Angelica e il Gran Sultano
Angelica e il Gran Sultano è il quinto e conclusivo atto delle avventure di Angelica di Sancé de Monteloup, Contessa di Peyrac e Marchesa del Plessis-Bellière conosciuta semplicemente come Angelica,l’eroina creata dalla penna dei coniugi Anne e Serge Golon e portata sugli schermi da Bernard Borderie che nei quattro episodi precedenti, Angelica (1964),La meravigliosa Angelica (1965),Angelica alla corte de re (1966) e L’indomabile Angelica (1967) ha raccontato le vicende della nobildonna andata sposa contro voglia a Joffrey de Peyrac,che dapprima disprezza e che in seguito finirà per amare,attraverso una serie di traversie che la porteranno,nell’ultimo capitolo della serie,questo Angelica e il Gran Sultano
a ricongiungersi con l’amato e con i suoi figli.
Una pellicola che mostra come la saga dell’eroina francese fosse ormai logora,in un episodio non sgradevole ma sicuramente poco affascinante,appesantito da una storia poco credibile come del resto anche la nutrita serie dei romanzi del duo Golon (tredici libri) aveva evidenziato.
Michele Mercier è sempre bella e affascinante,Robert Hossein sempre bravo;ma la magia dei primi due capitoli della saga è ormai svanita,travolta da un brodo troppo lungo,con una storia che già al terzo capitolo avrebbe dovuto avere la sua degna conclusione.
Avevamo lasciato Angelica catturata nuovamente dai pirati nell’ultimo episodio della saga,L’indomabile Angelica. Jeoffrey de Peyrac,divenuto il temibile pirata Il Rescator,l’aveva avuta inconsapevolmente tra le mani, ma ora d’Escrainville,marchese/pirata l’ha presa con se con l’intenzione di venderla come schiava al re del Marocco.
Nell’harem del sultano la Marchesa degli angeli trova un insospettabile alleato in Osman Ferradji,braccio destro del sultano stesso;sarà grazie a lui che Angelica uscirà viva dalla terribile esperienza prima di una serie di peripezie che la porteranno,finalmente,a ricongiungersi con suo marito.
La oggi novantaseienne Anne Golon, pseudonimo di Simone Changeux e il suo defunto marito (1972) Serge Golon, pseudonimo di Vsevolod Sergeïvich Goloubinoff diedero alle stampe,negli anni cinquanta,una serie di tredici romanzi costruiti attorno alla figura della giovane Angelica di Sancé de Monteloup sfruttando in larga parte le fortune dei romanzi di cappa e spada di Dumas padre,dei quali riprendono l’ambientazione dei tempi
storici di Luigi XIV e della sua corte,con l’identica descrizione dell’ambiente intrigante in cui si muoveva il re Sole.
Intrighi di corte,vendette e invidie,avventure a tutto spiano fanno da sfondo alle vicende di Angelica,che verranno riportate sullo schermo in una versione ovviamente condensata che riprende in gran parte lo spirito dei romanzi.
Che ebbero molta fortuna tra il pubblico,anche se va detto che non sono ovviamente paragonabili agli indimenticabili personaggi del grande Dumas,che dava alle stampe i suoi romanzi allungandoli in maniera abnorme per incassare le ricche royalties che derivavano dalle sue pubblicazioni.
Angelica e il Gran Sultano chiude quindi definitivamente il ciclo originale interpretato da Michele Mercier,assolutamente splendida in un ruolo che però,per lei,fu probabilmente più una gabbia che un trampolino di lancio.
Il film ha ritmo,una bella ambientazione esotica e quindi,limitatamente al suo genere creato ad hoc come svago,funziona senza problemi.
Riproposti praticamente ogni anno sugli schermi televisivi,i film della bella e avventurosa Angelica hanno sempre avuto largo seguito tra gli spettatori,tanto che si sono tentati due remake,che però non hanno incontrato
il favore del pubblico,indissolubilmente legato alla serie originale.
