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Nel giorno del Signore

Il sommo pittore urbinate Raffaello Sanzio è stato chiamato dal Papa Leone X a Roma per dei lavori in Vaticano.Raffaello,donnaiolo impenitente conosce contemporaneamente Margherita (qui Bragone ma nella realtà Luti),una bella fornaia detta la Fornarina e la nobildonna Beatrice del Giovenale.
Raffaello si incapriccia della Fornarina,che prende a ritrarre ma nello stesso tempo ha una fugace relazione con Beatrice,la quale,scoperta l’amorosa tresca,decide di liberarsi della rivale.
Lo fa uccidendo un laido mercante ebreo e lasciando ricadere la colpa sulla innocente Margherita.
La donna viene condannata a morte ma Raffaello…

Lando Buzzanca e Igli Villani

Fred Robsham

Nel giorno del Signore esce nel 1971 sotto la direzione di Bruno Corbucci, a due anni di distanza dal ben più fortunato (e di ben altro spessore) Nell’anno del Signore di Luigi Magni,del quale riprende il titolo trasformando il grande,amaro affresco storico di Magni in una versione farsesca,ambientata ben 4 secoli prima della storia ambientata nella Roma papalina del potere temporale ormai agli sgoccioli di Magni.
Ovviamente l’intenzione di Corbucci è solo quella di divertire laddove Nell’anno del Signore ha ben altre ambizioni;basta semplicemente accostare i due cast per capire che siamo su due universi assolutamente sideralmente distanti.
Da Nino Manfredi e Ugo Tognazzi,Alberto Sordi e Claudia Cardinale,Enrico Maria Salerno e Robert Hossein presenti nel film di Magni si passa a Macario e Franco Franchi,Ciccio Ingrassia e Gino Bramieri,Mari Carotenuto e Ira Furstenberg ecc.

Erminio Macario

Lino Banfi e Gianfranco D’Angelo

Caratteristi bravi,certo,ma adatti alla farsa,non  ad un discorso storico ambizioso e di denuncia.
Nel giorno del Signore ha una trama esile e si basa in pratica su veri e propri sketch affidati allo stuolo di attori arruolati,ma zoppica proprio negli interpreti principali ovvero un Fred Robsham francamente poco espressivo nella parte di Raffaello,di
Igli Villani ancor meno convincente in quella della Fornarina e di Ira Furstenberg nel ruolo della immaginaria e storicamente inesistente Beatrice.
Film che qualche sorriso lo strappa anche,ma che in pratica non riscosse il grande successo atteso dal regista e dalla produzione alla luce del gran cast assemblato.

Bravi anche Caprioli e Dapporto e gli altri comprimari,come Mulè (il Papa) e Checco Durante,Franca Valeri,Lino Banfi e Lando Buzzanca.
Ma il film non esce mai da un’aurea mediocrità,pur riconoscendo allo stesso quanto meno una pulizia di linguaggio e un’assenza dei tradizionali nudi che sono un valore della pellicola.
Da segnalare la location di Villa Parisi a Frascati,più volte sfruttata nel corso dei decenni per tanti film.
Scomparsa anche dal piccolo schermo esiste oggi in edizione digitale facilmente rintracciabile in rete nei siti di streaming.

Nel giorno del Signore

Un film di Bruno Corbucci. Con Sidney Chaplin, Ira Fürstenberg, Fred Robsham, Igli Villani, Erminio Macario, Enrico Luzi, Checco Durante, Carlo Dapporto, Rosita Pisano, Mario Carotenuto, Andrea Aureli, Mimmo Poli, Pino Ferrara, Gino Bramieri, Francesco Mulè, Paolo Panelli, Franca Valeri, Vittorio Caprioli, Franco Franchi, Umberto D’Orsi, Lino Banfi, Ciccio Ingrassia, Vasco Santoni, Gianfranco D’Angelo, Otello Belardi Commedia, durata 92 min. – Italia 1971

