Emanuelle nera
Primo capitolo dell’interminabile serie dedicata a Emanuelle, personaggio ispirato alla Emanuelle portata al successo dalla Arsan e lanciata, cinematograficamente, all’interpretazione di Sylvia Kristel. Emanuelle, una bella e affascinante reporter di colore, il cui nome in realtà è Mae Jordan, si concede un viaggio in Kenia,a Nairobi, invitata e ospite della coppia Gianni e Ann.
Qui, durante il soggiorno, si invaghisce di Gianni, ha una breve relazione saffica con Ann, scappa a gambe levate quando si rende conto che il pericoloso triangolo la priverebbe della cosa a cui tiene di più, la libertà. Il film, diretto da Adalberto Albertini, con lo pseudonimo di Albert Thomas, in realtà altro non è che un assieme di scene di erotismo alle volte patinato, alle volte esplicito, portato sullo schermo dall’interprete principe dell’eroina disinibita Emanuelle, la bella Laura Gemser e dalla partner di questa pellicola, la bionda Karin Schubert.
Un film diventato un cult per una serie di motivi; il primo, più importante, è la presenza di Laura Gemser, che da allora in poi rivestirà più volte il ruolo della fotografa, e che verrà definitivamente lanciata da Joe D’Amato, vero artefice del successo della serie. Altro grosso fattore è l’erotismo esplicito della pellicola, che verrà reso ancor più tale proprio da Massacesi, che inserirà nelle versioni per il mercato estero scene esplicite di sesso, alle quali però non parteciperò mai la Gemser, che verrà sostituita da controfigure.
Paradossalmente questo primo film finirà per essere il meno interessante della serie, basato com’è solo sull’impatto visivo della protagonista e pochissimo su una trama e sceneggiatura degne di tal nome. Sarà proprio D’Amato a dare un taglio molto più intrigante alle avventure di Emanuelle, coinvolgendola in storie scabrose, alle volte con ottimi risultati.
Sul set di Emanuelle nera la Gemser conobbe quello che poi sarebbe diventato suo marito, l’attore Gabriele Tinti, e che sarebbe stato suo partner in altre produzioni della serie; un’altra citazione riguarda la bella e fortunata colonna sonora composta da Nico Fidenco, che ebbe davvero un meritato successo.
Emanuelle nera, un film di Bitto Albertini. Con Laura Gemser, Karin Schubert, Angelo Infanti, Isabelle Marchall, Gabriele Tinti, Don Powell, Venantino Venantini
Erotico, durata 90 min. – Italia 1976.
Laura Gemser: Mae Jordan (detta Emanuelle)
Angelo Infanti: Gianni Danieli
Karin Schubert: Ann Danieli
Gabriele Tinti: Richard Clifton
Isabelle Marchal: Gloria Clifton
Don Powell: professor Kamau
Venantino Venantini: William Meredith
Regia Albert Thomas
Soggetto Adalberto Albertini, Ambrogio Molteni
Sceneggiatura Adalberto Albertini, Ambrogio Molteni
Produttore Mario Mariani
Casa di produzione Emaus Films S.A., Flaminia Produzioni Cinematografiche, San Nicola Produzione Cinematografica
Fotografia Carlo Carlini
Montaggio Vincenzo Tomassi
Musiche Nico Fidenco
Scenografia Alberto Boccianti
Paranoia
Un grave incidente automobilistico costringe la bella e affascinante Helene a dover rinunciare alle corse; rimasta anche senza soldi, accetta riluttante di passare un breve periodo di ferie nella villa spagnola dell’ex marito, Maurice, che nel frattempo ha sposato Costance, una donna più anziana di lui, con una figlia ma sopratutto con tanti, tanti soldi. Al suo arrivo nella splendida villa della donna, Helene scopre che è stata proprio la ricca Costance che ha insistito per averla come ospite; la donna ha in mente un piano.
Servirsi di Helene come esca per sedurre l’ex marito, portarlo ad una gita in barca e sopprimerlo. La donna, sicura delle infedeltà del marito ha organizzato il tutto per liberarsi di un uomo che ormai disprezza, e propone ad Helene l’omicidio di Maurice, promettendo alla stessa una lauta ricompensa in cambio del suo aiuto. Il giorno dell’agguato arriva, e Maurice, Costance e Helene salgono in barca e si dirigono al largo.
a all’ultimo momento Helene non se la sente di uccidere l’uomo; Maurice colpisce Costance con il fucile subacqueo e la uccide, e getta il corpo in mare. La polizia prende per buona la versione dei due ex coniugi, ma a sospettare l’omicidio ecco che arriva Susan, figlia di Costance. La ragazza mostra di sapere cosa è successo, ma ecco il colpo di scena; Helene si accorge che Maurice e Susan hanno una relazione, e che è questo il vero motivo per cui Costance aveva deciso di uccidere Maurice.
