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La casa del peccato mortale

Padre Xavier Meldrum è un sacerdote ormai avanti negli anni,che vive in un sobborgo di Londra,in una casa tetra in compagnia dell’ormai morente madre e di una governante, segretamente innamorata di lui.
Padre Meldrum è immerso in una follia allucinata,originata anche dalla mancata vocazione;è stata sua madre infatti a costringerlo a diventare
un sacerdote,nella paura che su figlio la lasciasse.
Un giorno ascoltando la confessione di una giovane,Jenny Welch,che racconta di essere stata sedotta da un uomo;Meldrum sviluppa verso la giovane un’allucinata attrazione e da quel momento inizia a uccidere,in serie,tutti coloro che hanno un qualche legame con lei.
Dapprima sopprime un ragazzo che ritiene,ingiustamente,il seduttore di Jenny,poi il suo vero seduttore;in un crescendo diabolico,ammazza la madre di una ragazzina che per sfuggire alle sue mire si è suicidata e infine anche la sorella di Jenny,Vanessa.


Che era legata a padre Duggan,un sacerdote in crisi vocazionale che aveva deciso di abbandonare l’abito talare per amore di Vanessa Welch.
La follia di Padre Meldrum raggiunge il culmine;subito dopo la morte dell’inseparabile governante,che si uccide disperata,Meldrum sopprime anche sua madre,che ormai sa di convivere con un mostro.Il diabolico sacerdote convince Padre Duggan a ritornare sui suoi passi,a restare nella chiesa e subito dopo…
Un buon prodotto,anzi,decisamente più che buono questo La casa del peccato mortale (House of mortal sin),diretto da Peter Walker nel 1976;
un film immerso in un’atmosfera malata,tetra e allucinata,resa con grande maestria dal regista inglese Peter Walker,uno specialista del genere horror,
autore di pellicole come Marianna, fuga dalla morte ,E sul corpo tracce di violenza e Nero criminale.
Tra sacrileghe esposizioni di ostie,profanazioni dei riti cattolici,il personaggio principale,l’allucinato Padre Meldrum si inoltra sempre più nella follia che ormai lo attanaglia, in un crescendo di assassini brutali che Walker,con acume,sottolinea utilizzando un pizzico di Grand Guignol,un pizzico di sesso e tanta,tanta tensione.


Ad esaltare ancor più l’atmosfera malata del film c’è una fotografia livida,quasi spettrale che mescolata all’aria plumbea della casa in cui si svolgono gli avvenimenti crea la giusta miscela per un film sicuramente ad effetto.
Anthony Sharp è Xavier Meldrum,il folle assassino che disonora la sua tonaca con un comportamento diabolico;una recitazione asciutta,tesa,che trasferisce sullo schermo le contraddizioni del personaggio interpretato,al quale non è estraneo un anticlericalismo di fondo di Walker,del resto visibile in altre sue regie;bene Susan Penhaligon e Stephanie Beacham,rispettivamente nei ruoli di Jenny e Vanessa Welch,mentre
per quanto riguarda le scene cult del film,una su tutte è l’omicidio di Vanessa colpita con un rosario.


Per quanto riguarda la reperibilità,segnalo la versione sufficiente su You tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=nZMvixxudYQ
mentre i streaming vi consiglio il link https://openload.co/f/7wMgZQRqnWY/La.Casa.Del.Peccato.Mortale.1975.ITA.M_L.mp4

La casa del peccato mortale

Un film di Peter Walker. Con Anthony Sharp, Susan Penhaligon, Stephanie Beacham, Norman Eshley,Sheila Keith.Titolo originale House of Mortal Sin. Giallo, durata 104 min.1975 – Gran Bretagna

Anthony Sharp … Padre Xavier Meldrum
Susan Penhaligon … Jenny Welch
Stephanie Beacham … Vanessa Welch
Norman Eshley … Padre Bernard Cutler
Sheila Keith … Signora Brabazon
Hilda Barry … La madre di Padre Meldrum
Stewart Bevan … Terry Wyatt
Julia McCarthy … La signora Davey
John Yule John Yule … Robert
Bill Kerr Bill Kerr … Davey
Victor Winding … Dottor Gaudio

