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Cagliostro

Studiando presso un erudito monaco naturalista e alchimista,Alessando di Cagliostro apprende molti segreti sulla natura,sulle erbe e in genere
sul corpo umano e sulla sua mente.
Grazie a queste conoscenze,seguito dalla fedele compagna Serafina,Alessandro prende a girare dapprima per città approdando poi presso corti e infine
dal papa,Clemente XIII.
E’ proprio grazie alla protezione e benevolenza di quest’ultimo che Cagliostro accresce la sua fama,aiutato anche dalla guarigione operata a favore del Cardinale che diverrà il futuro papa PioVI.
Nel frattempo però la sua opera di “evangelizzazione” presso le corti a favore del credo massonico gli crea potenti nemici proprio presso la chiesa;la contemporanea morte di Clemente XIII ucciso da sicari gesuiti per aver osato sciogliere la Compagnia del Gesù (in realtà il papa morì per un ictus) e la successiva elezione di Pio VI segnano l’inizio della sua fine.


Prima di abbattere il Conte di Cagliostro dovremo averlo costruito noi:noi,con le nostre mani“,dice Pio VI.
Ed è quello che avviene.
Una coppia di avventurieri e imbroglioni,Giuseppe Balsamo e sua moglie Lorenza viene spinta ad impersonare il Conte e sua moglie Serafina;spacciandosi per lui Balsamo inizia a girare per le campagne compiendo quelli,che agli occhi dei creduloni popolari appaiono piccoli miracoli,ma anche dequalificando il vero Conte che nel frattempo è intento a creare logge massoniche e a propugnare le sue idee liberali e in parte rivoluzionarie.
Cagliostro infatti viene ricevuto dalla corte francese,dove alla presenza della regina Maria Antonietta predice la prossima caduta della monarchia e la fine sul patibolo dei regnanti.
Per il papa arriva il momento di agire;si libera dei due impostori,Balsamo e Lorenza e fa catturare il Conte e sua moglie Serafina;condotto davanti al tribunale della Santa Inquisizione Cagliostro viene condannato a morte e sua moglie rinchiusa in un convento.
Il papa,per non farne un martire,converte la condanna in prigione a vita;quando Napoleone (che Cagliostro ha conosciuto nella Massoneria) arriva a San Leo per visitare il conte nella sua prigione trova sul suo giaciglio solo una spada….


Cagliostro,diretto da Daniele Pettinari alla sua prima e unica regia esce nelle sale nel 1975 preceduto da roventi polemiche fra lo stesso regista e Pier Carpi,che aveva scritto il romanzo  Cagliostro, il taumaturgo e che avrebbe dovuto collaborare alla sceneggiatura.
Polemiche riguardanti l’uso,da parte del regista,di alcune scene di nudo mal sopportate da Pier Carpi e che in verità sono assolutamente funzionali al film non essendo in alcun modo fini a se stesse e non avendo alcuna valenza erotica.Il film è molto aderente al romanzo e tende a mostrare Cagliostro come una vittima del potere della chiesa che,in opposizione alla sua vocazione liberale e repubblicana in odore di eresia per la sua appartenenza alla Massoneria,creò ad arte le figure di Balsamo e Lorenza per screditarlo.
Tesi propugnata dal massone Pier Carpi (il suo nome figura tra le liste della famigerata Loggia P2) che in tal modo intendeva esaltare la figura nobile del Conte,perseguitato solo per le sue idee.
Tesi in aperto contrasto con buona parte della storiografia ufficiale,che identifica Cagliostro con Giuseppe Balsamo,che di guaritore e uomo illuminato aveva ben poco.