Ma i due amanti diabolici hanno progettato tutto e si sbarazzano anche di Helene. Il piano è perfettamente riuscito, ma ecco la sorpresa finale.
Diretto da Umberto Lenzi, Paranoia, film del 1970, è un avvincente e credibile thriller, giocato molto sugli sguardi, sugli atteggiamenti, sulla psicologia dei vari personaggi, interpretati davvero bene dal ben assortito cast, che comprende la bellissima Carroll Baker nel ruolo della sventurata Helene, di Jean Sorel nel ruolo di Maurice, della Proclemer in quello di Costance, per finire con Marina Coffa, star dei fotoromanzi Lancio, assolutamente a suo agio nel ruolo di Susan.
Un film di ottima fattura, che chiude il trittico di Lenzi iniziato con l’ottimo Orgasmo e proseguito un tantino meno bene con Cosi dolce così perversa. Sorretto da un’incalzante colonna sonora, Paranoia si lascia guardare fino alla parola fine, grazie ad una trama non banale, a quel tocco di torbido erotismo, mai volgare, che aggiunge un’atmosfera morbosa al film, che si avvale di una sceneggiatura una volta tanto esente da buchi visibili, anche se tendente in maniera pericolosa al semplicismo.. Bella sicuramente la location, la splendida Palma di Maiorca. Un film sicuramente ancora oggi vedibile.
Il film è ora disponibile su Youtube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=xj4ifiT6XUg in un’ottima versione digitale.
Paranoia – un film di Umberto Lenzi , con Carroll Baker; Jean Sorel; Marina Coffa; Anna Proclemer; Alberto Dalbes 1970
Carroll Baker: Helen
Jean Sorel: Maurice Sauvage
Luis Dávila: Albert Duchamps
Alberto Dalbés: Dr. Harry Webb
Marina Coffa: Susan Sauvage
Anna Proclemer: Constance Sauvage
Lisa Halvorsen: Solange (con il nome Liz Halvorsen)
Manuel Díaz Velasco: Miguel
Jacques Stany: James
Rossana Rovere: Infermiera
Calisto Calisti: Dottore
Alfonso de la Vega: Chauffeur
Regia Umberto Lenzi
Soggetto Marcello Coscia, Rafael Romero Marchent
Sceneggiatura Marcello Coscia, Rafael Romero Marchent, Marie Claire Solleville
Casa di produzione Día P.C., Eagle, Medusa Produzione, Tritone Cinematografica
Fotografia Guglielmo Mancori
Montaggio Enzo Alabiso, Stanley Frazen, Antonio Ramírez de Loaysa
Musiche Gregorio García Segura, Nino Rota
Le dolci zie
Il giovane Libero ( omen nomen), cresciuto dal nonno comunista sfegatato e anticlericale in modo patologico, convivente con una donna di malaffare, viene sottratto alla custodia di quest’ultimo e affidato alle zie. Fiorella, Benedetta e Nini, le tre sorelle, zie di Libero, sono un tantino bigotte, ma con l’arrivo del giovane Libero, iniziano a guardare alle cose del sesso con occhi diversi.
Per il giovane, e per le tre zie, arriverà un vento di novità,naturalmente a base di sesso. Commediola erotica abbastanza insulsa, Le dolci zie si segnala solo per il cast, davvero notevole, che annovera la grande Marisa Merlini, la zia più anziana, Fiorella, che si segnala anche per una fugace scena di nudo balneare, con tanto di seni esposti per pochi secondi, per la partecipazione della conturbante Pascal Petit,la zia Benedetta, per la presenza di Femi Benussi, bellissima e simpatica come sempre, nel ruolo della zia Nini, scultrice ingenua ( forse nemmeno troppo).

Femi Benussi vista attraverso il classico buco nella serratura…

..e Pascal Petit vista sotto la classica doccia
Nel cast c’è anche la bellissima Orchidea De Santis, questa volta nel ruolo di una procace contadinella, oltre a Patrizia Gori, la ragazza saputella e impicciona che alla fine cederà anche lei al fascino del giovane Libero. Il nonno mangiapreti è interpretato da Pupo De Luca, mentre, epr il resto, il film è da dimenticare. Qualche nudo, qualche situazione scabrosa e null’altro.
Orchidea De Santis
Non fosse per le bellezze femminili, unica cosa decente della pellicola, il film andrebbe annoverato tra i più brutti del decennio settanta.
Le dolci zie, un film di Mario Imperoli. Con Marisa Merlini, Femi Benussi, Pascale Petit, Jean-Claude Verné, Mario Maranzana, Patrizia Gori, Orchidea De Santis
Erotico, durata 110 min. – Italia 1975.
