Filmscoop

Tutto il mio cinema

Milano rovente

Il calabrese Salvatore Cangemi si è fatto strada nella malavita milanese inserendosi con successo nel racket della prostituzione;tutto sembra filare liscio fino al giorno in cui scopre in una piscina il cadavere di una delle prostitute che lavorano per lui.
A ucciderla è stato Roger Daverti,un francese che invece è nel ramo del traffico di droga.
L’uomo propone a Cangemi di usare le sue prostitute per spacciare droga,ottenendo in cambio un netto rifiuto da parte di Salvatore.
Che però sa benissimo che in uno scontro tra bande avrebbe la peggio,per cui chiede aiuto a Billy Barone,chiedendo armi e uomini.
Da uomo di “affari“,Barone non si schiera con Cangemi,ben sapendo che in un scontro tra bande a rimetterci sarebbero tutti;ottiene così una tregua tra i due litiganti.
Nel frattempo Salvatore ha conosciuto la bellissima Jasmine,per la quale perde la testa.


La donna infatti lo porta sull’orlo della rovina economica,costringendo Salvatore ad attingere dai proventi del malaffare destinati a Roger e Barone.
Ma i “soci” non ci stanno e Salvatore,tradito da Jasmine che in realtà era una complice di Roger,dal suo fidato braccio destro e sopratutto da Barone,che ha orchestrato tutto per liberarsi dagli scomodi soci,riesce a uccidere Roger e il suo braccio destro prima di cadere crivellato di colpi
dagli uomini di Barone.
Noir che attinge a piene mani da Milano calibro 9,a cui paga tributo praticamente in quasi tutta la sua durata,Milano rovente è diretto da Umberto Lenzi nel 1973,qui al suo primo “poliziesco” dopo i grandi successi ottenuti nel thriller nostrano con Orgasmo,Paranoia e Così dolce così perversa.
Ammiratore della trilogia del milieu di Di Leo,Lenzi usa le atmosfere di quest’ultimo unendole a quelle descritte da Scerbanenco nei suoi romanzi,ottenendo così un film che se non brilla per originalità della trama riesce tuttavia a convincere con una regia asciutta e una trama godibile.
La descrizione del “milieu” milanese non ha la forza d’impatto di quella di Di Leo,ma ha nell’asciuttezza del racconto,senza eccessivi fronzoli, sicuramente la sua forza.


Buono il ritmo,calibrato su interpreti misurati come Antonio Sabato e Philippe Leroy a cui si aggiungono Carla Romanelli e Marisa Mell,l’infida Jasmine che tradisce Salvatore consegnandolo alla vendetta dei suo soci.
All’altezza la colonna sonora di Carlo Rustichelli,buona la fotografia di Lamberto Caimi,che aveva già partecipato al film di Duccio Tessari La morte risale a ieri sera,tratto proprio da un romanzo di Scerbanenco e che era stato uno dei primi veri noir all’italiana.
Un film sicuramente da vedere,disponibile su You tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=Cp8YzuZVzrM con sottotitoli in inglese o all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=Cp8YzuZVzrM nella versione priva di sottotitoli,entrambi di qualità più che buona.

Milano rovente

Un film di Umberto Lenzi. Con Philippe Leroy, Antonio Sabato, Marisa Mell, Tano Cimarosa, Franco Fantasia,
Antonio Casagrande, Carla Romanelli Poliziesco, durata 101 min. – Italia 1973.

Antonio Sabàto: Salvatore Cangemi
Philippe Leroy: Roger Daverty
Marisa Mell: Jasmina
Antonio Casagrande: Lino Caruso
Carla Romanelli: Virginia
Alessandro Sperli: Billy Barone
Tano Cimarosa: Nino Balsamo
Vittorio Joderi: Giorgio
Ugo Bologna: Giudice

 

Pino Colizzi: Salvatore Cangemi
Sergio Graziani: Roger Daverty
Fiorella Betti: Jasmina
Michele Gammino: Lino Caruso
Rita Savagnone: Virginia
Sergio Fiorentini: Giudice

Regia Umberto Lenzi
Soggetto Ombretta Lanza
Sceneggiatura Umberto Lenzi, Franco Enna
Fotografia Lamberto Caimi
Montaggio Jolanda Benvenuti
Musiche Carlo Rustichelli

Carla Romanelli

Marisa Mell

Antonio Sabato

Philippe Leroy

novembre 27, 2017 Posted by | Drammatico | , , | Lascia un commento

Quando gli uomini armarono la clava e con le donne fecero din don

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don locandina 3

A parte il titolo,malizioso ma anche volgarotto, Quando gli uomini armarono la clava e con le donne fecero din don si segnala solo per due caratteristiche:la splendida location e il nutrito cast nel quale figurano nomi importanti del cinema di genere che però avrebbero meritato ben altro palcoscenico che questa commedia becera e triviale nata sull’onda del successo per larga parte imprevisto di Quando le donne avevano la coda di Pasquale Festa Campanile.

