Nenè
Il piccolo Ju è un bambino di età indefinibile, tra gli otto e i dieci anni; vive con la sua famiglia in una casa malmessa in campagna, afflitto da una sorellina impicciona e traditrice, da un padre frustrato nelle sue ambizioni e nel lavoro, e da una madre ancor più frustrata, che non smette mai di rinfacciare al marito i suoi fallimenti.
Ju è in un’età delicata.
Avverte i primi fremiti della carne, confusamente, che diventeranno ancor più confusi quando a casa dei suoi arriva Nenè, un’adolescente che i suoi genitori accolgono perchè rimasta orfana.

Ju spia il mondo dei grandi, i suoi genitori
Tra Nenè, confusa e smarrita dalla nuova situazione, anche lei presa da fremiti ormonali e il piccolo Ju si stabilisce subito una buona intesa.
I due diventano confidenti, così Ju si trova a vivere una situazione differente da quella in cui dovrebbe vivere alla sua età.
E’ circondato da donne, ognuna differente quanto possono esserlo fra loro persone appartenenti a età diverse e situazioni diverse; la madre accetta rapporti al limite del masochismo con il tanto disprezzato marito, la maestra di ripetizioni di Ju, che vede sfiorire la sua bellezza, parla al ragazzino delle disillusioni della sua vita, mentre Nenè è l’unica che lo tratta quasi come un compagno di giochi.
Siamo nel 1948, qualche giorno prima delle elezioni politiche che avrebbero dovuto significare lo spostamento a sinistra del paese, con l’avanzata del fronte popolare.
Una speranza di tanti italiani, venuti fuori dalle rovine della guerra, ansiosi di vedere un paese nuovo e una classe politica vicina alle esigenze della classe lavoratrice.
Su questo sfondo si muovono i vari personaggi, quasi tutti perdenti, dai due coniugi, frustrati nelle loro ambizioni al barbiere del paese, comunista sfegatato che per il giorno delle elezioni organizza un banchetto con musica, salvo rimanere crudelmente deluso dall’esito delle elezioni.
Anche Nenè è una perdente, perchè oltre ad aver perso i riferimenti abituali di un’adolescente, il padre e la madre, si innamorerà di un giovane mulatto, Rodi, che lega subito anche con Ju, salvo essere sorpresa dal padre del bambino mentre è in atteggiamenti affettuosi con il giovane.
La ragazza verrà frustata a sangue dall’uomo, che in qualche modo sfoga le sue delusioni (la vita provvisoria senza soddisfazioni, la sconfitta politica, un matrimonio noioso e cupo) su Nenè, provocando la reazione del piccolo Ju, che griderà verso il nulla “non voglio crescere più”, deluso da quel mondo adulto così incomprensibile per lui, assolutamente in sintonia con i suoi problemi, perchè anche il paese stesso non riesce a crescere.
Nenè girato nel 1977 da Salvatore Samperi è il film che non ti aspetti dal regista padovano.
Reduce dai fasti principalmente commerciali di Malizia, rinverditi da film di cassetta come Peccato veniale, Scandalo e Strumtruppen, Samperi adatta per lo schermo il romanzo omonimo di Cesare Lanza, con risultati sorprendenti.
Lungi dall’accentuare la parte erotica del romanzo, che in qualche modo tende a mostare i primi pruriginosi problemi del giovane protagonista Ju, Samperi guarda con sguardo sapiente e intelligente alle storie che circondano proprio il protagonista principale, raccontando con tono dimesso i fallimenti dei vari componenti del film, in parallelo con i fallimenti degli ideali di quanti speravano in un esito politico diverso delle elezioni del 48.