Angelica e il Gran Sultano
Un film di Bernard Borderie. Con Ettore Manni, Robert Hossein, Michèlle Mercier, Arturo Dominici,
Jean-Claude Pascal Titolo originale Angélique et le sultan. Avventura,Ratings: Kids+13, durata 99 min. – Francia 1967
Michèle Mercier: Angelica /Angélique de Peyrac
Robert Hossein: Jeoffrey de Peyrac
Aly Ben Ayed: sultano
Jean-Claude Pascal: Osman Ferradji
Jacques Santi: Vateville
Helmuth Schneider: Colin Paturel
Roger Pigaut: Il marchese d’Escrainville
Ettore Manni: Jason
Erno Crisa: l’ambasciatore
Bruno Dietrich: Corlano
Pasquale Martino: Savary
Renato De Carmine: Jason
Henri Cogan: Bolbec
Samia Sali: ragazza nell’harem
Gaby Messe: schiava della nave
Manja Golec: la prigioniera
Arturo Dominici: Mezza Morte
Doppiatori
Gabriella Genta: Angelica
Emilio Cigoli: Jeoffrey
Luciano Melani: sultano
Walter Maestosi: Osman
Germano Longo: Marchese
Virginio Gazzolo: Jason
Sergio Di Stefano: Corlano
Roberto Villa: ambasciatore
Giancarlo Maestri: Patorel
Regia Bernard Borderie
Soggetto Anne Golon & Serge Golon
Sceneggiatura Bernard Borderie, Francis Cosne, Pascal Jardin, Louis Agotay
Fotografia Henri Persin
Montaggio Christian Gaudin
Musiche Michel Magne
L’amore attraverso i secoli
Le plus vieux métier du monde,ovvero Il mestiere più vecchio del mondo,chiara allusione alla prostituzione diviene nella distribuzione italiana, per motivi inspiegabili L’amore attraverso i secoli.Ora,la prostituzione sta all’amore come un sasso sta ad un diamante per cui la scelta dei distributori italiani è assolutamente fuorviante,non lasciando immaginare il vero argomento trattato nel film.
Che è una pellicola “collettiva”,diretta cioè da 6 registi di alterna fama internazionale.
Claude Autant-Lara, Mauro Bolognini, Philippe De Broca, Jean-Luc Godard, Franco Indovina e Michel Pfeghaar dirigono nel 1967 un film con sullo sfondo il meretricio, definito “mestiere più antico del mondo“,come del resto popolarmente e universalmente indicata la prostituzione.
Con esiti modesti se non deludenti.
Discontinuo,con ambizioni di satira e riflessione sull’argomento,L’amore attraverso i secoli è invece pellicola anonima,piatta,ravvivata solo dall’esperimento dell’episodio “L’amore nel 2000” di Godard che si distingue per l’ardita operazione fotografica e l’utilizzo quasi sperimentale del colore,un episodio però fine a se stesso più che organico ad un tema che è trattato in maniera dissimile dai sei registi.
La trama:
– primo episodio,L’età della pietra:Brit è una bella cavernicola,che smania d’amore per un misterioso uomo venuto da molto lontano.Per affascinare e ammaliare il giovane,Brit si rivolge a Rak,specie di stregone della tribù il quale crea per lei l’antenato del trucco.
Ottenuto grazie alla seduzione il risultato sperato,la bella Brit decide di sfruttare “commercialmente” l’invenzione…
-secondo episodio,Notti romane:Flaiano,imperatore romano,cerca di arricchire la sua collezione di “donne allegre” andando nei lupanari,dove si congiunge con una affascinante prostituta esotica,che paga profumatamente.La donna altri non è che sua moglie Domitilla…
– terzo episodio,La ghigliottina:Mimi,prostituta francese,ha un appartamento che utilizza per i suoi incontri che si affaccia sulla piazza
dove avvengono le esecuzioni capitali.Quando tra i suoi clienti arriva Philibert,giovane squattrinato che non può pagarla,Mimi finge di concedersi gratuitamente.In realtà la donna ha visto che tra i condannati a morte c’è lo zio del giovane,un uomo ricchissimo di cui Philibert è l’unico erede.
