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Angelica e il Gran Sultano

Angelica e il Gran Sultano è il quinto e conclusivo atto delle avventure di Angelica di Sancé de Monteloup, Contessa di Peyrac e Marchesa del Plessis-Bellière conosciuta semplicemente come Angelica,l’eroina creata dalla penna dei coniugi Anne e Serge Golon e portata sugli schermi da Bernard Borderie che nei quattro episodi precedenti, Angelica (1964),La meravigliosa Angelica (1965),Angelica alla corte de re (1966) e L’indomabile Angelica (1967) ha raccontato le vicende della nobildonna andata sposa contro voglia a Joffrey de Peyrac,che dapprima disprezza e che in seguito finirà per amare,attraverso una serie di traversie che la porteranno,nell’ultimo capitolo della serie,questo Angelica e il Gran Sultano
a ricongiungersi con l’amato e con i suoi figli.
Una pellicola che mostra come la saga dell’eroina francese fosse ormai logora,in un episodio non sgradevole ma sicuramente poco affascinante,appesantito da una storia poco credibile come del resto anche la nutrita serie dei romanzi del duo Golon (tredici libri) aveva evidenziato.
Michele Mercier è sempre bella e affascinante,Robert Hossein sempre bravo;ma la magia dei primi due capitoli della saga è ormai svanita,travolta da un brodo troppo lungo,con una storia che già al terzo capitolo avrebbe dovuto avere la sua degna conclusione.


Avevamo lasciato Angelica catturata nuovamente dai pirati nell’ultimo episodio della saga,L’indomabile Angelica. Jeoffrey de Peyrac,divenuto il temibile pirata Il Rescator,l’aveva avuta inconsapevolmente tra le mani, ma ora d’Escrainville,marchese/pirata l’ha presa con se con l’intenzione di venderla come schiava al re del Marocco.
Nell’harem del sultano la Marchesa degli angeli trova un insospettabile alleato in Osman Ferradji,braccio destro del sultano stesso;sarà grazie a lui che Angelica uscirà viva dalla terribile esperienza prima di una serie di  peripezie che la porteranno,finalmente,a ricongiungersi con suo marito.
La oggi novantaseienne Anne Golon, pseudonimo di Simone Changeux e il suo defunto marito (1972) Serge Golon, pseudonimo di Vsevolod Sergeïvich Goloubinoff diedero alle stampe,negli anni cinquanta,una serie di tredici romanzi costruiti attorno alla figura della giovane Angelica di Sancé de Monteloup sfruttando in larga parte le fortune dei romanzi di cappa e spada di Dumas padre,dei quali riprendono l’ambientazione dei tempi
storici di Luigi XIV e della sua corte,con l’identica descrizione dell’ambiente intrigante in cui si muoveva il re Sole.


Intrighi di corte,vendette e invidie,avventure a tutto spiano fanno da sfondo alle vicende di Angelica,che verranno riportate sullo schermo in una versione ovviamente condensata che riprende in gran parte lo spirito dei romanzi.
Che ebbero molta fortuna tra il pubblico,anche se va detto che non sono ovviamente paragonabili agli indimenticabili personaggi del grande Dumas,che dava alle stampe i suoi romanzi allungandoli in maniera abnorme per incassare le ricche royalties che derivavano dalle sue pubblicazioni.
Angelica e il Gran Sultano chiude quindi definitivamente il ciclo originale interpretato da Michele Mercier,assolutamente splendida in un ruolo che però,per lei,fu probabilmente più una gabbia che un trampolino di lancio.
Il film ha ritmo,una bella ambientazione esotica e quindi,limitatamente al suo genere creato ad hoc come svago,funziona senza problemi.
Riproposti praticamente ogni anno sugli schermi televisivi,i film della bella e avventurosa Angelica hanno sempre avuto largo seguito tra gli spettatori,tanto che si sono tentati due remake,che però non hanno incontrato
il favore del pubblico,indissolubilmente legato alla serie originale.

