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Gli ordini sono ordini

Giorgia e Andrea sono una coppia anonima,come tante altre.
Lei è una casalinga inquieta e insoddisfatta, lui un grigio funzionario di banca, troppo preoccupato dalla carriera per prestare attenzione
alla moglie,che considera ormai un bene acquisito.
Un giorno,dopo aver partecipato ad un convegno femminista,Giorgia inizia a prendere consapevolezza della propria condizione
e contemporaneamente sente nella sua mente una voce che le consiglia di trasgredire, di concedersi delle libertà.
Dapprima intimorita, Giorgia finisce per seguire i consigli della voce; dopo aver rigato l’auto del marito, si concede un’avventura con un giovane bagnino.
La donna tenta addirittura di annegare il marito, che, dopo la confessione di lei del tradimento, la manda via di casa.


Giorgia cerca inutilmente conforto dalla madre prima e in un’amica poi; la prima le consiglia di tornare a casa, la seconda spregiudicatamente la invita a seguire la voce che a suo dire proviene dal subcosciente.
Le cose sembrano sbloccarsi quando conosce un artista anticonformista e ribelle, Mario, che però dopo una breve convivenza finisce per comportarsi
alla stessa stregua del marito.
Subito dopo un’altra trasgressione con un vecchio amico, Rodolfo, che inevitabilmente le lascia l’amaro in bocca Giorgia fugge anche da casa di quest’ultimo per finire su una strada che fiancheggia la laguna senza benzina.
Chiesto aiuto ad un automobilista, la donna si rende conto di essere finita in compagnia di un malvivente;inseguiti dalla polizia i due finiscono fuoristrada.


All’uscita dall’ospedale Giorgia trova Andrea che le chiede di tornare a casa,ma la donna,ormai consapevole dei propri mezzi,declina l’invito decisa a proseguire da sola il proprio cammino.
Su un romanzetto esile di Alberto Moravia,che collabora alla sceneggiatura con l’aiuto di Maccari e Tonino Guerra,Gli ordini sono ordini è diretto da Franco Giraldi nel 1972.
Un film debole,anche piuttosto piatto e noioso costruito su una storia di scarso interesse e con un andamento a metà strada tra la commedia e il tentativo di filosofeggiare sulla condizione della donna.
Ma Giraldi,indeciso sulla strada precisa da prendere,mantiene il film sui binari della pochade; che avrebbe avuto qualche chance di riuscita se almeno l’ironia e il sarcasmo avessero preso il sopravvento.


Invece tutto si trasforma nel banale susseguirsi di scene che seguono le disavventure quotidiane di Giorgia alle prese non tanto con una presa di coscienza della propria esistenza grigia quanto in alcune esperienze paradossali che alla fine non porteranno nulla alla protagonista. E allo spettatore, che assiste ad un film privo di verve e di nerbo.
A nulla serve la presenza di Monica Vitti, una grande attrice che nulla può alle prese con un ruolo senza spessore e con una storia sfilacciata; si limita ad assolvere il compitino,così come il resto del cast composto fra l’altro da Orazio Orlando nel ruolo di Andrea e di Gigi Proietti in quello dello scultore ribelle e di Claudine Auger in quello dell’amica indipendente. Breve comparsata di Corrado Pani nei panni del rapinatore che finirà per suggellare le disavventure di Giorgia con un incidente che porterà la donna a fare una scelta finale difficile,simboleggiata da lei che lascia il marito da solo e si avvia,ingessata verso un incerto futuro con parole che suonano beffarde (e fuori luogo), “d’ora in poi camminerò con le mie gambe“!


Scarso successo di pubblico (ancor meno di pubblico) per Gli ordini sono ordini,che aveva diretto la Vitti l’anno prima nel più riuscito La supertestimone.
Inspiegabilmente vietato ai minori,visto che il film è castissimo,Gli ordini sono ordini non è passato nemmeno con frequenza in tv;è tuttavia possibile vedere in streaming
la pellicola sul sito Raiplay all’indirizzo https://www.raiplay.it/video/2018/11/Gli-ordini-sono-ordini-51606c0f-6b92-48e8-aab5-9e0a6187750b.html previa registrazione gratuita sul sito.
La versione è discreta,anche se i colori sono molto spenti.
Segnalo in ultimo la location padovana,con frequenti riprese di Prato della Valle a cui vanno aggiunte brevi puntate in una Venezia irriconoscibile,presa da lontano,Vicenza e Jesolo.

Gli ordini sono ordini

Un film di Franco Giraldi. Con Monica Vitti, Claudine Auger, Gigi Proietti,Orazio Orlando, Luigi Diberti, Corrado Pani, Elsa Vazzoler, Carlo Bagno, Carla Mancini Commedia, durata 100 min. – Italia 1972.

Monica Vitti: Giorgia
Gigi Proietti: Mario Pasini
Orazio Orlando: Amedeo
Claudine Auger: Nancy
Elsa Vazzoler: la madre di Giorgia
Luigi Diberti: il dottor Rodolfo Baroni
Umberto Di Grazia
Carlo Bagno: il prete
Carla Mancini: Isotta
Corrado Pani: il malvivente

Regia Franco Giraldi
Soggetto Tonino Guerra, Ruggero Maccari, Alberto Moravia
Sceneggiatura Tonino Guerra, Ruggero Maccari
Produttore Pio Angeletti, Adriano De Micheli
Distribuzione in italiano Titanus, Avo Films
Fotografia Carlo Di Palma
Montaggio Raimondo Crociani, Lidia Pascolini
Musiche Gianfranco Plenizio, Fred Bongusto, Franco Califano
Scenografia Luciano Ricceri, Emanuele Taglietti
Costumi Silvano Malta, Antonio Randaccio

luglio 24, 2019 Posted by | Commedia | , , , , , , , | Lascia un commento

Escalation

Luca Lambertenghi,figlio di Augusto,un industriale nel campo degli oli,ha scelto il totale disimpegno dagli affari della famiglia,vivendo da hippy
più per un atteggiamento anticonformista che per scelta di vita.
La sua vita si svolge pigramente a Londra,tra ozi,concerti di musica alternativa;vive vestito all’indiana,gira in bici con tanto di sitar sulle spalle
e con occhialini da intellettuale.
Il padre,stanco del suo disinteresse nei confronti del lavoro,lo riporta a casa e per cercare di ricondurlo sulla retta via gli affianca la psicologa Maria Carla.
La donna,con cinismo e freddezza,decide di perseguire un suo piano:far innamorare di lei Luca,farlo diventare socio del padre ed entrare nella famiglia Lambertenghi e assumerne con il tempo il controllo.


Augusto però fiuta il pericolo e mette in guardia il figlio sulle reali intenzioni della donna,rivelandogli di essere stato proprio lui a fare in modo che la donna lo seducesse.
Luca con freddezza avvelena sua moglie con dei funghi poi,denudato il suo corpo,la dipinge come un quadro di Warhol e alla fine
alla maniera indiana ne brucia il corpo.
Chiamato dalla polizia,riconosce in un corpo martoriato e sfigurato quello della moglie e prende il suo posto alla direzione dell’azienda di famiglia.
La recensione di Segnalazioni cinematografiche del 1968 esprime in maniera compiuta,perfetta la sintesi del film:””Il film sembra satireggiare una società che, integrandolo nel suo sistema senza anima, spersonalizza l’individuo e vanifica le sue più nobili aspirazioni. Alquanto fragile nella schematizzazione psicologica dei personaggi, il lavoro amalgama il sarcasmo e l’ironia fino a raggiungere formule
grottesche e paradossali, con un linguaggio estroso e agile, funzionale nel colore e nell’ambientazione. Tuttavia non riesce dl tutto convincente, per l’artificiosità e l’intonazione astratta delle motivazioni, le incertezze e i salti di tono tra la feroce caricatura realistica del padre e le nebulose aspirazioni del protagonista, dando troppo sovente l’impressione di risolversi in un puro gioco intellettualistico.


Un gioco intellettualistico;è vero in assoluto.Roberto Faenza esordisce nella regia,a soli 25 anni,con questo Escalation,film pesantemente datato uscito in quel 68 denso di pellicole anticonformiste che esprimevano compiutamente un bisogno di linguaggi anche cinematografici alternativi a quelli correnti.
Quello di Faenza non fa eccezione.
Il personaggio di Luca sembra essere quello di un anticonformista che rivolge la contestazione verso un mondo ipocrita e paludato,ma in realtà è solo quello di un imbelle,di un figlio di papà che non ha alcuna voglia di assumersi responsabilità non per scelta “ideologica” ma solo perchè così la vita è più comoda.
Ed è questo che Faenza intende stigmatizzare,la capacità cioè della società di amalgamare,omologare e alla fine irrigimentare chiunque tenti di opporsi al cambiamento.
Ma il linguaggio è,sia figurativamente che nel parlato,confuso e farraginoso.


Così dopo 15 minuti di sproloqui,immagini quasi dadaistiche,la noia prende il sopravvento e non lascia più lo spettatore.
Indubbiamente il film di Faenza è coraggioso,ma questo non basta a renderlo anche interessante.
Il finale è indubbiamente in bilico tra l’amaro e il grottesco (il potere,il successo e il denaro trionfano) ma è fine a se stesso.
Escalation è un film pesantemente datato;va visto,oggi nell’ottica del documento d’epoca,ma nient’altro.
Un festival anche del vintage,della noia,del deja vu.