Marisa Merlini … Fiorella
Femi Benussi … Mimì
Pascale Petit … Benedetta Chiappalà
Mario Maranzana …Lo zio
Jean-Claude Vernè … Libero
Orchidea de Santis …La contadinella
Patrizia Gori … Anna
Pupo De Luca … don Fiorello
Regia: Mario Imperoli
Sceneggiatura: Mario Imperoli
Produzione:Enzo Boetani,Giuseppe Collura
Musiche: Nico Fidenco
Fotografia: Fausto Zuccoli
Montaggio:Otello Colangeli
Giovannona Coscialunga disonorata con onore
Un industriale veneto, La Noce, possiede una fabbrica di formaggi in Sicilia, che ha il grave problema di inquinare un fiume vicino lo stabilimento. L’industriale, uno strano tipo a mezza strada tra l’affarista senza scrupoli e il traffichino, aiuta anche una cittadina di ragazzi, con il beneplacito di un prelato altrettanto poco affidabile. L’industriale, che teme la legge anti inquinamento , che se applicata lo porterebbe dritto in carcere, decide di rivolgersi all’onorevole Pedicò, altro traffichino che è solito dispensare favori a chiunque gli ceda la propria moglie per soddisfare la propria erotomania.
Ma La Noce ha un problema; la moglie è tutto tranne che una bella donna, inoltre è una bigotta con ferrei principi morali. Sarà Mario, segretario dell’industriale, ad avere l’idea che può salvare capra e cavoli; sostituire la moglie di La Noce con una prostituta occasionale, circuire l’onorevole e ottiene il beneplacito.
Così Mario ingaggia la bella Coco, prostituta da statale, ignorante e anche ingenua, come sostituta della moglie di La Noce; ma durante il viaggio da Roma alla Sicilia prima, e nella villa dell’onorevole poi, accadono una serie di errori di persona, di equivoci, per i il piano alla fine salta. Sarà il protettore di Giovannona alias Coco ad approfittare della situazione, mentre per Mario si apre la carriera di sfruttato. Finale amarognolo.
Giovannona Coscialunga disonorata con onore, diretto da Sergio Martino nel 1973, ad onta di un titolo assolutamente infelice, è in realtà una gradevole commedia di costume, ben diretta e con un cast nutrito di ottimi attori; c’è Vittorio Caprioli, nel ruolo dell’onorevole erotomane Pedicò, la sempre bellissima e seducente Edwige Fenech in quello di Coco, la candida prostituta protagonista dell’intreccio, Pippo Franco in quello del ragionier Mario, che finirà per diventare un pappone, oltre al bravo Gigi Ballista, alla splendida Patrizia Adiutori, e agli onnipresenti Francesca Romana Coluzzi, Riccardo Garrone e Vincenzo Crocitti.
Una commedia in alcuni tratti anche divertente, lontana dalle commediole erotiche e sexy che di li a poco invaderanno lo schermo.
Giovannona Coscialunga disonorata con onore, un film di Sergio Martino. Con Vittorio Caprioli, Edwige Fenech, Pippo Franco, Adriana Facchetti, Riccardo Garrone,Nello Pazzafini, Sandro Merli, Armando Bandini, Sandro Dori, Gigi Ballista, Vincenzo Crocitti, Patrizia Adiutori, Gino Pagnani, Carla Mancini
Commedia, durata 94 min. – Italia 1973.
Edwige Fenech: Giovannona Coscialunga in arte Cocò
Pippo Franco: Ragionier Mario Albertini
Gigi Ballista: Commendatore La Noce
Riccardo Garrone: Robertuzzo
Francesca Romana Coluzzi: Mary
Vittorio Caprioli: Onorevole Pedicò
Sandro Merli: Mons. Alatri
Danika La Loggia: Signora La Noce
Adriana Facchetti: Segretaria di Pedicò
Armando Bandini: passeggero gay nel treno
Vincenzo Crocitti: controllore del treno
Sandro Dori: Matto e cieco sulla Maserati
Gino Pagnani: Autista carro Funebre
Patrizia Adiutori: Luisella
Francesco D’Adda: Mons. Alatri
Carla Mancini: impiegata della società delle “accompagnatrici”
Luigi Leoni: Segretario di Mons. Alatri
Nello Pazzafini: Franceschino
Regia Sergio Martino
Soggetto Tito Carpi, Marino Girolami Francesco Massaro Luciano Martino
Sceneggiatura Mariano Laurenti Sergio Martino Francesco Milizia,
Carlo Veo, Franco Mercuri
Fotografia Stelvio Massi
Montaggio Attilio Vincioni
Musiche Guido De Angelis Maurizio De Angelis
Scenografia Giovanni Natalucci
L’uomo, la donna e la bestia-Spell dolce mattatoio
Questo film di Alberto Cavallone, diretto nel 1977, è uno dei prodotti più affascinanti e meglio riusciti nella storia del cinema italiano. Visionario, naif, innovativo, iconoclasta, Spell, dolce mattatoio, titolo che si addice ben più del brutto L’uomo la donna e la bestia, rappresenta un’autentica oasi di novità in un periodo, quello sul finire degli anni settanta, poco affascinante e davvero poco interessante cinematograficamente, vissuto attraverso una serie di pellicole dozzinali, quasi tutte erotiche, oppure del decadente filone della commedia all’italiana.