Lezioni di vita della maestra di Ju
La storia si muove quindi sui binari paralleli dell’iniziazione sessuale di Ju, che rimane comunque abbastanza estraneo a turbamenti che percepisce ma dei quali non sembra preoccupato, su quelli di Nenè, ben più importanti perchè presenti in una adolescente in piena tempesta ormonale e affettiva, fino al binario meno illustrato con le immagini, ovvero quello politico/sociale.
Facendo attenzione a non andare mai sul terreno minato dello scabroso e del sensazionalismo, il regista riesce a dare una visione lucida e pulita del delicato tema della sessualità nei bambini e negli adolescenti, attraverso una storia che regge bene dall’inizio, ben fotografata e sopratutto ben recitata, grazie al cast che fa miracoli.
Bene il piccolo e sdentato Sven Valsecchi, che interpreta Ju, il bambino curioso, ma non più di tanto, alle prese con l’affascinante e inesplorato mondo femminile, che esprime candore e malizia in maniera perfetta; bene Leonora Fani, forse nella sua interpretazione migliore, anche lei alle prese con un personaggio difficile.
Sorprendente Paola Senatore, in un ruolo non principale, ma importante come quello della madre di Ju; una donna dalle ambizioni frustrate, che sfoga sul marito le sue voglie inespresse e incompiute di una vita diversa.
Molto bravo Tito Schirinzi, il papà di Ju, uomo nel guado, uscito a pezzi dalla guerra, mortificato nell’animo dall’impossibilità di dare decoro alla sua famiglia e sopratutto asfissiato da una moglie nevrotica, che gli imputa i fallimenti di cui lui ha colpa molto relativa.
E infine da segnalare il personaggio dell’insegnante di Ju, interpretata benissimo da Rita Savagnone, anch’essa una donna avviata sul viale del tramonto malinconicamente, senza soddisfazioni e il personaggio del barbiere, piccolo cameo del solito eccezionale Tognazzi.
Un film da gustare, privo di volgarità; basti pensare alla delicatezza di una delle scene cruciali del film, quando Nenè e Ju sono nello stesso letto.
Alla richiesta del bambino di praticargli una fellatio, Nenè acconsente e subito dopo chiede al bimbo ” ma ti è piaciuto?” . E lui, seraficamente risponde “insomma”; il tutto chiaramente senza alcuna immagine disturbante, come accade invece nel film Maladolescenza, dove il tema della sessualità adolescenziale è esplicitato con immagini di dubbio gusto.
Un Samperi ad alto livello, in un film che personalmente ritengo il suo migliore.
In ultimo segnalazioni per la sceneggiatura di Alessandro Parenzo , la fotografia davvero sontuosa di Pasqualino De Santis e le musiche di Francesco Guccini.
Nené, un film di Salvatore Samperi. Con Leonora Fani, Paola Senatore, Rita Savagnone, Tino Schirinzi, Ugo Tognazzi, Sven Valsecchi
Drammatico, durata 97 min. – Italia 1977.
Il barbiere, Ugo Tognazzi, festeggia una vittoria che non ci sarà
Sven Valsecchi: Ju
Leonora Fani: Nené
Alberto Cancemi: Rodi, il mulatto
Rita Savagnone: maestra di Ju
Vittoria Valsecchi: Pa
Tino Schirinzi: padre di Ju e Pa
Paola Senatore: madre di Ju e Pa
Ugo Tognazzi: “Baffo”, il barbiere
Regia: Salvatore Samperi
Soggetto: Cesare Lanza (romanzo)
Sceneggiatura: Salvatore Samperi e Alessandro Parenzo
Produttore: Giovanni Bertolucci
Casa di produzione: San Francisco Film
Fotografia: Pasqualino De Santis
Montaggio: Sergio Montanari
Musiche: Francesco Guccini
Scenografia: Ezio Altieri
Costumi: Ezio Altieri
“Tutti sono delusi, in Nenè. E Samperi ce ne dà conto con un narrare tranquillo, senza improvvidi slanci, quasi una cronaca sommessa venata di pulsioni che sboccano nella violenza finale e subito rientrano nell’ombra triste dell’epilogo. Giovandosi della fotografia suggestiva di Pasqualino De Santis, delle musiche di Francesco Guccini, d’una interpretazione almeno in un caso sorprendente. Pensiamo a Tino Schirinzi, che accanto a Paola Senatore e a Rita Savagnone (la maestra) dà al film una forte impennata: bravissimo nei panni d’un padre che forse la guerra ha reso cattivo, e ormai spera soltanto di vincere alla Sisal, ma continua a proibire. Se Schirinzi, all’esordio sul grande schermo dopo teatro e Tv, è un apporto prezioso per il nostro cinema, forse per la prima volta non s’ha da dir male nemmeno di Leonora Fani: a lungo usata come lolita dei cinema di serie C (a ventitré anni ha già fatto quattordici film), e qui finalmente redenta in una Nenè graziosa e fresca. Il piccolo Ju è Sven Valsecchi, per niente lezioso. È il barbiere chi è? Sorpresa, è Tognazzi, che dà un tocco sanguigno e un rintocco accorato a un film di sconfitti: qualcosa di molto diverso dal racconto morboso promesso ai voyeurs.”
Giovanni Grazzini