Per quanto riguarda gli interpreti,bene Capolicchio alle prese con un personaggio odioso che rende al di là delle aspettative,bene una gelida e algida Claudine Auger,meno bene un isolito Ferzetti con un’acconciatura improbabile e per una volta sopra le righe.
Film di assoluta rarità,è presente in rete in una bellissima versione all’indirizzo https://fboom.me/file/df6135fbe0a90/Escalation.1968.mkv

Escalation

Un film di Roberto Faenza. Con Gabriele Ferzetti, Leopoldo Trieste, Claudine Auger, Lino Capolicchio, Didi Perego, Dada Gallotti Drammatico, durata 95 min. – Italia 1968

Gabriele Ferzetti: Augusto Lambertenghi
Lino Capolicchio: Luca Lambertenghi
Leopoldo Trieste: Il sacerdote; il santone
Claudine Auger: Carla Maria Manini
Didi Perego: L’investigatrice privata
Dada Gallotti: L’infermiera

Regia Roberto Faenza
Soggetto Roberto Faenza
Sceneggiatura Roberto Faenza
Fotografia Luigi Kuveiller
Montaggio Ruggero Mastroianni
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Giorgio Giovannini

 

 

novembre 21, 2017 Posted by | Drammatico | , , , , | Lascia un commento

Claudine Auger

Claudine Auger- A A foto

Claudine Auger nasce a Parigi il 26 aprile 1941.
All’anagrafe è Claudine Oger;da ragazza frequenta il College San Giovanna d’Arco e subito dopo il Conservatorio.
E’ una bellissima ragazza,viene immediatamente notata da agenti cinematografici e pubblicitari.
Così vince il titolo di Miss Francia e partecipa alle selezioni di Miss mondo.
L’esordio cinematografico è in un microscopico ruolo,ma di quelli che contribuiscono sicuramente a far parlare di se;si tratta del film Le testament d’Orphée del grande maestro Jean Cocteau.
Ha solo 18 anni quando conosce e sposa lo sceneggiatore e regista Pierre Gaspard-Huit;l’uomo ha 41 anni,23 più di lei ma per la carriera cinematografica di Claudine sarà un incontro professionale molto importante.
Nel 1960 lavora in Gioventù nuda,ancora con un grande regista,Marcel Carnè e l’anno successivo in Les moutons de Panurge di Jean Girault nel ruolo di Monique e sopratutto con un nome diverso,non più Claudine Auger ma Elena Cardy.
Dopo una breve ma importante partecipazione ad uno sceneggiato Tv per la Francia,Le théâtre de la jeunesse partecipa al film collettivo diretto tra gli altri da Godard,De Brocha e Vadim, I sette peccati capitali.

Claudine Auger-Agli ordini del Fuhrer

Agli ordini del fuhrer e al servizio di sua maestà

Claudine Auger-Aragosta a colazione

Aragosta a colazione

Sta per iniziare la svolta della sua carriera.
A ventuno anni è splendida e ha sicuramente discrete doti recitative;grazie ai buoni uffizi di suo marito,ottiene la parte di Isabelle de Sanit Mars nel film di Henry Decoin L’uomo dalla maschera di ferro,accanto alla star francese Jean Marais,a Sylva Koscina,Jean Rochefort.
Il film,ispirato al ciclo di Dumas dei Moschettieri (in particolare all’ultimo capitolo,Il Visconte di Bragelonne) ottiene un discreto successo e finalmente Claudine si mette in mostra,anche e sopratutto per la sua notevole bellezza.
Dopo aver lavorato in Amore alla francese di Robert Parrish,nel 1963 lavora in Italia per la prima volta.
Resterà legata al cinema italiano,grazie anche a Mario Camerini che le affida il ruolo di Amrita nei due film che dirige quell’anno,
Kali Yug, la dea della vendetta e Il mistero del tempio indiano.
Ancora due anni di lavori discreti,come La notte del desiderio di Hans Albin e Peter Berneis,Una bella grinta di Giuliano Montaldo e Yoyo di Pierre Etaix ed ecco che arriva il film della vita,quello che le cambierà la vita e le darà fama internazionale.
Mentre è in vacanza a Nassau lo sceneggiatore e produttore Kevin McClory la nota e le chiede di fare un provino per il film che sta producendo.
Si tratta di Agente 007 Thunderball,che sarà diretto da Terence Young;il ruolo di Domino,che doveva essere affidato ad un’attrice italiana
la porta alla ribalta internazionale.Siamo nel periodo in cui un film con Connery rappresenta un formidabile trampolino di lancio (ben lo sa Ursula Andress) e la sua bellezza,il suo fascino bucano lo schermo e la trasformano in una star.

Claudine Auger-Escalation 2

Claudine Auger-Escalation

Due fotogrammi dal film Escalation

Così fioccano le offerte e nel solo 1966 gira 4 film,tutti tra l’altro di buon livello.
L’uomo di Casablanca di Jacques Deray,storia che la vede protagonista nei panni di una donna a capo di una banda di gangster;
Operazione San Gennaro di Dino Risi,dove interpreta Concettina nel film che racconta il tragicomico tentativo di furto del tesoro di san Gennaro;
Agli ordini del fuhrer e al servizio di sua maestà di Terence Young nel quale è Paulette,film ispirato alla storia della celebre spia Eddie Chapman;
A 25 anni è diventata un’attrice famosa in tutto il mondo.
Ma la sua carriera sembra bloccata in ambito europeo,il cinema americano che è il più importante non sembra prenderla in considerazione.
Comunque sia,chiude l’anno come interprete di punta del film L’arcidiavolo di Ettore Scola al fianco di Vittorio Gassman nel quale è Maddalena De Medici,la donna che salva il diavolo Belfagor e alla fine ne condivide la sorte terrena.Famosa la scena in cui Gassman la denuda improvvisamente mostrandola al popolo fiorentino.

Claudine Auger-Flemmes sur l'Adriatique

Flemmes sur l’adriatique

Claudine Auger-Flic story

Flic story

La vita privata dell’attrice è molto riservata.
Rilascia poche interviste e sopratutto nonostante la notorietà non da scandali o mostra eccessi tipici di altre star del cinema.
Nel 1967 lavora in due film,Gioco di massacro di Alain Jessua al fianco di Jean-Pierre Cassel nel quale è la moglie di Pierre,fumettista che vivrà con
lei una sconcertante avventura e Il padre di famiglia di Nanni Loy al fianco del duo Tognazzi-Manfredi.
Una costante della carriera della Auger,questa.
Il cinema italiano sembra credere molto più in lei di quanto faccia il resto della cinematografia mondiale.
Va detto che dopo gli esordi con le particine nei film dei grandi Cocteau e Carnè in realtà mancherà,nella sua carriera,un altro film che ne rinverdisca
la fama legata al personaggio della Bond girl.

Claudine Auger- Banner filmscoop
Nel 1968 sono ben 5 i film che gira:
Le dolci signore di Luigi Zampa,dove divide il set con un’altra famosa Bond Girl,Ursula Andress;
La battaglia del Mediterraneo,di Alexandre Astruc e Stjepan Cikes,mediocre pellicola a sfondo bellico di scarso successo;
Scusi, facciamo l’amore? di Vittorio Caprioli,per una volta regista,commedia girata al fianco di Pierre Clementi,storia di un giovane mantenuto con finale beffa;
I bastardi,di Duccio Tessari,accanto a star come Rita Hayworth e Klaus Kinskj;
Love Birds – Una strana voglia d’amare,di Mario Caiano,una strana storia in bilico tra il paranormale e l’erotico,film tra ii più difficili da reperire.

Claudine Auger-Gioco di massacro

Gioco di massacro 

Claudine Auger-I bastardi

I bastardi

Nonostante la grande popolarità raggiunta,la sua carriera sembra non avere sviluppi importanti;i film che le offrono sono produzioni poco ambiziose.
Nel 1969 gira un solo film,Come ti chiami amore mio di Umberto Silva accanto a Tina Aumont.
Poi il black out;per due anni resta ferma,ma è grazie al cinema italiano che ritorna in auge,con due thriller di ottima fattura,come La tarantola dal ventre nero di Paolo Cavara accanto alla Bouchet e Giannini e sopratutto lo splendido Reazione a catena di Mario Bava,nel quale è protagonista assoluta e nello anno,il 1971,due film abbastanza osè per lei che tradizionalmente è ostile a mostrarsi senza veli sullo schermo.
Si tratta di Un po di sole nell’acqua gelida di Jacques Deray e di Equinozio di Ponzi,quest’ultimo un film quasi sperimentale letteralmente diventato un invisibile.
Chiude la parentesi italiana con Ricatto alla mala,brutto film diretto da Antonio Isasi-Isasmendi e con Gli ordini sono ordini di Franco Giraldi accanto a Monica Vitti.
Nel 1974 e 1975 gira poca roba e non memorabile,più che altro per le partecipazioni abbastanza brevi;sarà con Flic Story di Deray,che non l’ha dimenticata a ritrovare visibilità.