Balsamo infatti girovagò per l’Europa truffando la nobità e spacciando per antico sapere trucchetti da imbonitore,aiutato in questo dalle doti della moglie Lorenza,che lo stesso Balsamo fece in pratica prostituire per perseguire i suoi scopi.
Il film,come del resto il romanzo,non ha una valenza storica precisa;troppe le tesi sostenute da Carpi ( e di conseguenza da Pettinari) che non hanno riscontri storici.
A parte la citata morte di Clemente XIII,la visita di Bonaparte a Cagliostro con la scoperta della mancanza del Conte e del rinvenimento di una spada è pura fantasia.
Dal momento della sua condanna,nel 1790 al giorno della sua morte,avvenuta nel 1795,Cagliostro visse in una lugubre e angusta cella alla quale si accedeva solo dall’alto.
Il suo corpo non è mai stato rinvenuto perchè,come tutti gli eretici,non venne sepolto in terra consacrata.
Per quanto riguarda il film in se,si tratta di un’opera abbastanza lineare e di buona fattura se vista come creazione di fantasia.
La trama è abbastanza organica anche se i dialoghi risentono troppo del linguaggio verboso usato nella sceneggiatura;viceversa ottimi gli attori,fra i quali troviamo un ispirato Bekim Fehmiu nel doppi ruolo di Cagliostro/Balsamo,


una splendida Evelyn Stewart in quello di Serafina e il suo doppio,Rosanna Schiaffino (altrettanto splendida) in quello di Lorenza.
Nel cast figurano anche Curd Jürgens,Luigi Pistilli e Mario Girotti.
Un film di discreta fattura,da guardarsi nell’ottica del film fantasy più che in quella della biografia,proprio per i troppi voli pindarici
del regista e del romanziere,poco confortati dalla storicità della vicenda.
Il film è presente su You tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=foW2K6ONw_M in una versione accettabile.

Cagliostro
Un film di Daniele Pettinari. Con Luigi Pistilli, Rosanna Schiaffino, Evelyn Stewart, Curd Jürgens, Massimo Girotti, Robert Alda, Bekim Fehmiu, Corrado Annicelli, Andrea Scotti, Franco Ressel, Anna Orso, Alessandro Haber, Adolfo Lastretti, Luigi Montini, Renzo Rinaldi Drammatico, durata 105 min. – Italia 1975

Bekim Fehmiu: Cagliostro
Rosanna Schiaffino: Lorenza Balsamo
Curd Jürgens: Il cardinale Braschi
Luigi Pistilli: Il cardinale Louis-René-Édouard de Rohan-Guéménée
Evelyn Stewart: Serafina Cagliostro
Robert Alda: Papa Clemente XIII
Massimo Girotti: Giacomo Casanova
Adolfo Lastretti: Il camerlengo
Anna Orso: La regina

Regia Daniele Pettinari
Soggetto Pier Carpi
Sceneggiatura Pier Carpi, Enrica Bonaccorti, Daniele Pettinari
Produttore Rodolfo Putignani
Fotografia Giuseppe Pinori
Montaggio Daniele Pettinari
Musiche Manuel De Sica
Scenografia Nino Lembo
Costumi Cantini & C.

Testo della condanna del Sant’Uffizio

« Giuseppe Balsamo reo confesso e respettivamente convinto di più delitti, è incorso nelle censure e pene tutte promulgate contro gli eretici formali, dommatizzanti, eresiarchi, maestri e seguaci della magia superstiziosa, come pur nelle censure e pene stabilite tanto nelle Costituzioni Apostoliche di Clemente XII e Benedetto XIV contro quelli che in qualunque modo favoriscono e promuovono le società e conventicole de’ Liberi Muratori, quanto nell’Editto di Segreteria di Stato contro quelli che di ciò si rendano debitori in Roma o in alcun luogo del Dominio Pontificio.
A titolo però di grazia speciale, gli si commuta la pena della consegna al braccio secolare nel carcere perpetuo in una qualche fortezza, ove dovrà essere strettamente custodito, senza speranza di grazia. E fatta da lui l’abjura come eretico formale nel luogo della sua attual detenzione, venga assoluto dalle censure, ingiungendogli le dovute salutari penitenze.
Il libro manoscritto che ha per titolo Maçonnerie Égyptienne sia solennemente condannato come contenente riti, proposizioni, dottrina e sistema che spiana una larga strada alla sedizione, ed è distruttivo della religion cristiana, superstizioso, blasfemo, empio ed ereticale. E questo libro stesso sia pubblicamente bruciato dal ministro di giustizia insieme cogl’istromenti appartenenti alla medesima setta. Con una nuova Costituzione Apostolica si confermeranno e rimuoveranno non meno le Costituzioni de’ Pontefici Predecessori, quanto anche l’accennato Editto di Segreteria di Stato proibitivi delle Società e Conventicole de’ Liberi Muratori, facendosi nominatamente menzione della Setta Egiziana, e dell’altra volgarmente chiamata degli Illuminati, con stabilirsi contro tutte le più gravi pene corporali e segnatamente quelle degli eretici contro chiunque o si ascriverà o presterà a favore di tali sette. »