“Interessante. Samperi dirige con proprietà pure i bambini (Sven e Vittoria Valsecchi), che non cadono quasi mai nel lezio. È aiutato da attori notevoli, perché Schirinzi e la Savagnone sono bravissimi, la Fani è perfettissima per la parte, la Senatore se la cava bene in un ruolo nel quale prevale il dramma. Inoltre ci presenta (non accreditato!) Ugo Tognazzi (barbiere “rosso” nel marzo-aprile del 1948), il cui figlio è aiuto-regista. Un filino sotto il “buono”, ma decisamente è da vedere.
Drammatico e distorto avvio alla scoperta delle prime “tensioni” sessuali per il piccolo Ju (il bravissimo Sven Valsecchi). A fare da guida, verso l’iniziazione delle pulsioni erotiche, dei primi turbamenti e della gelosia, nientemeno che la cuginetta (di poco più grande) Nenè (Leonora Fani). Ambientato in un dopoguerra quasi glaciale, tormentato da estremismi politici e false rivoluzioni (eccezionale il breve, ma pregnante, ruolo di Tognazzi, comunista incallito e deluso) il film di Samperi affronta con spregiudicata naturalezza un tema ostico, pur divertente ma anche doloroso e sconveniente.
L’iniziazione al sesso è sempre stata nelle corde di Samperi, ma in questo caso è sviluppata in un modo assai interessante, più giocoso che morboso e più attento ai risvolti psicologici ed esistenziali. La fotografia è molto curata e gli attori bravissimi: il candore infantile di Valsecchi, l’irrequietezza della Fani, il violento isterismo del padre-padrone Schirinzi. Sullo sfondo, l’Italia post-bellica e il rovente clima pre-elettorale del 1948, vissuto dalla figura del barbiere comunista Tognazzi, in un indimenticabile cameo.
Buon film di Samperi, perfettamente a suo agio nel raccontare con notevole delicatezza la storia di questi ragazzini di provincia nel dopoguerra, tra problemi di tutti i giorni e curiosità sessuali. Meno riuscita è la parte con Tognazzi, molto “teorica” e che non si integra a dovere col resto del film… In ogni caso nel complesso è un’opera interessante e la Fani è a dir poco spettacolare.”
Lezioni private
Come gran parte delle pellicole italiane degli anni settanta, anche questa Lezioni private, diretto da Vittorio de Sisti nel 1975 è ambientato nella provincia italiana; qui il giovane Alessandro, che studia musica dai preti, sembra essere, a differenza dei compagni, assolutamente disinteressato all’altro sesso, con somma costernazione della giovane Emanuela, sorella di un conoscente di Alessandro, Gabriele.
A differenza del giovane, Emanuela ha un certo interesse per l’altro sesso, un interesse quasi morboso, principalmente proprio per Alessandro. E non è l’unica; anche Gabriele, che è omosessuale, nutre più di qualche interesse per il giovane; un giorno a casa diAlessandro arriva l’avvenente e matura Laura, un’insegnante di conservatorio arrivata per dare lezioni private al giovane Alessandro. Gabriele riesce a fotografare la donna in alcuni momenti di intimità, in cui Laura sembra lasciarsi andare a pratiche autoerotiche. Così Gabriele ricatta la donna, e la costringe ad iniziare un’opera di seduzione del giovane Alessandro. Durante un’umiliante incontro, la donna è costretta a spogliarsi davanti ai due giovani.
Ma per Alessandro i tempi stanno maturando; sedotto con grande giubilo della famiglia dalla serva di casa, il giovane si scatena, e dopo aver avuto un incontro ravvicinato con laura, consuma finalmente l’atto con la vogliosa Emanuela, in un campo verde e in un tripudio di colori.
Film abbastanza incolore, si salva dal naufragio per il cast, tutto al femminile, composto dalla bella e matura Carroll Baker, che interpreta da par suo l’insegnante di pianoforte, Laura, costretta ad un’umiliante esibizione al cospetto dei due adolescenti Alessandro e Gabriele; da Femi Benussi, bllissima e seducente come sempre, questa volta nel ruolo della servetta che riesce a sedurre il giovane Alessandro, mentre è allo stesso tempo l’amante del padrone di casa, un Renzo Montagnani una volta tanto relegato in un ruolo di secondo piano. L’ultima è Leonora Fani,
la ninfetta smaniosa che alla fine riesce finalmente a sedurre il giovane Alessandro, facendosi conquistare in un campo di grano ripreso in varie angolazioni, forse l’unica cosa particolare del film. Per il resto, si rischia un sonnellino, sia per la banalità della storia adolescenziale, sempre più sfruttata nella commedia sexy, tanto simile al capostipite Malizia, sia per le situazioni in cui incorrono i protagonisti del film, a cominciare da quell’Alessandro, (interpretato da Rosalino Cellamare, che avrà un futuro come cantante on il nome di Ron) che sembra titubare all’inizio, per poi scatenarsi verso la fine del film in una perfomance erotica degna di miglior causa. Non un film da gettare in toto, ma neanche da rivedere.