-quarto episodio,La belle epoque:con abilità e intelligenza,usando però sopratutto le arti della seduzione,la prostituta parigina Nini
riesce a farsi sposare da un ricco banchiere semplicemente lusingandolo e facendogli credere di essere un irresistibile Casanova;
-quinto episodio,Oggi: due giovani prostitute scoprono che utilizzando un’ambulanza,che marcia a sirene spiegate,possono evadere i ferrei controlli della polizia,che addirittura le scortano durante i loro incontri amorosi;
-sesto episodio,L’amore nel 2000:in un prossimo futuro un viaggiatore scopre che l’unico modo per eccitarsi è pagare una donna…
Molto discontinuo,più insipido che brutto,sopratutto molto deludente:il tentativo di ricavare una commedia brillante e ironica affidando un tema “serio” da affrontare in maniera leggera ma intelligente da parte dei produttori del film (ben 6 importanti case europee,ovvero Athos Films, Franco London Films, Francoriz, Les Films Gibé, Rialto Film e Rizzoli Film) naufraga sia come risultato finale del film in se sia come ricavato al box office.
Il gran cast assoldato,che include star del calibro di Michèle Mercier,Enrico Maria Salerno,Gastone Moschin,Elsa Martinelli,Jeanne Moreau ecc.riesce solo a dare un pò di smalto ad un film che mostra come sia impossibile un’operazione che coinvolga registi di diversa estrazione e cultura, atutto scapito dell’omogeinità della pellicola stessa.
Gli episodi boccacceschi finiscono per essere troppo brevi e scontati,senza alcuna ricerca che coinvolga psiche,motivazioni,location storico/culturale,tutte quelle componenti cioè che sono l’ossatura di un film di livello.
Dei sei episodi,l’unico a mostrare un qualche interesse è quello citato di Godard che include un incredibile nudo integrale (per l’epoca) di Marilù Tolo,discreto quello di Autant Lara mentre gli altri raggiungono a mala pena la sufficienza.
Il film è ormai da tempo introvabile in versione italiana,mentre è di difficile reperibilità in lingua originale.
L’amore attraverso i secoli
Un film di Jean-Luc Godard, Mauro Bolognini, Philippe De Broca, Claude Autant-Lara, Michael Pfleghar, Franco Indovina. Con Enrico Maria Salerno, Anna Karina, Jean-Claude Brialy, Michèlle Mercier, Elsa Martinelli ,Jeanne Moreau,Raquel Welch,Marilù Tolo.Titolo originale Le plus vieux métier du monde. Commedia, durata 110 min. – Francia, Italia, Germania 1967
Michèle Mercier: Brit
Enrico Maria Salerno: Rak
Gabriele Tinti: L’uomo venuto dal mare
Gastone Moschin: L’imperatore Flavio
Elsa Martinelli: Domitilla
Jeanne Moreau: Mimi
Jean-Claude Brialy: Philibert
Jean Richard: Il commissario del popolo
Albert Rémy: uomo francese con due donne
Raquel Welch: Nini
Martin Held: Édouard
Nadia Gray: Nadia
France Anglade: Cathérine
Francis Blanche: Il dottore
Jacques Charrier: John Dimitrios
Anna Karina: Eléonore Roméovitch
Marilù Tolo: Marlène
Regia Claude Autant-Lara, Mauro Bolognini, Philippe De Broca, Jean-Luc Godard, Franco Indovina, Michel Pfeghaar.
Sceneggiatura Jean Aurenche, Daniel Boulanger, Ennio Flaiano, Jean-Luc Godard, André Tabet, Georges Tabet
Produttore Joseph Bercholz, Horst Wendlandt
Casa di produzione Athos Films, Franco London Films, Francoriz, Les Films Gibé, Rialto Film, Rizzoli Film
Distribuzione (Italia) Cineriz
Fotografia Pierre Lhomme, Alessandro D’Eva, Dario Di Palma, Heinz Hölscher
Montaggio Agnès Guillemot, Nino Baragli, Susanne Paschen
Musiche Michel Legrand
L’età della pietra: Franco Indovina
Notti romane: Mauro Bolognini
La ghigliottina: Philippe De Broca
La Belle Époque: Michael Pfeghaar
Oggi: Claude Autant-Lara
L’amore nel 2000: Jean-Luc Godard
Michele Mercier è Brit
Elsa Martinelli è Domitilla
Jeanne Moreau è Mimi
Jean Claude Brialy è Philibert
Raquel Welch è Nini
France Anglade è Cathérine
Anna Karina è Eléonore Roméovitch
Marilù Tolo è Marlene
Roma bene
Lo squallido mondo che ruota attorno ai salotti della Roma che conta, la Roma bene, visto da Lizzani in questo film del 1971. Uno sguardo cattivo, crudele, sopratutto impietoso.
