombere è anche Sabrina, un’altra bellissima fotomodella, amante di Tony, fratello di Gioia.
La ragazza viene uccida da un mucchio di vespe inferocite, che pungono a morte la donna; subito dopo si ripete il macabro rituale dell’invio delle foto con su il cadavere dell’uccisa e Gioia sullo sfondo.

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I sospetti cadono dapprima su Flora, concorrente di Gioia, che è riuscita ad acquistare la rivista dalla donna, ormai terrorizzata, ma in seguito si capisce che non è lei l’assassina.
Ci vorranno altri omicidi prima di arrivare alla soluzione del caso, e sarà Marco, il giovane paralizzato, a salvare la vita a Gioia, grazie alle sue manie voyeuristiche.
Lamberto Bava sceglie attrici prosperose, come Serena Grandi e Sabrina Salerno, affascinanti come Trine Michelsen, ma poco capaci in recitazione, con il pessimo risltato di far cadere ancor più la relativa tensione del film.
Le uniche due a salvarsi dal grigiore generale sono Daria Nicolodi e Capucine, rispettivamente la segretaria editor di Gioia e Flora, la principale antagonista e rivale in affari; il flm non può essere definito brutto tout court, piuttosto inefficace sopratutto dal punto di vista del ritmo.

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Manca brio, le scene di sangue appaiono slegate dal resto del film; la presenza di troppi caratteristi penalizz, alla lunga il film. basti pensare ai personaggi molto neutri dell’ispettore, o di vari collaboratori di Gioia.
Il film è evidentemente costruito attorno alla Grandi, reduce dal trionfo di Miranda; l’attrice appare a disagio, un disagio che si vede anche sui volti degli altri protagonisti.
A parziale scusante, va detto che il 1987 è uno degli anni più disastrosi dal punto di vista cinematografico dell’intera storia del cinema stesso; la crisi di spettatori, unita alla contemporanea concorrenza del mezzo televisivo avevano creato condizioni davvero particolari per le produzioni nostrane.

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Quindi nella scelta del cast, della location e di tutto ciò che occorre per fare un film, Bava ha dovuto probabilmente confrontarsi con un budget ridotto, senza quindi la possibilità di avvalersi di attori di maggior fama.
In ultima analisi, non è un prodotto da gettare in toto, perchè Lamberto Bava stoffa ne ha, ma è un prodotto debole.

Le foto di Gioia, un film di Lamberto Bava. Con Serena Grandi, Capucine, Sabrina Salerno, Daria Nicolodi, Karl Zinny, David Brandon
Giallo, durata 94 min. – Italia 1987.

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Serena Grandi     …     Gioia
Daria Nicolodi    …     Evelyn
Vanni Corbellini    …     Tony
David Brandon    …     Roberto
George Eastman    …     Alex
Trine Michelsen    …     Kim
Karl Zinny    …     Mark
Lino Salemme    …     IspettoreCorsi
Sabrina Salerno    …     Sabrina
Capucine    …     Flora

Regia Lamberto Bava
Soggetto Luciano Martino
Sceneggiatura Luciano Martino, Lamberto Bava, Gianfranco Clerici, Daniele Stroppa
Produttore esecutivo Marco Grillo Spina, Massimo Manasse
Casa di produzione Dania Film, Devon Film, National Cinematografica
Distribuzione (Italia) Medusa Distribuzione
Fotografia Gianlorenzo Battaglia
Montaggio Mauro Bonanni
Musiche Simon Boswell
Scenografia Massimo Antonello Geleng
Costumi Valentina Di Palma, Nicoletta Ercole
Trucco Rosario Prestopino, Gilberto Provenghi, Maurizio Silvi

febbraio 4, 2010 Posted by | Thriller | , , , , | 2 commenti

Tenebre

La voce narrante: Dario Argento
L’impulso era diventato irresistibile. C’era una sola risposta alla furia che lo torturava. E così commise il suo primo assassinio. Aveva infranto il più profondo tabù e non si sentiva colpevole né provava ansia o paura, ma… libertà! Ogni ostacolo umano, ogni umiliazione che gli sbarrava la strada, poteva essere spazzato via da questo semplice atto di annientamento: l’OMICIDIO.

