Stargate
Egitto, Giza,1928
L’equipe del professor Robert Langford, che è in Egitto con sua figlia Catherine, fa una scoperta sensazionale tra le sabbie del deserto:un misterioso anello di pietra che reca delle iscrizioni in una lingua sconosciuta. La piccola Catherine nasconde un amuleto raffigurante l’occhio di Ra, una delle supreme divinità egizie.
New York,1994
Il dottor Daniel Jackson tiene una conferenza stampa davanti ad una platea di studiosi ed egittologi, che di fronte alle ardite teorie esposte dal giovane professore, abbandonano l’aula in cui Jackson tiene la sua conferenza.L’unica a restare è Catherine Langford, ora ultra settantenne.
La donna chiede a Jackson di aiutarla in alcune traduzioni e Jackson, ormai senza un dollaro e deriso dalla comunità scientifica,decide di accettare.
Il giovane linguista viene trasportato in una base segreta, dove sbalordisce tutti decifrando in pochi giorni le misteriose scritte che sono scolpite sull’anello di pietra.
Le autorità militari hanno recuperato, sessant’anni prima, l’anello di pietra e ora sono interessate ai suoi misteri; Jackson scopre che l’anello altro non è che uno Stargate, una porta per le stelle, un dispositivo seppellito 10.000 anni prima e ora in grado di funzionare come trasmittente verso altri mondi.
Attivato lo Stargate e stabilito che il mondo di approdo ha un’atmosfera del tutto simile a quella terrestre, vengono inviati in perlustrazione lo stesso Jackson e una pattuglia di soldati al comando del colonnello Jonathan “Jack” O’Neil, un militare richiamato in servizio dal quale si era congedato dopo la tragica morte del figlio per un terribile incidente occorsogli mentre giocava con la pistola del padre.
Catherine Langford consegna a Jackson l’amuleto sottratto a Giza e poco dopo il gruppo formato da Jackson O’Neil,dal tenente Charles Kawalsky, dal tenente Louis Ferretti e da altri militari si smaterializza attraverso lo Stargate, destinazione la Galassia di Kalian.
Arrivato sul pianeta,il gruppo scopre che è abitato da gente tecnologicamente arretrata e che il pianeta è dominato da un’entità superiore che i nativi chiamano Ra e che venerano come un dio.
Dopo una serie di avventure, intervallate dalla storia d’amore di Jackson con la nativa Sha’re, il gruppo libererà il pianeta riportando la libertà tra i nativi, distruggendo Ra e lasciando Jackson sul pianeta, innamorato ormai di Sha’re.
Questa, in estrema sintesi, la trama di Stargate, film del 1994 diretto da Roland Emmerich, brillante regista tedesco con all’attivo quattro film, il primo dei quali diretto a soli 29 nel 1984,ovvero 1997 – Il principio dell’arca di Noè .
Stargate è una classica produzione hollywoodiana, girata con gran dispendio di mezzi ed economicamente dispendiosa (quasi 60 milioni di costo), ma dagli ottimi risultati in termini di incassi (200 milioni di dollari) derivati anche da un astuto merchandising.
Un film decisamente ben fatto, accattivante e con una trama che si lascia apprezzare grazie alla sua scorrevolezza, basata sulla sceneggiatura di Dean Devlin e dello stesso Roland Emmerich.
Qualche anno prima del grande successo riportato da Christian Jaque con i suoi romanzi ambientati sull’antico Egitto, Emmerich crea un film usando proprio la civiltà egizia come sfondo per un’avventura interstellare, uno dei film avventurosi del genere science fiction meglio strutturati di sempre.
Non c’è da gridare la miracolo, è vero, ma il film scorre splendidamente fra effetti speciali, intreccio narrativo di prim’ordine e, ciliegina sulla torta l’immancabile storia d’amore con tanto di happy end.
Coniugando diversi elementi come la fanta archeologia (mica tanto lontana dal vero,visto che le piramidi restano ancora un mistero), storia, avventura e azione, Emmerich resuscita in qualche modo il genere fantascientifico con un’operazione sicuramente commerciale ma non priva di eleganza e di discreto valore.
ottima la scelta del cast, con Kurt Russell ad interpretare il colonnello O’Neill, l’apparentemente cinico comandante della squadra, James Spader nel ruolo del simpatico e un tantino imbranato dottor Jackson, Jaye Davidson nel ruolo del perfido Ra e Alexis Cruz in quello della nativa Skaara, la donna per la quale Jackson sceglie di rimanere sul pianeta ormai libero dalla nefasta presenza di Ra.
Una segnalazione anche per la puntuale presenza di Viveca Lindfors nel ruolo della dottoressa Catherine Langford.
Il merito maggiore del film però è aver fatto da apripista alla serie Stargate SG1,che nel 1997 prese il via sul canale Showtime e che grazie al clamoroso successo riscontrato andò in onda per 10 stagioni, cioè fino al 2007.
A questa fortunata e bellissima serie si aggiunsero anche altre serie basate sempre sul film di Emmerich come Stargate Atlantis e Stargate Universe, andate in onda rispettivamente per 4 stagioni (la quinta è uscita solo in DVD) e per due la seconda.
Stargate è stato trasmesso con regolarità dalle tv private ed è disponibile in streaming all’indirizzo http://www.nowvideo.sx/video/9d2eae454f860.
Per chi ama le versioni in lingua originale, è disponibile su Youtube la versione in inglese, inficiata però da fastidiosissimi sottotitoli arabi all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=tJvdLWnsgig
Stargate
Un film di Roland Emmerich. Con Viveca Lindfors, Kurt Russell, Mili Avital, James Spader, Jaye Davidson, Alexis Cruz, Leon Rippy, John Diehl, Carlos Lauchu, Erick Avari, Gianin Loffler, French Stewart, Djimon Hounsou, Christopher John Fields Titolo originale . Fantascienza, durata 119′ min. – USA, Francia 1994.
Kurt Russell: col. Jonathan “Jack” O’Neil
James Spader: dott. Daniel Jackson
Jaye Davidson: Ra
John Diehl: ten. Charles Kawalsky
French Stewart: ten. Louis Ferretti
Erick Avari: Kasuf
Alexis Cruz: Skaara
Mili Avital: Sha’uri
Viveca Lindfors: dott.ssa Catherine Langford
Leon Rippy: gen. W.O. West
Christopher John Fields: ten. Freeman
Derek Webster: ten. Brown
Erik Holland: prof. Langford
Djimon Hounsou: Horus
Gianin Loffler: Nabeh
Carlos Lauchu: Anubis
Regia Roland Emmerich
Sceneggiatura Dean Devlin, Roland Emmerich
Casa di produzione Metro-Goldwyn-Mayer
Carolco Pictures
Fotografia Karl Walter Lindenlaub
Montaggio Derek Brechin, Michael J. Duthie
Effetti speciali Patrick Tatopoulos
Musiche David Arnold
Scenografia Holger Gross
Francesco Pannofino: col. Jonathan “Jack” O’Neil
Sandro Acerbo: dott. Daniel Jackson
Sandro Iovino: ten. Charles Kawalsky
Lucio Saccone: ten. Louis Ferretti
Miranda Bonansea: dott.ssa Catherine Langford
Alessandro Rossi: gen. W.O. West
Claudio Fattoretto: ten. Brown
Gianfranco Bellini: prof. Langford
Il testo dice: “Un milione di anni fa nel cielo è Ra, Dio del Sole. Sigillata e sepolta per sempre” …qui non è porta del cielo, è: “porta delle stelle”, STARGATE! (Dr. Daniel Jackson)
Quindi lei avrebbe risolto in due settimane quello che loro non hanno risolto in due anni? (Gen. West al Dr. Jackson)
Nessuno dovrebbe sopravvivere ai propri figli. (Jack O’Neill)
Ci può essere un solo Ra! (Ra)
Porta i miei saluti a Tutankhamon, stronzo! (Jack O’Neill)
“Sono qui, in caso abbiate successo!” (Jack O’Neill)
L’opinione di weach dal sito http://www.mymovies.it
Stargate , 1994, di Roland Emmerich, è film di successo perché ha in dote la grande la capacità di coniugare fantasia, senso di avventura ,il mistero della cultura egizia con le tesi più ardite , unitamente alla teoria di universi paralleli tanto attuale ai giorni nostre con le scienze quantistiche .
Scienziati come il nostro Massimo Teodorani, David Bohm ,unitamente a scrittori di archeologia come Grahm Hancock , Robert Bauval hanno avvalorato ed approfondito le tesi sviluppate nel film Stargate.
Ma la chiave del successo sta nel coniugare il mito delle Piramidi egizie con la parola “razza aliena”; aggiungiamo poi un’azione di avventura innovativa , ben congegnata ,con effetti speciali suggestivi, una storia di amore : il gioco è fatto.