Claudine Auger-La notte del desiderio 1

La notte del desiderio

Nel frattempo appare in serie tv mai distribuite in italia,come Medical Center e Les oiseaux de Meiji Jingu oppure in film assolutamente mediocri come La dynamite est bonne à boire e L’intrepide.
Lentamente,ma inesorabilmente,sta diventando un’attrice adatta al ruolo di comprimaria piuttosto che adatta a quelli da protagonista;a giocare è sicuramente la sua innata riservatezza,la lontananza dai riflettori,la sua scarsa disponibilità alle interviste, a quello che oggi chiamiamo glamour,ovvero il complesso dell’immagine,del pettegolezzo,della presenza fisica ad avvenimenti mondani.
C’è anche a complicare la carriera la scelta di qualche titolo sbagliato come Metti le donne altrui ne lo mio letto…di Ramón Fernández.
Con Pane, burro e marmellata di Capitani ritorna a lavorare con il cinema italiano che è quello che in fondo le da maggiori soddisfazioni alternando comunque il lavoro con produzioni francesi come Morti sospette,ancora una volta per la regia di Deray.
Le ombre fosche che iniziano ad addensarsi sul cinema,che inizia a vivere un periodo di preoccupante crisi la porta a diradare gli impegni;a parte la partecipazione allo sfortunato Viaggio con Anita di Mario Monicelli,nessun titolo memorabile nel suo palmares.
A parte una breve apparizione nel modesto Prestami tua moglie,tarda commedia sexy datata 1980 per la regia di Giuliano Carnimeo,si hanno notizie della bella Claudine solo per una serie di partecipazioni a film per la tv,come Fregoli (1981)

Claudine Auger-Un pò di sole nell'acqua fredda

Un po di sole nell’acqua gelida

Claudine Auger-L'arcidiavolo 2

Claudine Auger-L'arcidiavolo

Due fotogrammi tratti da L’arcidiavolo

Per tre anni lavora esclusivamente per la tv in opere da noi sconosciute,come Great Performances,Les secrets de la princesse de Cadignan,BBC2 Playhouse,Die goldenen Schuhe e Die Französin.
Al cinema torna nel 1984 con Posti segreti di Zelda Barron e al cinema italiano con l’erotico L’iniziazione di Gianfranco Mingozzi,nel quale è la madre del giovane playboy Roger.
Dopo un ruolo marginale in Il frullo del passero accanto ad Ornella Muti,Claudine dedica più spazio e tempo alla tv tanto da partecipare ad una decina di produzioni,alcune delle quali di buon successo come Una grande storia d’amore di Duccio Tessari del 1988,Oggi ho vinto anch’io 1989,l’importante ruolo di Matilde Linori nella quinta serie della Piovra.
Il suo ultimo lavoro cinematografico risale ormai a oltre 20 anni fa,Los hombres siempre mienten di Antonio del Real mentre l’ultimo lavoro televisivo è Il rosso e il nero del 1997.
Attrice discreta,molto riservata,la Auger aveva tutti i numeri per diventare una stella di prima grandezza;ma probabilmente la cosa non la ha mai attirata veramente tanto ed è così restata ai margini,lavorando con costanza ma difendendo la sua privacy.Non rilascia volentieri interviste e sopratutto non ama parlare di quel ruolo nel film di 007 che le ha dato si fama,ma che la ha anche condizionata pesantemente.

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Claudine Auger-Come ti chiami amore mio

Come ti chiami amore mio

Claudine Auger- Emmenez-moi au Ritz (TV Movie)

Emmenez moi au Ritz

Claudine Auger- Les oiseaux de Meiji Jingu

Les oiseaux de Meiji Jingu

Claudine Auger-Gli ordini sono ordini

Gli ordini sono ordini

Claudine Auger-Il mistero del triangolo del tempio indiano

Il mistero del tempio indiano

Claudine Auger-Il mistero del triangolo delle Bermuda

Il mistero del triangolo delle Bermude

Claudine Auger-Il padre di famiglia

Il padre di famiglia

Claudine Auger-Il triangolo delle Bermuda

Il triangolo delle Bermuda

Claudine Auger-La battaglia del mediterraneo

La battaglia del Mediterraneo

Claudine Auger-La nasse

La nasse

Claudine Auger-La Piovra 5

La Piovra 5

Claudine Auger-La Tarantola dal ventre nero

La tarantola dal ventre nero

Claudine Auger-La vera storia di Eddy Chapman

La vera storia di Eddy Chapman

Claudine Auger-Le dolci signore

Le dolci signore

Claudine Auger-Le théâtre de la jeunesse

Le théâtre de la jeunesse

Claudine Auger-Les secrets de la princesse de Cadignan

Les secrets de la princesse de Cadignan

Claudine Auger-L'iniziazione

L’iniziazione

Claudine Auger-Love birds una strana voglia d'amare

Love Birds – Una strana voglia d’amare

Claudine Auger-L'uomo dalla maschera di ferro

L’uomo dalla maschera di ferro

Claudine Auger-L'uomo di Casablanca

L’uomo di Casablanca

Claudine Auger-Metti le donne altrui ne lo mio letto

Metti le donne altrui ne lo mio letto…

Claudine Auger-Monsieur IL

Monsieur Il

Claudine Auger-Morti sospette

Morti sospette

Claudine Auger-Operazione San gennaro

Operazione San Gennaro

Claudine Auger-Pane burro e marmellata

Pane burro e marmellata

Claudine Auger-Prestami tua moglie

Prestami tua moglie

Claudine Auger-Reazione a catena

Reazione a catena

Claudine Auger-Ricatto alla mala

Ricatto alla mala

Claudine Auger-Scusi facciamo l'amore

Scusi facciamo l’amore?

Claudine Auger-Summertime killer

Summertime killer

Claudine Auger-Tenente del diavolo

Tenente del diavolo

Claudine Auger-The Memoirs of Sherlock Holmes (TV Series)

The Memoirs of Sherlock Holmes

Claudine Auger-Thunderball

Agente 007 Thunderball

Claudine Auger-Un orage immobile

Un orage immobile

Claudine Auger-Viaggio con Anita

Viaggio con Anita

Claudine Auger-Yoyo

Yoyo

Metti le donne altrui ne lo mio letto

Claudine Auger- Banner filmografia

1997 Il rosso e il nero (TV Movie)
1995 Un orage immobile (TV Movie)
1995 Los hombres siempre mienten
1994 L’ombra della sera (TV Movie)
1994 The Memoirs of Sherlock Holmes (TV Series)
1992 Il sale sulla pelle
1990 La bocca
1990 La piovra 5 – Il cuore del problema (TV Mini-Series)
1990 Haute tension (TV Series)
1989 Oggi ho vinto anch’io (TV Movie)
1988 Un amore di donna
1988 Una grande storia d’amore (TV Movie)
1988 Il frullo del passero
1987 Qui c’est ce garçon? (TV Mini-Series)
1987 L’iniziazione
1985 Il pentito
1984 Posti segreti
1984 Tenente del diavolo (TV Movie)
1983 Die Französin (TV Movie)
1983 Die goldenen Schuhe (TV Mini-Series)
1983 Credo (TV Movie)
1982 BBC2 Playhouse (TV Series)
1982 Les secrets de la princesse de Cadignan (TV Movie)
1981 Asalto al casino
1981 Great Performances (TV Series)
1981 Fregoli (TV Mini-Series)
1980 Prestami tua moglie
1980 Fantastica
1979 Il mio socio
1979 Viaggio con Anita
1979 Aragosta a colazione
1978 La Nasse (TV Movie)
1978 Morti sospette
1978 Il triangolo delle Bermude
1977 Pane, burro e marmellata
1977 Emmenez-moi au Ritz (TV Movie)
1977 Spia – Il caso Philby (TV Movie)
1976 Metti le donne altrui ne lo mio letto…
1976 Il colpaccio
1975 Flic Story
1975 L’intrépide
1974 La dynamite est bonne à boire
1974 Borsalino & co.
1974 Les oiseaux de Meiji Jingu (TV Series)
1972 Gli ordini sono ordini
1972 Medical Center (TV Series)
1972 Ricatto alla mala
1971 Equinozio
1971 Un po’ di sole nell’acqua gelida
1971 Reazione a catena
1971 La tarantola dal ventre nero
1969 Come ti chiami, amore mio?
1969 Love Birds – Una strana voglia d’amare
1968 I bastardi
1968 Scusi, facciamo l’amore?
1968 La battaglia del Mediterraneo
1968 Escalation
1968 Le dolci signore
1967 Il padre di famiglia
1967 Gioco di massacro
1966 L’arcidiavolo
1966 Agli ordini del fuhrer e al servizio di sua maestà
1966 Operazione San Gennaro
1966 L’uomo di Casablanca
1965 Agente 007 – Thunderball: operazione tuono
1965 Yoyo
1965 Una bella grinta
1964 Alerte à Orly (TV Mini-Series)
1964 La notte del desiderio
1964 La caméra explore le temps (TV Series)
1963 Il mistero del tempio indiano
1963 Kali Yug, la dea della vendetta
1963 Amore alla francese
1962 L’uomo dalla maschera di ferro
1962 I sette peccati capitali
1961 Le théâtre de la jeunesse (TV Series)
1961 Les moutons de Panurge
1960 Gioventù nuda
1960 Le testament d’Orphée, ou ne me demandez pas pourquoi! Non accreditata
1958 L’amante pura Non accreditata

gennaio 29, 2016 Posted by | Biografie | | Lascia un commento

Le regine dei sogni anni 70 oggi parte seconda

Le regine dei sogni banner

Uno degli articoli più seguiti su Filmscoop riguarda certamente la gallery di foto delle attrici più belle e famose degli anni 60 e 70 ai giorni odierni https://filmscoop.wordpress.com/2010/11/05/le-regine-dei-sogni-anni-70-oggi/

Ecco una nuova galleria di altre attrici. Sono donne bellissime,sensuali alle prese con il passare degli anni; oggi sono tutte delle mature signore,ancora belle e affascinanti.Alcune di loro hanno proseguito regolarmente l’attività cinematografica,altre sono diventate manager,lavorano nel cinema ma non più come attrici, altre non hanno più avuto a che fare con il grande schermo.Questi sono i loro volti,oggi.

