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Il mostro è in tavola…Barone Frankenstein

Il mostro è in tavola Barone Frankenstein locandina

Il barone Frankenstein cerca di portare a termine quella che per lui è diventata un’autentica ossessione: creare un essere vivente utilizzando parti di cadaveri, cosa che nel frattempo gli è valsa l’espulsione dall’Università.
Ritiratosi quindi nel suo castello, il barone in compagnia della moglie e dei due figli Diastole e Sistole si dedica alla costruzione della sua creatura.

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Udo Krier, il Barone Frankenstein

Costruisce così, con l’aiuto dell’assistente Otto una creatura di sesso femminile mettendo assieme parti da vari cadaveri.
Non pago, il barone realizza anche un esemplare maschile che, nella sua folle mente, dovrebbe congiungersi carnalmente con la creatura femmina e mettere al mondo così un essere nuovo e perfetto.
I piani del barone falliscono miseramente: per un marchiano errore i due uccidono un giovane destinato a farsi monaco mentre la vittima predestinata era il giardiniere del castello Nicholas, un tipo sensibile a tutte le gonnelle.
Quello che succederà d’ora in poi diverrà una specie di incubo….

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Il mostro è in tavola barone Frankenstein, diretto da quel Paul Morrissey allievo di Andy Warhol e autore nello stesso periodo del film Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete, è un’opera bizzarra presa in parte almeno come ispirazione dall’ormai leggendario romanzo di Mary Shelley.
Gli elementi horror tipici delle trasposizioni cinematografiche fino ad allora realizzate si fondono con elementi di humour nero, conditi da un pizzico di sesso e di comicità surreale.

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L’equilibrio richiesto dalla fusione di questi elementi resta molto instabile per tutto il film, pur non mancando allo stesso un certo fascino gelido e macabro.
L’uso sperimentale della tecnica 3 D, unito ad una sceneggiatura irriverente e ironica della rilettura del romanzo, l’astrattismo concettuale di Morissey e il suo senso dello humour di marca yankees richiedevano un’alchimia cinematografica molto delicata e retta davvero sul filo del rasoio.

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Morissey invece resta distante sia dalla commedia brillante sia dall’horror puro e non miscela affatto le situazioni, anzi.
Indeciso sulla strada da prendere, crea un’opera fredda e asettica pur non priva di un suo macabro fascino.
Tuttavia, il film ha dalla sua una robusta creatività e un cast all’altezza, oltre che qualche trovata gustosa, come le opere di seduzione di Nicholas o le scene “splatter” della costruzione della creatura femmina, i due satanici fratellini che erediteranno le opere del padre e qualche sprazzo di geniale inventiva.
Il nostro Dawson/Margheriti compare ancora una volta tra i credit come regista della seconda unità, ma pare che il suo compito reale si limiti a quello di comparsa tra i credit stessi.
Nel cast c’è la nostra Dalila Di Lazzaro, bellezza algida e eterea che nel film riveste il ruolo della sventurata creatura creata dal folle barone, mentre Udo Kier è la solita sicurezza con quel volto impenetrabile che sembra preso di corpo dal teatro mimico del passato.
Kier ha un’espressione a metà strada tra l’ironico, lo stupefatto e l’ingenuo, ovvero l’espressione di chi sembra capitato per caso in mezzo a degli alieni ed in realtà risulta il più credibile di tutti, mentre la Bosisio futura signora Pina in alcuni episodi di fantozzi è una sicurezza.
Segnalo anche Arno Jverging, la piccola Nicoletta Elmi perfida da non credere, Rosita Torosh e il solito inespressivo Joe D’Alessandro.