Testo della supplica di Balsamo al Papa

« Beatissimo Padre,
Giuseppe Balsamo, proteso ai piedi della S. V., reo di essere fondatore di una società massonica (senza però che sapesse che sì fatte società fossero proibite dalla Santa Sede) alla quale società diede una Costituzione non composta da lui, ma cavata da un libro manoscritto che gli venne alle mani in Inghilterra, sotto il nome di Giorgio Cofton, purgato da lui, come credette da tutto ciò che vi era di cattivo, e ben si persuadeva di averlo fatto quanto bastasse perché, data da leggere la detta costituzione al cardinal di Rohan e all’arcivescovo di Bourges, non fu da essi avvertito che vi fosse dentro qualche cosa di male, ma fu soltanto dal secondo consigliato a levarvi le due quarantene per la rigenerazione fisica e morale come due inezie, delle quali due pratiche perciò non ne ha mai fatto uso.
Ora, istruito dal P. Contarini che nella costituzione suddetta vi sono cose cattive e contrarie alla S. Fede Cattolica, da lui ritenuta mai sempre fermamente nel cuore, egli le detesta e si protesta disposto ad abiurarle tutte nella maniera che gli sarà imposta dal S. Tribunale, ed a subire quelle pene che merita il suo gravissimo fallo; e pentito di vero cuore ne domanda umilmente perdono al Signore e lo spera dalla sua infinita misericordia, benché se ne riconosca indegno.
Indi, rivolto alla Paterna clemenza della Santità Vostra, implora con calde lagrime pietà solamente per l’anima sua, supplicandola di dar rimedio allo scandalo gravissimo da lui dato al Mondo, ancorché questo si debba fare con lo strazio più crudele e pubblico della sua persona.
Della Santità Vostra indegnissimo figlio Giuseppe Balsamo peccatore pentito. »

Busto marmoreo di Giuseppe Balsamo

Lorenza Feliciani (in arte Serafina Cagliostro) in un ritratto d’epoca

La cella in cui Balsamo visse gli ultimi anni della sua vita (in realtà l’accesso era dall’alto)

La rocca di San Leo

dicembre 3, 2017 Posted by | Drammatico | , , , , , , , | Lascia un commento

Le sorelle

Le sorelle locandina 2

Diana lavora come traduttrice;ma il lavoro la stressa, così pianta tutto, sale su un treno e si avvia a incontrare sua sorella Martha che non vede da due anni.
L’incontro con Martha è affettuoso e tenero; la donna sembra felice, vive in una grande casa circondata dalle cose che desidera di più ed è sposata con Alex, che è l’uomo che ogni donna sogna. Pieno di attenzioni, delicato e innamorato di sua moglie, Alex è un coltivatore di fiori rari ed esotici.
Da subito però si capisce che tra Diana e Martha c’è qualcosa di inespresso, di sospeso nel passato: attraverso alcuni flashback intuiamo qualcosa di morboso, di ossessivo che Diana provava per sua sorella.
La sera, un altro indizio mostra che probabilmente la vita di Martha non è così felice come appare: durante un rapporto con Alex, la donna sembra quasi triste e inappagata, mentre l’uomo la guarda tristemente.
Ancora un flashback ci riporta al passato, ad una sera di pioggia in cui Martha, spaventata, si è rifugiata nel letto di Diana, che l’ha abbracciata e poco dopo baciata con sospetta passione.