Regia Peter Walker
Soggetto David McGillivray e Peter Walker
Muscihe Stanley Myers
Montaggio John Black
Fotografia Peter Jessop
Direzione artistica Chris Burke

Maggio 10, 2018 Posted by | Horror | , , , | Lascia un commento

Marlowe indaga

L’investigatore Philip Marlowe,americano in trasferta londinese viene convocato a casa del generale Sternwood che lo incarica di effettuare indagini
su una sordida storia di ricatti.
Così il cinico e disincantato investigatore si trova a procedere in un ambiente moralmente degradato;i primi sospetti sono Arthur Geiger,un libraio che sembra nascondere segreti innominabili,la sua bella segretaria Agnes e il di lei amante Joe.
Ancora più equivoche sono le figlie di Sternwood:la più giovane,Camilla,è anche apparentemente la più fragile,affetta com’è da una tossicodipendenza estrema mentre Charlotte,la figlia più grande, ha un comportamento ambiguo,legato anche alla misteriosa scomparsa di suo marito Rusty.
Una serie di omicidi porta Marlowe a chiudere,all’apparenza,la sua indagine,tanto che l’anziano generale decide di congedarlo.
Ma Marlowe non è convinto da quanto scoperto e prosegue le sue indagini,sotto pressione anche da parte dell’ispettore di Scotland Yard Carlson.
Si imbatte così in un altro losco individuo,Eddie,padrone di un ancor più losco club.


Nel frattempo Marlowe è richiamato dal generale,che ha deciso di scoprire la verità sulla scomparsa del marito di Charlotte;dopo una serie di colpi di scena Marlowe dipana la matassa…
Marlowe,l’immortale investigatore creato dalla penna di Raymond Chandler,torna sugli schermi per la seconda volta interpretato da Robert Mitchum,dopo Marlowe,il poliziotto privato del 1975 in questo secondo capitolo,Marlowe indaga.
Il film è diretto da Michael Winner,che gira il remake di The big sleep-Il grande sonno che a sua volta era stato diretto da Howard Hawks nel 1946 con l’interpretazione di Humphrey Bogart.
Senza fare paragoni al limite del blasfemo,vista l’enorme differenza qualitativa oltre che temporale dei due prodotti,si può però tranquillamente dire che il film di Winner perde abbastanza nettamente l’improponibile confronto.
A parte la differenza di ambientazione,americana nel caso di Hawks,londinese in quello di Winner,l’aderenza al romanzo omonimo originale di Chandler (1939) pur essendo pedissequa risulta farraginosa e irrisolta.
Alcuni passaggi del film,così mirabilmente espletati da Hawks diventano nel remake di difficile comprensione,spesso anzi contribuiscono a rendere il film incomprensibile.


Marlowe,al quale Bogey aveva fornito mirabilmente la sua espressione sofferta,cinica,dura in Mitchum resta inespressa;la dove Bogart aveva fornito un’interpretazione memorabile dell’investigatore,uomo solitario ma intimamente preda di debolezze che si intuiscono dalla mimica del grande attore di New York,in Mitchum,probabilmente stanco,ormai quasi settantenne,è limitata ad una interpretazione asciutta ma piatta.
Non un brutto film,per carità,ma un film che rappresenta una grande occasione sprecata.
Alla luce anche del grande cast assemblato,che include un’altra vecchia gloria come James Stewart e Richard Boone,Oliver Reed e John Mills,mentre le donne del film sono Sarah Miles,Joan Collins e Candy Clark.
Michael Winner,che negli anni precedenti aveva sbancato i botteghini con film come Professione assassino ,Scorpio,L’assassino di pietra e Il giustiziere della notte,si limita ad una regia diligente ma priva di qualsiasi picco che ne rialzi in qualche modo le sorti.