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Alla sceneggiatura del film, uscito con il titolo originale di Flesh for Frankenstein (Carne per Frankenstein) collaborò Tonino Guerra, mentre le musiche adeguate sono di Claudio Gizzi.
Siamo di fronte ad un prodotto assolutamente e pesantemente datato: il cinema sperimentale di Morrissey, oggi 73 enne è un cinema molto particolare in cui la preponderanza di elementi astratti oltre che minimalisti risulta ai nostri giorni quasi insopportabile.
Il regista statunitense autore fra l’altro del classico Trash, oltre che di Calore (Heat) e Flesh (Andy Warhol’s flesh) vive oggi una seconda giovinezza grazie all’interesse di una parte di pubblico affascinato dal cinema indipendente, quello più lontano dai prodotti massificati dell’establishment di Hollywood.
Tuttavia gli amanti del cinema che si trovino oggi ad affrontare la visione di film come questo Il mostro è in tavola oppure Dracula cerca sangue di vergine possono rimanere sicuramente spiazzati da un tipo di cinema molto distante dai canoni odierni e sopratutto cerebrale e freddo.
Ma Morrissey è questo, prendere o lasciare.

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Il mostro è in tavola… barone Frankenstein,un film di Paul Morrissey. Con Dalila Di Lazzaro, Joe Dallessandro, Udo Kier, Arno Jverging, Monique Van Vooren,Rosita Torosh, Nicoletta Elmi
Titolo originale Flesh for Frankenstein. Horror/commedia nera, durata 95 min. – Italia, Francia 1973

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Il mostro è in tavola Barone Frankenstein banner protagonisti

Joe Dallesandro    …     Nicholas
Monique van Vooren    …     La Baronessa Katrin Frankenstein
Udo Kier    …     Barone Frankenstein
Arno Juerging    …     Otto, assistente del Barone
Dalila Di Lazzaro    …     La creatura femmina
Srdjan Zelenovic    …     La creatura maschio
Nicoletta Elmi    …     Monica, figlia del barone
Marco Liofredi    …     Erik, figlio del Barone
Liù Bosisio    …     Olga, la colf
Fiorella Masselli    …     Prostituta
Cristina Gaioni    …     Contadino
Rosita Torosh    …     Sonia,  prostituta
Carla Mancini    …     Contadina
Imelde Marani    …     Prostituta bionda

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Regia: Paul Morrissey (Antonio Margheriti)
Sceneggiatura :Tonino Guerra, Paul Morrissey
Produzione: Andrew Braunsberg,Louis Peraino (non accreditato)
Carlo Ponti     (non accreditato),Jean Yanne     (non accreditato)
Musiche: Claudio Gizzi
Fotografia:  Luigi Kuveiller
Scenografia: Enrico Job
Editing/Montaggio: Jed Johnson, Franca Silvi
Effetti speciali: Carlo Rambaldi

Le recensioni appartengono al sito http://www.davinotti.com

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Raffinato omaggio al mito, con grandi prestazioni e grandi facce di Udo Kier e di Arno Juerging (Joe Dallesandro fa strage di cuori, pure della Mancini e della Gajoni, ma è un tremendo pesce lesso). Molto divertente, superiore al gemello Dracula. Bellissima la Torosh (Sonia, la prostituta). Mi dicono che in realtà Margheriti funse da supervisore, affinché il clan warholiano riuscisse davvero a fare il film: lo fecero per davvero, visto che è un buon film.

Per questo e per il suo “gemello” (Dracula cerca sangue di vergine… e morì di sete) si scomoda spesso il nome di Margheriti (come regista della seconda unità), anche se pare il suo nome appaia per questioni burocratiche in quanto trattasi di co-produzione USA-Italia-Francia. Resta comunque un ottimo esempio di melodramma, fortemente intriso di macabra ironia e insaporito dalla spezia dell’erotismo (mai il mostro di Frankenstein sarà più così bello, qui nei – pochi – panni della sublime Dalila Di Lazzaro). In evidenza alcune sequenze fortemente splatter.