 Cinzia MonrealeSempre bellissima e affascinante,comprimaria in molte commedie sexy: Cinzia Monreale

Carole AndrÞ

La celebre Marianna del Sandokan televisivo,attrice di talento: Carole Andrè

Carla Gravina

Sempre affascinante: Carla Gravina

Barbara Magnolfi

Barbara Magnolfi

Barbara De Rossi

Reginetta dei fotoromanzi,buona attrice di film e fictionBarbara De Rossi

Ania Pieroni

L’indimenticabile volto di Inferno: Ania Pieroni

Claudine Auger

L’ex Bond girl Claudine Auger

Stella carnacina

Sempre bellissima,l’attrice e cantante Stella Carnacina

 Olga Karlatos

E’ stata una delle protagoniste del cinema 70, Olga Karlatos

Nadia Cassini

Il posteriore più ammirato del cinema sexy, Nadia Cassini

Monica Zanchi

Protagonista dei film della serie Emanuelle, Monica Zanchi

Maria Grazia Buccella

Reginetta di bellezza nella commedia anni 70, Maria Grazia Buccella

Lisa Gastoni

Bellissima e sensuale, Lisa Gastoni

Lilli Carati

Una storia personale travagliata, Lilli Carati

Ines Pellegrini

L’attrice preferita da Pasolini, Ines Pellegrini

Haydee Politoff

Inconfondibile il sorriso di Haydee Politoff

Francoise Fabian

Splendida: Francoise Fabian

Florinda Bolkan

Un autentico mito: Florinda Bolkan 

Florence Guerin

Sempre affascinante la reginetta dei soft core anni 80, Florence Guerin

Elke Sommer

La protagonista dei film di Bava, Elke Sommer

Dominique Sanda

L’indimenticabile Dominique Sanda

Daria Nicolodi

La regina del thriller, Daria Nicolodi

Daniela Giordano

Sempre bella, l’ex reginetta Daniela Giordano

Seguite il link aggiornamenti per vedere le gallerie ricaricate!

https://filmscoop.wordpress.com/2014/09/01/aggiornamenti/

settembre 18, 2014 Posted by | Miscellanea | , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Claudine Auger Photogallery

Files Pictures of French Actress Claudine Auger

 

Claudine Auger Photobook 18

 

Claudine Auger Photobook 17

 

Claudine Auger Photobook 16

 

Claudine Auger Photobook 15

 

Claudine Auger Photobook 14

 

Succesful fashion show

 

Claudine Auger Photobook 12Claudine Auger Photobook 11

 

Claudine Auger Photobook 10

 

Claudine Auger Photobook 9

 

Claudine Auger Photobook 8

 

Claudine Auger Photobook 7

 

Claudine Auger Photobook 6

 

Claudine Auger Photobook 5

 

Claudine Auger Photobook 4

 

Claudine Auger Photobook 3

 

Claudine Auger Photobook 2

 

Claudine Auger Photobook 1

 

Claudine Auger Photobook 20

marzo 13, 2014 Posted by | Photogallery | | Lascia un commento

Un po di sole nell’acqua gelida

Un pò di sole nell'acqua gelida locandina 2

Subito dopo i grandi successi al botteghino ottenuti con due campioni di incasso come La piscina del 1969 interpretato da Romy Schneider e Alain Delon e Borsalino del 1971 con protagonista ancora Delon in coppia con l’altro idolo dei francesi “Bebel” Jean Paul Belmondo, Jaques Deray dirige, nel 1971 Un po di sole nell’acqua gelida ( Un peu de soleil dans l’eaux froides ), riducendo per lo schermo l’omonimo romanzo di Francois Sagan.
Il libro, che racconta la storia di un amore dal finale tragico tra un seduttore cinico ed egoista e una bella donna di provincia, ben si prestava con tutte le sue implicazioni sia sentimentali che descrittive con lo sfondo della provincia francese ad una trasposizione cinematografica di rilievo.

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Deray sceglie la strada più difficile, centrando l’obiettivo sulla tormentata storia d’amore dei due protagonisti ma rimanendo in modo irrimediabile solo sulla superficie, non indagando abbastanza sulla psiche dei due personaggi e sopratutto non mettendoci nulla di suo, restando fedele al racconto in modo troppo didascalico.
La trama:
Gilles Lantier è un giornalista che lavora per la testata France press.
E’ giovane, bello e sopratutto adulato dalle donne,è un don Giovanni abituato alle avventure galanti.Ma è anche cinico e arrivista, immaturo e sopratutto egoista.
Ha una relazione fissa con una sua collega americana, relazione che ormai si trascina stancamente sopratutto per colpa di Gilles che un giorno decide di dare un taglio alla routine e molla la capitale per andare a casa di sua sorella Odile che abita a Limoges, una cittadina della Francia centrale.

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Qui, a contatto con una vita sicuramente meno disordinata e più a dimensione umana Gilles dovrebbe riprendere entusiasmo e slancio ma viceversa sembra languire irrimediabilmente.
Tuttavia un incontro sembra cambiare in meglio tutta la situazione:irrompe nella sua vita Nathalie Silveneur, una giovane e bella donna sposata ma senza figli, una donna ancora alla ricerca dell’amore vero.
Tra i due è colpo di fulmine a prima vista e inizia cosi per loro una relazione appassionata.
Ma Gilles non si trova a suo agio nella cittadina e decide di tornare a Parigi, incurante delle aspirazioni di Nathalie,che per lui decide comunque di voltare le spalle al suo presente per affrontare una nuova vita, densa di incognite.
Che non tardano a presentare il conto quando Gilles, da essere profondamente egoista, inizia a trascurare la donna, che ora si sente completamente sola nella grande città in cui non ha punti di riferimento.

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Quando la donna un giorno coglie casualmente un riferimento fatto da Gilles ad un amico nel quale l’uomo sembra essere stanco della loro relazione, Nathalie, che per lui ha sacrificato tutto sceglie la via più drammatica per risolvere la situazione…
Occasione persa, per Deray, questa riduzione cinematografica del romanzo della Sagan, ben più introspettivo e profondo di quanto invece alla fine risulti superficiale il film.
Deray non scava e non incide, rimanendo ai margini di una storia che richiedeva una sensibilità diversa sia nelle descrizioni dei personaggi sia nelle atmosfere che avrebbero dovuto illustrare metaforicamente la storia.
Vien fuori un film abbastanza lento e senza nerbo, che non incide e non lascia alla fine alcuna traccia.
Eppure di occasioni ce ne erano tante;dalla possibilità di descrivere il mondo provinciale francese alla ricerca delle motivazioni di Nathalie che portano la donna ad abbandonare la sua vita per seguire le orme del bamboccio di cui si innamora.
Lo stesso personaggio di Gilles è alla fine schematizzato, stereotipato e il giornalista appare freddo e cinico, calcolatore e quasi ripugnante nella sua figura di tombeur des femmes.

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Alla resa dei conti il film appare debole e senza nerbo, confuso e poco interessante.
Il che però non va imputato ai due attori protagonisti, la splendida Claudine Auger e il bravo Marc Porel, che fanno la loro parte dignitosamente.
Nonostante la sceneggiatura di Flaiano, che collabora con Jean-Claude Carrière e lo stesso Jacques Deray alla costruzione della versione cinematografica, il film delude profondamente non elevandosi mai oltre la mediocrità.
Film per altro quasi scomparso dalla circolazione, visto che è ignorato dai palinsesti televisivi e sopratutto non esiste in rete in alcuna versione.
Un po’ di sole nell’acqua gelida
Un film di Jacques Deray. Con Barbara Bach, Claudine Auger, Marc Porel, Gérard Depardieu-Titolo originale Un peu de soleil dans l’eau froide. Drammatico, durata 110′ min. – Francia 1971

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Claudine Auger … Nathalie Silvener
Marc Porel … Gilles Lantier
Judith Magre … Odile
Barbara Bach … Héloïse / Elvire
André Falcon … Florent
Jean-Claude Carrière Jean- … François, marito di Nathalie
Nadine Alari … Gilda
Gérard Depardieu … Pierre, fratello di Nathalie
Marc Eyraud … M. Rouargue
Jacques Debary … Fairmont
Max Vialle … M. Pontier

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Regia: Jaques Deray
Sceneggiatura:Ennio Flaiano, Jean-Claude Carrière e Jacques Deray
Racconto:Francoise Sagan
Musiche: Michel Legrand
Montaggio:Henri Lanoë
Fotografia:Jean Badal
Production Design : François de Lamothe

