La nottata
Milano.
La giovane Susy esce di casa,inseguita dalle urla della madre,che le rimprovera di essere una vagabonda.
Contemporaneamente,in un altro punto della città,Angela saluta un suo occasionale amante;le due giovani finiscono per incontrasi nelle toilette
di un locale dove una signora di mezza età,dopo essersi truccata,dimentica un anello su un lavabo.
Susy lo prende e le due escono,recandosi in un cinema dove subiscono le avance prima di uno spettatore,al quale rifilano un colpo sui genitali
per poi sbeffeggiare un esibizionista che compare loro nudo per le scale della galleria del cinema stesso.
E’ l’inizio di una nottata (quella del titolo) in cui le due ragazze passeranno,come in un road movie,attraverso varie avventure;conosciuto un tassista
gli mostrano l’anello e lui propone loro di venderlo ad un suo conoscente.
Lo strano terzetto finisce in una balera,dove incontrano il losco e trucido ricettatore,di qui finiscono in casa di un morto,ancora in casa di un travestito e ancora in giro, attraverso una Milano piena di svaghi trasgressivi,in anticipo sulla città da bere degli anni ottanta.
Venderanno l’anello,ma per un prezzo irrisorio,poi in casa di una donna equivoca…alla fine,dopo una nottata che sembra valere una vita,le due ragazze scopriranno che quello che resta loro di tutte le avventure bruciate in poche ore è solo quella che sembra essere l’inizio di una bella amicizia.
Film girato in economia e anche in fretta, a giudicare dalla scarsa cura delle sequenze,La nottata esce nelle sale nel 1975 per la regia di Tonino Cervi.
Il figlio del grande Gino,produttore di film di successo come Boccaccio 70 e Deserto rosso è qui alle prese con la terza delle sue undici regie cinematografiche,che segue il buon esito di Le regine-Il delitto del diavolo,un interessante horror del 1970.
La nottata è un film pieno di difetti e con pochi acuti;il suo voler essere quasi un documentario,nello stile tipico dei road movie alla fine è più un handicap che un valore aggiunto.
Nonostante il buon ritmo,del resto agevolato dal voler mostrare in poco tempo uno spaccato della Milano notturna di metà degli anni settanta,il film risente di una sceneggiatura vaga e sopratutto troppo incline a mostrare il lato “proibito” della Milano stessa per non apparire un’operazione smaccatamente tesa a rastrellare soldi al botteghino.
Ipotesi avvalorata dalla gran quantità di nudi esposti nel film,di situazioni pruriginose,in definitiva dalla monotematica del sesso come filo d’Arianna.
Forse Cervi intendeva puntare il dito sui vizi privati della Milano nascosta; ma lo fa con un linguaggio greve (anche nel senso del parlato),con situazioni ben oltre il kitsch (la balera con tanto di Casadei che canta Simpatia) e ciliegina sulla torta,i dipinti di Mao di Wahrol e i Fontana sulle pareti di in un cesso di lusso.
Film ampiamente artefatto,poco credibile,scoordinato.
Attori a corrente alternata;un Giorgio Albertazzi travestito (sicuramente una parte accettata per divertimento),una Martine Brochard versione “porcona”,Claudio Cassinelli e Giuliana Calandra presenti in camei presumibilmente “alimentari”
Susanna Javicoli e Sara Sperati,le due protagoniste,fanno quello che possono;in realtà poco,ma espongono generosamente i loro corpi e con ogni probabilità era quello che da loro si voleva.
Film smaccatamente erotico,quindi,mascherato malamente da film/indagine.
Cervi si farà valere più come sceneggiatore;come regista,almeno in questo film lascia molto a desiderare.
Il film è presente in una ottima versione all’indirizzo https://1fichier.com/?fvdhbbqq17 ;per poter scaricare il link (verificato) è necessario inserire la password SMz
La nottata
Un film di Tonino Cervi. Con Giancarlo Prete, Giorgio Albertazzi, Martine Brochard, Giuliana Calandra, Sara Sperati, Max Delys, Susanna Javicoli,
Elisa Mainardi, Aldo Bonamano, Claudio Cassinelli, Angelo Pellegrino Commedia, durata 95 min. – Italia 1974.
Sara Sperati: Susy
Susanna Javicoli: Angela
Giancarlo Prete: taxista Vito
Max Christian Delys: Piero
Giuliana Calandra: proprietaria dell’anello
Angelo Pellegrino: ricettatore
Benedetto Simonelli:
Giorgio Albertazzi: “Destino”
Martine Brochard: Marta
Claudio Cassinelli: Davide
Raoul Casadei: se stesso
Regia Tonino Cervi
Soggetto Tonino Cervi
Sceneggiatura Umberto Simonetta,
Cesare Frugoni,
Tonino Cervi
Casa di produzione P.A.C. Produzioni Atlas Cinematografica
Fotografia Franco Di Giacomo
Montaggio Nino Baragli
Musiche Vince Tempera
Scenografia Pietro Filippone
Costumi Maria Cristina Lorenzi
Trucco Dante Trani
Ritratto di borghesia in nero
In una Venezia sonnolenta e pigra, nell’estate del 1938, Mattia Morandi,un giovane lombardo arriva nel capoluogo veneto grazie ad una borsa di studio che si è aggiudicato.
Mattia è un musicista,studia pianoforte e diventa amico di Renato Richter.
Il quale ha una madre molto giovane e bellissima, insegnante di pianoforte;tra Mattia e Carla, la madre di Renato, scoppia fulminea la passione e i due diventano amanti.
La donna insegna pianoforte presso una ricchissima famiglia veneziana, quella dei Mazzarini;suoi allievi sono i due coniugi e i loro figli, Edoardo ed Elena.
Carla ha dei progetti proprio su quest’ultima; spera che suo figlio Renato possa un giorno sposare la ricca rampolla di casa Mazzarini.
Ma le cose vanno ben diversamente da come vorrebbe Carla.
Mattia, infatti, conosce Elena e tra i due nasce l’amore.
Furibonda sia per la fine della sua relazione con il ragazzo sia per la fine dei suoi progetti, Carla tenta in tutti i modi di sabotare l’unione tra Mattia ed Elena, arrivando anche ad avere una relazione saffica con la sua allieva.
Ma quando Carla inizia a diventare troppo ossessiva e pericolosa per Elena, quest’ultima la uccide.
La polizia, incaricata di seguire le indagini sull’omicidio, dovrà fermarsi di fronte agli ordini arrivati dall’alto e così i due promessi sposi potranno coronare degnamente il loro sogno d’amore.
Tratto dal racconto La maestra di piano di Roger Peyrefitte,Ritratto di borghesia in nero è un dramma a sfondo sentimentale diretto da Tonino Cervi nel 1978;il racconto di Peyrefitte,autore fra l’altro di romanzi come Le amicizie particolari,mostra una grande conoscenza dei meccanismi alto borghesi e Cervi, figlio del grande Gino,si adegua al racconto stesso per creare un film dal grande fascino.
Un film che non affonda i colpi contro la morale borghese imperante nel ventennio fascista;Cervi crea un dramma d’atmosfera, raccontando la passione che scoppia tra Mattia e Carla prima e quella tra Mattia e Elena poi.
L’ambientazione è quella di una Venezia sensuale e dai colori caldissimi,con sullo sfondo il mondo frivolo e ipocrita della borghesia veneta.
Quello che più conta, però,nel film, è l’atmosfera decadente a livello morale che striscia in parte nel film, sopratutto quando la storia d’amore tra Carla e Mattia si sgretola per la nascita del sentimento tra il giovane lombardo e la rampolla della buona borghesia veneziana.
Che non sono personaggi positivi; Mattia è meno ingenuo di quel che appare mentre Elena ha tutti i classici difetti della classe sociale alla quale appartiene.
E’ viziata,egoista.
Difenderà quello che vuole con le unghie, non fermandosi nemmeno davanti al delitto.
Ritratto di borghesia in nero è un film interessante, ben diretto e ben recitato, al quale va aggiunta la splendida location veneziana, una tradizione di molte produzioni degli anni settanta.
Ben assortito il cast che include due ottime e bellissime attrici, Senta Berger (Carla) e Ornella Muti (Elena) oltre alla presenza garbata e puntuale della affascinante Capucine (la madre di Elena);il cast maschile include Stefano Patrizi (Mattia),Christian Borromeo (Renato Richter) oltre a due ottimi attori come Paolo Bonacelli (Paolo Mazzarini) e Giancarlo Sbragia.
Ritratto di borghesia in nero è un film praticamente introvabile;in rete esiste una versione, priva di alcune sequenze osè e di scarsa qualità perchè proveniente da una riduzione televisiva.
Ritratto di borghesia in nero
Un film di Tonino Cervi. Con Ornella Muti, Senta Berger, Capucine, Mattia Sbragia,Paolo Bonacelli, Giuliana Calandra, Stefano Patrizi, Maria Monti, Eros Pagni, Christian Borromeo Drammatico, durata 105′ min. – Italia 1978.
Senta Berger: Carla Richter
Ornella Muti: Elena Mazzarini
Mattia Sbragia: Edoardo Mazzarini
Stefano Patrizi: Mattia Morandi
Capucine: Amalia Mazzarini
Paolo Bonacelli: Riccardo Mazzarini
Giuliana Calandra: Insegnante conservatorio
Giancarlo Sbragia: Maffei, il gerarca
Maria Monti: Linda
Eros Pagni: commissario di polizia
Christian Borromeo: Renato Richter
Regia Tonino Cervi
Soggetto di Roger Peyrefitte
Sceneggiatura Goffredo Parise, Cesare Frugoni, Tonino Cervi
Fotografia Armando Nannuzzi
Montaggio Nino Baragli
Musiche Vince Tempera
Scenografia Luigi Scaccianoce
Recensione di sasso67 dal sito http://www.filmtv.it
Gli elementi essenziali, veri e propri tòpoi cinematografici, sono tre: la borghesia, Venezia e l’epoca fascista. Se negli anni Settanta andava di moda sviscerare la corruzione della borghesia (oggi, invece, si piange sulla sua scomparsa), Tonino Cervi cerca di prendersi qualche vantaggio in più, ambientando la vicenda nella città che più poteva accentuare la sensazione di fradiciume, cioè Venezia; in aggiunta, ambienta la storia in epoca fascista, anzi, alla fine del Ventennio, quando già si sente parlare della concreta ipotesi della guerra. Più della metà dei film che ho visto, ambientati a Venezia, non mi è piaciuta: e questo di Cervi è uno di quelli. RITRATTO DI BORGHESIA IN NERO sembra una versione morbosa del GIARDINO DEI FINZI CONTINI, ma la materia non è altrettanto importante e su tutto domina l’atmosfera languida ed estenuata di Venezia, mentre nella scena finale, quella più riuscita di tutto il film, provvede la polizia fascista a mettere la sordina sull’intera, tragica, vicenda. Gli attori sembrano quasi tutti imbambolati, compresa Senta Berger, per non parlare di Ornella Muti, che a 23 anni recitava ancora la parte della ragazzina. Bonacelli e Patrizi, bravi, sono un po’ sbiaditi, mentre convince Pagni nel ruolo del commissario di polizia, ma la sua parte è troppo breve.
Recensione di B.Legnani dal sito http://www.davinotti.com
Film discreto (**½) ma con titolo sbagliato, che non corisponde allo svolgimento. La satira alla borghesia che esso fa presumere è presente in maniera infinitesimale (al punto che si fa quasi il tifo per i “colpevoli”), mentre lo scenario fascista è, appunto, solo uno scenario. Non che ciò sia errato, ma è il titolo, come detto, che non quadra. Il film funziona: ambientazioni splendide, recitazioni spesso buone (Borromeo è il meno riuscito, ma Senta Berger, Capucine e Bonacelli sono perfetti, mentre Patrizi se la cava, non male la Muti) e finale (momento spesso critico in queste operazioni) che regge.
