Un sussurro nel buio
Martino è un bambino tranquillo, che vive in una splendida villa veneta con i genitori Alex e Camilla e con le due sorelline Matilde e Milena, sotto lo sguardo severo e protettivo della governante Francoise.
Un quadro idilliaco, tuttavia turbato da quella che sembra essere una innoqua mania del ragazzino, ovvero il sostenere che accanto a lui, invisibile presenza, ci sia un altro bambino, Luca.
Nonostante tutto Alex e Camilla evitano di dar peso a quelle che considerano fantasie del bambino; tuttavia ben presto dovranno ricredersi, alla luce di strani fenomeni che avvengono nella villa.
John Philipp Law
Alessandro Poggi con Nathalie Delon
Decisi a risolvere il problema, i due coniugi si recano a Venezia per consultare un famoso psichiatra, ma durante il viaggio è proprio Alex a rischiare di morire allorchè, in un diverbio con Martino, nega decisamente l’esistenza dell’amico considerato immaginario del figlio. Spinto da una forza sconosciuta, Alex cade in acqua e miracolosamente evita di finire tra le pale del vaporetto che li doveva trasportare.
Scosso dall’episodio, Alex non rinuncia a contattare il luminare, che accetta l’incarico e si trasferisce nella villa di Alex e Camilla.
Scettico, il professore mostra però pericolose tendenze pedofile verso il piccolo Martino e il risultato è la sua morte nella vasca da bagno della dimora.
Grazie alla complicità di Francoise e nonostante l’opposizione della nonna, che accusa Martino di essere un omicida, l’accaduto viene presentato come una semplice disgrazia agli inquirenti accorsi nella villa, che mostrano di credere alla versione dell’incidente.
Alessandro Poggi
Olga Bisera
Intanto Camilla si convince sempre più che accanto a suo figlio ci sia davvero un’entità invisibile; lei, in passato, aveva perso a sei mesi un bambino, che avrebbe dovuto chiamarsi Luca. Ma c’è davvero una presenza invisibile accanto a Martino, esiste davvero il misterioso Luca? O tutto è semplicemente un’allucinazione collettiva?
Film metafisico definito oltraggiosamente horror da critici della domenica, Un sussurro nel buio (A whisper in the dark) diretto da Marcello Aliprandi nel 1976 è un ottimo prodotto snobbato vergognosamente dalla critica e purtroppo anche da parte del pubblico, evidentemente abituato a film in cui l’elemento slasher è quello predominante.
Invece in questo film di Aliprandi non accade praticamente nulla; il film è psicologico e d’atmosfera, privilegiando la tensione e i dialoghi inespressi, le mezze frasi, la paura dei protagonisti per tutto quello che accade intorno a loro.
Stretti fra la fredda razionalità e l’indiscutibile presenza di fenomeni paranormali legati all’invisibile figura di Luca, che sembra agire come un angelo protettivo nei confronti di Martino, tutti i componenti della famiglia iniziano lentamente a prendere coscienza di quello che in realtà la loro mente non può spiegare.
Lucretia Love
Ci vorrebbe un atto di fede per credere davvero che Martino giochi con l’invisibile Luca, ma Alex e Camilla sono genitori razionali; tuttavia arriverà anche per loro il momento di ricredersi, perchè quello che accade nella villa non può essere solo effetto di pure combinazioni.
Aliprandi crea un film molto equilibrato, un film di rara tensione, involuto psicologicamente e dalla trama lineare. Non ci sono colpi di scena, l’unica morte è quella del professore che avviene lontano dalla macchina da presa, tant’è che ci viene mostrata solo la sua figura esanime nella vasca da bagno.
L’uscita di questo film di Aliprandi, reduce dal buon risultato di Corruzione al palazzo di giustizia girato nel 1975, venne accolta con indifferenza sia dalla critica che dal pubblico. Il che lascia davvero esterrefatti, alla luce della presenza, nelle sale, di centinaia di prodotti di bassa lega, spesso mal recitati e girati in un’economia francescana.