Frankenstein crea due mostri che dovranno accoppiarsi. La chiave è la parodia, infarcita di splatter un po’ trash, di ridondanze kitsch, di nudi vedo/non vedo in pieno stile pruriginoso-libertario anni 70. Insomma, buona l’idea di partenza di un’irrisione dei moduli dell’horror che si intreccia con un’irrisione dei modelli borghesi. Ma il film è pericolosamente vicino alla sciatteria scivolando talvolta nel velleitario e nell’amatoriale. Tra gli attori il migliore sembra Udo Kier, mentre Liù Bosisio si conferma buona caratterista.

Seconda incursione nella parodia dell’horror da parte di Morrisey, che stavolta sceglie di rileggere il mito di Frankenstein. Gli ingredienti sono gli stessi, purtroppo però il risultato è meno riuscito che nell’altra occasione: il ritmo, infatti, è lento, ma stavolta ci sono anche meno trovate e meno divertimento. In compenso non mancano alcune scene abbastanza splatter. Insomma, si lascia guardare sino alla fine senza problemi, ma anche senza veri guizzi e invenzioni.

Non mi convinse la prima volta che lo vidi, decenni fa, e devo dire che continua a non convincermi rivisto oggi. Mi pare una pellicola che non sappia bene da che parte dirigersi: come parodia dei film sul mostro di Frankenstein non diverte, come horror non funziona, come commedia erotica stufa; si possono salvare alcuni effettacci splatter (ma non sono un grande estimatore di questi dettagli) e la recitazione di Udo Kier (al contrario di quella di Dallesandro, inespressivo pesce bollito). Deludente assai.

 

Leggermente inferiore a Dracula. Certo, di cose ottime ce ne sono (tra le quali la stupenda e regale Monique Van Vooren). Dallesandro può solo mostrarsi nudo (compreso un ardito nudo frontale), Udo Kier è notevole. Molti caratteristi, tra cui la desnuda Rosita Torosh, Carla Mancini, Liù Bosisio, Imelde Marani, la Elmi e una giovane Dalila Di Lazzaro. Gustosi gli effetti splatter, buono il tema musicale. Finale un po’ disturbante.

Un buon film, al pari del “gemello” Dracula. All’atmosfera gotica e pomposa fa da contraltare una freddezza truce e crudele, ben rappresentata dal viso algido e severo del grande Udo Kier. Il resto del cast è buono, con Dallesandro inespressivo ed ambiguo (è la sua caratteristica) e la futura moglie di Fantozzi, Liù Bosisio (che finisce male). Sorprendente ed efficace anche la dose di splatter, davvero audace e ben fatto per l’epoca, con scene a tratti veramente disgustose. L’ironia è meno arguta che nel Dracula, ma ci si diverte comunque.

Film molto raffinato e particolare, da guardare però senza considerarlo un horror. Al di là delle varie scene erotiche (molte delle quali stancanti o inutili), il film è notevole in particolar modo per quanto riguarda fotografia e location (molto suggestive). Ma soprattutto per il soggetto: mai prima di questo film era stata proposta una versione di Frankenstein così alternativa e soprattutto cinica. Ben caratterizzati i personaggi: moglie ninfomane, marito pazzo, figli sadici, assistente maniaco… C’è anche un piccolo aggancio alla necrofilia.

Parodia estrema di Frankenstein, comprensivo di episodi di necrofilia (esplicita) ed incesto (solo documentato). Non mi ha divertito come il parallelo Dracula cerca sangue di vergine, ma resta un ottimo episodio di paragotico erotico-splatter (mah..). Performance eccellente di Udo Kier, mentre gli altri protagonisti sono nella media, con la presenza della “solita” Nicoletta Elmi bambina (che quindi dovrebbe aver visto il film solo alcuni anni dopo – VM18). Anche in questo caso, subentrano i rapporti di classe dopo “lo sfruttamento sessuale” della padrona.

