Angelica e il Gran Sultano
Angelica e il Gran Sultano è il quinto e conclusivo atto delle avventure di Angelica di Sancé de Monteloup, Contessa di Peyrac e Marchesa del Plessis-Bellière conosciuta semplicemente come Angelica,l’eroina creata dalla penna dei coniugi Anne e Serge Golon e portata sugli schermi da Bernard Borderie che nei quattro episodi precedenti, Angelica (1964),La meravigliosa Angelica (1965),Angelica alla corte de re (1966) e L’indomabile Angelica (1967) ha raccontato le vicende della nobildonna andata sposa contro voglia a Joffrey de Peyrac,che dapprima disprezza e che in seguito finirà per amare,attraverso una serie di traversie che la porteranno,nell’ultimo capitolo della serie,questo Angelica e il Gran Sultano
a ricongiungersi con l’amato e con i suoi figli.
Una pellicola che mostra come la saga dell’eroina francese fosse ormai logora,in un episodio non sgradevole ma sicuramente poco affascinante,appesantito da una storia poco credibile come del resto anche la nutrita serie dei romanzi del duo Golon (tredici libri) aveva evidenziato.
Michele Mercier è sempre bella e affascinante,Robert Hossein sempre bravo;ma la magia dei primi due capitoli della saga è ormai svanita,travolta da un brodo troppo lungo,con una storia che già al terzo capitolo avrebbe dovuto avere la sua degna conclusione.
Avevamo lasciato Angelica catturata nuovamente dai pirati nell’ultimo episodio della saga,L’indomabile Angelica. Jeoffrey de Peyrac,divenuto il temibile pirata Il Rescator,l’aveva avuta inconsapevolmente tra le mani, ma ora d’Escrainville,marchese/pirata l’ha presa con se con l’intenzione di venderla come schiava al re del Marocco.
Nell’harem del sultano la Marchesa degli angeli trova un insospettabile alleato in Osman Ferradji,braccio destro del sultano stesso;sarà grazie a lui che Angelica uscirà viva dalla terribile esperienza prima di una serie di peripezie che la porteranno,finalmente,a ricongiungersi con suo marito.
La oggi novantaseienne Anne Golon, pseudonimo di Simone Changeux e il suo defunto marito (1972) Serge Golon, pseudonimo di Vsevolod Sergeïvich Goloubinoff diedero alle stampe,negli anni cinquanta,una serie di tredici romanzi costruiti attorno alla figura della giovane Angelica di Sancé de Monteloup sfruttando in larga parte le fortune dei romanzi di cappa e spada di Dumas padre,dei quali riprendono l’ambientazione dei tempi
storici di Luigi XIV e della sua corte,con l’identica descrizione dell’ambiente intrigante in cui si muoveva il re Sole.
Intrighi di corte,vendette e invidie,avventure a tutto spiano fanno da sfondo alle vicende di Angelica,che verranno riportate sullo schermo in una versione ovviamente condensata che riprende in gran parte lo spirito dei romanzi.
Che ebbero molta fortuna tra il pubblico,anche se va detto che non sono ovviamente paragonabili agli indimenticabili personaggi del grande Dumas,che dava alle stampe i suoi romanzi allungandoli in maniera abnorme per incassare le ricche royalties che derivavano dalle sue pubblicazioni.
Angelica e il Gran Sultano chiude quindi definitivamente il ciclo originale interpretato da Michele Mercier,assolutamente splendida in un ruolo che però,per lei,fu probabilmente più una gabbia che un trampolino di lancio.
Il film ha ritmo,una bella ambientazione esotica e quindi,limitatamente al suo genere creato ad hoc come svago,funziona senza problemi.
Riproposti praticamente ogni anno sugli schermi televisivi,i film della bella e avventurosa Angelica hanno sempre avuto largo seguito tra gli spettatori,tanto che si sono tentati due remake,che però non hanno incontrato
il favore del pubblico,indissolubilmente legato alla serie originale.