Angelica e il Gran Sultano

Un film di Bernard Borderie. Con Ettore Manni, Robert Hossein, Michèlle Mercier, Arturo Dominici,
Jean-Claude Pascal Titolo originale Angélique et le sultan. Avventura,Ratings: Kids+13, durata 99 min. – Francia 1967

 

Michèle Mercier: Angelica /Angélique de Peyrac
Robert Hossein: Jeoffrey de Peyrac
Aly Ben Ayed: sultano
Jean-Claude Pascal: Osman Ferradji
Jacques Santi: Vateville
Helmuth Schneider: Colin Paturel
Roger Pigaut: Il marchese d’Escrainville
Ettore Manni: Jason
Erno Crisa: l’ambasciatore
Bruno Dietrich: Corlano
Pasquale Martino: Savary
Renato De Carmine: Jason
Henri Cogan: Bolbec
Samia Sali: ragazza nell’harem
Gaby Messe: schiava della nave
Manja Golec: la prigioniera
Arturo Dominici: Mezza Morte

Doppiatori

Gabriella Genta: Angelica
Emilio Cigoli: Jeoffrey
Luciano Melani: sultano
Walter Maestosi: Osman
Germano Longo: Marchese
Virginio Gazzolo: Jason
Sergio Di Stefano: Corlano
Roberto Villa: ambasciatore
Giancarlo Maestri: Patorel

Regia Bernard Borderie
Soggetto Anne Golon & Serge Golon
Sceneggiatura Bernard Borderie, Francis Cosne, Pascal Jardin, Louis Agotay
Fotografia Henri Persin
Montaggio Christian Gaudin
Musiche Michel Magne

 

agosto 1, 2017 Posted by | Avventura | , , | Lascia un commento

L’amore attraverso i secoli

Le plus vieux métier du monde,ovvero Il mestiere più vecchio del mondo,chiara allusione alla prostituzione diviene nella distribuzione italiana, per motivi inspiegabili L’amore attraverso i secoli.Ora,la prostituzione sta all’amore come un sasso sta ad un diamante per cui la scelta dei distributori italiani è assolutamente fuorviante,non lasciando immaginare il vero argomento trattato nel film.
Che è una pellicola “collettiva”,diretta cioè da 6 registi di alterna fama internazionale.
Claude Autant-Lara, Mauro Bolognini, Philippe De Broca, Jean-Luc Godard, Franco Indovina e Michel Pfeghaar dirigono nel 1967 un film con sullo sfondo il meretricio, definito “mestiere più antico del mondo“,come del resto popolarmente e universalmente indicata la prostituzione.
Con esiti modesti se non deludenti.


Discontinuo,con ambizioni di satira e riflessione sull’argomento,L’amore attraverso i secoli è invece pellicola anonima,piatta,ravvivata solo dall’esperimento dell’episodio “L’amore nel 2000” di Godard che si distingue per l’ardita operazione fotografica e l’utilizzo quasi sperimentale del colore,un episodio però fine a se stesso più che organico ad un tema che è trattato in maniera dissimile dai sei registi.
La trama:

– primo episodio,L’età della pietra:Brit è una bella cavernicola,che smania d’amore per un misterioso uomo venuto da molto lontano.Per affascinare e ammaliare il giovane,Brit si rivolge a Rak,specie di stregone della tribù il quale crea per lei l’antenato del trucco.
Ottenuto grazie alla seduzione il risultato sperato,la bella Brit decide di sfruttare “commercialmente” l’invenzione…

-secondo episodio,Notti romane:Flaiano,imperatore romano,cerca di arricchire la sua collezione di “donne allegre” andando nei lupanari,dove si congiunge con una affascinante prostituta esotica,che paga profumatamente.La donna altri non è che sua moglie Domitilla…

– terzo episodio,La ghigliottina:Mimi,prostituta francese,ha un appartamento che utilizza per i suoi incontri che si affaccia sulla piazza
dove avvengono le esecuzioni capitali.Quando tra i suoi clienti arriva Philibert,giovane squattrinato che non può pagarla,Mimi finge di concedersi gratuitamente.In realtà la donna ha visto che tra i condannati a morte c’è lo zio del giovane,un uomo ricchissimo di cui Philibert è l’unico erede.

