Boccaccio
Beffe e storie tratte liberamente dal Decameron di Giovanni Boccaccio.
Buffalmacco e Bruno degli Olivieri, due giovani fiorentini scaltri,ordiscono una beffa nei confronti dell’ingenuo Calandrino, allo scopo di estorcergli del denaro;gli vendono una pietra che, a loro dire, ha il potere miracoloso di renderlo invisibile.
Alla bella Monna Lisa fra Ignazio fa credere di essere l’incarnazione in vesti umane del beato Marcuccio;in questo modo potrà godersene le gioie,mentre è intento in un convegno carnale con la donna, Buffalmacco spia i due e quando fra Ignazio ha finito il suo piacevole compito, approfitta anch’esso delle grazie della giovane sposa, mentre Calandrino, credendo di essere invisibile fa lo stesso ma verrà bastonato dal marito della donna.
Altre beffe sono in arrivo per i cittadini, come quella in cui Buffalmacco riesce finalmente a sedurre Fiammetta,la donna della quale si è invaghito; scoperto dopo aver consumato un rapporto con la donna,il giovane viene costretto da Pietro da Vinciolo,marito della donna, a dividere il talamo coniugale,la dove a Buffalmacco verrà riservata una brutta sorpresa.
Enrico Montesano e Silvia Koscina
Bernard Blier e Maria Baxa
A Firenze arriva la peste e i due amici Buffalmacco e Bruno degli Olivieri fuggono dalla città incontrando per strada la Principessa di Chivignì e la sua serva;incontrano anche Lambertuccio da Cecina un capitano di ventura sfuggito dalla città dopo aver tentato di sedurre la bella Ambrogia ed essere stato costretto a sposare la racchia figlia del marito della donna.
Lambertuccio è in compagnia di un uomo, al quale un appestato toglie involontariamente il mantello;in realtà sotto le spoglie del compagno di Lambertuccio c’è la bellissima Belcolore, completamente nuda.Ed è con lei che il capitano di ventura va via.
Antesignano di tutti i decamerotici, Boccaccio, diretto nel 1972 da Bruno Corbucci che scrive anche la sceneggiatura del film con Mario Amendola, si distingue completamente dalla massa quasi informe dei film del genere decamerotico sia per l’eleganza con cui vengono curate le varie componenti del film, ovvero scenografie, costumi e fotografia sia per i dialoghi, meno volgari degli epigoni e sopratutto per la mancanza delle solite scosciate che furono il marchio di fabbrica del florido filone.
Antonia Santilli
Pia Giancaro
Paola Tedesco e Pippo Franco
Le novelle tratte dal Decameron sono raccontate visivamente da Corbucci con brio ed eleganza; si ride finalmente senza la solita grana grossa e senza battute triviali, si assiste alle performance di un gruppo nutrito di attori e di splendide protagoniste che non ebbe in seguito rivali.
Enrico Montesano e Pippo Franco interpretano Buffalmacco e Bruno, i due protagonisti principali attorno ai quali si muovono tutti gli altri, ovvero Fra Ignazio, interpretato da Lino Banfi, Alighiero Noschese che è Lambertuccio da Cecina (Banfi e Noschese, con Montesano saranno protagonisti anche del simpaticissimo Il prode Anselmo),Mario Carotenuto che è il giudice Nicola, il grande Bernard Blier che interpreta il dottor Mazzeo fino ad Andrea Fabbricatore, campione del Rischiatutto televisivo a cui va il ruolo dell’ingenuo Calandrino.
Di primissimo ordine anche il parterre femminile, che include attrici bellissime e di sicuro valore recitativo come Sylvia Koscina (Fiammetta),Isabella Biagini che è Ambruogia, e ancora Maria Baxa,Pia Giancaro,Helene Chanel, Antonia Santilli,Paola tedesco,Pascal Petit.
Un cast prestigioso quindi per un film a tratti molto divertente, una delle cose migliori di quell’anno, eppure penalizzato in seguito dalla mancanza di una distribuzione su supporti digitali.
Infatti il film è rimasto per 40 anni praticamente invisibile, fino all’anno scorso momento in cui è stata realizzata un’edizione digitale del film.