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L’indomani Alex, Diana e Martha vanno sulla spiaggia, lungo le rive della quale Martha scatta alcune foto; in una di esse però Diana sotto gli occhi della sorella bacia appassionatamente Alex, mettendo i coniugi in palese imbarazzo.
Nel frattempo Diana conosce Dario, il giovane cugino di Alex, che sembra molto colpito dalla donna, che invece non sembra affatto interessata alla corte che timidamente e in seguito apertamente, Dario le fa.
Martha intanto conferma che il quadretto idilliaco mostrato alla sorella ha almeno una profonda incrinatura;la donna infatti ha una relazione sessuale con il giardiniere della tenuta in cui vive, cosa della quale probabilmente Alex è a conoscenza.
Diana si sente sempre più attratta da sua sorella, forse agganciata a quel passato dal quale Martha è invece fuggita.
Alex inizia a sospettare che Diana non sia venuta solo per affetto verso sua sorella ed esterna la cosa a Dario, invitandolo a lasciare con lui le due donne da sole, in modo da permettere loro di chiarirsi.
Durante un drammatico colloquio, Martha rimprovera a sua sorella di averla cambiata in modo irreversibile e le confessa di esser scappata da lei per paura di ciò che si era creato fra di loro.
Finale intenso e drammatico.

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Film cupo, caratterizzato da scarni dialoghi e lunghe inquadrature in cui a parlare sono i volti dei protagonisti, Le sorelle è un film di ottima fattura, ben recitato e sopratutto splendidamente fotografato.
Un film lento e introspettivo, senza accelerazioni, che trae la sua forza proprio dalla capacità delle due attrici protagoniste, le sorelle del titolo, che si guardano, cercano nei volti sentimenti e cose non dette, espressioni di stati d’animo che la mente alle volte non riesce a controllare.
Le sorelle, di Roberto Malenotti, può essere distinto in due parti ben precise; la prima, che dura per quasi tre quarti di film, che ci mostra attraverso un uso sapiente e non invasivo del flashback il morboso rapporto che Diana ha creato e Martha subito nel passato.
Un passato che le due donne si ritrovano ad affrontare e che Diana capisce essere diventato imbarazzante ed ingombrante nel presente di Martha, che scopriamo avere un rapporto profondo eppure non totale con Alex, uomo buono e gentile che probabilmente sa della relazione della moglie con il giardiniere e che pure tollera per amore.
Relazione che Martha ha probabilmente allacciato solo per trovare quel piacere sessuale che evidentemente non riesce a trovare completamente in e con Alex e che ha le sue radici nel rapporto proibito vissuto nel passato con Diana.

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Che viceversa non solo non ha legami,ma che ha conservato in se il ricordo della passione proibita per Martha e dalla quale non può e non vuole scappare.
Il finale, drammatico e assolutamente coerente con quanto narrato porta a galla una verità che peserà fino all’ultima inquadratura del film.
Che ha un suo fascino, nonostante la lentezza e i dialoghi lasciati spesso interrotti, a tutto vantaggio delle espressioni, delle cose che si vorrebbero dire e delle cose non dette.
Le sorelle è il primo dei due lungometraggi diretti da Roberto Malenotti, che in seguito, a distanza di ben 15 anni dirigerà Cenerentola 80, un riadattamento dignitoso in chiave moderna della celebre favola dei fratelli Grimm.
In questo film Malenotti mostra buona mano e indubbia capacità di direzione degli attori, che del resto sono ottimi professionisti, a cominciare dalla fascinosa e enigmatica Nathalie Delon, che interpreta Diana per passare a Susan strasberg, bella e intensa protagonista nel ruolo di Martha.
Molto bene i due “maschietti” del cast, il rodato Massimo Girotti che è la consueta garanzia di recitazione sobria e inappuntabile e un giovane Giancarlo Giannini alle prese con il personaggio di Dario l’unico forse a non essere abbastanza approfondito.
Il film non delude;appaiono davvero ingenerose le critiche che molti hanno rivolto a questo film, che invece mostra molto garbo nel trattare un argomento scabroso come l’incesto suggerito tra le due sorelle senza usare minimamente il morboso, ne nelle scene ne con nudi che sarebbero apparsi una concessione ai guardoni delle’poca,
Ad avercene di film trattati con tale delicatezza, oggi.
Per quanto riguarda la reperibilità, purtroppo non o trovato versioni in italiano sulla rete, ma sul mulo è disponibile una splendida versione in divx con dei colori praticamente perfetti e un audio unico, una delle cose migliori nelle quali sono incappato ultimamente.