Tenebre 9Veronica Lario è Jane McKerrow

E’ l’inizio di Tenebre, film di Dario Argento del 1982, che  rappresenta sotto più punti di vista una svolta nella carriera del regista romano.
Il primo, forse il più importante, è il ritorno al genere thriller classico, quello cioè con il canovaccio assassino/mistero, dopo la parentesi soprannaturale iniziata con Suspiria e proseguita poi con Inferno.
Argento lascia da parte il thriller horror, dimentica le Tre madri dell’inferno, Sospiriorum,Tenebrarum e Lacrimarum e si getta a capofitto su una sceneggiatura della quale è ancora una volta l’unico artefice; sono passati sette anni dal travolgente successo di Profondo rosso, uscito nelle sale nel 1975, e il pubblico attende con ansia il ritorno al thriller puro.

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Ania Pieroni è Elsa Manni

Tenebre è  il film più splatter di Argento; alla fine si contano dodici morti ammazzati, un record.
Ed è anche un film controverso, accolto in maniera molto difforme sia dalla critica che dal pubblico.
Se da un lato ci sono i soliti elementi innovativi del regista, come l’utilizzo spregiudicato della macchina da presa, dall’altro l’espediente dei flashback, usato durante la narrazione, finisce per spiazzare lo spettatore lasciandolo pieno di dubbi.
Veniamo alla trama.

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Giuliano Gemma è  il Capitano Germani

Peter, scrittore di gialli di un certo successo, arriva a Roma su invito del suo agente; lo scopo principale del viaggio è la promozione del suo ultimo libro, Tenebre.
Ma già dal suo arrivo le cose si mettono male; lo scrittore viene minacciato telefonicamente, da qualcuno che lo avverte che intende uccidere seguendo le linee guida del suo romanzo.
Ha inizio così una serie terrificante di delitti, che hanno in comune, come preannunciato dalle telefonate, gli elementi base del libro Tenebre.

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Daria Nicolodi è Anne

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Eva Robins, la ragazza sulla spiaggia

Da questo momento inizierà una caccia spietata, che vedrà all’opera non uno, bensi due misteriosi assassini.
Ovviamente non mi addentro nella trama, per non togliere la suspence a coloro che non hanno visto il film.
Il film si caratterizza prima di tutto per le scene molto forti, assolutamente realistiche, come quella in cui Jane McKerrow, uno dei personaggi femminili del film, interpretata da Veronica Lario ( la ex signora Berlusconi), si vede tranciare di netto una mano, una delle scene meglio girate del film.

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Mirella Banti è Marion

Un’altra caratteristica evidente del film è il contrasto assoluto tra i colori; in molte scene il bianco spicca nitidamente con il rosso del sangue, che, detto per inciso, abbonda in maniera industriale; Argento indugia molto sulle scene più violente, cercando il coup de teatre praticamente ad ogni inquadratura.
Eppure, nel globale, il film non convince appieno.
L’idea di far muovere due distinti assassini, con motivazioni diverse, alla fine risulta forzata, così come ad un certo punto la stessa identità del secondo assassino appare chiara.
Le motivazioni del trauma, poi, appaiono abbastanza forzate.

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Così alla parola fine si resta con il dubbio di aver assistito ad un’operazione smaccatamente commerciale, quasi che il regista abbia voluto calcare la mano più sull’effetto che basarsi su una storia credibile.
Il prodotto finale quindi è un film discontinuo, a tratti eccessivo; nonostante la splendida colonna sonora di Simonetti, deus ex machina di Argento, c’è una certa leggerezza nei dialoghi, nel senso che appaiono poco caratterizzati. Una nota di demerito, molto personale, la vedo nell’interpretazione del monocorde Anthony Franciosa, che gira per il film con un’aria di sufficienza e di ironia sicuramente fuori luogo.

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Anthony Franciosa è Peter Neal

Curioso come accennato il destino critico del film: c’è chi esalta il ritorno di Argento ad una sceneggiatura accettabile e di conseguenza alla regia di un film considerato all’altezza del periodo anni settanta, c’è chi vede nella stessa sceneggiatura un cumulo di ovvietà.
Il film piace perchè splatter, non piace per lo stesso motivo.
Tra le recensioni dei critici, lette in giro per il web, ne ho trovata una che mi sembra molto oggettiva:
Chi soffrì di batticuore per Suspiria e per Inferno non speri di provare altrettante paure. Tenebre è un “ giallo ” alla maniera classica, con personaggi, strumenti omicidi, effetti repulsivi, e inverosimiglianze pertinenti alla tradizione. Dario Argento ne parla come del “ più sorprendente e lancinante ” dei suoi film.

