Fico d’India
Gradevole compitino in classe del maestro Stefano Vanzina alias Steno diretto nel 1980,Fico d’India è una
commedia leggera,al limite dell’impalpabile,che si avvale della sceneggiatura di Raimondo Vianello e Sandro Continenza.
Una storiella imbastita attorno al personaggio principale,quel Renato Pozzetto star del box office nel periodo di declino del cinema
italiano,in cui a predominare sono le produzioni disimpegnate,vero e proprio simbolo degli anni ottanta,frivoli e all’insegna del riflusso.
A fare da contorno un cast di buone spalle e comprimari,come Aldo Maccione,che nel film duetta alla pari con il comico milanese,
che nell’arco di soli tre anni è impegnato in dodici produzioni,tutte di largo successo popolare.
La bellezza di turno è una splendida Gloria Guida,la cui recitazione però è ai minimi sindacali;ma in questi film quello che contava era mostrare
qualche scena di nudo,per aggiungere pepe alla storia e poco altro.In realtà non era certo richiesta una presenza o un livello recitativo alto,visto
il tenore quasi da avanspettacolo di molti di questi filmetti creati e costruiti a tavolino per raccogliere il massimo con il minimo sforzo.
Intendiamoci,Steno non è lontano dal suo standard abituale;ma la sua fase creativa è da tempo relegata negli angusti limiti della commedia leggerissima.
La storia si sviluppa attorno alle due figure principali,quella di Lorenzo Millozzi sindaco di Cavagnano,paesino del varesotto in cui l’occupazione principale sembra essere il pettegolezzo e quella di Arrigo detto Ghigo Buccilli,playboy impenitente e gran seduttore delle mogli degli ignavi maschi cavagnanesi,abili con la lingua ma evidentemente meno abili nel talamo.
Ghigo,uso a regalare alle sue prede in gonnella delle cernie con in bocca un fiore,punta la splendida moglie di Lorenzo,Lia Millozzi,senza però riuscire a fare breccia.
Così si presenta a casa sua,dove però viene colto da un infarto.
Lorenzo,per mettere a tacere uno scandalo,lo accoglie in casa e di la inizieranno per lui una serie di peripezie coronate però dalla nascita di una bella amicizia proprio con colui che voleva sedurgli la moglie.
Trama quasi inesistente,quindi,affidata all’estro e alla simpatia del comico milanese Pozzetto a cui viene affiancato un altro maestro del riso facile,Aldo Maccione.
La commedia scivola via con qualche felice intuizione e un deja vu che appare fulmineo sin dalle prime battute.
Ma tant’è…
Come detto all’inizio,a fare da contorno troviamo alcuni bravi caratteristi come Daniele Formica,la bella Licinia Lentini e un Diego Abatantuono ormai vicino al grande successo del 1982,quel Eccezzziunale… veramente che lo porterà ad essere una star del box office.
Non certo il miglior Steno,non certo un film memorabile,che però riesce a far passare con leggerezza il tempo della visione della pellicola.fra qualche risata di sano gusto e qualche fugace nudo della Guida.
Il contesto sociale è completamente trascurato,anche perchè la satira sul costume tipico del paesino pettegolo è ormai da tempo ampiamente logora.
Resta quindi alla fine poco o nulla,ma il successo ai botteghini ripaga produttore e regista e i conti tornano.
Carina la location,diligente la fotografia e le musiche di Giancarlo Chiaramello.
Un film di Steno. Con Renato Pozzetto, Gloria Guida, Aldo Maccione, Luca Sportelli, Loredana Martinez, Gianfranco Barra,
Dario Ghirardi, Diego Abatantuono, Licinia Lentini, Daniele Formica, Renato Montalbano Commedia, durata 98 min. – Italia 1980
Renato Pozzetto: Lorenzo Millozzi
Gloria Guida: Lia Millozzi
Aldo Maccione: Arrigo “Ghigo” Buccilli
Diego Abatantuono: capo delle “Belve”
Gianfranco Barra: il commissario di Polizia
Daniele Formica: Lanzarotti
Luca Sportelli: don Eusebio
Roberto Della Casa: il portiere
Néstor Garay: il fratello di Lorenzo
Dario Ghirardi: il barista
Renato Montalbano: Il dottore della compagnia assicurativa
Loredana Martinez: Marcellina, domestica di Millozzi
Licinia Lentini: la moglie di Cicognelli
Angelo Pellegrino (non accreditato): Barilotti, il segretario di Lorenzo
Daniele Vargas (non accreditato): il presidente della compagnia assicurativa
Giulio Massimini: Baldini, il vigile urbano
Regia Steno
Soggetto Steno, Renato Pozzetto, Enrico Vanzina, Sandro Continenza, Raimondo Vianello
Sceneggiatura Steno, Renato Pozzetto, Enrico Vanzina, Sandro Continenza, Raimondo Vianello
Produttore Achille Manzotti
Fotografia Carlo Carlini
Montaggio Raimondo Crociani
Musiche Giancarlo Chiaramello
Scenografia Paola Comencini
Costumi Silvio Laurenzi
Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com
B. Legnani
Commediola atipica, in cui si trova del buono e del cattivo. Buona la trovata iniziale, buono Pozzetto che angaria i dipendenti e maltratta la moglie, buono (specialmente all’inizio) Maccione e buono Barra, ma pessima la parte “en travesti”, brutto il finale, la Guida (bellissima) ai minimi storici nella recitazione, Abatantuono mediocre (si ha quasi l’impressione che la parte sua e dei suoi scagnozzi sia stata aggiunta dopo, come si si volesse rimpolpare il film!).
Guardabile, perché qualche risata la strappa, ma dalla metà in poi annoia.
Galbo
Commediola non memorabile diretta da uno dei maestri del genere (Steno) e ambientata nella fertile (in senso cinematografico) provincia italiana.
Il tema principale è infatti la popolaresca abitudine delle dicerie di paese con il sottobosco di personaggi che alla lunga rappresentano la cosa migliore del film.
Il resto è dato da gag spesso non adeguatamente calibrate e prive di grande mordente. Anche la regia appare piuttosto svogliata.
Undying
Commedia (scritta in parte dallo stesso Pozzetto) resa particolarmente gradevole per la presenza di personaggi di contorno esilaranti ed indovinati (in particolare Diego Abatantuono).
Le scene del set sono state calcate da un nutrito gruppo d’attori, presenti anche nella più “andante” commedia sexy (Barra, Maccione, Jimmy il Fenomeno, Vargas) e da questa viene prelevata, di peso, la splendida Gloria Guida. La trama è banalotta ed imbastita allo scopo di dare corso ad una serie di gag ispirate alle dicerie “quotidiane” d’un paesotto provinciale.
Puppigallo
Tenere testa a Pozzetto è un’impresa notoriamente titanica. Ma qui Maccione, se non altro, funge da ottima spalla, dandogli spesso il la per le battute, costringendo il povero Renato ad accudirlo come un bambino,
per evitare un enorme scandalo. C’è anche Abatantuono, in un ruolo marginale (teppista devoto a Little Tony), ma a farla da padroni sono i due protagonisti; e anche Gloria Guida, oltre a essere di una bellezza fuori dal comune,
interpreta bene il suo ruolo di moglie scontenta e annoiata. Qualche caduta di stile c’è (il festino in casa), ma il livello resta comunque buono. Riuscito.
Homesick
Simpatica commedia che ironizza sugli intrallazzi e i pettegolezzi della provincia, avvalendosi di un duo di tutto rispetto: Pozzetto in un ruolo finalmente un po’ diverso dal solito e Maccione nei panni di un irrefrenabile corteggiatore
(e pescatore) che danno vita a gradevolissimi battibecchi. Emerge Abatantuono come teppista notturno; piacevoli interventi di Vargas, Formica, Barra. La Guida regala nudi sempre con grande eleganza e naturalezza.
La liceale seduce i professori
Il Prof. Pasquale La Recchiuta è preside di un liceo nella cittadina di Trani.
Vive con suo nipote Arturo, ha una relazione con la bella Fedora e ha la passione per gli strumenti musicali.
A casa sua arriva all’improvviso la nipote Angela, spedita lontano da casa per permetterle di studiare con più profitto.
Ma nella classe del liceo dove la ragazza finisce non tira aria adatta agli studiosi; i ragazzi della classe passano il loro tempo organizzando scherzi e facendo di tutto per non studiare.