-quarto episodio,La belle epoque:con abilità e intelligenza,usando però sopratutto le arti della seduzione,la prostituta parigina Nini
riesce a farsi sposare da un ricco banchiere semplicemente lusingandolo e facendogli credere di essere un irresistibile Casanova;

-quinto episodio,Oggi: due giovani prostitute scoprono che utilizzando un’ambulanza,che marcia a sirene spiegate,possono evadere i ferrei controlli della polizia,che addirittura le scortano durante i loro incontri amorosi;

-sesto episodio,L’amore nel 2000:in un prossimo futuro un viaggiatore scopre che l’unico modo per eccitarsi è pagare una donna…

Molto discontinuo,più insipido che brutto,sopratutto molto deludente:il tentativo di ricavare una commedia brillante e ironica affidando un tema “serio” da affrontare in maniera leggera ma intelligente da parte dei produttori del film (ben 6 importanti case europee,ovvero Athos Films, Franco London Films, Francoriz, Les Films Gibé, Rialto Film e Rizzoli Film) naufraga sia come risultato finale del film in se sia come ricavato al box office.
Il gran cast assoldato,che include star del calibro di Michèle Mercier,Enrico Maria Salerno,Gastone Moschin,Elsa Martinelli,Jeanne Moreau ecc.riesce solo a dare un pò di smalto ad un film che mostra come sia impossibile un’operazione che coinvolga registi di diversa estrazione e cultura, atutto scapito dell’omogeinità della pellicola stessa.
Gli episodi boccacceschi finiscono per essere troppo brevi e scontati,senza alcuna ricerca che coinvolga psiche,motivazioni,location storico/culturale,tutte quelle componenti cioè che sono l’ossatura di un film di livello.
Dei sei episodi,l’unico a mostrare un qualche interesse è quello citato di Godard che include un incredibile nudo integrale (per l’epoca) di Marilù Tolo,discreto quello di Autant Lara mentre gli altri raggiungono a mala pena la sufficienza.
Il film è ormai da tempo introvabile in versione italiana,mentre è di difficile reperibilità in lingua originale.

L’amore attraverso i secoli
Un film di Jean-Luc Godard, Mauro Bolognini, Philippe De Broca, Claude Autant-Lara, Michael Pfleghar, Franco Indovina. Con Enrico Maria Salerno, Anna Karina, Jean-Claude Brialy, Michèlle Mercier, Elsa Martinelli ,Jeanne Moreau,Raquel Welch,Marilù Tolo.Titolo originale Le plus vieux métier du monde. Commedia, durata 110 min. – Francia, Italia, Germania 1967

Michèle Mercier: Brit
Enrico Maria Salerno: Rak
Gabriele Tinti: L’uomo venuto dal mare
Gastone Moschin: L’imperatore Flavio
Elsa Martinelli: Domitilla
Jeanne Moreau: Mimi
Jean-Claude Brialy: Philibert
Jean Richard: Il commissario del popolo
Albert Rémy: uomo francese con due donne
Raquel Welch: Nini
Martin Held: Édouard
Nadia Gray: Nadia
France Anglade: Cathérine
Francis Blanche: Il dottore
Jacques Charrier: John Dimitrios
Anna Karina: Eléonore Roméovitch
Marilù Tolo: Marlène

Regia Claude Autant-Lara, Mauro Bolognini, Philippe De Broca, Jean-Luc Godard, Franco Indovina, Michel Pfeghaar.
Sceneggiatura Jean Aurenche, Daniel Boulanger, Ennio Flaiano, Jean-Luc Godard, André Tabet, Georges Tabet
Produttore Joseph Bercholz, Horst Wendlandt
Casa di produzione Athos Films, Franco London Films, Francoriz, Les Films Gibé, Rialto Film, Rizzoli Film
Distribuzione (Italia) Cineriz
Fotografia Pierre Lhomme, Alessandro D’Eva, Dario Di Palma, Heinz Hölscher
Montaggio Agnès Guillemot, Nino Baragli, Susanne Paschen
Musiche Michel Legrand

L’età della pietra: Franco Indovina
Notti romane: Mauro Bolognini
La ghigliottina: Philippe De Broca
La Belle Époque: Michael Pfeghaar
Oggi: Claude Autant-Lara
L’amore nel 2000: Jean-Luc Godard

