Tenebre
La voce narrante: Dario Argento
L’impulso era diventato irresistibile. C’era una sola risposta alla furia che lo torturava. E così commise il suo primo assassinio. Aveva infranto il più profondo tabù e non si sentiva colpevole né provava ansia o paura, ma… libertà! Ogni ostacolo umano, ogni umiliazione che gli sbarrava la strada, poteva essere spazzato via da questo semplice atto di annientamento: l’OMICIDIO.
Veronica Lario è Jane McKerrow
E’ l’inizio di Tenebre, film di Dario Argento del 1982, che rappresenta sotto più punti di vista una svolta nella carriera del regista romano.
Il primo, forse il più importante, è il ritorno al genere thriller classico, quello cioè con il canovaccio assassino/mistero, dopo la parentesi soprannaturale iniziata con Suspiria e proseguita poi con Inferno.
Argento lascia da parte il thriller horror, dimentica le Tre madri dell’inferno, Sospiriorum,Tenebrarum e Lacrimarum e si getta a capofitto su una sceneggiatura della quale è ancora una volta l’unico artefice; sono passati sette anni dal travolgente successo di Profondo rosso, uscito nelle sale nel 1975, e il pubblico attende con ansia il ritorno al thriller puro.
Ania Pieroni è Elsa Manni
Tenebre è il film più splatter di Argento; alla fine si contano dodici morti ammazzati, un record.
Ed è anche un film controverso, accolto in maniera molto difforme sia dalla critica che dal pubblico.
Se da un lato ci sono i soliti elementi innovativi del regista, come l’utilizzo spregiudicato della macchina da presa, dall’altro l’espediente dei flashback, usato durante la narrazione, finisce per spiazzare lo spettatore lasciandolo pieno di dubbi.
Veniamo alla trama.
Giuliano Gemma è il Capitano Germani
Peter, scrittore di gialli di un certo successo, arriva a Roma su invito del suo agente; lo scopo principale del viaggio è la promozione del suo ultimo libro, Tenebre.
Ma già dal suo arrivo le cose si mettono male; lo scrittore viene minacciato telefonicamente, da qualcuno che lo avverte che intende uccidere seguendo le linee guida del suo romanzo.
Ha inizio così una serie terrificante di delitti, che hanno in comune, come preannunciato dalle telefonate, gli elementi base del libro Tenebre.
Eva Robins, la ragazza sulla spiaggia
Da questo momento inizierà una caccia spietata, che vedrà all’opera non uno, bensi due misteriosi assassini.
Ovviamente non mi addentro nella trama, per non togliere la suspence a coloro che non hanno visto il film.
Il film si caratterizza prima di tutto per le scene molto forti, assolutamente realistiche, come quella in cui Jane McKerrow, uno dei personaggi femminili del film, interpretata da Veronica Lario ( la ex signora Berlusconi), si vede tranciare di netto una mano, una delle scene meglio girate del film.
Mirella Banti è Marion
Un’altra caratteristica evidente del film è il contrasto assoluto tra i colori; in molte scene il bianco spicca nitidamente con il rosso del sangue, che, detto per inciso, abbonda in maniera industriale; Argento indugia molto sulle scene più violente, cercando il coup de teatre praticamente ad ogni inquadratura.
Eppure, nel globale, il film non convince appieno.
L’idea di far muovere due distinti assassini, con motivazioni diverse, alla fine risulta forzata, così come ad un certo punto la stessa identità del secondo assassino appare chiara.
Le motivazioni del trauma, poi, appaiono abbastanza forzate.
Così alla parola fine si resta con il dubbio di aver assistito ad un’operazione smaccatamente commerciale, quasi che il regista abbia voluto calcare la mano più sull’effetto che basarsi su una storia credibile.
Il prodotto finale quindi è un film discontinuo, a tratti eccessivo; nonostante la splendida colonna sonora di Simonetti, deus ex machina di Argento, c’è una certa leggerezza nei dialoghi, nel senso che appaiono poco caratterizzati. Una nota di demerito, molto personale, la vedo nell’interpretazione del monocorde Anthony Franciosa, che gira per il film con un’aria di sufficienza e di ironia sicuramente fuori luogo.
Anthony Franciosa è Peter Neal
Curioso come accennato il destino critico del film: c’è chi esalta il ritorno di Argento ad una sceneggiatura accettabile e di conseguenza alla regia di un film considerato all’altezza del periodo anni settanta, c’è chi vede nella stessa sceneggiatura un cumulo di ovvietà.