…e la cameriera di casa, Femi Benussi

…infine la vogliosa Manuela, Leonora Fani
Lezioni private, un film di Vittorio De Sisti. Con Femi Benussi, Leopoldo Trieste, Carroll Baker, Renzo Montagnani, Rosalino Cellamare, Carlo Giuffrè, Leonora Fani
Erotico, durata 95 min. – Italia 1975.


Carroll Baker: Laura Formenti
Rosalino Cellamare: Alessandro Corsini
Leonora Fani: Emanuela Finzi
Carlo Giuffrè: Luigi, il padre di Alessandro
Leopoldo Trieste: l’esibizionista
Renzo Montagnani: Giulio, zio di Alessandro
Femi Benussi: Rosina, cameriera di Giulio
Eugene Walter: zio di Emanuela
Luisa Maneri: Paola

Regia Vittorio De Sisti
Soggetto Paolo Brigenti
Sceneggiatura Paolo Brigenti, Vittorio De Sisti
Produttore Enzo Doria
Casa di produzione Torino Roma Attività Cinematografiche
Fotografia Mario Masini
Montaggio Angelo Curi
Musiche Franco Micalizzi
Scenografia Gisella Longo
Costumi Giuliana Serano
Trucco Teresa Cicchetti
Leonora Fani
Eleonora Cristofani, in arte Leonora Fani, è nata a Cornuda in provincia di Treviso nel 1954; ha esordito giovanissima, a 19 anni, nel film Metti… che ti rompo il muso, una commedia di Giuseppe Vari, uscita nelle sale nel 1973, nel quale l’attrice veneta usava ancora il suo nome per intero, Eleonora Cristofani; il suo fascino acerbo, da adolescente, con il viso acqua e sapone, la resero immediatamente popolare, anche se limitatamente a pellicole in cui raramente ha ricoperto ruoli principali.

Leonora Fani nel suo primo lavoro importante, La svergognata
Il suo primo, vero successo, è del 1974, e porta la firma del regista Giuliano Biagetti, che la volle nel cast del film La svergognata, nel quale è Ornella, figlia di un industriale e di una donna che ad Ischia reincontra il suo vecchio amante, uno scrittore in crisi; la ragazza dopo aver provocato in tutti i modi l’uomo, finirà per concedersi a lui, che ritroverà la vena poetica smarrita.