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Non saremmo così estremisti. Tornando al brivido di repertorio, questo piccolo maestro fa un po’ rimpiangere le sue fantasie orripilanti e surreali, per manieristiche che fossero. Al loro posto c’è un labirinto mentale non facilmente penetrabile, emotivamente efficace quasi soltanto nei luoghi canonici in cui lo schermo s’imbratta di sangue.”

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Per quanto riguarda il cast, oltre al citato Franciosa, buone le prove di John Saxon, il Bullmer agente dello scrittore Peter, di Giuliano Gemma, il capitano Germani e del cast femminile, composto da Lara Wendel, da Daria Nicolodi, dalla citata Veronica Lario, da Mirella Banti, Ania Pieroni. C’è una piccola parte anche per Eva Robins, la ragazza della spiaggia.

Tenebre, un film di Dario Argento. Con Giuliano Gemma, Anthony Franciosa, Daria Nicolodi, John Saxon,John Steiner, Fulvio Mingozzi, Mirella D’Angelo, Lara Wendel, Ania Pieroni, Mirella Banti
Thriller, durata 110 min. – Italia 1982

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Anthony Franciosa: Peter Neal
Christian Borromeo: Gianni
Mirella D’Angelo: Tilde
Veronica Lario: Jane McKerrow
Ania Pieroni: Elsa Manni
Eva Robins: Ragazza sulla spiaggia
Carola Stagnaro: Ispettrice Altieri
John Steiner: Cristiano Berti
Lara Wendel: Maria Alboreto
John Saxon: Bullmer
Daria Nicolodi: Anne
Giuliano Gemma: Capitano Germani
Isabella Amadeo: Segretaria di Bullmer
Mirella Banti: Marion
Ennio Girolami: Manager del grande magazzino
Monica Maisani:
Marino Masé: John
Fulvio Mingozzi: Alboreto il portiere
Gianpaolo Saccarola: Dottore
Ippolita Santarelli: Prostituta
Francesca Viscardi:
Dario Argento: Narratore
Lamberto Bava: Riparatore
Michele Soavi: Fidanzato di Maria / Uomo che cammina con la ragazza sulla spiaggia

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Regia:     Dario Argento
Soggetto:     Dario Argento
Sceneggiatura:     Dario Argento
Produttore:     Claudio Argento
Produttore esecutivo:     Salvatore Argento
Casa di produzione:     Sigma Cinematografica-Roma
Fotografia:     Luciano Tovoli
Montaggio:     Franco Fraticelli
Effetti speciali:     Giovanni Corridori
Musiche:     Massimo Morante, Fabio Pignatelli, Claudio Simonetti (Goblin)
Scenografia:     Giuseppe Bassan
Costumi:     Pierangelo Cicoletti, Carlo Palazzi, Franco Tomei
Trucco:     Pierantonio Mecacci, Piero Mecacci

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febbraio 1, 2010 Posted by | Thriller | , , , , , , , , , , | 1 commento

Profondo rosso

Ci sono opere cinematografiche a basso costo nate per caso,diventate per caso cult e per caso tramandate ai posteri come capolavori assoluti.Profondo rosso,diretto da Dario Argento nel 1975,è la sintesi perfetta del caso.Non ci sono molti attori ,nel film, quelli che ci sono all’epoca erano quasi degli sconosciuti,fatta eccezione per Clara Calamai,diva del cinema muto,ma da anni in disparte.La colonna sonora è affidata ad un gruppo assolutamente sconosciuto,i Goblin,capitanati da Claudio Simonetti,famoso all’epoca solo per essere il figlio di Enrico.L’unico a godere di una certa fama è proprio lui,il regista.Che ha esordito come sceneggiatore e aiuto regista,aiutato sicuramente dal fatto che il papà,Salvatore,era un valente critico e produttore cinematografico.Mangia pane e cinema,Dario.