Tant’è vero che il film passò quasi inosservato nelle sale e ignorato da buona parte della critica,che evitò accuratamente una fin troppo facile pubblica lapidazione del film.
Detto di Mitchum,molto a disagio,si può tranquillamente glissare sul resto del cast che professionalmente fa il suo ma è stretto nel grigiore di una sceneggiatura e di una regia davvero appena sufficiente.
Un film che in pratica è finito nel dimenticatoio,a differenza dell’originale,da tempo divenuto un classico della cinematografia,tanto da essere conservato nella Biblioteca del Congresso.

Marlowe indaga
Regia di Michael Winner. Un film con Robert Mitchum, Joan Collins, James Stewart, Candy Clark, Sarah Miles, Richard Boone. Titolo originale: The Big Sleep. Genere Poliziesco – Gran Bretagna, 1978, durata 100 minuti

Robert Mitchum: Philip Marlowe
Sarah Miles: Charlotte Sternwood
Richard Boone: Lash Canino
Candy Clark: Camilla Sternwood
Joan Collins: Agnes Lozelle
Edward Fox: Joe Brody
John Mills: ispettore Jim Carson
James Stewart: Gen.Sternwood
Oliver Reed: Eddie Mars
Harry Andrews: Norris
Colin Blakely: Harry Jones
Richard Todd: Comandante Barker

Giorgio Gusso: Philip Marlowe
Noemi Gifuni: Agnes Lozelle
Bruno Alessandro: ispettore Jim Carson
Renzo Palmer: Eddie Mars
Mario Erpichini: Norris
Leo Gullotta: guardia del corpo di Eddie Mars

Regia Michael Winner
Soggetto Raymond Chandler (Romanzo)
Sceneggiatura Michael Winner
Fotografia Robert Paynter
Musiche Jerry Fielding
Scenografia Harry Pottle, John Graysmark

Erano pressappoco le undici di una mattina di metà ottobre, con il sole velato e sulle colline un bagliore che preannunciava pioggia a rovesci.
Mi ero messo l’abito azzurro polvere con camicia, cravatta e fazzolettino, scarpe nere e calze di lana nera con una fantasia di orologi blu.
Ero in ordine, pulito, rasato e sobrio, e non me importava che lo si notasse o no. Ero esattamente quello che ci si aspetta da un elegante investigatore privato.
Andavo a far visita a quattro milioni di dollari.

Raymond Chandler

Maggio 9, 2018 Posted by | Drammatico | , , , , , , | Lascia un commento

La pelle

Sgradevole.Spietato.Cattivo.
Eppure anche terribilmente vero,allucinante.
Un viaggio tra le umane miserie mostrato senza alcun filtro,attraverso la testimonianza di prima mano dello scrittore Curzio Malaparte,(pseudonimo di Kurt Erich Suckert ) autore di La pelle,un’opera neorealistica sulle sue esperienze come ufficiale di collegamento con l’esercito americano del neonato,scalcinato esercito italiano post fascista.
Un romanzo sgradevole,dal quale Liliana Cavani trae un film molto aderente all’opera di Malaparte,trasmettendo con le immagini il viaggio attraverso l’inferno di Malaparte (novello Virgilio) che accompagna una moltitudine di Dante attraverso le bolge dell’inferno stesso,che in questo caso è una Napoli in cui la guerra ha lasciato ferite talmente profonde da aver trasformato gli stessi abitanti della città in anime perdute,pronte ad ogni bassezza per salvare la vita,per il pane e perchè no,per i simboli di quelli che saranno i totem del futuro,come un semplice pacchetto di sigarette.
La Cavani dirige La pelle nel 1981,in un momento storico in cui il cinema italiano vive ormai solo di glorie passate,che sta per essere travolto da una crisi scaturita da fattori contingenti,dei quali ho ampiamente parlato in altre occasioni.