Roland Emmerich fa qui il suo capolavoro, fa scuola e riferimento per una ampia serie di filmografie successive tutte posto a sviluppare il contatto alieno in un contesto di mondi paralleli che trasudano la loro civiltà con quella misteriosa degli egizi e dei sumeri
Genere fantasy –fantascienza con attori che sanno dare spessore alla storia come Kurt Russel ed un trasognato Daniel Jackson..
Mi sento di poter dire che ispiratore della regia possa essere stato anche lo scrittore sumerologo Zecharia Sitchin , assertore di un legame nel dna umano con civiltà antiche aliene che si insediarono nell’Egitto oltre 400.000 anni fa .
Conoscendo Roland Emmerich ,che nulla inventa e tutto costruisce a tavolino, penso proprio che qualche spunto dai signori di cui sopra lo abbia tratto.
Una bella favola, ispirata, che resta nel cuore e negli occhi dello spettatore che ottiene un grande successo di pubblico e di critica .
Ripeto una favola bella , che va a libere energie surreali ed i sogni di noi tutti , condensate in due ore di spettacolo cinematografico.
L’opinione di Pandacattivo dal sito http://www.filmtv.it
Fermi tutti. prima di esprimere un proprio parere su uno dei più importanti film ma i visti, vorrei fare una premessa socio religioso culturale, a costo di passare per un invasato.
A una domanda ad uno scienziato antropologo americano lo stesso rispose; vi siete mai chiesti come mai la razza Mongola, ossia quelli con gli occhi a Mandorla, sia il più numeroso della terra e del perché le più innovative tecnologie provengano da là?… forse perché è da più tempo che esistono? … non a caso aggiungo io, le massime di Confucio, frasi tutt’altro che banali, sono antecedenti al cristiano Gesù, di centinai di anni. Qualcuno dirrà e cosa centra, semplice, che aspetto fisico ha? a chi assomiglia di più uno di quegli ipotetici extraterrestri, indo europe? negroide’ caucasico?…
Detto ciò, per alcuni questo colossal può apparire come la solita americanata fantascentifica, priva di senso ed invece dico io, attenti! forse è la miglior se pur americanizzata opera documento di come veramente l’uomo abbia popolao la terra e sopratutto di come, abbia cominciato a credere e venerare entità divine. il discorso è articolato e molto serio, tuttavia, per rimanere nel tema, il film ha una storia incredibile, fantastica, con spunti interessantissimi sotto l’aspetto scientifico e antropologica, di come si crede sia stata qualche millenio a dietro, ottimini effetti speciali, straordinario J.Spader in una parte espressa magnificamente. un opera d’arte imperdibile e che se vista con occhio storico potrebbe far aprire la mente su molti aspetti dati fin quì per scontati ma che ad oggi non hanno risposta certa.
L’opinione di sadako dal sito http://www.davinotti.com
Uno dei primi film a dare spazio a quella disciplina nota come fantarcheologia. Giocando sulla teoria che le piramidi sono state costruite da una razza superiore, se non aliena, il film ci porta attraverso il tempo e lo spazio fino al mondo di origine (o forse di arrivo) della razza umana. Un piccolo manipolo di eroi (militari decisi a tutto e uno scienziato idealista) si trovano a combattere contro una pseudo-divinità dai poteri misteriosi. Leggero e divertente, trova il suo giusto completamento nelle serie tv (due) che ne sono seguite.
L’invasione delle api regine
In una località degli States in California (non nominata) le autorità locali assistono preoccupate ad uno strano fenomeno.
Alcuni uomini della zona muoiono improvvisamente con i sintomi dell’infarto, che (come appurato dalle autopsie) è procurato da un’overdose di piacere provato in seguito a rapporti sessuali.
Per cercare di capire di più dello strano fenomeno, viene inviato sul posto un agente sotto copertura, Neil Agar, che inizia ad indagare in maniera discreta.
Mentre le morti continuano, Agar appunta i suoi sospetti sul laboratorio scientifico della dottoressa Susan Harris e vedrà confermate tutte le
Una delle tecniche di adescamento delle api regine
sue peggiori supposizioni quando scoprirà che nel laboratorio la dottoressa conduce incredibili esperimenti sui corpi di alcune donne trasformandole in api regine dagli insaziabili appetiti.
Per liberare la sua amica Julie Zorn, ultima vittima designata della folle dottoressa Harris, Agar si recherà nel laboratorio e sparando contro le apparecchiature che compiono la metamorfosi sui corpi delle donne otterrà la fine della dottoressa e dei suoi diabolici esperimenti.
Un pò di horror, un tantino di giallo e sopratutto molto sci.fi. in questo film datato 1973 diretto da Denis Sanders, regista assolutamente sconosciuto nel nostro paese.
L’invasione delle api regine è un curioso miscuglio di generi con abbondante uso dell’erotismo usato però non come mera descrizione di rapporti sessuali bensi come collante della storia.
Le api regine del film infatti uccidono gli uomini durante amplessi furiosi (mostrati con misura e mai espliciti visivamente) e vengono viste principalmente come vittime della follia di Susan Harris che nel film è vista quasi come una proto femminista intenta a creare una razza di donne dominanti sull’universo maschile.
Non potendo contare su un budget all’altezza, Denis Sanders usa più l’immaginazione e il ritmo, supplendo così alla mancanza di scene splatter e a metamorfosi visive che impressionino lo spettatore.
Le api regine infatti si trasformano in pratica solo negli occhi, e questo è un bene; molti prodotti sci. fi infatti risentono spesso della necessità di stupire il pubblico con l’uso della tecnologia del momento in cui è girato il film. Così vediamo le bellissime e voraci api nascondere gli effetti della trasformazione sotto degli occhialoni scuri, che contribuiscono peraltro ad aumentare esponenzialmente il loro già notevole sex appeal.
Sanders guarda a prodotti del recente passato come l’Esperimento del Dr. K innestando la componente erotica che in precedenza non poteva essere usata per motivi legati alla censura; lo fa utilizzando delle splendide attrici come Anitra Ford e Victoria Vetri che oltre ad essere delle splendide donne sono in possesso di doti di recitazione accettabili.
Così il film scivola via senza grossi intoppi e si fa seguire con piacere pur nei limiti di una sceneggiatura un po ingenua e sopratutto poco credibile; ma quest’ultima componente non è poi necessaria ad un prodotto dichiaratamente fantasy, per cui appaiono assolutamente irrilevanti le critiche mosse dai critici puristi nei confronti del film.
Il regista infatti non disdegna a tratti un approfondimento delle tematiche legate alle paure o alle fobie della società contemporanea, usando una palese allegoria alle paure dell’uomo legate al suo ruolo dominante nella società, al suo uso smodato della virilità come simbolo del potere.
Se la critica questi comportamenti rimane ovviamente una componente poco approfondita del film lo si deve alla natura stessa della pellicola, un esempio di cinema d’evasione per altro ben calibrato e con un suo sottile fascino.
L’invasione delle api regine è un film da rivedere, sempre con l’ottica del prodotto d’epoca; quanto meno si potrà paragonare il tipo di cinema artigianale fatto con tante idee e pochi soldi degli anni sessanta e settanta con i prodotti a ricco budget ma senza idee degli ultimi due decenni.
L’invasione delle api regine
Un film di Denis Sanders. Con William Smith, Anitra Ford, Victoria Vetri, Cliff Osmond, Ben Hammer.
Titolo originale Invasion of the Bee Girls. Sci-fi, durata 85 min. – USA 1973
William Smith … Neil Agar
Anitra Ford … Dottoressa Susan Harris
Victoria Vetri … Julie Zorn
Cliff Osmond … Capitano Peters
Wright King … Dottor Murger
Ben Hammer … Herb Kline
Anna Aries … Nora Kline
Andre Philippe … Aldo Ferrara
Sid Kaiser … Stan Williams
Katie Saylor … Gretchen Grubowsky
Beverly Powers … Harriet Williams
Tom Pittman … Harv
William Keller … Joe
Cliff Emmich … L’anatomo patologo
Al Bordighi … Herm
Regia: Denis Sanders
Sceneggiatura: Nicholas Meyer
Musiche: Charles Bernstein
Casting: Steven R. Stevens
Costumi: Ann McCarthy
Effetti speciali: Joe Lombardi
L’impero colpisce ancora (Star wars episodio V)
Sono passati due anni da quando l’alleanza ribelle, capitanata dalla principessa Leila e da Luke Skywalker, a cui ha aderito Han Solo, il comandante del Millennium Falcon, ha distrutto la superfortezza imperiale della Morte nera. La reazione delle truppe imperiali ha costretto i tre paladini della rivolta su Hoth, un pianeta coperto da ghiacci, dove l’Alleanza ribelle ha stabilito la sua base principale.Lord Fener decide di usare dei cacciatori di taglie per cercare di catturare i ribelli; i cacciatori di taglie, fra i quali Jaba De Hutt, si mettono in moto, ansiosi di assicurarsi la ricca taglia promessa dal capo delle forze imperiali.