Il regista romano crea un prodotto equilibrato e armonico, riuscendo a realizzare un’ atmosfera cupa e claustrofobica senza mai ricorrere a scene violente e senza usare sangue; tutto è lasciato all’immaginazione dello spettatore, mentre scorrono le immagini idilliache della splendida villa sospesa in un paesaggio sognante che fa da netto contrasto con il cupo senso di oppressione che l’invisibile presenza di Luca crea.
Questo equilibrio è la cosa fondamentale del film, tanto che Aliprandi rinuncia ad approfondire i legami interni alla famiglia stessa, come quello fra Alex e Francoise o quello saffico suggerito fra Camilla e la cameriera di casa. Tutto resta indefinito, quasi i personaggi debbano muoversi e vivere le loro esistenze in funzione di quella di Martino e di Luca, alla quale esistenza nessuno crede.
Tutti dovranno alla fine fare i conti proprio con l’amico immaginario, sopratutto dopo la morte del professore; tutti diverranno complici a quel punto della mano misteriosa che ha dato la morte al pervertito professore.
Aliprandi mette su un cast che fa dignitosamente il suo lavoro; Law e Nathalie Delon sono impeccabili, mentre la vera sorpresa del film è il piccolo Alessandro Poggi, che rivedremo sugli schermi nel 1982 in Morte in Vaticano che sarà il suo quarto ed ultimo film.
Un vero peccato, perchè Poggi interpreta alla perfezione il piccolo Martino.
Bene anche i personaggi che ruotano attorno alla famiglia, ovvero la governante Francoise, interpretata da una severa e sempre affascinante Olga Bisera e dalla solita sicurezza rappresentata da Lucretia Love.
Un film ingiustamente dimenticato e osteggiato; se andate a leggere la recensione del solito Morandini, troverete ancora una volta la conferma della malafede dei critici che stendevano le critiche per quella che è considerata la Bibbia dei cinefili e che, alla luce dei fatti, ha la stessa attendibilità di un rotocalco di pettegolezzi.
Se riuscite a reperire il film e non è cosa difficile, passerete due ore piacevoli in compagnia di un prodotto che quanto meno ha una grande eleganza formale; chi ha visto The others di Alejandro Amenábar troverà le stesse atmosfere del film di Aliprandi.
Un sussurro nel buio
Un film di Marcello Aliprandi. Con Nathalie Delon,John Philipp Law, Joseph Cotten, Olga Bisera, Lucretia Love, Alessandro Poggi,Adriana Russo, Margherita Sala, Susanna Melandri Fantastico, durata 100 min. – Italia 1976.
John Phillip Law … Alex
Nathalie Delon … Camilla
Olga Bisera … Françoise
Alessandro Poggi … Martino
Joseph Cotten … Il professore
Lucretia Love … Susan
Adriana Russo … Clara
Regia: Marcello Aliprandi
Sceneggiatura: Maria Teresa Rienzi, Nicolò Rienzi
Produzione: Enzo Gallo
Musiche: Pino Donaggio
Montaggio: Gianmaria Messeri
Fotografia: Claudio Cirillo
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Indagine su un delitto perfetto
Un misterioso sabotatore manomette l’aereo del presidente di una importante compagnia; l’uomo muore senza lasciare testamento e neppure disposizioni su chi dovrà succedergli alla guida della società.
La stessa multinazionale ha tre vicepresidenti, Harold Boyd, Sir Arthur Dundee e il giovane Paul de Révère, che sono quindi in lizza per la successione.
Harold Boyd ha sposato una donna ricchissima, Gloria, alle spalle della quale vive disprezzato dalla moglie, alla quale riserba lo stesso sentimento, tradendola con la giovane Polly, che in realtà è manovrata da Arthur Dundee.
Il quale, a sua volta, mira ovviamente alla successione a a capo della multinazionale.
Paul De Revere, il più giovane del gruppo, esce di scena immediatamente; l’auto sulla quale viaggia mentre torna a casa dalla anziana madre Lady Clementine De Revere finisce contro un camion e precipita giù da una scogliera.
