Fraulein Kitty

Durante l’occupazione nazista della Francia, nel 1943, i capi delle SS per spiare ufficiali e semplici graduati dell’esercito, allo scopo di individuare spie o semplici insoddisfatti del regime, organizzano un bordello ambulante, utilizzano un treno diretto in Germania, che riporta a casa i militari.
L’organizzazione del tutto è affidata a Kitty Ackermann, una spietata prostituta, che non esita a far uccidere coloro che in qualche modo si macchiano di colpe più o meno gravi nei confronti del Reich. Kitty, amante del maggiore Franz Holbach, usa il pugno di ferro: ama anche sedurre i giovani soldati, eliminandoli subito dopo.
Tra le ragazze del treno, ingaggiate per tenere occupati piacevolmente i militari, c’è Liselotte, una giovane tedesca che lavora anche come spia; il suo compito è esattamente lo stesso di Kitty, solo che agisce per motivi diametralmente opposti. Lei deve individuare, infatti, tutti coloro che per un motivo o per l’altro, sono stanchi del regime nazista, per farli diventare cospiratori in clandestinità. La ragazza si innamora, ricambiata, proprio del maggiore Holbach, che è ormai disilluso dalla politica nazista, e che aderisce ben presto alle idee della ragazza.
Durante il viaggio, il convoglio viene attaccato dai clandestini, mentre è ancora in territorio francese: i due amanti tentano così la fuga, ma vengono raggiunti dalla spietata Kitty, che uccide con un colpo di pistola Liselotte. Un partigiano fa giustizia.
Fraulein Kitty (conosciuto anche come Elsa fraulein SS ) è un film da inserire nel genere nazisploitation, anche se diverge dalla totalità del filone d’appartenenza per la mancanza di cruente scene di tortura, tipiche dei film che caratterizzarono questo specifico genere.
Una spruzzata di sesso, qualche scena di nudo, e un teno che corre per le campagne della Francia, un pizzico di suspense legata ai giochi clandestini dei partigiani da un lato e dagli spioni di Fraulein Kitty Ackermann dall’altro e poco più.
Evidente il tributo al più celebre Salon Kitty di Tinto Brass, film capostipite (involontario) del florido filone nazi; sin dal titolo il richiamo all’opera di Brass, datata 1975, Fraulein Kitty ricalca pedissequamente Salon Kitty. C’è l’ex prostituta che gestisce il tutto, con la differenza che in salon Kitty la maitresse non era in uniforme; c’è la centrale di ascolto usata non per ricatto ma solo come arma difensiva.
Ci sono i buoni (Liselotte, il maggiore), i cattivissimi, ovvero la Kitty Ackermann: tutto secondo copione per un film che non presenta particolari motivi di interesse, vista la trama molto scontata, i dialoghi abbastanza monotoni e la parata di bellezze scarmigliate.
Unico vero motivo di interese del film è la presenza della bellissima Malisa Longo, attrice di buone qualità spesso relegata in ruoli di secondo piano: in Fraulein Kitty ha la parte della protagonista, e la rende bene, facendosi apprezzare anche per la florida bellezza, esposta con generosità.
Nella mediocrità più aurea il resto del cast, che comprende il poco espressivo Olivier Mathot, il tormentato Holbach, Claudine Beccarie, destinata ad una poco onorevole carriera nel cinema porno e la bella Patrizia Gori, un’altra attrice dalle discrete doti poco utilizzate nel cinema o meglio, mal sfruttate.