Sul pianeta Hoth le truppe ribelli si credono relativamente al sicuro, ma i droidi di Fener riescono ad individuare i ribelli che, assaliti da forze nettamente superiori, sono costrette ad arretrare e ad abbandonare il pianeta. Nella fuga, gli amici sono costretti a separarsi; mentre Han Solo e il fido Chewbecca salgono sul Millennium Falcon con la principessa Leila e il droide protocollare C3 PO, Luke Skywalker, con il suo fido C1P8 si dirige verso il pianeta Dagobah, seguendo le indicazioni di Oby Wan,
che appare in forma di spirito/forza al giovane Luke. Qui Luke conosce il maestro Yoda, vecchio compagno d’armi di Obi Wan, che, pur a malincuore, decide di istruire il giovane Skywalker per farlo diventare un vero cavaliere, sfruttando così le innegabili doti che il ragazzo ha solo latenti in se. Leila e Ian, dopo essere sfuggiti miracolosamente ad un mostro spaziale, approdano sul pianeta minerario Città delle nuvole, al cui comando c’è un amico di vecchia conoscenza di Ian, Lando Calrissian.Ma la salvezza è solo ipotetica: Lando Calrissian consegna i due a Lord Feder, che tortura Ian per sapere dove si è rifugiato il grosso della flotta ribelle.
Non ottenendo risultati, Feder congela Ian in un blocco di grafite, in modo da sperimentare un sistema di traporto sicuro da utilizzare nel momento della cattura di Luke Skywalker, destinato ad essere portato alla corte dell’Imperatore Darth Sidious. Luke che si sta addestrando, sente la minaccia mortale che incombe sui suoi due amici, e nonostante l’opposizione di Yoda, che sa che Luke non è ancora pronto nella sua preparazione, parte per la Città delle nuvole.Qui dopo un duello all’ultimo sangue con feder, apprende una incredibile verità: Feder è Anakin Skywalker,suo padre, passato agli ordini dell’Imperatore essendosi convertito al lato oscuro della forza. Nel frattempo Lando Calrissian libera Leila e il droide, oltre a Chewbecca, e assieme a loro, salva Luke da una morte atroce; il giovane perde un braccio durante il combattimento con suo padre, e a bordo dell’astronave dei ribelli, viene curato e gli viene impiantato un braccio bio meccanico.
George Lucas riprende il racconto interrotto nel 1977 con Guerre stellari e gira l’episodio V, intitolandolo L’impero colpisce ancora, con un budget di 20 milioni di dollari, forte dello strepitoso successo ottenuto dal primo episodio della saga ( in realtà l’episodio IV), che nel frattempo era diventato il film con i più alti incassi di tutti itempi.Affida la regia aIrvin Kershner, mentre il cast resta invariato, con l’unica eccezione del personaggio di Obi Wan, scomparso nell’episodio personaggio, e con l’introduzione di due figure che ritroveremo nel capitolo conclusivo, Il ritorno dello Jedy; sono il maestro Yoda e il cacciatore di taglie Jaba De Hutt.
Se è vero che L’impero colpisce ancora alla fine è solo un episodio di transito verso il gran finale, c’è da dire che la storia affascina quanto il celebrato Guerre stellari; la trama si arricchisce di colpi di scena, come la rivelazione del vero ruolo di Fener, sopratutto assistiamo ad un vero trionfo tecnologico grazie all’apporto massiccio dei computer, con i quali vengono create le maestose scene di battaglie, gli inseguimenti nello spazio e tutto il resto.Nonostante queste premesse, L’impero colpisce ancora non ottenne, nell’immediato, lo straordinario successo dell’episodio precedente, tuttavia arrivò a superare il mezzo miliardo di dollari di incasso, permettendo a Lucas un’indipendenza economica da far invidia e la possibilità di preparare con tranquillità l’episodio finale della saga, che uscirà 4 anni dopo, prima della gran decisione di riprendere il tutto negli anni 2000, con i successivi ultimi tre episodi, che in realtà sono i primi tre.
Il cast mostra un’armonia invidiabile, i personaggi sono accattivanti, la storia tiene; è un’opera di fantasy, è vero, ma girata con perizia estrema.
Il pubblico ritrova i suoi beniamini, la principessa Leila Organa, interpretata da Carrie Fisher, Han Solo da Harrison Ford e Luke Skywalker da Mark Hamill; ne segue le avventure fino al termine, e resta con il fiato sospeso in attesa di sapere cosa succederà a Han Solo ibernato, alla principessa Leila in fuga e a Luke avviato a diventare un cavaliere Jedy.
Il tutto giungerà alla sua epica conclusione nel 1983, con il capitolo conclusivo, Il ritorno dello Jedy, dove tutto troverà una spiegazione.
Accolto in maniera trionfale dal pubblico, L’impero colpisce ancora venne ovviamente stroncato dai critici, sempre poco propensi a dare patenti di credibilità ai film dal successo planetario; un atteggiamento miope, ovviamente, tenendo conto che lo stesso trattamento è stato riservato a film come Casablanca, Via col vento, solo per citarne due, che ancora oggi esaltano milioni di nuovi spettatori, nonostante siano passati oltre sessant’anni dalla loro uscita.
Il cinema è anche questo, per fortuna: il pubblico, sovrano, attribuisce il successo o l’insuccesso di una pellicola, la destina all’immortalità o all’oblio: accade così che pellicole di autori coreani, russi o giapponesi per il pubblico siano meno che spazzatura mentre per i critici opere d’arte immortali e viceversa.
Fascino del grande schermo, of course.
Tornando a L’impero colpisce ancora, l’unica sua debolezza è l’essere un episodio interlocutorio, quindi senza una conclusione; chi non aveva visto l’episodio precedente, restò spiazzato dai riferimenti a personaggi e avvenimenti a cui non poteva far capo.
Tuttavia, come già detto, il film ebbe uno straordinario successo, rinfocolando l’attenzione verso una saga che va vista nella sua interezza, senza pregiudizi intellettualoidi, ovvero solo come un’opera di fantasy, per divertirsi e passare due ore di svago. Il cinema è anche questo, e la saga di Star Wars ci riesce alla perfezione, assolvendo il suo compito naturale.
L’impero colpisce ancora, un film di Irvin Kershner. Con Harrison Ford, Carrie Fisher, Billy Dee Williams, Mark Hamill, Frank Oz,Alec Guinness, Julian Glover, Clive Revill, Bruce Boa, Anthony Daniels, Kenny Baker, Kenneth Colley, Jeremy Bulloch, Mark Jones, Peter Mayhew, Michael Culver, John Ratzenberger, Norman Chancer, Richard Oldfield, Burnell Tucker, John Morton, Jack Purvis, Christopher Malcolm, Milton Johns, Ray Hassett, Des Webb, Michael Sheard, John Dicks, Oliver Maguire, Robin Scobby, Dennis Lawson, Ian Liston, Jack McKenzie, Jerry Marte, Norwich Duff, Brigitte Kahn
Titolo originale The Empire Strikes Back. Fantastico, durata 124 min. – USA 1980.
Mark Hamill: Luke Skywalker
Harrison Ford: Ian Solo
Carrie Fisher: Principessa Leila Organa
Billy Dee Williams: Lando Calrissian
Alec Guinness: Obi-Wan Kenobi
Anthony Daniels: D-3BO
Kenny Baker: C1-P8
Peter Mayhew: Chewbecca
David Prowse: Dart Fener
Jeremy Bulloch: Boba Fett
John Morton: Dak
Claudio Capone: Luke Skywalker
Stefano Satta Flores: Ian Solo
Ottavia Piccolo: Principessa Leila Organa
Dario Penne: Lando Calrissian
Corrado Gaipa: Obi-Wan Kenobi
Rodolfo Traversa: D-3BO
Massimo Foschi: Dart Fener
Silvio Spaccesi: Yoda
Sergio Di Giulio: Dak
Regia: Irvin Kershner
Soggetto: George Lucas
Sceneggiatura: George Lucas, Leigh Brackett, Lawrence Kasdan
Produttore: Gary Kurtz,
Produttore esecutivo: George Lucas
Casa di produzione: Lucasfilm
Distribuzione (Italia): 20th Century Fox
Fotografia: Peter Suschitzky
Montaggio: George Lucas (non accreditato), Paul Hirsch,
T.M. Christopher (Edizione Speciale)
Effetti speciali: Industrial Light & Magic
Musiche: John Williams
Scenografia: Norman Reynolds
Un giorno ti sbaglierai anche tu e spero solo di essere lì. (Leila Organa)
Volevi esserci mentre commettevo uno sbaglio? Be’, forse ci siamo, tesoro. (Ian Solo)
Ti piaccio perché sono una canaglia: non ci sono canaglie nella tua vita. (Ian Solo)
Non incolparmi, non ti ho chiesto di accendere il riscaldamento. Ho solo detto che nella stanza della principessa si congelava.