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 1

Nadia Cassini

Film che inaugurò la brevissima stagione del cinema cavernicolo e che ebbe poi un seguito molto più fiacco ( e di minore successo), quel Quando le donne persero la coda uscito nelle sale nel 1972.
Quando gli uomini armarono la clava e con le donne fecero din don, diretto dal pur bravo Bruno Corbucci, che solo un anno prima aveva girato il divertente Il furto è l’anima del commercio?!… è una pellicola praticamente inguardabile, priva del benchè minimo spunto comico che possa strappare un sorriso allo spettatore, infarcita in compenso di trivialità da caserma e di inutili volgarità.
Giocata più sulla avvenenza del pur bravo cast femminile, che dispensa parti anatomiche con generosità (in particolare la Cassini e Lucretia Love) che su un minimo di sceneggiatura che dia corpo alla storia, il film naufraga ben presto trascinandosi stancamente fino all’epilogo, che recita il de profundis con un eloquente “e vissero tutti felici e scontenti

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 3

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 4
Molto grave è il riferimento costante del film al Lisistrata di Aristofane, autore glorioso della tradizione greca,qui saccheggiato in un’operazione commerciale senza un minimo di credibilità o di verve comica.
La trama:
le tribu dei cavernicoli e degli acquamanni sono perennemente in conflitto.La prima tribù occupa la terraferma, la seconda abita su palafitte e non passa giorno che non ci siano screzi e battaglie fra loro.
In una delle rare pause del perenne conflitto, il capo dei cavernicoli, il prestante Ari vince dopo una gara la bella Listra, della tribù degli acquamanni.
Alla donna la situazione poi non dispiace molto, essendo Ari un bell’uomo molto versato anche nel talamo.
Ma non c’è tempo per la pace perchè ecco scoppiare un altro conflitto; a questo punto Listra, stanca del continuo guerreggiare delle due tribù che toglie spazio alle faccende di sesso,decide di indire uno sciopero del sesso che trova entusiastiche adesioni presso tutte le donne delle due tribù, anch’esse stanche del dover rinunciare ai piaceri del letto per la vocazione guerrafondaia degli uomini.

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 2

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 5
Così i due gruppi di donne appartenenti alle due tribù si rifugiano rispettivamente su un monte e su una piccola isola.
La trovata riscuote un successo incredibile;pur di non perdere i piaceri del sesso cavernicoli e acquamanni promettono di mantenere rapporti non più ostili.
Ma l’uomo è nato per la guerra e non per la pace.
Così ben presto le liti riprendono e Ari e Listra, sconsolati, decidono di andare in giro per il mondo alla ricerca di un posto dove vivere in pace e dedicarsi all’amore…
Su una trama così esile era difficile costruire qualcosa di interessante, pure c’era spazio, come nel citato Quando le donne avevano la coda, per battute comiche di ben altro spessore di quelle proposte da Corbucci che spreca letteralmente caratteristi come Caprioli, Giuffrè e Pandolfi umiliandoli con il pronunciare battute sconce e triviali degne della peggior tradizione della commediaccia all’italiana, superate solo come volgarità dalla triste serie dei Pierino.

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 9

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 10
Listra-Lisistrata è interpretata da Nadia Cassini, che aveva solo due caratteristiche di rilievo:un fisico pressochè perfetto e un posteriore passato agli annali del cinema come uno dei più apprezzati da pubblico maschile. Per il resto,mancando completamente di qualsiasi dote recitativa, la Cassini fa la sua figura nel film visto che la sua presenza è essenzialmente corporea mentre il resto del cast, che include anche Pia Giancaro e Valeria Fabrizi, Antonio Sabato e Gisela Hahn,Elio Crovetto e anche una quasi invisibile Annabella Incontrera si muove a disagio nel guazzabuglio di battutacce e doppi sensi che costellano la pellicola.
Che alla fine risulta irritante oltre che noiosissima.

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 11
Nonostante la grancassa pubblicitaria che martellava proponendo il film stesso come il più divertente di sempre,la pellicola fu un mezzo flop, pur in un periodo di vacche grasse del cinema, con una platea sterminata che affollava i cinema sorbendosi ogni tipo di prodotto.
Corbucci tornerà al successo l’anno successivo con il ben più riuscito Boccaccio, progenitore dei decamerotici dalla buona fattura e decisamente più divertente di questa farsaccia di bassa lega.
Il film è disponibile in una versione sufficiente qualitativamente ma in lingua inglese all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=cBe1Zbwxli4

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 12

Quando gli uomini armarono la clava… e con le donne fecero din-don
Un film di Bruno Corbucci. Con Antonio Sabato, Elio Pandolfi, Aldo Giuffré, Vittorio Caprioli, Maria Pia Giancaro, Valeria Fabrizi, Gisela Hahn, Nadia Cassini, Lucretia Love, Vittorio Congia Erotico, durata 103′ min. – Italia 1971.