Tuttavia la pellicola non è di facile reperibilità.
Se qualcuno vuole visionarla può scaricare il seguente link: http://wipfiles.net/628rm3dr1bjj.html che contiene una splendida versione del film, ricordando ovviamente che i file sono protetti da diritto d’autore e che devonoe ssere cancellati dopo 48 ore.
Tornando al film, siamo di fronte ad una commedia simpatica e gradevole, che merita sicuramente una visione.
Boccaccio
Un film di Bruno Corbucci. Con Enrico Montesano, Lino Banfi, Sylva Koscina, Alighiero Noschese, Pippo Franco, Andrea Fabbricatore, Guido Celano, Bernard Blier, Franca Dominici, Rosita Pisano, Mario Carotenuto, Andrea Aureli, Giacomo Furia, Mimmo Poli, Nello Pazzafini, Ignazio Leone, Toni Ucci, Isabella Biagini, Hélène Chanel, Gastone Pescucci, Sandro Dori, Pascale Petit, Luca Sportelli, Maria Baxa,Raymond Bussières Commedia, durata 92′ min. – Italia 1972.
Alighiero Noschese: Lambertuccio da Cecina
Enrico Montesano: Buffalmacco
Pippo Franco: Bruno degli Olivieri
Sylva Koscina: Fiammetta
Isabella Biagini: Ambruogia
Raymond Bussières: Cagastraccio
Mario Carotenuto: Giudice Nicola
Bernard Blier: dottor Mazzeo
Pia Giancaro: Monna Lisa
Paola Tedesco : Lidia
Lino Banfi: Padre Ignazio
Andrea Fabbricatore: Calandrino
Pascale Petit: Giletta
Rosita Pisano: Mannocchia, serva di Mazzeo
Sandro Dori: Nicostrato
Maria Baxa: Tebalda
Toni Ucci: Pietro da Vinciolo
Franca Dominici: Perdicca
Luisa Dominici: Belcolore
Guido Celano: messer Anselmo
Andrea Aureli: Maso
Hélène Chanel: Perincipessa di Civignì
Ignazio Leone: il Bargello
Antonia Santilli: donna nella tinozza
Nello Pazzafini: Marito della donna nella tinozza
Gastone Pescucci: Giovanni Cioppolo
Mimmo Poli: Spettatore grasso
Luca Sportelli: Loderinghi
Antonella Santi: donna piccione
Regia Bruno Corbucci
Soggetto Mario Amendola
Bruno Corbucci
Sceneggiatura Mario Amendola
Bruno Corbucci
Produttore Dino De Laurentiis
Distribuzione (Italia) Columbia
L’opinione del Morandini
6 sketch cavati dal Decamerone che hanno per protagonisti Buffalmacco (E. Montesano) e Bruno degli Olivieri (P. Franco), burlatori di Calandrino (A. Fabbricatore) e di altri gonzi. Nel filone dei “decameronidi” uno dei meno trucidi.
L’opinione di Undjing dal sito http://www.davinotti.com
Assieme a Fiorina la vacca uno dei migliori esemplari del filone decamerotico, coniato dal successo pasoliniano (Il Decameron). La valida regia di Corbucci, esperto di commedia all’italiana, è sorretta pienamente dal buon cast, che contempla un convincente (e simpatico) Montesano nel ruolo di Buffalmacco. A margine si fanno notare anche Pippo Franco, Noschese, Lino Banfi ed il celebre vincitore nel Rischiatutto (d’epoca): Andrea Fabbricatore, nei panni di Calandrino, ch’è poi il “legame” di continuità delle varie storie sparpagliate con azzeccato senso del ritmo e dell’ironia. Significativo.
L’opinione di Rfe dal sito http://www.davinotti.com
Uno dei decamerotici migliori, meno rozzi e meno volgari. Un gruppo d’attori mai più visto in un boccaccesco: Pippo Franco, Enrico Montesano, Alighiero Noschese o Lino Banfi sono ben affiatati e divertono. Degne di attenzione soprattutto le belle attrici coinvolte (per fortuna Corbucci si rifiuta intelligentemente di accodarsi al criterio anti-estetico seguito da Pasolini nella Trilogia della vita): Koscina, Biagini, Petit. C’è anche Pia Giancaro, prima di diventare Principessa Ruspoli.
L’opinione di Ronax dal sito http://www.davinotti.com
Decamerotico di classe, girato con buon mestiere da Corbucci che aveva a disposizione mezzi (i soldi di De Laurentiis) nettamente superiori alla media. Partito quasi come un musical, procede con ritmo indiavolato e una notevole cura dal punto di vista scenografico. Montesano fa la parte del leone, ben coaudiuvato da Pippo Franco e da altri valorosi caratteristi, mentre Noschese, insuperabile come imitatore, si conferma un attore piuttosto opaco. Superbo il ricco comparto femminile, cioè la sostanziale ragion d’essere di un film come questo.
L’opinione di motorship dal sito http://www.davinotti.com
Bel decamerotico per nulla volgare e con nudi non esagerati. Inoltre è un film molto divertente, spassoso e diretto davvero molto bene da Corbucci. Incredibile il cast, sia quello femminile (Koscina, Biagini, Petit) che quello maschile, con la coppia Montesano-Noschese (con il primo che domina praticamente la scena) in testa, anche se Pippo Franco e Lino Banfi non sono da meno. Esilarante il finale e simpatiche le canzoncine a mo’ di musical. Da vedere.
L’opinione di tomasmilia dal sito http://www.davinotti.com
Uno dei più fortunati epigoni del Decameron pasoliniano. Grande cast (forse il più ricco per un decamerotico, più comico che erotico) sebbene la trama consista in una decina di novelle (dis) unite tra loro. Pippo Franco e Montesano (istrionico, si esalta tra balli, canti e “parlate”, il gagà) si muovono come Encolpio e Ascilto nel Satyricon petroniano con lo spirito boccaccesco. Sono loro che danno avvio agli scherzi a danno del povero Calandrino (il campione di Rischiatutto, Fabbricatore). Divertenti gli stornelli.
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Labbra di lurido blu
Ely e Marco hanno in comune esperienze personali infantili molto simili; entrambi infatti sono stati traumatizzati da due eventi che hanno finito per condizionare pesantemente le loro psiche.
Ely ha assistito a rapporti sessuali fra i genitori mentre Marco ha dovuto subire un’iniziazione sessuale voluta dal padre che si è trasformata in un incubo.
Divenuti adulti i due hanno sviluppato una sessualità distorta; Ely si è trasformata in una ninfomane mai (e mal) appagata mentre Marco ha finito per orientare la sua sfera sessuale verso l’omosessualità.
I due decidono così di sposarsi, cercando contemporaneamente l’uno nell’altro un sostegno alle proprie insicurezze oltre che tentare un’impossibile via d’uscita per quelle che sono le loro ambiguità sessuali.
L’esperimento non funziona, anche per l’arrivo di George, un antiquario che in passato ha avuto una relazione omosex con Marco, che continua a vivere con fortissimi sensi di colpa e senza equilibrio emotivo i propri problemi psicologici.
I due continueranno la propria personale discesa all’inferno non risolvendo in alcun modo i problemi; mentre Ely dice addio ad uno scrittore che con pazienza aveva tentato (inutilmente) di avvicinarla al vero amore, marco si avvierà sul personale sentiero della tragedia…
Drammone datato 1975, Labbra di lurido blu è un film diretto da Giulio Petroni che all’epoca della sua uscita suscitò molto scalpore per i temi sessuali affrontati, la sessualità esasperata e distorta che sconfina nella ninfomania simboleggiata dal personaggio di Ely) e l’omosessualità di origine traumatica che sviluppa Marco a seguito della prima esperienza sessuale deprimente e castrante subita per colpa del padre.
Su questi due temi che finiscono per allacciarsi nel destino delle vite di due personaggi che non hanno alcuna possibilità di aiutarsi, Petroni costruisce un film elegante ma abbastanza uniforme nel suo svolgimento, che spesso indugia in dialoghi troppo lenti e poco appassionanti.
Sullo sfondo di una provincia bigotta e moralista, le due vite dei personaggi principali scivolano lentamente verso il destino che li attende dietro l’angolo, attraverso la descrizione di irrisolti problemi psicologici che si acuiranno man mano che il film si avvicina al tragico epilogo.
Se la confezione è elegante forse le tante citazioni letterarie finiscono per rendere un po indigesto l’assieme, che però ha comunque una buona resa finale.
Grazie anche alla bella colonna sonora di Morricone, i drammi delle due esistenze appaiono facilmente percepibili dallo spettatore; le critiche dei moderni spettatori sono del tutto ingenerose perchè non tengono conto del contesto sociale dell’epoca in cui il film fu girato, un’epoca in cui i temi della sessualità erano tabù, in particolare quelli dell’omosessualità maschile.
Petroni utilizza al minimo le scene scabrose confermando l’intento di fare un film psicologico e non visivo sul piano scandalistico o peggio voyeuristico; intento perfettamente suffragato dal risultato finale, che consegna al pubblico una pellicola equilibrata anche se, come già detto, un tantino indigesta.
Gli attori del film danno buona prova di se, a partire dalla bellissima Lisa Gastoni, che recita nella parte di Ely e Corrado Pani, ambiguo quanto basta in quelli di Marco.
A corredo del film in parti secondarie troviamo il bravo Silvano Tranquilli nel ruolo di Davide Levi, lo scrittore che inutilmente tenterà di strappare Ely ai suoi fantasmi e Jeremy Kemp in quelli di George Stevens, l’uomo che appartiene al passato di Marco e che tenterà di strappare proprio Marco alla narcosi del suo matrimonio con Ely.
Divenuto un vero e proprio “invisibile” nel tempo, il film di Petroni è stato fino a poco tempo fa uno dei film più osteggiato di sempre; un po per il tema trattato, un po per una fama assolutamente immeritata di film erotico,Labbra di lurido blu è circolato solo in versioni ricavate da vecchie e malandate VHS.
Oggi esiste una versione digitale del film, che però e irrintracciabile sul web, cosa che rende ancora una volta il film praticamente invisibile, mentre c’è una versione di buona qualità all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=GInqxa86n88
Labbra di lurido blu
Un film di Giulio Petroni. Con Silvano Tranquilli, Lisa Gastoni, Corrado Pani, Hélène Chanel, Gino Santercole, Armando Brancia, Jeremy Kemp, Alberto Tarallo Drammatico, durata 120′ min. – Italia 1975.
Lisa Gastoni … Ely Alessi
Corrado Pani … Marco Alessi
Jeremy Kemp … George Stevens
Hélène Chanel … La madre di Ely
Silvano Tranquilli … Davide Levi
Antonio Casale … Il barista
Daniela Halbritter … Laura
Gino Santercole … Alberto
Margareta Veroni … Nora
Regia: Giulio Petroni
Sceneggiatura: Franco Bottari, Giulio Petroni
Musiche: Ennio Morricone
Fotografia: Gábor Pogány
Montaggio:Franco Bottari
Distribuzione:Agora
Aiuto regista: Guido Volpato
Costumi: Angela Parravicini
Opinione del Morandini, tratta dal sito http://www.trovacinema.repubblica.it
Soffrono quasi tutti in questo drammaticissimo film il cui titolo è tolto da un mal tradotto verso di P.B. Shelley (ma lurid significa fosco) , ma specialmente i coniugi borghesi Alessi. Lui, docente universitario, s’è sposato per stornare la propria omosessualità; lei è una ninfomane con tendenze masochistiche, frutto di traumi infantili. E un inferno coniugale al cui confronto quelli di Strindberg sanno di rosolio. Sfocia nel sangue. Quasi sempre sofferente, L. Gastoni si cimenta in continui coiti e denudamenti. E un film che si prende molto sul serio come rivela la puntigliosa cura nell’ambientazione, l’arredamento (Franco Bottari), la fotografia (Gabor Pogany), la musica (Ennio Morricone).