Un film difficile, caleidoscopico, in cui le storie dei vari protagonisti si sommano, si intrecciano, attraverso una visione della società, e in particolare della provincia italiana, caustica e rivoluzionaria. Un film che si articola in più fasi, visibile attraverso diverse chiavi di lettura, attraverso le storie di comuni cittadini di una qualsiasi città della provincia italiana, quella operosa ma anche puritana, baciapile e sottilmente lussuriosa, viziosa e moralistica. Storie di gente comune, come comune è la famiglia che all’improvviso vive come una tragedia la scoperta che la figlia minore (“è ancora una bambina!” grida la madre) è incinta.
Tragedia che diverrà davvero tale quando la ragazza griderà alla madre l’atroce verità; il genitore del bambino altro non è che suo padre. Una storia comune anche quella del contadino perennemente ubriaco, che torna a casa e pretende di trovare sua moglie pronta a soddisfarlo, ma che riceve, per contro, un netto rifiuto.
I personaggi sono tutti credibili nelle loro debolezze, nella loro umanità disumanizzata, alle volte priva di morale, alle volte dai ferrei principi. C’è il comunista deluso, che ha la moglie pazza ed erotomane; c’è la prostituta che si da a tutti, che però resta incantata dal personaggio assolutamente fuori contesto del vagabondo un giovane che sembra Gesù, che seduce candidamente le mogli degli altri, e che sembra guardare, estraneo, quel mondo in miniatura retto da regole mutuate dal mondo vero, quello sicuramente più grande, che però si muove attorno alle stesse leggi, immutabili nel tempo.
Cavallone usa più il linguaggio delle immagini che i dialoghi; immagini spesso anche forti, ai limiti del guardabile. Come le scene di sesso tra il macellaio e i quarti di bue, apologo forse oscuro della sessualità spinta allo stremo, o della società borghese, vallo a capire; come la terribile scena finale, in cui la moglie pazza, durante un rapporto erotico, espleta i propri bisogni corporali sul partner, soffocandolo con gli escrementi, prima di uccidere con le forbici il marito.
O ancora la scena in cui un giocatore di biliardo infila una delle palle lanciandola con la stecca nella vagina della prostituta. Un film che dilata i suoi tempi, trasformandosi, di volta in volta, in un sogno o in un incubo, in qualcosa di onirico, in un impeto che assomiglia tanto al surrealismo pittorico.
Un film che vive sui due piani canonici, realtà e sogno, senza che nessuna delle due situazioni sembri prevalere sull’altra. Inizio sacro, fine profana, con quell’orgia di suoni e colori, parossistica nel suo erotismo sfrontato. Una provocazione, senza dubbio, ma estremamente affascinante. Un film visto da pochi, ma che andrebbe rivalutato proprio nell’ottica della sua assoluta originalità.
L’uomo, la donna e la bestia-Spell dolce mattatoio, un film di Alberto Cavallone. Con Jane Avril, Paola Montenero, Martial Boschero, Angela Doria,Monica Zanchi
Erotico, durata 90 min. – Italia 1977
Jane Avril: Rosanna
Angela Doria: la prostituta
Martial Boschero: il comunista
Josiane Tanzilli: Clara
Antonio Mea: Alfonso, il macellaio
Paola Montenero: Luciana
Aldo Massasso: Ernesto, il padre di Giulia
Macha Magall: Maria
Stefania Spugnini: Giulia
Monica Zanchi: Sabina
Regia Alberto Cavallone
Sceneggiatura Alberto Cavallone
Produttore Stefano Film
Fotografia Giovanni Bonicelli
Montaggio Alberto Cavallone
Anita Cacciolati
Musiche Claudio Tallino
Scenografia Joseph Teichner
Trucco Angelo Fava



















































































































































