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don banner gallery

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 6

 Antonio Sabato e Nadia Cassini

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 7

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 8

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 13

 Valeria Fabrizi

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 19

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 20

 Valeria Fabrizi e Gisela Hahn

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 21

 Pia Giancaro

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 14

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 15

 Lucretia Love

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 16

 Antonio Sabato

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 17

 Vittorio Caprioli

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 18

 Carlo Giuffrè

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don 19

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don banner protagonisti

Antonio Sabàto: Ari
Aldo Giuffré: Gott
Vittorio Caprioli: Gran Profe
Nadia Cassini: Lisistrata
Elio Pandolfi: Lonno
Lucretia Love: Lella
Pia Giancaro: Bea
Renato Rossini: Maci
Valeria Fabrizi: donna dell’arbitro
Gisela Hahn: Sissi
Elio Crovetto: arbitro al torneo iniziale

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don banner cast

Regia Bruno Corbucci
Soggetto Massimo Felisatti, Fabio Pittorru, liberamente tratto dalle commedie Lisistrata e Le donne alla festa di Demetra di Aristofane
Sceneggiatura Massimo Felisatti, Fabio Pittorru, Bruno Corbucci
Casa di produzione Empire Films
Distribuzione (Italia) Fida Cinematografica
Fotografia Fausto Zuccoli
Montaggio Vincenzo Tomassi
Effetti speciali Eugenio Ascani
Musiche Giancarlo Chiaramello
Scenografia Nedo Azzini
Costumi Luciana Marinucci

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don banner recensioni

L’opinione di mm40 tratta dal sito http://www.filmtv.it

(…) All’interno della parabola discendente che investì la commedia italiana nel corso degi anni ’70 e ’80 (nei ’90 oramai si era arrivati già sottoterra) ci fu spazio anche per un breve filone ‘cavernicolo’; aperto qualche mese prima da Pasquale Festa Campanile con Quando le donne avevano la coda, trovò seguito anche in questa squallida farsuccia a tinte erotiche, che non risparmia reiterate ostentazioni di posteriori e mammelle femminili ed approfitta di un linguaggio simil-cavernicolo per disseminare oscenità verbali a piene mani. Ma i dialoghi dell’Armata Brancaleone – per rifarsi ad un esempio ben più nobile – erano ben altra cosa, qui siamo nel triviale linguaggio della bettola e le tematiche non vanno praticamente mai oltre a quelle relative alla fornicazione (anche l’anacronistico entusiasmo per la scoperta del petrolio è davvero trovatina sempliciotta e piuttosto magra); sceneggiano il regista, Felisatti e Pittorru, autori di lavori di serie B, con il coraggio addirittura di dichiarare un’improbabile ispirazione derivante dalle commedie Lisistrata e Le donne alla festa di Demetra di Aristofane. La fortuna dei tre sta nel fatto che ormai, nel 1971, gli eredi del commediografo greco sono irreperibili. Vittorio Caprioli, attore di buona caratura, si svende (e talvolta purtroppo lo faceva) in questo prodottaccio insignificante; accanto a lui ci sono Antonio Sabàto, Aldo Giuffrè, Nadia Cassini e Valeria Fabrizi. All’interno della parabola discendente che investì la commedia italiana nel corso degi anni ’70 e ’80 (nei ’90 oramai si era arrivati già sottoterra) ci fu spazio anche per un breve filone ‘cavernicolo’; aperto qualche mese prima da Pasquale Festa Campanile con Quando le donne avevano la coda, trovò seguito anche in questa squallida farsuccia a tinte erotiche, che non risparmia reiterate ostentazioni di posteriori e mammelle femminili ed approfitta di un linguaggio simil-cavernicolo per disseminare oscenità verbali a piene mani. Ma i dialoghi dell’Armata Brancaleone – per rifarsi ad un esempio ben più nobile – erano ben altra cosa, qui siamo nel triviale linguaggio della bettola e le tematiche non vanno praticamente mai oltre a quelle relative alla fornicazione (anche l’anacronistico entusiasmo per la scoperta del petrolio è davvero trovatina sempliciotta e piuttosto magra); sceneggiano il regista, Felisatti e Pittorru, autori di lavori di serie B, con il coraggio addirittura di dichiarare un’improbabile ispirazione derivante dalle commedie Lisistrata e Le donne alla festa di Demetra di Aristofane. La fortuna dei tre sta nel fatto che ormai, nel 1971, gli eredi del commediografo greco sono irreperibili. Vittorio Caprioli, attore di buona caratura, si svende (e talvolta purtroppo lo faceva) in questo prodottaccio insignificante; accanto a lui ci sono Antonio Sabàto, Aldo Giuffrè, Nadia Cassini e Valeria Fabrizi.(…)
L’opinione di marcopolo30 tratta dal sito http://www.filmtv.it