Troppo lento e senza guizzi particolari. Le scene splatter fanno il loro dovere, ma dal punto di vista erotico/sensuale fallisce miseramente, nonostante la presenza di una giovanissima Di Lazzaro e della regale Van Vooren. La recitazione di Udo Kier è molto teatrale e comunque consona, ma tutto sommato sembra ancora manchi qualcosa. Il finale mi ricorda un po’ i bambini omicidi di Reazione a catena…

Film sicuramente più riuscito del successivo Blood for Dracula, anche se molto simile. Al centro rimane il rapporto tra sangue carne e sesso, in questa pellicola tutto è reso più esplicito e carnale. Lo splatter abbonda e si evitano i toni da blanda commedia; anche Kier risulta essere più in parte come perverso scienziato. La morale pubblica odierna uescirebbe scandalizzata dall’uscita nei cinema di un film come questo (e per di più in 3D!).

Parodia di Frankeinstein, è arricchito da scene erotiche in cui il bel nudo maschile di Dallesandro non passa inosservato e da scene splatter per la gioia degli appassionati del genere. È presente la brava Liù Bosisio nella parte della domestica. Della coppia dei mostri la Di Lazzaro è perfetta: giovanissima esprime, seppur per brevi scene, una intensa sensualità. Nicoletta Elmi, l’icona della bimba perfida, è sempre funzionale in ruoli ambigui.
I gusti di Anna

giugno 20, 2011 Posted by | Horror | , , , , , | Lascia un commento

Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete

Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete locandina 2

Il conte Dracula ha un problema molto grosso; nel suo paese le vergini sono ormai qualcosa di introvabile, per cui è ormai allo stremo delle forze, necessitando, per vivere, di doversi alimentare proprio di sangue di fanciulle illibate. Su consiglio del suo domestico, Dracula si mette in viaggio per l’Italia, dove pensano di trovare quello che cercano; nel bel paese, infatti, c’è la chiesa cattolica, con la sua influenza moralizzatrice sui costumi delle giovin donzelle.I due, dopo un lunghissimo viaggio, in cui il conte mostra ormai i segni del decadimento fisico, arrivano in un paese, e alloggiano in una locanda.

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Silvia Dionisio interpreta Rubinia

Il maggiordomo, con discrezione, si informa sulla presenza di famiglie nobili con figlie da accasare, arrivando cosi a conoscere il Marchese De Fiore, un nobile ormai decaduto, che vive in una villa che conserva ancora qualche traccia dell’antico splendore.

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Udo Klier è il Conte Dracula

Della famiglia fanno parte, oltre al Marchese che si illude ancora di essere un nobile potente e che vive perso nei suoi sogni, la moglie e le quattro figlie dello stesso, ovvero Perla, Saphiria, Rubinia e Esmeralda.
Le quattro ragazze sono molto diverse tra loro: Perla e Saphiria, per esempio, lungi dall’essere un modello di castità, hanno rapporti entrambe con il factotum della villa, il giovane e aitante Mario.
Esmeralda, la più grande, è una zitella ormai appassita mentre Rubinia, la più giovane, è l’unica ad essere davvero illibata.

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Stefania Casini è Perla

Dracula, con le lusinghe, riesce ad entrare nelle grazie del Marchese, proponendo il matrimonio con una delle figlie; ma ben presto il conte, che tenta le armi della seduzione verso Perla e Saphiria, si rende conto che le ragazze non sono quello che sembrano.

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Dominique Darel è Saphiria

Così, dopo aver tentato inutilmente di vampirizzare le due sorelle, rivolge i suoi sguardi su Rubinia; ma Mario, che ha capito che il conte è un vampiro, priva la ragazza della verginità e dopo una breve lotta riesce ad uccidere definitivamente il conte Dracula, che morirà assieme a Esmeralda, la quale era l’unica ad essersi veramente innamorata del conte.

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Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete, diretto nel 1974 da Paul Morrissey, in collaborazione con Antonio Margheriti è una curiosa contaminazione di generi, visto che spazia dall’ horror al noir con una componente erotica lussuosa e raffinata. Predomina l’aspetto humor ammantato di macabro, con qualche scena splatter davvero ben girata, legata sopratutto alla verve di Udo Klier, così improbabile e stralunato nei panni del re dei vampiri da riuscire credibile.

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Morissey mette in mostra la sua sapiente regia, fatta di tocco noir e umorismo americano, che però risulta gradevole sopratutto nelle caratterizzazioni dei personaggi, aiutato in questo dall’ottimo cast utilizzato.
Vittorio De Sica, alla sua ultima apparizione da attore, da un tocco di spessore al personaggio del Marchese spiantato rivestendolo di una dignità che nella realtà il personaggio non ha, visto che accetta di “vendere”
una delle sue figlie ad un illustre sconosciuto.

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Brava anche Maxime McKendry, la Marchesa, che si renderà conto della situazione reale troppo tardi, ovvero solo quando Mario, un altrettanto bravissimo Joe D’Alessandro la metterà di fronte all’evidenza; le quattro sorelle sono tutte molto attente alle loro parti e le colorano e arricchiscono grazie alla loro bravura e bellezza.
Così troviamo una convincente Silvia Dionisio, nel ruolo della virginale Rubinia, che accetterà di perdere la sua purezza pur di non farsi vampirizzare dal conte, una brava Stefania Casini, forse la meno irreprensibile delle sorelle,Saphiria, una splendida Dominique darel nel ruolo di Perla e infine Milena Vukotic, sobria ed elegante nel ruolo della sorella che si innamorerà del conte, Esmeralda.

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Milena Vukotic è Esmeralda

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Joe D’Alessandro è Mario

Il film scivola senza grossi problemi verso un finale macabro, ma assolutamente in linea con la trama, con momenti gustosi di humor macabro e qualche nudo molto apprezzato ma in linea con il film, quindi nè morboso nè sguaiato.
Un film divertente al punto giusto, che ebbe un buon riscontro di pubblico; in ultimo segnalo una breve apparizione nel film di Roman Polanski, nei panni di un contadino avventore della taverna dove si ferma il Conte Dracula.

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Vittorio De Sica è Il Marchese De Fiore

Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete, un film di Antonio Margheriti, Paul Morrissey. Con Vittorio De Sica, Joe Dallessandro, Udo Kier, Arno Jverging, Milena Vukotic,Silvia Dionisio, Roman Polanski, Stefania Casini, Dominique Darel
Commedia, durata 100 min. – Italia 1974.

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Joe Dallesandro     …     Mario Balato
Udo Kier    …     Conte Dracula
Vittorio De Sica    …     Il Marchese Di Fiore
Maxime McKendry    …     La Marchesa Di Fiore
Arno Juerging    …     Anton,il maggiordomo del conte
Milena Vukotic    …     Esmeralda
Dominique Darel    …     Saphiria
Stefania Casini    …     Perla
Silvia Dionisio    …     Rubinia

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Regia Paul Morrissey, in collaborazione con Antonio Margheriti
Soggetto Bram Stoker (romanzo Dracula)
Sceneggiatura Paul Morrissey, Pat Hackett (non accreditato)
Produttore Andy Warhol, Andrew Braunsberg, Jean Yanne
Fotografia Luigi Kuveiller
Montaggio Jed Johnson, Franca Silvi
Effetti speciali Carlo Rambaldi
Musiche Claudio Gizzi
Scenografia Enrico Job
Trucco Mario Di Salvio, Paolo Franceschi

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Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete locandina

“Dracula, in crisi di astinenza per carenza di sangue in corpi di fanciulle vergini, decide di abbandonare la Transilvania per recarsi in Italia, convinto di trovare (ahilui!) la sostanza necessaria alla sopravvivenza. Ospite del Marchese Di Fiore (Vittorio De Sica) approccia così le sue quattro figlie con la scusa del matrimonio. Molto migliore dell’altro tassello (Il mostro è in tavola…), questo film può contare su un raffinato cast e su una storia ironica (mai comica) diretta con malinconico taglio (grazie al grande Udo Kier). Significativo pure il comunista Dallesandro.”