Leonora Fani in uno dei suoi ultimi lavori, Giallo a Venezia
Amore mio non farmi male
La buona prova interpretata in questo film le vale una scrittura per Amore mio non farmi male, di Vittorio Sindoni, sempre del 1974; Leonora, che compare ormai con questo nome, interpreta la ragazza di un giovanotto con il quale non riesce a consumare fino in fondo il rapporto. Nel film recita accanto a Walter Chiari, Valentina Cortese e Luciano Salce; ancora nel 1974 è sul set del film Il domestico, di Luigi Filippo d’Amico, nel quale è la figlia di un ricco industriale che tiranneggia il domestico Buzzanca, che riuscirà a guarirla da una forma di strabismo molto accentuata.

Due fotogrammi del film Lezioni private: nella foto 2 l’attore è Rosalino Cellamare (Ron)
Nel 1975 Sindoni ricostruisce il cast di Amore mio non farmi male, richiama Chiari, la Cortese, Macha Meryl ed Eleonora Fani per il suo Son tornate a fiorire le rose, ricavandone però una commedia debole sui tradimenti di due genitori che riscopriaranno una certa vitalità quando sapranno di essere in procinto di diventare nuovamente padri. Nel 1975 raccoglie ancora un buon successo personale con il film di Vittorio De Sisti Lezioni private, pruriginosa storia che la vede nei panni di Emanuela, ragazzina piuttosto morbosa che cera in tutti i modi di far interessare al sesso un amico del fratello, Alessandro; ci riuscirà benissimo, tanto che il giovane passerà in breve tempo nei letti della sua insegnante privata, di una serva di casa e infine della smaniosa Alessandra, sedotta come da copione in un prato.

Due fotogrammi di Leonora Fani nel film Nenè
Il film, che vede una splendida Carroll Baker, e un altrettanto bellissima Benussi tra le protagoniste, è un buon successo, quantomeno di pubblico, e le spalanca le porte di una produzione italo-francese, Appuntamento con l’assassino, regia di Gerard Pires, con un cast notevolissimo, che vede la Fani lavorare accanto a Jean Louis Trintignant, Catherine Deneuve, Claude Brasseur e il nostro Franco Fabrizi.
Calde labbra
Anche il film successivo è una produzione internazionale; ….e la notte si tinse di sangue (Born to hell), del regista Denis Heroux, la vede lavorare al fianco di Mathieu Carrere e Ely Galleani. Nel 1976 è la volta di Perchè si uccidono, un film mal riuscito di denuncia della borghesia; nel film è accanto a Beba Loncar e Maurice Ronet. Un vero passo falso è l’erotico Calde labbra, regia di Demofilo Fidani, anche questo targato 1976; la storia, assolutamente banale, la vede nei panni di Francesca, una ragazza con tendenze saffiche che si innamora della sua istitutrice, che la abbandonerà lasciandola sull’orlo del suicidio.
Appuntamento con l’assassino
Il film, che si ricorda solo per le scene di nudo, ha come protagonisti Claudine Beccarie, un’istituzione dei film erotici, oltre alla spaesata Silvia Dionisio. Il 1976 si chiude con due prove molto diverse tra loro, come diverse sono le tematiche dei due film; nel primo, Bestialità, diretto da Peter Skerl su un soggetto di George Eastman, lavora al fianco di Enrico Maria Salerno, Juliette Mayniel e alla futura diva dell’hard Ilona Staller.
Bestialità
Il film racconta la storia di una ragazza traumatizzata dalla vista, durante l’infanzia, della madre che ha un rapporto sessuale con il suo cane. Un film assolutamente folle, con tanto di carneficina finale; l’altro, Il conto è chiuso, di Stelvio Massi, è decisamente di livello superiore, anche se all’epoca della sua uscita venne stroncato dalla critica. Film che annovera nel cast anche il grande campione di pugilato Monzon, destinato ad una effimera carriera cinematografica.Il 1977 si apre con un film, Pensione paura,