Cosaccia idiota e insulsa, persino per gli standard della commedia Italiana anni ’70. Comunque con un titolo così non è che ci si potesse aspettare chissà cosa. Grande curiosità desta l’aver voluto dare ai cavernicoli un accento simil-ciociaro con tutti i verbi all’infinito, mah! V’è poi un handycap aggiunto chiamato Antonio Sabato, affiancato per l’occasione da nientepocodimenoche Nadia Cassini. Inoltre, non contento di aver prodotto una zozzeria d’infima fattura, Corbucci decide di chiosare il tutto con un bel paio di frasi retorica su guerra, pace e amore. Trash totale.

L’opinione di B.Legnani dal sito http://www.davinotti.com

Pressoché tremendo cavernicolo sull’onda di Quando le donne avevano la coda e sequel . Si resta allibiti nel leggere il cast e nel vederne i desolanti risultati. Primo tempo già brutto, ma guardabile, con crollo nel secondo, ricco di volgarità che neppure fanno ridere. Anche le citazioni da 2001 Odissea nello spazio sono talmente sciatte e mal sfruttate da non riuscire a risollevare un film che vive solo delle forme della Cassini e del volto della Giancaro. Da evitare con massima cura.

L’opinione di Caesars dal sito http://www.davinotti.com

Tremendo. Basta dire che a suo confronto il pur pessimo Quando le donne persero la coda sembra quasi un film da Oscar, per capire il valore artistico di questa pellicola firmata da un mestierante, Bruno Corbucci, che altrove ha fornito risultati ben migliori. Spiace vedere immischiati in simile operazione gente come Caprioli, Pandolfi e Giuffrè. Il povero spettatore che decide di sottoporsi alla visione di questo film potrà comunque almeno rifarsi gli occhi con le forme della Cassini. Un pallino basta e avanza.

L’opinione di Fabbiu dal sito http://www.davinotti.com

È un peccato che un buon cast e valide location siano state sprecate in questo modo. Perché un comico che annoia è proprio grave; credo che volessero inaugurare un nuovo filone, la commedia sexy cavernicola, finito (per fortuna) in tre capitoli. Per forza, non c’è mai un attimo in cui si sorride e il linguaggio pseudo latino risulta stancante (mica come il linguaggio barbaro di Attila con Diego!); la stessa trama semplicissima (libera interpretazione di alcuni classici greci) è un po’ come la seccessione dei plebei sull’Aventino: stancante.

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don banner foto

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don foto 1

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don foto 2

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don lc1

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don lc2

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don lc3

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don lc4

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don lc5

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don lc7

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don lc6

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don lobby card 1

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don locandina

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don locandina 2

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don locandina 5

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don locandina 6

Quando gli uomini armarono la clava e... con le donne fecero din-don locandina sound

novembre 28, 2014 Posted by | Commedia | , , , , , , , , , | 1 commento

L’occhio del ragno

L'occhio del ragno locandina 4

Paul Valery è un rapinatore di banche, che durante un colpo viene lasciato sul posto dai complici e di conseguenza arrestato.
Grazie all’aiuto del Professor Orson Krüger, che è l’occulto finanziatore della rapina e che a sua volta è stato truffato dai complici che hanno abbandonato Valery, lo stesso Valery evade e decide di dare la caccia ai due complici traditori, i fratelli Hans e Mark Fischer, non prima di essersi sottoposto ad una provvidenziale plastica facciale.
Kruger e Valery hanno come obiettivo la cattura dei due uomini, ma agiscono per logiche e motivazioni differenti; se a Kruger interessa principalmente recuperare il bottino che i Fischer hanno sottratto alla divisione, a Valery ormai interessa solo la vendetta.
Inizia così la caccia, che finirà…

L'occhio del ragno 15

L'occhio del ragno 14
Una trama lineare e semplicissima caratterizza L’occhio del ragno, lavoro del 1971 diretto dal prolifico Roberto Bianchi Montero (padre del regista Mario Bianchi), qui alla direzione di un film che è molto più un poliziesco che un thriller, come il titolo argentiano lascerebbe supporre.
Un film non malvagio arrivato nel periodo migliore di un regista che nel corso della sua carriera ha diretto oltre 60 film,quasi tutti non memorabile ma confezionati artigianalmente, con una certa qualità ed accuratezza pur rientrando nella categoria dei b movie.
Nel caso di L’occhio del ragno Bianchi Montero usa la classica miscela che diverrà uno standard negli anni settanta, ovvero un pizzico d’azione, una trama elastica il tutto condito da qualche scena erotica.
Purtroppo per lui, il regista romano incappa in una censura intransigente che sforbicia quasi completamente le parti sexy del film; il che avviene senza molta logica, perchè come vedrete dalle sequenze incriminate, si trattava di semplici nudi integrali e di castissime scene d’amore.