Angela si adegua al clima, e individuato nel professore di storia l’unica arma per evitare i fastidiosi studi, riesce a sedurlo; nel finale i ragazzi della classe affronteranno gli esami di maturità con esiti catastrofici e la stessa Angela non sfuggirebbe all’identica sorte se …
Lino Banfi e Donatella Damiani
La liceale seduce i professori è l’ennesimo capitolo che il regista Mariano Laurenti dedica al sotto filone studentesco, appartenente al filone della commedia sexy e segue altre opere di identica ispirazione, come Classe mista (1975),La compagna di banco (1977),L’insegnante va in collegio (1978) e La liceale nella classe dei ripetenti (1978), tutti film di discreto successo al botteghino e caratterizzati da una trama esilissima e giocati sull’esposizione di scherzi da caserma, linguaggio scurrile e qualche nudità della protagonista di turno sparsa qua e là.
Anche questo film non sfugge quindi ai paletti fissati per costruire film di facile presa, prodotti a basso costo e destinati ad un pubblico eterogeneo alla ricerca di qualche risata facile in un clima di totale disimpegno mentale.
Laurenti gira il film nella cittadina pugliese di Trani e questo è un merito;una location di sicuro fascino che ha il pregio di mostrare le bellezze artistiche di una località all’epoca poco conosciuta ma ricchissima di storia e di bellezze architettoniche.
I meriti si fermano qua, perchè il film è un prodotto mediocre, in cui si ride poco e quel poco è suscitato più che altro dalle performance del solito Lino Banfi, autentico mattatore del film coadiuvato da un cast di caratteristi ormai collaudato.
Si va dalla bella Gloria Guida, ancora una volta nei panni di una liceale con poca voglia di studiare attratta più che altro dal fascino maschile ad Alvaro Vitali,per l’ennesima volta bidello con il pallino della musica.
Le altre due protagoniste femminili sono la procace Donatella Damiani e Lorraine De Selle; poichè a loro non è richiesta alcuna dote di recitazione, assolvono il loro compito con sufficienza, dovendosi limitare a poche scene in cui mostrano con generosità epidermide,seni e glutei.
Siamo nel 1979, in piena crisi cinematografica e le produzioni ormai risentono della mancanza di idee e sopratutto della mancanza di soldi; anche questo prodotto è ruvido e grossolano, privo di una trama che vada oltre gli stereotipi del genere e sopratutto fine a se stesso.
Ninetto Davoli, Lino Banfi e Gloria Guida
Eppure Laurenti continuerà a girare imperterrito film macchiettistici, insistendo su un genere (la commedia sexy) ormai agonizzante e privo di validità artistiche.
Ne sono la prova i successivi prodotti,L’infermiera nella corsia dei militari (1979),La ripetente fa l’occhietto al preside (1980),La settimana bianca (1980),La settimana al mare (1980),L’onorevole con l’amante sotto il letto (1981) in cui le trame sembrano malinconicamente ricalcate in copia carbone.
Questo film è passato diverse volte in Tv per cui è facile trovare delle copie ben digitalizzate; esiste anche in formato dvd ed è facilmente reperibile in rete.
La liceale seduce i professori
Un film di Mariano Laurenti. Con Gloria Guida, Lino Banfi, Ninetto Davoli, Fabrizio Moroni, Alvaro Vitali, Carletto Sposito, Dario Silvagni, Donatella Damiani Erotico, durata 102′ min. – Italia 1979.
Lino Banfi: Prof. Pasquale La Recchiuta
Gloria Guida: Angela, nipote di Pasquale
Alvaro Vitali: Salvatore
Donatella Damiani: Irma, compagna di banco di Angela
Ninetto Davoli: Arturo
Fabrizio Moroni: Prof. Carlo Casalotti
Carletto Sposito: Prof. Caccioppo sordo
Lorraine De Selle: Fedora
Jimmy il Fenomeno: Postino/Suonatore Banda
Fernando Paone (Nando Paone):
Paola Pieracci: Proprietaria di casa
Germana Dominici: Professoressa
Gianluca Manunza: Figlio professoressa
Ermelinda De Felice: Baby sitter del figlio prof.ssa
Regia Mariano Laurenti
Soggetto Mariano Laurenti, Francesco Milizia
Sceneggiatura Mariano Laurenti, Francesco Milizia
Casa di produzione Dania
Fotografia Federico Zanni
Montaggio Alberto Moriani
Musiche Gianni Ferrio
Scenografia Elio Micheli
La minorenne
Turbe adolescenziali di Valeria, ragazza di buona famiglia che è tormentata ( o forse anche oniricamente compiaciuta) da sogni erotici estremi; le cose per lei non cambiano nemmeno in un collegio di suore, visto che i sogni continuano.
Nella vita cosciente Valeria è una ragazza qualsiasi, alle prese con i problemi delle adolescenti; sogna l’amore pulito e persone di cui fidarsi, ma inevitabilmente va incontro a delusioni.
Gloria Guida
A casa la situazione è ancora peggiore: suo padre è un industrialotto mentre la sua seducente madre è una casalinga che non disdegna avventure extra coniugali, come del resto il marito. A completare il poco edificante quadretto di famiglia ci si mette il fratello, un tipaccio che non esita a mostrare Valeria nuda agli amici (mentre naturalmente si fa il bagno).
Così Valeria è costretta a sorbirsi delusioni di ogni genere, poichè si muove in un ambiente che ha dei limiti morali molto marcati e nei quali il suo desiderio di purezza si infrange come un onda sullo scoglio.
Ma alla fine, dopo esperienze e inevitabili delusioni, anche per lei arriverà il coronamento dei sogni amorosi.
A La minorenne, diretto da Silvio Amadio nel 1974 va riconosciuto un solo merito: quello di aver lanciato la allora sconosciuta Gloria Guida e di averla svelata (anche in senso biblico) come attrice di filmetti sexy e come bellezza ruspante dal fisico appetitoso.
Di per se il film infatti non presenta alcun motivo di interesse; la trama è assolutamente inconsistente, i dialoghi sono a dir poco imbarazzanti e la velatissima critica sociale finisce per essere sommersa da un contesto generale nel quale predomina la noia.
Si passa dai sogni erotici di Valeria, che variano dallo stupro di gruppo al sogno ad occhi aperti che vede protagonista il medico che visita le studentesse del convitto di suore dove studia la ragazza per concludersi con le squallide visioni degli amici di suo fratello, che la espone inconsapevolmente nuda agli amici allupati.
Va da se che con queste premesse il film non può che collocarsi nel largo spazio in cui finirono tantissimi prodotti del periodo centrale degli anni settanta, quando i registi scoprirono che con due lire era possibile creare dei filmetti fatti in casa e raggranellare un bel pacco di milioni.
Silvio Amadio, regista di Frascati morto nel 1995 si era fatto una robusta fama di regista specializzato in commedie sexy a basso costo;
suoi erano prodotti come …E si salvò solo l’aretino Pietro con una mano avanti e l’altra dietro, Come fu che Masuccio Salernitano, fuggendo con le brache in mano, riuscì a conservarlo sano del florido filone dei decamerotici o thriller pruriginosi come Alla ricerca del piacere e Il sorriso della iena.
In questo film Amadio si limita a guadagnarsi la pagnotta sfruttando al meglio le notevoli doti fisiche di Gloria Guida, ancora fisicamente acerba ma già in possesso di quelle caratteristiche che finiranno per risultare determinanti nella sua carriera.
Ed è proprio l’attrice meranese l’unico motivo di interesse del film; la sua forte presenza scenica fa in qualche modo dimenticare i farneticanti dialoghi di cui è costellata la pellicola, che in alcuni momenti risultano talmente pretestuosi da innervosire lo spettatore.
Perchè girare una commediola sexy in cu tutto è scopertamente e smaccatamente chiaro e contemporaneamente strizzare l’occhio ad una denuncia dei mali della borghesia se non si vuole scavare in profondità?
Poichè le scenette sexy, i sogni erotici hanno la meglio su tutto il resto appare chiaro come la sceneggiatura dell’ineffabile Piero Regnoli punti solo ed esclusivamente agli istinti pruriginosi dello spettatore con buona pace di tutto il resto.
Regnoli ha sceneggiato oltre un centinaio di film i cui titoli dicono tutto sulla sua chiamiamola specializzazione cinematografica: si va dal mitico Elena si, ma di Troia a Quella età maliziosa passando per Le dolci zie, L’educanda e tantissimi altri prodotti della commedia sexy italiana.
Una sceneggiatura a due mani fatta da Amadio e Regnoli quindi era garanzia di morbosità, cosa che puntualmente venne applicata e sfruttata in La minorenne, a cui si può alla fine riconoscere l’unico punto di forza di una bellissima fotografia e una discreta base musicale opera di Pregadio.
In definitiva, filmetto senza pretese e senza nemmeno la presenza di attori di qualche carisma, fatta salva la comparsata di Corrado Pani impegnato a rastrellare qualche soldo senza eccessiva fatica.