Fotogrammi tratti da Pensione paura
che la vede assoluta protagonista; lei è Rosa, figlia di un uomo scomparso in guerra, che deve gestire con la madre una pensione in cui arrivano dei tipi molto pericolosi. Una bella prova, che le vale un’altra parte da protagonista, quella di Nenè nell’omonimo film di Samperi, prova che mette d’accordo critici e pubblico, per un film valutato bene da entrambi. Al solito nel momento di maggior successo, quando sembrerebbe che la carriera di Leonora stia per arrivare alla svolta, con la consacrazione ad attrice di prima grandezza, accade qualcosa, che viceversa la porta ad un allontanamento dallo schermo.
Sensitività o Kyra la signora del lago
Ritorna nel 1979, con il mediocre Sensività, confusa storia diretta da Enzo Castellari, una specie di thriller abbastanza insulso in cui la protagonista, la nostra eroina, si concede a varie persone del suo paesino, per constatare che ogni volta che arriva all’orgasmo perde i sensi, con contemporanea morte violenta di qualcuno. Un film che Castellari, pur regista di buon talento, gira con molte inserzioni erotiche, e in cui Leonora è protagonista, ma che finisce per perdersi nel grigiore di un film senza capo ne coda. La freschezza e le caratteristiche di adolescente della Fani stanno rapidamente svanendo; nel 1979 l’attrice ha 25 anni, ed è ormai una donna, con minore credibilità nei ruoli adolescenziali che avevano caratterizzato la sua carriera fino a quel momento.

Sequenza tratta dal film Il domestico
La prova è Giallo a Venezia, diretto da Mario Landi, thriller irreparabilmente brutto e scadente, in cui la Fani gioca la carta del ruolo estremamente pruriginoso, che però non salva il film dal disastro; il film finirà per essere ricordato per le scene quasi hard, e per alcune uccisioni truculente, in cui si segnala l’omicidio a colpi di sega elettrica, con effetti splatter disturbanti, e che rilegano il film tra gli Z movies.

Leonora Fani in Il conto è chiuso
L’anno successivo Amasi Damiani riprone la coppia Gianni Dei-Leonora Fani con l’aggiunta di un’altra star in declino, Marisa Mell; il fim è Peccati a Venezia, storia d’incesti pruriginosa e noiosa, che sembra ricalcare il copione di Giallo a Venezia, e che finisce per relegare la Fani tra le interpreti di Z movie. Il successivo Febbre a 40!, di Marius Mattei, non compare nemmeno nelle enciclopedie cinematografiche, pur annoverando nel cast sia la Fani, che Marisa Mell che Carole Andrè.

Due scene tratte da Calde labbra
In pratica la carriera cinematografica dell’attrice veneta finisce quà, perchè i tre film successivi, Il giardino dell’Eden, di Yasuzo Masumura, Champagne e fagioli, di Oscar Brazzi e Uomini di parola, di Tano Cimarosa sono film che escono a cavallo della crisi cinematografica, che diverrà fortissima proprio ad inizi degli anni ottanta, e che finiscono per passare direttamente nel dimenticatoio. Da quel momento la Fani, che ha soltanto 27 anni, subisce la stessa sorte toccata a molte stelline dei decenni precedenti; di lei si perdono completamente le tracce e non comparirà più in nessuna produzione cinematografica. dall’oblio viene tolta ogni qual volta viene riproposto uno dei film che ha girato nel suo periodo migliore, tra il 1975 e il 1979; le nuove generazioni hanno così la possibilità di conoscere il volto sbarazzino e da eterna ragazzina di Leonora Fani, attrice di belle promesse ma destinata purtroppo ad una effimera notorietà.
Habibi, amor mío (1981)
Uomini di parola (1981)
Champagne… e fagioli (1980)
Giardino dell’Eden (1980)
Febbre a 40! (1980)
Peccati a Venezia (1980)
Giallo a Venezia (1979)
Sensitività (1979)
Nenè (1977)
Pensione paura (1977)
Il conto è chiuso (1976)
Bestialità (1976)
Calde labbra (1976)
Perché si uccidono (1976)
E la notte si tinse di sangue (1976)
Appuntamento con l’assassino (1975)
Lezioni private (1975)
Son tornate a fiorire le rose (1975)
Il domestico (1974)
Amore mio non farmi male (1974)
La svergognata (19749
Metti… che ti rompo il muso (1973)
La svergognata
Bestialità
Il giardino dell’Eden
Leonora Fani nel film Amore mio non farmi male
Eden no sono o Il giardino dell’Eden
Il giardino dell’Eden
Amore mio non farmi male
Champagne e fagioli
Perchè si uccidono (La merde)
Son tornate a fiorire le rose
























































































