La regia di Patrice Rhomm, regista presso che sconosciuto ai più, è piatta e uniforme, senza alcun guizzo creativo. Rhomm, che diresse il duo Longo- Gori anche in Helga la lupa di Spilberg, diresse giusto qualche filmetto senza particolari ambizioni
Fraulein Kitty, un film di Patrice Rhomm, con Claudine Beccarie, Patrizia Gori, Malisa Longo, Jules Mathau, Pamela Stafford,Olivier Mathot, Italia 1977


Malisa Longo … Kitty-Elsa Ackermann
Olivier Mathot … Maggiore Frantz Holbach
Patrizia Gori … Liselotte Richter
Pamela Stanford Gundrun, la cantante
Claudine Beccarie
Erik Muller
Rudy Lenoir … Generale von Glück
Jean Le Boulbar … Werner
René Gaillard … Mheim
Thierry Dufour … Disertore
Nadine Pascal
Roger Darton … Heim
Daniel White … Ufficiale al piano
Dany Chennevieres
René Douglas … Ufficiale Ss

Adolescenza perversa
Mirella è una professoressa che insegna matematica; è reduce dal fallimento del suo matrimonio, e decide quindi di accettare la nomina di insegnante nel liceo di Perugia. La situazione sentimentale, conclusasi con il divorzio dal marito ha creato nella donna una situazione di rigetto per gli uomini. Che ben presto diventa evidente quando è costretta a svicolarsi dalla corte serrata che gli uomini, attratti dalla sua bellezza, inevitabilmente le fanno.
Ma la donna ha sottovalutato il fascino sinistro di Alain, uno dei ragazzi più ammirati dalle ragazze del liceo, bello e dannato, legato sentimentalmente ad una ragazza, Giorgia. Il giovane, militante dell’ultra sinistra, dapprima non cede alle lusinghe della donna.
Che decide quindi di usare altri metodi: inizia a propagandare l’amore libero, si fa sacerdotessa dei huovi ideali giovanili, mentre d’altra parte, cerca in tutti i modi di svilire la figura di Giorgia. Per un breve periodo Mirella va a Parigi, con una sua collega di tendenza saffiche; ma è olo una parentesi, la sua attrazione per il bel Alain è ormai fatale. In qualche modo riuscirà a diventare l’amante del ragazzo, che però da lei prenderà solo i rapporti fisici, senza farsi coinvolgere emotivamente.
A parte le bellissime protagoniste, Malisa Longo e Femi Benussi, impegnate in ruoli fra i più scabrosi interpretati nella loro carriera, il film di José Bénazéraf si caratterizza solo per la fotografia, per la discreta colonna sonora di Franco Micalizzi e per le situazioni scabrose in cui vengono a trovarsi le due insegnanti impegnate in un rapporto saffico.
Null’altro, purtroppo. Siamo di fronte ad un film chiaramente indirizzato ad un pubblico che sa cosa aspettarsi ovvero una trama quasi scontata, recitazione approssimativa, ma tante scene sexy, che nella versione italiana vennero abbondantemente tagliate. Il resto è noia davvero.
Adolescenza perversa, un film di José Bénazéraf con Femi Benussi, Hervé Halff, Malisa Longo, Nino Musco.1974
Femi Benussi: Mirella
Malisa Longo:Giorgia
Hervè Halif:Alain
Regia:Joseph Benazeraf
Sceneggiatura:Joseph Benazeraf
Produzione:Rodolfo Sabbatini
Musiche:Franco Micalizzi
Fotografia:Bernard Daillencourt
Montaggio:Claudio Ventura
Beffe licenze et amori del Decamerone segreto

Il grande poeta Cecco Angiolieri, autore del “Sì fossi foco arderei lo mondo” è trasformato in questo film del filone decamerotico, datato 1973, in un omologo poeta senza alcuna credibilità storica o riferimento accettabile alla sua vita. Nel film il poeta, diventato parte integrante della compagnia itinerante di Camillo, un ingenuo teatrante, gira in lungo e in largo la penisola, come cantastorie e clown. Naturalmente Cecco è un impenitente seduttore di leggiadre fanciulle, e alle sue mire non sfugge nemmeno la moglie di Camillo, la bella Dinda.
Inventando un sacco di storie, Cecco riesce a prendere il posto del capo comitiva Camillo nel suo talamo nuziale, godendosi le fresche grazie di Dinda fino a quando la donna non resta incinta. Giunto in una cittadina di provincia in cui l’autorità è rappresentata da uno scadente poeta, Gianni , Cecco, dopo aver ottenuto la possibilità di impiantare la compagnia e tenervi delle rappresentazioni, seduce la giovane Tessa, moglie di Gianni.
Ma il poeta è anche un furbo matricolato, con la vocazione alle beffe, anche le più atroci: riesce a far prostituire persino la madre superiora del monastero della cittadina, madre Lucrezia, costringendo la povera donna a sostituirsi alla tenutaria dello stesso. Alla fine il perfido Cecco, di beffa in beffa, convincerà Lucrezia, divenuta sua amante, ad ospitare il figlio nato dall’unione con Dinda, in attesa che il solito scemo, Camillo, non lo accolga come figlio legittimo.
Orchidea De Santis
Filmetto senza qualità particolari, infarcito dai soliti doppi e tripli sensi, con immancabile stuolo di donnine seminude e discinte raccattate per mettere in scena una pellicola incolore e insapore. Anche le due protagoniste più conosciute, Orchidea de Santis e Malisa Longo, alla fine naufragano, non per demerito loro, nella pochezza di questa stanca ripetizione del già visto sequel delle novelle boccaccesche, ancora una volta prese in pretesto per esibizioni, peraltro gradite, di ettari di tette e natiche.
Beffe licenze et amori del Decamerone segreto, un film di Walter Pisani. Con Orchidea De Santis,Malisa Longo, Patrizia Viotti, Antonella Patti, Giacomo Rizzo, Carla Mancini, Claudia Bianchi, Renzo Rinaldi
Commedia, durata 85 min. – Italia 1973.


Dado Crostarosa: Cecco
Malisa Longo: Suor Lucrezia
Giacomo Rizzo: Camillo
Orchidea De Santis: Dinda
Patrizia Viotti: Tessa
Claudia Bianchi: Fiammetta
Renzo Rinaldi: Gianni Lotteringhi
Carla Mancini: Suora
Josiane Tanzilli: Suora

Regia Giuseppe Vari
Soggetto Giovanni Boccaccio, Antonio Racioppi, Gastone Ramazzotti
Sceneggiatura Antonio Racioppi, Gastone Ramazzotti
Casa di produzione Corinzia
Fotografia Carlo Cerchio
Montaggio Manlio Camastro
Musiche Mario Bertolazzi
Scenografia Osanna Guardini






Miranda
Una giovane, prosperosa e vogliosa locandiera della bassa Padania, Miranda, sposata ad un uomo che non ha più fatto ritorno a casa sulla fine delle seconda guerra mondiale, agli inizi degli anni cinquanta deve badare alla sua taverna e a difendersi dagli assalti degli uomini della zona, attirati dal fare decisamente libertino delle donna, dal suo status di donna al momento single e sopratutto dalle sue prosperose forme.
Miranda non si fa mancare nulla, in effetti: ha un amante pressoche fisso, Berto, con il quale però ha un rapporto soddisfacente solo dal punto di vista fisico. Ogni tanto si concede anche qualche fantasia erotica, molto concreta, con un antifascista in pianta stabile, un anziano e danaroso viveur che la riempie di regali e soldi; ha anche qualche avventura erotica con un americano, del quale ad un certo punto sembra quasi innamorata e infine, come se non bastasse ammicca anche al giovane Toni, cameriere nella sua locanda, che in realtà è l’unico che sembra nutrire verso la procace Miranda un sentimento legato non solo al sesso.
Così Miranda si concede con molta libertà al gineceo maschile, attraverso molteplici incontri sessuali, fino al giorno della partenza, in rapida successione, di tutti i suoi amanti. Solo allora rivaluterà al meglio la figura del cameriere Toni, l’unico che forse la ama davvero, si concederà a lui e deciderà di sposarlo, avendo appreso la notizia della morte del marito avvenuta al fronte.
Quando Tinto Brass, nel 1985, dirige Miranda, ha da tempo smesso di girare film provocatori in senso positivo, innovativi nella tematica e nella direzione tecnica. Dopo La chiave, scopre la presa che il film erotico sconfinante a tratti nell’hard ha su un certo pubblico, ne approfitta e ammanisce loro quello che vogliono.
Sceglie così un’attrice di qualche talento, nota sopratutto per le misure fisiche e per essere assolutamente disinibita davanti all’obiettivo, Serena Grandi, e la fa protagonista di una commedia pruriginosa, fintamente libertaria e moralmente discutibile. Ad una prima lettura ingenua, sembrerebbe che il personaggio di Miranda sia il prototipo della donna libera e emancipata, quella che sceglie il compagno o i compagni con cui vivere. In realtà, a parte la generosissima esposizione delle grazie della Grandi, le scene erotiche a volte molto spinte, nel film predomina quasi totalmente la parte voyeuristica,con lunghe parti della pellicola occupate nello svelare i frequenti accoppiamenti dell’ineffabile locandiera, che si concede avventure a tutto spiano, sempre pronta a spogliarsi e a mostrarsi nature, o in posizioni quanto meno sconce, come quando orina davanti all’americano. Film i giudicabile sulle tematiche proposte, proto femministe, proprio per la propensione a dare in pasto al pubblico l’aspetto erotico della vita della protagonista, Miranda gode comunque di una buona ambientazione, di un’impeccabile fotografia e di una cura quasi eccessiva dei particolari.
Peccato che questi particolari siano principalmente anatomici; la macchina da presa indugia tantissimo sulle rotondità della Grandi, sulle sue attività in camera da letto e fuori, sul pube generosamente esposto e su pruderie proposte con costanza dal regista. Non è più il Brass anni settanta, e fortunatamente non è ancora il Brass anni 90 e successivi; c’è ancora una cura formale, e un erotismo di facciata, ma curato.
Miranda, un film di Tinto Brass. 1985, con Serena Grandi, Andrea Occhipinti, Franco Interlenghi, Andy J. Forest, Franco Branciaroli, Malisa Longo, Laura Sassi, Isabelle Illiers, Luciana Cirenei. Prodotto in Italia. Durata: 93 minuti.
Serena Grandi: Miranda
Andrea Occhipinti: Berto
Franco Branciaroli: Toni
Franco Interlenghi: Carlo
Andy J. Forest: Norman
Regia Tinto Brass
Soggetto Carlo Goldoni
Fotografia Silvano Ippoliti, Erico Menczer
Montaggio Tinto Brass
Musiche Riz Ortolani
Nude si muore


Un titolo che ammicca a chissà quali nudità proibite, e che in realtà è solo un ottimo thriller diretto da Antonio Margheriti, che si firma Anthony Dawson, nel 1968, è che diverrà uno degli apripista dei thriller all’italiana, che tanta fortuna avranno poi nel decennio successivo. L’inizio del film vede un misterioso omicidio di una donna che viene strangolata mentre sta facendo il bagno;

Il primo misterioso omicidio….
il suo corpo viene riposto in un cassone, che successivamente vediamo diretto al Saint Hilda College, un esclusivo e raffinato college femminile per rampolle ricche. Nel bus che trasporta il baule ci sono anche Richard, un giovane istruttore di equitazione,Di Brazzi, istruttore di nuoto,la signora Clay, nuova insegnante dall’aspetto altero, vestita di nero e poco loquace. All’arrivo nel college il baule viene trasportato in una cantina, e subito dopo ecco che inizia a colpire un misterioso assassino, che chiaramente è lo stesso che ha ucciso la donna nella vasca da bagno;
Betty Ann, una delle ragazze del college, viene infatti uccisa perchè imprudentemente è scesa nella cantina nella quale giace la cassa. E’ Lucille a vedere il corpo della ragazza, ma quando avvisa la direttrice del college dell’accaduto, al ritorno nella cantina il corpo è misteriosamente sparito.
Da quel momento le cose prendono una piega inaspettata; Lucille, che è infatuata di Richard, scampa alla morte perchè il misterioso assassino uccide per errore, in una doccia, un’altra studentessa del college. L’obiettivo del killer è chiaramente Lucille, della quale apprendiamo che è sola al mondo, che è erede di un cospicuo patrimonio, gestito da un misterioso cugino.
Sul posto arriva l’ispettore Durand con i suoi uomini, ma l’assassino colpisce ancora, uccidendo il giardiniere voyeur dell’istituto, che aveva assistito al secondo omicidio mentre guadava la giovane che faceva la doccia. Lucille scampa ancora ad un altro tentativo di assassinio, nel corso del quale si salva miracolosamente una sua amica, che si era recata ad un appuntamento al posto di Lucille. Ma la soluzione del caso è ormai vicina……
Discreta trama e buone interpretazioni per un film che vede, tra i protagonisti, un solo attore di fama, Michael Rennie,( che molti ricorderanno nei panni dell’alieno in un classico della fantascienza, Ultimatum alla terra),nel ruolo del saggio e perspicace ispettore Durand. per il resto il film è una parata di giovanissime ragazze, spesso in bikini molto castigati, in un film che di pruriginoso, come già detto, non ha assolutamente nulla. Va segnalata la prova di Ludmilla Lvova, in un ruolo chiave, quello della signora Clay, attrice poi misteriosamente scomparsa dagli schermi. Nel cast ci sono anche tre giovani promesse del cinema, Lorenza Guerrieri,Malisa Longo e Silvia Dionisio, acerba e bellissima.
Da segnalare anche la prova di Eleonora Brown nei panni di Lucille, oltre alla splendida fotografia di fausto Zuccoli e alla location, incantevole, nella quale è ambientato il film. Non manca un po di suspence, con il classico colpo di scena finale, in un flm datato ma sicuramente godibile anche oggi. Niente splatter, solo tensione e qualche bellezza rigorosamente casta mostrata a piene mani. Una curiosità; oltre a Margheriti, molti altri attori scelsero nomi d’arte di ispirazione anglosassone, per dare l’illusione di un film di marca hollywoodiana.
Il film è disponibile su Youtube, in un’ottima versione all’indirizzo : http://www.youtube.com/watch?v=bW3ssy7KLb
Nude si muore,un film di Antonio Margheriti. Con Mark Damon, Eleonora Brown, Sally Smith, Patrizia Valturri.Michael Rennie, Valentino Macchi, Lorenza Guerrieri, Malisa Longo,Silvia Dionisio
Thriller, durata 91 min. – Italia 1968
La sequenza della doccia
Mark Damon: Richard Barrett
Eleonora Brown: Lucille
Michael Rennie: Ispettore Durand
Sally Smith: Jill
Patrizia Valturri: Denise
Ludmilla Lvova: Signora Clay
Luciano Pigozzi: La Floret
Franco De Rosa: Detective Gabon
Umberto Papiri: Simone
Vivian Stapleton: Signorina Transfield
Ester Masing: Signorina Martin
Aldo De Carellis: Professor Andre
Giovanni Di Benedetto: Di Brazzi
Caterina Trentini: Betty Ann
Malisa Longo: Cynthia
Silvia Dionisio: Margaret
Regia Antonio Margheriti
Soggetto Mario Bava, Giovanni Simonelli
Sceneggiatura Franco Bottari, Antonio Margheriti
Fotografia Fausto Zuccoli
Montaggio Otello Colangeli
Musiche Carlo Savina
Scenografia Antonio Visone
La bella Antonia, prima monica poi dimonia
Nel borghetto medioevale di Villasanta arriva un giorno un giovane pittore; è Claudio Fornari, gaudente e impenitente donnaiolo, giunto nel paesino per ritrarre le grazie di Antonia Mencaglia, figlia di messer Domenico. La giovane è innamorata, ricambiata, di Folco Piccolomini, giovane e focoso spasimante della stessa Antonia. Ma l’amore tra i due è ostacolato da messer Domenico, in quanto il giovane Fosco non può disporre dell’eredità paterna, visto che il padre ne ostacola l’amore.