Carlo Dapporto

Francesco Mulè

Ira Furstenberg

Vittorio Caprioli

Franchi & Ingrassia

Franca Valeri

Mario Carotenuto

I protagonisti

Gino Bramieri: frate confessore
Fred Robsahm: Raffaello
Igli Villani: Margherita, detta La Fornarina
Sydney Earle Chaplin: cugino di Beatrice
Ira von Fürstenberg: Beatrice
Vittorio Caprioli: messer Sergio Anticoli
Lando Buzzanca: Pietro
Erminio Macario: don Giacinto
Mario Carotenuto: il bargello
Gianfranco D’Angelo: pittore nella bottega di Raffaello
Lino Banfi: pittore nella bottega di Raffaello
Carlo Dapporto: Gualtiero Lama de’ Farinata
Umberto D’Orsi: cardinale Ruffo
Franco Franchi: un carceriere
Ciccio Ingrassia: un carceriere
Checco Durante: padre di Margherita
Pino Ferrara: “Chirichetto”
Enrico Luzi: pittore nella bottega di Raffaello
Francesco Mulè: papa Leone X

Cast tecnico

Regia Bruno Corbucci
Soggetto Mario Amendola, Bruno Corbucci
Sceneggiatura Mario Amendola, Bruno Corbucci
Fotografia Roberto Gerardi
Montaggio Luciano Anconetani
Musiche Bruno Canfora

aprile 22, 2019 Posted by | Commedia | , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Il piatto piange

Il piatto piange locandina

Un gruppo di amici, oziosi e annoiati, si riunisce a Luino nell’albergo di uno della compagnia.
Siamo agli inizi degli anni Trenta, il fascismo è da poco al potere, ma al gruppo dei gaudenti poco importa, anzi.
A loro della politica interessa poco; le loro serate passano in interminabili partite a carte, fra sberleffi e boccacceschi racconti sulle prodezze amatorie dei componenti del gruppo.

Il piatto piange 1
Il gruppo riunito

Sbruffonate, certo, ma non quelle di Mario Tonino detto il Camola; lui con le donne ha davvero fortuna, forse perchè affronta la vita e le cose come un gioco.

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Andrea Ferreol, la cantante moglie del capostazione

Camola è il segretario del locale avvocato, i suoi amici sono un barbiere, un capostazione, un professore…in pratica, gli uomini del paese che hanno una funzione sociale. Tutti insieme oziano, in una città che sembra oziosa allo stesso modo, incurante degli avvenimenti tragici che sembrano avvicinarsi come nubi nere; quando il gruppetto non è impegnato a giocare a carte, o a prendersi beffe dello Spreafico, il locale dirigente del partito fascista, frequentano la casa d’appuntamenti di Mamma Rosa, da poco trasferitasi con le sue ragazze nel paese.

Il piatto piange 3

Il Camola ben presto seduce dapprima la moglie di un casellante delle ferrovie, poi la bella Ines, la ragazza più bella del paese e infine una giovane fascista.
Quest’ultima dopo che un mediconzolo gli ha diagnosticato una malattia venerea e dopo che un suo amico gli ha fatto bere la balla che per guarire deve andare con una ragazza ancora vergine.
Così, tra una beffa e un litigio, tra giochi e indolenza, si consumano le giornate del gruppo, mentre attorno a loro scorre pigramente la vita della cittadina, scossa solo dalla morte di Mamma Rosa e dalle spedizioni punitive dello Spreafico avvenute in concomitanza con i festeggiamenti del 21 aprile.

Il piatto piange 4Agostina Belli

Il piatto piange, diretto da Paolo Nuzzi nel 1974 e tratto dall’omonimo romanzo di Pietro Chiara, è una trasposizione abbastanza fedele del romanzo stesso, del quale cerca di ricostruire l’atmosfera indolente, pigra che lo caratterizza.
E lo fà in maniera abbastanza originale, perché il film scivola via senza grosse sbandate, riuscendo a catturare l’attenzione dello spettatore con i fatterelli, tutto sommato abbastanza banali, che avvengono nel paese.

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Due fotogrammi con la splendida Agostina Belli, Ines

Merito non solo della sceneggiatura a cui lavorarono in tre, lo stesso scrittore, il regista e Maria Pia Sollima, ma anche grazie al bel cast che il film riunisce attorno alla figura principale del Camola, interpretato molto bene da Aldo Maccione.
L’attore torinese da respiro al suo personaggio, un uomo dai robusti appetiti sessuali, poco disposto a prendere sul serio la vita o quello che gli accade intorno.