L'occhio del ragno 7

L'occhio del ragno 6
Avendo visto la versione epurata,posso garantire che le scene tagliate non influiscono in alcun modo all’economia del film, che resta abbastanza fluido anche perchè retto da una sceneggiatura facilmente comprensibile.
Nel cast troviamo un trio attoriale molto eterogeneo, che vede Antonio Sabato interpretare Paul Valery, il rapinatore beffato dai suoi complici, Klaus Kinski in versione fredda, con movimenti quasi d’automa nei panni del rapinatore Hans e infine l’attore hollywoodiano Van Johnson nei panni del professor Krueger.
Presenza femminile di corredo ( e anche di sostanza) per la splendida Lucretia Love, che riveste i panni dell’aiutante di Kruger, Gloria, che finirà per diventare l’amante di Paul.

L'occhio del ragno 13

L'occhio del ragno 12

L'occhio del ragno 11
Letteralmente stroncato da critica e da buona parte del pubblico, il film venne rimesso in circolazione qualche anno più tardi con un nuovo titolo,Caso Scorpio: sterminate quelli della calibro 38, assolutamente fuorviante e messo li per rastrellare qualche altra lira in più.
Bianchi Montero non è una gran regista e su questo non ci piove; ma questo film può essere visto senza timore di addormentarsi sulla poltrona.
Il problema è che non è affatto di facile reperibilità; su Youtube è presente la versione tedesca del film ovviamente censurata.
L’indirizzo è: http://www.youtube.com/watch?v=zrYVqa9asRM

L'occhio del ragno 10

L’occhio del ragno
Un film di Roberto Bianchi Montero. Con Klaus Kinski, Antonio Sabato, Van Johnson, Lucretia Love, Claudio Biava Thriller/Poliziesco, durata 92 min. – Italia 1971.

L'occhio del ragno banner gallery

 

L'occhio del ragno 9

 

L'occhio del ragno 8

 

L'occhio del ragno 5

 

L'occhio del ragno 4

 

L'occhio del ragno 3

 

L'occhio del ragno 2

 

L'occhio del ragno 1

 

L'occhio del ragno banner personaggi

Klaus Kinski … Hans Fischer
Antonio Sabato … Paul Valéry / Frank Vogel
Van Johnson … Prof. Orson Krüger
Lucretia Love … Gloria

L'occhio del ragno banner cast 

Regia: Roberto Bianchi Montero
Sceneggiatura:Luigi Angelo,Aldo Crudo,Fabio De Agostini
Produzione: Luigi Mondello
Musiche:Carlo Savina
Fotografia:Fausto Rossi
Montaggio:Rolando Salvatori

Uscito in Italia nel novembre del 1971, conosciuto anche con i titoli Das Auge der Spinne,Eye of the Spider,El ojo de la araña,L’oeil de l’araignée
L’opinione di mm40 dal sito http://www.filmtv.it
Pur essendo una delle produzioni di più ampio respiro – a livello di budget – dell’intera carriera di Roberto Bianchi Montero, questo L’occhio del ragno è in realtà ben poca roba: una storia decisamente poco originale, un impianto di violenza e tensione molto stereotipato, un gangster/thriller di scarso impatto con un tris di nomi di richiamo. Ovverosia: Klaus Kinski, che però entra in scena a pellicola inoltrata; Van Johnson, anch’egli impegnato in un ruolo secondario e infine il protagonista Antonio Sabato, che di fronte ai due appena citati appare notevolmente limitato. La dozzinalità che muove il mestiere di Montero è sottolineata inoltre dal fatto che in quello stesso anno il regista licenziò anche lo spaghetti western Arriva Durango, paga o muori – mentre l’anno successivo riuscirà a girare ben tre titoli. Le musiche di Carlo Savina sono qui l’elemento forse meno peggiore di tutto il complesso; la sceneggiatura firmata da Fabio De Agostini, Aldo Crudo e Luigi Angelo non lascia segno ed è presumibilmento un parto alimentare, uno fra i tanti generati a catena in quegli anni di grande attività per il nostro cinema, specie sul versante del ‘genere’.