Il film piace perchè splatter, non piace per lo stesso motivo.
Tra le recensioni dei critici, lette in giro per il web, ne ho trovata una che mi sembra molto oggettiva:
“Chi soffrì di batticuore per Suspiria e per Inferno non speri di provare altrettante paure. Tenebre è un “ giallo ” alla maniera classica, con personaggi, strumenti omicidi, effetti repulsivi, e inverosimiglianze pertinenti alla tradizione. Dario Argento ne parla come del “ più sorprendente e lancinante ” dei suoi film.
Non saremmo così estremisti. Tornando al brivido di repertorio, questo piccolo maestro fa un po’ rimpiangere le sue fantasie orripilanti e surreali, per manieristiche che fossero. Al loro posto c’è un labirinto mentale non facilmente penetrabile, emotivamente efficace quasi soltanto nei luoghi canonici in cui lo schermo s’imbratta di sangue.”
Per quanto riguarda il cast, oltre al citato Franciosa, buone le prove di John Saxon, il Bullmer agente dello scrittore Peter, di Giuliano Gemma, il capitano Germani e del cast femminile, composto da Lara Wendel, da Daria Nicolodi, dalla citata Veronica Lario, da Mirella Banti, Ania Pieroni. C’è una piccola parte anche per Eva Robins, la ragazza della spiaggia.
Tenebre, un film di Dario Argento. Con Giuliano Gemma, Anthony Franciosa, Daria Nicolodi, John Saxon,John Steiner, Fulvio Mingozzi, Mirella D’Angelo, Lara Wendel, Ania Pieroni, Mirella Banti
Thriller, durata 110 min. – Italia 1982
Anthony Franciosa: Peter Neal
Christian Borromeo: Gianni
Mirella D’Angelo: Tilde
Veronica Lario: Jane McKerrow
Ania Pieroni: Elsa Manni
Eva Robins: Ragazza sulla spiaggia
Carola Stagnaro: Ispettrice Altieri
John Steiner: Cristiano Berti
Lara Wendel: Maria Alboreto
John Saxon: Bullmer
Daria Nicolodi: Anne
Giuliano Gemma: Capitano Germani
Isabella Amadeo: Segretaria di Bullmer
Mirella Banti: Marion
Ennio Girolami: Manager del grande magazzino
Monica Maisani:
Marino Masé: John
Fulvio Mingozzi: Alboreto il portiere
Gianpaolo Saccarola: Dottore
Ippolita Santarelli: Prostituta
Francesca Viscardi:
Dario Argento: Narratore
Lamberto Bava: Riparatore
Michele Soavi: Fidanzato di Maria / Uomo che cammina con la ragazza sulla spiaggia
Regia: Dario Argento
Soggetto: Dario Argento
Sceneggiatura: Dario Argento
Produttore: Claudio Argento
Produttore esecutivo: Salvatore Argento
Casa di produzione: Sigma Cinematografica-Roma
Fotografia: Luciano Tovoli
Montaggio: Franco Fraticelli
Effetti speciali: Giovanni Corridori
Musiche: Massimo Morante, Fabio Pignatelli, Claudio Simonetti (Goblin)
Scenografia: Giuseppe Bassan
Costumi: Pierangelo Cicoletti, Carlo Palazzi, Franco Tomei
Trucco: Pierantonio Mecacci, Piero Mecacci
Ania Pieroni
Una carriera molto breve, quella di Ania Pieroni, vera e propria meteora del cinema a cavallo fra il 1978 e il 1985; una carriera che sarebbe passata quasi inosservata non fosse stato per la sua partecipazione a Inferno, il primo di Dario Argento dedicato alla trilogia delle Tre madri, in cui è una studentessa che guarda il protagonista con uno sguardo intenso, in cui brillano due occhi verdissimi, incastonati in un volto molto bello.Dieci sono i film globalmente interpretati dalla Pieroni, classe 1957, a partire dalla breve parte ottenuta nel film Così come sei, in cui è Cecilia, giovanissima che ha una relazione con il maturo Mastroianni.
Due scene tratte dal film Così come sei, di Alberto Lattuada
Il film, diretto da Alberto Lattuada, affrontava un tema scomodo, quello di un presunto incesto, e la fece notare agli addetti ai lavori. C’era capitata per caso, Ania, nel mondo del cinema: studentessa di scienze politiche, avrebbe dovuto fare la carriera diplomatica, secondo i desideri del padre, scegliendo invece la via del cinema per un desiderio di emancipazione, comune ai giovani da sempre.Nel 1979 ottiene un’altra parte in Mani di velluto, film diretto dai re Mida di quel periodo, Castellano e Pipolo, che imposero la moda di Adriano celentano come attore comico. Nel film Ania e Maggie, e lavora accanto a Eleonora Giorgi e Olga Karlatos. L’anno successivo accade qualcosa, nella vita privata di Ania, che la costrinse a stravolgere le priorità della sua vita, condizionandole in maniera definitiva il futuro: una sera, al circolo Turati, conosce il segretario del Partito Socialista italiano Bettino Craxi.
Ania Pieroni nel ruolo della contessina snob in Il conte Tacchia
Ecco come racconta l’inconto Ania Petroni a Bruno Vespa, nel suo “L’amore e il potere – Da Rachele a Veronica un secolo di storia italiana”:
«Mi sentivo osservata sfacciatamente giù, dal fondo, la luce era bassa, cantavano. Era lui che mi guardava, lui che con la testa girata completamente verso di me, mi sorrideva, come dire?, a 360 gradi. Lo faceva affinché lo notassi: che bel sorriso fiero, che sguardo affascinante! Mi faceva quasi tenerezza questo suo oscillare in maniera vistosa avanti e indietro con il corpo, per poi appoggiarsi il braccio sulla fronte per guardarmi in estasi, incurante degli altri. Era così buffo! Questa sua insistenza, però, aveva fatto centro. Ma anch’io feci centro dicendo alla mia amica che ero stanca e avrei voluto andar via. Chi era quell’uomo?»
Ania sostiene di non aver riconosciuto immediatamente il segretario del Psi. «Ero ancora una borghesuccia pariolina, non seguivo la politica. Quando mi dissero che era Craxi, non sapevo che fosse il segretario socialista…»
Ania Pieroni in Tenebre, di Dario Argento
Inizia così una relazione che andrà avanti per anni, e che porterà la Pieroni a fare scelte diverse anche in ambito cinematografico. Nel 1980 ha 23 anni, è bellissima, e entra nel cast del citato Inferno: la sua è una piccola parte, ma resta a lungo nella memoria degli spettatori. Quei due occhi fissi, verdi, quella mano che accarezza un gatto, assolutamente fuori contesto nell’aula universitaria, diverranno un cult. Nel 1981 è nel cast dell’insipido Miracoloni, di Francesco Massari, nel quale è Maddalena.Ben più interessante è il ruolo di Ann, una baby sitter, nel film di Lucio Fulci Quella villa accanto al cimitero; un film in cui Ania è quasi protagonista, e fa una fine terribile, decapitata dal dottor Freudstein, il mostro che si rigenerava mangiando la carne delle sue vittime.
Nel ruolo di Ann in Quella villa accanto al cimitero
Celebre, in questo film, la scena della testa decapitata di ann, che guarda con occhi sbarrati il piccolo Bob. Nel 1982 torna a lavorare con Argento nel ruolo di Elsa Manni: il film è il debole Tenebre. Nel 1982 lavora in Il conte Tacchia, di Bruno Corbucci, commedia leggera nella quale è la duchessina Elsa, che tenta di sedurre il villano rifatto Conte Tacchia, interpretato da Enrico Montesano. Per due anni non lavora, e torna sul set di Signori e signore, di Pulci, anonima commedia girata al fianco di Massimo Lopez e Maurizio Micheli.Arriva la parte da protagonista in Mai con le donne, di Giovanni Fago: il film non lo vede quasi nessuno, e per la Pieroni, ormai distratta anche da altri eventi, arriva l’ultima apparizione cinematografica, quella della contessina Oniria in Fracchia contro Dracula, in cui è una delle mogli del conte Dracula, che cerca di vampirizzare Paolo Villaggio.