Anche in questo caso tutto sembra essere frutto di una tragica casualità, come testimoniano i due guidatori del camion contro il quale si è schiantata l’auto di Paul.
Joseph Cotten è Sir Arthur Dundee
Ma l’auto è stata sabotata, e ad accorgersene è il Soprintendente Jeff Hawks che decide quindi di indagare.
Ma la occulta regia che sembra manovrare dietro le quinte colpisce ancora: a morire questa volta è Arthur Dundee.
La mano misteriosa lo uccide in maniera molto ingegnosa, facendogli andare in corto circuito il pacemaker durante una notte di tempesta.
Anche in questo caso Hawks ha forti sospetti che indicano un omicidio, ma nessuna prova, così come si ritroverà davanti ai cadaveri di Boyd e Gloria che apparentemente si sono uccisi fra di loro, con il suicidio finale di uno dei due.
Ma ecco il colpo di scena.
Paul riappare raccontando una storia credibile; riuscirà a farla franca perchè nonostante i sospetti di Hawks ha un alibi di ferro fornitogli da Polly, sua complice sin dall’inizio.
Anthony Steel è il Soprintendente Jeff Hawks
Una trama ingarbugliata, con colpo di scena finale, per un giallo non sempre convincente, anzi a tratti forzato e poco credibile.
Indagine su un delitto perfetto, regia di Giuseppe Rosati, film girato nel 1978 ebbe diverse traversie di lavorazione, tanto che venne dapprima sospeso e poi ripreso (pare per mancanza di fondi), il che giustificherebbe alcune discrepanze temporali e alcune sequenze apparentemente senza molta logica.
Siamo di fronte ad un giallo ambientato in Inghilterra, di tipica derivazione dai gialli di Agatha Christie, ma con attori internazionali ad interpretare personaggi inglesi.
Un cast ad alto livello, tra l’altro, che include Adolfo Celi, Joseph Cotten, Alida Valli, Janet Agren, Leonard Mann, Anthony Steel, Paul Muller e Gloria Guida, che fanno il loro lavoro con inappuntabile professionalità.
Peccato per la farraginosità della trama, per le incongruenze e per il finale davvero tirato per i capelli, perchè per larghi tratti il film avvince, anche se è girato con tempi e sequenze molto blande.
Le location sono davvero molto belle, come quella della casa/tenuta dei coniugi Boyd, in cui viene girata una scena di caccia alla volpe molto ben fatta, sicuramente costosa e sfarzosa.
La regia è di maniera, senza grossi fronzoli, buone le musiche di Savina.
L’inatteso ritorno di Paul De Revere
Indagine su un delitto perfetto, un film di Giuseppe Rosati. Con Joseph Cotten, Adolfo Celi, Leonard Mann, Alida Valli,Claudio Gora, Franco Ressel, Anthony Steel, Janet Agren, Gloria Guida
Giallo/Thriller, durata 90 min. – Italia 1978.
Gloria Guida – Polly
Leonard Mann – Paul De Revere
Joseph Cotten – Sir Arthur Dundee
Adolfo Celi – Sir Harold Boyd
Anthony Steel -Soprintendente Jeff Hawks
Janet Agren – Lady Gloria Boyd
Alida Valli – Lady Clementine De Revere
Franco Ressel – Sergente Phillips
Paul Muller – Gibson
Mario Novelli – Sabotatore
Regia Aaron Leviathan (Giuseppe Rosati)
Soggetto Aaron Leviathan
Sceneggiatura Aaron Leviathan
Produttore Ferry Flay
Casa di produzione C.L.C.
Distribuzione (Italia) Ciat Martino
Fotografia Jerry Delawaree
Montaggio Frank Robertson
Musiche Carlo Savina
Scenografia Robert Frogs
“Colpo di coda di un certo filone thrilling italiano con qualche ambizione (il cast internazionale) e d’impostazione classica, ma rabberciato alla meglio e infatti pieno di tempi morti e smagliature. Sprecato il grande Celi, Cotten ormai fuso, la Gloria invece è sempre un bel vedere. Leonard Mann/Manzella ora fa il medico, e diciamo che il cinema non ha perso poi tanto. Inconsistente.
Discreto giallo ereditario con meccanismo à la Agatha Christie, da cui si riprende uno dei suoi classici trucchi per nascondere l’identità dell’assassino (in realtà facilmente intuibile, anche ricordando la disposizione dei nomi nei titoli di testa). Non mancano alcuni stilemi argentiani e omicidi brutali e ingegnosi, come quello di con il pacemaker di Cotten. Apprezzabile soprattutto per il nutrito cast internazionale, che affianca la Guida al sullodato Cotten.
Cast grandioso per questo film che -com’è noto- venne interrotto e ripreso solo molto tempo dopo e senza poter disporre di tutti gli attori che sarebbero serviti. Lo sviluppo narrativo è comunque piuttosto lineare nonostante le traversie produttive, peccato solo che il film giunga ad un finale davvero inverosimile. Qualche esterno cartolinesco londinese e le solite ville romane, ovviamente. La Guida mostra il pelo, il che non è un dettaglio.
Afflitto da disavventure produttive, il film si regge su un colpo di scena finale (per altro non del tutto imprevedibile agli spettatori più scafati) assolutamente inverosimile per non dire truffaldino. Fino a quel momento la pellicola non regge malissimo (nonostante la tensione non sia certo alle stelle), ma l’epilogo rovina tutto. Curioso e ricchissimo il cast.
Film interrotto per mancanza di soldi, poi ripreso e completato (ma pare senza pagare nessuno) e in qualche modo comunque fatto uscire in sala (in alcune sequenze si usò una controfigura della Guida perchè l’attrice non era disponibile a riprendere la lavorazione). Tenta di fare il giallo all’inglese e in Inghilterra è infatti ambientato, ma si aggroviglia in una miriade di colpi di scena degni della peggior telenovela brasiliana. Per non parlare dell’evento chiave, su cui si snoda tutto il mistero: improponibile. Però il cast è eccezionale.
Giallo con un cast davvero fenomenale. Non manca nessuno: la Guida, la Agren, la Valli… e funziona anche sul versante maschile con gli ottimi Celi, Cotten (degno di nota il suo omicidio molto violento), Gora, Ressell, Tom Felleghy! C’è pure Paul Muller! La storia ha qualche punto morto e vero e il finale non convince troppo (decisamente aperto a mio avviso), ma si fa vedere. Sufficiente. Ottime musiche di Carlo Savina.
Ambientazione inglese per questo film che ricorda i gialli del passato a causa delle sue atmosfere plumbee e i guanti neri spesso in evidenza. Un intreccio industriale tra faide e morti accidentali con lo scontato sorpresone finale. Cast di buon livello ma regolato in maniera aziendale. La Guida si concede a destra e pure a manca.
Non male. Si trasporta il killer argentiano coi guanti di pelle nel giallo inglese raffinato e ne esce un discreto film stile Agatha Christie (scordatevi quindi il sangue e la violenza). Ha qualche motivo d’interesse in un’ottima fotografia e in belle scenografie, nelle piacevoli musiche di Savina e, soprattutto, nello strepitoso cast: Celi, la bella Guida (fa il sicario!), Cotten (vittima dell’unica morte un po’ violenta e sadica), Manzella, la Valli… Anche la sceneggiatura fila bene, peccato per il finale. Raffinato: Due pallini e mezzo.
Interessante giallo con commistioni in stile Agatha Christie e pseudo/argentiane (guanti di pelle neri e cappello), si fa vedere con gusto grazie ad un ottimo montaggio in grado di supplire alle traversie produttive e ai buchi di sceneggiatura sparsi qua e là. I giallisti più smaliziati scopriranno dopo un quarto d’ora chi è l’assassino e non si lasceranno certo sorprendere dal colpo di scena finale… però il risultato finale è più che dignitoso. Ottimo cast e sempre audace la Guida con un paio di nudi integrali decisamente gratuiti.”