Le sorelle

Un film di Roberto Malenotti. Con Giancarlo Giannini, Massimo Girotti, Nathalie Delon, Susan Strasberg,Lars Block, Attilio Dottesio Drammatico, durata 91 min. – Italia 1969

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Susan Strasberg: Marta
Nathalie Delon: Diana
Massimo Girotti: Alex
Giancarlo Giannini: Dario

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Regia:Roberto Malenotti
Soggetto Renzo Maietto Alex Fallay
Distribuzione:Euro International Film
Sceneggiatura Brunello Rondi Roberto Malenotti
Fotografia Giulio Albonico Sebastiano Celeste (operatore)
Musiche Giorgio Gaslini
Montaggio Antonietta Zita
Scenografia Luciana Marinucci
Arredamento Giorgio Bertolini
Costumi Luciana Marinucci

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L’opinione di Il gobbo dal sito http://www.davinotti.com

Spalleggiato da Rondi, Malenotti vorrebbe antonioneggiare, se non addirittura bergmaneggiare. Ma non è roba per lui e rimane in superficie. Una superficie pregevole, però, di ottima resa figurativa e con discrete atmosfere, sebbene di quando in quando rovinate da sciocchezzuole (tipo il rasoio elettrico col filo più lungo della storia del cinema). Molto bella la Delon. Passabile.

L’opinione di Il koreano dal sito http://www.davinotti.com

Se i primi dieci minuti possono definirsi la materializzazione di un colpo di genio, non altrettanto si può dire dei rimanenti novantanove: un fotoromanzo dai colori intensi, in cui la psicologia dei quattro personaggi protagonisti va a farsi benedire per lasciar spazio ad una scadente morbosità da libro erotico. Un punto di partenza per il giovane Giannini e un punto d’interruzione per Malenotti, che rimarrà inattivo per circa quindici anni. Notevole, a tratti, il commento musicale di Gaslini.

L’opinione del sito http://www.imilleocchi.com

Azzardiamo un’attribuzione a Brunello Rondi, per una proiezione che vuole inserirsi nella riscoperta a tappe del regista, anche in occasione dell’uscita di un volume cui abbiamo collaborato. Questo film con la splendida accoppiata di Susan Strasberg e Nathalie Delon è tutto fuorché quel banale pre-soft che a molti apparve. La musica di Giorgio Gaslini ben lo lega alla coeva regia Le tue mani sul mio corpo e indica che Rondi era anche qui più che solo sceneggiatore. Viatico alle successive tappe di una serie “erotica”, esige che l’opera dell’autore si sottragga agli equivoci (compreso quello dei recuperi trash).

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marzo 30, 2014 Posted by | Drammatico | , , , , | Lascia un commento

L’innocente

L'innocente locandina

L’innocente, tratto dall’omonimo romanzo di Gabriele D’Annunzio, è l’ultima opera cinematografica di Luchino Visconti.
Diretto nel 1976, il film è una trasposizione abbastanza fedele del romanzo, fatte salve alcune significative differenze tra i personaggi letterari e quelli cinematografici oltre ad una diversa interpretazione del grande maestro milanese che morì prima di vedere il suo film nella stesura definitiva.
Infatti Visconti, colpito da un ictus poco prima del montaggio definitivo non ebbe modo di vedere la sua opera come venne poi presentata al pubblico e per quanto se ne sa non rimase affatto contento di ciò che aveva realizzato.
Sarà la sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico ad approvare la versione che venne poi proiettata al Festival di Cannes del 1976, proprio nell’anno del trionfo di Brutti sporchi e cattivi di Scola.