Michele Mercier è Brit

Elsa Martinelli è Domitilla

Jeanne Moreau è Mimi

Jean Claude Brialy è Philibert

Raquel Welch è Nini

France Anglade è Cathérine

Anna Karina è Eléonore Roméovitch

Marilù Tolo è Marlene

luglio 31, 2017 Posted by | Commedia | , , , , , , , , | Lascia un commento

Come imparai ad amare le donne

Come imparai ad amare le donne locandina 4

Commedia vagamente satirica,in bilico tra la sophisticated comedy di stampo più americano che british e la commedia all’italiana,Come imparai ad amare le donne e un film diretto da Luciano Salce nel 1967,ad un anno esatto dal buon successo di critica ottenuto con El Greco;è il periodo più fertile del bravo regista e attore laziale,equamente diviso tra le sue due grandi passioni cinematografiche,l’impegno come attore protagonista e la regia.
Un lavoro discreto,senza grandi acuti ma diretto con mano agile da Salce,generalmente incline nei lavori successivi ad affondare il coltello
nelle parti deboli,nel ventre molle del costume e del sociale italiano,con lavori di buon fattura come Il belpaese e il celebratissimo Fantozzi.
In questo caso la satira c’è ma resta tra le righe.
L’intento di raccontare la storia di uno svagato quanto ingenuo giovanotto che scopre l’universo femminile e l’amore,finendo poi per esserne inglobato dalla rete di seduzione tessuta ai suoi danni.
Salce dicevo utilizza bene un cast sontuoso sopratutto al femminile,con presenza di rilevante spicco come Michèle Mercier,Elsa Martinelli,
Anita Ekberg,Nadja Tiller,una acerbissima Romina Power,Orchidea de Santis e Sandra Milo mentre il cast al maschile,in secondo piano
o comunque mimetizzato per far risaltare le vere protagoniste della storia include Robert Hoffmann,Gianrico Tedeschi,Vittorio Caprioli e
Carlo Croccolo.

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Il film scivola via abbastanza agilmente,grazie anche alla formula delle micro storie legate da un solo filo conduttore,la formazione sessual sentimentale del protagonista della storia che,concupito dalle donne,finirà per cadere nella rete della più astuta di essa.
Finale amaro ma non più di tanto,per la naturale antipatia che sembra circondare Roberto Monti,il giovane protagonista.
Di famiglia prestigiosa,reduce da un’esperienza in college nel quale però è stato ammesso solo perchè figlio del fondatore,il giovane trova come primo lavoro grazie alla sua passione per i motori un lavoro come meccanico.
Passato da li a fare il venditore di auto,Roberto finisce per imbarcarsi,con tutta la sua ingenuità (che man mano andrà scomparendo) in una serie
di avventure galanti,le più importanti delle quali con la bella Laura e la ancor più bella Olga,due donne in affari che dirigono rispettivamente un prestigiosa casa di mode e una importante fabbrica di elicotteri.
Ma è Irene la prima a far palpitare il cuore di Roberto;bella e acerba,Irene decide di intrappolare il giovane in una rete fatta di seduzione e attrazione.
Sarà grazie a sua zia Olga che la ragazza in qualche modo riuscirà nel suo intento…
Una vera divagazione sentimental/ironica questa di Luciano Salce.

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Un film in cui la storia leggera e senza grosse ambizioni prende il sopravvento sulla volontà di colpire la classe medio-lta che è la vera protagonista del film;Salce non affonda mai, quasi avesse l’intento dichiarato di mantenersi sui binari stretti dell’ortodossia cinematografica.
Il lavoro alla fine non delude,ma sicuramente tradisce un po lo spirito guascone e corrosivo del Salce successivo,quello che in modo aggressivo
stigmatizzerà i difetti italici nel citato Fantozzi,opera della piena maturità che consegnerà a noi un regista dalle grandi capacità satiriche,che non sfuggiranno ai più attenti spettatori in lavori che non riscuoteranno grosso successo,come il graffiante Colpo di stato.
Come imparai ad amare le donne è un lavoro ben congegnato,senza dubbio;elegante formalmente e mai da sbadiglio.
Nel gineceo artistico,da segnalare l’ex Angelica Michele Mercier,alla ricerca di un’identità di difficile realizzazione,una brava Sandra Milo,una bellissima Orchidea De Santis e Romina Power,davvero poco espressiva ma dal sicuro fascino estetico.Parti minori per Mariangela Giordano e Mita Medici.Bene il cast maschile.
Belle le location per un film molto trascurato dalle tv e di difficile reperibilità.