Tenebre
Il suo ultimo film, Fracchia contro Dracula
Da questo momento la carriera cinematografica di Ania Pieroni cessa di colpo: l’attrice, che non ha mai creduto veramente nel suo lavoro, tornerà agli onori delle cronache per la sua vita privata, e non per motivi artistici. Va detto che Ania fu una delle poche a non rinnegare mai l’amicizia e la relazione con il segretario del Psi, nemmeno dopo la tempesta di tangentopoli, rimanendo sua amica fino alla fine. Oggi Ania Pieroni vive la sua vita privata lontana dai riflettori.
Fracchia contro Dracula (1985)
Mai con le donne (1985)
Signore e signori (1984)
Il Conte Tacchia(1982)
Tenebre (1982)
Quella villa accanto al cimitero (1981)
Miracoloni(1981)
Inferno (1980)
Mani di velluto (1979)
Così come sei (1978)
Così come sei
Giulio è un architetto attempato,vicino alla sessantina. Una vita tranquilla,una moglie,una figlia.
Un giorno,mentre è in visita a Firenze per lavoro,gli viene presentata una ragazza,Francesca,figlia di una sua ex. Tra i due inizia una relazione,passionale e torrida,fatta di incontri clandestini;la differenza di età tra i due e notevole,ed un giorno un amico di Giulio resosi conto della relazione tra i due,rende palese un suo sospetto;che Francesca possa essere figlia di Giulio,essendo nata subito dopo la fine della relazione tra l’architetto e la mamma della ragazza,che non ha mai reso noto il nome del padre di Francesca.
Giulio è scosso dalla rivelazione,ma più del timore dell’incesto,gioca la passione autentica che ormai prova per la ragazza;cerca di indagare sulla verità,ma alla fine lascia perdere tutto e continua la sua seconda giovinezza al fianco di Francesca.
Barbara De Rossi
I due,infatti,vanno in vacanza in Spagna,dove si abbandonano al delirio dei sensi;al ritorno Francesca si rende conto che l’esperienza potrebbe bruciarsi nella clandestinità,che hanno vissuto qualcosa di unico e irripetibile,ma che la relazione deve terminare;così,come aveva fatto sua madre,un giorno lo lascia,proprio all’uscita dalla proiezione di un film.
Marcello Mastroianni e Nastassja Kinski
Così come sei affronta un tema scottante,l’incesto,senza però affondare i colpi veramente;per il regista conta più lo scontro generazionale,la morale,l’amore e la passione,la confusa ribellione di anziani e giovani ad un mondo in cui è difficile essere.
Ma alla fine il tutto appare sfumato,senza incidere veramente;Mastroianni appare a disagio,soprattutto nelle scene erotiche del film,mentre la Kinskj è decisamente a suo agio nel ruolo della lolita seduttrice,capace di sfidare le convenzioni per quella che crede sia un’occasione per sfuggire al vuoto che confusamente avverte nella sua esistenza.
Bella la fotografia,con sullo sfondo Firenze,che appare sonnolenta e indolente,come l’erotismo della pellicola e come la passione che lentamente svanisce in Francesca.
Cosi come sei, un film di Alberto Lattuada. Con Francisco Rabal, Nastassja Kinski, Marcello Mastroianni, Giuliana Calandra, Ania Pieroni,Alberto Lattuada, Mario Cecchi, Massimo Bonetti, Claudio Aliotti, Rodolfo Bigotti. Genere Drammatico, colore 109 minuti. – Produzione Italia 1978.
Marcello Mastroianni: Giulio Marengo
Nastassja Kinski: Francesca
Francisco Rabal: Lorenzo
Mónica Randall: Luisa Marengo
Ania Pieroni: Cecilia
Barbara De Rossi: Ilaria Marengo
José María Caffarel: Bartolo
Giuliana Calandra: Teresa
Maria Pia Attanasio: Contessa Archi
Raimondo Penne: Notaio
Claudio Aliotti:
Massimo Bonetti: Allenatore cavalli
Mario Cecchi: Il giardiniere
Adriana Falco: Segretaria di giulio
Rodolfo Bigotti:
Regia Alberto Lattuada
Soggetto Paolo Cavara, Enrico Oldoini
Sceneggiatura Alberto Lattuada, Enrico Oldoini
Produttore Giovanni Bertolucci
Casa di produzione P.C. Ales
Fotografia José Luis Alcaine
Montaggio Sergio Montanari
Musiche Louis Ducreux, Ennio Morricone, Marc Perrone
Scenografia Luigi Scaccianoce
Costumi Bona Nasalli-Rocca
Trucco Giuseppe Banchelli