L'innocente 1Giancarlo Giannini

Un film che quindi Visconti non amò particolarmente.
E che non ebbe nemmeno tanti estimatori tra i critici, che rimproverarono al Maestro l’aver scelto di ignorare parzialmente l’aria di decadentismo che permea il romanzo di D’Annunzio, quella messa in scena della fine della nobiltà e del mondo altero e distaccato di quelli che erano gli ultimi rampolli dell’italica nobiltà, destinati di li a poco a essere spazzati via dalle tragedie che si abbatterono sull’Italia subito dopo la fine della prima guerra mondiale.
L’Innocente è ambientato sul finire del 1800, esattamente nel 1891, sotto il regno di Umberto I° che 9 anni più tardi sarà stato ucciso da Bresci; narra le vicende del nobile Tullio Hermil, un aristocratico arrogante con tutti i difetti della sua casta che ha una relazione con la contessa Teresa Raffo pur essendo sposato con le remissiva e dolce Giuliana.
L’uomo approfitta a mani larghe del carattere docile della moglie sbandierando pubblicamente la sua relazione con l’affascinante Contessa; ma al ritorno da un viaggio Tullio scopre che Giuliana ha una relazione con Filippo D’Arborio, un giovane ed affascinante studioso che ha fatto breccia nel cuore della donna.

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Laura Antonelli

Tullio, più per vanità ferita che per amore, tenta di riconquistare la moglie ma scopre che la stessa aspetta un figlio da Filippo; il letterato scompare improvvisamente per una breve e fulminante malattia lasciando Giuliana di fronte ad una scelta difficilissima, tenere o no il frutto della relazione proibita con il giovane.
La donna decide di non abortire e allevare quel figlio frutto di una breve passione, suscitando in Tullio una gelosia morbosa che si rivolge contro il frutto del peccato, il piccolo nascituro.

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La sera della vigilia di Natale Tullio da sfogo all’odio represso lasciando il piccolo esposto al vento freddo della notte, causando così la sua morte.
Per Giuliana è un dramma, aggravato dalla consapevolezza della responsabilità del marito nell’accaduto.
Tullio, abbandonato dalla moglie, si consola tra le braccia di Teresa alla quale racconta gli avvenimenti; la donna ascolta impietrita e ……
L’innocente è un film raffinato e patinato, tecnicamente riuscito ma poco coinvolgente.
I personaggi che si muovono nel dramma famigliare e che si stagliano solo marginalmente nell’atmosfera corrotta moralmente dell’aristocrazia lombarda non suscitano emozioni, tanto sono lontani dalla vita dell’uomo comune.

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Jennifer O’Neill

E’ un dramma aristocratico che si svolge fra case lussuose e vestiti elegantissimi, tra famiglie abituate a tutti gli agi e alle comodità più totali, quindi non appartengono alla nostra vita.
E non sono nemmeno un modello di riferimento per le ambizioni di nessuno, proprio perchè i personaggi e gli ambienti mancano di qualsiasi scrupolo morale o di qualsiasi valore di riferimento.
Tullio o Giuliana, Teresa o gli aristocratici protagonisti non suscitano alcuna simpatia, fatta eccezione ovviamente per il piccolo innocente protagonista del dramma finale.
Parlavo di dramma finale non a caso; per lunga parte del film, assistiamo alle vicende umane della gente che si muove sullo schermo senza provare alcuna emozione nei loro confronti che non sia quella del disprezzo per gente senza valori pregnanti, impegnata in dialoghi futili o in operazioni del vivere quotidiano improntate al massimo dell’inutilità. Un tema che Visconti (che non dimentichiamo era un nobile) aveva già affrontato in opere come La caduta degli dei o Gruppo di famiglia in un interno, film nei quali il mondo snob e fuori dalla realtà dei nobili viene rappresentato come un’elite avulsa dalla realtà, preda di passioni deleterie come la soddisfazione del proprio ego, l’accumulo spasmodico di ricchezze finalizzate all’aumento del proprio prestigio e potere oppure come un gruppo di persone in cui la morale è poco più di una fastidiosa appendice.