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Come imparai ad amare le donne

Un film di Luciano Salce. Con Anita Ekberg, Zarah Leander, Robert Hoffman, Sandra Milo,Nadia Tiller, Michèlle Mercier, Elsa Martinelli, Romina Power,Gianrico Tedeschi, Carlo Croccolo, Mariangela Giordano, Vittorio Caprioli, Gigi Ballista, Mita Medici Commedia, durata 110 min. – Italia 1967

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Come imparai ad amare le donne banner protagonisti

Michèle Mercier: Franziska
Nadja Tiller: Baroness Laura
Elsa Martinelli: Rallye driver
Anita Ekberg: Margaret Joyce
Zarah Leander: Olga
Romina Power: Irene
Robert Hoffmann: Robert
Orchidea De Santis: Agnes
Sonja Romanoff: Monika
Erica Schramm: Betty
Gigi Ballista: Sir Archibald
Heinz Erhardt: Schluessel
Chantal Cachin: Wilma
Gianrico Tedeschi: Direttore

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Regia Luciano Salce
Sceneggiatura Franco Castellano, Willibald Eser, Giuseppe Moccia
Produttore Enrico Chroscicki, Marcello Papaleo, Dieter Pauker, Alfonso Sansone
Casa di produzione Sancro Film
Fotografia Erico Menczer
Montaggio Marcello Malvestito
Musiche Ennio Morricone
Costumi Luca Sabatelli

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L’opinione di Wangyu dal sito http://www.filmtv.it

Mediocre commedia sexy anni 60, di positivo qualche bellezza sensuale, bene la allora quindicenne Romina Power.

Il Gobbo

La carriera di un libertino al tempo del Piper. Salce indovina ambientazione, dècor, cast (pauroso quello femminile che va dalla Milo ancora appetitosa a Mita Medici) e tono. Ottimo fino al segmento con Anitona, poi s’ingolfa un po’ (troppo lungo l’episodio con la Mercier che si auto-parodizza).
Elegante e frivolo, molto swingin’ sixties, quindi per noi di culto.
Homesick

Suddivisa in tanti piccoli episodi tra loro legati dalla presenza costante dell’ingenuo Hoffmann e dalla solita ninfetta Power, un’innocua commedia diretta con mano leggera da Salce.
Tra le affascinanti donne che svezzano il protagonista si distinguono la disponibile servetta De Santis, l’esagitata pilota Martinelli e l’eccentrica diva Ekberg,
che si concede un velato nudo subacqueo; tra i pochi uomini, si ricorda un severo Tedeschi, che spara sentenze latine a raffica. Banalissimo il finale.
Deepred89

Un Salce decisamente minore, non disprezzabile a livello visivo (siamo dalle parti del pop sessantiano) e tecnicamente ben realizzato, ma dalla trama fiacca e ripetitiva  (anche se si notano analogie con L’uomo che amava le donne) e con un protagonista che non incide. Gineceo ricco, variegato e piuttosto spogliato (quel che concedeva il 1966, anno dei primi seni scoperti sugli schermi nostrani). Alla lunga noiosetto, ma l’occhio è appagato.
Dusso

Una durata più breve avrebbe giovato (105 min), per una trama come questa. Hoffmann se la cava mentre il cast femminile è notevolissimo: la Power sedicenne è un’accattivante lolita come in altri suoi film dell’epoca.
Siamo nel 1966 e Salce prova ad osare il massimo consentito con l’erotismo. Oggi può risultare un po’ noiosetto… il film scorre senza sussulti.
Motorship

Un discreto film di Salce che racconta la vita di un avventuriero ai tempi della Roma anni 60. Il film paga lo scotto di alcuni punti morti (ergo noiosi) a causa di una durata troppo lunga per un film prettamente “easy”.
Ma Salce è regista di ottimo spessore per cui il film resta comunque guardabile. Non male Hoffmann, mentre il cast femminile è quanto di meglio si potesse avere in un film (la Medici, la De Santis, la Mercier, la Ekberg,
una giovane Romina Power, tanto per citarne qualcuna). Notevoli scenografie e musiche. Non male.