Signorino Luke, che piacere vederla di nuovo perfettamente funzionante! (D3-BO)
Questo qui per lungo tempo ho osservato. Durante tutta la sua vita lui guardato lontano, al futuro, all’orizzonte; mai la sua mente su dove lui era, su cosa faceva. Avventura. Puah! Emozioni. Puah! Un Jedi queste cose non ambisce. Tu sei avventato! (Yoda)
Grande guerriero? Guerra non fa nessuno grande. (Yoda)
Ah, padre… potente Jedi era lui! [Parlando di Anakin] (Yoda)
La forza è con te, giovane Skywalker, ma tu non sei ancora un Jedi! (Dart Fener)
Il tuo destino è con me, Skywalker. (Dart Fener)
Tu puoi sconfiggere l’imperatore, lui l’ha previsto! (Dart Fener)
Lei mi ha deluso per l’ultima volta, ammiraglio. (Dart Fener)
Unisciti a me e insieme potremo governare la galassia come padre e figlio. (Dart Fener)
Il mondo dei robot
RomanWorld, MedievalWorld e WesternWorld,sono i nomi dell’ultimo ritrovato tecnologico per oziosi e annoiati ricchi;Delos,il parco che racchiude i tre diversi ambienti,uno dedicato all’antica Roma,uno al mondo medioevale e l’ultimo al West costa 1000 dollari al giorno,ma la gente fa la fila per entrare nel parco,in cui tutto è concesso.
Un’avventura galante con un robot uomo o donna,perfettamente identico agli umani,oppure anche l’emozione e il brivido di uccidere un robot che assomiglia in tutto e per tutto al suo alter ego umano.
Joe e Pete,due amici in cerca di emozioni,giungono a Western world,un villaggio western con tanto di sceriffo,saloon e sparatorie,oltre che con le immancabili belle ragazze;il tutto è controllato,giorno e notte,da una centrale nascosta,in cui uomini in camice bianco assicurano 24 ore al giorno,la riparazione dei robot colpiti dalle pallottole,o comunque supervisionano il corretto funzionamento del parco.
Joe e Pete “uccidono” un robot,in tutto e per tutto simile ad un umano;le loro pistole,che sparano solo su fonti prive di calore,sono l’ideale per colpire i robot,ma non gli umani.
Solo che all’improvviso qualcosa sembra non funzionare più:un cane dapprima,poi un crotalo,non rispondono ai comandi. In Medieval world un robot ferisce con la spada un turista,un crotalo morde un operatore del parco,e come un virus,il contagio passa da robot a robot.
Uno di questi,ucciso da John,sfida nuovamente a duello l’uomo,solo che questa volta la sua pallottola non è salve;John cade sotto gli occhi allibiti di Pete,che subito dopo è costretto a fuggire perché l’implacabile robot si mette sulle sue tracce. Ha inizio per l’uomo una fuga disperata, mentre dal centro di controllo, impotenti, gli addetti pian piano muoiono tutti senza aria. Pete riesce ad arrivare a Medievalworld, dove trova uno scenario di desolazione; tutti i turisti sono morti,sempre inseguito dall’implacabile pistolero.
Sarà con un bicchiere d’acqua prima e con una torcia poi che alla fine riuscirà ad aver ragione dell’implacabile nemico. Diretto da Michael Crichton con effetti speciali davvero notevoli per l’epoca,Il mondo dei robot è un ottimo prodotto,che mescola finzione con messaggi abbastanza espliciti sul rischio dell’eccessiva automazione, del pericolo che le macchine, fuori controllo,possano un giorno diventare un rischio e non un valore aggiunto per l’umanità.
Il mondo dei robot, un film di Michael Crichton. Con James Brolin, Yul Brynner, Richard Benjamin, Victoria Shaw, Norman Bartold, Alan Oppenheimer, Dick Van Patten. Genere Fantascienza, colore 88 minuti. – Produzione USA 1973.
Yul Brynner: il robot-pistolero
Richard Benjamin: Peter Martin
James Brolin: John Blane
Alan Oppenheimer: Supervisore capo
Victoria Shaw: il robot-regina medievale
Dick Van Patten: banchiere
Regia Michael Crichton
Sceneggiatura Michael Crichton
Fotografia Gene Polito
Montaggio David Bretherton
Musiche Fred Karlin
Zardoz
Zed è uno sterminatore. Ha il compito,per ordine della divinità Zardoz,un’enorme testa volante,di uccidere i bruti,cioè quello che resta dell’umanità mortale.
Zardoz è in effetti solamente un astronave,pilotata da un umano;ma un umano speciale. Appartiene infatti al gruppo degli immortali,degli esseri umani che vivono nel Vortex,una specie di dimensione parallela a quella umana,in cui gli immortali vivono senza grossi pensieri.Al loro interno hanno costituito tre gruppi,il primo dei quali è composto dagli immortali,sempre giovani ma parecchio annoiati,in una vita in cui la sessualità è stata messa al bando;ci sono poi i rinnegati,che vivono separati,e che sono stati invecchiati per aver commesso sacrilegio verso gli immortali e il tabernacolo,la fonte suprema della loro vita,e che vivono in una condizione terribile,essendo anziani ed impossibilitati a morire.
Infine c’è il gruppo degli apatici,che vice senza alcuno stimolo o passione,in preda ad un’apatia totale,riforniti di viveri proprio dagli immortali
Zed,con un colpo geniale,riesce a salire a bordo di Zardoz,ed a uccidere l’immortale che è all’interno,Arthur Freyn;così,guidato dalla forza mentale degli immortali,lo zardoz approda nel Vortex,dove Zed seminerà caos e distruzione,portando all’interno della comunità gli istinti naturali dell’uomo;quelli della sensualità,dimenticata da molti secoli,quelli della violenza,degli istinti primordiali.
Aiutato da Amico,un immortale rinnegato e perciò diventato vecchio,Zed seminerà lo scompiglio all’interno del Vortex,distruggendo il tabernacolo e imposessandosi del cristallo,un insieme di tecnologia e altro che in pratica teneva in vita il Vortex.
Finalemente i vecchi possono morire,mentre il Vortex si dissolve;ma la sorpresa finale è la ricomparsa di Arthur Freyn,che non era morto,ma aveva guidato,sapientemente Zed all’interno del Vortex,per tentare di scuotere dalle fondamenta una civiltà che stava lentamente,ma inesoranilmente,scomparendo proprio per l’impossibilità di morire,quindi di rigenerarsi.
Zardoz è un progetto ambizioso,a metà strada tra il fantascientifico e il filosofico;la trama è molto complessa,e alle volte difficile da seguire. In sostanza Boorman coglie l’occasione per lanciare una serie di messaggi trasversali sulla vita,sulla necessità di non sfidare le sue leggi,di non sfidare l’etica e sopratutto ironicamente tratteggia una società di ricchi molle e priva di ideali,quasi catartica nella sua essenza.
Zed è interpretato da Sean Connery,con tanto di codino e muscoli all’infuori;ma l’attore scozzese se la cava egregiamente,affiancato,in buona parte del film,da un’irresistibilmente bella Charlotte Rampling. Molto discusso alla sua uscita, Zardoz è oggi un cult,uno di quelli veri,un film che si rivede con piacere estatico.
Zardoz
Un film di John Boorman. Con Sean Connery, Charlotte Rampling, Sara Kestelman, John Alderton, Sara Kestleman,
Saley Anne Newton, Niall Buggy, Bosco Hogan, Jessica Swift, Bairbre Dowling, Christopher Casson, Reginald Jarman.
Genere Fantastico, colore 102 minuti. – Produzione USA, Gran Bretagna 1973.
Sean Connery: Zed
Charlotte Rampling: Consuelo
Sara Kestelman: May
John Alderton: Amico
Niall Buggy: Arthur Frayn
Sally Anne Newton: Avalon
Bosco Hogan: George Saden
Christopher Casson: vecchio saggio
Bairbre Dowling: Stella
Reginald Jarman: la “morte”
Jessica Swift: una apatica
John Boorman: un bruto
Regia John Boorman
Soggetto Lyman Frank Baum
Sceneggiatura John Boorman
Produttore John Boorman
Casa di produzione 20th Century Fox, John Boorman Production
Distribuzione (Italia) 20th Century Fox
Fotografia Geoffrey Unsworth
Montaggio John Merritt
Effetti speciali Jerry Johnson
Musiche David Munrow
Scenografia Anthony Pratt
Costumi Christel Kruse Boorman
Guerre stellari (Star wars episodio IV-Una nuova speranza)
Guerre stellari rappresenta una scommessa,vinta in maniera assolutamente imprevista,tra Gorge Lucas,regista del film e molti dei suoi detrattori,fra i quali anche alcuni dei finanziatori del film,che non scommettevano un centesimo sulla riuscita ai botteghini del film.
Viceversa il film,costato all’incirca 12 milioni di dollari,ha incassato nel corso delle sue proiezioni oltre settecento milioni di dollari,diventando,tra l’altro un fenomeno di costume,oltre che di merchandising.
Star Wars: Episode IV – A New Hope, come si chiamava nell’edizione originale americana,rappresenta il primo episodio di una trilogia,che in pratica è quella conclusiva;infatti la saga inizia proprio con l’episodio IV,con dei personaggi di cui,alla prima visione del film,si intuisce una storia passata.
La trama è universalmente riconosciuta,e la accenno brevemente;
L’imperatore Palpatine ha fondato l’impero galattico,aiutato e coadiuvato dal fido Dart Fener,un cavaliere Jedi che si è ormai convertito al lato oscuro della forza.
L’alleanza ribelle,di cui fa parte la giovanissima principessa Leila Organa,sferra un attacco a sorpresa contro la flotta imperiale,impadronendosi dei piani di costruzione della morte nera,una gigantesca e mortale stazione da battaglia,capace di distruggere un intero pianeta.
Mentre Leila è in viaggio per incontrare Obi Wan Kenobi,uno degli ultimi cavalieri Jedi,l’astronave sulla quale viaggia viene intercettata dalla flotta spaziale dell’Imperatore,e Dart Fener prende prigioniera la principessa,che però riesce a salvare i piani grazie ad un droide,R2d2 e al logorroico aneroide C-3PO;i due sfuggono all’intercettazione e arrivano sul pianeta Tatooine,dove vive il giovane Luke Skywalker;Luke legge involontariamente il messaggio di aiuto e si reca da Obi wan,che gli racconta la sua storia:Luke è il figlio di Dart Fener,una volta coraggioso cavaliere Jedy,ed ora preda del lato oscuro della forza.
I due assoldano un simpatico avventuriero,Han solo e il suo fido vice Chewbecca,e insieme,a bordo del Millenium falcon,partono verso la morte nera per liberare la principessa Leyla;il che avverrà,dopo una serie di avventure,che vedranno la scomparsa di Oby Wan e la distruzione della morte nera,ad opera di Luke.
Bello, avvincente e pieno di personaggi accattivanti,Guerre stellari divenne immediatamente un culto,e lanciò,come attore,Harrison Ford;viceversa sia Mark Hamill (Luke Skywalker) sia Carrie Fischer (la Principessa Leyla) non riuscirono mai ad uscire dai loro personaggi,e dopo la conclusione della prima parte della saga,interpretarono solo ruoli minori.
Bravo Alec Guinness,nel ruolo di Oby wan
Guerre Stellari
Un film di George Lucas. Con Harrison Ford, Peter Cushing, Carrie Fisher, Alec Guinness, Mark Hamill, Anthony Daniels, Kenny Baker, Phil Brown. Genere Fantascienza, colore 121 minuti. – Produzione USA 1977.
Mark Hamill: Luke Skywalker
Harrison Ford: Ian Solo
Carrie Fisher: Principessa Leila Organa
Peter Cushing: Gran Moff Tarkin
Alec Guinness: Obi-Wan “Ben” Kenobi
Anthony Daniels: D-3BO
Kenny Baker: C1-P8
Peter Mayhew: Chewbecca
David Prowse: Dart Fener
Phil Brown: Zio Owen
Shelagh Fraser: Zia Beru
Denis Lawson: Pilota “Rosso due”
Richard LeParmentier: Gen. Motti
Il Millenium Falcon
Regia George Lucas
Sceneggiatura George Lucas
Produttore Gary Kurtz
Rick McCallum (Edizione Speciale)
Produttore esecutivo George Lucas
Casa di produzione Lucasfilm
Distribuzione (Italia) 20th Century Fox
Fotografia Gilbert Taylor
Montaggio Paul Hirsch, Richard Chew, Marcia Lucas, George Lucas (non accreditato)
T.M. Christopher (Edizione Speciale)
Effetti speciali Industrial Light & Magic
Musiche John Williams
Scenografia John Barry
Claudio Capone: Luke Skywalker
Stefano Satta Flores: Ian Solo
Ottavia Piccolo: Principessa Leila Organa
Corrado Gaipa: Obi-Wan “Ben” Kenobi
Glauco Mauri: Gov. Wilhuff Tarkin
Massimo Foschi: Dart Fener
Rodolfo Traversa: D-3BO
Giampiero Albertini: Owen Lars
Benita Martini: Beru Whitesun
Pietro Biondi: Gen. Conan Motti
Vittorio Congia: Garven Dreis (Capo rosso)
Vittorio Congia: Davish Krail (Oro cinque)
Vittorio Di Prima: Wuher
Sandro Iovino: Com. Nahdonnis Praji
Scene aggiunte o ridoppiate edizione speciale 1997
Francesco Prando: Luke Skywalker
Angelo Maggi: Ian Solo
Maurizio Reti: Biggs Darklighter
Oscar alla migliore scenografia 1978
Oscar ai migliori costumi 1978
Oscar al miglior montaggio 1978
Oscar al miglior sonoro 1978
Oscar ai migliori effetti speciali 1978
Oscar alla migliore colonna sonora 1978
Oscar Special Achievement Award 1978
È un periodo di guerra civile. Navi spaziali ribelli, colpendo da una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio impero galattico. Durante la battaglia, spie ribelli sono riuscite a rubare i piani segreti dell’arma decisiva dell’Impero, la MORTE NERA, una stazione spaziale corazzata di tale potenza da poter distruggere un intero pianeta. Inseguita dai biechi agenti dell’Impero La principessa Leila sfreccia verso casa a bordo della sua aeronave stellare, custode dei piani rubati che possono salvare il suo popolo e ridare la libertà alla galassia…
Una cosa è sicura, diverremo tutti magrissimi! (Ian Solo)
Complimenti principessa! Che puzza stupenda ci ha fatto scoprire! (Ian Solo)
Entra dentro, montagna pelosa! Non mi importa se poi puzzi [parlando a Chewbecca] (Ian Solo)
L’abilità di distruggere un pianeta è insignificante in confronto alla potenza della Forza. (Dart Fener)
Le strane religioni e le loro antiche armi contano poco contro un folgoratore al fianco! (Ian Solo)
Nessun campo di energia mistica controlla il mio destino. Sono soltanto dei semplici trucchi e delle idiozie. (Ian Solo)
È la spada laser di tuo padre. Questa è l’arma dei cavalieri Jedi. Non è goffa o erratica come un fulminatore. È elegante, invece, per tempi più civilizzati. Per oltre mille generazioni i cavalieri Jedi sono stati i guardiani di pace e giustizia nella vecchia Repubblica, prima dell’oscurantismo, prima dell’Impero. (Obi-Wan Kenobi, rivolto a Luke Skywalker)
Ehi, Luke! Che la Forza sia con te.[1](Comandante Ian Solo)
Ricorda, Luke: la Forza sarà con te, sempre. (Obi-Wan Kenobi)
Trovo insopportabile la tua mancanza di fede! (Dart Fener)
Non sei un po’ basso per appartenere alle truppe d’assalto? (Principessa Leila Organa)
La Forza è potente in quest’uomo. (Dart Fener)
Aiutami, Obi-Wan Kenobi: sei la mia unica speranza! (Principessa Leila Organa)
Questi non sono i droidi che state cercando. (Obi-Wan Kenobi)
Usa la Forza, Luke. Segui l’istinto, Luke. (Obi-Wan Kenobi)
Non hai nessuno dietro ora! Facciamo saltare quest’affare e andiamo a casa! (Ian Solo)
La Forza è quella che dà al Jedi la possanza. È un campo energetico creato da tutte le cose viventi. Ci circonda, ci penetra, mantiene unita tutta la galassia. (Obi Wan Kenobi)
Fantastica la ragazza, eh? Non so se ucciderla o innamorarmi di lei! (Ian Solo)
Sembra che siamo fatti per soffrire, è il nostro destino nella vita! (C3PO a R2D2)
Viaggiare nell’iperspazio non è come spargere fertilizzanti da un aeroplano! (Ian Solo a Luke Skywalker)
La folla alla prima del film
2001 Odissea nello spazio
Agli albori dell’umanità un gruppo di ominidi lotta per la sopravvivenza in un mondo ostile,arido e difficile;un giorno un monolite nero appare davanti alla grotta degli ominidi,e il loro capo all’improvviso maneggia un osso,capisce che può utilizzarlo come arma e lo brandisce,poi lo lancia verso il cielo,e all’improvviso tutto cambia,nel cielo appare un’astronave.
Sono passati tre milioni di anni da allora,siamo nel 2001 e il dottor Floyd è chiamato sulla base lunare per osservare una stupefacente scoperta; in uno scavo è apparso un monolite nero. Mentre Floyd si appresta a fotografare il monolite nero,un raggio di sole lo colpisce, e subito dopo un segnale radio parte da esso, direzione Giove.
Un altro balzo nel tempo,e troviamo 5 astronauti che in stato di ibernazione stanno viaggiando verso Giove, mentre l’astronave è sotto il controllo del supercomputer HAL 9000, un’intelligenza artificiale molto sofisticata.
Hal ha istruzioni di non rivelare a Bowmann e Poole, i due astronauti di guardia, la vera natura del viaggio, ma questa istruzione provoca problemi ai complessi circuiti del computer,che è stato programmato per collaborare con l’uomo,non per nascondergli informazioni; Hal,arrivato nei pressi di Giove, tenta di uccidere gli umani, per risolvere il problema,ma Bowmann riesce a sopravvivere e a riportare il computer alla programmazione originale; in un filmato, il dottor Floyd rivela a Bowmann la vera natura della missione,e all’ultimo astronauta in vita non resta che dirigersi verso la fonte del segnale.
Qui Bowmann viene letteralmente cooptato dal terzo monolite,che lo spedisce in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, fino a portarlo in uno strano appartamento, dove l’astronauta vede un altro se stesso invecchiare rapidamente, fino a ritornare allo stadio di feto, dove rinascerà in forma di figlio dello spazio, che scruta il pianeta terra dall’infinito spaziale.
Kubrick riprende il romanzo di Arthur C.Clarke, rispettando la splendida solitudine dei vuoti spaziali, usando la lentezza dello spazio stesso come un valore aggiunto,evitando quindi il rischio di stravolgere il romanzo originale,che è, in realtà, una sintesi metafisica dell’uomo, del suo rapporto con l’infinito,con le sue radici, con il suo divenire.
Quando, nel 1964, Arthur C. Clarke venne contattato da Kubrick per realizzare quello che poi sarebbe stato il film 2001 odissea nello spazio, rielaborazione del romanzo dello stesso Clarke, La sentinella, scritto nel 1948, probabilmente non si rese conto delle potenzialità enormi che aveva il suo racconto scritto in forma breve; viceversa Kubrick ne era ben consapevole, tanto da proporre allo scrittore un ampliamento organico del romanzo, che sarebbe diventato l’embrione del film.
Nel 1968 il film venne alla luce, e le differenze tra il romanzo e il film erano così sottili da far capire quanto fosse importante la collaborazione tra letteratura e cinema per ottenere un prodotto di sintesi di altissimo livello.
Kubrick elabora per immagini quello che è il romanzo, saltando solo alcuni passaggi per ovvi motivi; il film, di per se lunghissimo, si dilata in 2 ore e 21 minuti di immagini, con dialoghi ridotti all’osso.
Il regista privilegia com’è ovvio la parte visiva, affidando alla potenza delle immagini il racconto, e giungendo alla conclusione, metafisica e parzialmente inespressa, almeno per lo spettatore, attraverso suggestioni offerte da una sapiente miscela di immagini e musica.
Già la scelta di un autore come Richard Strauss, autore di “Così parlò Zarathustra” (“Also sprach Zarathustra”), tema portante del film, denota una ricerca maniacale del giusto accoppiamento tra sensi, vista e udito, per portare lo spettatore attraverso il misterioso viaggio della vita, che in questo caso trasporta l’uomo dall’alba della preistoria, con la famosa scena di Guarda-la-Luna (nel romanzo, il nome dell’ominide-scimmia che trova il monolite) che lancia un osso verso il cielo, il quale si trasforma in un’astronave interspaziale.
Da questo momento il film si annoda al romanzo in maniera inestricabile, tanto che il lettore dell’opera di Clarke non fatica a comprendere la complessa simbologia delle scene; ma Kubrick supera il limite della parola, creando una infinita serie di quadri; lo spettatore si trasforma nel visitatore di una galleria d’arte, fatta da miliardi di tele sequenziali, viste ovviamente ad alta velocità.
Il percorso che Kubrick fa fare a Bowman è quello evolutivo verso uno stadio finale in cui l’uomo sparisce come entità fisica, per diventare qualcosa di completamente diverso, attraverso la rinascita in feto e il rivivere le varie fasi dell’esistenza di Bowmann stesso, che diventa parte di quello spazio, di quell’universo, non più in forma umana, ma in qualcosa di assolutamente nuovo, complesso e misterioso.
2001 odissea nello spazio è un film denso di interrogativi,di icognite,incluso il finale aperto a tutte le interpretazioni e a tutte le soluzioni,come ebbe a dire il geniale Regista:”Se qualcuno ha capito qualcosa, ciò significa che io ho sbagliato tutto.”
Molti degli spettatori che videro il film restarono delusi proprio dal finale; così qualcuno pensò di andarsi a rileggere il libro di Clarke, imbattendosi nelle stesse icognite; per Clarke, e ovviamente per Kubrick, il mistero insondabile del cosmo, della vita, dello spazio e del tempo e in definitiva dell’esistenza stessa dell’universo sono così complessi da lasciare l’essere umano senza parole e senza possibilità di usare l’immaginazione per volare oltre i confini della materia. Così tutto deve essere lasciato sospeso, perchè ognuno abbia la facoltà di immaginare il lungo viaggio dell’uomo nel modo a cui è più consono.
Il finale del romanzo, quello del film, portano lo spettatore/lettore ad interrogarsi senza ovviamente trovare nessuna risposta, oppure, al contrario, a trovarne troppe, per dover fare così altre domande.
Il gioco, alla fine, è questo.
Kubrick lo sa, e lascia tutto affidato alla potenza dell’immagine: tu spettatore sei parte di quel mistero, puoi scegliere la soluzione che più ti aggrada
2001 odissea nello spazio
un film di Stanley Kubrick. Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter, Margaret Tyzack, Robert Beatty, Sean Sullivan, Douglas Rain, Frank Miller [I], Bill Weston, Ed Bishop, Glenn Beck, Alan Gifford. Genere Fantascienza, colore 139 minuti. – Produzione USA, Gran Bretagna 1968.
Keir Dullea: dottor David Bowman
Gary Lockwood: dottor Frank Poole
William Sylvester: dottor Heywood Floyd
Daniel Richter: Moonwatcher
Leonard Rossiter: dottor Andrei Smyslov
Margaret Tyzack: Elena
Robert Beatty: dottor Halvorsen
Sean Sullivan: Michaels
Douglas Rain: voce di HAL 9000
Frank Miller: controllo missione
Ed Bishop: capitano shuttle lunare
Alan Gifford: padre di Frank
Edwina Carroll: hostess
Penny Brahms: hostess
Andy Wallace: moonwatcher
Regia: Stanley Kubrick
Soggetto: Arthur Clarke
Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Arthur Clarke
Fotografia: John Alcott, Geoffrey Unsworth
Montaggio: Ray Lovejoy
Effetti speciali: Douglas Trumbull
Musiche: Artisti vari
Tema musicale: Also Sprach Zarathustra (Richard Strauss)
Scenografia: Ernie Archer, Harry Lange, Tony Master
Trucco: Stuart Freeborn
Gianni Marzocchi: Keir Dullea
Gianfranco Bellini: voce di HAL 9000
Cesare Barbetti: Gary Lockwood
Mario Feliciani: William Sylvester
Benita Martini: Margaret Tyzack
Stefano Sibaldi: Sean Sullivan
Corrado Gaipa: Alan Gifford
Romano Malaspina: Kenneth Kendall
Premi Oscar 1969: Oscar per i migliori effetti speciali
3 BAFTA 1968: BAFTA alla migliore fotografia (Geoffrey Unsworth), BAFTA alla migliore scenografia, BAFTA alla migliore colonna sonora
3 Nomination al premio Oscar per la Miglior regia, Miglior sceneggiatura originale, Miglior scenografia
2 Kansas City Film Critics Circle Awards 1969: miglior film, miglior regista
David di Donatello 1969: miglior produzione straniera
Johann Strauß jr:
“Sul bel Danubio blu” (“An der schönen, blauen Donau”)
Richard Strauss:
“Così parlò Zarathustra” (“Also sprach Zarathustra”)
György Ligeti:
“Atmosfere” (“Atmospheres”),
“Luce eterna” (“Lux Aeterna”)
“Avventure” (“Adventures”)
“Requiem”
Aram Kachaturian:
“Gayane” suite dal balletto
A me piace lavorare con la gente. Ho rapporti diretti ed interessanti con il dottor Poole e con il dottor Bowman. Le mie responsabilità coprono tutte le operazioni dell’astronave, quindi sono perennemente occupato. Utilizzo le mie capacità nel modo più completo; il che, io credo, è il massimo che qualsiasi entità cosciente possa mai sperare di fare. (HAL 9000)
Nessun calcolatore 9000 ha mai commesso un errore o alterato un’informazione. Noi siamo, senza possibili eccezioni di sorta, a prova di errore, e incapaci di sbagliare. (HAL 9000)
Giro girotondo, io giro intorno al mondo. Le stelle d’argento costan cinquecento. Centocinquanta e la Luna canta, il Sole rimira la Terra che gira, giro giro tondo come il mappamondo… (HAL 9000)
Ho vinto ancora io, ovviamente (HAL 9000)
Buongiorno signori. Io sono un elaboratore HAL 9000. Entrai in funzione alle officine HAL di Verbana, Illinois, il 12 gennaio 1992. (HAL 9000)
2001 – Odissea nello spazio di Stanley Kubrick (1968), che tra pochi giorni, nell’anniversario della morte del grande regista, torna nei cinema nella versione restaurata, è il film unico che ha segnato per sempre il cinema di fantascienza, condensandone e fissandone gli universi col suo stile imitato e inimitabile: il candore e la freddezza, la danza degli astri, la posizione del veicolo spaziale nell’oscurità sconfinata del sistema stellare,il modo di muoversi e la vita quotidiana degli astronauti, le porte autochiudentesi, i corridoi rotondi come l’anima di un enorme tubo bianco. L’iconografia fantascientifica non era mai stata così suggestiva e perfetta prima di “2001”, né lo sarebbe mai più stata dopo. L’arte di Kubrick ha poi saputo condensare l’ignoto e il sacro in un simbolo potente divenuto popolarissimo: il monolite nero (emblema di Dio, o d’una forza cosmica, o degli extraterrestri) appare come una minaccia e insieme come un segno di speranza nei diversi momenti dell’evoluzione umana. L’avventura spaziale si nutre del classico schema dell’apprendista stregone (l’uomo vuole dominare l’universo e crea una macchina, il cervello elettronico Hal 9000, che diventa sua nemica sino a dover essere eliminata); il viaggio nello spazio esterno diventa scoperta di se stessi. Il film è dominato da combinazioni di numeri: quattro episodi, quattro milioni di anni, quattro eroi (scimmia, scienziato, cervello elettronico, astronauta), quattro compositori per le musiche (Kachaturian, Ligeti, Johann Strauss, Richard Strauss), quattro anni per la realizzazione del film. La data 2001, raccontò Kubrick al suo biografo e critico francese Michel Ciment, è stata scelta per un gioco cerebrale: il 2001 è l’anno in cui Ray Bradbury colloca una parte delle sue Cronache marziane e in cui si svolge La Repubblica dei saggi di Arno Schmidt; è un andare oltre, un tempo incommensurabile. Per niente invecchiato nel passare di oltre trent’anni, tratto dal racconto La sentinella di Arthur C. Clarke, interpretato da Keir Dullea e Gary Lockwood,2001- Odissea nello spazio mescola l’estrema razionalità scientifica e l’irrazionalità magica con un risultato meraviglioso.