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“Sono molto spiacente,” disse. “Se avessi pensato che rettificare una citazione potesse indisporla fino a questo punto, sarei stata zitta.”
“Niente di quel che proviene da una bella donna può indispormi,” disse Fairmont con un sorrisetto.
“Finirò fattorino in questo giornale,” pensò Gilles, e rivolse uno sguardo implorante verso Jean che seguiva la scena con aria impassibile. Impassibile e persino segretamente felice. Ma lo era di vedere Fairmont finalmente preso in castagna o di vedere Nathalie mettere lui, Gilles, in una situazione spiacevole…? Per il resto del pasto la conversazione languì e tutti si lasciarono molto presto. Quando furono soli a casa, Nathalie si voltò verso di lui:
“Sei arrabbiato, no? Anche lui era irritante…Ho visto raramente un uomo così pretenzioso.”
“Però è lui che ci fa vivere, oggi come oggi,” disse Gilles.
“Non è un buon motivo per confondere Stendhal con Balzac,” disse lei tranquillamente, “soprattutto con quella autorità imbecille…”
“Imbecille o no, è il mio capo,” disse Gilles.
Era stizzito di sentirsi pronunciare frasi simili. Si sentiva “giovane tecnocrate” o “vecchio impiegato”. Non, in ogni caso, il giornalista furbo e disinvolto che voleva essere. E ciò a causa di quella donna, al suo fianco, che sorrideva. Perché lei non stava al gioco, dopotutto? Sapeva bene che le cose sono quelle che sono e che ci sono casi in cui bisogna piacere, reprimersi, magari per ridere più tardi della propria viltà? Non si poteva fare i sinceri a Parigi nell’anno 1967, esercitando quella professione. Era evidente, e c’era una specie di malafede nell’ostinarcisi. Perché metteva in ogni cosa quell’intransigenza, quell’orrore delle mezze misure che erano le sole, ahimè o non ahimè, che permettono di vivere tranquillamente? Si sentiva come tradito da lei e glielo disse.
“Se mi piacessero le mezze misure,” rispose lei, “non sarei qui. Sarei a Limoges e verrei a fare l’amore con te ogni quindici giorni. “
“Stai confondendo un po’ i sentimenti con le azioni clamorose,” disse lui. “Mi hai seguito solo perché mi amavi, perché ti amavo e perché non c’era altro da fare. Questa necessità non era così evidente, stasera, nel tuo comportamento con Fairmont.”
“Volevo semplicemente dire che se avessi potuto sopportare quell’uomo, avrei potuto altrettanto bene sopportare la mia vita passata, tutto qui. “
Qualcosa si stava esasperando in Gilles, una specie di rancore che non aveva mai individuato come tale in se stesso.
“Insomma, sei contenta del tuo personaggio: la donna che lascia tutto per il suo amante, che corre da un museo all’altro e si estasia davanti alle opere d’arte, che scopre personaggi di Cechov nei Nicolas…

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marzo 2, 2014 Posted by | Drammatico | , , , , | Lascia un commento

Reazione a catena (Bay of blood)

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Una villa situata all’interno di una baia deserta e semi-selvaggia è teatro di una serie di tragici avvenimenti.
La struttura è di proprietà della  contessa Federica Donati, che vi vive in completo ritiro in compagnia del marito.
Una sera l’anziana contessa viene uccisa da una mano misteriosa; la donna è costretta a infilare la testa in un cappio, morendo così strangolata.
L’assassino ( lo sappiamo subito) è stato il marito, ma ben presto il quadro muta direzione, perchè anche l’uomo viene ucciso, colpito da un killer che lo accoltella.
Un nuovo cambio di scena introduce un altro personaggio; si tratta di Franco Ventura, un architetto speculatore che altro non attendeva che la morte della contessa Donati per poter avviare un processo di cementificazione a scopo turistico della baia, cosa alla quale la vecchia contessa si era sempre opposta.

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Laura Betti è Anna Fossati

Reazione a catena 13Claudine Auger interpreta Renata Donati

Ventura, dopo aver salutato la sua amante Laura, si avvia verso la baia, forte anche della mancanza di sospetti della polizia, che ha archiviato il caso come suicidio, avendo ritrovato un biglietto in cui la contessa annunciava il suicidio (evidentemente falso) e non avendo trovato traccia del marito.
Nel frattempo nella baia arrivano quattro ragazzi, due maschi e due ragazze straniere, venuti a passare una giornata di relax; una di queste giovani, mentre fa il bagno rimane incastrata in una corda alla sommità della quale è legato il corpo del marito della contessa Donati.

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Un altro efferato omicidio

La ragazza, spaventata a morte, fugge nuda per l’imbarcadero e poi verso la boscaglia, ma qui viene raggiunta dal misterioso assassino e uccisa brutalmente a colpi di falce.
Stessa sorte tocca i restanti ragazzi; l’assassino dopo essersi liberato uccidendolo di uno dei giovani, uccide gli altri due ragazzi con un tremendo colpo di lancia mentre i due sono impegnati in un rapporto sessuale.
Sulla tragica baia arrivano altri personaggi; sono Renata Donati, figlia dei due morti assassinati e suo marito Alberto con i due figli, un bambino e una bambina.

Alla donna viene immediatamente riservato uno choc.
Nella barca del pescatore Simone infatti trova il corpo del padre, coperto da un grosso polipo; il pescatore si giustifica dicendo di averlo appena pescato, ma le cose sono destinate a complicarsi ulteriormente.
Nella villa dell’architetto Ventura la giovane Renata scopre con orrore la presenza dei corpi dei quattro ragazzi massacrati, e riesce a sfuggire all’uomo che la assale con un’accetta.

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I due figli di Alberto e Renata, interpretati dai bravissimi Renato Cestiè e Nicoletta Elmi

Dopo averlo ferito con un paio di forbici, Renata fugge verso suo marito.
Ancora un arrivo imprevisto; è quello di Anna, moglie di Paolo Fossati (entomologo) una coppia che vive nella baia.
Per pura casualità Anna scopre i cadaveri nella villa di Ventura, ma finisce orrendamente decapitata, mentre suo marito Paolo viene ucciso dal marito di Renata per timore che chiami la polizia e riferisca ciò che ha visto.
Ad uccidere Anna infatti è stata Renata.
Perchè?
Lo apprendiamo da due brevi flashback.
Prima però assistiamo all’arrivo sulla scena del delitto di Laura, l’amante di Ventura, che la invita ad andare da Simone.
Simone in realtà è  il figlio naturale della contessa Federica Donati; è stato lui ad uccidere la madre e il patrigno simulando il suicidio della contessa e occultando il cadavere del patrigno stesso, uccidendo in seguito i quattro sventurati ragazzi che avevano scoperto il corpo dell’uomo.
Il tutto per poter vendere la licenza edilizia della baia a Ventura; ma Simone capisce che Laura e Ventura lo hanno manipolato.

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L’ormai celebre fotogramma della morte dei due ragazzi

Uccide così la donna, ma viene a sua volta abbattuto da Alberto.
I due diabolici complici sembrerebbero averla fatta franca, ma c’è l’ennesimo colpo di scena in arrivo….
Reazione a catena di Mario Bava (girato nel 1971) è un film complesso con una struttura a mosaico e una trama ampia e purtroppo a tratti anche farraginosa e confusa.
Se da un lato vanno esaltati quelli che sono i pregi del film, ovvero la sua crudezza nel mostrare i dettagli più efferati dei vari delitti che si susseguono, la solita accurata ricercatezza tipica di Bava nella fotografia, l’impeccabile recitazione del cast molto ben assortito, dall’altro non si può non notare una certa approssimazione nello svelare i retroscena che portano i vari protagonisti (tutti in qualche modo indissolubilmente legati fra loro) a scannarsi per il solito vil denaro.
Ma a Bava probabilmente la cosa interessava poco; il film mostra una misoginia, un’amarezza e una visione cinica della realtà che a ben vedere sono l’asse portante della pellicola.

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La morte della Contessa

nessuno dei personaggi che incontriamo nel film merita una lacrima o un banale “peccato” man mano che assistiamo all’orgia di sangue scatenata dalla morte della vecchia contessa.
Sono tutti personaggi negativi, il marito della contessa e l’avido Ventura, l’assassino Simone e i due terrificanti coniugi Renata e Alberto e in ultimo anche i due figli della coppia, che assicureranno una giustizia sommaria chiudendo il cerchio, con quei due sorrisi luciferini che spuntano sui loro volti infantili quando sparano ai genitori.
Un’umanità malata, quindi, vittima del desiderio di possesso e di ricchezza, un’umanità che paga però con la vita le proprie debolezze.
Sono tutte morti slasher, violentissime, con primi piani che in fondo hanno fatto la storia del cinema thriller/giallo, stabilendo dei canoni che saranno replicati all’infinito dai tantissimi epigoni che il film vanterà.

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Bava gioca con gli effettacci, distribuisce morti ammazzati a tutto spiano ;alla fine di tutti i protagonisti restano vivi solo i bambini che innocenti non sono, perchè ammazzano i loro genitori non sappiamo quanto per gioco e quanto per crudele e innata malvagità.
Memorabili le sequenze dell’impiccagione della vecchia contessa, della morte della ragazza uccisa da una falce (Brigitte Skay) con i particolari in primo piano e poi l’apoteosi dei due morti trafitti in un colpo solo mentre fanno l’amore. Da citare anche il rinvenimento del corpo del vecchio conte in una barca, con il volto coperto da un polpo.
Il finale  mostra un Bava amarissimo, come amaro era stato nello svolgimento del film stesso; per capire la rivoluzione copernicana del Bava di questo film basta pensare a quello che era stato il suo film precedente, 5 bambole per la luna d’agosto (1970) da lui poco amato e va detto, anche dal suo pubblico.

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Brigitte Skay

E’ un Bava ormai maturo, cinico e disincantato, che all’età di 56 anni ha ormai la possibilità di esprimersi come crede.
Ed è anche fortunato, il regista ligure perchè per una volta viene lasciato libero di comporre e scomporre, di adattare e riadattare senza il solito fiato sul collo del produttore che premeva per il lavoro finito.
In condizioni ideali, il regista produce uno dei primi 5 film thriller italiani di sempre, che ispirerà altri registi e che farà da caposcuola a tanti prodotti successivi.
Qualche nota sul cast: tutti decisamente bravi dalla Auger a Pistilli, passando per Laura Belli e Leopoldo Trieste.
Da segnalare la giovanissima Nicoletta Elmi, che interpreterà diversi film del genere giallo.