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agosto 19, 2016 Posted by | Commedia | , , , , , , , , | Lascia un commento

Roma bene

Roma bene locandina

Lo squallido mondo che ruota attorno ai salotti della Roma che conta, la Roma bene, visto da Lizzani in questo film del 1971. Uno sguardo cattivo, crudele, sopratutto impietoso.
I vizi e le debolezze, le brutture dei Vip sono l’altra faccia della Roma bene, tratteggiata attraverso una galleria di personaggi assolutamente deprimente, radunata attorno al salotto di Silvia Santi, di origini aristocratiche, moglie di giorgio industriale con le mani in molteplici attività; i due coniugi sono la parte terminale di un iceberg composto, secondo Lizzani, da uomini e donne senza scrupoli o valori morali.

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Nino Manfredi e Enzo Cannavale

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Irene Papas

Come il titolato De Vittis, barone senza denaro che scrocca feste e inviti, e che durante una delle tante festicciole organizzate dalla Santi, la invita a ballare e riesce a rubarle un orecchino, che ingoia, e che sarà costretto poi a “depositare” dopo aver ingurgitato un purgante.
O anche come Nino Rappi, che cerca finanziamenti per una sua impresa e che perciò non esita a servirsi di sua moglie, una donna cinica e furba; Wilma, questo è il suo nome, arrotonda le sue entrate con il lavoro più antico del mondo, ha un’amante donna e anche lei non si fa nessuno scrupolo pur di mantenere il proprio status.

Roma bene 7
Franco Fabrizi, Michele Mercier, Gigi Ballista

Roma bene 5
Senta Berger

Non c’è un personaggio che abbia un benchè minimo senso morale, oppure che possa definirsi retto o onesto, in questo serraglio indecoroso.
La stessa Silvia Santi non esita a fingere un rapimento pur di estorcere denaro a suo marito, rapimento organizzato con la complicità dei suoi due figli,Vivi e Lando.
C’è poi Dedè Marescalchi,nobiltà pura, che va a letto con chiunque pur di agevolare gli interessi del marito, che ovviamente è consapevole della cosa e ne trae profitto, c’è Elena Teopulos, che uccide il marito simulando un incidente….

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Virna Lisi

Agnello sacrificale in mezzo al branco dei lupi, ecco Il commissario Quintilio Tartamella, chiamato dapprima a indagare sullo strano furto dell’orecchino, poi sul finto rapimento e infine sull’assassinio simulato; il cmmissari, cinico e disincantato, verrà a capo di tutti e tre gli enigmi e involontariamente riceverà una promozione; il suo capo infatti, per timore che le vicende suscitino scandalo nel dorato mondo dell’aristocrazia e del mondo degli affari romano, dopo averlo promosso lo trasferirà.

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Senta Berger

Quasi tutti i personaggi della storia, con l’eccezione di Giorgio e del Monsignore, eminenza grigia dall’animo nero, esempio di quel clero affarista e spregiudicato presente purtroppo anch’esso nella melma della Roma bene, periranno in un bagno purificatore, simboleggiato da un avvenimento che porterà i loro destini a confluire nella stessa tragica sorte.
Mentre Rappi morirà d’infarto in seguito a un cocktail di donne, alcool e stress da troppo sport, Silvia, Dedè, Elena e De Vittis e altri moriranno affogati mentre navigano con il loro yacht al largo; infatti tutti si caleranno in acqua, lasciando lo yacht senza nessuno a bordo, scordandosi anche di calare la scaletta prima di tuffarsi.

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Pia Giancaro

Un rogo simbolico, con cui Lizzani fa perire tutti gli osceni personaggi della storia; saranno loro le vittime di un possibile progrom che sia di buon auspicio per una classe sociale migliore.
Ma il fatto che si salvino i due uomini più importanti, il Monsignore e l’industriale, mostra che non c’è speranza; come un serpente a più teste, la buona borghesia ha sempre la possibilità di mordere da un’altra parte.
Lizzani usa le maniere forti, gettando acido solforico ovunque, usando l’accetta per tagliare i profili dei protagonisti;ne viene fuori un ritratto a tinte cupissime, senza speranza di una classe sociale allo sbando morale.
Alle volte l’accanimento è tale da rendere i personaggi troppo caratterizzati; tuttavia è indubbio il valore dell’operazione del film, teso a mostrare l’altro lato della medaglia, ovvero le paludi che si nascondono dietro il dorato mondo della noiltà, dei ricchi parvenue e di coloro che fanno dell’interesse, del denaro e del successo la fonte primaria di interesse.