Da La Stampa, 2 Marzo 2001, Lietta Tornabuoni
Confesso che dopo aver visto 2001 Odissea nello spazio di Kubrick, muoio tranquillo. Il film ci fa vedere quella che sarà la vita dell’uomo nello spazio nei prossimo millennio. Intanto sin d’ora è chiaro che viaggiare tra i pianeti sarà una cosa monotona e noiosissima, come andare in jet. Inoltre, sia la vista di questi pianeti pelati e butterati, sia quella dei vari veicoli che si incroceranno non promettono nulla di attraente. Ma neppure i futuri ambienti spaziali offrono comfort o fantasia: soltanto lunghi budelli con sedili affiancati come le cabine degli aeroplani e squallidi seguiti di corridoi e cunicoli.
Né le prospettive si fanno più amene quando arrivate alle stazioni spaziali. Lì vi aspettano nudi saloni blindati dove, per fare follia, i futuri architetti cosmici non hanno trovato di meglio, per allietare la vista, che piazzare delle gigantesche poltrone a piede di tartaruga, di uno scarlatto che grida.
Pochi esseri umani errano in quei cIinici labirinti: tecnici in tuta, brutte dottoresse vestite di nero e dottori occhialuti che fanno naturalmente ricerche di medicina interstellare, esperti di Enti interspaziali in trasferta cosmica, abbottonatissimi e inconcludenti come tutti gli esperti degli enti di questa terra. Assistiamo anzi a una loro seduta, e questo fa proprio cascare le braccia se nutrite qualche speranza di trovarvi davanti un divertente millennio. Figuratevi la più nuda e schematica sala di consiglio con dei tavoli scheletrici e otto, dieci persone immusonite, sedute intorno. Vagamente apprendiamo che si sarebbe fatto in qualche parte del cosmo una, diciamo pure, sensazionale scoperta della quale però, secondo una decisione dei mitici Enti, ancora, per il momento, non dovrebbe trapelare nulla sulla terra. Così, questa importante riunione, per cui un autorevole personaggio ha fatto apposta un viaggio interplanetario, si conclude con un nulla di fatto. Proprio quello che succede da noi tutti i giorni.
Dovrebbe esserci però l’interesse spettacolare e prima di tutto, naturalmente, l’interesse di vedere in azione gli stranissimi meccanismi, dato che sarebbe stato addirittura von Braun il consulente tecnico del film. E, in effetti, siamo introdotti nelle cabine di comando. Entriamo nelle stanze di ibernazione dove, dentro custodie metalliche simili a casse di mummie, stanno, sorvegliati continuamente da un sistema di auscultazione elettronica, i tecnici che in futuro dovranno prendere il posto dell’attuale equipaggio per sostituirlo nei successivi decenni.
Tutto questo è curioso, e se non fosse, almeno per mio gusto, troppo insistito e tirato in lungo, sarebbe interessante. Ma è troppo tirato in lungo. Per esempio, tutti questi incessanti lampeggiamenti di colorati segnali luminosi, dei quali non capiamo il senso e che sono probabilmente fasulli, a un certo momento non fanno più impressione. Quegli stessi andirivieni di capsule che si staccano dall’aeronave gigante e manovrano per loro conto nel vuoto, sono cose da un pezzo abusate nei film di fantascienza.
Ciò che è nuova e inventata è la storia del computer di bordo. Questo super-calcolatore “HAL 9000”, fatto ormai vero e proprio cervello vivente, non solo dirige attraverso operazioni di migliaia di numeri tutte le manovre dell’astronave, ma parla, gioca a scacchi con i piloti e, peggio, è talmente umanizzato che diventa cattivo, per cui, offeso dai dubbi che i due piloti hanno sulla sua efficienza, crudelmente ne fa morire uno. Allora l’altro pilota, David, furibondo, si introduce nel magico penetra-le dove stanno i più gelosi e delicati meccanismi del favoloso cervello e a uno a uno li recide, per cui il mostro elettronico gradatamente si scardina, si affievolisce, si disgrega, agonizza. Sicché, priva della sua guida, l’astronave precipiterà col pilota nell’immenso spazio.
E qui è la parte veramente potente e impressionante del film. Perché questa caduta è vista attraverso una folle, galoppante corsa in un oceano di luci saettanti in ogni direzione, come in un delirante, fiammeggiante abisso. È un superbo pezzo di cosmica, visionaria fantasia.
Il finale resterebbe però inspiegabile alla maggior parte degli spettatori se non si tenesse conto che il film è segretamente imperniato su una chiave einsteiniana. Posta infatti l’identità einsteiniana tra spazio e tempo, si spiega che alla fine noi ritroviamo David (Keir Dullea) centenario e bambino insieme.
E così inspiegabile resterà ai più la presenza di quel mitico monolito a forma di parallelepipedo, che appare alle origini del nostro pianeta e che milioni di anni dopo si ritrova sulla luna, e infine appare, dilatato e oscillante, sospeso nello spazio. Sarebbe il magico monolito magnetico, simbolo dell’infinito. E va bene, ma come fa lo spettatore a capire tutte queste cose se non gliele spiegate?
Da , Il Corriere della Sera, 5 gennaio 1969 ,Filippo Sacchi
Waterworld
In un non definito futuro la terra è stata invasa dalle acque in seguito allo scioglimento delle calotte polari. Coloro che si sono salvati vivono da molto tempo su rudimentali barche o anche su isolotti ricavati in maniera fortunosa. Tra questa realtà fatta di squallore si muove una strana figura,un essere mutante uomo ma con le branchie di un pesce, capace quindi di immergersi sott’acqua,cosa che fa spesso riportando in superficie i resti di quella che era la civiltà umana.
Un giorno capita su una di queste isole dove finirebbe per diventare cibo per i sopravvissuti se una donna, Helen non lo salvasse e fuggisse con lui, in compagnia di una bambina di nome Enola. Proprio nel momento in cui scappano arrivano gli Smokers,un gruppo di pirati che si mette subito sulle loro tracce. Enola infatti è una bambina molto importante; sulle sue spalle i genitori hanno tatuato la mappa per raggiungere Dryland,la terra secca ovvero una porzione di terra che emerge dalle acque.
Dopo numerose avventure,il mutante,Helen e Enola,in compagnia di un pugno di uomini,riusciranno a raggiungere la mitica Dryland,dove il mutante,dopo aver salutato tutti,riprenderà la sua errabonda esistenza sul mare. Massacrato dai critici, ignorato dal pubblico,Waterworld rappresenta uno dei fallimenti più costosi della storia del cinema; diretto da Kevin Costner è un film che in realtà ha una trama intrigante ed è ben diretto,pur con alcune clamorose ingenuità sul piano della trama. In un mondo coperto d’acqua non riesce comprensibile,per esempio,capire dove i superstiti riescano a trovare acqua dolce,o per esempio alcune piante che fanno bella mostra nel film.