La minorenne
Un film di Silvio Amadio. Con Gloria Guida, Corrado Pani, Fabrizio Moroni, Rosemarie Dexter, Giacomo Rossi Stuart, Giulio Donnini, Marco Guglielmi, Gabriella Lepori, Mario Garriba, Luciano Rossi Erotico, durata 89 min. – Italia 1974.
Gloria Guida: Valeria
Corrado Pani: l’artista alternativo
Silvio Spaccesi: lo zio sacerdote di Valeria
Giacomo Rossi Stuart: l’amico cinico di famiglia
Marco Guglielmi: padre di Valeria
Nino Scardina: l’assistente dello zio sacerdote
Regia Silvio Amadio
Sceneggiatura Silvio Amadio, Pietro Regnoli
Fotografia Antonio Maccoppi
Montaggio Silvio Amadio
Casa di produzione Domizia
Musiche Roberto Pregadio
La novizia
L’anziano Don Nini, dopo una vita spesa a correre dietro le sottane, arriva sulla soglia della morte.
Il giovane Vittorio suo nipote torna così in Sicilia per raccogliere le ultime volontà del nonno, che sembra intenzionato a lasciare i suoi beni alle donne che ha sedotto.
Nell’attesa che arrivi l’ultimo atto, Vittorio folleggia per il paese in compagnia di due suoi amici, gozzovigliando e tentando di sedurre Nunziata, una sua ex ragazza ora sposata al ricco Concetto, che però essendo impotente la lascia in preda ai fremiti della carne.
A consolare la bella Nunziata ovviamente provvede Vittorio, che si invaghisce anche di Suor Immacolata, una novizia chiamata a vegliare le ultime ore di Don Nini.
Alla fine, Vittorio riesce a cogliere il frutto proibito, mentre suo zio muore.
Femi Benussi
Gloria Guida
La ragazza, ormai priva della sua verginità, decide di tornare a casa e Vittorio la segue: mentre i due amoreggiano nei prati in fiore….
Commediaccia insulsa e priva di uno straccio di sceneggiatura, infarcita dai tristi e abusati luoghi comuni del machismo siculo, che vanno dal solito e immancabile nonno puttaniere all’ altrettanto immancabile nipotino galletto passando per la mogliettina affetta da marito impotente e pruriti sessuali, La novizia, diretto da Giuliano Biagetti nel 1975 è un prodotto inguardabile sotto ogni punto di vista.
Tralasciando l’assurdità della sceneggiatura, che raggiunge il suo punto più basso nel colpo di coda finale, che vorrebbe forse dare un senso ad un’ora e mezza di film di una noia insopportabile, questo prodotto si segnala solo per qualche scenetta bucolica/erotica nel finale, quando una splendida e assolutamente inespressiva Gloria Guida si spoglia in un magnifico campo (questo si bello) e si mette a correre completamente nuda regalando ai suoi fan qualche istante da ricordare.
Il resto è di una pochezza impressionante, complice anche le performance da dimenticare di Gino Milli (che recita da cani nei panni dell’allupato Vittorio) e di tutto il cast, ben al di sotto di una sufficienza che comunque non è raggiunta da nessuna delle componenti del film.
Quello che imbarazza di più è la visione di una Sicilia piena di luoghi comuni, presentata come un ensemble di galletti in preda a furori erotici e a donnine di facili costumi afflitte da mariti impotenti o fidanzati scarsamente premurosi.
Lionel Stander
In questo bailamme di situazioni mille volte già viste, tra dialoghi da pelle d’oca e noia insopprimibile, scompare anche l’unico elemento che avrebbe potuto in qualche modo giustificare il film, ovvero un erotismo almeno di facciata.
Viceversa, a parte l’elemento profondamente blasfemo dell’incapricciatura di Vittorio per la giovane novizia e conseguente scena finale già descritta e un paio di fugacissimi nudi dell’immancabile Femi Benussi, il film altro non offre se non una sciattezza e una noia raramente viste in altri prodotti della serie dei B movies della commedia sexy.
Un naufragio in piena regola, quindi, dal quale è impossibile salvare una qualsiasi cosa.
Da brividi poi le interpretazioni e i ruoli affidati ai due sciagurati compagni di gozzoviglie di Vittorio, ovvero Fiore Altoviti che interpreta Rodolfo e Beppe Loparco che interpreta Saretto, autori di una performance indimenticabile in senso negativo; dopo qualche secondo, e precisamente subito dopo la scena dell’arrivo di Vittorio in paese con i due amici che lo attendono in stazione e conseguente trasferimento in auto verso lo stesso, si capisce di essere incappati in un qualcosa che metterà a dura prova la nostra pazienza e sopratutto le nostre palpebre.
Lo svolgimento purtroppo conferma tutto il peggio; in ultimo, da segnalare Lionel Stander assolutamente insopportabile in un ruolo che ricorda purtroppo in senso negativo il personaggio del Barone Castorini in Paolo il caldo.
In questo film l’atmosfera del romanzo di Brancati ricreata dal pessimo Giuliano Biagetti, regista anche del Decameroticus, non esiste in nessuna inquadratura e non si respira in nessuna scena.
Un film da scansare ad ogni costo, da evitare come una malattia perniciosa.
La novizia, un film di Giuliano Biagetti (come Pier Giorgio Ferretti). Con Femi Benussi, Gloria Guida, Lionel Stander, Gino Milli, Fiore Altoviti Erotico, durata 95 min. – Italia 1975.
Gloria Guida … Maria, la novizia Suor Immacolata
Gino Milli … Vittorio
Femi Benussi … Nunziata
Fiore Altoviti … Rodolfo
Beppe Loparco … Saretto
Maria Pia Conte … Franca
Vera Drudi … Agatha
Lionel Stander … Don Nini
Regia Giuliano Biagetti
Soggetto Giuliano Biagetti, Giorgio Mariuzzo
Sceneggiatura Giuliano Biagetti, Giorgio Mariuzzo
Casa di produzione Bipa
Fotografia Franco Villa
Montaggio Alberto Moriani
Musiche Berto Pisano
Le recensioni appartengono al sito http://www.davinotti.com
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Pazzesco filmetto ambientato in Sicilia (ma girato sulle colline laziali), che presenta un “deus ex machina” fra i più folli della storia mondiale del cinema, col quale, e dopo il quale, affonda tutto quello che di decente (poco) s’era visto fino a quel momento. Guida mal diretta, Benussi brava nello zoccoleggiare, Stander eccessivo come sempre nel fare il libertino (come nell’altrettanto inguardabile Innocenza e turbamento), Gino Milli neanche male. Dimenticavo: pazzesco pure l’ultimo minuto di film
Sembra di assistere allo stesso plot de L’Infermiera (con Ursula Andress diretta, il medesimo anno, da Nello Rossati), ma portato malamente sullo schermo e reso poco gradevole per via di un finale inatteso (quanto forzato). Al centro del film la morale religiosa -che ben si prestava ad una lettura più attenta- cede il posto alle (notevoli) presenze fisiche di Femi Benussi e della Guida, quest’ultima destinata a rivestire, nel periodo, ruoli blasfemi quando non tragici. Brutti dialoghi e doppiaggio scadente peggiorano ulteriormente il risultato.
Indigesta ennesima variazione sul tema degli ingravidabalconi siciliani (© Brancati, indegnamente citato nel film), il terribile Milli e altri due cagnacci, con Stander a pilota automatico innestato nell’eterno ruolo del vechio erotomane, la Benussi mignottona e la Guida novizia appunto con pruriti. Quando il pesante salmo sembra finire in Gloria, ecco una trovata delirante che vorrebbe dare al tutto un sapore di critica sociale: gli artefici meriterebbero analogo trattamento.
Grossolana commedia siculo-veneta che lascia infastiditi per l’alto tasso di ingenuità, stereotipi e forzature che la pervade: lo zio vecchio e satiro, la moglie vogliosa, la novizia con poca vocazione e tanta voglia di vivere, il triangolo lui-lei-Dio, le inflessioni dialettali…Ci si diverte poco o nulla; l’unica delizia è nel finale agreste con l’allegro nudo integrale della Guida, prima dell’insulsa “trovata” conclusiva…
Noioso film erotico che relega la Guida ad un ruolo perfino marginale (nei primi 40′ si vede solo due o tre volte per una manciata di secondi complessivi) e che stiracchia una storiella da cortometraggio all’inverosimile. Gino Milli ritorna al paesello dopo 6 anni,e per un po’ vitelloneggia con due amici finché la visione prolungata di una novizia con le fattezze della Gloria nazionale non lo distrarrà leggermente. Il finale sembra quasi improvvisato in fase di montaggio, tanto è assurdo e slegato dal resto della pellicola. Boh.