L’opinione di Bradipo68 dal sito http://www.filmtv.it
Probabilmente in tempi di rivalutazioni acritiche un titolo come questo sara’anche rivalutato ma secondo il mio modestissimo parere non è proprio il caso.E’una storia di vendetta con un protagonista abbastanza mediocre,un paio di divi(uno del passato,Johnson,l’altro non ancora assurto a tale onore,Kinski)in vacanza pagata,alcune sequenze scollacciate giusto per esacerbare certi pruriti e sequenze d’azione girate cosi’ cosi’.L’unica cosa che si salva,secondo me è il finale assolutamente negativo per tutti………

L’opinione di Fauno dal sito http://www.davinotti.com
Da rivalutare (per quanto come impostazione abbia una vagonata di precedenti), visto che sembra quasi un western ambientato ai giorni nostri. Le eliminazioni dei traditori sono tanto rocambolesche quanto originali, la tensione di fondo non cala mai e pure i cambi di ambientazione, da Vienna a Marsiglia per finire ad Algeri, si fanno rispettare. Sabàto è il classico attore anarchico, la Love fa la sua parte in maniera disinvolta.

L’opinione di Undying dal sito http://www.davinotti.com
Vienna: durante una rapina Paul (Antonio Sabato) viene tradito dal gruppo di malfattori e lasciato tra le mani della polizia. Evade, si sottopone a un intervento di chirurgia per cambiare connotati e diventa Frank. Poi si reca in Francia in cerca dei traditori. Inguardabile e tedioso noir confezionato con locandina e (successivo) titolo da giallo, per sfruttare il filone all’epoca in voga e generato dalla triade di prodotti diretti da Argento. Già dall’inizio, con un Sabato biondo, parrucchino e sopracciglia fittizie -che nascondono un naso posticcio- ci si rende conto della qualità. Tremendo.

L'occhio del ragno banner

 

Le immagini che compaiono sono tratte da un cineromanzo d’epoca, pubblicato dal sito http://www.dbcult.com

Si tratta di immagini non presenti nel film, presumibilmente tagliate dalla commissione censura.

 

L'occhio del ragno foto 10

 

L'occhio del ragno foto 9

 

L'occhio del ragno foto 8

 

L'occhio del ragno foto 7

 

L'occhio del ragno foto 6

 

L'occhio del ragno foto 5

 

L'occhio del ragno foto 4

 

L'occhio del ragno foto 3

 

L'occhio del ragno foto 2

 

L'occhio del ragno foto 1

 

L'occhio del ragno locandina 3

 

L'occhio del ragno locandina 2

 

L'occhio del ragno locandina 1

 

L'occhio del ragno lobby card 4

 

L'occhio del ragno lobby card 3

 

L'occhio del ragno lobby card 2

 

L'occhio del ragno lobby card 1

 

L'occhio del ragno foto 11

luglio 23, 2013 Posted by | Drammatico | , , , , | Lascia un commento

Sette orchidee macchiate di rosso

Due delitti misteriosi in apparenza slegati fra di loro; la prima, Ines, è una prostituta siciliana misteriosamente chiamata la toscana. L’altra, Kathy  è una pittrice che vive in una bella casa circondata da gatti. Sembra non esserci un trait d’union, ma l’ispettore Vismara è convinto del contrario. Anche perchè l’assassino ha lasciato una traccia inconfondibile, un misterioso ciondolo a forma di mezzaluna, in argento.

Sette orchidee macchiate di rosso 1
Gabriella Giorgelli è Ines, la “Toscana”

Sette orchidee macchiate di rosso 2

Quando poi a rischiare di morire è Giulia, la fresca sposa di uno stilista, Mario, il sospetto diviene certezza. Giulia si salva miracolosamente, e la polizia fa credere che sia invece morta. Mario inizia ad indagare sui misteriosi delitti, e scopre che tutti hanno in comune la frequentazione di un albergo in una località di villeggiatura. Tutto sembra ruotare attorno alla figura di un americano, che Mario riuscirà, dopo lunghe e laboriose indagini, ad identificare in un certo Fred.

Sette orchidee macchiate di rosso 4

Sette orchidee macchiate di rosso 5
Marina Malfatti è Kathy

Nel frattempo il misterioso killer ha seguitato la sua missione di morte, uccidendo ad una ad una tutte le donne che erano presenti il 29 settembre del 1969 nell’albergo. Tutto ciò nonostante la polizia abbia ormai identificato le possibili vittime e le abbia sottoposte a stretta vigilanza. Sarà Mario a dipanare l’intricata matassa, rischiando a sua volta la vita e giungendo alla scoperta dell’insospettabile colpevole.

Sette orchidee macchiate di rosso 6

Sette orchidee macchiate di rosso 7

Thriller di stampo classico, girato da Umberto Lenzi nel 1972, Sette orchidee macchiate di rosso ( sette sono le vittime dell’assassino, le orchidee sono i fiori che lo stesso omicida lascerà sulla tomba del misterioso perno della vicenda, Frank), si distingue per il buon impianto e per la sobrietà della storia, con l’unico omicidio veramente efferato effettuato con un trapano elettrico, concessione allo splatter di un film altrimenti abbastanza avaro di sangue e scene scabrose. Lenzi non è Dario Argento e si vede; la tensione latita alquanto, ma la sceneggiatura regge, e il film scorre via tutto sommato abbastanza bene e senza grosse contraddizioni.