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 Si fa le ossa come sceneggiatore e grazie all’aiuto del padre,produce e dirige L’uccello dalle piume di cristallo,che diventa il suo primo successo al botteghino,confermato poi da Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio.Nel 1975 nasce,come detto,il progetto Profondo rosso.La trama è universalmente riconosciuta,inutile quindi riproporla.Interessante,viceversa,curiosare tra le varie scene.In una di esse,per esempio,precisamente quella dedicata al primo omicidio,quello della sensitiva Helga Hulmann,interpretata magistralmente da Macha Meril,c’è una location che rappresenta un tributo di Argento ad un grande pittore americano,Hopper.Il bar che si vede nella piazza,ricostruito alla perfezione,altri non è che la trasposizione nella realtà cinematografica di Nighthawk,quadro dalla bellezza eccezionale.La scena dell’omicidio è magistrale.L’assassino colpisce con un’accetta Helga,mentre,dal basso,Mark e Carlo stanno parlando.

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La scena è un piccolo gioiellino,perché porta su due piani temporali contemporanei lo spettatore;si assiste al dietro le quinte dell’omicidio,quasi in anticipo su quello che vede il vero protagonista della storia,il musicista Mark.Interpretato da David Hemmings,il pianista americano è un personaggio che ispira da subito simpatia.

Come del resto ispira simpatia Gianna Brezzi,una svagata giornalista qui interpretata dalla musa di Argento,Daria Nicolodi.
La colonna sonora dei Goblin,assolutamente impeccabile,continua a percorrere,con discrezione e in parallelo,le varie scene del film.Il momento successivo,la visita del misterioso assassino a casa di Mark,è scandita dalla nenia infantile che fuoriesce con discrezione dal magnetofono.
Il passo successivo,l’assassinio di Amanda Righetti,la scrittrice autore del libro dal quale Mark ha tratto la foto della villa dei misteri ,è la scena più brutale del film.La donna viene selvaggiamente massacrata nel suo villino,sfracellata contro il bordo della vasca da bagno.La trovata geniale è il messaggio sullo specchio,che comparirà in seguito,quando Mark intuirà che con il vapore può far comparire il messaggio della sventurata scrittrice.Il crescendo è rossiniano.La morte del professor Giordani, ucciso con selvaggia ferocia,una morte che oggi definiremmo splatter;la visita di Mark alla misteriosa villa,il dipinto coperto da intonaco sulla parete,mentre l’ossessiva musica dei Goblin scandisce inesorabile gli eventi.

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Poi la scuola,con Gianna colpita dalla mano invisibile,Carlo che finisce con la testa sotto le ruote di un camion della spazzatura e …..Il cast risponde appieno al delirio visivo di Argento:Hemmings è svagato quanto basta,la Nicolodi altrettanto;Gabriele Lavia rende bene il personaggio tormentato di Carlo,la Calamai è perfetta nel ruolo della psicotica madre di Carlo;Glauco Mauri è così perfetto nel ruolo di Giordani da essere identificato,negli anni successivi,con il personaggio del film.

Ma qual è il motivo del successo internazionale del film,del suo essere diventato cult?
L’alchimia perfetta della storia,non banale,delle musiche assolutamente straordinarie,della regia attenta,rigorosa di Argento,del cast perfettamente integrato alla storia.Non è mai facile riuscire a integrare le varie componenti,ma in questo caso funziona tutto.
Un ricordo personale è legato alla prima del film,che vidi nella primavera del 1975.

Quando uscii dal cinema ero convinto di aver visto un capolavoro.
Solo l’Esorcista di Friedkin,Apocalipse now di Coppola e l’Arancia meccanica di Kubrick mi avevano colpito allo stesso modo.
Ed evidentemente il pubblico che affollò le sale la pensava allo stesso modo.Profondo rosso fu il film più visto di quell’anno,e non dimentichiamo che quell’anno uscirono Amici miei,Qualcuno volò sul nido del cuculo,Barry Lindon e film di cassetta come Fantozzi.Un risultato straordinario per Dario Argento.Il punto più alto del suo cinema.Perché,come succede spesso,proprio con Profondo rosso Dario Argento segna la fine della sua parabola ascendente.