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Un film da rivedere, a distanza di quasi quarant’anni, anche per la presenza di un cast sontuoso, che spazia da Virna Lisi a Philippe Leroy, passando per Manfredi, le bellissime Mercier e Senta Berger, tra Gastone Moschin e Irene Papas, Vittorio Caprioli e Ely Galleani, film arricchito anche da una galleria di caratteristi, come Cannavale, Ballista, Tarascio…..
Per una volta sono in disaccordo con il grande Kezich, che scrisse del film:
Molto abile nella ricostruzione naturalistica della cronaca, Lizzani appare meno a suo agio nell’affresco di costume: questo Roma bene sta alla realtà odierna della capitale come La Celestina P.R. stava alla Milano del miracolo economico. Nessuno dei numerosi attori di un cast affollato si conquista una menzione al merito: neppure Nino Manfredi nella parte di un commissario disgustato e ostinato, che dovrebbe rappresentare nel quadro una specie di personaggio positivo

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Philippe Leroy

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Gastone Moschin

Roma bene, un film di Carlo Lizzani. Con Nino Manfredi, Irene Papas, Umberto Orsini, Philippe Leroy, Vittorio Caprioli, Virna Lisi, Michèlle Mercier, Mario Feliciani, Senta Berger, Gastone Moschin, Evi Maltagliati, Vittorio Sanipoli, Carlo Hintermann, Franco Fabrizi, Nora Ricci, Enzo Tarascio, Annabella Incontrera, Enzo Cannavale, Peter Baldwin, George Wang, Gigi Ballista, Giancarlo Badessi, Gigi Rizzi, Carla Mancini, Minnie Minoprio, Dado Crostarosa, Luigi Leoni, Pupo De Luca
Drammatico, durata 113 min. – Italia 1971.

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Roma bene banner protagonisti

Senta Berger …      Dede Marescalli
Vittorio Caprioli …     Il barone Maurizio Di Vittis
Franco Fabrizi …     Nino Rappi
Mario Feliciani …     Teo Teopoulos
Philippe Leroy …     Giorgio Santi
Virna Lisi …     Silvia Santi
Nino Manfredi …     Il Commissario Quintilio Tartamella
Michèle Mercier …     Wilma Rappi
Gastone Moschin …     Il monsignore
Umberto Orsini …     Prince Rubio Marescalli
Irene Papas …     Elena Teopoulos
Gigi Ballista …     Vitozzi
Dado Crostarosa …     Lando Santi
Ely Galleani …     Vivi Santi
Annabella Incontrera …     La Lesbica
Evi Maltagliati …     La madre di Elena
Minnie Minoprio …     Minnie
Nora Ricci …     donna Serena
Gigi Rizzi …     Un playboy
Vittorio Sanipoli …     Il Questore
Giancarlo Badessi …     Rossi
Peter Baldwin …     Michele Vismara
Enzo Cannavale …     Tognon
Pia Giancaro …     L’invitata in nude-look
Margaret Rose Keil …     Suzy
Pupo De Luca …     Amante di Dede Marescalli
Enzo Tarascio …     L’avvocato di Elena
Carlo Hinterman …     Secondo avvocato di Elena
Luigi Leoni …     Altro amante di Dede Marescalli

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Regia:     Carlo Lizzani
Soggetto:     Luigi Bruno Di Belmonte
Sceneggiatura:     Luciano Vincenzoni,Nicola Badalucco,Carlo Lizzani
Fotografia:     Giuseppe Ruzzolini,Alfonso Avincola
Montaggio:     Franco Fraticelli,Sergio Fraticelli,Alessandro Gabriele
Effetti speciali:     Italo Cameracanna
Musiche:     Luis Enriquez Bacalov
Scenografia:     Flavio Mogherini,Francesco Pietropolli
Costumi:     Adriana Berselli,Marina De Laurentiis,Rosalba Menichelli

Roma bene locandina 2

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febbraio 17, 2010 Posted by | Drammatico | , , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento