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La donna della domenica

La donna della domenica locandina

Torino.
E’ una caldissima giornata estiva e la città è quasi deserta.
In un appartamento cittadino si compie un dramma: l’architetto Garrone, un viscido e traffichino frequentatore dei margini della società bene torinese viene ucciso brutalmente.
L’arma del delitto è quantomeno inusuale.
All’architetto infatti è stato sfondato il cranio con un pesante fallo di pietra.
A dirigere le indagini viene chiamato il romano Santamaria che da subito si rende conto di ritrovarsi tra le mani una brutta gatta da pelare.
L’uomo infatti frequentava il salotto buono della città, in particolare quello dei coniugi Dosio che lo disprezzavano apertamente.
L’esclusivo gruppo lo tollerava pur ritenendolo un uomo gretto e meschino;sopratutto Anna Carla Dosio, l’annoiata moglie dell’industriale Dosio era in prima linea tra i detrattori del losco architetto.

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Marcello Mastroianni (Santamaria)  e Jean Louis Trintignant (Massimo Campi)

Quando i superiori di Santamaria apprendono i nomi di coloro che sono indagati per il delitto, iniziano a premere sull’inquirente per raccomandargli prudenza.
Le indagini iniziano così proprio nella cerchia dei frequentatori del salotto, fra i quali c’è la coppia omosessuale composta da Massimo Campi, erede di una ricchissima e antica famiglia torinese e da Lello Riviera, un giovane timido e riservato che ama Massimo profondamente.

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Claudio Gora, il viscido architetto Garrone

L’unica traccia che ha Santamaria è la descrizione sommaria dell’assassino fatta da colui che ha scoperto il cadavere, il geometra Bauchiero, che descrive la presenza sul luogo del delitto di una donna bionda che indossava un impermeabile, che aveva con se una borsa sportiva arancione e nelle mani un tubo porta disegni.
Muovendosi con circospezione in un ambiente che mostra di avere tanti segreti, alcuni dei quali innominabili e sopratutto una morale gretta e meschina tipica di un ambiente esclusivo poco propenso all’apporto esterno di persone considerate socialmente “al di sotto”, Santamaria arriverà alla soluzione dell’enigma trovando l’insospettabile colpevole e sopratutto allacciando una fugace relazione con la bella signora Dosio che alla fine lo pianterà per riprendere la solita oziosa e inutile vita da ricca borghese.

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La bottega dei falli di pietra

Tratto dal bellissimo romanzo di Carlo Fruttero e Franco Lucentini edito nel 1972, La donna della domenica è la quasi fedele trasposizione del romanzo stesso operata da Luigi Comencini nel 1975, con esiti assolutamente felici.
Il grande regista di Salò mette la sua ironia, una volta tanto non pesante in eccesso e sopratutto non colorata di nero al servizio di un’opera cinematografica che si segnala per tutta una serie di peculiarità.
Prima di tutto per la splendida sceneggiatura curata dagli stessi scrittori del romanzo ampliata dalla presenza di due fini sceneggiatori come Age e Scarpelli, poi per la presenza di un cast di grandissimo livello e infine per l’abilità di Comencini di riprendere le atmosfere del romanzo riportandole con grande fedeltà sullo schermo.
Sono cose che contribuiscono in maniera determinante alla credibilità del film stesso, che per lunghi periodi appassiona, diverte, fa riflettere anche se sempre in maniera leggera, così come leggera e la vicenda che seguiamo sullo schermo.

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Pino Caruso ( Commissario De Palma) e Lina Volonghi (Ines Trabusso)

Leggera, si, nonostante il delitto iniziale; prima di tutto per la scelta dell’arma da parte dell’assassino, un fallo di pietra, poi per la mancanza totale dell’elemento sangue.
C’è stato un delitto, è vero, ma la cosa ha poca importanza.
Prima di tutto perchè il defunto è un essere spregevole, uno di quelli che l’umanità non piange di certo poi perchè le vicende dei vari sospettati prendono immediatamente il sopravvento su tutto.
L’ambiente indolente, a tratti vizioso, principalmente afflitto da una morale piccolo borghese ed esclusiva che lo avvolge come una cortina impenetrabile ci suona così antipatico che non parteggiamo per nessuno dei protagonisti.
Forse l’unico a suscitare un piccolo moto di simpatia è l’innamoratissimo Lello, che diverrà poi la seconda vittima della vicenda quando verrà ucciso al mercato del Balun dopo aver capito chi è l’assassino.

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Jacqueline Bisset è Anna Carla

Seguiamo così il buon Santamaria alle prese con i superiori che da un lato lo spingono ad usare la massima circospezione ( un vero e proprio tentativo di insabbiamento, in effetti) e alle prese anche con un movente che all’inizio sembra più passionale che venalmente economico.
Così, dopo una vasta carrellata di tutti i personaggi implicati nella storia, ci ritroviamo immersi in un giallo in cui l’ironia di Comencini fa da musa invisibile.
Splendida la visita di Santamaria e di Anna Carla Dosio alla fabbrica di falli di pietra che si conclude con la distruzione di un bel mucchio degli stessi, destinata al mercato degli stranieri, con Anna Carla tutta eccitata dalla novità rappresentata sia dagli eventi che scuotono il torpore dorato in cui vive, sia dall’attrazione che prova per il bel commissario romano.

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Lello confessa la sua relazione con Massimo

Quando il film si conclude, restiamo con un tantino di amaro in bocca non certo per la delusione nello scoprire le motivazioni del colpevole, quanto perchè sono passate due ore di sano divertimento e vorremmo usufruirne ancora.
Grazie sopratutto a Marcello Mastroianni che disegna splendidamente la figura del cinico ma sorridente Santamaria, uno che affronta la vita come un gioco a cui partecipare con il distacco più grande possibile; merito di una bellissima Jacqueline Bisset che è naturalmente predisposta al ruolo della donna di classe, ricca elegante e bella e sopratutto annoiata dalla sua vita dorata fatta del nulla più totale, ovvero cene, parrucchiere e pettegolezzi.

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A sinistra: Aldo Reggiani (Lello Riviera)

E merito anche del cast variegato di caratteristi e non che affollano la pellicola; a partire da Pino Caruso, il Commissario De Palma anche lui furbo e cinico, per proseguire con la coppia omosessuale Jean Louis Trintignant e Aldo Reggiani (Massimo Campi e Lello Riviera), entrambi credibilissimi nel ruolo degli amanti impossibili.
Claudio Gora è inscindibile dal suo personaggio interpretato, quel Garrone viscido come una lumaca senza guscio, Lina Volonghi si cala perfettamente nel ruolo di Ines Tabusso, la donna che si lamenta del via vai di prostitute che ha sotto casa (memorabile la sequenza della caccia ai frequentatori di lucciole, che produrrà alcune grosse sorprese, non tutte piacevoli)

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La splendida Jacqueline Bisset

Spazio anche a grandi caratteristi come Gigi Ballista, Antonino Faà di Bruno, Omero Antonutti e segnalazione per il visagista delle dive, Gil Cagnè che interpreta se stesso rifacendosi ironicamente il verso.
Insomma, una commedia tinta di giallo, gustosa, fresca e divertente che permette di passare due ore davanti allo schermo in perfetta sintonia con quello che accade sullo schermo, impigrendosi al caldissimo sole di Torino, sorridendo dei tanti vizi che costellano la vita sociale dell’alta borghesia della città stessa.
Sopratutto riconciliandosi con un certo tipo di cinema, quello della commedia, che nella metà degli anni settanta doveva fare i conti da un lato con la triste realtà degli anni di piombo, dall’altro con un cinema in cui la volgarità e il sesso avevano purtroppo largo spazio.
Infine, menzione d’onore per la precisa e puntuale colonna sonora di Ennio Morricone

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Al centro della foto l’indimenticabile Franco Nebbia

La donna della domenica, un film di Luigi Comencini. Con Claudio Gora, Jacqueline Bisset, Jean-Louis Trintignant, Marcello Mastroianni, Aldo Reggiani,Pino Caruso, Gigi Ballista, Tina Lattanzi, Lina Volonghi, Clara Bindi, Giuseppe Anatrelli, Ennio Antonelli, Omero Antonutti, Renato Cecilia, Mauro Vestri, Antonio Orlando, Franco Nebbia
Commedia/Giallo, durata 105 min. – Italia 1975.

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La retata sotto casa della Trabusso

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Le indagini dei due commissari

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La seconda vittima, Lello Riviera

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Gigi Ballista (la location è il mercato Balon di Torino)

La donna della domenica banner protagonisti

Marcello Mastroianni: Commissario Santamaria
Jacqueline Bisset: Anna Carla Dosio
Jean-Louis Trintignant: Massimo Campi
Aldo Reggiani: Lello Riviera
Pino Caruso: Commissario De Palma
Lina Volonghi: Ines Tabusso
Franco Nebbia: Bonetto
Maria Teresa Albani: Virginia Tabusso
Omero Antonutti: Benito
Claudio Gora: l’architetto Garrone
Gigi Ballista: Vollero
Fortunato Cecilia (col nome di Renato Cecilia): Nicosia
Tina Lattanzi: la madre di Massimo
Antonino Faà di Bruno: il padre di Massimo
Gil Cagné: il parrucchiere
Mauro Vestri: ragioner Cerioni:
Giuseppe Anatrelli: commissario
Antonio Orlando: Salvatore
Ennio Antonelli: ceramista Zabataro
Dante Fioretti: ragioner Buccero

La donna della domenica banner cast

Regia     Luigi Comencini
Soggetto     Fruttero e Lucentini
Sceneggiatura     Fruttero e Lucentini, Agenore Incrocci, Furio Scarpelli
Produttore     Marcello D’Amico
Fotografia     Luciano Tovoli
Montaggio     Antonio Siciliano
Musiche     Ennio Morricone
Scenografia     Mario Ambrosino arredamento di Claudio Cinini
Costumi     Mario Ambrosino

 

La donna della domenica libro
Il romanzo di Fruttero & Lucentini

La donna della domenica locandina sound

Le recensioni qui sotto appartengono al sito http://www.davinotti.com

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Bissetiano. Impossibile non innamorarsi di Jacqueline Bisset, che sposa bellezza ed eleganza in modo splendido. Grandissimo cast, con una Lina Volonghi fantastica, da urlo. Ma tutti sono bravissimi. Ci sono anche, fra i tanti, Gigi Ballista (antiquario disonesto), Antonutti, Anatrelli puttaniere. In picccolo ruoli, ma con una bella battuta, Mauro Vestri e Antonino Faà di Bruno. Non per provare tensione, ma per provare divertimento intelligente. “Deus ex machina” risolutivo un po’ diverso dal libro di Fruttero e Lucentini: già perdonato.

Tratto da un bel romanzo di Fruttero & Lucentini, il film si avvale dell’ottima sceneggiatura di Age & Scarpelli, che rimangono fedeli al romanzo, adattandolo in maniera ottimale ai tempi cinematografici. Ottima la ricostruzione dell’ambiente alto borghese di Torino, rispetto al quale il commissario Santamaria (romano trapiantato in Piemonte) mostra sempre un elegante distacco (Mastroianni appare attore ideale per il ruolo). Buona la caratterizzazione psicologica dei personaggi e cast (non solo il protagonista) all’altezza.

Age & Scarpelli, particolarmente attivi con Totò, imbastiscono una sceneggiatura dalle sfumature grottesche (quasi da commedia), ma che poi approdano – con millimetrica precisione – al giallo. Ottima la regia di Comencini, che riesce a valorizzare un cast significativo, partecipe e coinvolto con professionalità nella realizzazione del film. Titolo memorabile, per via d’un “modus operandi” del killer che sembra avere influenzato future produzioni (ora mi sovvengono solo L’Osceno Desiderio e La Sorella di Ursula).

Era inevitabile perdere per strada molte delle finezze del classico romanzo di Fruttero & Lucentini (basti per tutte l’inestinguibile cruccio dell’americanista Bonetto per lo sprezzante “taluno” sparato da un conferenziere rivale… ), ma un film è un film, e questo è buono. Mastroianni è un credibile Santamaria, la Bisset una dea, notevolissimo il cast secondario, col miglior ruolo al cinema della Volonghi. Forse stecca il solo Trintignant, non sempre vispo. Buono.

Discreta riduzione cinematografica del bel romazno giallo di Fruttero e Lucentini. Il ritmo non è certo vertiginoso (come d’altronde nel libro) eppure riesce ad essere abbastanza intrigante e coinvolgente. Peccato che la regia di Comencini sia un po’ troppo piatta. Buone invece le interpretazioni degli attori.

Chi ha ucciso il traffichino Garrone? Nei primi 10 minuti il film ci presenta tutti i sospettati, per poi riunirli tutti sul luogo del secondo omicidio. Bella gente, impiegati comunali, galleristi truffaldini, tutti indagati da Mastroianni, scettico e sornione, e da Pino Caruso, esuberante e perennemente sopra le righe. Da un famoso romanzo, Comencini mette in scena una Torino non molto filmata dal nostro cinema, con un cast di stelle e caratteristi doc. Il meccanismo giallo non è granché (un po’ alla Ellery Queen), ma il film si vede con piacere.

Discreta pellicola in bilico tra giallo e commedia. Registicamente il film non fa una piega, la fotografia è notevole e le musiche di Morricone sono un po’ sottotono ma comunque ben arrangiate e sempre piazzate al posto giusto. Molto lenta la sceneggiatura, soprattutto nella prima parte, anche se il coinvolgimento cresce lentamente per poi diventare molto elevato nell’ultima mezz’ora. Ottimo cast, con un perfetto trio di protagonisti e soprattutto pieno di gustosissime apparizioni in ruoli secondari.

Partendo dall’ottimo giallo di Fruttero & Lucentini, Comencini confeziona una discreta trasposizione che però si concede troppe libertà. Rispetto al testo la storia viene un po’ troppo semplificata e snellita, a discapito di alcuni personaggi fondamentali. Da ricordare soprattutto per il sempre bravo Mastroianni che dona al suo commissario Santamaria un buono spessore e l’ironia giusta.

Bella prova corale, equilibrio tra regia ferma e attori di gran livello che sanno condividere tra loro la scena e soprattutto alla base un gran bel romanzo. Un testo importante, ben scritto, dove in fondo l’ambientazione, l’atmosfera e lo sviluppo dei caratteri dei personaggi prevale sull’intreccio in senso stretto. Un’affascinante Torino, per certi versi sempre un po’ segreta e secretata al grande pubblico. Tre pallini.

Un giallo impeccabile, con un’ottima ricostruzione, ottimi personaggi e una trama solo apparentemente nella norma, ma che diventa incalzante pian piano che si dipana la matassa della brillante sceneggiatura su cui la pellicola si basa. Una Torino inedita e un film che brilla ad ogni fotogramma, musicato da una soundtrack di Morricone semplicemente superba.

Magari l’intellettuale di turno seduto sulla poltrona con la faccia un po’ schifata e il sopracciglio inarcato pensa che dormirà per tutto il film, ma sceneggiatori, regista, musicisti, attori e perfino i costumisti, si meritano un bel “bravo”. Perchè questo è un film dei singoli e anche corale. Immagino che ci sarà voluta una grande fermezza per disciplinare tanti mostri di bravura: un plauso a Comencini, tanto bravo da non sovrapporsi alla storia. La location del Balùn è da menzionare. Mastroianni è il solito grande attore, godibilissima Lina Volonghi.

Pregevole tentativo (imitato poco e male) di “terza via” al giallo italiano, qui epurato dai fremiti pruriginosi del filone lenzian-martiniano (ma se ne mantiene il contesto “vip”) e dalla violenza di quello argentiano. Comencini firma un giallo “maturo”, che coniuga grotteschi personaggi da commedia con il realismo mutuato dal poliziesco di costume. Non è perfetto ma non è nemmeno, come poteva sembrare dalla matrice letteraria, solo un film tutto sceneggiatura e attori: si respira aria di cinema, anche grazie a Tovoli e Morricone.

Da una storia poco intrigante il regista ha realizzato un gran bel film, che si fa guardare molto piacevolmente. Bravi tutti gli attori (in particolare Mastroianni) e bellissime le ambientazioni in una splendida Torino.
I gusti di Dusso

Bel film, cast all stars per la trasposizione cinematografica di uno dei migliori gialli italiani, scritti dalla premiata ditta Fruttero e Lucentini. Ambientazioni stile Anni Settanta molto gustose, protagonista bellissima (una Bisset in gran forma), sceneggiatura tutto sommato all’altezza del libro (e non era certo impresa facile). Claudio Gora si segnala in una delle sue migliori interpretazioni di viscido squallore, Mastroianni rende con la consueta maestria la sorniona nonchalance del Commissario Santamaria.

Da un capolavoro della scrittura non poteva uscire un film scadente. Questo bel giallo, torinese nell’anima, rimane come una delle opere più riuscite degli anni Settanta. Cast di prim’ordine con Mastroianni e Trintignant su tutti, trama complicata e storia appassionante. Con tutto un sostanzioso contorno di personaggi genuinamente macchiettistici e coloriture regionali che danno vita ad un’ambientazione molto definita: è il maggior pregio del film. Grande fotografia dell’Italia che fu: vicina a noi ma irrimediabilmente perduta.

Questa è una di quelle pellicole in cui attori come Mastroianni, magari in cerca di riposo da pellicole più impegnate, avrebbero potuto limitarsi a seguire il copione senza particolari sforzi interpretativi, considerate le intenzioni modeste del film. Invece, guarda caso, il film e l’attore in questione si rivelano essere molto al di sopra di qualunque aspettativa; la trama ha uno sviluppo apparentemente lento, poi progressivamente si infittisce, fino alla scoperta finale dell’assassino; ma prima di questa c’è sempre tempo per gustare i piccoli spunti di comicità che Comencini ha disseminato.


aprile 9, 2011 Posted by | Commedia | , , , , , , , , , , , , , | 4 commenti

Mala, amore e morte

Mala amore e morte locandina
Un misterioso killer spara ad una donna mentre la stessa ha appena acquistato dei giornali. La defunta era la proprietaria in una pensione, La mimosa, che ora viene ereditata dalla giovane e bella Marisa. Ma per la ragazza è l’inizio di una serie di guai, perchè la defunta zia era la centro di un complicato caso riguardante un piccolo scrigno pieno di diamanti, ai quali sono interessati anche tre malavitosi e un misterioso ospite della pensione.

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Femi Benussi e Gianni Macchia

Dopo una serie di vicende, Marisa e l’ospite, che in realtà è un ispettore di polizia, recupereranno la refurtiva nella tomba di un garibaldino che partecipò alla presa di Porta Pia, e avranno la meglio sui tre gangster da operetta e sulla svampita donna del capobanda. Finale in rosa con Marisa e l’ispettore che si godono finalmente il loro sbocciato amore.

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Nonostante il titolo sia assolutamente fuorviante, Mala amore e morte, film targato 1975 per la regia di Tiziano Longo su soggetto di Paolo Barberio e Piero Regnoli contiene qualche elemento giallo unito ad elementi polizieschi, che però virano decisamente verso il comico/farsesco. Dei tre componenti del titolo, l’unico ad essere rappresentato è proprio l’amore, che alla fine trionfa come in ogni classica commedia tra la bella Marisa e il misterioso ospite della pensione Mimosa, che si rivelerà essere un ispettore di polizia alla ricerca della chiave che conduca ad una fortuna in diamanti, che la defunta proprietaria della pensione stessa aveva contribuito ad occultare.
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La mala è rappresentata da tre gangster assolutamente scombinati, che parlano con un buffissimo accento e sopratutto sono lontani anni luce dal prototipo dei banditi feroci e senza pietà, incluso il loro capo, che si da arie da uomo raffinato. A loro si aggiunge una svampitissima ragazza, che è l’amante del capo, e che per tutta la durata del film non indossa quasi mai un vestito. La morte invece è davvero la grande assente, perchè a parte la defunta zia, l’unico morto non muore davvero mai, ricomparendo sempre e contribuendo a creare scompiglio nelle idee già di per se confuse di Marisa. Una commedia ironica, quindi, che mescola allegramente elementi del giallo a quelli tipici della commedia sexy; il risultato finale è un film che a sprazzi ha qualche momento di divertimento, pur essendo abbastanza scombinato. La commedia regge anche per merito di una splendida Femi Benussi, che appare davvero confusa dagli avvenimenti, ma anche (sopratutto) divertente nel ruolo di Marisa, che appare travolta dagli avvenimenti. Se la Benussi mostra con generosità le sue grazie, ancor di più fa Gabriella Lepori, praticamente sempre svestita, che interpreta l’amante del capo gangster, una ragazza svampita in maniera patologica e affetta da idiosincrasia verso qualsiasi forma di vestiario.


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Nel film il ruolo dell’ispettore è interpretato da Gianni Macchia; l’attore pugliese non si prende sul serio e appare per tutta la durata del film con un sorriso ironico che sembra quasi farsi beffe dello spettatore, anticipando in qualche modo il tono da pochade che la pellicola andrà assumendo nel corso del suo svolgimento.

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Francoise Prevost

Brevi parti per Gigi Ballista, troppo presto fuori scena e per la Prevost, ammazzata dopo 5 minuti di film. Se la storia appare abbastanza scontata, tuttavia qualche elemento di divertimento c’è, anche se è poca roba; tuttavia non siamo di fronte alla solita commediaccia scollacciata e triviale, ma ad un prodotto con una qualche dignità.

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Mala amore e morte,un film di Tiziano Longo, con Femi Benussi, Gianni Macchia, Gabriella Lepori, Gigi Ballista, Francoise Prevost, Giallo/commedia,Italia 1975 Mala amore e morte banner gallery

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Femi Benussi-Marisa Belli
Gianni Macchia-Marco Ranalli/Carlo Martini
Massimo Mollica-Barone Francesco De Carolis
Gabriella Lepori-Sissi
Françoise Prevost-Adalgisa Belli
Renato Pinciroli-Custode cimitero
Gigi Ballista-Avvocato Giorgi
Danika La Loggia-Entreneuse
Giulio Baraghini-Mimì, guardia del corpo
Franca Scagnetti-Donna delle pulizie

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Regia;Tiziano Longo
Sceneggiatura:Paolo Barberio,Piero Regnoli
Produzione:Ermanno Curti
Musiche:Filippo Trecca
Fotografia:Franco Delli Colli
Montaggio:Mario Gargiulo

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ottobre 26, 2010 Posted by | Commedia | , , , , , | 2 commenti

Salon Kitty

Salon Kitty locandina

Salon Kitty è il film più controverso di Tinto Brass, girato nel 1975 in due versioni, una per il cinema estero e l’altra per il cinema italiano, vista l’impossibilità di ottenere il visto della censura per un prodotto in cui c’è un’abbondanza di scene ad alto contenuto erotico che sarà superata solo dal Caligola. Va detto subito che Salon Kitty ebbe reazioni assolutamente contrastanti, alla sua uscita, sia dal pubblico che dalla critica specializzata; demonizzato, stronacato, oppure valutato positivamente, pur senza nessun entusiasmo particolare, il film comunque colpì come pochi nel segno, andando a pescare dall’armadio dei ricordi uno degli episodi più oscuri della seconda guerra mondiale, l’esistenza del famigerato Salon Kitty  un bordello realmente esistente nella Berlino nazista, nel quale spie del partito nazionalsocialista spiavano i ricchi tedeschi o anche i militari nazisti che lo frequentavano.

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Theresa Ann Savoy e Tina Aumont

Basandosi sul romanzo di Peter Narden, e adattandolo allo schermo, con molta libertà, Brass racconta la storia di  Kitty Kellermann, cantante, soubrette e artista, nonchè tenutaria della casa di tolleranza Salon Kitty, costretta dal tenente delle SS Wallemberg a licenziare le prostitute che lavorano nel bordello in favore di un gruppo di donne appartenenti per la maggior parte alla Germania bene.
Le donne dopo il reclutamento, vengono costrette a mostrare la loro fede nel nazionalsocialismo addestrandosi nel più turpe dei modi, attraverso cioè una serie di perversioni erotiche degne di una bolgia infernale.

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Le donne infatti, allo scopo di valutarne le effettive attitudini, vengono sottoposte a incontri erotici aberranti con nani deformi, uomini senza gambe, ebrei, zingari o costrette ad avere rapporti sessuali con animali, rapporti omosessuali e via dicendo, in un crescendo bestiale di depravazione.
Le ragazze del bordello iniziano così a lavorare, non sapendo, però, che le loro gesta erotiche sono solo un paravento: tutto viene spiato, registrato, al fine di scoprire chi, tra i generali, i militari o i potenti abbia la tendenza o idee diverse da quelle del nazismo.

Margherita, una bella e ricca ragazza tedesca, della quale si è infatuato il tenente Wallemberg, conosce un pilota, Hans Reiter, e se ne innamora; quando scopre che l’uomo è stato impiccato per colpa di Wallemberg, la ragazza decide di vendicarsi.

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Con l’aiuto di Kitty e di un italiano, Margherita tende una trappola a Wallemberg, che finisce per fare la fine di molte delle sue vittime; verrà infatti ucciso a colpi di pistola in una sauna.
Film molto crudo sopratutto in alcune scene, davvero al limite del guardabile, Salon Kitty ha alcuni pregi e molti difetti: i pregi sono una fotografia asciutta ed essenziale, che incupisce la storia dando un ulteriore tocco di drammaticità al tutto, una recitazione di ottimo livello del cast, decisamente di qualità, che compone il film.
I difetti, molti, sono evidenziati dall’eccessiva lunghezza del film (almeno nella sua versione integrale), con lunghi dialoghi o scene di sesso portate davvero ai limiti della pornografia; vero è che l’azione in pratica si svolge in un bordello, e che quindi un minimo di realismo è lecito.

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Ma Brass indugia troppo nel mostrare le perversioni a cui vengono sottoposte le ragazze dell’aristocrazia tedesca, in particolare nella scena del reclutameno, quando tutte le ragazze vengono convocate in un immenso salone, sotto una gigantesca bandiera con la svastica, e costrette ad avere rapporti con i soldati tedeschi che sono presenti.
Scene che durano diversi minuti, così come durano troppo alcune delle scene girate nelle stanze delle ragazze, con la descrizione delle perversioni dei vari generali e colonnelli; lo spazio dedicato a Margherita, vera protagonista della storia, risulta alla fine marginale, sopratutto alla luce della scarsa profondità data a quello che è il personaggio principale.

I nazisti assomigliano troppo a delle macchiette, cosa che in realtà non erano affatto, purtroppo.
Così alla fine il film sembra piuttosto incoerente, quasi che l’eccesso visivo dell’erotismo sbandierato ogni minuto provochi una specie di overdose nello spettatore.

Brass tenta in qualche modo di distingersi da Visconti e dal suo La caduta degli dei, punando troppo sul lato grottesco, la dove il maestro aveva puntato sul lato tragico del nazismo; alla fine il risultato è altalenante, proprio perchè il film manca di un suo stabile equilibrio.
Scrive Morandini :

“T. Brass cava un film per uomini soli con un apporto figurativo di prim’ordine dove bisogna continuamente levarsi il cappello per salutare il passaggio di Visconti, Bertolucci, Cavani, Chaplin, Barbarella, l’Histoire d’O, Arancia meccanica, Cabaret, persino Freaks e la commedia all’italiana.
C’è del vero, ma le citazioni, da sole, non bastano.

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La Cavani con Portiere di notte aveva puntato sul lato oscuro di un rapporto sado masochistico tra una vittima e il suo  ex carnefice, con una profondità ben maggiore di Salon Kitty; del film di Kubrick, citato da Morandini, c’è solo la violenza. Una violenza però che non nasce dalla noia, dalla difficoltà di adeguamento alle leggi sociali o come valvola di sfogo di una società malata, come suggerito da Kubrick.
Quella di salon Kitty è una violenza che nasce dalla perversione, da parte di gente che provocò 50 milioni di morti, mentre nel film gli stessi appaiono come una massa di degenerati, capaci solo di emozionarsi davanti alla sfilata delle truppe (il generale che costringe la prostituta che è con lui a mettersi il suo cappello e scimmiottare Hitler) in maniera buffonesca.

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La realtà, che conosciamo, è di ben altra natura.
Un film eccessivo, come del resto nello stile di Brass.
Ma è indubbio che Salon Kitty sia un film che fa dell’eccesso la sua bandiera.
E l’eccesso, cinematograficamente, non è mai la scelta migliore.
Due righe sugli attori: bene Helmut Berger e Ingrid Thulin (scritturati da Brass forse in ossequio al film di Visconti o per mere considerazioni commerciali), brava Teresa Ann Savoy, bene anche Bekim Fehmiu, l’Hans Reiter che verrà impiccato, inappuntabile Steiner; brevi apparizioni per Tina Aumont, Paola Senatore,Rosemarie Lindt e Stefano Satta Flores.

Salon Kitty, un film di Tinto Brass. Con John Steiner, Helmut Berger, Ingrid Thulin, Stefano Satta Flores, Maria Michi, Therese Ann Savoy, Paola Senatore, Tina Aumont, Bekim Fehmiu, Rosemarie Lindt, Gigi Ballista, Clara Colosimo, John Ireland, Giancarlo Badessi, Malisa Longo, Paola Maiolini, Gengher Gatti, Alena Penz, Sara Sperati, Aldo Valletti, Salvatore Baccaro, Luciano Rossi
Drammatico, durata 130 min. – Italia 1975.

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Salon Kitty banner personaggi

Helmut Berger …     Helmut Wallenberg
Ingrid Thulin …     Kitty Kellermann
Teresa Ann Savoy …     Margherita
John Steiner …     Comandante SS
Sara Sperati …     Helga
Maria Michi …     Hilde
Rosemarie Lindt …     Susan
Paola Senatore …     Marika
John Ireland …     Cliff
Tina Aumont …     Herta Wallenberg
Alexandra Bogojevic …     Gloria
Dan van Husen …     Rauss
Stefano Satta Flores …     Dino
Bekim Fehmiu …     Hans Reiter
Luciano Rossi …     Dr. Schwab
Gianfranco Bullo …     Wolff
Gigi Ballista …     Generale
Margherita Horowitz …     Madre di Margherita
Alain Naya …     Ufficiale tedesco
Clara Colosimo …     Cuoca
Malisa Longo …      Kitty Girl
Annie Ross …     Kitty Kellermann (voce cantante)
Salvatore Baccaro Prigioniero (uncredited)
John Bartha …     Agente Gestapo  (uncredited)
Tom Felleghy …     Agente Gestapo  (uncredited)
Tito LeDuc …     Frankie (uncredited)
Pietro Torrisi …     Zingaro tatuato (uncredited)

 Salon Kitty banner cast

Regia:     Tinto Brass
Soggetto:     Peter Norden (romanzo), Antonio Colantuoni, Maria Pia Fusco, Ennio De Concini
Sceneggiatura:    Tinto Brass, Maria Pia Fusco, Ennio De Concini
Produttore:     Ermanno Donati, Giulio Sbarigia (Coralta Cinematografica)
Fotografia:     Silvano Ippoliti
Montaggio:     Tinto Brass
Musiche:     Fiorenzo Carpi, José Padilla, Bruno Nicolai
Scenografia:     Ken Adam
Costumi:     Jost Jacob,Ugo Pericoli

Sul Davinotti, sito sul quale scrivono appassionati di cinema, ho letto questi commenti che trascrivo:
“Estenuante ed eccessivo (specie nella lunghezza) pasticcio erotico di marca brassiana che sprizza cattivo gusto da tutti i pori. Il “merito”, si fa per dire, è da dividere a metà tra regia e sceneggiatura. Il plot è solo una scusa per mostrare nudità e perversioni assortite oltre che per assecondare il voyeurismo del regista. La rappresentazione dei nazisti poi è oltre modo macchiettistica ed inverosimile. A tratti poi, come spesso accade nei lavori di questo regista, il film è inutilmente volgare e sopra le righe.”

Oppure:

“Orgia di kitsch, feticismo d’accatto e perversioni nazi-sado-maso da banco dei remainders cucite addosso a una trama inconsistente, che diventa risibile quando vuol mostrare la presa di coscienza della puttana innamorata e la conseguente vendetta. Una caduta degli dei for dummies sporcaccioni, in cui sono coinvolti purtroppo attori come Berger e Thulin, anche se è a quest’ultima che si deve l’unico momento da salvare (il ballo double-face) in questa pellicola di rara bruttezza e volgarità.”

dicembre 31, 2009 Posted by | Drammatico, Erotico | , , , , , , , , , , , , | 6 commenti