Angelica e il Gran Sultano
Un film di Bernard Borderie. Con Ettore Manni, Robert Hossein, Michèlle Mercier, Arturo Dominici,
Jean-Claude Pascal Titolo originale Angélique et le sultan. Avventura,Ratings: Kids+13, durata 99 min. – Francia 1967
Michèle Mercier: Angelica /Angélique de Peyrac
Robert Hossein: Jeoffrey de Peyrac
Aly Ben Ayed: sultano
Jean-Claude Pascal: Osman Ferradji
Jacques Santi: Vateville
Helmuth Schneider: Colin Paturel
Roger Pigaut: Il marchese d’Escrainville
Ettore Manni: Jason
Erno Crisa: l’ambasciatore
Bruno Dietrich: Corlano
Pasquale Martino: Savary
Renato De Carmine: Jason
Henri Cogan: Bolbec
Samia Sali: ragazza nell’harem
Gaby Messe: schiava della nave
Manja Golec: la prigioniera
Arturo Dominici: Mezza Morte
Doppiatori
Gabriella Genta: Angelica
Emilio Cigoli: Jeoffrey
Luciano Melani: sultano
Walter Maestosi: Osman
Germano Longo: Marchese
Virginio Gazzolo: Jason
Sergio Di Stefano: Corlano
Roberto Villa: ambasciatore
Giancarlo Maestri: Patorel
Regia Bernard Borderie
Soggetto Anne Golon & Serge Golon
Sceneggiatura Bernard Borderie, Francis Cosne, Pascal Jardin, Louis Agotay
Fotografia Henri Persin
Montaggio Christian Gaudin
Musiche Michel Magne
La meravigliosa Angelica
Terzo episodio delle avventure di Angelica de Plessis-Bellière ( e non il secondo, come erroneamente riportato da alcuni siti di cinema) , la bella e desiderata moglie di Geoffrey De Peyrac, condannato a morte da Luigi XIV. Nel film precedente, Angelica alla corte del Re Sole, la marchesa ha sposato Philippe de Plessis-Bellières, riconquistando così il suo titolo nobiliare. La donna ama suo marito, ma la felicità dura poco: Philippe viene mortalmente ferito, e spira davanti al Re. Ritornata vedova, Angelica riceve un delicato incarico dal Re Sole;
conquistare in tutti i modi l’ambasciatore persiano, in modo da poter stipulare con il sovrano della Persia un trattato economico e d’amicizia. Bachtiary Bey , l’ambasciatore, perde completamente la testa per l’affascinante Angelica, e tenta di sedurla con la forza. Per la nobildonna le cose finirebbero male non fosse per il fido Desgrez che manda a liberarla il principe Stanislav Ràkóczi, che cattura anche l’ambasciatore. Il quale, adirato, ritornerebbe in patria mandando in fumo il trattato, non fosse per l’intervento decisivo della Marchesa
Il re Sole è costretto a dihiararla sua favorita, per impedire che lo stesso ambasciatore la chieda come dono alla Francia. In realtà il Re Sole si è invaghito di Angelica, relegando in disparte Mademoiselle Atenaide De Montespan, sua favorita fino a poco prima; la donna, con la complicità di un nobile, tenterà di ucciderla con un vestito intriso di veleno, fallendo. Angelica scopre che la Montespan è dedita a riti segreti satanici, che prevedono il sacrificio di bambini, e da quel momento la sua vita è in pericolo costante.
Una sera nel suo palazzo penetra un sicario, che la ucciderebbe, non fosse per l’intervento di Geoffrey, che in realtà nonè morto, ma, sfuggito alle guardie, si è rifugiato in un monastero, incaricando il fido Savary, uno strano tipo di chimico stregone, di vegliare su di lei con la promessa del silenzio assoluto sulla sua sorte. Ma Angelica, che l ha visto vivo, si mette alla sua ricerca……
La meravigliosa Angelica riprende in pratica dal punto in cui era finito il film precedente, ampliando la galleria dei personaggi e arricchendo di nuove avventure la storia della affascinante marchesa. Il ritmo, al solito c’è, la mercier è as usual bellissima e seducente, per cui alla fine il the end lascia lo spettatore ansioso di seguire il quarto episodio della serie, L’indomabile Angelica.