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Accanto a lui, il grande Erminio Macario, che interpreta il Brovelli, un reduce un pochino tocco della prima guerra mondiale che si prende lo sfizio di mollare una pedata nel didietro ad un fascista.
Molto bene anche la bella e brava Agostina Belli, la Ines bramata dal Camola (che riuscirà a goderne le grazie) e dal viscido Spreafico, che inutilmente le farà la corte.

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Il piatto piange 7

Ci sono poi Andrea Ferreol, l’unica ad andare sopra le righe con il  personaggio (un tantino isterico) della cantante lirica moglie del capostazione che fa becco il marito, c’è Guido Leontini che al solito interpreta il personaggio più antipatico del film, lo Spreafico.
E infine attori come Claudio Gora (il dottore), Daniele Vargas (l’Avvocato) e nientemeno che Bernard Blier nel ruolo del parroco.
Piccola parte per Maria Antonietta Beluzzi che interpreta Mamma Rosa; l’attrice, che aveva 44 anni all’epoca in cui fu girato il film, compare in una scena di nudo piuttosto ardito, anche se non particolarmente apprezzabile dal punto di vista estetico.

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Un film di buon livello, gradevole, che ha il merito di ricreare le atmosfere ovattate tipiche del romanzi di Chiara; un film in cui l’ironia è palpabile, che qualche vota esprime la stessa con guizzi beceri. Ma sono difetti davvero veniali, perchè il tutto non sfugge mai dalle mani del regista, che riesce a portare a termine un prodotto con dignità senza mai scivolare nella farsa. Il film è disponibile su You tube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=gmGd18l93k4 in una versione molto buona qualitativamente
Il piatto piange,

un film di Paolo Nuzzi. Con Erminio Macario, Agostina Belli, Andréa Ferréol, Aldo Maccione, Claudio Gora, Bernard Blier, Daniele Vargas, Elisa Mainardi, Renato Pinciroli, Lorenzo Piani, Vittorio Fanfoni, Loredana Martinez, Nazzareno Natale, Guido Leontini, Armando Brancia, Renato Paracchi, Franco Diogene, Angelo Pellegrino, Piero Chiara
Commedia, durata 110 min. – Italia 1974.

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Maria Antonietta Beluzzi, Mamma Rosa

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Il piatto piange banner personaggi

Aldo Maccione: Mario  Tonini detto il Camola
Erminio Macario: Brovelli
Agostina Belli: Ines
Maria Antonietta Beluzzi: mamma Rosa
Andréa Ferréol: Cantante lirica
Aldo Maccione: Mario “Camola” Tonini
Claudio Gora: Il dottor Ferri
Bernard Blier: Il parroco
Daniele Vargas: L’Avvocato
Elisa Mainardi: Wilma Sperzi
Renato Pinciroli: Rimediotti
Loredana Martinez: Flora
Nazzareno Natale: Bertinelli, lo stalliere
Guido Leontini: Spreafico
Armando Brancia: Mazzaturconi, il federale
Renato Paracchi: Il “cliente” di Bellinzona
Franco Diogene: Peppino, il barbiere
Angelo Pellegrino: Giuseppe Migliavacca, il sarto
Piero Chiara: Un cliente del caffè con giornale
Maria Antonietta Beluzzi: mamma Rosa

Il piatto piange banner cast

Regia     Paolo Nuzzi
Soggetto     Piero Chiara,
Sceneggiatura     Piero Chiara, Paolo Nuzzi, Maria Pia Sollima
Fotografia     Arturo Zavattini
Montaggio     Antonio Siciliano
Musiche     Franco Micalizzi, Rudy Knabl, Sandro Blonksteiner
Scenografia     Mario Ambrosino
Costumi     Mario Ambrosino, Angela Parravicini

I commenti appartengono al sito http://www.davinotti.com

Tutti i diritti riservati

“Non ho mai capito perché anche i cinefili dalla mente più aperta, più anticonformisti, sempre pronti a rivalutare ignobili filmacci, non abbiano mai riscoperto questa gradevole pellicola d’ambientazione provinciale (e d’epoca fascista), ispirata all’omonimo romanzo (1962) di Piero Chiara. Certo, non è perfetta, i tempi morti purtroppo non mancano, ma tutti gli interpreti sono affiatati e il risultato è comunque gradevolissimo da visionare.