Sette orchidee macchiate di rosso 15
Rossella Falk è Elena Marchi, la nuova vittima

Sette orchidee macchiate di rosso 8

Il cast, di primo livello, include Marina Malfatti nel ruolo di Kathy, la belloccia Uschi Glass in quello di Giulia, la grande Rossella Falk  nel ruolo della pazza signora Marchi, di Claudio gora, un ambiguo Raffaele Ferri, di Gabriella Giorgelli, la prima vittima, la prostituta Ines e infine dei due protagonisti maschili, ovvero Antonio Sabato, che è Mario, il vero artefice della scoperta dell’assassino e di Pier Paolo Capponi, un tantino incolore nei panni dell’ispettore Vismara. Spazio a caratteristi di ottima fama come Carla Mancini (la cameriere di Anna Sartori), di Renato Romano (il prete), di Bruno Corrazzari (l’amante di Fred) e infine della bella Marisa Mell, nel doppio ruolo delle gemelle Sartori.

Sette orchidee macchiate di rosso 12
Marisa Mell, una delle gemelle Sartori

Film di buona fattura, quindi, che ha anche il pregio di essere stato girato nelle località più belle di Roma, da Piazza di Spagna  a Piazza Navona, il tutto sorretto dalla sobria colonna sonora di Stelvio Cipriani. Buon thriller, quindi, dall’esito tutt’altro che scontato, anche se il finale poteva essere un tantino più lungo e meno frettoloso.

 Sette orchidee macchiate di sangue, un film di Umberto Lenzi,Antonio Sabato, Uschi Glas, Pier Paolo Capponi, Marisa Mell, Claudio Gora, Marina Malfatti, 1972. Con Renato Romano, Nello Pazzafini, Linda Sini, Carla Mancini, Franco Fantasia, Bruno Corazzari, Fulvio Mingozzi, Tom Felleghy, Luca Sportelli, Lucretia Love, Enzo Tarascio

Antonio Sabato     …     Mario
Uschi Glas    …     Giulia
Pier Paolo Capponi    L’ispettore Vismara
Rossella Falk    …     Elena Marchi
Marina Malfatti    …     Kathy Adams
Renato Romano    …     The Priest
Claudio Gora    …     Raffaele Ferri
Gabriella Giorgelli    Inez Tamborini
Aldo Barberito    …     Lt. Palumbo
Bruno Corazzari    …     Barrett
Franco Fantasia    …     Lt. Renzi
Petra Schürmann    …     Concetta di Rosa
Linda Sini    …     Juanda
Nello Pazzafini    …     Raoul
Carla Mancini    …     Cameriera di Anna
Enzo Andronico    …     Portiere dell’hotel
Fulvio Mingozzi    …     Agente
Marisa Mell     …     Anna Sartori & Maria Sartori

Regia Umberto Lenzi
Soggetto Umberto Lenzi
Sceneggiatura Umberto Lenzi, Roberto Gianviti
Fotografia Angelo Lotti
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Riz Ortolani
Costumi Giulia Mafai

Sette orchidee macchiate di rosso 3

Sette orchidee macchiate di rosso 9

Sette orchidee macchiate di rosso 10

Sette orchidee macchiate di rosso 11

Sette orchidee macchiate di rosso 13

Sette orchidee macchiate di rosso 14

Sette orchidee macchiate di rosso 16

settembre 17, 2009 Posted by | Thriller | , , , , , , , | 1 commento

A tutte le auto della polizia

 

Fiorella Icardi ( Adriana Falco) , figlia sedicenne di un barone della medicina, il professor Icardi (Gabriele Ferzetti) ammanigliato con politici e affarista senza scrupoli, scompare di casa misteriosamente. Il padre,il professor Icardi, coinvolge immediatamente le sue conoscenze, e alla polizia arriva l’ordine di impegnare tutte le forze nella ricerca della ragazza. Carraro (Enrico Maria Salerno), il capo della squadra mobile, delega alle stesse il commissario Solmi (Antonio Sabato), uomo burbero ma ligio al dovere e l’ispettrice Giovanna Nunziante (Luciana Paluzzi);

A tutte le auto della polizia 7

seguendo la flebile pista lasciata dalla ragazza, che è andata via di casa senza soldi e con il motorino, con l’aiuto di cani addestrati, i due riescono a individuare il posto in cui giace il cadavere della povera Fiorella; è a pochi metri dalla riva, nel lago, legata al suo motorino. L’assassino le ha sparato un colpo alla nuca.