Reazione a catena,un film di Mario Bava. Con Luigi Pistilli, Claudine Auger, Isa Miranda, Claudio Volonté, Anna Maria Rosati, Leopoldo Trieste,Chris Avram, Brigitte Skay
Horror, durata 81 min. – Italia 1971

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Claudine Auger: Renata Donati
Luigi Pistilli: Alberto
Laura Betti: Anna Fossati
Claudio Volonté: Simone
Leopoldo Trieste: Paolo Fossati
Isa Miranda: Federica Donati
Chris Avram: Franco Ventura
Anna Maria Rosati: Laura
Brigitte Skay: ragazza che si tuffa
Paola Rubens: ragazza trafitta
Roberto Bonanni: Roberto
Guido Boccaccini: Luca
Giovanni Nuvoletti: conte Filippo Donati
Nicoletta Elmi: figlia di Alberto
Renato Cestiè: figlio di Alberto

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Regia     Mario Bava
Soggetto     Franco Barberi, Dardano Sacchetti
Sceneggiatura     Mario Bava, Filippo Ottoni, Joseph McLee, Sergio Canevari (non accreditato), Francesco Vanorio (non accreditato)
Produttore     Giuseppe Zaccariello, Fernando Franchi
Fotografia     Mario Bava
Montaggio     Carlo Reali
Effetti speciali     Carlo Rambaldi
Musiche     Stelvio Cipriani
Scenografia     Sergio Canevari
Costumi     Enrico Sabbatini
Trucco     Franco Freda

Le recensioni qui sotto appartengono al sito http://www.davinotti.com

TUTTI I DIRITTI RISERVATI


Ci sono cose notevoli (fotografia da urlo, musica godibile, inquadrature eccezionali, immagini indimenticabili), ma i passaggi della trama sono svolti in maniera talora confusa, o frettolosa, problema che una seconda visione non risolve più di tanto. Il celebrato finale mi sembra incollato (e pure male) col nastro adesivo. Cast godibile, con qualche presenza non proprio centrata (Brigitte Skay che fa la ragazzina…), ma col grande Leopoldo Trieste (doppiato da Amendola!). Certo è che entomologi e oggetti acuminati ricordano qualcosa di antico…

La “Reazione a Catena” è quella innescata dal desiderio di ereditare, che spinge un gruppo di loschi personaggi a compiere azioni inimmaginabili. Nessuno è quello che appare e soprattutto nessuno è meritevole di vivere. È un Bava nerissimo, quello che firma il primo splatter italiano, dietro suggerimento di Dardano Sacchetti (qua al suo primo vero lavoro -dopo Il gatto a nove code – in sede di sceneggiatura); dove non c’è scampo, dove l’economia della storia (“Ecologia del Delitto” ed “Antefatto” sono i titoli alternativi) porta inevitabilmente alla morte.

Bava scatenato in uno dei suoi capolavori. La trama è solo un pretesto per un efferato commentario sociale e, soprattutto, per un saggio di virtuosismo. Con nonchalance da gran signore il Maestro butta là una citazione di Borges (!) affidata a Chris Avram (!!), risolvendo in trenta secondi e due inquadrature un corto circuito fra cultura alta e popolare su cui altri hanno scritto tomi pallosissimi. Grandi Trieste e la Betti, peccato (si fa per dire) per il doppiaggio, tanto più che nella versione inglese Trieste si doppiò da sè.

Discreto thriller piuttosto splatter, girato con mestiere ma con qualche ingenuità, che fa dell’ambientazione e proprio delle scene più violente e sanguinarie i suoi punti di forza. La sceneggiatura invece, abbastanza sconclusionata, non aiuta lo spettatore, che può però contare su alcune caratterizzazioni interessanti e riuscite, come quelle dei coniugi, lui appassionato d’insetti e lei di occulto, che nonostante rasentino la macchietta, danno colore e carburante alla pellicola. Il finale lascia parecchio di stucco (una sorta di tragica burla). Un’occhiata, comunque, la merita di certo.

Misantropo e splatter, il vertice dell’arte più delirante di Bava, nonché prototipo del fortunato filone slasher. Zoom onnipresente, soggettive e primi piani a iosa e splendida fotografia. Omicidi efferatissimi e fantasiosi, poi ripresi pari pari in altri film, come Venerdì 13 e Tenebre. Finale spiazzante e cinico, all’insegna dello humour più nero. I personaggi sono insetti insignificanti e senz’anima, in balia della Morte, ma le caratterizzazioni dei rispettivi attori, comunque, molto buone.

Strepitoso thriller di Bava in cui il regista romano è al suo meglio. Un vero e proprio capolavoro del genere slasher, amato, imitato e straimitato da tantissimi registi americani e non. Basti vedere come la serie “Venerdi 13” (un esempio su tutti: l’assassinio della coppia che copula) saccheggi a piene mani da questo gioellino della nostra cinematografia del brivido. Per l’epoca fu un notevole choc visivo: il sangue, infatti, scorre a fiumi. In più, rispetto ai suoi epigoni, Bava colora il suo film con note di ironica e corrosiva cattiveria.

Faide familiar-commerciali attorno alla proprietà di un ameno laghetto, con morti a go-go, preferibilmente tramite accettate. Come spesso accade in film di questo tipo, i personaggi principali sono quasi tutti più o meno ambigui e/o antipatici, tanto da alimentare i sospetti nei loro confronti, mentre i comprimari/carne da macello assicurano la dose di tette nude e sesso facile. Alcuni omicidi sono piuttosto truculenti, ma la trama è inutilmente complicata, il livello della recitazione scarso (si salvano Betti e Trieste, coppia stramba)

Film fondamentale, ma non per questo riuscito al 100%. Fondamentale perché rappresenta il primo esempio di quello che negli anni a venire sarà un filone di grande successo di pubblico: il cosiddetto “slasher”. Una serie di omicidi legati uno all’altro da un esile sviluppo narrativo. Non riuscito al 100% perché proprio la trama è la parte debole del film, anche se indubbiamente, in pellicole di questo genere, non è la cosa fondamentale. Forse visto all’epoca della sua uscita poteva essere maggiormente apprezzato. Comunque da vedere.

Fondamentale. Il film che ha ispirato decine di successivi slasher movie americani, diretto dal nostro genio Mario Bava, che dirige un film sanguinosissimo con delitti feroci per l’epoca e che funzionano ancora (memorabile la testa tagliata alla Betti), ma che soprattutto gode della particolarissima costruzione della storia: una vera e propria reazione a catena. Ineccepibile anche il cast e lo score di Stelvio Cipriani. Essenziale.

Il più bel film di Bava e uno dei migliori thriller italiani. Regia e fotografia sono di livelli altissimi: non c’è un’inquadratura fuori posto e ogni singola scena riesce in qualche modo a dire qualcosa di interessante. La sceneggiatura, crudele ma innovativa, procede in un crescendo di cattiverie che culmina in un finale tanto ironico quanto cinico (e sicuramente imprevedibile). Perfetto il cast e bellissima la colonna sonora di Cipriani, ricca di temi e incredibilmente adatta al film.

Quanto a varietà di omicidi e componente visionaria siamo dalle parti di Argento. Bava ci aggiunge una guida degli attori degna di questo nome (vedi Pistilli e Trieste), location e musiche di sicuro effetto, un filo logico tirato ma che non si spezza. Difetta piuttosto nel montaggio e nella cura dei dettagli, tipo la Skay che muore e respira ancora (il pancino la tradisce). Diciamo che gestire tredici omicidi così poliedrici porta a trascurare cose più banali..

Film seminale, ma per una mala razza come Venerdì 13. Ciò non toglie che sia un film genialoide, con degli ammazzamenti magistrali e per l’epoca inediti (il polpo sulla faccia del defunto Nuvoletti…). Un tocco di ironia finale mette pace a tanti adulti cattivi e bramosi; può sembrare ridicolo ma in realtà è la strizzata d’occhio amara di un piccolo genio del cinema che, senza accorgersene, sarà padre di tanti altri autori (da Argento – il peggiore – fino ad Almodovar e Tarantino – il migliore).


Un Bava scatenato se ne infischia della logicità e nessi narrativi, per offrirci una sarabanda infernale di omicidi. È un film molto divertente e molto splatter, con effetti speciali (curati da Carlo Rambaldi) che ancora oggi lasciano stupiti per il loro realismo. Dalla sua ha anche un cast di tutto rispetto, impensabile per una produzione italiana di oggi. Ma dove è veramente magnifico è nella resa fotografica: carrelli e zoomate creano delle soluzioni quasi optical. È soprattutto un film da guardare, da “percepire” sulla pelle. È nato lo slasher.

Molto bello. Ha ispirato (si nota sopratutto la scena dell’amplesso finito… male) molti film d’oltreoceano ma come al solito ingiustamente ha avuto meno successo. Ottimo il cast, bella fotografia, ottime le scene degli omicidi… Unica pecca? Il finale.

Galeotta fu la baia. Delitto su delitto, per uomini e donne senza scupoli. Così tanto, da indurmi a rifiutare qualsivoglia verosimiglianza. Reazione a catena, una catena intricata, ma che conduce allo stesso lucchetto. Un destino beffardo, che premia l’inconsapevolezza e l’ingenuità, l’anti premeditazione a scopo di lucro. Ecologia di un delitto, l’interazione poco amichevole tra uomini e ambiente, ma soprattutto tra uomini e uomini, col danaro terzo incomodo. Delitti, mutilazioni e fendenti vari ammirevoli per fantasia. **1/2

Primo slasher della storia del cinema: banale nella trama, efferato e seriale nei delitti. Bava tiene a cuore l’aspetto moralistico. Sin dall’inizio crea analogie tra uomini e insetti, così che anche il secondo titolo del film (Ecologia del delitto) acquisti un senso. La pellicola presenta un forte utilizzo dello zoom, abbinato ad un continuo fuoco/fuori fuoco. In tal modo, Bava mostra e non mostra, afferma e poi nega, come nell’inquietante finale ribaltato. Film che dà la spinta a Venerdì 13 di Sean Cunningham e allo slasher in genere.