Vezzosa pellicola di ambientazione luinese (in realtà girato ad Orta San Giulio: si vede anche l’isoletta in mezzo al Cùsio), con gradevolissimi caratteristi. Accanto ad un ottimo Maccione, ruotano l’Agostina , Gora, Diogene, Leontini, Maffioli, Vargas, Pellegrino… In più ci sono due assi come Bernard Blier (che ha la faccia di uno che è nato per fare l’attore) e Macario (non proprio eccelso, ma lo si guarda sempre con affetto). Film non grande, ma legittimamente di piccolo culto.

Distribuito nelle edicole (ormai in anni lontani, tipo 1996-1997) nella serie Commedia Sexy all’Italiana (Shendene & Moizzi) il film non brilla per ritmo, essendo statico (fissato attorno ad un tavolo) e costringendo a piangere, non solo il piatto, ma pure lo spettatore. Il pianto poi si dilunga, di fronte allo sperpero d’un cast di spessore (risalta il simpatico Macario) ed alla perfetta ricostruzione degli ambienti d’epoca (anni ’30). L’obiettivo del film è mancato in pieno, ma merita una visione.

Gustoso e salace, in tono con la poetica di Chiara (che co-sceneggia e fa una fugace apparizione su una panchina ad ammirare la Belli). Maccione straordinario, ricostruzione accurata. Un film riuscito.”

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ottobre 21, 2010 Posted by | Commedia | , , , , , , , | Lascia un commento

Il prode Anselmo e il suo scudiero

Il prode Anselmo e il suo scudiero locandina

Anselmo di Montebello, definito prode per arcani motivi, disputa una singolar tenzone con il cavaliere teutonico Ottone; grazie ad un volgare trucco, messo in scena da suo zio il Vescovo, batte il povero tedesco e si prepara a viaggiare in direzione di Roma, dove è incaricato di portare la mano sinistra del santo Mancinello.

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Alighiero Noschese è il prode Anselmo

Al termine della missione, potrà quindi partire come crociato per la Terrasanta e impalmare la bellissima Leonzia, nipote del vescovo e sua promessa sposa. Ma Ottone capisce l’inganno in cui è caduto e vuole vendicarsi di Anselmo. Il prode in realtà altro non è che uno sbruffone bigotto, si traveste da contadino e accompagnato dallo zio e dalla bella Leonzia, entrambi travestiti da contadini, fuggono verso Roma.

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Marie Sophie è Leonzia

Si rifugiano, per la notte, presso Gianpuccio Senzaterra, un villico furbissimo quanto squattrinato; qui il giovane seduce la bella Leonzia, ma deve fare i conti con il furibondo Ottone. Con una beffa, lo rende cieco da un occhio, scappa con Anselmo che deve dividersi dalla sua promessa sposa e da suo zio.

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Enrico Montesano è Gianpuccio Senzaterra

Inizia cosi una caccia assolutamente irresistibile condotta da Ottone con i due occasionali compagni di viaggio a fare da lepre. Durante la fuga, Anselmo e il suo scudiero si imbattono in Frà Prosdocimo Zatterin da’ San Donà di Piave, un religioso dedito ad uno strano mestiere, quello del castratore, che ha già sperimentato sul suo compagno di viaggio. Dopo una notte passata in un cimitero, in cui i due compagni si imbattono in uno strano tipo di fantasma, una donna che fa becco il marito facendogli credere di essere sonnambula, i due compagni di avventura si rifugiano in una locanda, sempre inseguiti dal furibondo tedesco.

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Renzo Montagnani

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Lino Banfi e Erminio Macario

Qui i due conoscono Laura e Fiammetta, le due splendide locandiere, che si fanno sedurre senza molte resistenze. Nella locanda alloggia anche fra Prosdocimo e sempre nella locanda arriva il vendicativo Ottone; i due compagni riescono a sfuggire, ma Gianpuccio perde sventuratamente la reliquia. Imbattutisi per l’ennesima volta in Ottone, che ha ucciso per rabbia tutti i suoi compagni d’arme, privano lo sventurato tedesco della mano destra, involontariamente; la mano dovrà sostituire la reliquia finita in fondo al fiume. Anselmo e Gianpuccio arrivano così a Roma, con la falsa reliquia; ma nella fretta di sostituirla,

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Femi Benussi

Gianpuccio ha tagliato allo sfortunato tedesco la mano sbagliata.Scoperto l’inganno, Anselmo viene condannato ad essere castrato dall’ineffabile Frà Prosdocimo Zatterin; riesce a sottrarsi con l’inganno al suo destino, convincendo Gianpuccio con le lusinghe a prendere il suo posto. Conosciuto il suo vero destino , quello che lo attende a Roma, Gianpuccio, incarcerato, riesce a convincere con un trucco a far prendere il suo posto al solito sfortunato Ottone, che oltre all’occhio e alla mano destra, perderà anche la virilità.