Tuttavia l’impegno c’è e anche un certo fascino legato alle immense e solitarie distese d’acqua;buona la fotografia e decisamente brave nelle loro parti le due attrici,Jeanne Tripplehorn nel ruolo di Helena e la piccola Tjna Maiorino in quello di Elona. Inespressivo Costner sempre rabbuiato.
Waterworld, Un film di Kevin Reynolds. Con Kevin Costner, Michael Jeter, Jeanne Tripplehorn, Tina Majorino, Dennis Hopper.Chaim Jeraffi, John Fleck, Gerard Murphy, Zakes Mokae, Sab Shimono, Robert A. Silverman, Robert LaSardo, Lee Arenberg, Kim Coates, Doug Spinuzza
Fantascienza, durata 135 min. – USA 1995.
Kevin Costner: Mariner
Dennis Hopper: Deacon
Jeanne Tripplehorn: Helen
Tina Majorino: Enola
Michael Jeter: Gregor
Chaim Jeraffi: primo drifter
John Fleck: Medico
Gerard Murphy: Nord
Michele Gammino – Kevin Costner
Dario Penne – Dennis Hopper
Sergio Graziani – Michael Jeter
Cristina Boraschi – Jeanne Tripplehorn
Domitilla D’Amico – Tina Majorino
Massimo De Ambrosis – Chaim Jeraffi
Mino Caprio – John Fleck
Francesco Pannofino – Gerard Murphy
Fotografia: Scott Fuller, Dean Semler
Montaggio: Peter Boyle
Effetti speciali: Martin Bresin, John Cassel
Musiche: James Newton Howard, Artie Kane
Scenografia: Dennis Gassner
Dune
Dune rappresenta uno dei progetti più ambiziosi della storia del cinema,oltre che uno dei più costosi.
E che all’epoca della realizzazione creò grossi problemi alla De Laurentis,che finanziò la produzione.Ridurre per lo schermo il romanzo principale di Herbert era considerata un’operazione impossibile,vista la complessa trama,sviluppata in un ciclo di racconti con una tematica di base molto particolare,basata più sulla spirtualità dei personaggi che sull’azione.Il risultato fu un film splendido,ma che venne capito poco dal pubblico dell’epoca,proprio in virtù di una sceneggiatura molto complessa,nonostante gli sforzi di Lynch di rendere visiva, in due ore e quaranta ,una storia con moltissimi personaggi,e con un retroterra storico di assoluto rilievo.
La vicenda si svolge su due piani differenti;il primo racconta la storia del duca Leto Atreides,della sua concubina Jesica e di suo figlio Paul,cresciuto in maniera rigida ma giusta,destinato a diventare il successore del duca nel casato Atreides e alla guida del pianeta Caladan;Jessica,la concubina,è invece parte di un progetto segretissimo,la sorellanza Bene Gesserit,che attraverso un programma di selezione genetica,mira ad ottenere il Kwisatz Haderah,l’essere che dominerà la galassia.
Contempraneamente su un altro pianeta,Giedi Primo,il casato degli Harkonnen trama per distruggere la casata Atreides,grazie anche alla collaborazione occulta dell’imperatore Shaddam IV,preoccupato dallo sviluppo di una nuova,potente arma messa a punto dagli Atreides,la tecnica estraneante;il barone Vladimir Harkonnen,grazie all’aiuto dell’imperatore,ordisce una trappola per il Duca Leto,che scatterà su Arrakis,un piccolo pianeta inospitale,affidato alla custodia del duca Leto.
Silvana Mangano è la madre Bene Gesserit, Josè Ferrer è L’Imperatore
Kyle MacLachlan è Paul Atreides
Arrakis è un pianetà desertico,sul quale vivono colossali vermi,che producono la spezia,un elisir di lunga vita che permette di avere la conoscenza e la precognizione del futuro,oltre a permettere alla Gilda,costituita da un gruppo di mostruosi Navigatori,di spostarsi da una parte all’altra dell’universo.
Su Arrakis vivono anche i fieri Fremen,che sono riusciti a colonizzare l’inospitale pianeta grazie a tute distillanti,che permettono il recupero dei liquidi corporei,e che sono fieri avversari degli Harkonnen,che li hanno quasi sterminati.
A destra, Sting è Feyd
Sarà Paul Atreides a vendicare la morte del padre,a stringere un alleanza con i Fremen che lo poertà a diventare il Kwisatz Haderah,l’essere senziente più potente dell’universo.
Paul controllerà anche la sorellanza Bene Gesserit,grazie all’iuto della potente sorella Alia,e con gli immensi poteri acquisiti,controllerà la spezia,che gli aprirà la vista sul futuro,e gli donerà il potere di controllare anche gli elementi.
Dune è un film ricco di effetti speciali,assolutamente straordinari ed innovativi per l’epoca,con una caratterizzazione spinta dei personaggi,tra i quali spiccano i crudeli Harkonnen,un film che vive di dialoghi,spesso anche moltoostici,con riferimenti difficili per chi non conosca almeno in parte il piano della colossale opera di Herbert.
Sean Young è Chani
Un film che si avvale di un cast davvero di prim’ordine,con attori di calibro assoluto,come Silvana Mangano nel ruolo della madre Bene Gesserit. Un film che segnò se non un tonfo,un insuccesso pesante ai botteghini;costato l’enorme cifra di 45 miliardi di lire,riuscì ad incassarne meno della metà,rifacendosi,però,nel corso degli anni,grazie al mercato del video domestico.
Francesca Annis è Lady Jessica
Oggi Dune,diretto da quel geniaccio di Lynch,è considerato uno dei film di fantascienza cult,uno dei più belli ed affascinanti di sempre.
Dune, un film di David Lynch, con Kyle Maclachlan, Francesca Annis, Jurgen Prochnow, Kenneth Mcmillan, Jose’ Ferrer, Sting, Leonardo Cimino, Silvana Mangano, Virginia Madsen, Max Von Sydow, Sean Young, Usa 1984
Francesca Annis: Lady Jessica
Leonardo Cimino: Il medico del Barone
Brad Dourif: Piter DeVries
Linda Hunt: la Shadout Mapes
Freddie Jones: Thufir Hawat
Richard Jordan: Duncan Idaho
José Ferrer: Imperatore Padishah Shaddam IV
Virginia Madsen: Principessa Irulan
Kyle MacLachlan: Paul Atreides
Silvana Mangano: Rev. Madre Ramallo
Everett McGill: Stilgar
Kenneth McMillan: Barone Vladimir Harkonnen
Jack Nance: Capitano Iakin Nefud
Siân Phillips: Rev. Madre Gaius Helen Mohiam
Angélica Aragón: Sorella Bene Gesserit
Jürgen Prochnow: Duca Leto Atreides
Paul L. Smith: Rabban “la Bestia” (come Paul Smith)
Patrick Stewart: Gurney Halleck
Dean Stockwell: Dott. Yueh
Sting: Feyd-Rautha
Max von Sydow: Dott. Kynes
Alicia Witt: Alia (come Alicia Roanne Witt)
Sean Young: Chani
Doppiatori italiani
Kyle MacLachlan: Tonino Accolla
Jürgen Prochnow: Luigi La Monica
Kenneth McMillan: Sergio Fiorentini
Max von Sydow: Giuseppe Rinaldi
Virginia Madsen: Rossella Izzo
Sian Phillips: Gabriella Genta
Sting: Massimo Rinaldi (Fabio Boccanera nell’edizione speciale)
Dean Stockwell: Paolo Buglioni
Patrick Stewart: Paolo Poiret
Regia David Lynch
Soggetto tratto dal romanzo Dune di Frank Herbert
Sceneggiatura David Lynch
Produttore Raffaella De Laurentiis
Produttore esecutivo Dino De Laurentiis
Fotografia Freddie Francis
Montaggio Anthony Gibbs
Effetti speciali Albert J. Whitlock, Barry Nolan, John Dykstra, Kit West, Carlo Rambaldi
Musiche Toto, Brian Eno
Scenografia Anthony Masters
Nella settimana prima della partenza per Arrakis, quando il tramenio era giunto a livelli quasi insopportabili, una donna vecchia e vizza si presentò alla madre di Paul.
Era una notte calda e soffocante a Castel Caladan, e l’antico cumulo di pietre che era la dimora degli Atreides da ventisei generazioni dava quel senso di frescura umidiccia che preannunciava un cambiamento del tempo.
José Ferrer: Imperatore Padishah Shaddam IV
Silvana Mangano: Rev. Madre Ramallo
Kyle MacLachlan: Paul Atreides
Max von Sydow: Dott. Kynes
Brad Dourif: Piter DeVries
Jürgen Prochnow: Duca Leto Atreides
Virginia Madsen: Principessa Irulan
Richard Jordan: Duncan Idaho
Francesca Annis: Lady Jessica
Sting: Feyd-Rautha
Kenneth McMillan: Barone Vladimir Harkonnen
Sean Young: Chani
Freddie Jones: Thufir Hawat
Alicia Witt: Alia
David Lynch e Frank Herbert