Recensione di Undying dal sito http://www.davinotti.com
La borghesia in nero è quella del ventennio fascista attiva, in una Venezia decadente e crepuscolare, a compiere atti e gesta (a sfondo erotico) ben celate dietro la facciata del perbenismo e della moralità. Tonino Cervi (figlio del celebre Gino) realizza un’opera decisamente accattivante grazie al variegato (ed eccellente) gruppo d’attori, all’ottima scenografia, alla presenza della Muti particolarmente ispirata/aggraziata e all’uso (non indifferente) di una rimarchevole colonna sonora, realizzata dal trio Bixio-Frizzi-Tempera. Da segnalare la presenza di Capucine, morta suicida nel 1990.
La segretaria privata di mio padre
Ersilia Ponziani, moglie del commendator Armando, a capo di una ben avviata fabbrica di prodotti chimici e diventata la consorte dell’industriale dopo esserne stata la segretaria.
Conoscendo perfettamente il punto debole del marito, le donne, Ersilia decide di fare terra bruciata attorno all’uomo, assumendo come segretaria dell’uomo l’orrida Amelia e piazzando nella fabbrica dell’uomo lavoratrici scelte con molta cura, in base al loro scarso fascino o addirittura bruttezza.
Così, all’interno della splendida villa sul lago di Como, dove i coniugi vivono con il figlio Franco, tutto fila liscio fino al giorno in cui i due hanno un incidente automobilistico, nel quale rimangono feriti e costretti a dover rimanere a letto.
Per Ponziani la situazione è un problema; non può infatti vedere la sua affascinante amante Ingrid, che l’uomo mantiene in un albergo cittadino.
Ma in aiuto arriva inaspettatamente Mingozzi, un chimico che ha l’ambizione di diventare il braccio destro di armando nella direzione della fabbrica.
Mingozzi offre la sua splendida fidanzata Luisa come segretaria scatenando in casa Ponziani il putiferio.
Armando, infatti, sempre molto sensibile alle grazie femminili, cerca in tutti i modi di sedurre la donna, che ha anche altri spasimanti, ovvero il figlio di Armando e il domestico.
Una bellissima Maria Rosaria Omaggio è Luisa
Così, mentre i tre galletti di casa cercano di ingraziarsi la donna, Luisa briga per conquistare l’amore proprio di Franco.
Naturalmente ci riesce e per convincere i futuri suoceri molto riluttanti all’unione tra i due giovani, spinge fra le braccia di Ersilia un suo amico e tra le braccia di Armando la bella Ingrid, che così viene assunta nella villa in qualità di nuova segretaria.
La segretaria privata di mio padre, film del 1976 diretto da Mariano Laurenti su sceneggiatura di Milizia è una commedia sexy ( a torto definita erotica) come innumerevoli altre del decennio settanta.
Costruita attorno alla fresca bellezza di Maria Rosaria Omaggio e a quella di Anita Strindberg (parecchio defilata in un ruolo secondario), può essere definita una commedia piacevole, priva quasi totalmente delle immancabili volgarità che costellavano i prodotti del genere.
Nelle due foto: Anita Strindberg è Ingrid
Il compito di creare gag divertenti è affidato ad un tris di attori collaudatissimo e protagonista di una serie impressionante di prodotti clone, ovvero Renzo Montagnani (il Don Giovanni di casa), Alvaro Vitali e Enzo Cannavale.
I tre svolgono il loro compitino con sufficienza, aiutati anche dall’estrema semplicità sia della trama che dai dialoghi abbastanza banali; tuttavia non essendoci le solite volgarità e trivialità, il prodotto finale della loro recitazione è accettabile.
Discreta anche Maria Rosaria Omaggio, bella e affascinante anche dal punto di vista fisico.
Unico neo, una certa inespressività del volto.
Ersilia Ponziani è interpretata dalla bravissima Giuliana Calandra, che alla fine si consolerà tra le braccia di Oscar, ovvero Alvaro Vitali promosso seduta stante autista della famiglia.
Un filmetto gradevole, quindi, con una bellissima location, ambientata sul lago di Como.
La segretaria particolare di mio padre, un film di Mariano Laurenti, con Renzo Montagnani, Maria Rosaria Omaggio, Stefano Patrizi, Giuliana Calandra, Enzo Cannavale, Rina Franchetti, Anita Strindberg, Alvaro Vitali
Commedia sexy, durata 91 min. – Italia 1976.