Cattivo e a tratti ironico; non si può per questo film non riconoscere a Bava di aver dato un contributo fondamentale ad un genere (o filone che sia) che col tempo ha mostrato sempre meno cose e che già qui ha messo in evidenza i punti deboli. Non si può non riconoscere un ottimo impianto visivo ma anche concettuale, in questa festa di omicidi dove il delitto brutale assume un aspetto raffinato ed elegante, tutto materiale che assorbirà Argento. Ma troppi sofismi e troppo pensiero rendono pesante e poco interessante una trama debole di suo.

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febbraio 16, 2011 Posted by | Thriller | , , , , , , , , | 5 commenti

L’iniziazione

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Roger, poco più che adolescente, terminati gli studi in città, si reca per le tradizionali vacanze estive nella residenza del padre, in una lussuosa villa nelle campagne; suo padre è un industriale, che si occupa di decorazioni militari, quindi di conseguenza aspetta le buone notizie da Parigi, riguardanti un intervento militare della Francia in guerra. Siamo infatti alla vigilia della prima guerra mondiale, e il giovane Roger arriva nella villa paterna accolto da un folto schieramento di donne.

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A parte lui, e gli uomini del vicino villaggio, di esseri di sesso maschile in giro non c’è nemmeno l’ombra; così il ragazzo si trova nell’invidiabile posizione di essere l’unico maschio della villa, fatta eccezione per un professore appassionato di astronomia, poeta in erba, che corteggia apparentemente senza successo la sorella della madre. Nella villa, oltre alla madre, donna inflessibile e di costumi morigerati, ancor chè giovane, ci sono la sua saccentissima e indisponente sorellina, un’altra zia,

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fidanzata con un ancor più odioso ufficiale che partirà ben presto per il fronte, l’insegnante di inglese della petulante, insopportabile sorellina, la cameriera Ursula, una simpatica,molto disponibile ragazza, un’altra cameriera. A completare il quadro, non manca anche la moglie vogliosa di un contadino, con evidenti problemi di confusione mentale. Dopo aver sperimentato i modi sgarbati dell’ufficiale fidanzato della zia, Roger impara a muoversi in quell’universo tutto al femminile.

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Scopre che sua madre, all’apparenza tanto arcigna e morigerata, fa strani giochi erotici con il padre; sopratutto viene iniziato alle gioie dell’amore dalla cameriera Ursula, che gli insegna i primi rudimenti del sesso. E’ una scoperta che cambia la vita del ragazzo, che da quel momento inizia a sedurre tutto ciò che incontra. Cadranno vittime (consapevoli e vogliose) dell’assatanato ragazzo la governante inglese, sedotta vicino ad uno stagno, l’altra cameriera di casa, la contadina matura e per finire anche la zia bramata dal professore poeta.

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In alcuni casi, il giovane Roger passerà nottate di fuoco in compagnia contemporaneamente di Ursula, della professoressa d’inglese e dell’altra cameriera. Alla fine dell’estate scoprirà di averne messe in cinta addirittura tre; con uno stratagemma, riuscirà ad appioppare la zia al professore poeta, l’altra zia all’ufficiale e la simpatica e prosperosa Ursula ad un contadino del posto. partirà dalla villa soddisfatto e consapevole di aver passato un’estate irripetibile.

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Preso a larghe mani dal romanzo erotico di Guillaume Apollinaire Les exploits d’un jeune Don Juan, uscito postumo nel 1923, L’iniziazione, film del 1986 diretto dal nostro Mingozzi, è un prodotto che si distacca nettamente dalla produzione erotica; è difatti un film con molte ambizioni, ben girato, con una trama fresca e di stampo boccaccesca, mai volgare nonostante le numerose scene di nudo del film.

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Ma è un film che limita al massimo gli amplessi, basandosi più che altro sulla descrizione ambientale, e non disdegnando, quando possibile, il riferimento all’antimilitarismo e all’anticlericalismo di Apollinaire, pur conservando un’aria goliardica che è il maggior pregio del film. Splendida l’ambientazione, così come splendidi sono i costumi e la fotografia.

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Molto ben assortito il cast. Bene Claudine Auger, che interpreta il ruolo della mamma di Roger, consorte dell’industriale vizioso,; bravo Fabrice Jossa, il giovane e effervescente Roger, bella e prorompente Serena Grandi nel ruolo di ursula, la cameriera che “svezzerà” l’adolescente, bene anche Virginie Ledoyen e Marina Vlady. Un film sicuramente godibile, fresco, una ventata di sano erotismo, non malato, e sopratutto mai esplicito.

L’iniziazione, un film di Gianfranco Mingozzi. Con Serena Grandi, Claudine Auger, Fabrice Josso, Marina Vlady, Bérangère Bonvoisin, François Perrot, Aurélien Recoing, Virginie Ledoyen Erotico, durata 99 min. – Italia 1986.

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Serena Grandi: Ursula
Claudine Auger: la madre
Marina Vlady: Madame Muller
Fabrice Josso: Roger
François Perrot: il padre
Aurélien Recoing: Adolphe
Rosette: Helene
Laurent Spielvogel: sig. Frank
Alexandra Vandernoot: Elisa
Marion Peterson: Kate
Yves Lambrecht: Roland
Virginie Ledoyen: Bertha
Rufus: il monaco
Bérangère Bonvoisin: zia Marguerite
Daniel Langlet: sig. Muller
Jean-Claude Frissung: Valentin

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Regia Gianfranco Mingozzi
Soggetto Guillaume Apollinaire (romanzo)
Sceneggiatura Jean-Claude Carrière, Peter Fleischmann, Gianfranco Mingozzi
Produttore Chantal Bergamo, Enzo Porcelli, Lucien Duval, Nicolas Duval-Adassovsky
Casa di produzione Antea Cinematografica, Orphée Arts, Lagonda Films, Les Films Ariane, Séléna Audiovisuel
Fotografia Luigi Verga
Montaggio Alfredo Muschietti
Musiche Nicola Piovani
Scenografia Jacques Saulnier
Costumi Yvonne Sassinot de Nesle
Trucco Gilberto Provenghi, Marc Blanchard

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Serena Verdirosi: la madre
Rossella Izzo: Madame Muller
Gianni Marzocchi: il padre
Isabella Pasanisi: Helene
Sergio Di Stefano: sig. Frank
Anna Rita Pasanisi: Elisa
Roberto Chevalier: Roland
Gianfranco Bellini: il monaco
Vittoria Febbi: zia Marguerite

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L’opinione di B.Legnani dal sito http://www.davinotti.com

Simpaticamente ribaldo. Mingozzi dirige con estro brioso, in mezzo alla natura (siamo al Castello di Béhoust) e agli amori ancillari, dando buona forma alla materia erotica, trattata con maliziosa grazia, nonostante gli eccessi recitativi del protagonista, fin troppo stupito e vertiginoso. C’è Serena Grandi, al suo massimo. Il cannocchiale (simbolo fallico) calante, c’è anche in Homo Eroticus. Essendo tratto da libro di Apollinaire, è inevitabile che la splendida fotografia sia di Verga (Luigi).

L’opinione di Undying dal sito http://www.davinotti.com

1914: il collegiale Roger (Fabrice Josso) rientra a casa per le vacanze estive. L’avvio del conflitto mondiale lo lascia unico maschio tra le mani di una variegata quantità di donne. Domestiche, mogli e persino zia e sorella. L’iniziazione al sesso -provocata dalla formosa Ursula (Serena Grandi)- per il giovane ragazzo ha il sapore dell’avventura senza fine. Il taglio erotico del film soggiace ad un’ironia raffinata e riuscita, mentre la lieve polemica sull’inutilità della guerra è surclassata da un testo sporcaccione: ricche e plebee, nel film, scopan tutte senza ritegno. Esilarante il prete.

L’opinione di Pigro dal sito http://www.davinotti.com

Un’estate particolarmente fruttuosa per l’adolescente che approda in una villa piena di donne vogliose con cui perdere la verginità. Dal romanzo di Apollinaire, una gaia ventata di libertinaggio senza troppe morbosità o retropensieri: puro istinto sessuale che governa scherzosamente e ironicamente il mondo. Ma troppa leggerezza rende un po’ vacua e manierista l’operazione, rivelando la sua sostanziale pudicizia. Non mancano i momenti brillanti, ma neanche quelli mosci perché prevedibili. Comunque simpatico.

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giugno 21, 2009 Posted by | Erotico | , , | Lascia un commento

La tarantola dal ventre nero

Un misterioso personaggio ricatta Maria,con una foto che la ritrae con il suo amante. Ma,misteriosamente,la donna viene uccisa in maniera orribile;viene pugnalata e orribilmente straziata,con l’addome aperto.Delle indagini viene incaricato il commissario Tellini,che si trova ad avere come involontario collaboratore Catapulta,un detective privato assunto dal marito dell’assassinata.

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Barbara Bach

Poco tempo dopo l’efferato delitto,un’altra donna cade vittima del misterioso killer;è la splendida signora Ricci,una pellicciaia,anch’essa uccisa con le stesse modalità della signora Maria.