“Simpatica parodia dell’horror, a cura di uno dei registi di punta della “Wharol’s factory”. Nonostante il ritmo sia piuttosto lento, a tratti il film è quasi irresistibile: non mancano alcune belle trovate che risultano davvero divertenti. Gustose e ben fatte le scene grandguignolesche. Coloratissime le scenografie e la discreta fotografia. Musiche azzeccatissime. Bravo Kier. Un po’ esornativa la presenza, breve, di Vittorio De Sica, qui alle prese con la sua ultima interpretazione.”

“Dracula in Italia a cercar sangue di vergini: seconda incursione camp di Morrissey nell’horror, migliore della prima. La storia più compatta e la miglior padronanza narrativa e tecnica del film sono determinanti (così come il bravo Kier), ma funziona bene anche la complessità di senso del racconto: fa ironicamente capolino infatti un discorso sulla lotta di classe, curiosamente congegnato. E, anche grazie alla struggente musica di Claudio Gizzi, si insinua un sapore romantico e malinconico sulla crescente debilitazione del potente vampiro.”

“Ironico e con un finale inaspettatamente tragico. Un cast da urlo: il bravissimo Udo Kier doppiato da Massimo Turci e un cast femminile impressionante: Casini, Dionisio, Vukotic e la Darel. Divertente il cameo di De Sica (ma ascoltate De Sica doppiarsi nell’edizione americana, c’è da morire dal ridere!!!). Malinconiche e affascinanti le musiche, eccessivi e gustosi gli effettacci nel finale, decadenti le scenografie. Superiore a Frankenstein, a mio avviso.”

“Bizzarro horror Anni Settanta, strettamente legato al precedente (e migliore) Il mostro è in tavola barone Frankenstein (è girato quasi dalla stessa troupe). Rispetto all’altro film c’è meno sangue (qui è concentrato quasi tutto nel finale) e un po’ più di sesso (anche se qui le scene sono un po’ meno spinte). Come nel Mostro è in tavola c’è una buona atmosfera, ma il ritmo è piuttosto lento. Ottimo invece il cast, con uno strordinario Udo Kier e un ottimo Vittorio de Sica alla sua ultima apparizione. Niente male anche le musiche.”

“Divertente parodia dei bisogni fisici del conte Dracula che, oltre ad un cast interessante con le comparsate di Polanski (gustosa) e De Sica (abbastanza inutile), può vantare una regia capace, dialoghi e musiche appropriate. Tra gli attori spicca Udo Kier ottimamente truccato e abile nel rendere i tormenti del protagonista fino alle estreme scene di rigetto: un’interpretazione, non esagero, da premio Oscar. La qualità del film è testimoniata anche dal fatto che sono proprio le scene di sesso le più noiose.”

marzo 3, 2010 Posted by | Horror | , , , , , , , , , | 3 commenti

Vacanze per un massacro

Vacanze per un massacro locandina

Joe è un criminale che evade dal carcere in cui è rinchiuso con una sola idea in mente: recuperare il bottino che nascosto in una piccola casa che sorge in un luogo isolato in montagna. In realtà, più che montagna potremmo definirlo un casolare di collina; l’uomo raggiunge agevolmente la zona, e si appresta a recuperare il malloppo, nascosto sotto un camino e ben protetto da una spessa coltre di mattoni. Ma arriva l’imprevisto: il casolare non è affatto disabitato. Infatti arrivano tre persone, Liliana, suo marito Sergio e sua sorella Paola per passare un week end di caccia e riposo. Tra Sergio e Paola, all’insaputa di Liliana, c’è una relazione: lo apprendiamo subito, dal dialogo tra i due.