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Il successivo Suspiria,pur opera di buona levatura,era una rivoluzione copernicana.
Niente giallo,ma incursione nell’horror parapsicologico.
Inferno segnerà una ulteriore caduta di tensione,che proseguirà con il pessimo Tenebre,l’incerto Phenomena fino al punto più basso,quel Il cartaio sconclusionato e brutto in maniera indecorosa.
Profondo rosso può essere definito,in pratica,il canto del cigno di un ottimo regista,che però da 25 anni ha quasi perso smalto e inventiva. Profondo rosso è disponibile su You tube in una versione pressoche perfetta all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=H7V_UjiGciE

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Profondo rosso

un film di Dario Argento. Con David Hemmings, Clara Calamai, Macha Méril, Eros Pagni, Giuliana Calandra, Gabriele Lavia, Glauco Mauri, Daria Nicolodi, Attilio Dottesio, Furio Meniconi, Glauco Onorato, Mario Scaccia, Piero Vida, Aldo Bonamano, Lorenzo Piani, Vittorio Fanfoni, Piero Mazzinghi, Fulvio Mingozzi, Geraldine Hooper, Salvatore Baccaro, Salvatore Puntillo. Genere Giallo, colore 123 minuti. – Produzione Italia 1975.


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Profondo rosso banner protagonisti

David Hemmings: Marc Daly
Daria Nicolodi: Gianna Brezzi
Gabriele Lavia: Carlo
Glauco Mauri: prof. Giordani
Giuliana Calandra: Amanda Righetti
Clara Calamai: madre di Carlo
Macha Méril: Helga Ulmann
Eros Pagni: comm. Calcabrini
Nicoletta Elmi: Olga
Piero Mazzinghi: Bardi
Liana Del Balzo: Elvira
Aldo Bonamano: padre di Carlo
Vittorio Fanfoni: assistente dell’ispettore
Dante Fioretti: fotografo della polizia
Geraldine Hooper: Massimo Ricci
Jacopo Mariani: Carlo da bambino
Furio Meniconi: Rodi
Fulvio Mingozzi: agente Mingozzi
Lorenzo Piani: addetto impronte digitali
Salvatore Puntillo: agente della polizia
Piero Vida: agente grasso
Salvatore Baccaro: fruttivendolo
Bruno Di Luia: uomo preoccupato nel bagno
Attilio Dottesio: fioraio
Tom Felleghy: chirurgo
Mario Scaccia: partecipante alla conferenza
Franco Vaccaro: Pietro Valgoi

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Regia Dario Argento
Soggetto Dario Argento, Bernardino Zapponi
Sceneggiatura Dario Argento, Bernardino Zapponi
Produttore Salvatore Argento, Angelo Jacono
Produttore esecutivo Claudio Argento
Casa di produzione Rizzoli Film, Seda Spettacoli
Fotografia Luigi Kuveiller
Montaggio Franco Fraticelli
Effetti speciali Germano Natali, Carlo Rambaldi
Musiche Goblin, Giorgio Gaslini
Scenografia Giuseppe Bassan
Costumi Elena Mannini
Trucco Giuliano Laurenti, Giovanni Morosi

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Luigi La Monica: David Hemmings
Isa Bellini: Clara Calamai
Emanuela Rossi: Nicoletta Elmi
Corrado Gaipa: Furio Meniconi
Wanda Tettoni: Liana Del Balzo

Profondo rosso banner citazioni

“ Brindo a te, vergine stuprata! ”
“ Quello che credi di vedere, e quello che vedi realmente, si mischiano nella tua memoria come un cocktail. Tu credi di dire la verità, e invece dici soltanto la tua versione della verità ”
“ Tanto non mi sfuggirai. Ti ucciderò lo stesso, una volta o l’altra! ”

M:”Senti Carlo, m’ è successo un fatto strano, tanto strano che non so neanche se è vero! Quando entrai nella casa di quella donna la prima volta mi parve di vedere un quadro, ma dopo qualche minuto quel quadro non c’ era più! Cosa può essermi successo?”
C: “A te niente! Forse il quadro è stato fatto sparire perchè rappresentava qualcosa di importante…”
M: “Come hai detto?”
C: “Rappresentava qualcosa di importante!!!”
M: “No, no, non credo! A quanto mi ricordo, era… era una specie di composizione di volti, una cosa molto strana!”
C: “Guarda, magari hai visto qualcosa di talmente importante che non te ne rendi conto, sai, a volte le cose che vedi realmente e quelle che immagini, si mischiano nella memoria come un cocktail, del quale non riesci più a distinguere i sapori.”
M: “Ma io ti sto dicendo la verità!”
C: “No Mark.Tu credi di dire la verità e invece … dici soltanto la tua versione della verità. A me accade spesso…”

La realtà e la fantasia spesso si confondono come un Cocktail di cui non riesci a distinguere i sapori.