I vizi e le debolezze, le brutture dei Vip sono l’altra faccia della Roma bene, tratteggiata attraverso una galleria di personaggi assolutamente deprimente, radunata attorno al salotto di Silvia Santi, di origini aristocratiche, moglie di giorgio industriale con le mani in molteplici attività; i due coniugi sono la parte terminale di un iceberg composto, secondo Lizzani, da uomini e donne senza scrupoli o valori morali.
Nino Manfredi e Enzo Cannavale
Irene Papas
Come il titolato De Vittis, barone senza denaro che scrocca feste e inviti, e che durante una delle tante festicciole organizzate dalla Santi, la invita a ballare e riesce a rubarle un orecchino, che ingoia, e che sarà costretto poi a “depositare” dopo aver ingurgitato un purgante.
O anche come Nino Rappi, che cerca finanziamenti per una sua impresa e che perciò non esita a servirsi di sua moglie, una donna cinica e furba; Wilma, questo è il suo nome, arrotonda le sue entrate con il lavoro più antico del mondo, ha un’amante donna e anche lei non si fa nessuno scrupolo pur di mantenere il proprio status.
Franco Fabrizi, Michele Mercier, Gigi Ballista
Non c’è un personaggio che abbia un benchè minimo senso morale, oppure che possa definirsi retto o onesto, in questo serraglio indecoroso.
La stessa Silvia Santi non esita a fingere un rapimento pur di estorcere denaro a suo marito, rapimento organizzato con la complicità dei suoi due figli,Vivi e Lando.
C’è poi Dedè Marescalchi,nobiltà pura, che va a letto con chiunque pur di agevolare gli interessi del marito, che ovviamente è consapevole della cosa e ne trae profitto, c’è Elena Teopulos, che uccide il marito simulando un incidente….
Agnello sacrificale in mezzo al branco dei lupi, ecco Il commissario Quintilio Tartamella, chiamato dapprima a indagare sullo strano furto dell’orecchino, poi sul finto rapimento e infine sull’assassinio simulato; il cmmissari, cinico e disincantato, verrà a capo di tutti e tre gli enigmi e involontariamente riceverà una promozione; il suo capo infatti, per timore che le vicende suscitino scandalo nel dorato mondo dell’aristocrazia e del mondo degli affari romano, dopo averlo promosso lo trasferirà.
Quasi tutti i personaggi della storia, con l’eccezione di Giorgio e del Monsignore, eminenza grigia dall’animo nero, esempio di quel clero affarista e spregiudicato presente purtroppo anch’esso nella melma della Roma bene, periranno in un bagno purificatore, simboleggiato da un avvenimento che porterà i loro destini a confluire nella stessa tragica sorte.
Mentre Rappi morirà d’infarto in seguito a un cocktail di donne, alcool e stress da troppo sport, Silvia, Dedè, Elena e De Vittis e altri moriranno affogati mentre navigano con il loro yacht al largo; infatti tutti si caleranno in acqua, lasciando lo yacht senza nessuno a bordo, scordandosi anche di calare la scaletta prima di tuffarsi.
Pia Giancaro
Un rogo simbolico, con cui Lizzani fa perire tutti gli osceni personaggi della storia; saranno loro le vittime di un possibile progrom che sia di buon auspicio per una classe sociale migliore.
Ma il fatto che si salvino i due uomini più importanti, il Monsignore e l’industriale, mostra che non c’è speranza; come un serpente a più teste, la buona borghesia ha sempre la possibilità di mordere da un’altra parte.
Lizzani usa le maniere forti, gettando acido solforico ovunque, usando l’accetta per tagliare i profili dei protagonisti;ne viene fuori un ritratto a tinte cupissime, senza speranza di una classe sociale allo sbando morale.