A tutte le auto della polizia 1
A tutte le auto della polizia 2

Il motivo diventa chiaro durante l’autopsia; la ragazza infatti era incinta di tre mesi. Grazie ad una soffiata involontaria, Solmi rintraccia Tummolo, un guardone che si apposta tra gli alberi nel bosco che circonda il lago per spiare le coppiette e apprende così, nonostante l’evidente reticenza dell’uomo, che la ragazza una volta a settimana si recava sul posto per amoreggiare con un uomo in possesso di un auto bianca con targa straniera.

A tutte le auto della polizia 3

Ma è l’ispettrice Giovanna a determinare la svolta nelle indagini: seguendo Carla (Gloria Piedimonte), un’amica di Fiorella, arriva a scoprire un giro di prostituzione minorile capeggiato da Franz Hekker, un losco individuo già implicato in precedenza in traffici del genere. Durante l’irruzione alla villa di Hekker, la polizia trova foto compromettenti delle ragazze e una lunga lista di nomi di personaggi in vista, fa cui un ex ministro. La polizia sospetta sia di Hekker che di Tummolo, ma quest’ultimo vine ucciso dal misterioso assassino.

A tutte le auto della polizia 4
A tutte le auto della polizia 5

La stessa fine fa dapprima il ginecologo che aveva visitato Fiorella, poi Carla, che si era rifugiata in casa di Hekker. Il misterioso killer sta eliminando una ad una tutte le tracce che potrebbero portare alla sua identificazione, ma una brillante trappola, preparata da Solmi, porterà alla scoperta della sua identità, con colpo di scena finale.

A tutte le auto della polizia 6

A tutte le auto della polizia, diretto da Mario Caiano nel 1975, è un ibrido che potrebbe tranquillamente appartenere alla categoria thriller così come a quella, di gran fortuna in quegli anni, del poliziesco all’italiana. La trama è ben congegnata, e non manca la suspence per tutta la durata del film, grazie anche allo stuolo di bravi attori che fanno parte del cast, a partire da Gabriele Ferzetti, nei panni dell’arrogante professor Icardi, del sempre bravo Enrico Maria Salerno, il capo della mobile Carraro, di Antonio Sabato, un cinico e disincantato ispettore Solmi e della sempre bella Luciana Paluzzi. Bene anche Gloria Piedimonte, che ha una buona parte nel film; l’attrice avrà il suo momento di celebrità ballando nella sigla della trasmissione musicale televisiva Discoring.

Nel film compare, per pochi istanti, e nuda come suo solito il futuro onorevole Ilona Staller, nel ruolo di una prostituta che lavorava nella villa. Tutto sommato un buon lavoro, come al solito stroncato dai critici poco propensi a riconoscere una qualche dignità ai film di produzione italiana, definiti sprezzantemente B movie. Solo qua in patria, però, visto che negli Usa furono molti i registi che si ispirarono al cinema italiano per prendere idee.

a-tutte-le-auto-della-polizia 

A tutte le auto della polizia.Un film di Mario Caiano. Con Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Antonio Sabato, Luciana Paluzzi,Elio Zamuto, Ettore Manni, Marino Masé, Bedy Moratti, Benedetto Benedetti, Ida Di Benedetto, Leila Ducci, Ilona Staller, Attilio Dottesio, Tino Bianchi, Fernando Cerulli, Andrea Scotti, Valentino Macchi, Franco Ressel, Fulvio Mingozzi, Gloria Piedimonte Poliziesco, durata 100 min. – Italia 1975

A tutte le auto banner gallery

A tutte le auto 10
A tutte le auto 9

A tutte le auto 8

A tutte le auto 7

A tutte le auto 6

A tutte le auto 5

A tutte le auto 4

A tutte le auto 3

A tutte le auto 2

A tutte le auto 1

A tutte le auto banner personaggi

* Antonio Sabàto: Fernando Solmi
* Enrico Maria Salerno: Capo della squadra mobile Carraro
* Gabriele Ferzetti: Professor Icardi
* Elio Zamuto: Professor Giacometti
* Ettore Manni: Enrico Tummoli
* Luciana Paluzzi: Ispettore Giovanna Nunziante
* Bedy Moratti: Signora Icardi
* Gloria Piedimonte:Carla
* Margherita Horowitz: Antonietta
* Franco Ressel: Ginecologo

A tutte le auto banner cast

Regia Mario Caiano
Soggetto Fabio Pittorru, Massimo Felisatti
Sceneggiatura Fabio Pittorru, Massimo Felisatti
Casa di produzione Capitol Jarama
Distribuzione (Italia) Capitol
Fotografia Pier Luigi Santi
Montaggio Romeo Ciatti
Musiche Coriolano Gori
Scenografia Renato Postiglione

2016-12-27_181359

A tutte le auto della polizia locandina 2

A tutte le auto della polizia locandina 3

A tutte le auto della polizia foto 1

febbraio 28, 2009 Posted by | Thriller | , , , , , , , | Lascia un commento