L’assassino è uno schizofrenico paranoico.L’individuo che uccide con quella furia lo fa solamente quando è in preda a un raptus.

Senti perché non molli tutto e sparisci? PERCHÈ STUZZICARE UN PAZZO? Perché è senz’altro un pazzo chi ha commesso un delitto così mostruoso.

“…sono entrata in contatto con una mente perversa. I suoi pensieri sono pensieri di morte via …via! Tu hai già ucciso e sento che ucciderai ancora.”

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L’opinione di snaporaz 68 dal sito http://www.filmtv.it

(…) Già l’inizio con la musica incalzante dei Goblin ( e di Giorgio Gaslini) sui titoli di testa inframezzato dal piccolo flashback rivelatore (con annessa filastrocca infantile) fa davvero scorrere i brividi.
Argento fa virare il giallo classico verso il rosso pompeiano, esaltando gli aspetti parapsicologici e soprannaturali, zoomando su dettagli (le armi e i pupazzetti dell’assassino), sottolineando nella decorazione degli ambienti gli aspetti mostruosi e deformi, i colori accesi e le zone oscure.
Argento è talmente padrone del mezzo espressivo da sfidare lo spettatore facendogli vedere l’assassino nella scena del primo omicidio (provate a fare un fermo immagine su uno dei quadri orrorifici che “decorano” il corridoio della casa della parapsicologa, avrete una bella sorpresa) e mescolando abilmente ricordi e realtà in un cocktail di cui non riesci più a distinguere i sapori.
L’attore che incarna magistralmente questa confusione tra la realtà immaginata e quella veramente accaduta non può che essere il David Hemmings di Blow Up, anche qui alle prese con la indecifrabilità del reale (Antonioni docet). La violenza è iperespressa in un delirio estetico che solo un genio visionario può assecondare e incanalare in forma filmica. Argento inquadra in primo piano spartiti di musica, tasti di pianoforte, dischi di vinile, giradischi,registratori, fronti imperlate di sudore, occhi truccati o che spiano da una fessura (Psyco citazione dotta). Piccola chicca per gli amanti dell’arte moderna: dotto omaggio ai “Nottambuli” di Edward Hopper (Argento ne ricostruisce il bar nella piazza in cui Hemmings e Lavia discutono di sogno e realtà) tela dell’Art Institute di Chicago (…)
L’opinione del sito http://www.ilmiovizioèunastanzachiusa.wordpress.com

(…) Unico. Inimitabile. Straordinario. “Profondo rosso” rappresenta senz’altro la summa dell’intero genere giallo/thriller all’italiana, genere cui già aveva dato nuova linfa lo stesso Dario Argento con la sua opera prima “L’uccello dalle piume di cristallo”; qui però vi aggiunge una digressione paranormale e orrorifica che pone le basi per l’ormai prossimo e definitivo tuffo nell’horror e nel fantastico che sarebbe venuto subito dopo con “Suspiria”. Potente e robusto, visivamente affascinante e ricco di immagini inquietanti e malsane, il film mostra un certo gusto per una nuova estetica della violenza e le scene dei delitti, sempre più coreografate con cura e dettagli, sono volutamente disturbanti: mannajate alla schiena, acqua bollente, denti rotti sugli spigoli dei mobili… La cosa è stata spiegata anni fa dal compianto Bernardino Zapponi, co-autore della sceneggiatura: l’idea era proprio quella di creare disagio al pubblico mostrando omicidi efferati e cruenti nei quali però gli spettatori potessero ritrovarsi e in un certo senso identificarsi (tutti noi conosciamo la sensazione di scottarci con l’acqua bollente, ad esempio)… E mentre alcune scene più distensive sembrano concedere una tregua allo spettatore l’ansia e la morbosità fanno di tanto in tanto capolino (biglie luccicanti che rotolano nel buio, disegni infantili che ritraggono feroci delitti, cani che si azzuffano, lucertole infilzate con spilloni) per mantenere costantemente un senso di inquietudine… Merito anche di una regia solidissima, di un montaggio con qualche spunto subliminale e di una colonna sonora semplicemente strepitosa.(…)

L’opinione di undjing dal sito http://www.davinotti.com

Dario Argento firma la regia della sua opera più riuscita, che si distacca dalla triade di gialli precedenti perché presenta un nuovo modo di raccontare la paura, qua contaminato con atmosfere paranormali. Impeccabili sia la sceneggiatura opera di Bernardino Zapponi (e riscritta da Argento stesso), sia la musica di Giorgio Gaslini eseguita dai Goblin. Pur trattandosi di un giallo, Profondo Rosso ha qualcosa di “magnetico” e indefinibile che lo ha reso un vero e proprio capolavoro, mai apparso datato, visto ed apprezzato da diverse generazioni.