Maria Rosaria Omaggio … Luisa
Renzo Montagnani … Armando Ponziani
Stefano Patrizi … Franco Ponziani
Alvaro Vitali … Oscar
Anita Strindberg … Ingrid
Aldo Massasso … Dottor Mingozzi
Giuliana Calandra …Ersilia Ponziani
Enzo Cannavale … Giuseppe
Regia: Mariano Laurenti
Sceneggiatura: Francesco Milizia
Produzione: Pietro Innocenzi, Luciano Martino
Editing: Alberto Moriani
Desiderando Giulia
Un insolito triangolo amoroso, una femme fatale, uno scrittore in crisi (l’ennesimo), un giovane scrittore rampante che non esita a sedurre la sorella dello scrittore in crisi pur di raggiungere i propri scopi.
In sintesi la trama di Desiderando Giulia è questa; ma ovviamente fermarsi ad un Bignami del sunto non è certo chi si aspetta una descrizione del film. E allora ecco più o meno la trama di questo filmetto realizzato da Andrea Barzini con molta mediocrità e su una sceneggiatura già vista e impalpabile.
Emilio, che vive con sua sorella Amalia, ha da tempo smesso di scrivere; un giorno conosce Stefano, un giovane che vorrebbe diventare anche lui scrittore, e inizia a corregergli quanto scritto fino ad allora. Stefano gli fa conoscere Giulia, una strana donna dal comportamento sfuggente. La ragazza ha una vita quantomeno disordinata; lavora come modella, e si concede evidentemente diverse avventure,
Preso dal vortice della pasione, Emilio si rende ben presto conto che Giulia è per lui una vera e propria droga; ma la donna lo tradisce senza ritegno, inoltre evita accuratamente di legarsi a lui. Così ben presto la storia tra i due diventa un delirio sensuale, al quale Giulia si concede, costringendo però il suo amante ad una serie di umilazioni. Intanto Stefano, che ha sedotto la povera Amalia, inizia a trascurarla e ad allontanarsi anche da Emilio, avendo raggiunto il suo scopo.
Così lo scrittore tenta di consolarsi tra le braccia di Giulia, che inevitabilmente mostra di essere una donna amorale e viziosa; lo coinvolge anche in uno squallido menage a tre, durante il quale Emilio fa a pugni con l’altro lato del triangolo. Giulia mostra inoltre pericolose tendenze non solo alla poligamia, ma inclinazioni verso la droga. Emilio accetta tutto, ma nel frattempo Amalia, delusa, si uccide gettandosi nel mare. Quando Emilio, chiamato dalla polizia, vede il cadavere della sorella, si rifugia nella casa laciatagli dai genitori, dove Giulia lo raggiunge ancora una volta, prima di lasciarlo del tutto.
Film decisamente noioso, mal interpretato, nonostante la rpesenza di Valeria D’Obici e di Sergio Rubini, Desiderando Giulia non sfugge al clichè del film erotico rivestito da una sottilissima patina di ambizioni assolutamente inespresse, permettendo allo spettatore sbadigli a non finire, intervallati dai monumentali nudi di serena Grandi, che fa del suo meglio per mettere in mostra le giunoniche forme, accontentando così almeno la parte voyeuristica dello spettatore.
Il resto è solo noia, sconfinata, in un film che non decolla mai; le premesse, sin dalle prime inquadrature, non ci sono, per cui spettatore avvisato……
Per una volta concordo in assoluto con questo giudizio tratto dal famoso sito che spesso stigmatizzo:
“Da Senilità (1898) di Svevo, già filmato da Bolognini (1962) con Claudia Cardinale, Barzini ha ricavato un film vacuo, decorativo, al servizio del greve erotismo all’amatriciana della Grandi, trasferendo l’azione da Trieste a Roma.”
Sintetico, approvabile sic et simpliciter
Desiderando Giulia, un film di Andrea Barzini. Con Serena Grandi, Sergio Rubini, Valeria D’Obici, Massimo Sarchielli.Giuliana Calandra, Johan Leysen
Drammatico erotico, durata 92 min. – Italia 1986.
Serena Grandi: Giulia
Johan Leysen: Emilio
Valeria D’Obici: Amalia
Sergio Rubini: Stefano
Regia Andrea Barzini
Soggetto Gianfranco Clerici, Andrea Barzini
Sceneggiatura Gianfranco Clerici, Andrea Barzini, Domenico Matteucci
Casa di produzione Dania Film – Filmes International
Distribuzione (Italia) Medusa
Fotografia Mario Vulpiani
Musiche Antonio Sechi
Così come sei
Giulio è un architetto attempato,vicino alla sessantina. Una vita tranquilla,una moglie,una figlia.
Un giorno,mentre è in visita a Firenze per lavoro,gli viene presentata una ragazza,Francesca,figlia di una sua ex. Tra i due inizia una relazione,passionale e torrida,fatta di incontri clandestini;la differenza di età tra i due e notevole,ed un giorno un amico di Giulio resosi conto della relazione tra i due,rende palese un suo sospetto;che Francesca possa essere figlia di Giulio,essendo nata subito dopo la fine della relazione tra l’architetto e la mamma della ragazza,che non ha mai reso noto il nome del padre di Francesca.
Giulio è scosso dalla rivelazione,ma più del timore dell’incesto,gioca la passione autentica che ormai prova per la ragazza;cerca di indagare sulla verità,ma alla fine lascia perdere tutto e continua la sua seconda giovinezza al fianco di Francesca.
Barbara De Rossi
I due,infatti,vanno in vacanza in Spagna,dove si abbandonano al delirio dei sensi;al ritorno Francesca si rende conto che l’esperienza potrebbe bruciarsi nella clandestinità,che hanno vissuto qualcosa di unico e irripetibile,ma che la relazione deve terminare;così,come aveva fatto sua madre,un giorno lo lascia,proprio all’uscita dalla proiezione di un film.
Marcello Mastroianni e Nastassja Kinski
Così come sei affronta un tema scottante,l’incesto,senza però affondare i colpi veramente;per il regista conta più lo scontro generazionale,la morale,l’amore e la passione,la confusa ribellione di anziani e giovani ad un mondo in cui è difficile essere.
Ma alla fine il tutto appare sfumato,senza incidere veramente;Mastroianni appare a disagio,soprattutto nelle scene erotiche del film,mentre la Kinskj è decisamente a suo agio nel ruolo della lolita seduttrice,capace di sfidare le convenzioni per quella che crede sia un’occasione per sfuggire al vuoto che confusamente avverte nella sua esistenza.
Bella la fotografia,con sullo sfondo Firenze,che appare sonnolenta e indolente,come l’erotismo della pellicola e come la passione che lentamente svanisce in Francesca.
Cosi come sei, un film di Alberto Lattuada. Con Francisco Rabal, Nastassja Kinski, Marcello Mastroianni, Giuliana Calandra, Ania Pieroni,Alberto Lattuada, Mario Cecchi, Massimo Bonetti, Claudio Aliotti, Rodolfo Bigotti. Genere Drammatico, colore 109 minuti. – Produzione Italia 1978.
Marcello Mastroianni: Giulio Marengo
Nastassja Kinski: Francesca
Francisco Rabal: Lorenzo
Mónica Randall: Luisa Marengo
Ania Pieroni: Cecilia
Barbara De Rossi: Ilaria Marengo
José María Caffarel: Bartolo
Giuliana Calandra: Teresa
Maria Pia Attanasio: Contessa Archi
Raimondo Penne: Notaio
Claudio Aliotti:
Massimo Bonetti: Allenatore cavalli
Mario Cecchi: Il giardiniere
Adriana Falco: Segretaria di giulio
Rodolfo Bigotti:
Regia Alberto Lattuada
Soggetto Paolo Cavara, Enrico Oldoini
Sceneggiatura Alberto Lattuada, Enrico Oldoini
Produttore Giovanni Bertolucci
Casa di produzione P.C. Ales
Fotografia José Luis Alcaine
Montaggio Sergio Montanari
Musiche Louis Ducreux, Ennio Morricone, Marc Perrone
Scenografia Luigi Scaccianoce
Costumi Bona Nasalli-Rocca
Trucco Giuseppe Banchelli