Noioso. Tre ragazzi siciliani passano il loro tempo a donne: uno di loro è il nipote di un vecchio erotomane e conoscerà una novizia che nasconde un segreto… Troppo noioso, attori non proprio eccezionali (anche Stander delude), per non parlare poi della sopresa finale… Mediocre, tendente allo scarso.
Bruttino, se non peggio. Pessimo l’inizio e leggermente meglio il resto, che però resta su un livello che mette addosso ogni tanto una certa sgradevolezza, dovuta anche a una sciatteria di fondo. Doppiato tra l’altro in modo che più ingenuo non si può (paese siciliano, suora veneta, farmacista bolognese…). Definire i due amici del protagonista “insopportabili” è come far loro un complimento. Finale tragico (tipico dell’epoca) piuttosto forzato. Decisamente il peggior film con la Guida che abbia mai visto.
Dopo un’oretta abbastanza noiosa il film si risolleva, ovviamente, nel momento in cui la novizia Gloria Guida comincia a denudarsi. L’ultima mezz’ora è decisamente in crescendo e culmina nel tragico e inatteso finale agreste/bucolico. Cast loffio, si salva solo la (al solito) zoccoleggiante Benussi. Insomma, un film solo per amanti all’ultimo stadio della bionda Guida che, nei panni (pochi) di infermiera di notte, farà molto meglio negli anni successivi…
Il gatto mammone
Rosalia e Lollo formano una bella coppia a cui tutto sembra sorridere; hanno un tenore di vita alto, hanno una bella casa, Lollo è un piccolo industriale e quindi tutto sembrerebbe filare per il meglio.
Ma Lollo ha un cruccio; nonostante i suoi “sforzi”, non riesce a diventare padre.
Il che per lui, siciliano di nascita e di cultura, è un autentico dramma aggravato dalle visioni del padre che lo rimprovera per non essere capace di mettere al mondo il tanto sospirato erede.
Rossana Podestà interpreta Rosalia
In accordo con sua moglie, stufa dei continui lamenti del marito, Lollo si decide a frequentare altre donne, senza però riuscire nell’intento.
Poi trova la soluzione: porta in casa una giovane ragazza madre, Marietta, alla quale propone soldi e una sistemazione sicura in cambio di un figlio.
La ragazza accetta e per Lollo inizia un surmenage che sembra culminare nel raggiungimento dei suoi sogni; vede apparire infatti la figura di suo padre dal mare che gli conferma che diverrà padre.
E in realtà diverrà papa di un bel bambino, ma non per merito suo: Rosalia, sua moglie, stanca dell’ossessione del marito, si procura un amante e resta incinta, mostrando a suo marito che la sterilità non era da addebitare a lei ma a lui.
Finale adeguato…
Il gatto mammone, diretto da Nando Cicero nel 1975, è una commediola sexy (erotica è davvero troppo) imbastita attorno al personaggio del gallo meridionale tante volte interpretato da Lando Buzzanca, star assoluta delle commedie sexy di inizi anni 70.
L’attore palermitano diventa protagonista assoluto (come tante altre volte) della pellicola, infarcita as usual di tanti luoghi comuni da poter essere definito un compendio degli stessi.
C’è il solito galletto arricchito convinto che tutto gli sia dovuto, l’ansia tipica del siciliano (così come descritta purtroppo tante volte in altri film) di dare un erede alla sua famiglia, la moglie che tacitamente acconsente e infine il colpo di scena (abusato troppe volte) della sterilità non imputabile alla moglie ma a lui.
In mezzo, un film che non decolla mai, abbellito solo dalle presenze della splendida Rossana Podestà e da quella di una Gloria Guida che passa parecchio del suo tempo in una doccia, dimostrando di poter rivaleggiare con la Fenech, l’attrice più pulita dello schermo (secondo una definizione di un critico dell’epoca)
La regia di Nando Cicero, reduce dall’ottima prova di Ultimo tango a Zagarolo e da quella meno riuscita di Bella, ricca, lieve difetto fisico cerca anima gemella non si segnala per nulla di particolarmente interessante.
Il film, che vede nelle firme della sceneggiatura la presenza di Raimondo Vianello, è un contenitore (vuoto) di cose viste e riviste, inclusi tutti i luoghi comuni citati e qualche volgarità di troppo.
Le scene comiche latitano, per cui non si può nemmeno parlare di un film costruito per scatenare risate; il massimo della comicità (di bassa lega) è espressa da una scena in cui Lollo, dopo aver consumato l’atto d’amore con una annoiata Marietta, esce sul balcone e vede la figura del padre sorgere dal mare e sorridere. Lui grida “sarò padre” e un vicino, uscito anch’egli sul balcone, lo manderà volgarmente a …….
Questo è il massimo di comicità espresso dal film, a cui il regista nato in Eritrea tenta inutilmente di dare un’anima.
Non è un film inguardabile, quanto piuttosto un maldestro tentativo di ironizzare sui soliti luoghi comuni attribuiti ai siciliani.
Non a caso il papa di Lollo porta la coppola….
Il gatto mammone, un film di Nando Cicero. Con Rossana Podestà, Gloria Guida, Lando Buzzanca, Umberto Spadaro, Adriana Facchetti, Franco Giacobini, Tiberio Murgia, Franco Lantieri, Renzo Marignano
Commedia, durata 95 min. – Italia 1975.
Lando Buzzanca … Lollo
Rossana Podestà … Rosalia
Gloria Guida … Marietta
Ermelinda De Felice …Suora
Grazia Di Marzà … Madre di Rosalia
Franco Giacobini … Prete
Franco Lantieri … Amico di Lollo
Sofia Lusy … La vedova
Renzo Marignano … L’urologo
Tiberio Murgia … Zingaro
Umberto Spadaro … Dottore
Regia: Nando Cicero
Soggetto: Francesco Longo
Sceneggiatura: Raimondo Vianello e Sandro Continenza
Musiche: Carlo Rustichelli
Casa di produzione: Medusa Cinematografica
Distribuzione : Medusa Distribuzione
Fotografia : Alfio Contini
Montaggio : Renato Cinquini
Le recensioni qui sotto appartengono al sito http://www.davinotti.com
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Semideludente. Buzzanca in forma, ma il film, monocorde, non mantiene le promesse. La Guida è al primo film non VM18. Come in L’arbitro c’è l’imitazione mussoliniana: “L’uomo… non è uomo… se non è PADRE!!!”. La musica delle apparizioni del padre è quella dell’inizio delle trasmissioni RAI. La trovata del training autogeno viene dal fatto che la prima squadra a realizzarlo, all’epoca, era stato il Cesena,
Tipicamente ciceriano, cioè a dire svincolato dal genere per via di un impianto surreale (le apparizioni) e per la presenza di brutti (e sovente sfigati) figuri. Buzzanca è ben immerso nella parte e la Guida è alla sua massima forma (fisica, purtroppo non artistica) che viene affiancata a quella della bella e brava Rossana Podestà. C’è anche Tiberio Murgia che aggiunge un tocco di stravaganza al tutto (come sempre). Riuscito solo a metà…
Brillante prova di Buzzanca con Cicero, ben serviti da una sceneggiatura di Vianello e Continenza che, pur con le inevitabili concessioni ai cliché, valorizza l’estro dello scatenato Lando (in una delle sue riuscite migliori) e crea i presupposti per gli eccessi di Cicero, la parte migliore del suo cinema, che si sfrena ad esempio nella strepitosa sequenza ambientata nell’abitazione della subumana fattrice, o nelle apparizioni del babbo. La Guida è un pezzo di legno, ma che bel pezzo (terribile, ma appropriato, il doppiaggio veneto).
Sguaiata commedia alla siciliana che, dopo un rapido, divertente inizio (l’incubo di Buzzanca) scende sempre di più, fino a precipitare del tutto. Colpa di una trama sterile e ripetitiva e di un cattivo gusto generalizzato, insopportabile nelle sequenze in cui compare la vedova e le cacofonie “pierinesche” di casa sua. Anche le apparizioni del padre del protagonista stancano presto. Buzzanca e la Guida ripropongono i consueti ruoli, per cui la sola ragion d’essere è la bellissima Podestà con il suo physique du rôle da donna sicula.
Commedia erotica poco entusiasmante. La buona idea di partenza viene sviluppata nel modo più banale possibile, e i momenti divertenti scarseggiano. Discrete le ambientazioni, anche se la regia appare piuttosto rozza e banale. Buoni gli attori: Buzzanca, in una parte simile a molte altre, funziona bene; bravissima la Podestà, forse la migliore del cast; Gloria Guida, anche se ha dato di meglio (forse anche per il ruolo secondario che ricopre) è sempre uno spettacolo. Discreta la colonna sonora.
La ragazzina
Monica è una bellissima ragazza sedicenne, sogno proibito dei suoi coetanei ma non solo.