Il prodotto finale è una pellicola che disturba,pur facendo riflettere.
Un film in cui tutti i protagonisti appaiono in bianco e nero,senza sfumature e con la predominanza totale del secondo colore.
Curzio Malaparte,protagonista del film,il Virgilio del viaggio,è un uomo ormai cinico e disincantato,che ha visto nel corso della sua vita nascere e poi agonizzare quel fascismo a cui in principio aveva aderito con entusiasmo,salvo poi abbandonare quando la dittatura aveva mostrato il suo vero volto,portando il paese,gli italiani,alla rovina economica,morale e materiale.
Malaparte,come detto all’inizio,è ufficiale di collegamento con i “liberatori americani“,che deve guidare attraverso un acclimatamento culturale problematico ad un rapporto che sia il più morbido possibile con gli ex nemici,ora alleati,quegli italiani
che da un giorno all’altro hanno cambiato alleanza,tra diffidenze comprensibili degli ex nemici.


Diffidenze che Malaparte non smette mai di sottolineare,senza però mai prendere posizione,quasi fatalmente rassegnato all’impossibilità oggettiva di conciliare le culture di due mondi inconciliabili,storicamente e socialmente.
Con l’appoggio del generale Mark Clark,tipico yankee preoccupato più dalle apparenze che dalla sostanza,Malaparte conduce di volta in volta i suoi compagni di viaggio,come il Tenente Jimmy Wren o il Capitano Deborah Wyatt,attraverso una Napoli ridotta ad una casbah impenetrabile di abiezione morale,sconvolta dalla fame,dai bombardamenti,dalla miseria.
Così,di volta in volta,guardiamo esterefatti la prostitute napoletane (una marea) che cambiano colore al pube “perchè i neri amano le bionde“,un carro armato che due soldati americani tentano di vendere al losco Eduardo Mazzullo e che mentre avviene la trattativa


viene completamento smontato da una banda di scugnizzi napoletani,la ragazza vergine che il padre mostra,a pagamento,alle truppe americane e che fa dire a Malaparte “Quel popolo che nelle strade faceva commercio di se stesso, del proprio onore, del proprio corpo, e della carne dei propri figli,
poteva mai essere lo stesso popolo che pochi giorni innanzi, in quelle stesse strade, aveva dato così grandi e così orribili prove di coraggio e di furore contro i tedeschi?“,i bambini venduti dalle madri ai soldati marocchini che abusano sessualmente degli stessi.
E poi il soldato yankee che salta su una mina e resta con le budella in mano,la sirena servita al pranzo a cui sono presenti il Generale Mark Clark e la Capitano Deborah Wyatt,i soldati tedeschi venduti a peso da Marzullo che ne ricaverà ben 50.000 dollari.
Un campionario di varia umanità che Malaparte riassume così “Napoli […] è la più misteriosa città d’Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola città del mondo che non è affondata nell’immane naufragio della civiltà antica.
Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. […] Non potete capire Napoli, non capirete mai Napoli.
Il finale del film è pervaso da un pessimismo senza fine,e lo testimoniano gli ultimi minuti dello stesso,nei quali accadono alcuni fatti:dapprima l’eruzione del Vesuvio,con il classico ognuno pensi per se,con ulteriori distruzioni che colpiscono una città già martoriata;lo stupro del capitano Deborah Wyatt, perpetrato dai suoi stessi soldati e infine la drammaticissima scena finale che fa esclamare a Malaparte,rivolto al tenente Jim “Tu vai,Jim,tu vai.Hai vinto“,mentre guarda i poveri resti di un civile travolto da un carro armato e ridotto ad una poltiglia sanguinolenta.
E’ la definitiva resa di un uomo che ha perso anche l’ultimo brandello di speranza,quella speranza ammantata di cinismo che nonostante tutto lo aveva sorretto per tutto il percorso fatto.
Un finale triste,desolante.
Così come desolante è tutta la storia raccontata da Liliana Cavani con immagini terribili,un vero pugno nello stomaco.
Un pugno negli occhi anche,perchè visivamente il film non risparmia nulla.