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Joe D’Alessandro

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Gianni Macchia e Lorraine De Selle, i due cognati amanti

E mentre Liliana va in paese per acquisti, e Sergio va a caccia, Joe sequestra la giovane Paola; tra i due c’è subito una relazione, subita solo parzialmente dalla amorale Paola, che tenta subito di sedurre il suo carceriere. Forse la ragazza lo fa per poter scappare; infatti, subito dopo un amplesso, scappa via dal casolare completamente nuda, ma viene ovviamente ripresa da Joe. Nel frattempo arriva di ritorno dalla sua battuta di caccia Sergio, e subito dopo Liliana; i tre vengono fatti prigionieri, e Joe, dopo aver raccontato a Liliana della tresca esistente tra i due cognati, li obbliga ad avere un rapporto sessuale davanti a Liliana;

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la donna cede a sua volta a Joe, ma mentre i due sono impegnati nelle prime schermaglie amorose, Sergio e Paola si liberano. Joe uccide a colpi di fucile i due amanti e pensa di poter portare con se Liliana nella sua fuga; ma la donna, imbracciato il fucile lasciato imprudentemente da Joe vicino alla porta, lo uccide mentre questi sta per caricare l’auto.
Vacanze per un massacro è un film decisamente minore di Fernando Di Leo; girato in fretta e furia, con pochi soldi e poche idee, si caratterizza per l’assenza di un cast completo,

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lasciando ai 4 protagonisti il dominio della scena. L’ambientazione claustrofobica, venti metri globali di stanze, non giova certo all’economia del film, che alla fine si rivela abbastanza raffazzonato e insipido. L’unico motivo di interesse, se vogliamo definirlo così, è rappresentato dalla figura di Paola, la sorella fedifraga di Liliana, interpretata da Lorraine De Selle, molto maliziosa e null’altro. Praticamente nuda per metà delle scene girate, la De Selle è costretta a reggere un personaggio appena abbozzato, così come abbozzati sono i due personaggi di Liliana, interpretata da Patrizia Behn e quello di Sergio,

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un anonimo Gianni Macchia. Bene Joe D’Alessandro, che riveste con cattiveria i panni del rapinatore Joe, a cui sarà fatale l’unica debolezza mostrata, quella per Liliana. Nel finale, quando il dramma esplode, ecco le splendide note del Concerto grosso dei New Trolls a fare da colonna onora della violenza che si scatena. Che, alla fine, è la cosa migliore del film. Purtroppo anche i registi capaci come Di Leo hanno dovuto far i conti con budget risicati, con risultati appena passabili come Vacanze per un massacro, film pieno di luoghi comuni, in cui però, qua e là, affiora comunque la mano del grande regista.

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In ultimo, segnalazione per la solita, insulsa recensione del famoso sito di critica cinematografica, quello in cui i recensori mostrano sempre di essere impegnati a fare altro mentre guardano ( guardano?) il film:
“Un uomo evade dal carcere e cerca di recuperare il malloppo del suo ultimo colpo. Ma non è facile. Sul terreno dove nascose il grisbì c’è ora una lussuosa villa (lussuosa villa??? ). I proprietari si trovano di fronte il galeotto che non arretra davanti a nulla pur di riprendersi il bottino.”

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Vacanze per un massacro,un film di Fernando Di Leo. Con Gianni Macchia, Joe Dallessandro, Lorraine De Selle,Patrizia Behn Drammatico,  durata 93 min. – Italia  1980.

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Joe Dallesandro: Joe Brezy
Lorraine De Selle: Paula
Patricia Behn: Lillian, sorella di Paula
Gianni Macchia: Marito di Lillian

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Regia Fernando Di Leo
Soggetto Mario Gariazzo
Sceneggiatura Fernando Di Leo
Produttore Mida Cinematografica
Fotografia Enrico Lucidi
Montaggio Amedeo Giomini
Musiche Luis Enríquez Bacalov
Scenografia Francesco Cuppini
Costumi Carolina Ferrara

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ottobre 26, 2009 Posted by | Thriller | , , , , | 1 commento