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Studiando le analogie tra i due delitti,il commissario si rende conto che l’assassino ha imitato il modus operandi dell’ape,che per uccidere i ragni (in questo caso la tarantola),la paralizza con il suo veleno e poi,con la vittima ancora viva,inizia a divorarla partendo proprio dall’addome.Intanto parallelamente,il marito di Maria e Catapulta riescono ad individuare il misterioso ricattatore,che di professione fa il fotografo;un fotografo che vivacchia seguendo giovani e bellissime donne,che immortala con i suoi scatti.

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Il commissario scopre la stessa squallida storia,ma quando arriva sul posto dove Catapulta e il fotografo sono impegnati i una lotta mortale,assiste impotente alla morte di entrambi. All’interno del laboratorio il commissario scopre anche il fotografo riprendeva le clienti di un centro di bellezza,e che uno dei prossimi ricattati sarebbe stato proprio lui.

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Giancarlo Giannini

Gli eventi precipitano,e ci sono altre due morti tra le frequentatrici del centro,con le stesse modalità delle vittime precedenti;in una corsa contro il tempo alla fine il commissario riuscirà a venire a capo dell’osura catena di delitti.

Un cast di attori di primo piano,come Giancarlo Giannini,nei panni del commissario,e alcune tipiche bellezze del cinema anni settanta,come la bella Barbara Bouchet,la prima a cadere,in una scena ad alta tensione erotica,con una scena di nudo molto maliziosa,per proseguire con Stefania Sandrelli,Barbara Bach,Claudine Auger,Annabella Incontrera e Rosella Falck.Nonostante qualche debolezza nella trama, e un finale non di certo memorabile,La tarantola dal ventre nero è un discreto prodotto,nato nell’epoca dei thriller erotici,anche se si distanzia dal genere per la sobrietà delle scene.

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Claudine Auger

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La tarantola dal ventre nero,
un film di Paolo Cavara. Con Giancarlo Giannini, Barbara Bouchet, Barbara Bach, Claudine Auger, Silvano Tranquilli, Rossella Falk, Nino Vingelli, Annabella Incontrera, Stefania Sandrelli, Daniele Dublino, Eugene Walter, Giancarlo Prete, Giorgio Dolfin,
Fulvio Mingozzi, Ezio Marano, Carla Mancini, Guerrino Crivello. Genere thriller, colore 92 minuti. – Produzione Italia 1971.

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Stefania Sandrelli

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L atarantola dal ventre nero banner protagonisti

Giancarlo Giannini     IspettoreTellini
Claudine Auger    …     Laura
Barbara Bouchet    Maria Zani
Rossella Falk    …     Franca Valentino
Silvano Tranquilli    Paolo Zani
Annabella Incontrera    Mirta Ricci
Ezio Marano    …     Masseur
Barbara Bach    …     Jenny
Stefania Sandrelli    Anna Tellini
Giancarlo Prete    …     Mario
Anna Saia    …     Amica di Maria
Eugene Walter    …     Ginetto
Nino Vingelli    …     Ispettore Di Giacomo
Daniele Dublino    …     Entomologo
Giuseppe Fortis    …     Psichiatra
Guerrino Crivello    …     Informatore
Fulvio Mingozzi    …     Sergente
Giorgio Dolfin    …     Poliziotto
Carla Mancini    …     Cliente del salone

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Regia Paolo Cavara
Sceneggiatura Lucille Laks
Scritto da  Marcello Danon (story)
Conosciuto anche come Black Belly of the Tarantula (USA)
Tarentule au ventre noir (France)
Produzione Italia/Francia
Distribuito da CIC
Musiche Ennio Morricone
Montaggio Mario Morra
Fotografia Marcello Gatti
Durata 94 minuti

Le recensioni qui sotto appartengono al sito http://www.davinotti.com

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Interessante prodotto para argentiano, con non molta tensione, che sconta un po’ i decenni. Non funzionano neppure qui i siparietti comici, che non funzionano neppure in Argento. Buona la trovata finale, mentre a non convincere sono gli interrogatori di Giannini (ma che razza di indagine è?), peraltro interprete corretto. Notevole gineceo Anni Settanta (bellissima la Sandrelli) e notevole la trovata dell’ingrandimento fotografico. Chi ha occhio riconoscerà la Giorgi e la Mancini (nel bagno turco!)

Discreto giallo, ispirato dal successo della trilogia con titolo d’animale diretta da Dario Argento. Ma l’opera di Cavara (regista anche del mediocre …E Tanta Paura) non è tacciabile d’emulazione/reiterazione, perché la pellicola si avvale di ottime interpretazioni (Giannini su tutti, nel ruolo di ispettore depresso e demotivato), di Barbara Bouchet e Stefania Sandrelli, di una salda regia e di un’ottima sceneggiatura. Modus operandi (spillone paralizzante da cui il titolo) rivisto in seguito in Murderock.

Thriller a forti tinte erotiche che alterna bei momenti (sia da un punto di vista visivo sia da quello della tensione narrativa) a parentesi un po’ goffe, inutili e noiose. La bella regia non è insomma supportata adeguatamente dalla sceneggiatura che a tratti è piuttosto banale (specie nello scioglimento dell’intreccio). In ogni caso un buon film, che non deluderà i fan del genere e delle bellezze muliebri, ma che avrebbe potuto essere molto migliore.

Ottimo giallo di Cavara, che si distingue per il metodo con cui vengono compiuti i delitti (un ago che paralizza la vittima che viene squartata quando non può più muoversi). Il plot giallo è solidissimo e fuorvia in modo intelligente lo spettatore varie volte (è difficile capire l’identità dell’omicida). Come contorno un cast femminile di tutto rispetto: Bouchet, Incontrera, Lange, Falk, Bach, Sandrelli e (maschio…) Giannini. Ottime anche la colonna sonora e la fotografia.

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Maggio 19, 2008 Posted by | Thriller | , , , , , , , , , | Lascia un commento

007 Thunderball-Operazione tuono

Operazione tuono segna il ritorno di Terence Young dietro la macchina da presa;il tandem ormai collaudatissimo con Sean Connery nel ruolo di James Bond prosegue,con la quarta avventura della serie,sempre tratta dai romanzi di Fleming.

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Una  splendida Claudine Auger è Domino

Largo (Adolfo Celi),il numero 2 della SPECTRE,ha intenzione di rubare da un aereo due testate atomiche con le quali ricattare l’Inghilterra e il mondo.M,il capo dell’Intelligence inglese riceve il messaggio e prima di cedere al ricatto manda in Kenia 007,con l’incarico di fare il possibile per recuperare le bombe.

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Qui Bond,con l’aiuto di Domino (una delle donne di Largo),nuova Bond girl,penetra all’interno di una base sottomarina in cui sono custodite le bombe,le recupera,e dopo una furibonda battaglia tra sommozzatori trasportati via aereo ,chiamati da Bond e tra gli uomini di Largo,lea partita fnisce con James che insegue lo yacht di Largo e lo uccide.

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Luciana Paluzzi è Fiona Volpe

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Sean Connery è James Bond, Agente 007

Spettacolare e pieno di effetti speciali,prodigiosi per l’epoca in cui venne girato il film,Operazione tuono fu un grande successo di pubblico;meno,ovviamente di critica,sempre pronta a colpire film all’apparenza disimpegnati e fatti per il puro intrattenimento. La Bond girl di turno è la bellissima Claudine Auger,algida e sdegnosa nel ruolo di Domino,pentita di prassi e pronta a seguire il fascino indiscreto dell’agente inglese;ottima la prova di Celi,che disegna un Largo satanico,spietato.

La colonna sonora è cantata da Tom Jones,,cantante assai in voga nel 1965.

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007 thunderball

007 Operazione Tuono,

un film di Terence Young, con Sean Connery,Claudine Auger, Bernard Lee,Lois Maxwell,Desmond Llewelyn,Rik Van Nutter,Adolfo Celi,Luciana Paluzzi, Guy Doleman,Philip Locke
Martine Beswick,Molly Peters colore 129 minuti. – Produzione Gran Bretagna

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James Bond     Sean Connery
Felix Leiter     Rik Van Nutter
Fiona Volpe     Luciana Paluzzi
Emilio Largo, SPECTRE #2     Adolfo Celi
Dominique ‘Domino’ Derval     Claudine Auger
Count Lippe     Guy Doleman
Paula Caplan     Martine Beswick
M     Bernard Lee
Q     Desmond Llewelyn
Miss Moneypenny     Lois Maxwell
Major Francois Derval     Paul Stassino
Vargas     Philip Locke

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Regia Terence Young
Soggetto Ian Fleming, Kevin McClory, Jack Whittingham
Sceneggiatura John Hopkins, Richard Maibaum
Fotografia Ted Moore
Montaggio Ernest Hosler
Musiche John Barry, Monty Norman
Tema musicale Thunderball – Tom Jones

Pino Locchi: James Bond
Maria Pia Di Meo: Dominique “Domino” Derval
Giorgio Capecchi: M
Rosetta Calavetta: Miss Moneypenny
Gino Baghetti: Q
Sergio Graziani: Felix Leiter
Rita Savagnone: Fiona Volpe
Cesare Barbetti: Conte Lippe
Mario Mastria: Francois Derval
Sergio Tedesco: Vargas
Giulio Panicali: Ernst Stavro Blofeld
Gianni Bonagura: Wladislav Kutze
Fiorella Betti: Paula Caplan
Valeria Valeri: Patricia Fearing

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Maggio 12, 2008 Posted by | 007 | , , , , | 3 commenti