Nella zona di Lignano Sabbiadoro tutti conoscono quella ragazza così bella e all’apparenza disponibile.
Il più assiduo nel farle la corte è Leo, che però ha anche un secondo fine; il giovane infatti rimedia ragazzine ai maturi signori della zona, che “recluta” subito dopo averle sedotte.
Monica però ha altre mire; è segretamente attratta dal suo professore di storia dell’arte, che contemporaneamente ha una relazione con la bella moglie di un ricco avvocato.
Gloria Guida è Monica
Il quale a sua volta ha messo gli occhi su Monica e si rivolge a Leo per tentare di avere il suo sogno proibito; finale che accontenta tutti.
Trama esilissima per un film davvero debole, quella di La ragazzina, film diretto da Mario Imperoli nel 1974.
Il regista dirige la sexy star Gloria Guida alla sua prima apparizione cinematografica; la diciannovenne attrice di Merano è bella e sexy, ma anche decisamente acerba a livello recitativo e lo dimostra in questo esordio in cui non è neanche aiutata da una trama convincente.
Nei due fotogrammi, Colette Descombes, Sandra
Se il ruolo di minorenne ninfetta sembra cucito sulla sua pelle, la Guida, aiutata anche da un corpo voluttuoso e peccaminoso diventa l’ideale sexy dello spettatore, ma nient’altro.
Chi si reca a vedere film come questo lo fa solo per la sua presenza, vista la scadente qualità della pellicola e l’imbarazzante esiguità della trama.
Forse è vero che la Guida da sola valesse il prezzo del biglietto, ma viene da chiedersi anche il perchè di scelte così penalizzanti a livello di sceneggiatura.
Questo film non si segnala per alcuna dote, visto che non presenta alcun elemento di interesse ne tantomeno un cast che possa risollevare il prodotto finale.
A parte la Guida, nel film compaiono illustri carneadi come Colette Descombes e gli inespressivi Andrés Resino e Gianluigi Chirizzi.
Così alla fine si va via dal cinema ( o più frequentemente dalla visione televisiva) con un senso insopprimibile di noia; una sensazione che si ripeterà spesso davanti alla visione di buona parte delle commedie sexy degli anni settanta, rabberciate sia nel cast che nelle sceneggiature.
Mario Imperoli, regista di mediocre valore, destinato anche a scomparire prematuramente nel 1977 a soli 46 anni, non si segnala per nessun merito particolare.
L’unico film più o meno passabile lo girerà l’anno successivo; si tratta di Le dolci zie, altro prodotto della comedia sexy all’italiana.
Null’altro da segnalare, se non il velleitario tentativo da parte del regista di “colorare” con un accento critico il dorato e ipocrita mondo della provincia italiana.
Il tutto senza nerbo e senza vera convinzione, in fondo.
La ragazzina, un film di Mario Imperoli. Con Colette Descombes, Gloria Guida, Audres Resino, Paolo Carlini Erotico, durata 90 min. – Italia 1974.
Gloria Guida … Monica
Colette Descombes … Sandra Moroni
Andrés Resino …Prof. Bruno De Angelis
Gianluigi Chirizzi …Leo
Paolo Carlini … Avv. Massimo Moroni
Regia :Mario Imperoli
Sceneggiatura: Arpad DeRiso, Mario Imperoli
Musiche: Nico Fidenco
Editing: Sandro Lena
La locandina tedesca
La soundtrack del film
Le recensioni qui sotto appartengono al sito http://www.davinotti.com
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
La ragazzina (una sedicenne) del titolo è talmente graziosa che genera, tra i compagni di scuola e, non di meno, tra gli insegnanti, una certa rivalità, dettata dal desiderio di poterne entrare in “buona grazia”. Al di là dell’acerba e genuina bellezza della Guida, qua allo zenit della forma fisica, il lavoro di Imperoli non rifuge dal dramma, ben espresso in un finale con risvolti dalle tinte “maledette”. Il film, pur modesto, ha inoltre il pregio di “codificare” e lanciare (e a suo modo segnare) il ruolo che poi la bella attrice sarà costretta a ricoprire, ex novo, in rapida successione.
Modesto e superficiale, sia nelle scene erotiche che nella descrizione delle frivolezze dell’ozioso mondo borghese. Esordio di un’adolescenziale Guida in questo film di Imperoli dedicato alla scoperta della femminilità, subito presa di mira dalle voglie dei soliti personaggi infami ed approfittatori. La Guida condivide i suoi nudi con quelli della conturbante e bellissima Descombes. Imperoli saprà fare molto meglio l’anno dopo con Blue jeans.
Una storia piuttosto stereotipata sull’impatto di una fanciulla in fiore su una piccola comunità borghese, girata senza troppi vezzi formali, è il pretesto per lanciare la splendida Gloria Guida che in quegli anni muove i primi passi inematografici. Imperoli, come negli stessi anni Amadio, le cuce addosso il ruolo della giovane moderatamente estroversa e ribelle (oltre che nuda), nel contesto di un blando film erotico adolescenziale. È un cliché da cui Gloria non saprà quasi mai affrancarsi, anche perché raramente avrà l’opportunità di farlo.
L’infermiera di notte
Nicola Pischella è un noto dentista con uno studio in una cittadina del sud della Puglia; esuberante, l’uomo ha un’amante fissa e spesso cerca l’avventura facile con qualche sua cliente particolarmente disponibile.
L’uomo ha anche moglie e figlio; mentre la prima, Lucia, è sempre sul chi vive conoscendo la vivacità del marito, il figlio Carlo sembra non aver ereditato la passione del padre per le gonnelle.
Carlo infatti dedica quasi tutto il suo tempo allo studio.
La routine famigliare viene devastata dall’improvviso arrivo di Saverio Baghetti, zio della moglie di Nicola, che apparentemente sembra essere in fin di vita.
Nicola e Lucia lo accolgono con calore essendo l’uomo ricchissimo e sperando ovviamente in un lascito a loro favore; per vegliare sull’uomo viene anche assunta una giovane e affascinante infermiera, Angela Della Torre, che viene ben presto insidiata dagli uomini di casa.
Sia Nicola, sempre irresistibilmente attratto dalle donne, sia l’anziano e finto moribondo Saverio infatti attentano alle virtù della spigliata ragazza, ma l’unico a goderne i favori alla fine sarà proprio Carlo che farà breccia nel cuore di Angela grazie anche alla sua riservatezza.
Intanto in casa Pischella lo zio Saverio sembra alla ricerca di qualcosa; quel qualcosa è un diamante dal valore immenso che il vero Saverio ha nascosto in un lampadario che ora è in casa dei Pischella.
L’uomo che ha assunto l’identità dello zio Saverio è in effetti un volgare ladro, di nome Alfredo che ha appreso dal vero Saverio dell’esistenza del favoloso diamante.
Dopo varie peripezie, sarà proprio Carlo a beffare tutti e a impadronirsi del diamante, che andrà a godersi con la bella Angela.
L’infermiera di notte, film del 1979 diretto da Mariano Laurenti, autore di diversi “classici” della commedia sexy come Il vizio di famiglia, Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda, La bella Antonia, prima Monica e poi Dimonia, L’insegnante va in collegio ecc. è un film che non si discosta molto dagli altri prodotti seriali girati nel periodo di massimo fulgore del genere, che ebbe un notevole successo negli anni a cavallo tra il 1975 e il 1980.
E’ anche uno dei pochi prodotti di discreto livello della commedia sexy, ormai in fase di stanca e sopratutto in fase di ripetitività infinita.
Se la trama non è particolarmente originale, il film si segnala quanto meno per una certa eleganza formale e per la mancanza dei soliti elementi pecorecci; ci sono i canonici nudi femminili, affidati alle bellissime interpreti del film, ovvero Gloria Guida, Paola Senatore, Annamaria Clementi, ma non sono mai volgari.
Il cast è costituito da molti dei caratteristi che fecero la fortuna del genere; si va da Lino Banfi, il solito impenitente donnaiolo anche un tantino sfigato alla professionale Francesca Romana Coluzzi, passando per Mario Carotenuto, il furfante che si introduce in casa Pischella per rubare il diamante all’immancabile Alvaro Vitali che interpreta l’allupato Peppino,braccio destro di Nicola.
Nel cast c’è anche l’immancabile Jimmy il Fenomeno; la location è sicuramente da apprezzare, una Puglia da cartolina incluso il ristorante Grotta Palazzese di Polignano, celebre per la sua magnifica veduta sulle scogliere della ridente cittadina in provincia di Bari.
L’infermiera di notte, un film di Mariano Laurenti. Con Gloria Guida, Leo Colonna, Alvaro Vitali, Mario Carotenuto, Paola Senatore,Lino Banfi, Francesca Romana Coluzzi, Lucio Montanaro
Commedia sexy, durata 95 min. – Italia 1979.
Lino Banfi … Nicola Pischella
Gloria Guida … Angela Della Torre
Alvaro Vitali … Peppino
Leo Colonna … Carlo Pischella
Mario Carotenuto … Zio Saverio / Alfredo
Annamaria Clementi … Moglie del pugile
Lucio Montanaro … D.J.
Ermelinda De Felice … Regina, la Cameriera
Vittoria Di Silverio … Zia di Angela
Jimmy il Fenomeno … Postino
Francesca Romana Coluzzi … Lucia moglie di Nicola
Paola Senatore … Zaira amante di Nicola
Regia: Mariano Laurenti
Sceneggiatura: Mariano Laurenti, Franco Milizia
Musiche: Gianni Ferrio
Costumi: Silvio Laurenzi
Editing: Alberto Moriani
Le recensioni appartengono al sito http://www.davinotti.com
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
La Guida è splendida, il film molto meno. Per arrivare a 90’ Gloria canta e balla. La storia (di Milizia e di Laurenti) è poca cosa. La “vis” del film sta tutta in un grande Lino Banfi, visto che Carotenuto ha meno spazio e meno battute. La Senatore e la Clementi si spogliano e basta. Trionfo di Pejo, J&B, Fernet Branca, Punt e Mes. Come se non bastasse, sugli scudi una discoteca di Ceglie ed un ristorante di Polignano…
Commedia sexy all’italiana di media qualità (a firmarne la regia non è Sergio Martino, ma nemmeno Michele M. Tarantini). Come sempre a tenere dèsta l’attenzione e smuovere qualche spontanea risata è l’inimitabile Banfi prima maniera (qui nei panni di “dentista” sui generìs), mentre l’occhio trae giovamento dalle perfette curve dell’acerba Gloria Guida (memorabile la scena con il termosifone e Banfi nascosto alla finestra). Resta titolo dignitoso, in grado di divertire per 90 minuti, al quale la Guida ha posto (come sugli altri) il vèto assoluto.
Bella prova di commedia erotica italiana: vivacissima, senza inutili volgarità, ideale per una serata divertente e serena. La Guida, la Senatore e la Clementi sono al top della bellezza, affiancate da un impareggiabile terzetto di caratteristi (Banfi, Carotenuto, Vitali), cui si aggiunge la simpatia della Coluzzi.
Riuscita commedia di Laurenti con la Guida a spogliarsi e la coppia Banfi-Vitali che provvede alla parte comica (ma non dimentichiamo il grande Mario Carotenuto). Il meccanismo funziona bene, sono poche le digressioni inutili (giusto le canzoni della bionda protagonista in discoteca), mentre il dentista perennemente “ingriféto” interpretato da Banfi resterà uno dei suoi ruoli memorabili… Lo strano intreccio da giallo che accompagna la storia principale poteva anche essere evitato, a mio avviso.
Non basta piazzare un pur volenteroso e scoppiettante Banfi come baricentro e sperare/aspettare che attorno alle sue prestazioni il film si faccia da sé. Un film è fatto anche di cura registica, di una sceneggiatura, di idee e di un ritmo capace di scandirle e sostenerle; tutte cose che a Laurenti paiono volare parecchi metri sopra la testa quando prova a dirigerne uno. Per chi è di facilissimi contentini.
Commedia sexy esemplare, per tempi comici e tecnica. Mai volgare e tenuta benissimo nonostante la semplicità dello spunto, ha un parco attori in stato di grazia, soprattutto Banfi e Carotenuto, capaci di veri pezzi di bravura, così come il regista Laurenti, che inanella disinvolto sequenze perfette, arrivando addirittura a far fare un campo-controcampo tra Banfi e Leo Colonna che parlano tra loro agli attori stessi, cambiando la loro posizione durante il dialogo. Gloria Guida non si discute, una dea, e in più canta la cultissima “La musica è”.
Commedia scollacciata infermieristica che appartiene all’ultimo periodo in cui la stessa ebbe popolarità. Banfi divertente, ma tutto sommato riprende il suo solito repertorio alla “Totò della Puglia”; in ogni caso tiene in piedi il film. Carotenuto simpatico, ma il suo personaggio appare stucchevole e fine a se stesso. Bellissima ed in doppia versione infermiera-diva della disco Anni Settanta la Guida, qui nelle ultime apparizioni nella commediaccia di serie B prima dell’imminente incontro con Dorelli e relativo avanzamento alla commedia di serie A.
Sicuramente non uno dei nostri migliori film scollacciati. Tutto il film si sorregge sulle spalle di Banfi che, pur in forma, propina i suoi soliti tic e giochi di parole, pur tuttavia senza annoiare. La Guida è meno genuina e simpatica del solito e questo stona. Carotenuto non brilla come altrove così come Vitali. La Senatore in gran forma! I siparietti musicarelli della Guida, ripeto qui spocchiosa oltre modo, suonano molto come un tentativo di allungare la minestra! Vedibile ma nulla più!
Divertente commedia sexy, forse la migliore del periodo. Diretta dall’esperto Laurenti con mano felice, si avvale di un copione leggero ma abile nell’evitare i cliche del genere, con battute e situazioni azzeccate e un cast particolarmente affiatato. Banfi e Vitali sono in grande spolvero, Carotenuto è immenso come sempre, la Coluzzi esilarante, la Guida splendida come non mai. Grande apparizione del mitico Jimmy Il Fenomeno.
Gente che scappa dagli armadi e da sotto ai letti, quindi ancora una inutile storiella d’amore tra la bellissima Guida all’apice del successo (anche se sensualmente vale di piu la sempre nuda Clementi) e il giovane sfigato di turno come contorno a gag spesso efficaci e comunque con meno volgarità del solito; non molti caratteristi minori (si segnalano graziosi Jimmy Fenomeno e Lucio Montanaro) ma ancora è Lino Banfi il motore umoristico, ciò per cui il film vale la pena d’esser visto; Vitali incassa schiaffi da far concorrenza a Bombolo…
Tre lampi: Carotenuto a letto che tenta di sedurre la bellissima Guida, Banfi che anela alla medesima cosa, Origene Soffrano alias Jimmy il fenomeno che fa il postino alquanto ottusetto. Ecco in estrema sintesi la pellicola, condita di erotismo raffinato, beandosi della grazia ed eleganza di una sensuale Gloria Guida e della vis comica di un “zio” Lino sempre in forma (non fisica!) perfetta. Da vedere assolutamente.
Paninazzo iperfarcito:c’è un intrigo truffaldino, un flirt tra ragazzi, una gara di ballo, un’esibizione canora della Guida, un’amante trascurata che cornifica Banfi con Vitali, la moglie del pugile che vuole cornificare il marito col figlio di Banfi… Ma soprattutto c’è Banfi, e le scene cult sono poi solo tre: Banfi e il portalettere, Banfi e il trucchetto della stufa, Banfi che tenta di sedurre Vitali che si è travestito da Guida. Carotenuto è un po’ sacrificato. Molto divertente, nell’insieme.
Esagererò evidentemente, ma lo trovo uno dei più alti esempi di commedia sexy e sicuramente la miglior commedia di Laurenti (o quasi). Pochi i motivi ma importanti: si ride a crepapelle (al contrario delle altre commedie dove più che altro si SORRIDE), Banfi (che tira in ballo Santi e Madonne in ogni occasione) ci dà una delle sue performances più memorabili, l’uso dell’erotismo è sublime e la Guida ci regala una delle sue prove d’attrice migliori. Il resto del cast segue senza brillare (ma Carotenuto è sempre bravo). Donne bellissime. Da vedere!
Le regine dei sogni anni 70 oggi
Nei vari forum o siti che si occupano di cinema capita spesso di imbattersi in domande del tipo “ma che fine ha fatto quell’attrice? ” oppure “ma oggi com’è diventata? ” .
Curiosità legittima specie quando l’attrice, la starlette o la semplice meteora è scomparsa nel nulla, ritirandosi a vita privata o cambiando completamente lavoro.
Paradossalmente di alcune di esse che occupavano le prime pagine dei giornali specializzati o di quelli scandalistici, non solo non si hanno più notizie, ma mancano anche documentazioni fotografiche recenti.
Che fine ha fatto Anita Strinberg, la bellezza nordica dagli occhi di ghiaccio, com’è diventata? Cosa fanno Marilu Tolo, Femi Benussi e Leonora Fani, Lara Wendel e Susan Scott?
Nonostante le mie lunghe ricerche in rete, alcune di loro sembrano davvero essere scomparse nel nulla.
Mancano non solo notizie biografiche, ma anche foto recenti.
Sembrerebbe che alcune abbiano volutamente staccato la spina, quasi che il cinema fosse stato, per loro, solo un passaggio, una tappa; incuranti della curiosità dei loro fans, vivono esistenze lontanissime dai riflettori.
C’è chi come Marco Giusti è riuscito a contattare alcune di loro, riproponendo nella trasmissione Stracult il loro passato cinematografico, con preziose testimonianze su un mondo ormai quasi completamente dimenticato, quello che si muoveva dietro le quinte del tanto celebrato cinema italiano degli anni settanta. Opera meritoria e lodevole, perchè ha fatto riemergere dalle nebbie del passato splendide attrici come Susan Scott o starlette come Rita Calderoni, ottime comprimarie come Gabriella Giorgelli….
E ci sono anche riviste come Nocturno che negli ultimi 10 anni hanno contribuito a far conoscere alle nuove generazioni tutta una serie di attori e attrici ormai confinate nel limbo, riroponendo il tesoro composto da centinaia di film completamente dimenticati.
Questa prima parte di questa galleria è dedicata ad alcune splendide protagoniste di quel cinema: alcune di loro mostrano gli inclementi segni del tempo, altre si sono trasformate in mature e affascinanti signore.
Tutte però conservano quel fascino che ha incantato intere generazioni, che ci ha fatto sognare, commuovere divertire.
Se qualche lettore avesse foto recenti, notizie di alcune attrici di cui da tempo non si parla più, può contattarmi o tramite gli appositi commenti in fondo alla pagina o tramite mail.
Sarà mia premura aggiornare immediatamente questa galleria, che prossimamente avrà una seconda parte.
Questa galleria non può non partire da una delle più belle e affascinanti star degli anni settanta, ancora oggi donna dal gran fascino: Orchidea De Santis
La regina del film sexy anni settanta, ancor oggi donna bellissima: Edwige Fenech
Era una delle più simpatiche e sexy star, interprete di film come Femina ridens: Dagmar Regine Hader, in arte Dagmar Lassander
Un personale mito, forse la più affascinante in assoluto: Nieves Navarro, conosciuta in Italia come Susan Scott
Non conosciutissima, ma interprete di diversi film di genere: Olga Bisera
Divenne famosissima da noi con Operazione San Gennaro e in seguito con Quando le donne avevano la coda: Senta Berger
Era l’interprete di 5 bambole per la luna d’agosto e di tanti altri film; è rimasta una gran bella signora Ely Galleani
Cantante di buon successo, passata poi alla commedia sexy all’italiana, interprete di film come La supplente, Ecco lingua d’argento: ultima a destra, Carmen Villani
Un’altra interprete molto famosa nel decennio settanta; la bionda e ancor oggi affascinante Barbara Bouchet
Esordì come fotomodella e poi come attrice di fotoromanzi; ha lavorato in film western, in commedie sexy e in thriller. Beba Loncar
Sempre bellissima, affascinante, La ragazza dalla pelle di luna, oggi produttrice di successo: Zeudi Araya
Attrice molto brava e preparata, indimenticabile protagonista nel film Novecento di Bertolucci: Stefania Casini
Il fascino e la bellezza intramontabile di una delle più brave attrici del cinema italiano, interprete di film come Profumo di donna: Agostina Belli
Attrice versatile, ha interpretato film di diverso genere, come thriller, western, gialli e alcune commedie sexy: Janet Agren
Sempre invidiabilmente giovane, Martine Brochard
Una delle attrici americane più attive in Italia: Carroll Baker
L’altra reginetta del cinema sexy italiano, Gloria Guida
La reginetta dei decamerotici, Gabriella Giorgelli
Un altro personale mito, l’affascinante Erika Blanc
Una delle attrici più versatili in assoluto, Rosalba Neri
La reginetta della commedia sexy balneare, Annamaria Rizzoli
Riemersa dopo un lunghissimo silenzio, Rita Calderoni
Indagine su un delitto perfetto
Un misterioso sabotatore manomette l’aereo del presidente di una importante compagnia; l’uomo muore senza lasciare testamento e neppure disposizioni su chi dovrà succedergli alla guida della società.
La stessa multinazionale ha tre vicepresidenti, Harold Boyd, Sir Arthur Dundee e il giovane Paul de Révère, che sono quindi in lizza per la successione.
Harold Boyd ha sposato una donna ricchissima, Gloria, alle spalle della quale vive disprezzato dalla moglie, alla quale riserba lo stesso sentimento, tradendola con la giovane Polly, che in realtà è manovrata da Arthur Dundee.
Il quale, a sua volta, mira ovviamente alla successione a a capo della multinazionale.
Paul De Revere, il più giovane del gruppo, esce di scena immediatamente; l’auto sulla quale viaggia mentre torna a casa dalla anziana madre Lady Clementine De Revere finisce contro un camion e precipita giù da una scogliera.
Anche in questo caso tutto sembra essere frutto di una tragica casualità, come testimoniano i due guidatori del camion contro il quale si è schiantata l’auto di Paul.
Joseph Cotten è Sir Arthur Dundee
Ma l’auto è stata sabotata, e ad accorgersene è il Soprintendente Jeff Hawks che decide quindi di indagare.
Ma la occulta regia che sembra manovrare dietro le quinte colpisce ancora: a morire questa volta è Arthur Dundee.
La mano misteriosa lo uccide in maniera molto ingegnosa, facendogli andare in corto circuito il pacemaker durante una notte di tempesta.
Anche in questo caso Hawks ha forti sospetti che indicano un omicidio, ma nessuna prova, così come si ritroverà davanti ai cadaveri di Boyd e Gloria che apparentemente si sono uccisi fra di loro, con il suicidio finale di uno dei due.
Ma ecco il colpo di scena.
Paul riappare raccontando una storia credibile; riuscirà a farla franca perchè nonostante i sospetti di Hawks ha un alibi di ferro fornitogli da Polly, sua complice sin dall’inizio.
Anthony Steel è il Soprintendente Jeff Hawks
Una trama ingarbugliata, con colpo di scena finale, per un giallo non sempre convincente, anzi a tratti forzato e poco credibile.
Indagine su un delitto perfetto, regia di Giuseppe Rosati, film girato nel 1978 ebbe diverse traversie di lavorazione, tanto che venne dapprima sospeso e poi ripreso (pare per mancanza di fondi), il che giustificherebbe alcune discrepanze temporali e alcune sequenze apparentemente senza molta logica.
Siamo di fronte ad un giallo ambientato in Inghilterra, di tipica derivazione dai gialli di Agatha Christie, ma con attori internazionali ad interpretare personaggi inglesi.
Un cast ad alto livello, tra l’altro, che include Adolfo Celi, Joseph Cotten, Alida Valli, Janet Agren, Leonard Mann, Anthony Steel, Paul Muller e Gloria Guida, che fanno il loro lavoro con inappuntabile professionalità.
Peccato per la farraginosità della trama, per le incongruenze e per il finale davvero tirato per i capelli, perchè per larghi tratti il film avvince, anche se è girato con tempi e sequenze molto blande.
Le location sono davvero molto belle, come quella della casa/tenuta dei coniugi Boyd, in cui viene girata una scena di caccia alla volpe molto ben fatta, sicuramente costosa e sfarzosa.
La regia è di maniera, senza grossi fronzoli, buone le musiche di Savina.
L’inatteso ritorno di Paul De Revere
Indagine su un delitto perfetto, un film di Giuseppe Rosati. Con Joseph Cotten, Adolfo Celi, Leonard Mann, Alida Valli,Claudio Gora, Franco Ressel, Anthony Steel, Janet Agren, Gloria Guida
Giallo/Thriller, durata 90 min. – Italia 1978.
Gloria Guida – Polly
Leonard Mann – Paul De Revere
Joseph Cotten – Sir Arthur Dundee
Adolfo Celi – Sir Harold Boyd
Anthony Steel -Soprintendente Jeff Hawks
Janet Agren – Lady Gloria Boyd
Alida Valli – Lady Clementine De Revere
Franco Ressel – Sergente Phillips
Paul Muller – Gibson
Mario Novelli – Sabotatore
Regia Aaron Leviathan (Giuseppe Rosati)
Soggetto Aaron Leviathan
Sceneggiatura Aaron Leviathan
Produttore Ferry Flay
Casa di produzione C.L.C.
Distribuzione (Italia) Ciat Martino
Fotografia Jerry Delawaree
Montaggio Frank Robertson
Musiche Carlo Savina
Scenografia Robert Frogs
“Colpo di coda di un certo filone thrilling italiano con qualche ambizione (il cast internazionale) e d’impostazione classica, ma rabberciato alla meglio e infatti pieno di tempi morti e smagliature. Sprecato il grande Celi, Cotten ormai fuso, la Gloria invece è sempre un bel vedere. Leonard Mann/Manzella ora fa il medico, e diciamo che il cinema non ha perso poi tanto. Inconsistente.
Discreto giallo ereditario con meccanismo à la Agatha Christie, da cui si riprende uno dei suoi classici trucchi per nascondere l’identità dell’assassino (in realtà facilmente intuibile, anche ricordando la disposizione dei nomi nei titoli di testa). Non mancano alcuni stilemi argentiani e omicidi brutali e ingegnosi, come quello di con il pacemaker di Cotten. Apprezzabile soprattutto per il nutrito cast internazionale, che affianca la Guida al sullodato Cotten.
Cast grandioso per questo film che -com’è noto- venne interrotto e ripreso solo molto tempo dopo e senza poter disporre di tutti gli attori che sarebbero serviti. Lo sviluppo narrativo è comunque piuttosto lineare nonostante le traversie produttive, peccato solo che il film giunga ad un finale davvero inverosimile. Qualche esterno cartolinesco londinese e le solite ville romane, ovviamente. La Guida mostra il pelo, il che non è un dettaglio.
Afflitto da disavventure produttive, il film si regge su un colpo di scena finale (per altro non del tutto imprevedibile agli spettatori più scafati) assolutamente inverosimile per non dire truffaldino. Fino a quel momento la pellicola non regge malissimo (nonostante la tensione non sia certo alle stelle), ma l’epilogo rovina tutto. Curioso e ricchissimo il cast.
Film interrotto per mancanza di soldi, poi ripreso e completato (ma pare senza pagare nessuno) e in qualche modo comunque fatto uscire in sala (in alcune sequenze si usò una controfigura della Guida perchè l’attrice non era disponibile a riprendere la lavorazione). Tenta di fare il giallo all’inglese e in Inghilterra è infatti ambientato, ma si aggroviglia in una miriade di colpi di scena degni della peggior telenovela brasiliana. Per non parlare dell’evento chiave, su cui si snoda tutto il mistero: improponibile. Però il cast è eccezionale.
Giallo con un cast davvero fenomenale. Non manca nessuno: la Guida, la Agren, la Valli… e funziona anche sul versante maschile con gli ottimi Celi, Cotten (degno di nota il suo omicidio molto violento), Gora, Ressell, Tom Felleghy! C’è pure Paul Muller! La storia ha qualche punto morto e vero e il finale non convince troppo (decisamente aperto a mio avviso), ma si fa vedere. Sufficiente. Ottime musiche di Carlo Savina.
Ambientazione inglese per questo film che ricorda i gialli del passato a causa delle sue atmosfere plumbee e i guanti neri spesso in evidenza. Un intreccio industriale tra faide e morti accidentali con lo scontato sorpresone finale. Cast di buon livello ma regolato in maniera aziendale. La Guida si concede a destra e pure a manca.
Non male. Si trasporta il killer argentiano coi guanti di pelle nel giallo inglese raffinato e ne esce un discreto film stile Agatha Christie (scordatevi quindi il sangue e la violenza). Ha qualche motivo d’interesse in un’ottima fotografia e in belle scenografie, nelle piacevoli musiche di Savina e, soprattutto, nello strepitoso cast: Celi, la bella Guida (fa il sicario!), Cotten (vittima dell’unica morte un po’ violenta e sadica), Manzella, la Valli… Anche la sceneggiatura fila bene, peccato per il finale. Raffinato: Due pallini e mezzo.
Interessante giallo con commistioni in stile Agatha Christie e pseudo/argentiane (guanti di pelle neri e cappello), si fa vedere con gusto grazie ad un ottimo montaggio in grado di supplire alle traversie produttive e ai buchi di sceneggiatura sparsi qua e là. I giallisti più smaliziati scopriranno dopo un quarto d’ora chi è l’assassino e non si lasceranno certo sorprendere dal colpo di scena finale… però il risultato finale è più che dignitoso. Ottimo cast e sempre audace la Guida con un paio di nudi integrali decisamente gratuiti.”
Peccati di gioventù
La bella Angela, figlia di un industriale rimasto vedovo, apprende con sgomento che il padre intende risposarsi con Irene; preoccupata dall’idea di ritrovarsi in casa una matrigna e contemporaneamente di dover rinunciare alla libertà di cui gode, inizia delle indagini sul passato della donna. Scopre così che Irene ha avuto una relazione saffica con una donna, che, travolta dallo scandalo seguito alla vicenda, scelse di suicidarsi.
Nonostante Irene le mostri simpatia e voglia di comunicare con lei, Angela ricorre ad un meschino espediente per allontanare la donna da suo padre. Organizza con l’amico/amante Sandro un tranello in cui far cadere la fragile Irene. La circuisce; forte del suo indiscutibile fascino. Ha con lei un incontro saffico su una spiaggia, ripreso fedelmente da Sandro, esperto di fotografia, con una potente macchina fotografica.
Nel frattempo l’atteggiamento di Angela cambia, ma è troppo tardi; Sandro, in difficoltà economiche, tenta un ricatto ai danni della sventurata Irene, che per la vergogna fugge in auto sulla costa.
L’evento avrà una conclusione tragica; l’auto sulla quale è Irene finisce giù per una scarpata, schiantandosi sugli scogli. Ad Angela, che ha tentato disperatamente di raggiungerla, non resta altro che osservare, con il volto pieno di lacrime, la terribile scena, proprio mentre si scatena un temporale estivo.
Silvio Amadio, regista del film datato 1975, torna a dirigere Gloria Guida in questo film che chiude un trittico dedicato alla “minorenne” attrice, protagonista del discreto Quell’età maliziosa (anch’esso contraddistinto da un finale tragico) girato nel 1974 e seguito da La minorenne del 1975.
La trama, venata di drammaticità, è ovviamente condita dagli immancabili nudi dell’attrice di Merano, che per una volta tenta la strada del film drammatico; il risultato è un prodotto passabile, un film in cui c’è un minimo di tensione e c’è una trama quasi convincente.
Girato in uno splendido scenario naturale, quello della Sardegna, il film mostra una buona fotografia, un cast tutto sommato all’altezza, in cui spicca la bella e malinconica Dagmar Lassander, la Irene che finirà tragicamente i suoi giorni dopo la scoperta che la figliastra ha partecipato ad un tentativo per ricattarla e anche per la vergogna di essere pubblicamente additata come lesbica.
Nel cast c’è anche Silvano Tranquilli, che fa il suo per i pochi minuti in cui è in scena; la parte del cattivo è affidata a Fred Robsham, più famoso per essere stato il marito dell’attrice Agostina Belli (conosciuta sul set della Sepolta viva) che per effettive doti artistiche personali.
L’attore è davvero la nota stonata del film; legnoso, inespressivo, toglie parte del fascino morboso del suo personaggio non sapendo esprimere altro che un volto sempre monocorde per tutta la durata del film.
Per quanto riguarda la Guida, va detto che il cinema drammatico non era nelle sue corde, nonostante la buona volontà che l’attrice mette nel dare consistenza al suo personaggio.
Tuttavia non scende sotto la sufficienza, e tanto basta.
Bene invece la Lassander, che da spessore al personaggio di Irene, la donna già provata tragicamente in passato e che si ritrova a scontare quel peccato di gioventù solo per aver accettato di sposare l’uomo che ama.
Il volto dell’attrice mostra mobilità, capacità di passare dal sorriso all’espressione triste, dalla “normalità” alla “straordinarietà”
Per quanto riguarda il resto, il film regge discretamente; il regista escogita anche un buon espediente per illustrare il rapporto saffico tra Irene e Angela, ricorrendo all’utilizzo di una serie di foto (in bianco e nero rigoroso) che saranno poi utilizzate dal viscido Sandro per il ricatto ai danni di Irene.
Un film dignitoso, che raggiunge la sufficienza; generalmente viene catalogato e liquidato sbrigativamente come classico esempio di commedia sexy, ma in realtà il film ha dei toni di drammaticità che con la commedia sexy hanno ben poco a che fare.
Peccati di gioventù, un film di Silvio Amadio. Con Dagmar Lassander, Gloria Guida, Silvano Tranquilli, Fred Robsham Drammatico, durata 90 min. – Italia 1975.
Gloria Guida è Angela Batrucchi
Dagmar Lassander è rene
Fred Robsahm è Sandro Romagnoli
Silvano Tranquilli Il Dottor Batrucchi , padre di Angela
Regia: Silvio Amadio
Sceneggiatura: Silvio Amadio,Roberto Natale
Prodotto da Marco Kusterman e Adriano Merkel
Musiche:Roberto Pregadio
Editing: Silvio Amadio
Art Direction Demofilo Fidani
Trucco: Pasqualina Bianchin, Teodora BrunoAngelo Roncaioli
Costumi: Mila Vitelli Valenza