L’opinione dell’utente Undijng tratta dal sito http://www.davinotti.com
Elli (Lisa Gastoni) e Marco (Corrado Pani) sono una coppia decisamente atipica. A causa d’un trauma infantile Marco còva pulsioni omoerotiche, che reprime nella vita di coppia. Elli è, invece, una ninfomane incontenibile. Il matrimonio dovrebbe servire all’uno e all’altra per rientrare nella norma di vita sociale, stabilita nei confini di un bigotto paese provinciale. La presenza di una ragazza riporta alla luce le deviazioni di Marco, inducendolo al punto di macchiarsi d’un delitto. Eccezionale erotico, con sfumature gialle, forse ispirato dal romanzo “Il Demone del Mondo” di Mary Shelley.
L’opinione dell’utente Cotola tratta dal sito http://www.davinotti.com
Saranno i quasi quarant’anni che ha sulle spalle ad avergli parzialmente tolto smalto e interesse. Certamente è un film ben fatto, con una confezione curata ed una buona colonna sonora di Morricone. Ma difetta, a mio avviso, sia nel coinvolgimento emotivo dello spettatore sia sotto il profilo “scandalistico” o del “messaggio” (che brutta parola!). Oggi non credo possa sconvolgere più nessuno ed anche certe considerazioni lasciano il tempo che trovano così come le tante (belle) citazioni letterarie. Forse meriterebbe una seconda occasione.
Stangata in famiglia
Il commendator Piero Brambilla, un funzionario del ministero delle finanze, vive da vedovo in un appartamento condiviso dalle sue due figlie, dal cognato pugliese Nicola e dalla figlia di quest’ultimo Sabina.
Il menage famigliare si rivela troppo esoso per le sue tasche, così quando un suo superiore gli propone di aumentare le entrate Brambilla accetta senza discutere; dovrà occuparsi d’ora in poi di accertamenti finanziari sul tenore di vita di presunte massaggiatrici, di sedicenti estetiste che secondo il ministero delle finanze traggono i loro guadagni in maniera illegale, sottraendo così il loro patrimonio alla giusta tassazione.
Lino Banfi e Piero Mazzarella
Brambilla inizia un tour presso varie professioniste, nel corso del quale si renderà conto del sottobosco che governa il mondo nascosto al pubblico ( e alle finanze) delle sedicenti professioniste.
Molte di loro in fatti praticano massaggi molto particolari, altre ancora si prostituiscono.
Brambilla, che è persona sostanzialmente ingenua ed onesta, racconta i particolari delle sue “indagini” ai famigliari che, allettati dai facili guadagni, decidono di mettere su un fiorente istituto dedicato proprio a massaggi particolari con relative pratiche sessuali.
Nel gruppo ovviamente ci sono tutti i componenti della famiglia, così quando Brambilla si troverà casualmente a indagare proprio sulla neonata azienda Toccasana, scoprirà amaramente che sia le figlie, che la nipote e il cognato traggono illeciti guadagni in maniera illegale.
La scoperta provoca un infarto al buon Brambilla, che appena guarito verrà spedito nella Brianza ad eseguire altri lavori.
Stangata In Famiglia , diretto da Franco Nucci nel 1976, è una commediola della equivoci abbastanza piatta e noiosetta; tutte le gag utilizzate nella commedia sanno di stantio, e la commedia è penalizzata anche dalla scelta del buon Piero Mazzarella,caratterista apprezzato in tanti film della commedia italiana, assolutamente inadatto a ruoli di primo piano.
Femi Benussi
L’ingenuità del commendator Brambilla è così resa in maniera poco credibile da un attore come Mazzarella che ha un volto ormai etichettato come quello del furbetto del cinema e appare quindi assolutamente fuori ruolo in virtù del fatto di non appartenere al gotha degli attori.
Molto meglio sarebbe stato affidare il ruolo del “commenda” a Lino Banfi, che viceversa interpreta Nicola, un meridionale sanguisuga che vive alle spalle del Brambilla ( ancora una volta un clichè stantio, quello del meridionale parassita), apostrofato dal Brambilla con il solito e triste “maledetto di un terun”
Banfi, che nel film si chiama Zagaria (suo vero nome) si sacrifica in un ruolo minore, apportando poco all’economia generale del film, così come del tutto irrilevante la presenza di Femi Benussi, una volta tanto insolitamente vestita nel ruolo di Margherita, (una massaggiatrice) e Marisa Merlini, che a metà anni settanta comparve in numerose pellicole a sfondo semi erotico.
Nel gineceo femminile compaiono anche Patrizia Gori, la bellissima Helene Chanel nel ruolo di una massaggiatrice/prostituta francese e la futura annunciatrice televisiva Gabriella Golia.
Purtroppo il livello delle gag e delle situazioni comiche è a metà strada tra il pecoreccio e la pochade più imbarazzante:si passa dal Brambilla che va a farsi massaggiare per sondare la vera attività di una di queste pseudo professioniste e viene massaggiato da quest’ultima con i seni e che facendo finta di dormire (sic!) assiste ad un congresso carnale della donna alla ragazza di colore che si prostituisce in casa del fidanzato, che lo accusa alla fine di essere razzista solo perchè il Brambilla va via senza consumare.
Ancor più desolante il pistolotto finale del superiore del Brambilla che giustifica la scelta dei famigliari di quest’ultimo con le ristrettezze economiche, come se lavorare onestamente non fosse una valida alternativa al meretricio.
Aldilà di questo il film è davvero bruttino, scontato e per nulla divertente: consegnato all’oblio è stato riesumato in questi ultimi anni grazie alla rivalorizzazione di Lino Banfi.
Stangata in famiglia,un film di Franco Nucci. Con Femi Benussi, Lino Banfi, Isabella Biagini, Piero Mazzarella,Romy Shell, Marisa Merlini, Hélène Chanel, Ida Meda, Chris Avram, Patrizia Gori, Romy Schell
Commedia, durata 93 min. – Italia 1976.
Piero Mazzarella … Piero Brambilla
Femi Benussi … Margherita
Lino Banfi … Nicola Zagaria
Romy Schell … Sabina
Patrizia Gori … Mariuccia
Gabriella Golia … Pina
Hélène Chanel … Prostitua francese
Marisa Merlini … Aida
Chris Avram … Esposito
Regia Franco Nucci
Soggetto Franco Nucci
Sceneggiatura Franco Nucci, Ciro Boglioni
Produttore Rodolfo Putignani
Distribuzione (Italia) Interfilm CAD
Fotografia Enzo Oddone
Montaggio Enzo Monachesi
Musiche Mino Reitano, Franco Reitano
Le recensioni qui sotto appartengono al sito http://www.davinotti.com
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Si guarda perché c’è il grande (e grosso) Mazzarella, che si fa pure piazzare le mani delle massaggiatrici in mezzo alle gambe! Ma la vicenda è ripetitiva, lenta, solo qua e là leggermente rischiarata da trovatine. Paragonate alle altre “massaggiatrici” che recitano, la Benussi e la Merlini paiono la Duse e la Hepburn. Il film colpisce, più che altro, per il doppiaggio incredibilmente asincrono e per l’esposizione da primato della Pejo. Finale parzialmente telefonato, parzialmente no. C’è Gabriella Golia.
Se non fosse per la curiosità generata da un cast in grado di ammaliare (Banfi prima maniera, Gabriella Golia al suo unico film, la Benussi e Patrizia Gori: l’anno prima vittima di Eastman in Emanuelle e Françoise (le Sorelline), dopo la comparsata in Un urlo dalle tenebre), Stangata in famiglia potrebbe essere archiviato tranquillamente tra i titoli meno riusciti della commedia (sexy) italiana: eppure qualche sana risata la strappa grazie alla naturale interpretazione di Piero Mazzarella e di un Banfi “perduto” tra le tante “venditrici d’amore”.
Film appartenente al genere commedia sexy, poco sexy e per niente comico. I bravi Mazzarella e Banfi non bastano a risollevare una commediuccia che fa acqua da tutte le parti. Il cast femminile è mediocre, eccetto la Merlini e la sempre bella Benussi.