Solito cast di ottimi attori, già collaudati nei film precedenti e anche una citazione storia (realmente accaduta) riguardante la Montespan, che fu effettivamente la favorita del Re Sole, e che venne coinvolta nel clamoroso caso dell’Affaire dei veleni, assieme a Catherine Voisin (personaggio storico realmente esistito), che venne condannata a morte dalla famosa Camera ardente, costituita dal Re Sole per giudicare i nobili implicati nello scandalo.
Un articolo sull’affare dei veleni è presente nel mio blog paultemplar.wordpress.com
Il film si rivela ancora una volta vincente, grazie ovviamente alla Mercier, che sembra avere appiccicata addosso la figura della bella Marchesa; belle anche le location, che includono una splendida Versailles e paesaggi della campagna francese.
La meravigliosa Angelica, un film di Bernard Borderie, con Michèle Mercier, Robert Hossein,Jacques Toja,Sami Frey,Estella Blain. Avventura Francia 1966
Michèle Mercier: Angélique de Plessis-Bellière
Robert Hossein: Jeoffrey de Peyrac
Jean Rochefort: Desgrez
Jacques Toja: Louis XIV
Sami Frey: Bachtiary Bey
Estella Blain:Athenais De Montespan
Fred Williams: Ràkóczi
Pasquale Martino: Savary
Jean Parédès: Saint-Amon
René Lefebvre: Colbert
Michel Galabru: Bontemps
Philippe Lemaire: Marchese De Vardes
Ann Smyrner: Thérèse
Carol Le Besque: Marquis Desoeillet
Michel Thomass: M. de Bonchef
Robert Favart: medico
Le Nain Roberto: Barcarolle
Claude Giraud: Philippe de Plessis-Bellières
Jacques Hilling: Molinès
Regia: Bernard Borderie
Soggetto: Anne Golon & Serge Golon
Sceneggiatura: Alain Decaux, Bernard Borderie, Francis Cosne e Pascal Jardin
Produttore: Francis Cosne e Raymond Borderie
Casa di produzione: Films Borderie
Fotografia: Henri Persin
Montaggio: Christian Gaudin
Musiche: Michel Magne
Scenografia: Robert Giordani
Costumi: Rosine Delamare
Il signor di Breteuil, inviato del re di Francia, che a Ceuta aveva arrestato Angelica, giunto a Marsiglia, la fece rinchiudere nel forte dell’Ammiragliato.
Sino a che fossero rimasti in quella città, dove la marchesa di Plessis-Bellière aveva ingannato così abilmente l polizia del Regno, il gentiluomo non si sentiva tranquillo.
Fu dunque in una oscura e sinistra cella che colei che era stata prigioniera dei barbareschi ed era evasa dall’harem di Mulay Ismail a prezzo di tante sofferenze, ebbe la certezza di aspettare un figlio.
L’indomabile Angelica
Abbiamo lasciato Angelica De Plessis Belliere, ora Angelica De Peyrac, in fuga dalla corte di Francia, dopo il tentativo di omicidio nei suoi confronti ma sopratutto dopo la scoperta che il suo amato marito, Geoffrey, non è morto, ma è riuscito a scappare. Con l’aiuto del fido Savarys, Angelica carica una carrozza e parte a spron battuto verso la costa, diretta ad una costruzione a strapiombo sul mare che dovrebbe essere il rifugio del marito.
Qui trova invece il fratello della sua mortale nemica, il duca De Vivonne, che è soprintendente alle galere del Re; con il ricatto, Angelica ottiene di farsi trasportare, con savarys, abordo della nave, per battere i porti del Mediterraneo e ritrovare finalmente De Peyrac. Il duca è alla ricerca di un pirata tristemente famoso, della cui identità nessuno sa nulla, chiamato semplicemente Il Rescator.
Il destino ancora una volta gioca un brutto scherzo ad Angelica; la nave sulla quale viaggia viene attaccata proprio dal Rescator, che in realtà altro non è che Geoffrey De Peyrac. La nave ammiraglia viene affondata, e mentre Savarys viene raccolto morente dagli uomini di Peyrac, Angelica sopravvissuta miracolosamente aggrappata a dei relitti, viene recuperata da una nave pirata, comandata da un nobile rinnegato, Mathieu Marchese d’Escrainville. Ma il salvataggio ad opera dell’uomo si rivela ben presto una caduta dlla padella nella brace; l’uomo, che odia le donne, ben presto tratta Angelica come una sua schiava, arrivando a darla in pasto ai galeotti della nave, dai quali la donna si salva solo per l’intervento di un marinaio che ne comprende il valore economico una volta venduta come schiava.
La nave del rinnegato incrocia quella di De Peyrac, che sale a bordo; ma il marchese pirata non racconta a De Peyrac di aver raccolto Angelica in mare, così ancora una volta Angelica arriva ad un passo da suo marito, ma deve separarsene. Condotta a Atangeri per essere venduta come schiava, Angelica viene esposta nel mercato in cui tutti i ricchi vanno ad acquistare gli schiavi: durante un’asta in cui si arriva all’esorbitante somma di 200.000 zecchini, la donna viene aggiudicata ad un misterioso compratore.
L’uomo non è altri che Geoffrey De Peyrac, che paga 500.000 zecchini per riavere sua moglie. I due sono finalmente ricongiunti
Ma ancora una volta la bellezza di Angelica è fonte di guai: la donna viene rapita sotto gli occhi del marito……..
Siamo nel 1967, e il nuovo capitolo della saga di Angelica viene accolto bene, ma ormai la serie inizia a mostrare evidenti segni di stanchezza.
La bella Mercier ci mette tutto il suo impegno, ma appare chiaro che l’attrice, che pur lavora in altre produzioni, inizia ad essere stufa di essere identificata con la Marchesa degli Angeli; è lo stesso destino che subi la bella Romy Schneider, che il pubblico identificò per molti anni con il personaggio di Sissi.
Il film, quasi interamente girato in mare, a bordo di una nave, ha comunque un suo ritmo, si lascia guardare, anche se icuramente è il meno interessante di tutta la serie; come già detto, le continue vicissitudini di Angelica alla fine creano un effetto abitudine e la conseguente dissaffezione del pubblico, che comunque gremì le sale per vederlo, anche se in quantità minore rispetto al previsto. Da segnalare la buona prova di Roger Pigaut, il mefistofelico pirata poco gentiluomo, mentre dalla saga scompare Savary, interpretato da Pasquale Martino.
L’indomabile Angelica, un film di Bernard Borderie. Con Ettore Manni, Robert Hossein, Roger Pigaut, Michèlle Mercier,Mino Doro, Paul Müller, Mimmo Poli, Arturo Dominici, Sieghardt Rupp, Paolo Giusti, Gianni Solaro
Titolo originale L’indomptable Angélique. Avventura, durata 95 min. – Francia 1967.
Michèle Mercier … Angélica de Peyrac
Robert Hossein … Jeoffrey de Peyrac
Roger Pigaut … Il Marchese d’Escrainville, Mathieu il pirata
Christian Rode … Il Duca de Vivonne
Ettore Manni … Jason
Bruno Dietrich … Coriano
Pasquale Martino Savary
Sieghardt Rupp … Millerand
Regia: Bernard Borderie
Soggetto: Anne Golon & Serge Golon
Sceneggiatura: Bernard Borderie, Francis Cosne, Pascal Jardin e Louis Agotay
Produttore: François Chavane e Francis Cosne
Casa di produzione: Films Borderie
Fotografia: Henri Persin
Montaggio: Christian Gaudin
Musiche: Michel Magne
Scenografia: Robert Giordani
Costumi: Rosine Delamare e Maria Nasalli Rocca
La carrozza del signor Desgrez, commissario aggiunto di polizia, oltrepassò il portone della sua abitazione e svoltò lentamente, sussultando sui grossi ciottoli di via della Commanderie, nel quartiere di Saint-Germain. Era un veicolo non lussuoso ma solido, in legno scuro lavorato, con guarnizioni d’oro alle tendine degli sportelli, spesso abbassate, due cavalli pomellati, un cocchiere, un valletto: la tipica vettura di un magistrato che si è fatto un nome, insomma, più ricco di quanto voglia apparire, e al quale il vicinato rimprovera solo di non essersi sposato.
Nell’anno del signore
Siamo nella Roma papalina, nella prima parte del 1800; il cardinale Rivarola (Ugo Tognazzi), con l’ausilio del colonnello Nardoni (Enrico Maria Salerno), delegato all’ordine pubblico, dirige con pugno di ferro la città.
Enrico Maria Salerno, il Cap. Nardoni
Nino Manfredi è Cornacchia
Ma c’è malcontento tra la gente, e il malcontento si esprime sopratutto tra i liberali, insofferenti al regime imposto dal papa re; il ciabattino Cornacchia (Nino Manfredi), un cinico e intelligente popolano, scopre che don Spada ha deciso di tradire la causa carbonara, e informa il chirurgo Montanari e il giovane Targhini dell’accaduto.
Cornacchia si trasforma in Pasquino
I due così feriscono mortalmente lo Spada, e delle indagini si occupa il disilluso Nardoni. Nel frattempo Giuditta, una giovane e bellissima ebrea (Claudia Cardinale), che vive in casa di Cornacchia ma è innamorata di Montanari, cerca disperatamente di far scappare l’amato.
A sinistra, Robert Hossein è il dottor Montanari
I due vengono arrestati dal colonnello, condotti davanti al ferito e riconosciuti autori dell’attentato. Ne segue un processo farsa, senza alcuna difesa, in seguito al quale i due uomini vengono mandati a morte. Giuditta, sconvolta, accusa Cornacchia di essere un cinico osservatore,che assiste impassibile anche agli unici tentativi di ridare libertà ad un popolo ormai disilluso e privo di reazioni.
Cornacchia rivela alla donna la verità; dietro la sua figura di umile ciabattino, si nasconde nientemeno che Pasquino, l’autore di libelli più temuto dal clero, che usa la penna per sferzare una classe clericale impegnata troppo nel potere temporale e troppo poco in quello spirituale. Nel frattempo a consolare i due condannati a morte viene inviato un umile prete, innamorato della sua fede e della sua missione, che cerca di convincere i due ad accettare i sacramenti religiosi;
Ugo Tognazzi, sua eminenza Rivarola
il frate ( uno strepitoso Alberto Sordi) perorerà la salvezza dei due presso il cardinale Rivarola, ma inutilmente. Ne ricaverà una lezione di cinismo abietto, che mostra il senso di decadenza raggiunto dalla chiesa. Per salvare la vita ai due e per amore di Giuditta, Cornacchia arriva a proporre al cardinale Rivarola la consegna di Pasquino in cambio della vita dei due patrioti, inutilmente.
Il cinico cardinale si appresta a far arrestare il ciabattino, che, prudentemente, si rifugia in un convento, chiedendo asilo. I due patrioti salgono così sul patibolo, con Montanari che, scuro e triste, pronuncia davanti a mastro Titta, il famoso boia di Roma, le parole :”buonanotte,popolo”
Nell’anno del signore, aldilà delle sue battute, è un amaro resoconto di un’epoca buia, quella del potere temporale della chiesa, che costituì una delle vergogne della Roma del XVIII secolo; amaro,cinico e crudele come i suoi protagonisti, preda delle loro passioni e vittime, pertanto delle loro scelte. Luigi Magni girò, nel 1969, questo splendido affresco di un’epoca, con un cast stellare;Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Claudia Cardinale, Enrico Maria Salerno, Pippo Franco, Robert Hossein, uno splendido e cinico Nino Manfredi, Britt Ekland, sono gli splendidi interpreti di una delle commedie satiriche più belle del cinema italiano. il film divenne campione di incassi e fu il più visto di quell’anno.
Nell’anno del signore, un film di Luigi Magni. Con Nino Manfredi, Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi, Robert Hossein,Enrico Maria Salerno Marco Tulli, Emilio Marchesini, Stefano Oppedisano, Pippo Franco, Britt Ekland, Stelvio Rosi, Renaud Verley. Genere Commedia, colore 105 minuti. – Produzione Italia 1969.
Nino Manfredi: Cornacchia/Pasquino
Enrico Maria Salerno: Cap. Nardoni
Claudia Cardinale: Giuditta Di Castro
Robert Hossein: Leonida Montanari
Renaud Verley: Angelo Targhini
Ugo Tognazzi: Card. Rivarola
Alberto Sordi: Frate
Britt Ekland: Principessa Spada
Pippo Franco: Allievo di Pasquino
Fotografia: Silvano Ippoliti
Montaggio: Ruggero Mastroianni
Musiche: Armando Trovajoli
Scenografia: Carlo Egidi, Joseph Hurley
Popolo,sei na’ monnezza (Alberto Sordi)
“Ci sei stata a letto? (Cornacchia); “No, per terra”(Giuditta)
“Ti dirà una cosa che al mondo non sa nessuno:secondo me questi giudei sono esseri umani quasi come noi ” (Il cardinale Rivarola)
È il cuore il flagello dei popoli. Se vuoi essere un uomo strappati il cuore dal petto e buttalo lì dove sguazzano le vacche. (Cornacchia)
Li morti pesano. E morti così, senza delitto, con na burla de processo, pesano più peggio, e col tempo diventano la cattiva coscienza del padrone. (Cornacchia)
La bella che guarda il mare | lalala lalala lalala | ha un nome che fa paura | libertà libertà libertà. (Leonida Montanari)
Noi siamo sempre dalla parte giusta. (Rivarola) Pure quando sbagliamo? (Il frate) Soprattutto quando sbagliamo. (Rivarola)
“Cornacchia noi vogliamo solo la libertà.. e anche tu la vuoi..”(Montanari) “Io?… me premen’cappio della libertà.. a che me serve? io quando è giorno m’arzo, quando è ora de magnà me metto a sede, e quando è scuro me ne vado a letto.. io ho il precetto pasquale obbligatorio.. nun bevo, nun betemmio, nun rompo li cojoni…. e voglio bene a una donna che vuò bene a n’artro…. faccio la rivoluzione? io me sputerebben’faccia da me.. eccolo..” (Cornacchia)
Claudia Cardinale
Alberto Sordi
Enrico Maria Salerno
Nino Manfredi
Ugo Tognazzi
Un breve cenno storico sulla figura di Pasquino
Anche una statua può parlare.
Può farlo per secoli,e diventare portavoce di denunce e satira,di sonetti e composizioni alle volte blasfeme,ma assolutamente irresistibili.
Pasquino è la statua che più di tutte ha rappresentato nel corso dei secoli,l’anima più autenticamente goliardica e sarcastica della popolazione romana.
Una statua di età ellenistica,forse del III A.C.,danneggiata e mutilata nel corso dei secoli;eppure sempre li,sin dal giorno del suo ritrovamento,nel 1501,nei pressi di piazza Navona.
Una statua che ha finito per identificarsi anche con la piazza dove,da 5 secoli,sfida le intemperie,piazza Parione,oggi chiamata Piazza di Pasquino.
Perché venne chiamata Pasquino?
Possediamo solo leggende,sull’origine del suo nome.
Secondo alcuni era un calzolaio,divenuto famoso per i suoi versi satirici;secondo altri un taverniere,secondo altri ancora un docente con quel nome,a cui gli studenti,ravvisando una somiglianza con la statua,avevano finito per ribattezzarla goliardicamente.
La statua divenne immediatamente famosa perché qualcuno,con spirito burlesco,lasciò un’epigramma canzonatorio verso un nobile.
Da allora si diffuse l’abitudine di affiggere cartelli,sonetti,poesie in rime,accuse e denunce ai suoi piedi.
I più colpiti erano i prelati,bersaglio della popolazione e degli scrittori si sonetti;ben presto diventarono così numerosi che si moltiplicarono anche i luoghi di esposizione,e nacquero altre statue parlanti.
Ma Pasquino restò la più famosa;si prendevano in giro i papi e i cardinali,si sbeffeggiava la nobiltà e i personaggi famosi.
Celebre rimase la frase “Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini”,ovvero quello che non fecero i barbari fecero i Barberini,con chiaro riferimento a papa Urbano VIII,della famiglia Barberini,che aveva fatto asportare i rilievi bronzei del Pantheon per permettere a Bernini la costruzione dell’orrido baldacchino di San Pietro.
Ben presto le pasquinate divennero così pungenti da allarmare sia la santa sede che i suoi notabili;l’esercizio della satira,soprattutto ben dettagliata,con evidente intervento di qualcuno che detestava un suo collega e che riportava pettegolezzi destinati a restare nell’ombra del vaticano,finì per diventare imbarazzante per tutti.
Clamoroso l’episodio di Clemente VII,che morì dopo una lunga malattia;un papa malvisto,tant’è vero che al collo di Pasquino comparve un eloquente ecce qui tollit peccata mundi (ecco colui che toglie i peccati del mondo).,riferito evidentemente al medico che lo ebbe in cura,e che lo curò male,ma che fece,chiaramente,un piacere alla popolazione.
A qualcuno,come Adriano VI,i motti di spirito non andarono giù:definito lingua marcia dai romani,cercò di vendicarsi facendo gettare la statua,cosa che per fortuna non avvenne.
I suoi consiglieri,sicuri che la cosa avrebbe comportato una sollevazione popolare,riuscirono a distorglielo,e Pasquino restò al suo posto.
Ben presto però le pasquinate divennero così insolenti che si rese necessario un intervento del papato,che decise di comminare pene severe a chi avesse contribuito ad appendere al collo della statua qualsiasi scritto di natura satirica.
Cosa che ottenne un risultato assolutamente modesto;gli autori dei versi si moltiplicarono a dismisura,nonostante alcuni di loro,presi in fragrante,fossero stati puniti severamente.
La nascita dei sonetti satirici,tra cui i più famosi divennero quelli del Belli e la contemporanea fine del potere temporale del papato,coinciso con l’unità d’Italia,smorzarono il fenomeno.
Pasquino parlò sicuramente di meno,ma sempre con la sua lingua velenosa e tagliente.
Se ne accorse anche il Duce,quando fece rimettere a nuovo Roma per la venuta del Fuhrer.
Al collo di Pasquino comparve un eloquente:
“Povera Roma mia de travertino!T’hanno vestita tutta de cartone pè fatte rimirà da ‘n’imbianchino…”
Dal blog www.paultemplar.wordpress.com
Angelica (Marchesa degli angeli)
Angélique de Sancé il de Monteloup,(da noi semplicemente Angelica) è una splendida ragazza che vive nella Francia del Re Sole,Luigi XIV;libera,intelligente e poco propensa alla disciplina,viene inviata da suo padre in casa del cugino,dove,involontariamente,ascolta una conversazione tra persone che complottano contro la vita di Luigi XIV.La ragazza ruba la fiala del veleno che i congiurati avrebbero dovuto utilizzare,il principe di Condè,uno dei congiurati,fa in modo che la ragazza venga inviata in un convento,per metterla a tacere.
Angelica resta in convento 4 anni,ed esce solo perchè il padre ha deciso di darla in moglie al ricco e nobile Joffrey de Peyrac,dl quale Angelica sa soltanto che è molto più vecchio di lei,che è zoppo e che ha il volto deturpato da una cicatrice;la ragazza,disperata,si concede al suo unico amore,Nicola,ma viene sorpresa dal padre.
Così Angelica arriva a casa di De Peyrac,dove scopre che l’uomo che sta per sposare ha effettivamente i difetti fisici vociferati,ma che è anche una persona dal cuore gentile,pieno di premure per la sua bellissima sposa,e che è un uomo istruito e intelligente.