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Ma se nei due film citati il discorso di Visconti è più omogeneo e duro, in L’innocente siamo di fronte ad un’operazione più di facciata che di sostanza.
Così come gli unici punti di contatto tra il decadentismo raffinato e indolente di D’Annunzio e quello sociale, morale e di calsse tante volte messo all’indice da Visconti si tramuta solo in una raffigurazione visiva molto elegante ma anche molto fredda.
Per quanto riguarda il cast, le prestazioni dei vari interpreti risentono moltissimo del freddo glaciale che si respira nel film e sopratutto della mancanza di simpatia assoluta che ispirano.
Per quanto tutti facciano il loro dovere con professionalità, è indubbia una certa difficoltà da parte di alcuni di loro nell’esprimere la personalità poco più che abbozzata dei protagonisti del film.
Poco più che sufficiente Giannini, sufficiente la bellissima Antonelli che appare però spaesata, quasi che il personaggio-vittima di Giuliana fosse agli antipodi alle sue corde recitative.
Meglio se la cava Jennifer O’Neill, la sofisticata Contessa che l’attrice di origini irlandesi/ispaniche interpreta con classe; la sua eleganza aristocratica, la sua bellezza altera si prestano perfettamente al personaggio di Tersa Raffo, amante di Tullio che alla fine resterà inorridita dal crimine mostruoso commesso dall’amante stesso.

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Discreto Marc Porel nel ruolo di Filippo, bene due grandi artisti come Girotti e la Morelli.
Lodi alla fotografia di Pasqualino De Santis e alle scenografie di Mario Garbuglia, mentre le musiche sono prese da opera di Chopin, Lisz e Mozart e a mio parere sono una delle cose migliori del film.

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L’innocente
Un film di Luchino Visconti. Con Giancarlo Giannini, Laura Antonelli, Jennifer O’Neill, Rina Morelli, Massimo Girotti.  Didier Haudepin, Marie Dubois, Roberta Paladini, Claude Mann, Marc Porel, Marina Pierro, Christine Pascal, Didier Haudepin, Philippe Hersent, Elvira Cortese, Siria Betti, Enzo Musumeci Greco, Margherita Horowitz, Riccardo Satta, Vittorio Zarfati, Alessandra Vazzoler, Alessandro Consorti, Filippo Perego Drammatico durata 129 min. – Italia 1976

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Giancarlo Giannini: Tullio Hermil
Laura Antonelli: Giuliana Hermil
Jennifer O’Neill: Teresa Raffo
Rina Morelli: Madre di Tullio
Massimo Girotti: Conte Stefano Egano
Didier Haudepin: Federico Hermil
Marie Dubois: La Principessa
Roberta Paladini: Miss Elviretta
Claude Mann: Il Principe
Marc Porel: Filippo d’Arborio

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Regia Luchino Visconti
Soggetto Gabriele D’Annunzio (romanzo)
Sceneggiatura Suso Cecchi D’Amico, Enrico Medioli, Luchino Visconti
Produttore Giovanni Bertolucci
Casa di produzione Rizzoli Film, Les Films Jacques Leitienne, Paris
Fotografia Pasqualino De Santis
Montaggio Ruggero Mastroianni
Musiche Chopin, Gluck, Liszt, Mannino, Mozart
Scenografia Mario Garbuglia

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Andare davanti al giudice e dirgli: «Ho commesso un delitto. Quella povera creatura non sarebbe morta se io non l’avessi uccisa. Io, Tullio Hermil, io stesso l’ho uccisa».

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Giancarlo Giannini interpreta il personaggio di Tullio

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Giannini, Visconti e la Antonelli in una pausa della lavorazione del film

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Jennifer O’Neill interpreta Teresa

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Laura Antonelli è Giuliana

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Luchino Visconti e la O’Neill

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Lobby card del film

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dicembre 9, 2011 Posted by | Drammatico | , , , , , | Lascia un commento

Morte sospetta di una minorenne


Claudio Germi è un commissario di polizia che lavora sotto copertura; gira con una scassatissima Dyane 6, e per rendere credibile la sua copertura non esita a rapinare, con il giovane Giannino, prostitute.

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In realtà il commissario sta indagando sul sequestro di un bambino, quando si imbatte, per una coincidenza non fortuita, nell’omicidio di Marisa, una minorenne che si scoprirà essere la nipote del ricchissimo e potente Gaudenzio Pesce. Durante le indagini, Germi si imbatte nell’agenzia Smcd, all’apparenza una normale agenzia che procura baby sitter, in realtà una centrale operativa per il mercato del sesso di minorenni.