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Maria Baxa e Femi Benussi

Gianpuccio, fingendosi eunuco, raggiunge il prode Anselmo al suo villaggio, e lo convince ad entrare come servitore e paggio al servizio della bella Leonzia. Spassosa commedia degli equivoci, diretta con ritmo da Bruno Corbucci, Il prode Anselmo e il suo scudiero è una commedia farsesca che ricalca, naturalmente con meno originalità, lo storico Brancaleone di Comencini; la dove il maestro aveva puntato tutto sul linguaggio, sull’espressione e sulla comicità involontaria delle cialtronesche gesta di Brancaleone da Norcia,

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Corbucci sostituisce l’irresistibile idioma  di Brancaleone con un linguaggio forse troppo triviale, ma ugualmente spassoso. Il film ha ritmo, in alcune parti è assolutamente irresistibile, anche se Noschese non è Gassman, e in Il prode Anselmo predomina, la scurrilità e il doppio senso, elargito con abbondanza. Girato come se fosse un decamerotico, quindi con la consueta aggiunta di mariti cornuti e di beffe varie, tuttavia questo film si distacca nettamente dalla produzione del genere per la sua carica umoristica molto forte. Noschese e Montesano sono assolutamente irresistibili, e disegnano ottimamente i personaggi del pavido Anselmo e del bifolco dal cervello fino, Gianpuccio.

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Il cast è completato dall’ineffabile Erminio Macario, con il suo sorriso ironico e la sua carica magnetica nei panni di Frà Prosdocimo Zatterin, da Mrio carotenuto, autentica istituzione di film a ispirazione decamerotico-medioevale, e dalla presenza di alcune bellezze, come Maria Baxa, Femi Benussi, Tamara Baroni e Marie Sophie. Una lode a parte per il solito grande Renzo Montagnani, che da vita allo spassoso personaggio di Ottone, lo sventurato cavaliere teutonico vittima dei due compagni di avventura, Anselmo e Gianpuccio e per Lino Banfi, irresistibile nei panni del compagno di viaggio di Fra Prosdocimo, da lui reso eunuco. Un film da riscoprire, allegro divertente e senza pretese.

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Il prode Anselmo e il suo scudiero, di Sergio Corbucci, con Lino Banfi, Tamara Baroni, María Baxa, Femi Benussi, Mario Carotenuto, Sandro Dori, Erminio Macario, Renzo Montagnani, Enrico Montesano, Rosalba Neri, Alighiero Noschese, Marie Sophie

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Il prode Anselmo 4

Il prode Anselmo 3

Il prode Anselmo 2

Il prode Anselmo 1

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Lino Banfi Il compagno di viaggio di Fra Prosdocimo
María Baxa Fiammetta
Femi Benussi Laura
Mario Carotenuto Il Vescovo zio di Leonzia
Sandro Dori
Erminio Macario Frà Prosdocimo Zatterin da’ San Donà di Piave
Renzo Montagnani Ottone
Enrico Montesano Gianpuccio Senzaterra
Alighiero Noschese Prode Anselmo di Montebello
Mimmo Poli Oste
Marie Sophie Leonzia
Tamara Baroni Fantasma
Ignazio Leone Un Vescovo (non accreditato)
Marcello Martana    Marcozzo il becchino (non accreditato)
Franca Sciutto    (non accreditato)

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Regia Bruno Corbucci
Soggetto Castellano e Pipolo
Sceneggiatura Mario Amendola
Bruno Corbucci
Castellano e Pipolo
Giuseppe Moccia
Scenografia Guido Josia

settembre 30, 2009 Posted by | Commedia, Erotico | , , , , , , , , , , , | 2 commenti