Alle volte l’accanimento è tale da rendere i personaggi troppo caratterizzati; tuttavia è indubbio il valore dell’operazione del film, teso a mostrare l’altro lato della medaglia, ovvero le paludi che si nascondono dietro il dorato mondo della noiltà, dei ricchi parvenue e di coloro che fanno dell’interesse, del denaro e del successo la fonte primaria di interesse.
Un film da rivedere, a distanza di quasi quarant’anni, anche per la presenza di un cast sontuoso, che spazia da Virna Lisi a Philippe Leroy, passando per Manfredi, le bellissime Mercier e Senta Berger, tra Gastone Moschin e Irene Papas, Vittorio Caprioli e Ely Galleani, film arricchito anche da una galleria di caratteristi, come Cannavale, Ballista, Tarascio…..
Per una volta sono in disaccordo con il grande Kezich, che scrisse del film:
“Molto abile nella ricostruzione naturalistica della cronaca, Lizzani appare meno a suo agio nell’affresco di costume: questo Roma bene sta alla realtà odierna della capitale come La Celestina P.R. stava alla Milano del miracolo economico. Nessuno dei numerosi attori di un cast affollato si conquista una menzione al merito: neppure Nino Manfredi nella parte di un commissario disgustato e ostinato, che dovrebbe rappresentare nel quadro una specie di personaggio positivo”
Gastone Moschin
Roma bene, un film di Carlo Lizzani. Con Nino Manfredi, Irene Papas, Umberto Orsini, Philippe Leroy, Vittorio Caprioli, Virna Lisi, Michèlle Mercier, Mario Feliciani, Senta Berger, Gastone Moschin, Evi Maltagliati, Vittorio Sanipoli, Carlo Hintermann, Franco Fabrizi, Nora Ricci, Enzo Tarascio, Annabella Incontrera, Enzo Cannavale, Peter Baldwin, George Wang, Gigi Ballista, Giancarlo Badessi, Gigi Rizzi, Carla Mancini, Minnie Minoprio, Dado Crostarosa, Luigi Leoni, Pupo De Luca
Drammatico, durata 113 min. – Italia 1971.
Senta Berger … Dede Marescalli
Vittorio Caprioli … Il barone Maurizio Di Vittis
Franco Fabrizi … Nino Rappi
Mario Feliciani … Teo Teopoulos
Philippe Leroy … Giorgio Santi
Virna Lisi … Silvia Santi
Nino Manfredi … Il Commissario Quintilio Tartamella
Michèle Mercier … Wilma Rappi
Gastone Moschin … Il monsignore
Umberto Orsini … Prince Rubio Marescalli
Irene Papas … Elena Teopoulos
Gigi Ballista … Vitozzi
Dado Crostarosa … Lando Santi
Ely Galleani … Vivi Santi
Annabella Incontrera … La Lesbica
Evi Maltagliati … La madre di Elena
Minnie Minoprio … Minnie
Nora Ricci … donna Serena
Gigi Rizzi … Un playboy
Vittorio Sanipoli … Il Questore
Giancarlo Badessi … Rossi
Peter Baldwin … Michele Vismara
Enzo Cannavale … Tognon
Pia Giancaro … L’invitata in nude-look
Margaret Rose Keil … Suzy
Pupo De Luca … Amante di Dede Marescalli
Enzo Tarascio … L’avvocato di Elena
Carlo Hinterman … Secondo avvocato di Elena
Luigi Leoni … Altro amante di Dede Marescalli
Regia: Carlo Lizzani
Soggetto: Luigi Bruno Di Belmonte
Sceneggiatura: Luciano Vincenzoni,Nicola Badalucco,Carlo Lizzani
Fotografia: Giuseppe Ruzzolini,Alfonso Avincola
Montaggio: Franco Fraticelli,Sergio Fraticelli,Alessandro Gabriele
Effetti speciali: Italo Cameracanna
Musiche: Luis Enriquez Bacalov
Scenografia: Flavio Mogherini,Francesco Pietropolli
Costumi: Adriana Berselli,Marina De Laurentiis,Rosalba Menichelli