Malisa Longo
Così messer Domenico, anche lui gaudente e impenitente frequentatore di sottane sopratutto a pagamento, nega ai due giovani il permesso di sposarsi. Così Antonia decide di ritirarsi in convento; la scelta ricade su quello delle Piccole sorelle del dolore, dove licenziose e poco religiose suorine si sollazzano in ogni modo con i frati del vicino convento. Con uno stratagemma, Antonia riesce a far entrare tra le mura del convento il suo spasimante, e gli si concede.
Edwige Fenech e Piero Focaccia
Ma un giorno la tresca è scoperta dal padre di Fosco, così la vicenda si conclude con le tanto sospirate nozze tra Antonia e Fosco. Mal incorrerà il giovane nel matrimonio; la leggiadra Antonia non esiterà a cornificarlo proprio con il pittore Claudio nel giorno del banchetto nuziale. Il film si chiude, così come si era aperto, sulle note di una sguaiata canzone, La mutanda-da, cantata da Piero Focaccia, cantante dal buon passato che canta a squarciagola ” Sotto le vesti della ragazza mo’ ce trovi ‘na strana cosa/rossa, gialla, verde o rosa/ma che cosa mai sarà?/La mutanda, la mutanda/nun me so’ capito bene che cos’è ‘sta novità”
Diretto nel 1972 da Mariano Laurenti, La bella Antonia prima monica poi dimonia mostra sin dal titolo l’ammiccante riferimento al genere decamerotico, che per qualche anno impazzò sugli schermi italiani. Un film senza molte pretese, se non quelle di strappare qualche sorriso e mostrare qualche generoso, ma pudico nudo della star Edwige Fenech, bellissima e sexy come sempre e di Malisa Longo, nel ruolo di una ingenua (fino ad un certo punto) locandiera che verrà sedotta da Claudio e da un monaco.
Lucretia Love
C’ è spazio per la presenza come già detto di Piero Focaccia nel ruolo di Claudio, e della cantante Luciana Turina in quella di una suora. Film senza grosse pretese, ma tutto sommato godibile proprio per la sua mancanza di esibizione di amplessi che caratterizzerà buona parte della produzione dei film del genere decamerotico.
La bella Antonia prima monica poi dimonia, un film di Mariano Laurenti. Con Edwige Fenech, Riccardo Garrone, Luciana Turina, Piero Focaccia.,Elio Crovetto, Tiberio Murgia, Dada Gallotti, Umberto D’Orsi, Lucretia Love, Sandro Dori, Malisa Longo, Renato Cecilia, Carla Mancini
Comico, durata 92 min. – Italia 1972.
Edwige Fenech: Antonia
Piero Focaccia: il pittore Claudio Fornari
Dada Gallotti: Domicilla
Riccardo Garrone: Giovanni Piccolomini
Romano Malaspina: Folco Piccolomini
Malisa Longo: Caterina
Luciana Turina: Madre badessa
Umberto D’Orsi: Domenico Mincaglia
Lucretia Love: Ippolita
Elio Crovetto: Fra’ Pomponio
Fortunato Cecilia: Ariosto
Tiberio Murgia: Fra’ Filippuccio
Josiane Tanzilli: la servetta bionda
Sandro Dori: Raffaello
Carla Mancini: una suora
Gianni Pulone: un amico di Ariosto
Regia Mariano Laurenti
Soggetto Carlo Veo
Sceneggiatura Carlo Veo
Fotografia Tino Santoni
Montaggio Giuliana Attenni
Musiche Berto Pisano
lec vesti della ragazza mo’ ce trovi ‘na strana cosa/rossa, gi
alla, verde o rosa/ma che cosa mai sarà?/La mutanda, la mutanda/nun me so’ capito bene che cos’è ‘sta novità”).














































































































































