Un uomo che non esita a dare asilo ad un innocente ricercato dall’inquisizione;Angelica,così,scopre di amare il marito e l’unione tra i due è allietata dalla nascita di un figlio.
Ma il destino è in agguato:il re Luigi XIV,durante la sua visita al castello di Joffrey,si invaghisce di Angelica;da quel momento per suo marito la vita si farà difficile,fino al giorno in cui De Peyrac viene arrestato con l’accusa di essere un eretico ed uno stregone;inutilmente la donna tenta di convincere il re a liberare suo marito.
Che viene invece condannato a morte;Angelica,che ha avuto il secondo figlio,affida i suoi bambini alla sorella,e si rifugia nella Corte dei miracoli,dove incontra il suo vecchio amore,Nicola. L’uomo chiede ad Angelica di stringere un patto;la liberazione del marito in cambio della promessa di andare a vivere tutti e due in America. Angelica accetta,ma Nicola e i suoi arrivano troppo tardi in piazza De Greves;De Peyrac è bruciato sul rogo. Angelica,disperata,decide di rimanere a vivere nella corte dei miracoli,e cambia il suo nome in Marchesa degli Angeli.
Tratte dai romanzi della coppia Anne e Serge Golon,le avventure della meravigliosa Angelica,com’era chiamata in Francia,altro non sono che un feuilleton di discreto livello. Il cinema si impossessò del suo personaggio,e grazie alla bellezza di Michele Mercier ne fece un personaggio conosciuto in tutto il mondo. Lei,la bellissima Mercier,interpretò anche i 4 film successivi,che restarono comunque di buon livello,grazie alla sapiente scelta di costumi e location,davvero ottimi,e sopratutto grazie anche al binomio amore/vendetta,un’accoppiata che al cinema paga sempre.
Un film di Bernard Borderie. Con Philippe Lemaire, Robert Hossein, Giuliano Gemma, Michèlle Mercier, Rosalba Neri, Jean Rochefort, Claude Giraud. Genere Avventura, colore 105 minuti. – Produzione Francia 1964.
De Vardès Philippe Lemaire
Nicolas Merlot Giuliano Gemma
François Desgrez Jean Rochefort
Joffrey de Peyrac Robert Hossein
Angélique Sancé de Monteloup Michèle Mercier
Bernard d’Andijos Bernard Woringer
Maître Bourié Jean Topart
Il principe di condè de Condé François Maistre
Jactance Serge Marquand
Louis XIV Jacques Toja
Philippe de Plessis-Bellières Claude Giraud
L’arcivescovo di Toulouse Jacques Castelot
Carmencita Geneviève Fontanel
La Polak Rosalba Neri
Le chevalier de Lorraine Robert Hoffmann
Procureur Fallot Yves Barsacq
Cul-de-bois Henri Cogan
Barbe Denise Provence
Margot Noëlle Noblecourt
Regia: Bernard Borderie
Soggetto: Anne Golon e Serge Golon
Sceneggiatura: Claude Brulé, Bernard Borderie, Francis Cosne e Daniel Boulanger
Produttore: Francis Cosne e Raymond Borderie
Casa di produzione: Borderie Films
Fotografia: Henri Persin
Montaggio: Christian Gaudin
Musiche: Michel Magne
Scenografia: René Moulaert
Costumi: Rosine Delamare
«Nutrice,» chiese Angelica, «perché Gilles di Retz uccideva tanti fanciulli?»
«Per il demonio, figlia mia. Gilles di Retz, l’orco di Machecoul, voleva essere il più potente signore del suo tempo. Nel suo castello non c’erano che storte, ampolle, pentole piene di rosse brode e di orrendi vapori. Il diavolo voleva che gli fosse offerto in sacrificio il cuore di un bambino. Così cominciarono i delitti. E le madri atterrite s’indicavano il nero torrione di Machecoul circondato di corvi, tanti erano nelle prigioni i cadaveri degli innocenti.»
«Li mangiava tutti?» chiese Angelica con voce tremante Maddalena, la sorellina di Angelica.
«Non tutti, non ce l’avrebbe fatta,» rispose la nutrice.