Solo la scena dello stupro è tralasciata,quasi a simboleggiare la differenza tra due stupri di differente portata,quello perpetrato ai danni di una città secolarmente sfruttata dai vari dominatori che si sono succeduti al potere e quello ai danni di una cittadina americana proprio da quei soldati che Malaparte aveva difeso,dicendo “Voglio bene agli americani, qualunque sia il colore della loro pelle, e l’ho provato cento volte, durante la guerra. Bianchi o neri, hanno l’anima chiara, molto più chiara della nostra.
Voglio bene agli americani perché sono buoni cristiani, sinceramente cristiani. Perché credono che Cristo sia sempre dalla parte di coloro che hanno ragione. Perché credono che è una colpa grave aver torto, che è una cosa immorale aver torto.
Perché credono che essi soli son galantuomini, e che tutti i popoli d’Europa sono, più o meno, disonesti. Perché credono che un popolo vinto è un popolo di colpevoli, che la sconfitta è una condanna morale, è un atto di giustizia divina.
Liliana Cavani chiama, a raffigurare Malaparte,a darne sfumature e dettagli,personalità e pensieri,un ottimo Mastroianni,che viaggia per tutto il film con un sorriso a metà strada tra il rassegnato e il comprensivo,il cinico e lo sconfortato.
Bravi anche Burt Lancaster (il Generale) che è uno yankee tutto di un pezzo,incarnazione di quell’America così ben descritta da Malaparte nel pensiero su citato,una ottima Claudia Cardinale e un altro giovanottone tipicamente yankee,Ken Marshall,ovvero il Tenente Jimmy Wren.
In ultimo segnalazione per il losco trafficante Marzullo,splendidamente interpretato da Carlo Giuffrè.
Un film da vedere,possibilmente in una serata in cui non si è di pessimo umore….

La pelle

Un film di Liliana Cavani. Con Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, Burt Lancaster, Marta Bifano, Ken Marshall,Jacques Sernas, Cristina Donadio, Liliana Tari, Peppe Barra, Carlo Giuffrè, Jeanne Valérie, Nuccia Fumo, Linda Moretti, Alexandra King, Yann Babilee, Cristina Arnadio, Maria Rosaria Della Femmina, Gianni Abbate, Anna Maria Ackermann, Concetta Barra, Giselda Castrini, Antonella Cioli,
Giovanni Crosio, Antonio Ferrante, Giuliana Gargiulo, Elio Polimeno, Paolo Pieri, Bruno Parisio, Anna Walter, Dan Waddle, Bob Braun, Gene Tootle, Jack Flick, Marc Dyer, Brad Nimmo, Steve Reardon,Al Braun, Tomas Arana Drammatico, durata 133 min. – Italia 1981.

Marcello Mastroianni: Curzio Malaparte
Burt Lancaster: Generale Mark Clark
Claudia Cardinale: Principessa Consuelo Caracciolo
Ken Marshall: Tenente Jimmy Wren
Alexandra King: Capitano Deborah Wyatt
Carlo Giuffré: Eduardo Mazzullo
Yann Babilée: Jean-Louis
Jeanne Valérie: Principessa a Capri
Liliana Tari: Maria Concetta
Peppe Barra: Sarto
Cristina Donadio: Amica di Anna
Rosaria della Femmina: Amante di Jimmy
Jacques Sernas: Generale Guillaume
Giselda Castrini: Mafalda

Regia Liliana Cavani
Soggetto Curzio Malaparte
Sceneggiatura Robert Katz, Liliana Cavani
Produttore Renzo Rossellini jr., Alain Poiré
Musiche Lalo Schifrin, Roberto De Simone

Erano i giorni della «peste» di Napoli. Ogni pomeriggio alle cinque, dopo mezz’ora di punching-ball e una doccia calda nella palestra della P.B.S., Peninsular Base Section, il Colonnello Jack Hamilton ed io scendevamo a piedi verso San Ferdinando, aprendoci il varco a gomitate nella folla che, dall’alba all’ora del coprifuoco, si accalcava tumultuando in via Toledo.
Eravamo puliti, lavati, ben nutriti, Jack ed io, in mezzo alla terribile folla napoletana squallida, sporca, affamata, vestita di stracci, che torme di soldati degli eserciti liberatori, composti di tutte le razze della terra, urtavano e ingiuriavano in tutte le lingue e in tutti i dialetti del mondo. L’onore di essere liberato per primo era toccato in sorte, fra tutti i popoli d’Europa, al popolo napoletano: e per festeggiare un così meritato premio, i miei poveri napoletani, dopo tre anni di fame, di epidemie, di feroci bombardamenti, avevano accettato di buona grazia, per carità di patria, l’agognata e invidiata gloria di recitare la parte di un popolo vinto, di cantare, di battere le mani, saltare di gioia tra le rovine delle loro case, sventolare bandiere straniere, fino al giorno innanzi nemiche, e gettar dalle finestre fiori sui vincitori.
ma nonostante l’universale e sincero entusiasmo, non v’era un solo napoletano, in tutta Napoli, che si sentisse un vinto. Non saprei dire come questo strano sentimento fosse nato nell’animo del popolo.

“Non posso abbandonare i miei morti, Jimmy. I vostri morti ve li portate in America. Ogni giorno partono per l’America piroscafi carichi di morti. Sono morti ricchi, felici, liberi. Ma i miei morti non possono pagarsi il biglietto per l’America, sono troppo poveri. Non sapranno mai che cosa è la ricchezza, la felicità, la libertà. Sono vissuti sempre in schiavitù; hanno sempre sofferto la fame e la paura. Saranno sempre schiavi, soffriranno sempre la fame e la paura, anche da morti. E’ il loro destino, Jimmy. Se tu sapessi che Cristo giace fra loro, fra quei poveri morti, lo abbandoneresti?”
“Non vorrai darmi a intendere” disse Jimmy “che anche Cristo ha perso la guerra.”
“E’ una vergogna vincere la guerra” dissi a voce bassa.

Curzio Malaparte

Maggio 7, 2018 Posted by | Drammatico | , , , | Lascia un commento

Frida

La folgorante esistenza di Frida Kahlo vista  poco prima del drammatico incidente che le condizionò pesantemente la vita alla sua morte,avvenuta
il 13 luglio del 1954,quando la grande pittrice aveva da poco compiuto 47 anni.
Il film diretto da Julie Taymor nel 2002,tratto dal libro Frida: A Biography of Frida Kahlo di Hayden Herrera è un’opera veritiera e scorrevolmente piacevole
che racconta i primi approcci di Frida con la pittura,l’incidente in tram che la menomò,l’incontro della vita con il pittore Diego Rivera,che lei amò e dalla quale fu riamata nonostante la tendenza di Rivera a sedurre tutte le donne che incontrava,passando per altri incontri con personalità fondamentale del XX secolo,come Tina Modotti, militante comunista e fotografa
nel Messico degli anni venti,con uno dei principali artefici della rivoluzione russa,Lev Trotsky,del quale fu anche amante e il poeta Breton.
Si inizia con Frida che,giovanissima,frequenta l’università;un giorno l’autobus che la riporta a casa ha un incidente.Per Frida,rimasta ferita, la diagnosi è infausta:subisce la frattura di alcune vertebre oltre ad una lesione alla spina dorsale.


Dopo mesi passati a letto,la ragazza con spirito indomito annuncia alla famiglia di voler rendersi indipendente e di voler contribuire alle spese di casa con il suo lavoro,quello di pittrice.
Va alla ricerca del più famoso pittore messicano,Diego Rivera,che colpito dalla forte personalità della donna,dal suo talento e in ultimo anche dal suo fascino,la incoraggia a proseguire sul cammino intrapreso.
Non solo;il pittore le permette di entrare in ambienti culturali vivaci e anticonformisti,come quello messicano.Qui conosce Tina Modotti e altri membri politicamente schierati sul fronte comunista messicano.
Ben presto la relazione tra Frida e Diego diventa anche sentimentale e i due si sposano.
Ma Frida deve fare i conti dapprima con le frequenti infedeltà del marito (non ultimo il tradimento di Diego con sua sorella) e con la recrudescenza dei suoi dolori,che la tormenteranno per il resto della vita.


Mentre tutto sembra comunque filare bene,con Diego che è stato chiamato in America per dipingere un affresco nel Rockfeller centre e lei che aspetta un bambino,arrivano le prime sciagure.
Frida perde il bambino che aspettava mentre Rivera viene licenziato per aver dipinto un quadro palesemnte ispirato alla rivoluzione d’ottobre nel tempio del capitalismo americano.
Il tradimento di Diego con sua sorella è l’ultima goccia:lei lo lascia e subito dopo allaccia una relazione con Trotsky,molto più grande di lei ma del quale subisce il potente fascino intellettuale.
Partita per la Francia,conosce Breton e inizia un periodo intenso e folgorante sia dal punto di vista intellettuale sia da quello artistico.
Il ritorno in patria è condizionato da due tragici avvenimenti.
Per ordine di Stalin,Trotskj viene assassinato a colpi di piccozza da Ramón Mercader mentre a Frida viene amputata una gamba in seguito ad una cancrena che le sta avvelenando anche il sangue.


Le condizioni di Frida vanno man mano aggravandosi,una polmonite ne mina definitvamente il fisico e Frida muore prprio durante l’inaugurazione di una mostra a lei dedicata.
Accanto a lei c’è il grande amore della sua vita,Diego Rivera.
Diretto da Julie Taymor,ottima regista autrice tra l’altro dell’affascinante Titus del 1999 e in seguito del bellissimo Across the universe (2007),Frida è un biopic un tantino convenzionale ma di sicuro effetto
nobilitato dalla interpretazione di una splendida Salma Hayek,che si cala perfettamente nel ruolo della pittrice,finendo per assomigliarle fisicamente anche più di quanto previsto.
Bravo anche Alfred Molina,che interpreta il ruolo di Rivera,mentore,amante e marito di Frida Kahlo,della quale probabilmente fu sempre innamorato,finendo per stabilire con lei un legame completo,intellettualmente e sentimentalmente travolgente.
Molto bene Geoffrey Rush che è Leon Trotsky mentre brevi parti sono affidate a Ashley Judd che è Tina Modotti (con la quale probabilmente Frida ebbe una relazione) e Valeria Golino che interpreta Lupe Marín,modella messicana che divenne la seconda moglie di Rivera ed anche soggetto di alcuni quadri di Frida Kahlo.


Un film scorrevole,con poche pause,che racconta senza grossi voli pindarici quella che fu la folgorante esistenza di Frida Kahlo,una delle pittrici più originali della storia della pittura.
Nel film compaiono alcune delle tele più belle della pittrice,un tributo a lei e a quella che fu una delle esperienze di vita più anticonformiste e vere della storia dell’arte.

Frida
Un film di Julie Taymor. Con Salma Hayek, Alfred Molina, Geoffrey Rush, Antonio Banderas, Valeria Golino, Edward Norton. Biografico, USA, 2002. Durata 120 min.

Salma Hayek: Frida Kahlo
Alfred Molina: Diego Rivera
Geoffrey Rush: Leon Trotsky
Mía Maestro: Cristina Kahlo
Ashley Judd: Tina Modotti
Valeria Golino: Lupe Marín
Roger Rees: Guillermo Kahlo
Antonio Banderas: David Alfaro Siqueiros
Edward Norton: Nelson Rockefeller
Amelia Zapata: Domestica
Alejandro Usigli: Professore
Diego Luna: Alejandro Gonzalez Arias
Saffron Burrows: Gracie

Ilaria Stagni: Frida Kahlo
Ennio Coltorti: Diego Rivera
Ugo Pagliai: Leon Trotsky
Chiara Colizzi: Cristina Kahlo
Francesca Fiorentini: Tina Modotti
Franca D’Amato: Lupe Marín
Angelo Maggi: Guillermo Kahlo
Massimo Rossi: David Alfaro Siqueiros
Massimiliano Manfredi: Nelson Rockefeller
Nanni Baldini: Alejandro Gonzalez Arias

Regia Julie Taymor
Soggetto dal libro di Hayden Herrera
Sceneggiatura Clancy Sigal, Diane Lake, Gregory Nava, Anna Thomas
Produttore Lindsay Flickinger, Sarah Green, Nancy Hardin, Salma Hayek, Jay Polstein, Ann Ruark, Roberto Sneider, Lizz Speed
Produttore esecutivo Mark Amin, Brian Gibson, Mark Gill, Jill Sobel Messick, Margaret Rose Perenchio, Amy Slotnick
Casa di produzione Handprint Entertainment, Lions Gate Prints, Miramax Films, Ventanarosa Productions
Distribuzione (Italia) Buena Vista International Italia
Fotografia Rodrigo Prieto
Montaggio Françoise Bonnot
Effetti speciali José Luis Capilla, Lazaro Cervantes, Víctor Morán, Carlos Ochoa, Galdino Roberto, Bernabé Rosales, Salvador Servin, Alejandro Vázquez
Musiche Elliot Goldenthal
Scenografia Felipe Fernandez Del Paso
Costumi Julie Weiss
Trucco John Jackson, Beatrice De Alba

 

Frida Kahlo

Firda Kahlo e Diego Rivera

Autoritratto con collana di spine e colibri

Diego in my mind

Abitanti del Messico

Pensando alla morte

Ritratto di Donna Rosita Morillo

Roots

Viva la vida

 

Maggio 6, 2018 Posted by | Biografie | , , , , , | Lascia un commento

Andavamo al cinema-Parte 37

Con questa puntata,la trentasettesima dedicata alle vecchie sale cinematografiche italiane,tocchiamo le 1100 foto;oggi voglio ringraziare Valentino per le preziose foto di cinema di Torino,alcune delle quali assolutamente uniche in rete.Ricordo che l’indirizzo mail è: paolobari@email.it  Questa serie di post è seconda,in rete (relativamente al nostro paese) solo a quella creata da Giuseppe Rausa,che ha ricostruito la storia di tutti i cinema di Milano (e di parte della provincia) nel suo bellissimo sito http://www.giusepperausa.it

Cine Teatro Dauno,Foggia

Cine Teatro Japigia,Santeramo in Colle (Bari)

Cinema Alcione,Torino (grazie a Valentino)

Cinema Alpi,Torino (grazie a Valentino)

Cinema Ambrosio,Torino (grazie a Valentino)

 

Cinema America,Torino (grazie a Valentino)

Cinema Belgio ,Torino (grazie a Valentino)

Cinema Bernini,Torino (grazie a Valentino)

Cinema Branzo,Montagnana (Padova)

Cine Teatro estivo Edison,Treviso

Cinema Teatro Lirico,Magenta (Milano)

Cine Teatro Metropolitan,Catania

Cine Teatro Schiavone,Francavilla Fontana (Taranto)

 

Cinema Trieste,Zogno (Bergamo)

Il cinema Verdi,Firenze,dopo un bombardamento

Cinema Vittoria,Torino

Cinema Vittorio Veneto,Torino (grazie a Valentino)

Cinema Vox,Milano

Politeama Chiarella,Torino

Politeama Italia,Bisceglie (Bari)

Sala Cinema Odeon,Brescia

Sala Cine Teatro Rex,Milano

Sala Cinema Alhambra,Firenze

Sala Cinema Casa del soldato,Bari

Sala cinema Esedra,Bari

Sala cinema King,Bari

Una sala cinema non identificata del Friuli,semidistrutta dal terremoto

Cinema non identificato,Roma

Cinema parrocchia Santa Maria,Peveragno (Cuneo)

Supercinema,Firenze

Biglietto del cinema Cielo di Cattolica (Forli)

Maggio 3, 2018 Posted by | Vecchie sale cinematografiche italiane | | 2 commenti

I Kolossal

I dieci comandamenti

La Bibbia

Cleopatra

Ben Hur

Barabba

El Cid

Il re dei re

Spartacus

Quo Vadis

Waterloo

La caduta dell’impero romano

Nicola e Alessandra

Il gladiatore

I tre moschettieri

Lawrence d’Arabia

Via col vento

 

Maggio 1, 2018 Posted by | Miscellanea | | 2 commenti