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Lia Tanzi (Carmela) con Claudio Cassinelli (Claudio Germi)

Seguendo Floriana, una giovane prostituta a tempo perso, Claudio Germi si imbatte nel Menga, un balordo che sfrutta la ragazza e che è implicato nel sequestro del bambino. Durante una sparatoria, sia Floriana che il Menga rimangono uccisi, ma Claudio riesce a recuperare i due miliardi del riscatto. Avversato dai colleghi per i suoi metodi anticonvenzionali, Germi deve guardarsi anche dal procuratore Listri, poco propenso all’uso dei sistemi spicci del commissario.

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Barbara Magnolfi è Floriana

Appoggiato, almeno agli inizi, dal questore, Claudio continua sulla sua strada, sicuro che dietro l’agenzia si nascondano sia i veri motivi della morte di Marisa, sia qualcosa di molto peggio del giro di squillo. Grazie a Carmela, un’altra prostituta, trova altre tracce, mentre un killer biondo, con gli occhiali a specchio, semina attorno a lui la morte, uccidendo dapprima la tenutaria della casa dove Marisa incontrava il suo amante, sia Carmela.

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Ma l’input decisivo arriva da Gloria, amica intima e “collega” di Marisa; la ragazza svela i veri retroscena, coinvolgendo il ricco e insospettabile Gaudenzio Pesce. Ma Giannino e Gloria muoiono saltando in aria sulla vespa del ragazzo, e un Claudio Germi assetato di vendetta andrà fino alla fine della strada, per catturare il vero responsabile morale della vicenda.Diretto bene da Sergio Martino , Morte sospetta di una minorenne è un thriller tradizionale, di buona fattura; molto carina la scena dell’inseguimento della Dyane scalcinata di Germi da parte del collega Teti, che non sospetta chi ci sia alla guida dell’auto.

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a destra Adolfo Caruso è Giannino

Buone le recitazioni di Cassinelli, di Mel Ferrer e di Massimo Girotti. Le bellezze di turno, ed è il caso di dirlo, sono Jenny Tamburi,Lia Tanzi, Barbara Magnotti,Patrizia Castaldi.

Il film è ora disponibile su Youtube,all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=5k35Cm3DTm4 in un’ottima versione.

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Morte sospetta di una minorenne, un film di Sergio Martino. Con Mel Ferrer, Claudio Cassinelli, Lia Tanzi, Jenny Tamburi.Barbara Magnolfi, Massimo Girotti, Gino Pernice, Fiammetta Baralla, Pino Caruso, Gianfranco Barra, Carlotta Wittig
Poliziesco, durata 94 min. – Italia 1975.

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Claudio Cassinelli: Paolo Germi
Mel Ferrer: questore
Lia Tanzi: Carmela
Gianfranco Barra: Teti
Patrizia Castaldi: Marisa
Adolfo Caruso: Giannino
Jenny Tamburi: Gloria
Massimo Girotti: Gaudenzio Pesce
Carlo Alighiero: capo ufficio S.M.C.D.
Franco Alpestre: il Menga, Raimodo Menghini
Fiammetta Baralla: albergatrice
Barbara Magnolfi: Floriana
Aldo Massasso: procuratore Listri
Roberto Posse: killer con occhiali da sole
Carlotta Witting: direttrice di S.M.C.D.
Franca Scagnetti: madre di Giannino
Anita Laurenzi: madre di Gloria
Franco Diogene: avvocato di Pesce
Alessandra Vazzoler: prostituta
Dino Emanuelli: giornalista
Maurizio Mattioli: protettore delle prostitute

Morte sospetta di una minorenne banner cast

Regia Sergio Martino
Soggetto Ernesto Gastaldi
Sceneggiatura Ernesto Gastaldi, Sergio Martino
Produttore Luciano Martino
Casa di produzione Dania Film
Distribuzione (Italia) Titanus
Fotografia Giancarlo Ferrando
Montaggio Raimondo Crociani
Musiche Luciano Michelini
Scenografia Paolo Innocenzi e Elio Micheli
Costumi Elio Micheli

Trucco Mario Van Riel

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Morte sospetta di una minorenne locandina 1

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gennaio 29, 2009 Posted by | Thriller | , , , , , | Lascia un commento