L’opinione di ilgobbo dal sito http://www.davinotti.com

Spaventone. Qui si preferisce (di poco) Suspiria, però siamo comunque nell’empireo: la “potenza di fuoco” di questo capolavoro è tale e quale all’epoca. Ottima la scelta di Hemmings (che esplicita il legame con Blow up che caratterizza gran parte del miglior cinema argentiano); il resto del cast (con fior di vedettes del teatro tricolore usate come carne da macello) spiega perchè il cinema italiano degli Anni Sessanta e Settanta è stato quello che è stato, e il cinema italiano odierno è quello che è. Sempre sia lodato

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Villa Scott

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Il liceo Terenzio Mamiani a Roma

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Gabriele Lavia

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Glauco Mauri

Da Wikipedia
La scena iniziale del film, con le prove del gruppo jazz di Marc, è stata girata all’interno del Mausoleo di Santa Costanza a Roma.[3]
La scena del congresso di parapsicologia è stata girata all’interno del famoso Teatro Carignano di Torino, in Piazza Carignano 6[4], attualmente riaperto dopo un accurato restauro. Questo teatro verrà in seguito riutilizzato dal regista 25 anni dopo per alcune scene del suo film Non ho sonno .
La fontana dove ha luogo il colloquio tra Carlo ubriaco e Marc, è la Fontana del Po, in Piazza C.L.N. a Torino[3][5].
Il palazzo dove viene uccisa la sensitiva Helga e dove vive anche Marc è sito a Torino in Piazza C.L.N., di fronte al civico 222 ma le riprese interne sono state fatte nei teatri di posa De Paolis a Roma.[3]
La scena del funerale della medium Helga è stata girata a Perugia, nella sezione ebraica del Cimitero monumentale.[3]
Il locale Blue Bar dove suona Carlo in realtà non è mai esistito. La scenografia fu costruita in Piazza C.L.N. vicino all’abitazione di Marc, ed è un chiaro omaggio al quadro Nighthawks di Edward Hopper.[3]
La scuola media Leonardo da Vinci, dove Marc e Gianna entrano di notte per cercare il disegno, è in realtà il Liceo Classico Terenzio Mamiani che si trova a Roma in Viale delle Milizie 30.[3]
La lugubre Villa del bambino urlante dove Marc rinviene il cadavere ed il disegno sotto l’intonaco, che nella finzione del film si trova nelle campagne intorno a Roma, in realtà è sita nel quartiere Borgo Po di Torino, in Corso Giovanni Lanza 57 ed è nota come Villa Scott; all’epoca in cui fu girato il film era di proprietà dell’ordine delle Suore della Redenzione (che avevano adibito la struttura a collegio femminile, con il nome di Villa Fatima), e per girare le scene la produzione pagò un periodo di villeggiatura a Rimini alle suore ed a tutte le ragazze allora ospitate nel collegio[6]. All’inizio degli anni 2000 la villa è stata ceduta a privati che l’hanno restaurata.
La sperduta casa di campagna di Amanda Righetti si trova a Roma, in via Della Giustiniana 773.[3]
La casa di Rodi e della piccola Olga si trova a Roma, in via Della Camilluccia 364.
Le mani guantate dell’assassino sono in realtà le mani di Dario Argento[7].

Il mangianastri con il quale l’assassino riproduce la famosa nenia infantile è un «Memocord K70»: realizzato fra gli anni ’50 e ’60, sia in Gran Bretagna che in Germania, veniva presentato agli uomini d’affari dell’epoca come una “banca della memoria” della durata complessiva di 90 minuti, ove poter registrare appunti di lavoro, appuntamenti e anche discorsi.

gennaio 17, 2009 Posted by | Thriller | , , , , | 3 commenti